domenica, maggio 31, 2009

FERRANDELLE E I RIFIUTI SCOMPARSI DELLA CAMPANIA

Girano nel web vecchie notizie ancora attuali e che i maggiori media della TV e della stampa non riportano come dovuto. Per questo invito a vedere il video che una squadra di attivisti di Legambiente è riuscita a filmare a Ferrandelle, un area recintata e sotto sorveglianza militare dichiarata sito d’interesse strategico nazionale.

Una grande discarica a cielo aperto nelle cui vicinanze si continua a coltivare e a produrre le famose mozzarelle che continuiamo a mangiare. Naturalmente è tutto “legalmente” ILLEGALE perché realizzato i con decretazioni speciali che “sospendono” le leggi vigenti in quell’area specifica come nelle peggiori dittature!

Il governo Berlusconi “risolve” il problema dei rifiuti a Napoli e Campania “violando” le stesse leggi dello Stato cui pretende di guidare semplicemente facendoli “spostare” in “segreto” in zone altrettanto pericolose per la salute di tutti ma INVISIBILI “ingannando” così tutti gli italiani.


È il solito gioco politico “sporco” a cui purtroppo siamo ormai abituati e in cui a vincere è sempre il più disonesto, privo di scrupoli e per di più controlla le televisioni, mezzo principale cui una quota consistente di cittadini si serve per “informarsi” (sic).

Ora è il turno di Palermo guidata dalla destra e naturalmente non si fa gran chiasso come si fece allora a Napoli. E ancora emergenza a Palermo. Poi inchiesta sui rifiuti stoccati in siti sotto sequestro.
Raffaele B.


joiyce73
13 maggio 2009
La monnezza scomparsa della Campania? E' finita nella discarica di Ferrandelle.
Una squadra di attivisti di Legambiente è riuscita a compiere un sopralluogo a Ferrandelle, una località che si trova tra i comuni di Casal di Principe, Santa Maria La Fossa e Grazzanise. Ecco le immagini e il servizio che documentano come i rifiuti scomparsi dalle città della Campania siano tenuti 'sotto sorveglianza' in una grande discarica a cielo aperto, in un'area completamente recintata. L'area, dichiarata sito di interesse strategico nazionale e strettamente vigilata, era stata confiscata al boss Francesco Schiavone, detto Sandokan. Doveva diventare una fattoria, invece è stata requisita dal Commissario straordinario per i rifiuti. E ora ospita, secondo le stime di Legambiente, almeno un milione di metri cubi di rifiuti indifferenziati. di RAFFAELE SARDO.


ESPRESSO. REPUBBLICA
Rifiuti senza fine
di Claudio Pappaianni
20 novembre 2008

Montagne di balle accatastate in una caserma. La discarica di Ferrandelle dove finisce di tutto. Euro 450 milioni già impegnati senza uscire dall'emergenza. Ecco la Campania sei mesi dopo Silvio

Sono stati in Bosnia, a Nassiriya, in Libano. Alcuni sono ancora in Afghanistan e in Kosovo. E c'è chi è rimasto in patria a montar di guardia alle discariche e chi quei rifiuti se li è ritrovati nel cortile della base. A Persano, all'interno dell'area militare che ospita tre caserme e duemila soldati, ogni giorno arrivano oltre trecento balle delle 1.400 prodotte quotidianamente negli impianti che triturano la metà dei rifiuti campani. Più o meno un decimo della monnezza della regione viene accumulata nella base dell'esercito. È questo il segreto che permette al governo Berlusconi di mantenere pulita Napoli, evitando che il sistema vada in tilt. Ma nonostante il ricorso a questa e ad altre soluzioni di emergenza, la situazione resta altamente precaria. Nella base di Persano una piazzola è già satura: contiene 9.103 balle, che ormai nessuno osa più chiamare 'eco'. Una seconda area di scarico, più grande, in poco più di un mese è quasi esaurita. Ne sono previste almeno altre tre, per un totale di circa 70mila balle che equivalgono a 100mila tonnellate di rifiuti. "Ci hanno assicurato che saranno le prime a essere smaltite nell'inceneritore", dicono i soldati. Ma ci credono poco anche loro e il clima, fuori e dentro la caserma, è pessimo. Ogni giorno, in 12 della Brigata Garibaldi, mimetica e fez dei bersaglieri, si alternano in tre turni di guardia alla monnezza accatastata a ridosso di 42 case dove vivono le famiglie degli ufficiali.


Oggi nelle città campane la spazzatura è scomparsa: qualche problema resta solo nelle zone periferiche. Ma dopo sei mesi la gestione della crisi appare un misto di leggi speciali e antichi compromessi, con zone militarizzate e altre fuori controllo. A maggio il governo Berlusconi aveva indicato una data ben precisa per il ritorno alla normalità, il 31 dicembre 2009, e una cifra altrettanto netta: 150 milioni di euro. Pochi, paragonati ai due miliardi sperperati in 14 anni di un commissariamento senza fondo. Ma troppo pochi anche rispetto alla sfida titanica di mettere ordine all'anarchia campana. Dalla fine di maggio a oggi, le casse si sono praticamente svuotate e serviranno almeno altri 40 milioni per coprire le spese correnti fino a Capodanno. Questo senza contare che per completare l'inceneritore di Acerra e allestire le discariche di Chiaiano e di Terzigno bisogna trovare subito altri 200 milioni di euro. Mentre per quelle già attive, a Savignano Irpino e Sant'Arcangelo Trimonte, i soldi - 70 milioni - ce li ha messi la Regione Campania. Sommati fanno quasi 450 milioni in tutto, tra risorse spese e stanziate fino ad ora. E la normalità appare lontana.

