venerdì, giugno 22, 2007

FISCO - BINOMIO ALTE TASSE ALTA EVASIONE

IL FENOMENO DELLA ELEVATA EVASIONE IN ITALIA HA RADICI ETICHE, CIVILI E STORICHE. NON CONOSCE DIFFERENZIAZIONI NÈ PER TERRITORIO NÈ PER REDDITO E POI LA PRATICA DEI CONDONI HA GENERATO LA CERTEZZA DELL'IMPUNITÀ PER GLI EVASORI E/O ELUSORI.

QUESTE CATEGORIE POSSONO DICHIARARE QUELLO CHE VOGLIONO O ADDIRITTURA REDDITO NEGATIVO!

A PAGARE TUTTE LE TASSE INVECE RESTANO COME SEMPRE SOLO I DIPENDENTI PUBBLICI E PRIVATI CHE NON POSSONO EVADERE PERCHÈ LE IMPOSTE SONO DETRATTE LORO DIRETTAMENTE DALLA BUSTA PAGA.

VIENE DETTO DA PARTE IMPRENDITORIALE CHE L'ALTA TASSAZIONE CAUSA L'EVASIONE E CHE BISOGNEREBBE ABBASSARE LE TASSE PERCHÈ SI POSSA SCONFIGGERE L'EVASIONE E L'ELUSIONE.

QUESTA POSIZIONE DA NOI È SMENTITA DAI FATTI PERCHÈ VI ERA ALTA EVASIONE ANCHE QUANDO LA TASSAZIONE NON ERA ALTA E CHE PERALTRO NESSUNO PAGA LE TASSE ANCHE SE BASSE SENZA "COSTRIZIONI" SANZIONATORIE. INOLTRE IL GOVERNO DI CENTRODESTRA PUR RIDUCENDO LA TASSAZIONE PER I REDDITI PIÙ ALTI NON VENNE RECUPERATA ALCUNA EVASIONE OTTENENDO COSI SOLO UNA RIDUZIONE DEL GETTITO. SI FECE MISERA CASSA SOLO CON I CONDONI CHE SONO PERÒ UNA TANTUM E POI BASTA.

LA POSIZIONE DEL GOVERNO INVECE È CHE MAN MANO CHE SI RECUPERA L'EVASIONE ATTRAVERSO UNA SERIA POLITICA DI LOTTA ALLA EVASIONE ED ELUSIONE CON MAGGIORI CONTROLLI E STUDI DI SETTORE È POSSIBILE RIDURRE E SEMPLIFICARE LE TASSE A VANTAGGIO DI TUTTI IN PARTICOLARE PER COLORO (GLI ONESTI) CHE LE PAGANO.

L'EVASIONE DI 100 MILIARDI DI EURO ANNUE INSIEME A QUELLA DELL'ECONOMIA SOMMERSA RAGGIUNGE CIFRE ASTRONOMICHE GIUDICATE COME UNA VERA MALATTIA CHE DISTINGUE IN NEGATIVO IL NOSTRO PAESE DAL RESTO DEI PAESI INDUSTRIALIZZATI.

SE A TUTTO QUESTO AGGIUNGIAMO GLI INTERESSI PASSIVI CHE LO STATO DEVE PAGARE A CAUSA DEL TREMENDO DEBITO PUBBLICO, SI HA UN QUADRO DRAMMATICO DELLA SITUAZIONE ECONOMICA DELL'ITALIA.

DI FRONTE A QUESTE CONDIZIONI "PERSISTE" LA MANCANZA DI ETICA E DI CIVILTÀ DI MOLTI ITALIANI (NON MOLTO PATRIOTTICI) CHE ANZICHÈ "PAGARE" LE TASSE LE "EVADONO" E CHE PER LORO LA RIDUZIONE DELLE TASSE "PRECEDE" LA LOTTA ALLA EVASIONE.
Raffaele B.

TGFIN.MEDIASET
"L'evasione ci fa perdere 100 mld"
Padoa-Schioppa: è una vera pandemia
21/6/2007

L'evasione fiscale sottrae alle casse dello Stato oltre 100 miliardi l'anno, cioè il 15-20% delle entrate fiscali complessive raccolte, pari a 7 punti di Pil. Lo ha detto il ministro del Tesoro Tommaso Padoa-Schioppa durante il suo intervento al 233esimo anniversario della Fondazione della Guardia di Finanza. E ha aggiunto: "In Italia l'evasione fiscale non è la malattia di alcuni ma è una vera e propria pandemia".

L'evasione rappresenta dunque sette punti di Pil secondo i dati del Tesoro ed è "a livelli ben superiori rispetto agli altri Paesi dell'Europa e ai Paesi ad economia avanzata", ha aggiunto Padoa-Schioppa. Quasi doppia rispetto a Francia, Germania e Regno Unito, è quasi il quadruplo se confrontata con Austria, Olanda e Irlanda. Si aggiunge anche, non meno grave, il fenomeno del lavoro sommerso, che nel nostro Paese secondo il ministro "è il 60% in più" rispetto alla media dell'Ocse.

EVASIONE, UNA PIAGA DI TUTTA L'ITALIA
Si tratta comunque di un fenomeno che non ha rilevanze geografiche particolarmente marcate. L'evasione fiscale, ha detto Padoa-Schioppa, è "diffusa su tutto il territorio nazionale, con differenze infinitesimali fra Nord e Sud". Stesso discorso per il sommerso: "Dati simili ci sono per la Campania come per la Lombardia, per la Puglia come per il Veneto, per Napoli come per Torino".

Fra Nord e Sud" ha detto ancora il ministro "l'evasione fiscale supera la base imponibile dichiarata e dove il reddito è più alto maggiore è l'evasione". Si tratta di un fenomeno le cui cause, ha spiegato il ministro, "sono economiche, organizzative e soprattutto etiche e civili: si evade perchè è conveniente e la pratica di condoni ha trasformato l'eccezione in una quasi certezza" di impunità. In Italia "ciò che è pubblico è come se non appartenesse a nessuno e l'evasione innesca effetti imitativi. Le imposte non si pagano perchè molti non le pagano e il pubblico gestisce male i fondi. Atteggiamenti verso i quali non si può essere indulgenti".

Ritornando al sommerso e ricordando i dati Istat, Padoa-Schioppa ha sottolineato come rappresenti il 16,6-17,7% del Pil, "cioè circa 230-245 miliardi di valore aggiunto non dichiarato".

"MA VINCERE LA GUERRA CONTRO L'EVASIONE SI PUO'"
Ma, nonostante la situazione allarmante, il ministro è convinto che sconfiggere l'evasione non sia un sogno. "Un'Italia a evasione zero è possibile, è a portata di mano", ha detto il ministro. E se l'obiettivo sarà raggiunto, aggiunge Padoa-Schioppa, "sarà possibile la riduzione dei prelievi", ma per ottenere questo risultato "serve un atto di fiducia, direi un patto di riconciliazione, oltre che tolleranza zero verso l'evasione".

QUESTIONE DI CULTURA
Secondo il ministro infatti è necessario che "il cittadino capisca che l'evasione è un male evitabile" e che anche se le tasse "non si pagano volentieri, servono per procurarci dei beni: strade, giustizia, cure mediche, istruzione". Un quadro, quello di un'Italia senza evasione fiscale, in cui, ha continuato il ministro, "l'economia crescerebbe di più, creando nuovi posti di lavoro", in cui sarebbero possibili "alleggerimenti dei carichi fiscali a tutti i contribuenti, soprattutto a chi non evade".

