sabato, gennaio 31, 2009

ECOLOGIA E NUOVO SVILUPPO ECONOMICO

A Davos si è incominciato a dire in modo esplicito ciò che per gli ambientalisti era ovvio da molti lustri, e cioè che non ci può essere un nuovo sviluppo economico che non tenga conto dell’ecologia. I due aspetti sono connessi strettamente. Vale a dire che non è più possibile rilanciare l’economia basato sul petrolio senza tenere conto dell’ambiente perché viene di fatto “limitato” dalle devastanti e costose conseguenze proprio dall’inquinamento globale prodotto.

Il surriscaldamento con l’impazzimento del clima produce “costi colossali” per danni al territorio ed alla agricoltura per la produzione di cibo. Altri fattori d’inquinamento producono danni alla salute di tutti gli esseri viventi tra cui l’uomo con altrettanto “costi colossali” cui nessuno Stato può farvi fronte da solo.

La Terra è un sistema chiuso che va verso la “saturazione” e si rischia di raggiungere il punto di “non ritorno” se non si attua da subito l’inversione promuovendo in tutto il mondo un “nuovo sviluppo economico” basato su fonti energetiche rinnovabili.

I governi dei paesi industrializzati più avanzati, che hanno le maggiori colpe dell’inquinamento fin qui prodotto, devono farsi carico di condurre il nuovo corso aiutando gli altri paesi a fare lo stesso in particolare quelli più poveri.

Gli Stati Uniti con il nuovo presidente Obama si sta muovendo in questa direzione. Altri Stati Europei cominciano ad avviarsi nella stessa direzione. L’Italia di Berlusconi invece ritiene che l’ecologia sia un “lusso” che non si può permettere quando invece è proprio l’ecologia che potrà ridare sviluppo all’economia del Paese. Leggi “
Green economy, L'Italia non c'è”.

Al contrario invece il segretario del maggiore partito di opposizione Veltroni propone il nuovo modello di sviluppo: "
Con la green economy un milione di posti di lavoro" con alla base la rottamazione del petrolio.
Raffaele B.

FILMATO
Ecorivoluzione necessaria di Grammenos Mastrojeni
11 novembre 2008
TG2 (RaiDue)
Libro L'eco rivoluzione necessaria del Diplomatico Grammenos Mastrojeni
"L'eco rivoluzione necessaria", però, non intende lanciare l'ennesimo allarme per i mutamenti climatici.
Certo, nel libro si esplora un aspetto inquietante e poco conosciuto del problema, spiegando come le alterazioni ambientali - non solo il riscaldamento globale - potrebbero provocare conflitti bellici su larga scala. Ma l'obbiettivo non e' spaventare ancora di più; e' sottolineare che la Terra - il nostro habitat - e' un sistema causale globale e chiuso, ove ogni tipo di squilibrio si moltiplica e ne provoca altri. Nel XX secolo si e' capito, ad esempio, che gli squilibri economici favoriscono la guerra; e' ora di includere anche gli squilibri ambientali in questo tipo di analisi e modulare la politica su una prospettiva "eco sistemica", sul sistema terra nel suo insieme con tutta la sua complessità. Se si imbocca questa strada si arriva subito a una conclusione: pace, giustizia socio-economica, diritti dell'uomo e ambiente si tutelano tutti assieme e mai l'uno a discapito dell'altro. In altre parole: vogliamo conservare le foreste sud-americane? Il metodo più efficiente e' sradicare le forme di sfruttamento dei disperati che si accaniscono a bruciare ettaro dopo ettaro. (...) Economia" e "ecologia" sono discipline sorelle. Del resto la saggezza antica e nascosta delle parole ci rivela sempre molto: economia ed ecologia, entrambi i termini derivano dal greco "oikos", che vuol dire "casa"; entrambe le materie si occupano di tenere a posto la nostra casa comune Terra. (G.Mastrojeni)



REPUBBLICA
ECONOMIA
DIARIO DA DAVOS/4
L'urgenza dei temi ambientali
di KOFI ANNAN
31 gennaio 2009

DAVOS - Come era prevedibile, nelle conversazioni qui a Davos la crisi finanziaria e la crisi economica globale predominano su ogni altra cosa. Il cambiamento del clima merita un'attenzione quanto meno identica, non solo per l'enormità del problema, ma anche perché le soluzioni alla crisi economica devono in primis essere sostenibili da un punto di vista ambientale.

Il cambiamento del clima terrestre non è una questione che concerne il solo ambiente: ha implicazioni economiche sempre più profonde ed è un fattore che contribuisce a creare le situazioni sullo sfondo delle quali scoppiano i conflitti. Gli scontri per accaparrarsi le risorse disponibili si stanno intensificando ovunque e sempre più popoli sono costretti a trasferirsi. Il nostro ininterrotto ricorso ai combustibili fossili non danneggia soltanto l'ambiente in sé, ma è ormai all'origine dell'assetto politico, sia a livello internazionale, sia nell'ambito dei singoli Paesi.