Brennero express Con due discariche su tre quasi esaurite continuano senza sosta i viaggi di treni colmi di rifiuti verso la Germania: 600 tonnellate al giorno a un costo, tra trasporto e smaltimento, di circa 150 mila euro. Così, in sei mesi, compresi gli spostamenti verso le altre regioni, sono andati in fumo i primi 40 milioni. Se i viaggi continueranno, ne serviranno un'altra decina fino a Capodanno. L'impegno dei mille militari della 'Missione Rifiuti' costa due milioni al mese e altri tre milioni se ne vanno per la gestione degli impianti che tritano l'immondizia. Ma la voce più pesante resta sempre il costo per i 3.500 lavoratori dei consorzi di bacino, pagati profumatamente per realizzare una raccolta differenziata che rimane bassa: ogni mese 13 milioni per gli stipendi. A dirigerli però non ci sono più amministratori di nomina politica, ma ufficiali dell'Esercito.

Corsa al buco Tutto questo con un'emergenza rifiuti tutt'altro che chiusa. L'avvio di un ciclo industriale dei rifiuti in Campania, l'inizio della normalità, è ancora troppo lontano e una nuova crisi è dietro l'angolo.

L'imperativo è accelerare. A Chiaiano si lavora per approntare la discarica di Cupa del Cane. Non è più un fatto di immagine, un segnale di forza contro le proteste. Quello spazio da 700mila tonnellate a nord del capoluogo è ormai determinante. Avanti tutta, dunque. Nonostante gli imprevisti, come le 10mila tonnellate di amianto e rifiuti tossici trovati sepolti proprio dove il Commissariato e i tecnici regionali avevano escluso contaminazioni. La magistratura indaga e vuole fare chiarezza anche sui proprietari dei suoli: chi ha seppellito lì quei detriti pericolosi, chi lo ha permesso? I terreni espropriati sono in buona parte dell'Arciconfraternita dei Pellegrini, potente associazione di culto, e per il resto di rappresentanti di una stessa famiglia della zona, i Carandente Tartaglia, quasi tutti impegnati nel settore dei rifiuti. Su tutto questo si innesta anche il giallo della gara d'appalto per i lavori e la gestione della discarica. Ad agosto, a buste chiuse, qualcuno segnala il rischio di infiltrazioni della camorra, pronta a imporre mezzi e manodopera in subappalto.

L'allerta a Chiaiano resta massima: è l'unico sito presidiato 24 ore al giorno dall'Esercito e persino dai cani antisommossa. La gara se l'aggiudica una ditta di Avellino, la 'Pescatore', che presenta un preventivo con un ribasso del 36 per cento rispetto ai 19 milioni di euro stanziati. Ma qualcosa non va per il verso giusto e la società viene estromessa: "Abbiamo rescisso il contratto per colpa di una richiesta di aumento dell'appalto", dirà Marcello Fiori, voluto da Bertolaso accanto a sé con un ricco incarico da massimo dirigente di Palazzo Chigi. Alla 'Pescatore' sarebbe dovuta subentrare la Daneco spa, che all'ultimo minuto dà forfait: "La sera prima sembrava tutto ok. Poi, alle 7 del mattino, il fax di rinuncia", dicono dal Commissariato. Il motivo ufficiale? Non vuole associare il proprio nome 'al grave contesto di Chiaiano' alla vigilia della quotazione in Borsa. Per l'azienda, che in Campania gestisce già la discarica di Sant'Arcangelo Trimonte, mettere le mani su Chiaiano sarebbe tanto rischioso da spingerla a rinunciare a un affare che vale oltre 70 milioni di euro? "È un fatto curioso, credo senza precedenti", dichiara l'ex presidente della commissione ambiente del Senato, Tommaso Sodano: "Quel che è certo, è che questa rinuncia a catena ha fatto allungare i tempi e lievitare ancora di più i costi". Alla fine, l'incarico è andato a un'azienda napoletana, la Ibi, che curiosamente in pieno agosto veniva data già per favorita nonostante avesse presentato l'offerta più costosa.

mercoledì, maggio 20, 2009

IL CAVALIERE E LO SCANDALOSO LODO ALFANO

Era stato preannunciato lo scorso 18 febbraio 2009 con il commento in questo sito GIUSTIZIA – QUANDO L’IMMUNITÀ È IMPUNITÀ allorché fu emessa la sentenza ed ora arriva la motivazione con la quale si dichiara che Mills era il falso testimone corrotto e Berlusconi il suo corruttore. Il sig. Mills viene condannato e Berlusconi invece resta fuori dal processo per il Lodo Alfano che lo rende immune (o meglio impunibile). Il lodo Alfano è al vaglio della Corte Costituzionale per incostituzionalità ed ha anche un referendum pendente. Tale legge infatti, approvata in fretta in furia in soli tre giorni fa a pezzi il principio di uguaglianza di tutti i cittadini davanti alla legge.

Il Cavaliere si tiene ben lontano dal processo ma vorrebbe andare in Parlamento per “riferire” e “spiegare” forse il contenuto di quella sentenza, ma è molto più probabile che egli preferisca quella sede a lui più “favorevole” per attaccare il Giudice che ha emesso quella sentenza senza che quello stesso Giudice abbia alcuna possibilità di fare altrettanto! Se ne preannuncia già dalle sue dichiarazioni ai media in cui grida allo scandalo. Ma lo scandalo è il suo Lodo Alfano!