Del resto, ha ribadito Padoa-Schioppa ancora una volta, in Italia l'evasione fiscale "non è una malattia di alcuni, ma spesso una vera e propria pandemia".

giovedì, giugno 21, 2007

CDL - ENNESIMA NORMA INCOSTITUZIONALE

UN’ALTRA NORMA INSERITA NELLA RIFORMA DELLA GIUSTIZIA FATTA DAL EX MINISTRO CASTELLI È STATA DICHIARATA "INCOSTITUZIONALE" DALLA CORTE PERCHÈ IN APERTA "VIOLAZIONE" DELLA NORMATIVA DEI LIMITI DI ETÀ PER I MAGISTRATI.

PUR DI ESCLUDERE IL PROCURATORE GENERALE GIANCARLO CASELLI DAL CONCORSO PER LA NOMINA DI PROCURATORE ANTIMAFIA, FU INSERITA “ILLECITAMENTE” NELLA RIFORMA IL LIMITE DI ETÀ DI 66 ANNI.

CON QUESTA ALTRA “BOCCIATURA” LA CDL SI GUADAGNA IL "DEMERITO" DEL RECORD DELLE LEGGI "INCOSTITUZIONALI" FATTE DURANTE I SUOI 5 ANNI DI INCONTRASTATO GOVERNO INSIEME A QUELLE FATTE PER USO "AD PERSONAM" E DI DEPENALIZZAZIONI DI VARI REATI FINANZIARI PER LE QUALI ANCORA NON SI RIESCE A PORRE RIMEDIO PER RISTABILIRE UNA LEGALITÀ NORMALE.

NON C’È CHE DIRE L’EX GOVERNO È STATO MOLTO “PRODUTTIVO” ED EFFICIENTE IN QUELLA DIREZIONE.
Raffaele B.

CORRIERE DELLA SERA
Consulta: dichiarata incostituzionale norma "anti Caselli"
20/06/2007 18:57

ROMA - La Corte Costituzionale ha dichiarato illegittima la norma inserita nella riforma Castelli sull'ordinamento giudiziario voluta dalla Cdl nella passata legislatura, a causa della quale il procuratore generale di Torino Giancarlo Caselli fu escluso dal concorso per la nomina di procuratore nazionale antimafia, poiche' aveva gia' compiuto i 66 anni di eta'. Il nodo della norma, dichiarato incostituzionale, sta nella questione dell'eta' per quanto concerne di conferimento degli incarichi direttivi a magistrati ordinari. La norma ribattezzata 'anti-Caselli', escludeva dagli incarichi direttivi i magistrati che abbiano compiuto 66 anni. Per i giudici della Consulta quella disposizione e' incostituzionale, perche' non tiene conto della normativa che consente ai magistrati di rimanere in servizio fino a 75 anni. (Agr)

G8 GENOVA - INDAGATO IL CAPO DELLA POLIZIA

COSI COME FECE PER IL GEN. SPECIALE, LA CDL FA QUADRATO A DIFESA DEL CAPO DELLA POLIZIA GIANNI DE GENNARO "CONTRO" IL PRESUNTO COMPORTAMENTO DEL GOVERNO PRODI CHE HA ANNUNCIATO ALLA CAMERA LA SUA “SOSTITUZIONE” ALLA SCADENZA DEL MANDATO DI 7 ANNI (DI FATTO GIÀ SCADUTO LO SCORSO 26 MAGGIO).

A SEGUITO DELLA SUA ISCRIZIONE NEL REGISTRO DEGLI INDAGATI DA PARTE DELLA PROCURA DI GENOVA PER UN IPOTESI DI REATO DI “ISTIGAZIONE ALLA FALSA TESTIMONIANZA”, VI È UN CERTO IMBARAZZO SIA DA PARTE DELLA CDL PER LA SUA DIFESA CHE DAL GOVERNO PRODI.

IL CAPO DELLA POLIZIA AVREBBE “ISTIGATO ALLA FALSA TESTIMONIANZA” PER "DEPISTARE" L'ACCERTAMENTO DELLA VERITÀ ALLE INDAGINI SVOLTE ALLORA E SOPRATUTTO PER COPRIRE ALTRE RESPONSABILITÀ.

DOPO LA STRENUA DIFESA LA CDL ORA OSSERVA SUL CASO UN SILENZIO ASSORDANTE.

IL GOVERNO PRODI INVECE SI "DIMOSTRA" FIN TROPPO "INDULGENTE" NEL NON AVERLO GIÀ RIMOSSO IN FRETTA PER IL MANDATO GIÀ SCADUTO E PER ESSERE ORA INDAGATO PER I GRAVI FATTI DI GENOVA.

INOLTRE NESSUN CAPO DELLA POLIZIA RESTA IN CARICA PIÙ DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA (7 ANNI).

LA QUESTIONE CHE STA VENENDO FUORI È CHE IL "COMPORTAMENTO" DELLA POLIZIA E DEI CARABINIERI NON È STATO AFFATTO "LIMPIDO" PER STESSA AMMISSONE DEL CAPO DELLA POLIZIA.

SI È QUINDI DI FRONTE AD UNA SITUAZIONE DI QUESTO TIPO:
O DE GENNARO HA UNA RESPONSABILITÀ DIRETTA SU QUEL "COMPORTAMENTO" OPPURE NON È STATO CAPACE DI "CONTROLLARLO".

NELLA MIGLIORE DELLE IPOTESI È STATO "INCAPACE" ED ANCHE “RETICENTE” PERCHÈ ALLORA NON DENUNCIÒ NESSUNA "INTERFERENZA" CON IL SUO UFFICIO.

È AUSPICABILE L'ISTITUZIONE DI UNA COMMISSIONE DI INCHIESTA AL PIÙ PRESTO PER ACCERTARE TUTTA LA VERITÀ E TUTTE LE RESPONSABILITÀ ANCHE “POLITICHE” DI QUEGLI AVVENIMENTI.
Raffaele B.

ILMESSAGGERO
Il capo della Polizia indagato per il G8 di Genova:
"istigazione alla falsa testimonianza"
Prodi: «De Gennaro lascia a fine mandato, il successore scelto consultando l'opposizione»

ROMA (20 giugno) - Il capo della Polizia, Gianni De Gennaro, è stato iscritto nel registro degli indagati dalla Procura di Genova nell'ambito dell'inchiesta sul G8. Secondo fonti ufficiose ma autorevoli, l'iscrizione, alcuni giorni fa, sarebbe stata fatta con l'ipotesi di reato di istigazione alla falsa testimonianza. La situazione intorno ai fatti di Genova si era accesa una settimana fa dopo la deposizione in aula, del vicequestore Michelangelo Fournier intorno ai fatti accaduti all'interno della scuola Diaz, proprio in occasione del G8 tenutosi nel 2000 a Genova. L'iscrizione del prefetto De Gennaro nel registro degli indagati sarebbe di poco precedente o immediatamente successiva alla deposizione di Fournier.

Nel pomeriggio, durante il question time alla Camera, Romano Prodi ha reso noto che Gianni De Gennaro, sarà sostituito al termine del suo settimo anno di mandato. Prodi ha parlato di atto "concordemente convenuto". Gianni De Gennaro è stato nominato capo della polizia il 26 maggio del 2000 dal presidente del consiglio Giuliano Amato, come successore del prefetto Fernando Masone. Prodi, che ha ribadito all'attuale capo della Polizia completa e totale fiducia, ha anche aggiunto che il successore di De Gennaro sarà scelto dopo ampia consultazione con l'opposizione.