Invece di combattere per conquistare l'accesso a un giacimento di petrolio o di gas, dovremmo fare a gara per potenziare e sfruttare sapientemente le energie rinnovabili, quali l'eolica, la termale e la solare. La tecnologia per riuscirci esiste e migliora di continuo, ma il mercato è ancora troppo limitato e gli investimenti dipendono ancora troppo dall'instabilità dei prezzi del petrolio.

È assurdo continuare a perdere tempo e trastullarci in mille discussioni mentre il mondo si surriscalda, sia politicamente sia letteralmente, mentre si moltiplicano le prove dell'impatto negativo dei combustibili fossili sulla vita, sulla salute del pianeta e sulla sicurezza dei generi alimentari. Ci serve niente di meno di un equivalente verde globale del Piano Marshall, che includa necessariamente un aiuto finanziario e un'assistenza tecnica ai Paesi più poveri, affinché possano adattarsi alle conseguenze del cambiamento climatico.

Senza questo aiuto sostanziale, la soluzione non sarà giusta. Per un accordo destinato a durare, al summit di Copenhagen si dovrà riconoscere che i 50 Paesi più poveri del mondo, a fronte di una loro responsabilità diretta quantificabile in meno dell'1 per cento delle emissioni di gas serra globali, subiranno le conseguenze più gravi del cambiamento climatico.

Ieri mattina Al Gore incontrando i vari consulenti ha detto che il Presidente Obama è "sempre il più ambientalista in questa sala". Questa notizia è molto incoraggiante e le speranze riposte in lui sono immense. È giunta l'ora di una leadership politica decisiva, ma i top manager delle grandi aziende e i leader del settore finanziario - che dopo tutto devono trovare una nuova legittimazione alla loro professione, come è stato detto da più parti in questa circostanza - potrebbero fare molto di più. Ad avere una visione sono ancora poche persone isolate: ci occorrono subito impegni concreti da sottoscrivere e auspichiamo che lo siano a livello ufficiale prima che il WEF di Davos chiuda i battenti.
(A cura della Kofi Annan Foundation) - AGRA - APP
Traduzione di Anna Bissanti

domenica, gennaio 25, 2009

SICUREZZA - GAFFE DEL CAVALIERE SUGLI STUPRI

Berlusconi è come al solito incontenibile! Ancora una volta si abbandona ad una gaffe che supera ogni limite di decenza perché fatta da un Capo di Governo a danno dei propri cittadini, in primo luogo le donne e poi gli uomini.

Con la frase “dovremmo avere tanti soldati quante sono le belle ragazze, credo che non ce la faremo mai”, egli in realtà “confessa” più cose di quanto sembrerebbe in un primo momento, e poi con il “chiarimento” di
Capezzone si va oltre il “ridicolo” al punto che ribadisce la solita solfa che è colpa degli altri che stravolgono le parole del Cavaliere (vedere il filmato per questo).

La gaffe consiste nel fatto che secondo Berlusconi lo stupro avverrebbe perché la vittima è “bella”. E questo vorrebbe anche dire che gli uomini, di fronte ad una bella donna non sanno “resistere”. Suona come una tetra “giustificazione” per gli uomini (stupratori) a ”violentare” le donne (vittime) perché hanno la colpa di essere “belle”.

Essa rivela una “mentalità” del vecchio costume maschilista dei tempi andati che addossa solo alla “donna” la colpa della “violenza carnale” che subisce, perché è proprio lei a “provocarla” con il suo corpo. L’uomo è maschio e cacciatore e non ha colpa alcuna. Il Cavaliere si identifica spesso con questo modello, quindi senz’altro ci vede se stesso.

Oltre alla gaffe, il Cavaliere, con quella frase, “confessa” inconsapevolmente che il problema della sicurezza non si può affrontare con i militari, come avevano “tuonato” nella campagna elettorale e tanto da volere moltiplicare per dieci i soldati già impiegati nelle città. Ce ne vorrebbero milioni che non ci sono! In nessun paese democratico ed avanzato si affronta la sicurezza interna con l’Esercito. Non si possono certo acchiappare ladri e stupratori con i carri armati, è ridicolo!

Hanno fatto e continuano a fare solo “demagogia” e tanti “annunci” vani “ingannando” facilmente tutti quei milioni cittadini la cui opinione viene costantemente “manipolata” e “costruita” dalle televisioni di Berlusconi medesimo (conflitto d’interessi) e dalla grande stampa asservita allo stesso quale dispensatore di quote di pubblicità (finanziamenti).

