sabato, agosto 20, 2011

NO TAV – ASSURDA MEGA-OPERA IN VALLE SUSA

A differenza del governo che li vuole entrambi, perché il PD ritiene che il Ponte sullo stretto di Messina sia una INUTILE e COSTOSA mega-opera il cui costo in euro è tra i 6,3 a 8,5 miliardi di cui 4,5 a carico dello Stato ed enti locali mentre continua a ritenere che la TAV in Valle Susa sia invece MERITEVOLE e NECESSARIA il cui costo si aggira intorno ai 22 miliardi di euro?

Attenzione, questa mega-opera “raddoppia” una linea ferroviaria già esistente che ha visto il proprio traffico scendere drasticamente negli ultimi 15 anni. Essa ora è intorno al 30%. Pertanto non trasferirebbe alcun traffico merci dalla strada sulla rotaia di quanto avviene attualmente. Insomma un opera inutile quanto il ponte siciliano e per di più anche più costosa. In un momento grave in cui si chiedono tanti “sacrifici” al Paese queste spese risultano ancora più assurde, perché?


Infine lo vogliono fare o meglio imporle "contro" il consenso degli abitanti del territorio interessato i quali non vengono effettivamente coinvolti alle decisioni. Un tale comportamento è abbastanza "normale" per governi "conservatori" poco inclini a coinvolgere i cittadini alle decisioni che li riguardano direttamente, ma "inspiegabili" a forze politiche progressiste tra cui il PD. 


Ma qualcosa sta succedendo in questo partito! Dalla sua base elettorale cominciano le reazioni critiche piuttosto forti nei numerosi blogs e nel sito medesimo del PD contro tutti quei dirigenti che "sostengono" il TAV e "reclamano" l’applicazione della legge e la “punizione” dei manifestanti. Persino il quotidiano dell’Unità vicino al PD riporta il video del Presidio NO TAV a Torino senza alcuna censura!
Presidio d'agosto NO TAV a Torino
17 agosto 2011

A titolo d’informazione suggerisco a coloro che non conoscono l’argomento di  andare sul sito di http://www.notav.eu/ e al seguente sito http://www.pro-natura.it/torino/index.php?c=tav su cui si possono acquisire quelle fondamentali riportate anche qui sotto.
Raffaele B.



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Pro Natura Piemonte sostiene la pacifica resistenza della Valle Susa
È ora di dare informazioni obiettive e corrette sulle caratteristiche del progetto della nuova linea Torino-Lione e di far cadere il muro di censura che non permette ai cittadini di avere opinioni documentate.
- Una ferrovia in Valle di Susa esiste, oggi è sottoutilizzata, in un anno trasporta metà delle merci che
potrebbe trasportare e deve essere migliorata.

Che fine hanno fatto i 600 / 700 miliardi di lire stanziati alcuni anni fa per le migliorie e, a quanto risulta, utilizzati solo in parte?

- L’uranio si trova nel massiccio dell’Ambin (dove passerà la galleria di 53 chilometri) e l’amianto è presente da Mompantero a Caselette: non è il caso di fare altri sondaggi, i dati esistono già in conseguenza di lavori di vario genere eseguiti nelle zone.

Pro Natura invita tutti a riflettere sulle implicazioni negative del progetto di nuova linea e allega alcuni documenti redatti da Mario Cavargna, Presidente di Pro Natura Valsusa e Vicepresidente di Pro Natura Piemonte:

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 L'ASSURDO COMUNICATO STAMPA DEL PD
TAV, Fiano ed Esposito: ripristinare subito legalità
di Stefano Esposito,  Emanuele Fiano,  , 
pubblicato il 26 luglio 2011
La notizia appena diffusa che questa mattina un centinaio di No Tav abbiano fatto irruzione all’interno dell’Italcoge, azienda appaltatrice dei lavori della Tav, impedendo ai lavoratori di uscire per andare nel cantiere di Chiomonte, è l’ennesimo, gravissimo episodio di violenza contro la realizzazione di un’opera necessaria e regolarmente autorizzata nelle sedi democratiche preposte.

