La lega separatista e razzista non si smentisce mai. Rimanendo fedele a se stessa, ora propone per i professori un test di dialetto sulla storia e tradizione della regione dove andranno ad insegnare. Comunque la si vuole giustificare è chiaramente un progetto di divisione del Paese che “rimanda” a casa quelli che non sono della regione e per loro il nord, così come si fa con tutti gli immigrati!
Non solo è contro il principio dell’unità del Paese e contro l’eguaglianza di tutti gli italiani su tutto il territorio come stabilito dalla Costituzione, ma è anche una proposta “demenziale” e trasforma la politica di governo in “avanspettacolo”. Guardate qui sotto lo spezzone del filmato “Tre uomini e una gamba” di Aldo,Giovanni & Giacomo in cui chiedevano ad Aldo, che si proclamava settentrionale, di dire cos'era una "cadrega"?
È anche contro il principio di “meritocrazia” tanto sbandierato, anzi è l’esatto opposto, perché si preferirà assumere un professore “lumbard” anche se “asino” invece di un premio nobel napoletano!
Perfino il PDL ora se la prende con la Lega per questa “demenziale” proposta tanto che si riporta per l’occasione la notizia proprio da ILGIORNALE, il quotidiano del fratello di Berlusconi.
Insomma sarà una proposta “indecente” perfino per i berluscones ma non dimentichiamoci che la Lega è una forza di governo necessaria per questa maggioranza e questo loro lo sanno bene! Dopo la boutade sul ritiro dall’Afghanistan di Bossi, sono curioso di vedere come faranno a ripianare anche quest’altra.
Raffaele B.
Aldo, Giovanni e Giacomo in: Tre uomini e una gamba - Il Conte Dracula alias "Brambilla Fumagalli"
FraTosten29 giugno 2009
Spezzone tratto dal film "Tre uomini e una gamba" del trio comico composto da Aldo, Giovanni e Giacomo.Il Conte Dracula si ritrova in un'osteria leghista della Transilvania i cui padroni, Michele e Gino, parlano in dialetto lombardo. Essendo lui un terrone (meridionale) cerca di nascondere la sua identità provando a parlare anche lui in dialetto lombardo e presentandosi col nome di Brambilla Fumagalli, ma i due osti scoprono l'inganno col trucco della "cadrega" e costringono il malcapitato alla fuga.
ILGIORNALE
Ma la Lega provoca: «Test di dialetto ai prof che lavorano al Nord»
mercoledì 29 luglio 2009, 07:00
Roma. È la scuola il nuovo terreno di scontro fra la Lega ed il Popolo della libertà. E la riforma del reclutamento dei docenti rischia di impantanarsi per una questione di vernacolo che va ad aggiungersi agli altri attriti del confronto politico Nord-Sud. In commissione Cultura della Camera si sta esaminando la legge per regolamentare oltre all’autogoverno delle istituzioni scolastiche, la libertà di scelta educativa delle famiglie e lo stato giuridico dei docenti. Tra i vari aspetti presi in esame per quanto riguarda il reclutamento dei docenti è piombata la proposta “indecente” della Lega.
Il Carroccio infatti chiede che gli aspiranti professori, per guadagnarsi il diritto a salire in cattedra, superino un «test dal quale emerga la loro conoscenza della storia, delle tradizioni e del dialetto della regione in cui intendono insegnare». La Aprea, presidente della Commissione, propone di rimandare la discussione di quel particolare punto in aula. La Lega però vorrebbe vederla inserita nel testo unificato e non gradisce il rifiuto, quindi la discussione in commissione si ferma.
È la leghista Paola Goisis a spiegare perché questo test è considerato irrinunciabile dal partito di Umberto Bossi. «Noi avevamo presentato una proposta di legge di riforma della scuola. Ma questa non è stata condivisa da tutta la maggioranza. Così abbiamo chiesto che ne venisse recepita almeno una parte nel testo unificato che ora era all’esame della Commissione Cultura - spiega la Goisis -. Abbiamo rinunciato a tutto, tranne che ad un punto sul quale insisteremo fino alla fine: ci dovrà essere un albo regionale al quale potranno iscriversi tutti i professori che vogliono. Ma prima dovrà essere fatta una pre-selezione che attesti la tutela e la valorizzazione del territorio da parte dell’insegnante».
Visto l’atteggiamento irremovibile della Lega, alla Aprea non è rimasto che sconvocare il comitato ristretto, che stava discutendo la legge in attesa di decisioni che dovrebbe prendere la conferenza dei capigruppo. Il contrasto tra Lega e Pdl poi scavalca i confini della commissione Cultura e rimbalza in aula. Alla deputata del Pd, Emilia De Biasi, che pone la questione del test in aula risponde il presidente della Camera, Gianfranco Fini, che si affida alla Costituzione: «Durante l’esame della riforma la prima commissione e l’aula valutino il pieno e totale rispetto dei principi fondamentali della nostra carta costituzionale».