Quello che serve è un insieme di politiche della “sicurezza” e della “immigrazione” che rimettono al centro le forze di polizia con finanziamenti adeguati per pattugliamenti frequenti e capacità d’intervento rapido che non ci sono, l’efficacia della giustizia più giusta e rapida che non è, il rifinanziamento dei comuni “depotenziati” per rimetterli in condizioni di affrontare i bisogni veri delle città tra cui l’illuminazione, la viabilità, servizi sociali, i controlli del territorio comprese le stazioni con videocamere e quant’altro possa servire per aumentare la sicurezza a tutte le ore ed in tutti i luoghi.
Raffaele B.


Berlusconi sugli stupri
«Anche in uno Stato il più militarizzato e poliziesco possibile, una cosa del genere può sempre capitare. Non è che si può pensare di mettere in campo una forza tale, dovremmo avere tanti soldati quante sono le belle ragazze, credo che non ce la faremo mai» - Silvio Berlusconi - 25 Gennaio 2009

CORRIERE DELLA SERA
Stupri e donne, Berlusconi sotto accusa
Veltroni: «Offende le donne». Il leader del Pd: «Quella del premier è l'ennesima battuta su un dramma e dimostra scarsa sensibilità»
25 Gennaio 2009

MILANO - Hanno suscitato non poche polemiche le parole del premier Silvio Berlusconi
sull'allarme sicurezza e in particolare sulla vicenda degli stupri nella Capitale e a Guidonia. «Anche in uno Stato il più militarizzato e poliziesco possibile, una cosa del genere può sempre capitare. Non è che si può pensare di mettere in campo una forza tale, dovremmo avere tanti soldati quante sono le belle ragazze, credo che non ce la faremo mai» ha detto il Cavaliere. Pd e Udc hanno immediatamente replicato alle dichiarazioni del presidente del Consiglio, apostrofandole come «offensive e volgari». «L'ennesima battuta del premier di fronte al dramma delle tante donne violentate in questi giorni - ha sottolineato il segretario del Pd Walter Veltroni in una nota - è una dimostrazione ulteriore di scarsa responsabilità e di scarsa sensibilità per una forma di violenza che segna la vita delle persone che la subiscono». Per Veltroni Berlusconi «ignora il dramma della violenza sessuale, offende le donne italiane e smentisce se stesso sull'utilità dell'impiego dei militari».

«SI EVITINO LE BATTUTACCE» - «Berlusconi farebbe meglio a tacere invece di dire cose offensive nei confronti delle donne» ha detto Vittoria Franco, ministro delle Pari Opportunità nel governo ombra, secondo la quale «in buona sostanza, stando alle sue parole, se le donne escono di casa da sole devono mettere in conto di poter essere violentate o aggredite perché non è possibile presidiare il territorio». «Il premier straparla» gli fa eco Roberta Pinotti, ministro ombra della Difesa. «Un soldato per ogni bella donna? Forse Berlusconi pensa che tutti uomini italiani siano incontinenti e irresponsabili o forse è una autodenuncia di incapacità a governare in sicurezza» ha dichiarato Luca Volonté, dell'Udc, in una nota. «Si evitino battutacce e, senza polemiche, si affrontino veri nodi» è l'invito di Volonté. «La battuta sui soldati e le belle donne, Berlusconi se la poteva risparmiare, essendo di pessimo gusto ed offensiva in un momento in cui le italiane sono fatte oggetto di violenze quotidiane» è il punto di vista del segretario ed eurodeputato di Forza Nuova, Roberto Fiore.

IL CHIARIMENTO DI CAPEZZONE - D'altro canto il portavoce di Forza Italia Daniele Capezzone spiega che «il premier ha detto una verità evidente e di buon senso: purtroppo non basterebbero milioni di militari per evitare alcuni fatti criminali e sciagurati, che vorremmo non avvenissero mai, ma invece a volte accadono, procurando dolore e indignazione». «Tutti gli italiani - ha aggiunto Capezzone - capiscono questo concetto, tranne i dirigenti della sinistra. È davvero avvilente che una sinistra allo sbando provi a stravolgere il senso delle parole dette da Silvio Berlusconi».

venerdì, gennaio 16, 2009

ISRAELE - ANNUNZIATA E LA STRAGE DEI BAMBINI A GAZA

Di fronte ai massacri di civili e soprattutto bambini non c'è nessuna politica o strategia militare che tenga per quanto elaborata. Anzi, chi tenta di equiparare la situazione di Gaza "attaccata" dagli israeliani da quella di Israele "attaccata" dai missili di Hamas, "perpetua" il grande inganno che sta alla base del conflitto israelo-palestinese.

L'intervento armato a Gaza con l'aviazione, marina ed esercito ha fatto finora oltre 1000 morti e quasi 4000 feriti, oltre 350 sono bambini e centinaia di donne tutti nel campo palestinese. Israele conta finora una decina di morti di cui 4-5 da fuoco amico.