Queste le parole testuali di Prodi: «Quanto alla durata del suo mandato lo stesso dottor De Gennaro lo aveva messo a disposizione contemporaneamente alla nascita del mio governo e quando fece questo, in risposta alla conferma della nostra fiducia, il dottor De Gennaro aveva convenuto che alla scadenza del settimo anno di incarico sarebbe maturato il momento del suo avvicendamento. Così sarà senza polemiche, in completo accordo fra il governo e il capo della Polizia, nel solo interesse del Paese».

Pier Ferdinando Casini si dice «sconcertato» e ricorda «la campagna di discredito subita dalla Polizia di Stato ad opera di chi in quest'Aula propone continuamente una commissione d'inchiesta sui fatti del G8 di Genova, da chi è avaro di solidarietà verso chi opera ogni giorno a tutela della sicurezza dei cittadini, da chi destabilizza alcune istituzioni del nostro Paese con continui ricatti, dicendo ai quattro venti che esse vanno rimosse». Casini afferma che, durante la risposta di Prodi, stava per esprimere «solidarietà» al presidente del Consiglio che confermava «piena fiducia a De Gennaro. Improvvisamente scopriamo che lei ci è venuto a dire che sarà sostituito il capo della Polizia. E' un ulteriore atto di arroganza che deve essere stigmatizzato da tutti i deputati».

Controreplicando a Casini, Romano Prodi ha ricordato che «i sette anni di De Gennaro sono già scaduti, ma noi non abbiamo proceduto alla sostituzione. Nel cambiamento che ci sarà ci sarà un'ampia consultazione con l'opposizione».

E in serata non sono mancati i commenti di Berlusconi. «Dopo la Guardia di Finanza, con la rimozione di Speciale, ora occupano anche la polizia. Quello che succede è gravissimo». «È l'ennesimo ricatto fatto dalla sinistra estrema e subito da questo governo», ha sottolineato il leader di Forza Italia, secondo quanto riferito da chi ha avuto modo di parlargli in queste ore. Quella stessa sinistra, ha aggiunto, «che si vendica per il G8 di Genova»

mercoledì, giugno 20, 2007

STUDI DI SETTORE E LOTTA ALLA EVASIONE FISCALE

È ABBASTANZA OVVIO CHE LA CATEGORIA RAPPRESENTATE DALLA CONFCOMMERCIO E DALLA CONFESERCENTI (GLI AUTONOMI) “DISAPPROVINO” L’OPERATO DEL GOVERNO SUGLI STUDI DI SETTORE “FISCHIANDOLO” VEDI CONFESERCENTI: FISCHI PER PRODI.

DAGLI STUDI DI SETTORE FATTI PERALTRO NON DAL GOVERNO MA DA ISTITUZIONI COMPETENTI E NEUTRALI QUALI LA BANCA D’ITALIA, L’ISTAT, LA GUARDIA DI FINANZA ETC… “PROVANO” AL DI LA DI OGNI RAGIONEVOLE DUBBIO CHE IN QUESTA CATEGORIA SI “NASCONDE” UNA GRANDE “EVASIONE” SIA PER NUMERO DI OPERATORI CHE PER AMMONTARE TOTALE.

INOLTRE NON ESISTE NEMMENO L’OBBLIGO PER I COMMERCIANTI DI APPLICARLI, PERCHÉ SE SONO AL DI SOTTO DI QUEI VALORI LO POSSONO SEMPRE DICHIARARE ED ESSERE PERÒ SOTTOPOSTI A “VERIFICA”. PERTANTO CHI SI ATTIENE AGLI STUDI DI SETTORE “EVITA” IL CONTROLLO FISCALE.

È ANCHE OVVIO CHE SI PUÒ MIGLIORARE LO STUDIO APPORTANDO MAGGIORI DATI ANCHE REGIONALI E SU QUESTO IL GOVERNO HA DIMOSTRATO LA SUA DISPONIBILITÀ MA “RESPINGERE” IL CRITERIO O ACCANIRSI “CONTRO” VALE COME UNA TENACE RESISTENZA “CORPORATIVA” A FAR RIMANERE LE COSE COME STANNO PER CONTINUARE AD “EVADERE” CON BUONA PACE DI TUTTI I LAVORATORI DIPENDENTI CHE “PAGANO” TUTTE LE TASSE DOVUTE “DETRATTE” DIRETTAMENTE DALLA BUSTA PAGA DAI LORO STESSI DATORI DI LAVORO.
Raffaele B.

REPUBBLICA
Studi settore: 10 mila euro l'anno per il 54%
19 giugno 2007

I dati diffusi dal ministero dell'Economia sulla base delle dichiarazioni del 2005
Autonomi e imprese che dichiarano una cifra non "in linea" sono 1,4 milioni

Visco: "C'è una robustissima evasione"
Martedì all'esame in Senato le mozioni dell'opposizione e della maggioranza


ROMA - Sono un milione e 407 mila i lavoratori autonomi e le piccole imprese che al momento di fare la dichiarazione dei redditi finiscono per indicare una cifra che pare troppo bassa. Soprattutto se si guarda ai livelli dei ricavi che loro stessi dichiarano. Tanto che pure se si trovano a fatturare in media quasi 200 mila euro l'anno, i loro redditi d'impresa, al netto dei costi, si riducono a una misera sommetta che supera solo di poco i 10 mila euro l'anno.

Sono loro, ovvero il 53,8 per cento dei quasi tre milioni di operatori interessati dagli Studi di settore, i contribuenti "incongruenti", imprenditori e lavoratori autonomi che, stando alle loro stesse dichiarazioni, riescono a mettere su a fine anno un reddito d'impresa medio che vale solo il 5,4 per cento dei loro ricavi annuali. E' questo il dato principale che emerge dalle prime analisi commissionate dal vice-ministro dell'Economia Vincenzo Visco relative ai redditi del 2005 e a cui sono stati applicati i criteri di "congruità" e "normalità" così come definiti nell'ultima finanziaria.

Visco: "Robustissima evasione". Il vice-ministro, illustrando i dati, ha parlato dell'evidenza di un'evasione corposa. Allo stesso tempo ha assicurato che gli studi di settore non saranno applicati utilizzando degli automatismi e che verranno utilizzate "tutte le garanzie. E' evidente però che c'è una robustissima evasione anche se la non congruità potrà essere spiegata nei casi specifici". E quanto ai controlli nei loro confronti ha detto che il fisco "mostrerà maggior zelo" e che "almeno 500 mila controlli possiamo farli". A questi circa 1,4 milioni di contribuenti Visco dice che chiede loro "solo di versare 100-200 euro in più di tasse evase".

I contribuenti "in linea". Ma non ci sono solo contribuenti "incongruenti". Quelli che dichiarano una cifra che pare in linea con i loro ricavi, le loro attività e i beni strumentali, sono 1 milione e 30 mila (il 39,4 per cento del totale). Contribuenti che dichiarano un reddito medio di 45.800 euro l'anno. A fronte di un fatturato che è pari a 362,5 mila euro. Loro, i "congruenti" a fine anno possono vantare un reddito che vale il 12,6 per cento del "giro di affari" della loro attività.