Caso Mills: Berlusconi minaccia e sbrocca contro i giudici - Reazioni di servi PDL e opposizione
ladygroove71b
19 maggio 2009
Nell'ennesimo delirio di onnipotenza, il premier sbrocca, vomitando le solite sciocchezze ciclopiche contro la magistratura. Nel frattempo, Tabacci e Franceschini chiedono a Berlusconi di farsi processare, Pierfurby Casini "apprezza" il gesto del nano di render conto al parlamento, Di Pietro, intervistato da Bianca Berlinguer, ne reclama le dimissioni, la corte del nano, patani in testa, giustifica l'indifendibile.

Il Cavaliere dovrebbe fare come se fosse in un paese “normale”. Dovrebbe rinunciare al Lodo Alfano e presentarsi ai suoi giudici per farsi processare come avviene per tutti i cittadini anziché “difendersi” in Parlamento. Ma visto che non siamo ancora un paese normale questo non avverrà.

Ora la speranza di una possibile assoluzione è demandata al ricorso in appello, naturalmente solo per il sig. Mills, Berlusconi, come si diceva, ne resta sempre fuori.

Se lo fa Berlusconi, perché non lo dovrebbero fare tutti i criminali “condannati” e cioè presentarsi in Parlamento per “attaccare” i propri giudici di essere stati “prevenuti” nei loro confronti?
Così la giustizia non esiste più!
Raffaele B.


REUTERS
Caso Mills, Pd-Di Pietro:no a premier in Aula.Protesta anche Anm
mercoledì 20 maggio 2009 14:45

ROMA (Reuters) - Dopo che ieri Silvio Berlusconi ha annunciato che parlerà in Parlamento del processo di David Mills, condannato in primo grado con l'accusa di falsa testimonianza a favore dell'attuale premier, oggi sia il leader del Pd che quello dell'Italia dei Valori hanno chiesto che non intervenga in aula, mentre l'Associazione nazionale magistrati ha protestato contro le sue "invettive".
"Ho trovato tra la gente un senso di grande indignazione, perché le persone si aspettano che i politici si occupino dei loro problemi", ha detto oggi il segretario del Partito democratico Dario Franceschini parlando coi giornalisti nel corso di un'iniziativa elettorale in quartiere popolare della Capitale.

"Invece Berlusconi dall'inizio della legislatura non ha trovato nemmeno due minuti per venire in Parlamento a parlare della crisi ... ed ora vuole venire in aula per autoassolversi e sollevare un polverone. E il Lodo Alfano lo ha fatto approvare in tre giorni".

Il cosiddetto Lodo Alfano è la legge che garantisce alle principali cariche dello Stato l'immunità nel corso del loro mandato. Il lodo è anche al centro di una proposta di referendum abrogativo su cui probabilmente l'elettorato sarà chiamato a votare nella primavera del 2010.

"Berlusconi come tutti gli italiani deve andare a difendersi in tribunale", ha detto stamani il leader dell'Italia dei Valori Antonio Di Pietro durante una trasmissione radiofonica. "Se Berlusconi viene ad accusare la magistratura in Parlamento è un attacco alla Costituzione e una violazione al principio della divisione dei poteri".

"I presidenti delle Camere non devono permettere che avvenga, altrimenti si rendono assenti nel difendere le prerogative del Parlamento", ha aggiunto.

Intanto, con un comunicato, l'Anm ha affermato di ritenere "inaccettabile che da parte di esponenti politici e di rappresentanti del governo vengano rivolte invettive e accuse di carattere personale nei confronti dei componenti del collegio del tribunale di Milano ed in particolare del suo presidente".

Ieri, commentando le motivazioni della sentenza che nel febbraio scorso ha condannato Mills, Berlusconi ha detto che si tratta di "una sentenza semplicemente scandalosa, contraria alla realtà come sono assolutamente sicuro sarà accertato in appello".

Secondo i giudici Mills, condannato a quattro anni e mezzo per corruzione giudiziaria, agì come falso testimone per assicurare l'impunità a Silvio Berlusconi e al gruppo Fininvest sulla creazione di alcune società off-shore usate per gestire fondi neri.

CORRIERE DELLA SERA
Franceschini: «Berlusconi non pensidi autoassolversi in Parlamento»
Il leader del Pd: «Non è venuto in Aula neanche a parlare di crisi». Anm: «Inaccettabili invettive contro i giudici»

ROMA - C'è «grande indignazione» tra le persone comuni perché Berlusconi «pensa ai propri problemi e non a quelli delle persone, come dimostra la sollecitudine con cui ha fatto approvare il Lodo Alfano». Dopo
la pubblicazione delle motivazioni della sentenza sul caso Mills (l'avvocato inglese condannato per corruzione perché, secondo i giudici, avrebbe mentito al fine di proteggere il Cavaliere), Dario Franceschini attacca il premier. Al termine di una visita al mercato rionale di Centocelle, un quartiere popolare della Capitale, il segretario del Partito democratico riferisce di un «senso di grande indignazione, perché le persone si aspettano che i politici si occupino dei loro problemi». Il documento - Il testo della sentenza (in pdf)
CONTINUA

mercoledì, maggio 13, 2009

IL CAVALIERE E LA NOSTRA MEMORIA CORTA

Dall’ ultima e recente posizione di Berlusconi sulla politica dei “respingimenti” tesa a “giustificarla” affermando che “i migranti sui barconi sono reclutati dalla criminalità e pertanto non hanno ragioni per chiedere asilo..”, ovviamente non è stato loro chiesto prima di respingerli riaccompagnandoli in Libia.

Il
Consiglio italiano rifugiati invece “smentisce” il Cavaliere in modo clamoroso affermando che il 70% di chi sbarca chiede asilo e un terzo l’ha ottenuto.

Adesso l’ONU chiede al Governo Italiano di “riammettere” i clandestini respinti ed anche la Santa Sede “richiama” il Governo al rispetto delle norme umanitarie internazionali cui l’Italia non aveva mai violato!