Questo dato inconfutabile, da solo, ci dice in modo inequivocabile, che quello che sta succedendo non è una guerra tra Israele e palestinesi come tutti i maggiori media tendono di accreditare, ma una spietata "mattanza" camuffata da azione di "guerra giustificata" dagli attacchi di Hamas.

No, non è una guerra perché la guerra si fa tra eserciti contrapposti! Qui solo Israele possiede l'esercito, non solo ma anche l'aviazione e la marina con le armi più moderne e sofisticate, mentre i palestinesi non hanno niente di tutto questo, punto. Quindi rispetto al suo armamento, Israele sta facendo la facile "guerra" a gente "inerme" come di fatto i dati dimostrano.

Questi "massacri" non faranno che aumentare l'odio degli arabi e dei palestinesi contro Israele alimentando sempre più proprio il "terrorismo" che Israele dice di combattere.

Ad AnnoZero Santoro se la prende con coloro che fanno tanta retorica sulla politica e sulle ragioni delle guerre e di chi le fa (Annunziata lascia per questo lo studio in polemica) e con la politica e la comunità internazionale, in particolare il Partito Socialista Europeo, che "non fanno un tubo" - dice- fanno solo chiacchiere, ma nulla di più, mentre a Gaza muoiono tanti bambini e civili nessuno né i potenti della terra fanno nulla per fermare il massacro. Siamo tutti colpevoli di questo!
Raffaele B.

Annunziata vs Santoro
Lucia Annunziata litiga durante la trasmissione "Annozero" con Michele Santoro e lascia lo studio.

REPUBBLICA
La Annunziata lascia Annozero
"Santoro, sei filo-palestinese"
15 gennaio 2009
Scontro fra i due giornalisti durante il programma su RaiDue
"Sei di parte". "Non dire le cose che dicono tutti"

ROMA - La giornalista Lucia Annunziata ha abbandonato la trasmissione Anno Zero, condotta da Michele Santoro su Raidue, accusando il giornalista di aver realizzato una puntata dedicata alla situazione a Gaza, "al 99,9 per cento schierata" a favore dei palestinesi.

Santoro ha polemicamente risposto alla Annunziata invitando la collega ad entrare nel merito e discutere di contenuti, evitando alla trasmissione critiche "che vengono avanzate da anni nei nostri confronti".

Alla conduttrice di "in mezz'ora", in particolare non sono piaciuti i commenti dei ragazzi della comunità palestinese di Milano, intervistati da Corrado Formigli. "Non si possono affidare a due ragazzine" questioni così importanti, aveva detto. Lucia Annunziata si è quindi alzata e ha lasciato la trasmissione.

Nel finale di trasmissione Santoro si è lasciato andare, quasi gridando, a un attacco alla politica, che "su queste tragedie non fa un tubo", e personale a Veltroni: "Andasse a Gaza invece di andare in Africa". Santoro ha criticato anche il PSE, che "da anni non fa niente... perché non convoca una riunione e decide quali azioni politiche intraprendere?". "Non accetto - ha scandito Santoro - che questi bambini muoiano e i potenti della terra non fanno niente per fermare questo massacro".

ASCOLTA L’INTERVISTA A MONI OVADIO
REPUBBLICA.IT/MICROMEGA-ONLINE
Il calvario di Gaza sarà un boomerang per Israele
16 gennaio 2009

"Le giustificazioni di questa guerra sono inaccettabili. Una democrazia non colonizza un altro popolo, trova altri modi per difendere la propria sicurezza. La soluzione militare getta soltanto benzina sul fuoco. Con Hamas bisognerà trattare. E spero che Obama non cominci con i piccoli passi, serve un accordo definitivo".

giovedì, gennaio 08, 2009

ISRAELE - NON SI ARRESTA LA MATTANZA A GAZA

Il rapporto di 700 morti e 3000 feriti “palestinesi” e 10 morti di cui 4 da "fuoco amico" e decine di feriti “israeliani”, rende evidente anche a chi non vuol vedere che non si tratta di una guerra tra "pari" ma di una vera "strage" condotta da Israele con le armi più moderne e sofisticate, anche "proibite" come quelle al “fosforo bianco” cui gli israeliani ora "negano" come fecero pure a Gaza e in Libano e poi però "ammisero" di fronte a prove schiaccianti. Vedi l'articolo dello scorso 12-ott-2006 "NUOVE ARMI - IL VIDEO SHOCK DI RAINEWS24"

L'assedio di Gaza e della Palestina, il muro che li imprigiona, le continue violazioni delle risoluzioni ONU da parte di Israele, i lunghi ed estenuanti negoziati di pace "inconcludenti" hanno "indebolito" i fautori della pace e “rafforzato” invece i fautori della soluzione "militare" da ambe le parti. Queste sono le vere cause del conflitto e non altre.