Quelli che dichiarano troppo poco. Mediamente quindi gli "incongruenti" dicono di ritrovarsi con 35,3 mila euro l'anno di reddito d'impresa in meno dei loro colleghi "congruenti". Una cifra non da poco. Tra le categorie che si distinguono di più in questa specie di "contrapposizione fiscale", ci sono i proprietari di discoteche e night club. Nella loro categoria mentre i "congrui" dichiarano un reddito pari a 24 mila euro l'anno, i loro dirimpettai "incongrui" dichiarano una perdita di 18,7 mila euro l'anno. Li seguono i gestori dei centri benessere, che si ritrovano con una differenza di oltre 46,5 mila euro l'anno, i noleggiatori di autovetture e altri mezzi di trasporto con una differenza di 40 mila euro e i proprietari di sale gioco (58,1 mila euro di reddito per i congrui e una perdita di 2 mila euro per gli "incongrui").

Tassisti senza taxi. Dall'analisi escono fuori risultati che restituiscono un'immagine quasi paradossale dell'attività di questi contribuenti. Almeno 100 mila sono infatti quelli che hanno dichiarato di svolgere l'attività pur senza possedere i beni strumentali caratteristici. Così si trovano, per il periodo di imposta del 2005, a non essere in possesso di beni strumentali 137 tassisti, 360 laboratori di analisi cliniche e 480 farmacie. Ma anche 555 lavanderie, 3.329 ristoranti e 5.139 installatori di impianti elettrici ed idraulici.

Gli studi di settore, che interessano circa 3 milioni di contribuenti, vengono utilizzati, d'accordo con le categorie interessate, per cercare di risalire ai ricavi dei singoli contribuenti. Sono realizzati attraverso una complessa raccolta di informazioni statistiche e tengono conto non solo dei dati contabili ma anche di quelli strumentali. Nell'ultima finanziaria, per cercare di ridurre il fenomeno della sovrastima dei costi da parte dei contribuenti, sono stati introdotti altri indicatori per riuscire a individuare voci di costo di bilancio non logiche rispetto all'attività.

La richieste e la protesta di Confcommercio. Le categorie di settore chiedono però che si rivedano alcune parti normative. "In questo momento gli studi di settore - ha detto il presidente della Confcommercio Carlo Sangalli - come sono adesso non rispettano i principi di equità e di soggettività e sono stati fatti in fretta e furia. Siamo determinati a ottenere un cambiamento". E le Confcommercio regionali del Veneto, Friuli e Trentino si sono alleate per la raccolta di firme contro le regole attuali.

Le mozioni domani a Palazzo Madama. Martedì l'Aula del Senato discuterà e voterà la mozione presentata ad Forza Italia che chiede di modificare il quadro normativo attuale. La maggioranza si è detta comunque pronta ad apportare alcune modifiche. "Vi sono stati certamente degli errori che possono essere superati - ha detto Giovanni Russo Spena, presidente dei senatori di Rifondazione comunista -. Anche l'Unione presenterà delle mozioni con cui correggeremo gli errori fatti, coinvolgendo come è giusto che sia anche le categorie, ma eviteremo che sia una copertura all'evasione".

venerdì, giugno 15, 2007

ELEZIONI - IL CHIODO FISSO DEL CAVALIERE

NON C'È NIENTE DA FARE, AL CAVALIERE NON PIACE PROPRIO STARE ALL'OPPOSIZIONE! VUOLE TORNARE AL GOVERNO ATTRAVERSO NUOVE ELEZIONI IN QUESTO MOMENTO A LUI FAVOREVOLE. SECONDO LUI E GRAN PARTE DELLA CDL QUESTE ELEZIONI LO RICHIEDONO I “CITTADINI” IN TUTTE LE PIAZZE.

LA CDL (SALVO L'UDC) HA DECISO QUINDI DI ANDARE DAL PRESIDENTE NAPOLITANO, INIZIALMENTE PER CHIEDERE NUOVE ELEZIONI, ORA VISTO CHE NON SI PUÒ FARE PERCHÈ UNA TALE RICHIESTA È TOTALMENTE ESTRANEA AD OGNI REGOLA DEMOCRATICA E ISTITUZIONALE, CI ANDRANNO PER PRESENTARE LE LORO “PREOCCUPAZIONI” PER LA SITUAZIONE POLITICA GRAVE IN CUI VERSA IL PAESE E CHIEDERANNO PERTANTO UN INTERVENTO DEL PRESIDENTE NAPOLITANO “NON” MEGLIO SPECIFICATO.

È OVVIO CHE UN TALE MODO DI PROCEDERE NON STA NÈ IN CIELO NÈ IN TERRA E NON HA NÈ CAPO NÈ CODA PERCHÈ FINTANTO CHE UN GOVERNO HA LA FIDUCIA DEL PARLAMENTO RESTA IN CARICA SECONDO LA COSTITUZIONE E IL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA NON POTRÀ CHE RIBADIRLO QUALE TUTORE DELLA COSTITUZIONE MEDESIMA FACENDO CADERE NEL VUOTO E NEL RIDICOLO LA RICHIESTA DELLA CDL.

COSA SUCCEDEREBBE SE TUTTE LE FUTURE OPPOSIZIONI AGISSERO IN QUESTO MODO OGNI VOLTA PER OTTENERE NUOVE ELEZIONI? SI AVREBBERO ELEZIONI DOPO ALMENO OGNI ANNO DI GOVERNO "PROFITTANDO" DELLA DISAFFEZIONE DELLA PIAZZA MAGARI DOPO DURE MISURE NECESSARIE PER RISANARE IL BILANCIO DELLO STATO.

NESSUN GOVERNO REALIZZA ALCUNCHÈ IN UN TEMPO COSÌ BREVE. UN GOVERNO INVECE CHE NON FA RISANAMENTI PER NON PERDERE I CONSENSI MA CHE ACCUMULA SOLO DEBITI, MAGARI DOPO UN ANNO NON SARÀ TANTO ODIATO MA DOPO 5 ANNI LASCIA L'AMARA SOPRPRESA AL NUOVO GOVERNO DELL'ONERE DI RIMEDIARE, SALVO POI RICONSEGNARE IL CONSENSO E IL POTERE AL PRECEDENTE.

QUESTO MI SEMBRA SIA IL SISTEMA CHE BERLUSCONI E LA CDL (SALVO L'UDC) STIANO PROPONENDO NEI FATTI. UN SISTEMA NON PIÙ DEMOCRATICO MA DI TIPO POPULISTICO IL CUI POTERE SI BASA SULLA PIAZZA E A CHI GRIDA DI PIÙ, CIOÈ CHI HA PIÙ GIORNALI E TV, VALE A DIRE LO STESSO BERLUSCONI.
UN BEL GIRO LARGO CHE CI RIPORTA INEVITABILMENTE A LUI.

IN AGGIUNTA A TUTTO QUESTO SI INSERISCE ANCHE LA INDEGNA GAZARRA DELLA LEGA NORD CHE ALLA CAMERA DEI DEPUTATI SONO SALITI SUI BANCHI DEL GOVERNO SVENTOLANDO LA PRIMA PAGINA DEL GIORNALE "LA PADANIA" CON IL TITOLO "FUORI DALLE BALLE" E LANCIANDO POI SEDIE AI PARLAMENTARI DELLA MAGGIORANZA CHE CHIEDEVANO LA RIPRESA DEI LAVORI. LA STESSA PRESIDENTE DI TURNO GIORGIA MELONI DI AN HA DOVUTO SOSPENDERE LA SEDUTA.