Dopo l’attentato incendiario ai camion dell’Italcoge di ieri notte gli estremisti cercano con la violenza di impedire il regolare svolgimento dei lavori. Chiediamo alle autorità competenti che venga ripristinata la legalità immediatamente. Confermiamo la nostra linea che la democrazia debba dare tutto lo spazio legittimo al dissenso ma debba contemporaneamente bloccare sul nascere qualsiasi azione che voglia impedire la regolare applicazione delle scelte democratiche.


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Dal sito di Beppe Grillo
La Corte dei Conti contro la Tav
07 Luglio 2011. 
Incredibile: la Corte dei Conti dice NO TAV.

1) l'opera è caratterizzata da CARENZE metodologiche del PROCESSO DECISIONALE che ha condotto all'adozione della complessa operazione: NESSUNO studio di fattibilità attendibile aveva quantificato la VANTAGGIOSITA' di tale operazione rispetto al sistema creditizio tradizionale per realizzare gli investimenti
2) emergono elementi di forte rischio dai rapporti negoziali attivi e soprattutto passivi ereditati dallo Stato:
 complesse clausole finanziarie PENALIZZANO spesso la parte PUBBLICA
3) è IMPOSSIBILE acquisire... alcun riferimento utile a calcolare nel tempo la distribuzione dei costi e dei benefici tra le generazioni di utenti e contribuenti interessati
4) l'opera PREGIUDICA L'EQUITA' INTERGENERAZIONALE, caricando in modo sproporzionato su generazioni future (si arriva in alcuni casi al 2060) ipotetici vantaggi goduti da quelle attuali.
5) i contratti attuativi si basavano su stime di flussi e di ritorni economici dell'opera non solo ALEATORI, ma anche IRREALISTICI e sostanzialmente INESISTENTI..." segnalazione di manuela bellandi


Scarica, leggi e diffondi il documento della Corte dei Conti sulla Tav

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Cosa succede in Val Susa?
16 agosto 2011
Alba - Le vicende valsusine legate al cantiere della ferrovia ad alta velocità, comunemente chiamata Tav, campeggiano da mesi su tutti i telegiornali e sulle principali testate nazionali. Molte immagini passano sugli schermi, molti titoli si guadagnano le prime pagine con toni allarmati e sensazionalistici. Un’attenzione che si è amplificata soprattutto in seguito al clima teso delle manifestazioni di dissenso promosse da chi è contrario alla costruzione del Tav in Val Susa. Una roboante visibilità mediatica che però spesso confonde chi non è già pienamente addentro alla questione e non ne conosce i tanti risvolti: le notizie appaiono frammentarie, l’analisi delle vicende non esaustiva, i fatti del presente non vengono collegati agli eventi pregressi: insomma, nel calderone di informazioni che abbiamo a disposizione risulta difficile trovare un bandolo. Pochi sanno, per esempio, che il Movimento NoTav è attivo da oltre vent’anni e ha portato avanti una battaglia civile e nonviolenta cercando di informare e sensibilizzare sulle ragioni del No al Tav, proponendo studi documentati e alternative a questo controverso progetto.

Docenti universitari, ingegneri, economisti ed esperti hanno espresso le loro critiche e perplessità in tanti anni, ma il fronte dell’opposizione non sembra essere considerato dai media mainstream. In questo senso, una rete di associazioni ambientaliste e di cittadinanza attiva di Langhe e Roero (Comitato Roero Consapevole, Italia Nostra sezione di Bra, Comitato referendario Alba Bra Langhe e Roero, Associazioni Cinema Vekkio e Tazebao, Wwf) si sta muovendo per dare voce ai cittadini valsusini: per capire cosa sta realmente succedendo in Val Susa e per indagare le ragioni per cui il progetto del Tav interessa tutti noi, dai massicci fondi pubblici che andrebbero dirottati verso la costruzione dell’opera all’invasivo intervento sul territorio in quella che sembra una cantierizzazione imposta dall’alto e non condivisa con le comunità locali.