Certo si chiede anche che l’Europa faccia la sua parte e non lasci gli stati membri soli ad affrontare il “fenomeno” che non potrà essere arrestato fintanto che esisteranno condizioni difficili di sopravvivenza per quella moltitudine in disperata ricerca di una speranza di vita.

La Lega Nord sta imprimendo una svolta decisamente “razzista” e “xenofoba” alla politica internazionale del nostro paese e il Cavaliere contrariamente a quanto si vede in questo video (recuperato dal lontano 1997) incredibilmente “smentisce” se stesso con una convinta adesione. Vedere per credere a che livello di voltafaccia arriva il nostro premier:

VIDEO (clicca il titolo)
Quando Berlusconi piangeva per i migranti morti
Fonte You Tube
Lacrime da caimano. Era il 30 marzo 1997 e Berlusconi esordiva così in un'intervista parlando dei migranti: "Vorrei che tutti gli italiani avessero avuto l'incontro che ho avuto io con questa gente che ha perso tre figli, che ha perso la moglie, che sperava di venir qui a trovare un paese libero e democratico in cui poter lavorare, in cui potersi affermare... ecco queste son cose che noi non possiamo permettere che succedano più nel nostro paese...". Ecco il
video dal sito dell’Unità.it.

Altro che non succedono! Succedono eccome perfino con il suo avallo e quello di tutti coloro che hanno dimenticato la storia del nostro paese, che rinunciano ai principi di umanità e civiltà ed infine alla democrazia. Quando la memoria è corta!
Raffaele B.

ILMESSAGGERO
Consiglio italiano rifugiati: il 70% di chi sbarca chiede l'asilo

ROMA (13 maggio) - Il 70% degli immigrati arrivati in Italia nel 2008 con i barconi ha chiesto asilo politico, e un terzo del totale ha ottenuto il riconoscimento dello status di rifugiato, essendone stati verificati i requisiti: così il direttore del
Consiglio italiano per i rifugiati, Cristopher Hein, smentisce, in una intervista alla Radio Vaticana, la denuncia del presidente del consiglio, Silvio Berlusconi, secondo il quale tra gli irregolari non vi sarebbe alcun richiedente asilo.
«Questa affermazione - ha detto Hein all'emittente vaticana - è smentita dalle statistiche ufficiali: nel 2008 tra Lampedusa, le coste siciliane e la Sardegna sono arrivate 37 mila persone in forma di sbarchi. Facendo il calcolo risulta non solo che il 70 per cento di quelli che sono arrivati hanno fatto una richiesta d'asilo, ma che un terzo di tutti quelli che sono sbarcati ne ha ottenuto dallo Stato italiano il riconoscimento». Hein ha poi denunciato il sistema europeo di accesso: «il fatto che tanti africani paghino organizzazioni criminali per venire in Europa - ha osservato - è la conseguenza di una politica non solo italiana ma dell' Unione europea, anche attraverso il sistema di Schengen, che fa sì che nessun cittadino di un paese terzo, in particolare africano, riesca ad entrare sul territorio italiano o comunitario in modo regolare perché nessuno gli dà il visto».

ILMESSAGGERO
L'Onu scrive al governo italiano:
«Riammettete i clandestini respinti»

Berlusconi: «Sono il frutto di un'organizzazione criminale»
Maroni: «Dei richiedenti asilo si faccia carico la Ue»


ROMA (12 maggio) - Non si placano le polemiche sulla decisione adottata dall'Italia di respingere i barconi diretti in Italia. L'Onu invita il governo a riammetterli, l'Europa sostiene che il diritto all'asilo è un principio universale, Berlusconi tira dritto per la sua strada, mentre Maroni chiede che sia la Ue a farsi carico dei richiedenti asilo e assicura che i respingimenti in Libia proseguiranno.

Berlusconi: su barconi reclutati dal crimine. Il presidente del consiglio, in Egitto per un vertice con Mubarak, è tornato sul tema dei barconi che salpano verso l'Italia: «Non sono fatti occasionali ma il frutto di una organizzazione criminale»: all'interno vi sono persone che «sono reclutate in maniera scientifica dalle organizzazioni criminali che offrono a chi vuole venire in Italia la possibilità di venirci a pagamento». «Queste persone - ha rimarcato il premier - sono persone che hanno pagato un biglietto, non sono persone spinte da una loro speciale situazione all'interno di paesi dove sarebbero vittime di ingiustizie, ma sono reclutate dal mondo del lavoro o del non lavoro in maniera scientifica dalle organizzazioni criminali».
CONTINUA

sabato, maggio 09, 2009

IL CAVALIERE E LA SUA MISTERIOSA AMICIZIA CON ELIO LETIZIA

É lo stesso Elio Letizia (padre di Noemi) che dice: “come ho conosciuto Berlusconi è una cosa che mi porto nel cuore, se lo dicessi violerei un segreto…” come documentato nel seguente filmato contenete pezzi di PORTA A PORTA, ANNO ZERO e CHE TEMPO FA.
cibe86
08 maggio 2009
Il mistero Berlusconi - Elio e Noemi Letizia
Non appare ancora chiaro il rapporto di amicizia che lega il Presidente del Consiglio ed il messo comunale Elio Letizia. Ricostruzione dei fatti.

Come si è potuto vedere nel filmato “non si spiega” quest’amicizia la cui origine è e resta “misteriosa” con risvolti “inquietanti” per le dichiarazioni del Premier poi smentite e poi negate. Un cittadino al massimo “simpatizzante” di Forza Italia che ha la possibilità di farsi ascoltare dal Presidente del Consiglio più di quanto ci riescono i dirigenti di partito e gli uomini del suo entourage, strano. Nemmeno Mike Bongiorno “riesce” a farsi ascoltare da Berlusconi nonostante la lunga e “trasparente” amicizia nota a tutti.