Ora se la Comunità Internazionale non riesce a "fermarlo" si rischia l'escalation che metterà in serio pericolo la pace non solo in tutta l'area mediorientale ma in tutto il mondo!
Raffaele B.

Gaza, sale il bilancio delle vittime
il corrispondente Filippo Landi
Fonte: RaiNews24 08 gennaio 2009


Trascrizione del parlato:
A 12 giorni dall'inizio dell'attacco a Gaza è giusto chiedersi: qual'è l'obiettivo dei governanti israeliani?
Molte intenzioni sono state da loro manifestate:
1. fermare i lanci di razzi qassam, anzi di più
2. rovesciare il governo di hamas a Gaza, qualcosa di meno...
3. infliggere una dura lezione ad hamas
Adesso "scioccare" i razzi qassam ed insieme il contrabbando di armi verso Gaza. Intenzioni come si vede tra di loro contrastanti.
Adesso il cessate il fuoco proposto da Sarkozy e Mubarak offre agli israeliani la chiusura dei tunnel che collegano Gaza all'Egitto. Ma dai quei tunnel tutti lo sanno, in primo luogo gli egiziani che li hanno tollerati, sono passate armi ma anche cibo per la popolazione di Gaza chiusa in "prigione" dagli israeliani. La chiusura dei tunnel, c'è ora da chiedersi,vorrà dire anche la riapertura del valico di Rafah con l'Egitto e forse degli altri valichi con Israele? Il "si" di Abu Mazen alla tregua e anche il "si" alla riapertura di Rafah chiuso per colpire hamas? C'é voluta forse un'altra guerra quasi 700 morti e 3000 feriti tra i palestinesi, 10 morti e decine di feriti tra gli israeliani per capire che l'assedio di Gaza non poteva durare all'infinito. Ma forse in Israele e in Europa non tutti lo hanno ancora compreso. Quell'assedio a Gaza volutamente ignorato dalla Comunità Internazionale anche quando i razzi non esplodevano tra i civili israeliani di Sderot o di Ashken.
Se questo conflitto però troverà una tregua lo dovremo anche all'impatto delle immagini delle 43 vittime innocenti della scuola di Gaza. Ed è per questo che un grazie va oggi agli oscuri cameramen che ci obbligano a vedere.


RAINEWS24
Gaza. 700 morti in 12 giorni. Dal Libano razzi su Israele
Geruselemme, 8 gennaio 2009

L'esercito israeliano ha risposto agli attacchi di stamattina con razzi Katyusha contro il nord di Israele, aprendo il fuoco in direzione del Libano. Cinque razzi da 120 millimetri sparati dal Libano hanno colpito il nord di Israele, sono stati lanciati dalla citta' di Dhayra. Lo riferisce l'emittente tv di hezbollah al Manara. Smentito, invece, il lancio di altri razzi a metà mattinata, dal Libano verso il nord di Israele. La Finul, Forza delle Nazioni Unite in Libano, è stata posta in "stato di allerta rafforzato", secondo fonti militari francesi.

Almeno cinque persone sono rimaste ferite dai razzi Katyusha sparati stamattina dal Libano del sud contro il nord di Israele. Fonti militari israeliane hanno riferito che almeno quattro Katyusha sono caduti nel settore ovest della Galilea, nei pressi della città di Nahariya e del kibbutz Kabri. Dopo gli attacchi, le autorità di Nahariya hanno invitato i residenti della regione a restare nei rifugi anti-missile.

Si tratta del primo attacco del genere dall'estate 2006, quando si combatté la guerra di 34 giorni tra le forze israeliane e le milizie sciite libanesi di Hezbollah. Il movimento sciita libanese, peraltro, nega ogni responsabilità nel lancio di razzi di oggi. Sembrerebbero dunque essersi avverati i timori dell'apertura nello Stato ebraico di un fronte settentrionale, mentre per il tredicesimo giorno consecutivo al sud è in corso l'offensiva nella Striscia di Gaza.

Nel sud di Israele, razzi sparati da Gaza sono caduti stamane nelle citta' di Ashqelon e Ashdod e nelle aree limitrofe. Non si ha notizia di vittime.