L’occasione sarà quindi una serata informativa organizzata per venerdì 2 settembre alle ore 21 in Piazza Pertinace (San Giovanni) ad Alba, a cui prenderanno parte come relatori numerose personalità che hanno animato in questi mesi le cronache valsusine: dai semplici cittadini ad alcune rappresentanti delle donne NoTav, dal presidente di Pro Natura Piemonte Mario Cavargna al presidente dell’Arci Valle Susa Gabriele Moroni, da alcuni vignaioli di Chiomonte su cui ha gravemente pesato la militarizzazione dell’area agli esponenti dei Comitati NoTav dei Comuni limitrofi a Chiomonte. Parteciperà alla serata anche il portavoce ufficiale del Movimento NO TAV, Alberto Perino.

La serata, che in caso di maltempo si terrà in Sala Beppe Fenoglio, sarà moderata da Piero Reggio, che presenterà i tanti ospiti, le letture e i video proposti al pubblico, che potrà poi intervenire con tutte le domande e le richieste che riterrà opportune.

giovedì, giugno 16, 2011

I REFERENDUM E IL PATETICO EXPLOIT DI BRUNETTA

All’indomani della strepitosa vittoria dei 4 referendum andati ben oltre ogni aspettativa al 57% che segnala senza alcuna ombra di dubbio la bocciatura di Berlusconi, del suo governo e per una certa misura anche del PD riguardo alle politiche dell’acqua a livello locale fin qui seguite a cui ora il partito dichiara di adeguarsi alla lettera.

Il responso per il nucleare e per il legittimo impedimento, sui quali si era finora incentrata la politica del governo, costringerà quest’ultimo a cambiare politica diametralmente di 180°. Cosa impossibile per due ragioni:

1.  Sul nucleare il governo ha firmato molti contratti miliardari (ovviamente a spese dei contribuenti) con la Francia (fornitrici di impianti ‘obsoleti’ e con diversi privati). La rinuncia a tutti quegli affari miliardari provocherà molti mal di pancia e calo di consensi.

2. Sul legittimo impedimento, una legge ad personam che rientra fra quelle tese a salvaguardare il premier dai processi a suo carico. La sua abrogazione restaura il principio che la ‘legge è uguale per tutti’ che renderà difficile d’ora in avanti legiferare ad personam. Questo per Berlusconi è dirimente perché egli si serve della carica politica principalmente per sfuggire ai tribunali.

Ora, mentre tutti stanno ancora ‘digerendo’ i risultati referendari che, insieme a quelli delle amministrative parziali, ‘rivelano’ un Italia profondamente ‘diversa’ da quella che ha consegnato il governo a Berlusconi, il ministro Brunetta non trova di meglio che ‘offendere’ i ‘precari’ come mostra questo video di Youtube e poi con il video successivo sempre, il ministro ‘risponde’ mentendo in modo spudorato con una ricostruzione fantasiosa e patetica che rende l’idea di che livello di persona egli sia. Non tiene conto che il video del suo misfatto che lo smentisce è pubblico, è in rete e tutti possono vederlo.

Nell’articolo del Corriere della sera tenta addirittura una retromarcia dopo migliaia d’insulti ricevuti sul suo Facebook.

Come si può ben vedere, non esiste limite alla menzogna con questo personale politico senza etica né vergogna. Non possono essere più degni di governare questo paese. Devono andare via e finalmente il popolo l’ha detto il 13 giugno 2011.
Raffaele B.

Brunetta ai precari: "Siete la peggiore Italia"
Caricato da rai in data 15/06/2011 Tg3

I precari sono la parte peggiore dell'Italia. Parola del ministro della pubblica amministrazione, Renato Brunetta, che ha cosi apostrofato alcuni lavoratori appartenenti alla rete dei precari che hanno avuto l'ardire di volergli porre una domanda durante il Convegno Nazionale dell'Innovazione svoltosi a Roma.

Brunetta risponde ai precari su YouTube
Caricato da rai in data 15/giu/2011

La risposta del ministro Renato Brunetta dopo le polemiche scatenate dalla frase rivolta ai precari alla fine del convegno «I giovani innovatori», nell'ambito della Giornata nazionale dell'innovazione 2011.