Si vuole tentare di giustificare questo con il fatto che il Cavaliere intrattiene rapporti con la gente comune in quanto uomo politico veramente popolare e vicino alla gente. Se fosse così dovrebbero esserci parecchie persone come Elio Letizia allora! Ma non sembra così. Questa “giustificazione” non regge, è chiaramente una “balla”.

Sulle “accuse” di frequentazione di minorenni, Berlusconi e il suo battagliero avvocato Ghedini “insistono” che ogni volta che la ragazza Noemi “raggiungeva” il Cavaliere dietro sua “chiamata” veniva sempre accompagnata da entrambi i genitori. Ma si scopre che i genitori sono “separati” da almeno dieci anni (come raccontano ora i giornali) ma furbescamente “nascosta” a PORTA A PORTA perché Berlusconi non l’ha detto? Non poteva non saperlo. Come facevano a stare insieme se erano separati?

Inoltre si scopre che il signore Elio Letizia “
denuncia” fino al 2005 un misero reddito di €12.376 all’anno ma ha una condotta di vita “invidiabile” con ampie risorse economiche a questo punto anch’esse “misteriose”.

Perché “nascondere” l’origine di tanta “amicizia” dopo gli accadimenti circa la figlia Noemi, non è dato saperlo e per questo risulta “inspiegabile”. L’amicizia è un valore positivo, non dovrebbe essere un “mistero” soprattutto se ne è coinvolto il Capo del Governo. Quale tipo particolare di rapporti “intercorsero” tra loro per “non violare” un siffatto segreto? Si arriva per questo perfino a sospettare di una “paternità” segreta poi naturalmente “
smentita”. Allora cos'é? Invito a leggere Se Noemi fosse inglese o americana di Repubblica Blog.
Raffaele B.


Commento di Zorro di Marco Travaglio
Elio e le storie tese


Dunque. Elio Letizia da Secondigliano, messo comunale, 12mila euro dichiarati all’anno, ha una figlia, Noemi, che veste firmato e va a scuola in Mercedes con autista. Lui conosce intimamente il premier, ma né lui né il premier spiegano come e quando si sono conosciuti. Anche Noemi conosce intimamente il premier: a 15 anni inviò un book di foto a Mediaset tramite un amico di Dell’Utri; poi, a 16-17 anni, iniziò a frequentare «papi» per tirargli su il morale col karaoke. Milano, Roma, Sardegna. Ma sempre, giura Ghedini, accompagnata dai genitori. Strano: i coniugi Letizia risultano separati da anni; e il Corriere ventila addirittura un’«amicizia particolare» tra Elio e un ex dirigente comunale. Quali armi di persuasione possieda Elio per convocare il premier da Milano alla circonvallazione di Casoria, posto da paura, non è dato sapere. Salvo credere al premier: «Elio voleva parlarmi delle candidature di Malvano e Martusciello». Uno è l’ex questore di Napoli, deputato Pdl; l’altro un consigliere regionale Pdl, fratello del coordinatore forzista in Campania. I due non han mai visto né conosciuto Elio. Che però, generoso com’è, li raccomandava lo stesso. Silvio rimane chiuso un’ora in aereo a Capodichino in attesa che Noemi entri alla festa. E, siccome ha deciso all’ultimo momento, le regala un collier che casualmente teneva in tasca, per ogni evenienza. Sempre casualmente, da sotto un tavolo, spunta un fotografo di «Chi» (Mondadori) per immortalare la scena. Tutto chiaro. Ecco perché Veronica e Mike Bongiorno trovavano perennemente occupato: era sempre al telefono con Elio.

ILMESSAGGERO
Noemi: «Berlusconi non è mio padre»

ROMA (9 maggio) - «No, assolutamente no». In un'intervista al Times, Noemi Letizia, con al fianco i suoi genitori, risponde così alla giornalista inviata a Portici che le chiede conto delle voci secondo cui
sarebbe la figlia illegittima di Silvio Berlusconi, che lei chiama "papi".

«Mio padre è questo qui», dice la ragazza indicando l'uomo che le siede accanto durante l'intervista. Il quotidiano britannico ricostruisce il blitz di Berlusconi alla festa dei 18 anni della ragazza, le polemiche, la richiesta di divrozio di Veronica Lario, «le circostanze misteriose della conoscenza tra Benedetto Letizia e Berlusconi e la lunga, inspiegata storia nella politica locale dove nessuno sembra ricordarsi della sua presenza hanno portato la stampa italiana a definire questo dipendente comunale finora sconosciuto come "Signor nessuno"».

Di qui la domanda del Times, cui la famiglia Letizia ha concesso la prima intervista da quando è scoppiato lo scandalo. Come è possibile che un uomo come lui conosca Berlusconi? «Invertiamo le cose - replica Letizia -. Come è mai possibile che Berlusconi conosca un uomo come me? Perché non mi chiedete questo?».

Riformulata la domanda, il padre di Noemi, che «si porta la mano al petto a dimostrare la sua intimità con l'uomo più ricco del Paese», rivendica: «Abbiamo un buon rapporto, un rapporto di cuore». E la sua conoscenza con il presidente del Consiglio è semplicemente una prova dell'essere alla mano di Berlusconi. «Il nostro leader è un uomo del popolo - si infervora Letizia. - Cosa è un leader se non prende un caffè con la gente comune, se non parla con il macellaio o con il negoziante? Berlusconi è vicino alla gente. Altrimenti da dove verrebbero fuori i voti?».