Un ufficiale dell'esercito israeliano è morto oggi nel corso di violenti scontri con i miliziani di Hamas nel nord della Striscia di Gaza. Lo riporta il sito web del quotidiano israeliano Haaretz. Feriti anche altri soldati. Il militare ucciso si trovava a bordo di un carro armato nell'area dell'ex insediamento di Netzarim, colpito da missili anti-carro. Si tratta della settimo soldato israeliano ucciso dall'inizio dell'operazione di terra nella Striscia, lo scorso sabato.

domenica, gennaio 04, 2009

ISRAELE - QUALCUNO FERMI LA GUERRA A GAZA

Guardiamo questo filmato STOP WAR AT GAZA
del 04 gennaio 2009
Oltre 500 uccisi e più di 2000 feriti.
Quando finirà? L'assassinio di queste anime innocenti?
Fermate questa guerra sproporzionata. Fermate questa ingiustizia
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Dal TG24 un reportage su Gaza. Il presidente francese Sarkozy critica l'offensiva Israeliana e il ministro degli esteri israeliano Tzipi Livni "nega" con incredibile cinismo che l'offensiva sia sproporzionata.

Crisi Gaza, Ue divisa: due delegazioni in Medioriente del 4/12/2009
Tra 24 ore la partenza del presidente francese Sarkozy, che da subito ha criticato duramente l'offensiva israeliana. Gaza, 500 morti dall'inizio dell'offensiva aggressiva sciolto, 87 sono bambini. Inascoltato l'appello del Papa per la pace in Medioriente. Le forze israeliane avanzano nella zona centrale della Striscia.
Un carro armato israeliano ha colpito un'auto vicino Gaza City, uccidendo 5 persone di un nucleo familiare. Intanto l'esercito di Tel Aviv ha confermato la morte di un soldato israeliano. Il presidente Peres ha dichiarato che l'operazione di terra era necessaria e non si fermerà perché occorre dare un segnale chiaro agli estremisti di Hamas, che hanno violato la tregua. "L'offensiva non è sproporzionata", ha dichiarato il ministro degli esteri Tzipi Livni.

Un reportage di TG2 sulle manifestazioni nel mondo contro la guerra a Gaza.
Tensione altissima in tutti i paesi del mondo per l'escalation della guerra a gaza del 4/12/2009

Intanto l’odio cresce alimentando tutti gli estremismi ed i terrorismi riducendo sempre più i consensi per una pace negoziata e valida per entrambe le parti. L’imposizione della forza non avvicina la pace ma aumenta invece l’odio e le vendette e quindi il terrorismo che si alimenta di nuovi e massici consensi. Il “terrorismo” di Hamas non è altri che la risposta “sbagliata” alla sovrastante forza militare di Israele che mantiene la Palestina sotto assedio da più di 60 anni.
.
Se la comunità internazionale non trova il modo di fermare il “massacro” (per ogni israeliano morto ci sono centinaia di palestinesi morti oltre a donne e bambini e distruzioni) metterà a dura prova l’intero mondo arabo che potrebbe “destabilizzarsi” e quindi alla fine “costretto” ad “intervenire” in qualche modo. Se lo farà allora l’occidente si muoverà a sua volta e ciò costringerà anche la Russia ad intervenire e così via fino ad arrivare alla terza guerra mondiale?

Infine un articolo sull'
UNITÀ sulla "paura che uccide" i bambini a Gaza insieme ai bombardamenti. Da Padre Manuel Musallam, parroco di Gaza e direttore della scuola cristiana Holy Family.

UNITA
Il parroco di Gaza: «I bambini muoiono anche di paura»
04 gennaio 2009

«Qui non si muore solo per i bombardamenti ma anche per la paura e i bambini sono le prime vittime». Lo ha detto Padre Manuel Musallam, parroco di Gaza e direttore della scuola cristiana Holy Family, intervistato al telefono da un giornalista dell'Agenzia Italia. Domenica mattina, ha raccontato il prete palestinese, una bambina di 12 anni della famiglia Abu Ras è morta di infarto nella sua abitazione: «Non l'hanno potuta nemmeno portare in ospedale perchè è troppo lontano», ha spiegato. Lo scorso venerdì un'altra studentessa della scuola cristiana Holy Family , Christine Ouadiah Turk è morta per la paura, in seguito a un bombardamento.

«I bambini stanno letteralmente impazzendo a causa dei bombardamenti - ha spiegato padre Musallam - Piangono e gridano continuamente. Sono in una condizione di stress costante», ha spiegato il prete palestinese che è anche preside dell'unica scuola cristiana di Gaza. La notte precedente una bomba è caduta a circa 50 metri dalla chiesa e a 30 metri dalla casa delle suore. Secondo il religioso palestinese a Gaza è in corso una crisi umanitaria senza precedenti: «La gente usa la farina destinata agli animali per cucinare. L'altro giorno un panettiere si vergognava a darmi il pane perchè diceva che era troppo impuro per un prete».