Uno dei commenti:
Ma crede veramente che noi possiamo credere a queste parole? Il video è pubblico, chiunque può giudicare. Non mi capacito come possa mentire così spudoratamente

Brunetta e i precari, "the day after"
"Sul mio FB 10mila post insulti"
16 giugno 2011

Il ministro della Funzione pubblica ribadisce la sua versione dell'episodio. "Mica sono così stupido da attaccare tutti gli atipici". Poi il monito: "Attenti Bersani e Camusso, chi di agguato ferisce di agguato perisce". Il segretario Cgil: "Parole insopportabili". Bonanni: "Sgradevole". Landini: "Che decadenza". Avvenire: "Destinato ad altre sberle"…

La retromarcia di Brunetta: «I precari
sono vittime, io ce l'ho con casta romana»
16 giugno 2011
(IL MINISTRO DELLA FUNZIONE PUBBLICA A RADIO24 DOPO AVERLI DEFINITI «L'ITALIA PEGGIORE»)
«Privilegiati di cui Roma è piena. Io lavoro per precari veri. La contestatrice? Guadagna 1.800 euro al mese»
Nell'articolo:
AVVENIRE, CHI NON ASCOLTA PRENDE SBERLE - «Chi non sa ascoltare le persone - che non sono certo il Paese "peggiore" - oggi si candida solo a ricevere altre sberle…

mercoledì, giugno 08, 2011

I Referendum del 12 e 13 giugno 2011

Ecco cosa prevedono i quattro quesiti per cui gli italiani saranno chiamati alle urne il domenica 12 dalle 8 alle 22 e lunedì 13 giugno dalle 7 alle 15

1.  PRIVATIZZAZIONE DELL'ACQUA (SCHEDA ROSSA)
Il titolo completo del quesito è "Modalità di affidamento e gestione dei servizi pubblici locali di rilevanza economica" e si riferisce all'abrogazione dell'art. 23 bis della Legge n. 133/2008. Sono le norme che permettono l'affidamento dei servizi idrici ai privati. Votando , si vota contro la privatizzazione dell'acqua. Votando No, si lascia intatta la possibilità di affidare i servizi idrici ai privati.

1.  OSSERVAZIONE:
Se l'acqua è per definizione un "bene comune" come lo è l'aria allora la gestione privata in qualunque forma è esclusa con la vittoria del SI. Se la gestione pubblica non funziona bisogna riformarla e renderla trasparente al controllo democratico, non vi sono altre vie. L'acqua è di tutti!

2. PROFITTI SULL'ACQUA (SCHEDA GIALLA)
Il secondo quesito propone l'abrogazione di una parte dell'art.154 del Decreto Legislativo n. 152/2006. Nello specifico, se vincessero i sarebbe abrogata la norma che prevede che i privati possano stabilire una tariffa per il servizio idrico tenendo conto dell'"adeguatezza della remunerazione del capitale investito", ovvero garantendosi un profitto. Votando No, la norma rimarrebbe valida.

2. OSSERVAZIONE:
Oltre a quanto detto prima, la vittoria del SI a questo altro quesito impedirà di trasferire sulla bolletta, oltre ai possibili investimenti di sicuro il profitto per i privati. Laddove ha operato e ancora opera il privato sono aumentate le bollette considerevolmente senza che siano mai stati fatti investimenti per migliorare gli impianti e la qualità dell'acqua. Molti comuni sono per questo sul lastrico. La legge non  obbliga il privato a fare investimenti. Infine la logica del profitto spingerebbe al massimo consumo (spreco) che invece bisogna evitare. Con la gestione pubblica il profitto non c'è perché verrebbe riutilizzato nell’acquedotto e per le tariffe si potrebbero prevederne due: una per chi consuma normalmente e l'altra per chi la spreca.

3. NUCLEARE (SCHEDA GRIGIA)
Il titolo del quesito, riformulato dalla Cassazione alla luce delle norme introdotte col decreto 'Omnibus', sarà "Abrogazione delle nuove norme che consentono la produzione nel territorio nazionale di energia elettrica nucleare". Per votare contro il nucleare in Italia, gli elettori dovranno scegliere il .