INSOMMA UN MODO ABBASTANZA ORIGINALE PER CHIEDERE NUOVE ELEZIONI. NON RESTA CHE UNA NUOVA “
MARCIA SU ROMA” COME FECE MUSSOLINI NEL 1922 PER OTTENERE DAL RE L'INCARICO DI FORMARE IL NUOVO GOVERNO CHE PORTÒ POI ALLA FINE DELLA DEMOCRAZIA E AL FASCISMO FINO ALLA FINE DELLA 2^ GUERRA MONDIALE.

MA PER FORTUNA LA STORIA NON È PASSATA INVANO: AL POSTO DEL RE C'È IL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA E AL POSTO DELLO STATUTO ALBERTINO C'È LA COSTITUZIONE REPUBBLICANA.
Raffaele B.

QUOTIDIANO.NET
BERLUSCONI TORNA ALL'ATTACCO
"La soluzione? Elezioni subito Governo e Unione arroganti. Napolitano deve intervenire"
All'assemblea di Confartigianato il leader della Cdl torna a chiedere un intervento del capo dello Stato. E lancia frecciate al veleno a Prodi: "Non è qui perché ha paura"


Roma, 14 giugno 2007 - "La soluzione noi l'abbiamo già proposta ed è quella che ci chiedono i cittadini, che avete sentito anche voi, quando dicono in coro: 'elezioni, elezioni, elezioni'", scandisce Silvio Berlusconi arrivando all'assemblea di Confartigianato.
"Ribadiremo questa posizione - aggiunge - consapevoli che il presidente della Repubblica non può sciogliere le Camere se esiste una maggioranza o una parvenza di maggioranza come questa".

"Io mi aspetto che il presidente della repubblica Napolitano decida quali interventi fare, interventi che sono nella sua possibilità anche per reagire a quanto successo dopo che al suo appello al dialogo questa maggioranza ha risposto con prepotenza e arroganza come nei casi Rai e Speciale", insiste il deader dell'opposizione.
"E' doveroso da parte nostra rappresentare al presidente della Repubblica la situazione italiana come noi la intendiamo, come la percepiscono tutti quegli italiani che chiedono elezioni".

PRODI HA PAURA
"Temo che il presidente del Consiglio, Romano Prodi, non sia venuto qui per non incontrare una nuova contestazione", ha detto poi l'ex premier a margine dell'assemblea di Confartigianato. "Qui - ha aggiunto - c'è l'Italia che lavora, contro la quale la maggioranza si sta scagliando in mille modi".
Il Governo Prodi secondo Berlusconi, "considera gli artigiani come degli imprenditori, come della borghesia da colpire e li attacca alla stregua di nemici politici".
Contro di loro, dice il presidente di Forza Italia, "usano la teoria che risponde a precisi dettami ideologici, di usare la leva fiscale perentoriamente e obbligatoriamente nei confronti dei nemici politici".

L’OCCIDENTALE.IT
Lega a Montecitorio: “Governo fuori dalle balle”
14 Giugno 2007

I deputati del Carroccio hanno circondato i banchi del Governo sventolando la prima pagina della “Padania” con il titolo “Fuori dalle balle”. Poi lancio di sedie contro i parlamentari del centrosinistra La seduta viene sospesa dalla presidente di turno, Giorgia Meloni, esponente di An.

''Ho visto una scena incredibile - ha raccontato Massimo Donadi, capogruppo alla Camera dell'Idv -, sono saliti sui banchi del governo con le sedie in mano le hanno lanciate contro i parlamentari del centrosinistra che chiedevano la ripresa dei lavori. E' un atto di violenza squadrista e fascista, vergognoso e indegno per il Paese''.

Anche per il capogruppo dell'Ulivo Dario Franceschini occupare i banchi del Governo equivale ad un ''atto di squadrismo' e ''non ad una legittima protesta'' contro Governo e maggioranza, come ha rivendicato il Carroccio. In un intervento, alla ripresa della seduta, Franceschini ha invitato a ''evitare l'assuefazione alle stupidaggini'' perché ''a forza di abituarsi alle stupidaggini, non si valuta più la gravità di quanto accade''. ''Oggi - ha scandito - è stato compiuto in quest'Aula un gesto molto grave, uno sfregio alla dignità dell'Aula e delle istituzioni. Un atto vile e stupido, non contro il governo, ma contro tutto il Parlamento''.

mercoledì, giugno 13, 2007

G8 A GENOVA – ORA COMMISSIONE D’INCHIESTA

IL VICE QUESTORE AGGIUNTO FOURNIER “AMMETTE” ORA A DISTANZA DI SEI ANNI IL “FATTO” SEMPRE DENUNCIATO DALLE “VITTIME” DEI PESTAGGI E SEMPRE “NEGATO” DALLA POLIZIA E DA TUTTA LA CDL CHE FINORA HA SEMPRE RIFIUTATO DI ISTITUIRE LA COMMISSIONE D’INCHIESTA SU QUEGLI AVVENIMENTI.

ALLA LUCE DI QUESTA ULTIMA E TARDIVA "TESTIMONIANZA CHOC" DI UN VICE QUESTORE SI RENDE ORA “IRRINUNCIABILE” L’ISTITUZIONE DELLA COMMISSIONE PERCHÉ SI ACCERTINO TUTTI I FATTI E LE RESPONSABILITÀ ANCHE POLITICHE A COMINCIARE DALLA DINAMICA DELLA UCCISIONE DI GIULIANI MAI CHIARITA DEL TUTTO.

SONO PASSATI SEI ANNI, UN TEMPO INCREDIBILMENTE LUNGO DURANTE IL QUALE SONO STATE RACCONTATE MOLTE “BUGIE”, “VERITÀ INCOMPLETE” E FORNITE “PROVE FALSE” POI FATTE SPARIRE. ATTARDARSI ANCORA NUOCEREBBE ALLA GIUSTIZIA.

LE “VITTIME” ED ALTRI TESTIMONI OCULARI PRESENTI NELLA PIAZZA COMPRESI I GIORNALISTI STRANIERI SONO STATI FINORA “IGNORATI” ANCHE DAI MEDIA E STAMPA NAZIONALI.

LA VERITÀ COMINCIA AD EMERGERE GRAZIE AL PROCESSO ISTITUITO DALLE DENUNCE DELLE VITTIME E DALLA FAMIGLIA DI GIULIANI.
Raffaele B.

CORRIERE DELLA SERA
G8 a Genova, «la polizia ha infierito»
13 giugno 2007
«Durante le indagini non ebbi il coraggio di rivelare un comportamento così grave: la scuola Diaz come una macelleria»

GENOVA - Sugli incidenti accaduti a Genova in occasione del G8 è arrivata un'ammissione importante: «Durante le indagini non ebbi il coraggio di rivelare un comportamento così grave da parte dei poliziotti per spirito di appartenenza». È questa la testimonianza resa da Michelangelo Fournier, all'epoca del G8 a Genova vice questore aggiunto del primo Reparto Mobile di Roma e oggi uno dei 28 poliziotti imputati per la sanguinosa irruzione nella scuola Diaz. In aula, Fournier ha fornito infatti una nuova versione su quello che aveva visto nella scuola al momento della sua irruzione: non manifestanti già feriti a terra, ma veri e propri pestaggi ancora in atto.