In città la corrente elettrica manca per parecchie ore ma nella parrocchia di padre Musallam c'è un generatore elettrico a gasolio: «Molta gente viene qui per cucinare o per ricaricare il telefonino». In nove giorni di assedio oltre a obiettivi militari sono state colpite diverse case, strade, caserme della polizia, uffici governativi e sette moschee. «È vero, ci sono i miliziani qua ma la maggior parte degli abitanti di Gaza sono povere persone, innocenti. Anche i poliziotti uccisi i primi giorni. Loro lavoravano per Hamas ma non appartenevano a quel movimento. Anch'io sono sotto il governo di Hamas. Questo significa che sono un terrorista?».

Sono parole amare quelle di Padre Musallam nei confronti delle autorità israeliane . «Diventa sempre più difficile parlare di perdono sia ai cristiani che ai musulmani» commenta il prete palestinese secondo il quale gli attacchi israeliani degli ultimi giorni contribuiscono ad aumentare il consenso della popolazione nei confronti del partito guidato da Ismail Haniye: «Se volevano distruggere Hamas, sono riusciti invece a rafforzarlo. Oggi la gente è più estremista e fondamentalista di un tempo». Il religioso
sostiene che la situazione di Gaza sta danneggiando gli stessi israeliani: «Se dai fuoco alla casa del vicino , prenderà fuoco anche la tua. Questa guerra porta solo vittime. La pace è possibile - conclude - ma come si può raggiungere in una tale condizione di sofferenza e umiliazione per i palestinesi?»

sabato, gennaio 03, 2009

EUTANASIA E ASSISTENZA SOCIALE INIQUA

Nei media TV la notizia è stata ignorata completamente. Angela, una signora malata e pensionata si è spinta a chiedere per se l’eutanasia pubblicamente perché una morte dignitosa è certamente meglio di una vita di stenti, di dolore e di umiliazioni". Non sa come mantenersi, figurarsi come potersi curare. La donna di cui si parla è sola, ha 58 anni, un tumore ai polmoni e con una misera pensione di €250 mensili.

La Sanità abruzzese le rifiuta incredibilmente l’indennità di accompagno perché “non ha i requisiti” e le trasferte a Pescara per l’accesso alle cure chemioterapiche diventano un problema in più. Eppure alla stessa paziente è stato riconosciuto il 100% di invalidità.

Di fronte ad un caso simile le leggi e la burocrazia si sommano ai problemi sia di sopravvivenza che di malattia di questa povera signora e di tante altre persone che versano in uno stato analogo.

La richiesta pubblica dell’eutanasia ha però fatto “scattare” qualcosa! Visto che Angela non può nemmeno sostenere le spese per presentare ricorso contro la decisione della Asl, allora per questo è intervenuto il Comune di Castel di Sangro, che ha annunciato la copertura delle spese legali (non molto ma il comune è senza soldi).

Anche la chiesa è intervenuta ma solo a parole però, niente atti concreti. Intanto in mancanza dello Stato e di altre istituzioni intervengono i cittadini e le associazioni volontarie che fanno già la raccolta fondi. È questa la reale situazione di assistenza sociale e sanitaria in Italia? Sembra di si.
Raffaele B.
.
*** AGGIORNAMENTO ***
FILMATO: La confessione shock di Angela
(4 gennaio 2009)
Malata di tumore e con 250 euro al mese: "Non riesco a tirare avanti, meglio l'eutanasia". Intervista di Fabrizio Fusco.
La storia di Angela Scalzitti, di Castel di Sangro (L'Aquila), che non può pagarsi le cure, raccontata ieri da Repubblica: grazie alla solidarietà del Comune e della comunità montana,la donna avrà un autista per andare all'ospedale di Pescara.

REPUBBLICA
Malata e indigente chiede l'eutanasia
Il vescovo: "Un grido di dolore"
di GIUSEPPE CAPORALE
3 gennaio 2009

Polemica in Abruzzo. La donna, 58 anni, pensionata, ha un tumore
Vive con 250 euro al mese, le è stata negata l'indennità di accompagnamento

CASTEL DI SANGRO (L'AQUILA) - Indigente e malata di cancro. Per questo Angela S., 58 anni, pensionata, vuole morire e chiede l'eutanasia. "Non auguro a nessuno di vivere in queste condizioni", ripete dal giorno di Natale, quando per mettere assieme il pasto ha dovuto chiedere aiuto ai vicini. Ora il disperato appello è diventato un caso. La sua vita, già piena di difficoltà, da quando ha scoperto di essere gravemente malata è scivolata in un baratro. Ma il tumore ai polmoni e l'indigenza non sono i suoi unici nemici: c'è anche la burocrazia che acuisce il dolore.

Già, perché Angela vive con 250 euro al mese di pensione (ottenute per una invalidità) in un paese arroccato sulle montagne abruzzesi. Appena scoperta la malattia, ha chiesto alla Asl una semplice indennità di accompagnamento. Un modo per ottenere un aiuto nei lunghi viaggi (250 chilometri circa tra andata e ritorno) per sottoporsi alla chemioterapia che deve necessariamente svolgere a Pescara. Ma la sanità abruzzese - già sconquassata e priva di fondi, anche a causa degli scandali legati alle tangenti nella pubblica amministrazione - è stata irremovibile. La donna non può avere l'indennità. Al massimo può percepire un rimborso spese per i viaggi dovuti alle cure.