3. OSSERVAZIONE:
Senza entrare nel merito della sicurezza nostra e dei nostri posteri di cui non c'è più molto da dire, il cittadino deve rivendicare il diritto di decidere direttamente su questa questione (come per l'acqua) attraverso il referendum e non lasciare ad altri, chiunque sia, il potere di farlo in sua vece, perché è in gioco il suo futuro e quello dei suoi figli. La vittoria del SI impedirà di costruire centrali nucleari per almeno 5 anni. La ricerca sul nucleare invece non verrà toccata. Ciò costringerà ad attivare una politica energetica sulle rinnovabili e a ridurre gli sprechi.

4. LEGITTIMO IMPEDIMENTO (SCHEDA VERDE CHIARO)
Il quesito sul legittimo impedimento mira ad abrogare una parte della legge nr. 51 del 7 aprile 2010 dal titolo 'Disposizioni in materia di impedimento a comparire in udienza'. È la norma che introduce la possibilità per chi è impegnato in attività di governo di non comparire nelle aule di giustizia. Per abrogarla bisogna votare SI.

4. OSSERVAZIONE:
Questo è l'unico quesito "politico" dei tre precedenti. La vittoria del SI costringerà i membri del governo a comparire nelle aule di giustizia come avviene per tutti i cittadini. La riaffermazione del principio costituzionale della legge uguale per tutti.   


ESERCITIAMO TUTTI NOI IL DIRITTO DI DECIDERE ANDANDO A VOTARE E FAR VOTARE QUANTO PIÙ POSSIBILE I NOSTRI AMICI E PARENTI. 
Raffaele B.

venerdì, marzo 11, 2011

CONTRO IL TIRANNO MASSACRATORE DEL SUO POPOLO

Se il mondo occidentale e democratico non dovesse agire subito e con forza per ristabilire almeno una certa equità sul piano delle armi, si rischierà di ‘riconsegnare’ la Libia a Gheddafi con gravissime ed evidenti conseguenze, peraltro già annunciate dal figlio Saif al Islam, sul piano umanitario e della sicurezza dell’intera area.

Le conseguenze saranno di una gravità inaudite maggiormente per l’Europa tra cui per prima l’Italia per la sua vicinanza geografica. Il tiranno preannuncia massacri di tutti gli oppositori, cioè in pratica del suo popolo ‘contro’ cui ‘vorrà’ continuare a ‘governare’ nonostante non ne abbia più la legittimità e quindi il consenso. Questo provocherà la ‘fuga’ in massa dal Paese, dalla repressione e dalla morte certa, generando una emigrazione questa si biblica verso di noi per asilo politico.

Se a questo si aggiunge che Gheddafi non si opporrà più né alla normale emigrazione né a quella terroristica di Al-Qaeda che dovessero transitare per la Libia, il quadro si aggraverà. Inoltre chiuderà tutti i rapporti di affari con le Compagnie Europee a favore di altri (es. cinesi e indiane). L’Italia né avrà un danno maggiore perché ne era il maggior partner.

Insomma una bella gatta da pelare, una questione che se non affrontata in modo deciso oggi, domani diventerà una nuova Afghanistan mediterranea di cui l’Europa e per prima l’Italia dovranno per forza occuparsene direttamente con altissimi costi umani ed economici come l’esperienza tuttora in corso insegna.

Soltanto la fine del regime di Gheddafi può ora scongiurare tutto questo. Ciò potrà portare la Libia alla democrazia ed alla stabilità dell’area con beneficio per tutti.

Al momento Gheddafi, anche se non dispone della superiorità numerica, appannaggio degli insorti, dispone però quella delle armi. Ha una aviazione ed armi pesanti che gli insorti non hanno. Egli, grazie a ingenti possibilità finanziarie (nonostante il blocco di tutti gli assets) dispone di numerosi mercenari africani professionali che usa per massacrare il suo popolo. Molti dell’esercito libico o è passato dalla parte degli insorti oppure uccisi perché rifiutavano di uccidere i propri fratelli.

Un tiranno così, se dovesse riconquistare malauguratamente il potere, non potrà che continuare a governare con il terrore e con il sangue del suo Popolo. Il peggio del peggio delle dittature più sanguinarie.