«I POLIZIOTTI HANNO INFIERITO» - «Arrivato al primo piano dell'istituto - ha detto Fournier - ho trovato in atto delle colluttazioni. Quattro poliziotti, due con cintura bianca e gli altri in borghese stavano infierendo su manifestanti inermi a terra. Sembrava una macelleria messicana». Nelle dichiarazioni invece rese precedentemente dal poliziotto ai pubblici ministeri Enrico Zucca e Francesco Cardona Albini il poliziotto aveva raccontato di aver trovato a terra persone già ferite e non pestaggi ancora in atto. «Sono rimasto terrorizzato e basito - ha spiegato - quando ho visto a terra una ragazza con la testa rotta in una pozza di sangue. Pensavo addirittura che stesse morendo. Fu a quel punto che gridai: "basta basta" e cacciai via i poliziotti che picchiavano».

«HO DETTO DI CHIAMARE LE AMBULANZE» - Fournier, sollecitato dalle domande del Pm Francesco Cardona Albini ha aggiunto: «Intorno alla ragazza per terra c'erano dei grumi che sul momento mi sembrarono materia cerebrale. Ho ordinato per radio ai miei uomini di uscire subito dalla scuola e di chiamare le ambulanze». Fournier ha poi raccontato di aver assistito la ragazza ferita fino all'arrivo dei militi con l'aiuto di un'altra manifestante che aveva con sè una cassetta di pronto soccorso. «Ho invitato però la giovane - ha raccontato - a non muovere la ragazza ferita perché per me la ragazza stava morendo».

«HA SBAGLIATO A TACERE» - «Il dottor Michelangelo Forrnier - scrive in un comunicato il Comitato Verità e Giustizia per Genova - ha sbagliato a tacere per sei anni su quello che ha visto dentro la scuola Diaz. Proprio lo "spirito di appartenenza" avrebbe dovuto spingerlo a raccontare tutto e subito. Solo così avrebbe servito nel migliore dei modi, con lealtà e responsabilità, lo stato di cui è funzionario. Ad ogni modo, sia pure in ritardo, ha raccontato ciò che ha visto, confermando le testimonianze di decine di persone. Il dottor Fournier ha parlato di "macelleria messicana". L'attuale ministro degli Esteri, nel 2001, parlò di "notte cilena". Si ricorre all'esotismo, ma siamo di fronte a una "perquisizione all'italiana" che ha macchiato la credibilità della polizia e dello stato. A questo punto chiediamo: il capo della polizia non ha niente da dire? Il ministro degli Interni farà finta di nulla anche stavolta? Il parlamento continuerà a tenere in un cassetto la legge sulla commissione d'inchiesta?

COMMISSIONE PARLAMENTARE D'INCHIESTA - «La testimonianza resa da Michelangelo Fournier è l'ennesima conferma della necessità di istituire quella commissione parlamentare d'inchiesta sui fatti del G8 di Genova, prevista nel programma di governo dell'Unione e che il centrodestra, nella precedente legislatura, ha sempre negato». Lo afferma il vice presidente della Camera e parlamentare della Sd, Carlo Leoni, commentando la deposizione di oggi presso il tribunale penale di Genova.

giovedì, giugno 07, 2007

LA ENNESIMA FALLITA SPALLATA DEL CAVALIERE

UNA VOLTA SOLO NEI PAESI SUD-AMERICANI L’OPPOSIZIONE SCENDEVA IN PIAZZA PER CHIEDERE LE DIMISSIONI DEL GOVERNO LIBERAMENTE ELETTO. IL CAVALIERE FA DI PIÙ; INVOCA PERSINO LO SCIOPERO FISCALE CIOÈ INCITA A NON PAGARE LE TASSE! FACILE ED IN SINTONIA CON IL PERSONAGGIO, MA IN QUESTO MODO PERÒ LO “STATO ITALIANO” FINIRÀ DI ESISTERE E LE DIFFICOLTÀ ODIERNE PER TUTTI SARANNO ZUCCHERO A CONFRONTO DELLO SFASCIO TOTALE!

FALLITO L’ENNESIMO TENTATIVO DI “SPALLATA” AL GOVERNO PRODI CON LA “SCUSA” DELLA “RIMOZIONE” DI UN COMANDANTE CHE NON GODEVA PIÙ DELLA FIDUCIA DEL GOVERNO (DIRITTO LEGITTIMO PREVISTO DALLE LEGGI), BERLUSCONI INSISTE NEL “COINVOLGERE” TUTTA LA GDF NELLA “POLEMICA” POLITICA E NEL CONTEMPO RICHIEDERE NUOVE ELEZIONI CON IL DUPLICE SCOPO DI BLOCCARE LA LOTTA ALLA EVASIONE FISCALE (COLPENDO VISCO) E RIPRENDERSI PALAZZO GHIGI.

IL CAVALIERE TENTA POI MALAMENTE DI CORREGGERSI FACENDO MARCIA INDIETRO MA CONFERMANDO CHE VUOLE COMUNQUE LA CADUTA DEL GOVERNO ANCHE SE PIÙ IN LA NEL TEMPO (6 MESI) SUFFICIENTE PER FARE UNA NUOVA LEGGE ELETTORALE. PER QUESTO ATTENDE I RISULTATI DEI BALLOTTAGGI PER TORNARE ALLA CARICA!

INSOMMA PRETENDERE DI DETTARE AL CAPO DELLO STATO L’AGENDA ISTITUZIONALE PER LA FORMAZIONE DEL NUOVO GOVERNO È TROPPO ANCHE PER UN PAESE AI MARGINI DELLA DEMOCRAZIA. SI DIREBBE UN VERO “GOLPE” SUPPORTATO DA TUTTI I MEDIA SOTTO IL SUO CONTROLLO CHE INSIEME CREANO IL “CLIMA ARTIFICIALE” DI UNA VIGILIA DI PROSSIME ELEZIONI VOLUTA DAL POPOLO!

LA VERITÀ È CHE IL CAVALIERE SI OSTINA A NON RICONOSCERE L’ESITO DELLE ELEZIONI DEL 2006 E PER QUESTO NON RINUNCIA A DARE LA “SPALLATA” AL GOVERNO IN TUTTE LE OCCASIONI CHE GLI SI PRESENTANO PERSINO "ILLECITE", ANCHE SE CIÒ PUÒ PORTARE ALLO “SFASCIO” DELLE ISTITUZIONI DEMOCRATICHE. IN ALTRE PAROLE “MUOIA SANSONE CON TUTTI I FILISTEI”.
Raffaele B.

LIBERTÀ ON LINE
Berlusconi: intervenga Napolitano
giovedì 7 giugno 2007
S. Roberto abate


Contro il governo minaccia lo sciopero fiscale, poi fa marcia indietro

ROMA - Invoca l'intervento del Capo dello Stato, annuncia manifestazioni di piazza contro le tasse e contro il governo, minaccia lo sciopero fiscale e poi fa marcia indietro. Deciso a politicizzare al massimo il caso Visco-Speciale e senza mai rinunciare a dare la "spallata" al governo, Silvio Berlusconi cerca il bagno di folla in un comizio elettorale a Lucca e in una contorsione di dichiarazioni, smentite e precisazioni, torna a parlare delle tasse che potrebbero non essere pagate se non fossero accolte le ragioni dell'opposizione e se non si andasse presto al voto.

«Ma perché non si possono avere nuove elezioni? C'è bisogno che portiamo milioni di persone in piazza? C'è bisogno che blocchiamo l'attività del Parlamento? O che inventiamo scioperi fiscali? Vogliono portarci a questo?» si chiede il Cavaliere, che in alternativa alle elezioni anticipate propone un governo anche formato dalla maggioranza attuale ma che abbia come unico obiettivo la riforma delle legge elettorale.