E alla giornalista che gli chiede se ogni elettore di Forza Italia abbia il privilegio della presenza del premier a una festa di compleanno della figlia, il padre di Noemi sorride e replica: «È un buon rapporto, o no? Lo porterò sempre nel mio cuore, non capisco quale sia il problema. Nel suo Paese, i leader non interagiscono con la gente?». «Letizia - conclude l'inviata Lucy Bannerman - chiaramente non è a libro paga del premier. Nel 2005 ha dichiarato un reddito modesto di 12.376 euro grazie alla profumeria e alla rivendita di giornali della moglie».

--- Una chicca ---
DAGOSPIA
Riusciremo prima o poi ad unire i puntini?
08-05-2009
"In realtà, i genitori di Noemi non vivono insieme da un bel po' di anni. Più di dieci. Tutto risale a quando Benedetto Letizia fu arrestato per una storia di compravendite di licenze commerciali illecite al comune di Napoli. Era il 1993 e lui era il capo della segreteria del direttore dell'assessorato all'Annona, Giovanni De Vecchi. Finirono in manette insieme a causa delle rivelazioni di un geometra, che al magistrato disse anche di essere a conoscenza di «una relazione omosessuale» tra Letizia e De Vecchi. Successivamente arrivò l'istanza di separazione tra lui e la moglie."

Due lavori, nullatenente, tranne 'PAPI' SILVIO NESSUNO conosce IL PAPÀ DI NOEMI - E SPUNTA "una STORIA omoseX"! - i genitori di Noemi non vivono insieme DAL 1997 - nel 2005 dichiarò 12.376 € di reddito MA SI PERMETTE DI INVITARE 100 PERSONE AL PARTY…
CONTINUA

giovedì, maggio 07, 2009

SISMA ABRUZZO - FUMOSO DECRETO PER LA RICOSTRUZIONE

Con le parole d'ordine di "100% Ricostruzione, 100% Trasparenza e 100% Partecipazione", le varie associazioni abruzzesi intendono mobilitare i cittadini e le istituzioni locali a sollecitare il Governo a correggere in modo significativo il decreto per la ricostruzione, per dare certezze con veri ed effettivi finanziamenti sufficienti per le necessità, tempi certi e rapidi.

BLKROLAND
06 maggio 2009
Comitato, Associazione, Ricostruiamo L'Aquila, Collettivo99, 3e32, Repubblica tv
Mercoledì 4 maggio 2009, alle ore 11.00, è andata in onda su REPUBBLICA TV una intervista con l'Associazione avente ad oggetto il contenuto del Decreto Abruzzo.

Il decreto infatti non solo non prevede copertura al 100% dei costi di ricostruzione mettendo a rischio la rinascita della città dell'Aquila e degli altri paesi duramente colpiti, ma anche l'aleatoria e ingiusta provenienza dei finanziamenti. La maggior parte di essi proverrebbero dai fondi Fas (Fondo per le aree sottoutilizzate), soldi necessari per altre emergenze e una caterva di giochi e lotterie gratta e vinci. In altre parole i soldi verrebbero presi dai "poveri" e non dai "ricchi". Una ricostruzione finanziata dai "poveri" poiché tali sono le aree sottoutilizzate alias sottosviluppate, e tali sono chi tenta la fortuna al gioco.

Tutto il finanziamento è poi diluito in 23 anni (sic). Dulcis in fundo ci sarebbe una possibilità di ricorso alla evasione qualora i soldi non dovessero essere sufficienti. Tutto questo “stride” contro la necessità di tempi e finanziamenti certi. Ci sono poi i problemi legati all'utilizzo di questo fiume di soldi con la criminalità organizzata in agguato e le immancabili corruzioni a cui siamo purtroppo abituati.

Si è insomma di fronte ad un “fumoso”
decreto la cui funzione sembra essere mediatica e di annuncio solo per ottenere consensi e niente più. Questo la dice lunga sulla reale volontà del Governo di affrontare e risolvere il problema della ricostruzione.

Se non si riuscirà a modificare il decreto si rischierà un altro Belice, una diaspora o un accampamento definitivo per chi resta. Il G8 potrà fare ben poco se le cose resteranno così, anzi sarà solo d'intralcio all'azione degli operatori della protezione civile impegnati ad alleviare i terremotati, dovranno pensare anche alle migliaia di persone che il G8 attirerà. Servirà solo come cassa di risonanza per il Governo e il suo Capo (che tanto ha insistito) di spostarlo dalla Maddalena (Sardegna) dove i preparativi erano a buon punto con notevole disappunto dei sardi che avevamo creduto alle promesse del Cavaliere.
Raffaele B.

REPUBBLICA
I trucchi del "decreto abracadabra"
ricostruzione diluita in 23 anni

IL RETROSCENA. Il contributo statale effettivo per ogni famiglia non sarà di 150 mila euro, ma di un terzo. Fondi "virtuali" e stanziamenti basati su previsioni di incassi crescenti delle lotterie
di MASSIMO GIANNINI
7 maggio 2009

Impegni solenni, progetti altisonanti. Garantiti dalle solide certezze del presidente del Consiglio. Ma se scorri il testo del provvedimento, ti accorgi che lì dentro di veramente solido c'è poco e niente.