Ecco perché l’USA, l’Europa dovranno fare di tutto ed agire subito prima che sia troppo tardi. La Francia dimostra di avere capito la posta in gioco: si fa leader di questo processo, riconosce il governo provvisorio e promette di intervenire direttamente se l’ONU dovesse fallire con la NO FLY ZONE. Domani ne raccoglierà i frutti.

Gli USA invece continuano a dilungarsi nelle elaborazioni sul come intervenire, mentre l’Italia è perfino contraria all’intervento e non attivamente impegnata perché occupata su ben altre questioni interne che riguardano esclusivamente il presidente del consiglio Berlusconi, grande ex-amico di Gheddafi a cui ha baciato la mano poco tempo fa, non dimentichiamolo mai, ne oggi, ne domani qualunque sarà l’esito in Libia.
Raffaele B.

lunedì, febbraio 21, 2011

BERLUSCONI E L’AMICO TIRANNO GHEDDAFI

Mentre bruciano i palazzi del potere a Tripoli, Gheddafi scappa e il suo degno figlio minaccia con mezza bocca l’annientamento dei ‘ribelli’ per mezzo di mercenari africani e con l’altra mezza bocca la disponibilità a discutere di costituzione e riforme, quanto di meno credibile ci sia. Il ministro Frattini, unico fra i ministri dell’EU, dichiara che la UE non debba interferire. Clamoroso, ieri Gheddafi uccide. Berlusconi non lo disturba, due giorni fa Berlusconi: Gheddafi? Non lo disturbo.

Oggi La Libia affonda Piazza Affari. Cadono Eni, UniCredit e i titoli dei costruttori. Su petrolio, oro ed euro. Tutto questo la dice lunga su quanto sta accadendo e sul livello di “smarrimento” in cui versa il Governo Italiano di Berlusconi, ormai sulle TV e giornali di tutto il mondo come l’amico preferito del tiranno Gheddafi. Il video più sfruttato è il suo devoto baciamano, vedi Quando Berlusconi baciò la mano a Gheddafi (Video). La rivolta travolge la Libia e sul web rimbalza la scena del 27 marzo 2010 al vertice della Lega Araba a Sirte, quando il premier italiano, abbracciato al colonnello, chinò il capo per baciargli la mano come fanno i mafiosi (Sic).

Sono più che amici, sono partners in mega affari (vedi Eni, Unicredit e titoli dei costruttori) e si suppone nemmeno tanto puliti fatti alle spalle dei popoli libico e italiano medesimo. Il nostro Parlamento non fu mai informato.

Il colonnello per Berlusconi era ed è un modello da emulare, avrebbe voluto essere uguale a lui per il suo potere senza limiti e controlli e per il suo harem elevato a guardie del corpo (foto), questa cosa l’aveva fatto sognare senza dubbio più di ogni altra cosa. Il famoso bunga bunga l’avrebbe appreso proprio da Gheddafi in Questo è l’uomo dal quale abbiamo importato il bunga bunga.

Insomma il cavaliere e con lui, il suo governo e la sua maggioranza si stanno giocando in questi giorni non solo la loro immagine ma tutti i cosiddetti affari tra petrolio e immigranti che stanno provocando sconquassi, vista la mole dei contratti che abbiamo stipulato con questo regime sanguinario. E continuano a perseverare nel pallone, smarcandosi negativamente dagli altri partners europei che invece hanno preso posizione contro le stragi e favorevole al popolo libico che chiede democrazia. In questo modo quali chances avrà l’Italia con la nuova Libia? Nessuna!

Proprio in questo momento si apprende di raid aerei contro i manifestanti di una ferocia inimmaginabile mentre il dittatore sarebbe fuggito in Venezuela. È evidente che ha perso su tutti i fronti ma vuole lo stesso infliggere un inutile spargimento di sangue del suo stesso Popolo che lo iscriverà indelebilmente nella propria storia come il peggiore dei tiranni in assoluto.
Raffaele B.

giovedì, febbraio 17, 2011

IL GOVERNO SENZA ETICA PUBBLICA

L’insistenza con il quale il Governo e la Maggioranza batte sui ‘numeri’ che hanno in Parlamento per giustificare la loro ‘legittimità’ a governare con questo Presidente del Consiglio alle prese con quattro processi, tre dei quali per ‘fondi neri’ ed ‘evasione fiscale’ ed ultimo per ‘concussione’ e ‘prostituzione minorile’, la dice lunga sul grado di etica pubblica di cui sono dotati e con essi anche parte del loro elettorato che lo sostiene.