La Cdl è davvero pronta a protestare contro il governo non pagando le tasse? Il capo di Forza Italia si rende conto che non si possono istigare i cittadini a compiere un reato e corregge il tiro: «Io non ho detto che noi ricorreremo allo sciopero fiscale o alla piazza, non faremo tutto questo. Non ricorreremo a strumenti fuori della democrazia. Ma al governo diciamo che non bisogna esagerare, non bisogna tirare troppo la corda».

Malinteso chiarito? Passa mezz'ora e Berlusconi torna per la terza volta sull'argomento. «Non uno sciopero fiscale, ma certamente contro questa maggioranza e questo governo ci vuole un gesto forte, magari scenderemo in piazza contro la pressione fiscale. Noi prendiamo semplicemente atto di questa richiesta della gente. I cittadini sono stufi...» dice il leader di Forza Italia prima di lasciare Lucca, dove in mattinata torna a tirare in ballo il Quirinale sulla vicenda Visco-Guardia di Finanza. «Napolitano è il capo delle Forze Armate, c'è una situazione di emergenza democratica e il Presidente della Repubblica, che io personalmente stimo, ha i mezzi e deve intervenire in una situazione come questa».

Per la maggioranza, i ripetuti annunci del Cavaliere contro Visco e contro il governo dimostrano la volontà dell'opposizione di combattere con ogni mezzo chi ha dichiarato guerra all'evasione fiscale. Per Piero Fassino si può comprendere la tentazione di dare una spallata al governo ma «non travolgere le regole di convivenza civile».

Per Antonio Di Pietro le proposte di Berlusconi dimostrano il «non rispetto» per le istituzioni e rischiano di trasferire la protesta politica «su un piano criminale». Il segretario del Prc, Franco Giordano, fa notare che sullo sciopero fiscale Berlusconi è di una «corenza straordinaria» perché lui «è il teorico dell'evasione fiscale».

Ieri i riflettori sono stati puntati anche sull'autodifesa di Giulio Tremonti, che secondo la ricostruzione di Repubblica tra il 2001 e il 2005 avrebbe «epurato» i vertici della Guardia di Finanza milanese nel più assoluto silenzio. Tesi smentita ieri dall'ex ministro dell'Economia del governo Berlusconi: «La catena di comando di Milano non è stata sostituita con provvedimenti ad personam, come ora pretende di fare il governo. Ma ha seguito, nella successione del tempo e nella progressione dei gradi, il suo iter ordinario».
Gabriele Rizzardi

© 1996 - 2007 Libertà On Line

martedì, giugno 05, 2007

CASO SPECIALE - ATTACCO A VISCO E AL GOVERNO PRODI

LA CDL GRIDA ALLO SCANDALO DELLA VIOLAZIONE DELLA LEGALITÀ CON LA RIMOZIONE DEL GENERALE DELLA FINANZA ROBERTO SPECIALE DA PARTE DEL GOVERNO PRODI. A PARTI INVERTITE, BERLUSCONI DICE, “SE FOSSE SUCCESSO A NOI…CI AVREBBERO CACCIATO A FUROR DI POPOLO”. EPPURE È SUCCESSO 5 ANNI FA: L’ALLORA MINISTRO DELL’ECONOMIA TREMONTI EPURÒ L’INTERO VERTICE DELLA GDF E NESSUNO FIATÒ! (VEDI SOTTO REPUBBLICA).

IN FONDO È PREROGATIVA DEL MINISTRO “RIMUOVERE” QUEI COMANDANTI CHE NON GODONO DELLA SUA “FIDUCIA” PER ATTUARE LE SUE DIRETTIVE. PER VISCO LA DIRETTIVA DA REALIZZARE È LA LOTTA ALLA EVASIONE FISCALE. QUESTO GENERALE STAVA IN QUELLA POSIZIONE DOPO L’EPURAZIONE DI TREMONTI E QUINDI ERA DIFFICILE CHE POTESSE GODERE DI UNA QUALCHE FIDUCIA DA PARTE SUA.

MA LA CDL HA VOLUTO SOLLEVARE IL CASO AD UN ANNO DAI FATTI (NESSUN REATO ACCERTATO) AL SOLO SCOPO DI “APPROFITTARE” DELLA DEBOLEZZA DEL GOVERNO PROPRIO AD UN ANNO DELLA SUA ELEZIONE E DOPO IL “RISANAMENTO FINANZIARIO” REALIZZATO IN QUESTO LASSO DI TEMPO AL COSTO DELLA PROPRIA POPOLARITÀ PER IL BENE DEL PAESE, PER CHIEDERE LA FINE PREMATURA DELLA LEGISLATURA.

D’ALTRONTE IL CAVALIERE NON HA MAI ACCETTATO LA SUA "SCONFITTA" CHE UN ANNO FA LO HA RELEGATO ALL’OPPOSIZONE E DA ALLORA INSIEME A TUTTA LA SUA COALIZIONE NON FA CHE CHIEDERE LE DIMISSIONI DI PRODI E IL RITORNO ALLE URNE.

È STATA UTILIZZATA OGNI OCCASIONE PER QUESTO: I BROGLI ELETTORALI, VARI SONDAGGI, CASO SIRCANA, IL FAMILY DAY, ELEZIONI AMMINISTRATIVE, ETC. INSOMMA AD OGNI STORNAR DI FOGLIA L’OPPOSIZIONE CHIEDE NUOVE ELEZIONI.

VISTO CHE FINORA NESSUNO DI QUESTI ESPEDIENTI HA FUNZIONATO SI È RICORSO AL CASO VECCHIO DI UN ANNO DEL GEN. ROBERTO SPECIALE, NELLA SPERANZA CHE POSSA FAR SALTARE IL DELICATO EQUILIBRIO SU CUI SI REGGE LA MAGGIORANZA DI GOVERNO.

QUALUNQUE OPPOSIZIONE CHE LIMITA LA SUA AZIONE POLITICA IN QUESTO MODO NON FA GLI INTERESSI DEL PAESE E DELLE ISTITUZIONI. QUALUNQUE GOVERNO RESTA IN CARICA UNA LEGISLATURA O FINO A QUANDO HA UNA MAGGIORANZA IN PARLAMENTO, ALTRIMENTI SAREBBERO TUTTI STAGIONALI ED EVANESCENTI A TUTTO DETRIMENTO DEL PAESE E DEL SUO SVILUPPO DI CUI L'ITALIA HA SEMPRE SOFFERTO!

ORA PERÒ LA CDL COMINCIA A DIVIDERSI SU QUESTO, ALCUNI CONTINUANO A VOLERE LE ELEZIONI ED ALTRI VOGLIONO UNA GRANDE COALIZIONE PER FARE ALCUNE COSE INSIEME A PRODI COME LA NUOVA LEGGE ELETTORALE PER POI ANDARE A NUOVE ELEZIONI.

INTANTO ALLA FINE DI TUTTO CIÒ A “RIMETTERCI” POTREBBE ESSERE PROPRIO LA PARTE STRATETICA DELLA POLITICA DEL GOVERNO PRODI E CIOÈ “LA LOTTA ALLA EVASIONE FISCALE”. SPERIAMO DI NO PER IL BENE DI TUTTI.
Raffaele B.