Tutto balla, in quello che è già stato ribattezzato il "Decreto Abracadabra". Le cifre, innanzitutto. Dopo il Consiglio dei ministri straordinario del 23 aprile, Berlusconi e Tremonti avevano annunciato uno stanziamento di 8 miliardi per la ricostruzione dell'Abruzzo: 1,5 per le spese correnti e 6,5 in conto capitale. A leggere il decreto 39, si scopre che lo stanziamento è molto inferiore, 5,8 miliardi, ed è spalmato tra il 2009 e il 2032. Di questi fondi, 1,152 miliardi sarebbero disponibili quest'anno, 539 milioni nel 2010, 331 nel 2011, 468 nel 2012, e via decrescendo, con pochi spiccioli, per i prossimi 23 anni. Da dove arrivano queste soldi? Il governo ha spiegato poco. Il premier, ancora una volta, ha rivendicato il merito di "non aver messo le mani nelle tasche degli italiani". Il ministro dell'Economia si è fregiato di aver reperito le risorse "senza aumentare le accise su benzina e sigarette, senza aumenti di tasse, ma spostando i fondi da una voce all'altra del bilancio".

Il "Decreto Abracadabra" non aiuta a capire. Il capitolo "Disposizioni di carattere fiscale e di copertura finanziaria" dice ancora meno. Una prima, inquietante cosa certa (come recita l'articolo 12, intitolato "Norme di carattere fiscale in materia di giochi") è che la ricostruzione in Abruzzo sarà davvero un terno al lotto: 500 milioni di fondi dovranno arrivare, entro 60 giorni dal varo del decreto, dall'indizione di "nuove lotterie ad estrazione istantanea", "ulteriori modalità di gioco del Lotto", nuove forme di "scommesse a distanza a quota fissa". E così via, giocando sulla pelle dei terremotati. Un "gioco" che non piace nemmeno agli esperti del Servizio Studi del Senato: "La previsione di una crescita del volume di entrate per l'anno in corso identica (500 milioni di euro) a quella prevista a regime per gli anni successivi - si legge nella relazione tecnica al decreto – potrebbe risultare in qualche modo problematica".

Una seconda, inquietante cosa certa (come recita l'articolo 14, intitolato "Ulteriori disposizioni finanziarie") è che altre risorse, tra i 2 e i 4 miliardi di qui al 2013, dovranno essere attinte al Fas, il Fondo per le aree sottoutilizzate, che dalla Finanziaria in poi è diventato un vero Pozzo di San Patrizio, dal quale il governo pompa denaro per ogni emergenza, senza che si capisca più qual è la sua vera dotazione strutturale. E questo è tutto. Per il resto, la copertura finanziaria disposta dal decreto è affidata a fonti generiche e fondi imprecisati: dai soldi dell'Istituto per la promozione industriale (trasferiti alla Protezione civile per "garantire l'acquisto da parte delle famiglie di mobili ad uso civile, di elettrodomestici ad alta efficienza energetica, nonché di apparecchi televisivi e computer") al trasferimento agli enti locali dei mutui concessi dalla Cassa depositi e prestiti.

A completare il gioco di prestigio contabile, non poteva mancare il solito, audace colpo a effetto, caro ai governi di questi ultimi anni: altri fondi (lo dice enfaticamente il comma 4 dell'articolo 14) potranno essere reperiti grazie alle "maggiori entrate derivanti dalla lotta all'evasione fiscale, anche internazionale, derivanti da futuri provvedimenti legislativi". Insomma, entrate scritte sull'acqua. A futura memoria. E a sicura amnesia.

Ma non è solo l'erraticità dei numeri, che spaventa e preoccupa nel "Pacchetto Ricostruzione". A parte gli interventi d'emergenza, ci sono altri due fronti aperti e dolenti per le popolazioni locali. Un fronte riguarda l'edificazione delle case provvisorie ("a durevole utilizzazione", secondo la stravagante formula del decreto) che dovrebbero garantire un tetto ad almeno 13 mila famiglie, pari a un totale di 73 mila senza tetto attualmente accampati nelle tendopoli. I fondi previsti per questi alloggi (nessuno ancora sa se di lamiera, di legno o muratura) ammonterebbero a circa 700 milioni. Ma 400 risultano spendibili quest'anno, 300 l'anno prossimo.

Questo, a dispetto del giuramento solenne rinnovato dal Cavaliere a "Porta a Porta" di due giorni fa, fa pensare che l'impegno di una "casetta" a tutti gli sfollati entro ottobre, o comunque prima del gelo invernale, andrà inevaso. Quasi la metà di loro (secondo il timing implicito nella ripartizione biennale dei fondi) avrà un tetto non prima della primavera del prossimo anno.

Un altro fronte, persino più allarmante, riguarda la ricostruzione delle case distrutte. Il governo ha annunciato "un contributo pubblico fino a 150 mila euro (80 mila per la ristrutturazione di immobili già esistenti), a condizione che le opere siano realizzate nel rispetto della normativa antisismica".

Basterà presentare le fatture relative all'opera da realizzare, e a tutto il resto penserà Fintecna, società pubblica controllata dal Tesoro, che regolerà i rapporti con le banche. Detta così sembra facilissima. Il problema è che quei 150 mila euro nel decreto non ci sono affatto. Risultano solo dalle schede tecniche che accompagnano il provvedimento. E dunque, sul piano legislativo, ancora non esistono. Non basta. Sul totale dei 150 mila euro, il contributo statale effettivo sarà pari solo a 50 mila euro. Altri 50 mila saranno concessi sotto forma di credito d'imposta (dunque sarà un risparmio su somme da versare in futuro, non una somma incassata oggi da chi ne ha bisogno) e altri 50 mila saranno erogati attraverso un mutuo agevolato, sempre a carico della famiglia che deve ricostruire, che dunque potrà farlo solo se ha già risparmi pre-esistenti. Se questo è lo schema, al contrario di quanto è accaduto per i terremoti dell'Umbria e del Friuli, i terremotati d'Abruzzo non avranno nessuna nuova casa ricostruita con contributo a fondo perduto. Anche perché nelle schede tecniche del decreto quei 150 mila euro sono intesi come "limite massimo" dell'erogazione. Ciò significa che lo Stato declina l'impegno a finanziare la copertura al 100% del valore dell'appartamento da riedificare.