La commissione di medicina legale - assicurano dalla direzione della Asl - l'ha più volte visitata ed ha constatato la "mancanza dei requisiti di legge". Il "no" da parte dell'ente ha spinto la donna a chiedere pubblicamente una "morte dignitosa piuttosto che una vita di stenti, dolore e umiliazione". Non sa come mantenersi, figurarsi come potersi curare. Angela non può nemmeno sostenere le spese per presentare ricorso contro la decisione della Asl. Ma almeno per questo aspetto è intervenuto il Comune di Castel di Sangro, che ha annunciato la copertura delle spese legali.

Intanto lei continua a rivendicare i suoi diritti: "Non voglio essere di peso a nessuno, chiedo solo aiuto allo Stato. Me la sono sempre cavata da sola, con poco. Adesso però il male mi ha attaccato i polmoni e non mi consente di procacciarmi il necessario per vivere. Purtroppo non rientro in nessuna forma di ammortizzatore sociale". L'unico apporto concreto lo ha ricevuto da Comune e Comunità Montana che hanno messo a disposizione una vettura per consentirle di recarsi a Pescara e sottoporsi alle cure. Tutto per un importo massimo di 1800 euro frutto di un contratto di solidarietà, ormai esaurito. "Ora non so proprio come farò a continuare con i cicli antitumorali...".

L'assessore comunale Andrea Liberatore, uno dei primi ad occuparsi della vicenda, giudica la decisione della Asl "iniqua verso una persona che non riesce a sopravvivere. È il risultato di una sanità poco accorta. In passato sono stati concessi benefici a tutti, ora invece si negano quelli essenziali a chi ne ha bisogno".

Per il vescovo della diocesi di Sulmona, Angelo Spina, si tratta di "un grido di dolore, un grido di una persona sola che reclama il diritto alla vita e non alla morte". Ma anche la chiesa non è stata d'aiuto. La donna infatti si è rivolta anche al parroco del paese per cercare sostegno, senza ottenere risultati. Intanto in paese è scattata una raccolta fondi.

DIRITTO-OGGI
DONNA MALATA CHIEDE EUTANASIA: PEZZOPANE, MOBILITARE COSCIENZE
(AGI)- L’Aquila, 3 gen. - “La Provincia non ha competenze dirette in materia sanitaria o socio assistenziale, ma il caso della donna di Castel di Sangro che chiede una morte assistita perché le viene impedita una vita dignitosa chiama in causa tutte le coscienze, nessuna esclusa”. Lo afferma in una nota il Presidente della Provincia dell’Aquila, Stefania Pezzopane. ” “Angela - prosegue - e’ una donna forte ed intelligente che pur nelle continue difficoltà ha saputo andare avanti, facendosi bastare pochissimo. Conosciamo la sua storia e la Provincia e’ intervenuta in passato in un momento difficile della sua vita, per l’acquisto di una caldaia per la sua abitazione. La tremenda malattia che l’ha colpita aggrava una situazione già al limite, togliendole anche le sue personali risorse. Per questo, il minimo che possiamo fare e’ impegnarci per cercarle un lavoro compatibile con la sua situazione di salute, perché Angela non chiede elemosine, ma l’opportunità’ di rendersi autosufficiente. Nel contempo - prosegue Pezzopane -incalzeremo la ASL a riesaminare la richiesta di indennità di accompagnamento e a fare il possibile affinché, in quanto paziente indigente, le vengano facilitate le trasferte a Pescara per l’accesso alle cure chemioterapiche. E’ a dir poco astruso - secondo il Presidente della Provincia - che ad un paziente venga riconosciuto il 100% di invalidità ma non il diritto all’accompagnamento. E’ una logica disumana ed incomprensibile. Angela non e’ l’unico caso del genere, ma e’ ormai un caso simbolo che deve risvegliare la finalità sociale delle istituzioni che non possono essere solo burocrazia ed amministrazione. Mobiliteremo quei soggetti che hanno in capo gli strumenti per far fronte alle situazioni di disagio che con le previsioni economiche globali sembrano destinate ad aumentare. Alla Regione in particolare - conclude - chiediamo di istituire urgentemente un fondo di solidarietà per tale scopo e di definire in fretta chi guiderà il settore sociale e sanitario nella nuova giunta, per cercare tutti insieme delle correzioni ad un sistema sociale che permette che per Angela 250 euro siano una pensione e per pochi fortunati solo il costo di una bottiglia con cui brindare al nuovo anno”.(AGI)
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