ILGIORNALE
Berlusconi all’attacco: nessuno ci assicura il rispetto della legalità
di Fabrizio De Feo - domenica 03 giugno 2007, 07:44

Berlusconi. «Se fosse successo a noi, se uno del nostro governo avesse sostituito quattro alti ufficiali che indagavano su Fininvest, ci avrebbero cacciato a furor di popolo. Andremo certamente da Napolitano, dobbiamo concordarlo tra i leader del blocco liberale. Ma credo che andremo dal Capo dello Stato per fargli presente la situazione, confidando nella sua attenzione».
CONTINUA

REPUBBLICA
Quando Tremonti epurò il vertice della Gdf
Dossier Visco sulle sostituzioni della Cdl


ROMA - Per fulminare Romano Prodi e la sua evanescente maggioranza sul caso Visco-Speciale, per rendere nitida la gravità di un brutale tentativo di spoils system nella Guardia di Finanza, Silvio Berlusconi ha usato un argomento di indubbia efficacia: "Io mi domando se fosse successo a noi...". Bene. E' successo. Cinque anni fa. Quando - ministro dell'Economia Giulio Tremonti - venne prima rimosso in ventiquattro ore il capo di stato maggiore della Guardia di Finanza, perché ritenuto politicamente inaffidabile, e quindi avvicendata l'intera catena di comando delle Fiamme Gialle a Milano: il comandante regionale, il comandante provinciale, il comandante del nucleo regionale di polizia tributaria. Non si levò un fiato. Nessuno ebbe a indicare inopportuni incroci con le allora indagini sui diritti tv di Mediaset, né che tra i promossi ai nuovi incarichi vi fosse l'aiutante di campo del ministro Tremonti. Non ci fu il tempestivo e preoccupato intervento dell'Avvocatura Generale per verificare la limpidezza professionale degli ufficiali che venivano messi alla porta. Non furono sollecitate lettere allarmate alla Procura della Repubblica. Non fu chiamato in causa il capo dello Stato.
.
La vicenda non ha nulla di segreto, ha il pregio di mettere a nudo qualche ipocrisia e, per quel che se ne sa, è tra quelle che il viceministro Visco, in questi giorni, ha ricostruito nel suo dossier consegnato a Palazzo Chigi e di cui il senato discuterà domani. I fatti, dunque.
Settembre 2001. Giulio Tremonti è da qualche mese il nuovo ministro dell'Economia. Comandante generale della Guardia di Finanza è il generale di corpo d'armata Alberto Zignani, anche lui nuovo nell'incarico (è stato nominato in marzo). Di fatto, la Guardia di Finanza ereditata dal governo di centrodestra è quella che, per quattro anni (1997-2001), ha governato e riformato il generale Rolando Mosca Moschini, uno dei migliori e più brillanti ufficiali del nostro esercito, apprezzato all'estero, integrato per lungo tempo nei comandi Nato. Mosca Moschini, oggi consigliere militare del Presidente della Repubblica, è fumo negli occhi per il centrodestra. Nella sua lunga stagione di comando in viale XXI aprile ha aggredito un grumo di potere che ha coltivato, con il rancore, voglia di rivincita. Si è liberato di Nicolò Pollari, sostituendolo dopo neppure due mesi con un nuovo capo di Stato Maggiore, il generale Giovanni Mariella, un pugliese solare, un galantuomo di buon carattere che, di fatto, nel settembre 2001, quando Moschini lascia il comando ne raccoglie l'eredità.
.
Mariella dura poco. Alla fine di settembre del 2001, il centrodestra se ne libera in ventiquattro ore, sostituendolo con il generale Nino Di Paolo. Delle ragioni della sua destituzione il comandante generale Zignani non offre nessuna spiegazione. Né, soprattutto si comprende, perché, una volta avvicendato, Mariella finisca nel magazzino delle scope del Comando. Per lui non ci sono incarichi di prestigio. Non ci sono poltrone da vicesegretario del Cesis (che, a quanto pare, sono invece un esito di carriera naturale se gli ex capi di stato maggiore si chiamano Nicolò Pollari ed Emilio Spaziante). C'è solo un lungo esilio da comandante interregionale della Guardia di Finanza dell'Italia meridionale. Fino a quando, quattro mesi fa, non se lo porta via una malattia fulminante. Ai suoi funerali a Napoli, lo scorso 24 febbraio, nella basilica di san Francesco di Paola, in piazza Plebiscito, sono presenti sia il comandante generale Roberto Speciale che l'ex comandante Mosca Moschini. Ed è lui a pronunciare un ricordo che convince Speciale a lasciare infuriato la chiesa prima del feretro, per un caffè al "Gambrinus" insieme al suo seguito di ufficiali.
.
Ma torniamo a quell'autunno 2001. Perché accade qualcosa di più. Contemporaneamente alla destituzione di Mariella, su sollecitazione di Tremonti, viene ridisegnata competenza e gerarchia degli uffici periferici del II Reparto, l'intelligence della Guardia di Finanza (che Mariella, prima di diventare capo di Stato maggiore, ha comandato), stanza di scambio e compensazione con il Sismi, la nostra intelligence militare. Delle informazioni che raccoglieranno sul territorio, i "nuovi" reparti informazione non risponderanno più al Comando generale, ma ai comandi regionali. La "riforma" coincide con l'allontanamento di alcuni dei responsabili del reparto informazioni a Milano, come a Roma. Rende i comandanti regionali centri nevralgici nella raccolta delle informazioni, accrescendone il potere. E annuncia quel che accadrà nell'ottobre del 2002. In un unico giro di avvicendamenti, viene sostituita l'intera catena di comando della Guardia di Finanza di Milano. Il comando interregionale della Lombardia viene assegnato al generale Emilio Spaziante. Uomo di Pollari, suo luogotenente in una piazza che esprime la nuova classe dirigente politica, i suoi interessi economici. Comandante provinciale è nominato il colonnello Rosario Lo Russo. Ma, soprattutto, al Nucleo regionale di polizia tributaria arriva il colonnello Stefano Grassi. L'ufficiale è aiutante di campo del ministro Tremonti. Ha lavorato al ministero dell'economia insieme a Marco Milanese, capo della segreteria del ministro, altro brillante ufficiale della Finanza che ha avuto quale suo compagno di corso Dario Romagnoli, poi passato allo studio tributario di Milano dello stesso Tremonti.
.
Gerardo D'Ambrosio, allora procuratore della Repubblica di Milano, oggi senatore dei Ds, ha un ricordo sfumato di quegli avvicendamenti. Sicuramente non prese carta e penna per redigere lettere allarmate. "Perché - dice - la legge stabilisce che il procuratore della repubblica e il procuratore generale non hanno alcun potere di intervento sui trasferimenti di ufficiali al vertice della catena di comando locale della Guardia di Finanza a meno che non si tratti di ufficiali di polizia giudiziaria. Perché in questo caso, non solo devono essere informati ma è addirittura necessario il loro consenso. Sicuramente, nessuno in quell'occasione, al contrario di come mi pare sia invece accaduto nel caso Visco, venne a sollecitare un mio interessamento a quel che stava accadendo". Aggiunge l'ex Procuratore: "La verità è che da questa storia ho tratto delle convinzioni che, domani, proverò a comunicare all'aula del Senato. Un ufficiale come il generale Speciale è pericoloso innanzitutto per la Guardia di Finanza. Se le cose fossero andate come lui dice, un anno fa avrebbe dovuto prendere la porta e denunciare Visco alla competente Procura di Roma per poi dimettersi un minuto dopo. Non mi risulta lo abbia fatto. Perché?".