In nessun altro paese democratico un Primo Ministro sarebbe rimasto al suo posto un minuto in più senza essere sostituito con un’altra persona del suo partito o coalizione alla guida del Governo.

Le accuse mosse dalla Magistratura, suffragate da molti elementi, valutate consistenti, sono molto gravi ed infamanti per qualunque persona o cittadino comune. Per un politico invece, in particolare, per un governante, esempio per il Presidente del Consiglio, sono anche ‘contro-producenti’ per la sua funzione pubblica come legislatore, specie in questo caso se si tratta proprio di fiscalità e di famiglia, per dirne qualcuna.

Possibile che la maggioranza non abbia un’altra persona a cui passare l’incarico? Perché si esclude a priori che il Capo del Governo possa essere sostituito? La giustificazione adottata qui è che la persona sia stata eletta dal popolo e pertanto non lo si può sostituire senza nuove elezioni e senza violare le regole della democrazia. Questa posizione consente di ‘gridare’ al complotto dei ‘giudici rossi’ che tentano così di ‘rovesciare’ il responso elettorale.

Per la parte giudiziaria poi, s’insiste nel dire che le ‘accuse’ devono essere ‘provate’ che ci deve essere una sentenza definitiva fino al terzo grado di giudizio prima della condanna e che fino ad allora c’è la presunzione d’innocenza.

Ora nel primo caso, l’accusa di complotto è ‘totalmente strumentale’ e ‘fuori luogo’ perché nel nostro ordinamento il Capo del Governo non è eletto direttamente dal Popolo, ma dal Parlamento e può essere quindi sostituito dalla sua stessa maggioranza nel medesimo Parlamento. Quindi nessun capovolgimento del voto popolare. Insistere pertanto sull’accusa di complotto è un evidente ‘strappo’ alla Costituzione inaccettabile per una democrazia.

Nel secondo caso giudiziario, certamente le ‘accuse’ devono essere ‘provate’ ma queste vanno appunto provate nei processi con i suoi tempi processuali. Tutto questo però spetta alla Magistratura nel nostro ordinamento costituzionale ed in tutti i paesi democratici in cui vige il principio dell’indipendenza dei poteri.

Nel frattempo, se il Capo del Governo non si ‘dimette’ e se questi anzi ‘reclama’ a gran voce tutte le intenzioni a ‘sottrarsi’ ai processi giudiziari con trucchi legislativi e burocratici di ogni genere, si avrà un ‘anomalo’ periodo di ‘scontri istituzionali’ tra Governo e Magistratura da un lato e dall’altra, per tutto quel tempo resterà il ‘grave dubbio d’innocenza’ di essere governati da siffatta persona. Senza considerare poi l’immagine nel mondo dell’Italia fortemente compromessa dal bunga bunga e da altre vicende.

Tutto questo avviene nel momento in cui il Paese attraversa una fase economica e sociale difficilissima per le quali serve un Governo dotato della massima autorevolezza ed a tempo pieno per i problemi della gente e per il bene dell’Italia nel suo complesso.

Se la maggioranza non è in grado di sostituire l’uomo, allora faccia la ‘crisi ‘ per patriottismo almeno, per il bene del Paese. Rassegni le dimissioni dell’intero Governo nelle mani del Presidente della Repubblica il quale provvederà secondo la Costituzione a dare un altro governo all’Italia, anche con nuove elezioni, se necessario.

Al di fuori di questo quadro non vi può essere alcuna soluzione ma solo aggravamento dei problemi già gravi ed ultimo, ma non meno grave, ulteriore deterioramento dell’immagine dell’Italia del bunga bunga nel Mondo.

È questo ciò che vogliono la Maggioranza, la Lega Nord e tutti coloro che si affannano pateticamente a fare la difesa d’ufficio del Presidente?

Non sarebbe meglio chiuderla qui e disgiungere il destino del singolo con il resto del Paese?
Io penso di si.
Raffaele B.