Nel "Decreto Abracadabra", per ora, niente è ciò che appare. Man mano che si squarcia la cortina fumogena della propaganda, se ne cominciano ad accorgere non solo i "soliti comunisti-sfascisti" dell'opposizione come Pierluigi Bersani (che accusa l'esecutivo di trattare gli aquilani come "terremotati di serie B"), ma anche amministratori locali come Stefania Pezzopane, o perfino presidenti di Confindustria come Emma Marcegaglia, che l'altro ieri a L'Aquila ha ripetuto "qui servono soldi veri". C'è un obbligo morale, di verità e di responsabilità, al quale il governo non può sfuggire. Lo deve agli abruzzesi che soffrono, e a tutti gli italiani che giudicano. L'epicentro di una tragedia umana non può essere solo il palcoscenico di una commedia politica.

mercoledì, maggio 06, 2009

IL CAVALIERE E L’INFORMAZIONE ASSERVITA

Con un’ennesima gaffe a sfondo sessuale il Cavaliere continua imperterrito a celebrare se stesso durante una visita a l’Aquila lo scorso 25 aprile. Certo il Premier dirà che sono le solite invenzioni di certa stampa di sinistra ma i documenti filmati di cui il web è pervaso è una prova inconfutabile che lo inchioda senza scampo alle sue responsabilità di Capo di Governo.

lavocedelnordest
06 maggio 2009
Berlusconi tra le macerie: "Posso palpare un po' la Signora"?
La frase è riferita all'Assessore provinciale trentino alla solidarietà Lia Beltrami che si dice dispiaciuta per il commento in quel contesto. La Beltrami aggiunge inoltre che in questo momento la priorità è la ricostruzione dell'Abruzzo e il resto è solo Gossip. Per la cronaca, l'ennesima gaffe del premier è stata mandata in onda dall'emittente tv trentina TCA.

A differenza delle televisioni, internet è un territorio difficile da controllare e questo lo disturba moltissimo. Infatti nelle televisioni si può toccare con mano il controllo che il Cavaliere esercita direttamente su mediaset e indirettamente su RAI. Solo TG3, TG24 e TG LA7 hanno riportato la notizia del divorzio tra Veronica Lario e Berlusconi nel sommario e con un adeguato risalto. Le altre invece hanno inserito una breve notizia all’interno del TG senza riportarla nel sommario. Il patetico Emilio Fede nel TG 4 al contrario gli dedica un tempo spropositato solo per difenderlo dagli attacchi della sinistra che strumentalizzerebbe una vicenda privata.

ladygroove71b
03 maggio 2009
TG Rai e Mediaset sul divorzio Veronica Lario - Silvio Berlusconi
Rassegna esemplificativa di telegiornali nazionali sull'annosa vicenda dei coniugi Berlusconi. Ad eccezione di TG LA7, di Sky TG 24 e del TG3, guardate i titoli di apertura delle veline di regime, con degno epilogo incarnato nel solito patetico Emilio Fede.

Altro che vicenda privata se lo stesso Berlusconi va a fare il monologo a Porta a Porta per “lavare i suoi panni sporchi” in pubblico buttandola in “politica” accusando la “sinistra” di manipolare la moglie contro di lui in un disperato tentativo di recupero di consensi. Chissà se ci sarà la par condicio con un invito a Veronica, le spetta. Vedremo se Bruno Vespa lo farà!

In ogni caso tutti possono vedere il livello di asservimento dell’informazione in Italia dei media principali. Con questo regime d’informazione che si “costruisce” il suo consenso. Ma ora l’esempio di successo tanto propagandato della sua “famiglia felice” è una gamba del tavolo del suo successo che viene a “mancare”. Egli ha voluto “usare” anche la sua vita privata per ottenere consensi in politica ed ora questa strategia gli si rivolta contro!
Raffaele B.


BLITZQUOTIDIANO.IT
Berlusconi aveva scherzato pesante in Abruzzo: “Posso palpare la signora?”
Fabrizia Argano (Scuola superiore giornalismo Luiss)
6 maggio 2009 15:14

Non c’è pace per il Cavaliere. O forse per le donne che gli stanno vicino. Neanche il tempo di finire di registrare la puntata riparatrice di “Porta a porta” e il presidente del Consiglio è nuovamente al centro delle polemiche. La sua “esuberanza cordiale” l’avrebbe tradito un’altra volta.

La televisione locale Tca Trentino tv manda in onda un filmato, risale al 25 aprile, visita di Berlusconi in Abruzzo. Poco prima di una foto con gli uomini della Protezione civile e i vigili del fuoco, il premier passa dietro a Lia Giovanazzi Beltrami, 41 anni, assessore trentino alla Solidarietà internazionale e alla Convivenza e le chiede: «Posso palpare un po’ la signora?». Poi clic, la foto viene scattata e il gruppo si scioglie. Nessuna notizia dell’accaduto fino a ieri.

La destinataria del complimento scherzoso, galante ma pesante, ha preferito non riferire immediatamente della battuta perché, ha spiegato, «in quei momenti era importante intervenire a favore di chi è rimasto colpito dalla tragedia», anche se si è detta «infastidita dalla frase». E le fa eco Marilena Guerra, direttrice della tv che precisa: «Abbiamo preferito non trasmettere subito il filmato perché in quel momento in primo piano c’era l’emergenza terremoto e darlo ci sembrava una sorta di speculazione sull’audience».

Ora invece in primo piano ci sono queste nuove immagini dall’audio inequivocabile che dall’etere trentino sono rimbalzate su tutti i siti e su Youtube.