mercoledì, giugno 17, 2009

LA PROTESTA DEGLI AQUILANI E IL SILENZIO DEL TG1

Come si temeva puntualmente sta accadendo! Le promesse del Cavaliere sugli aiuti per ricostruire L’Aquila mostra la corda di un decreto privo di finanziamenti certi e che esautora gli abruzzesi medesimi a partecipare alla ricostruzione delle loro città. Un decreto che il governo vuole fare approvare senza nessuna modifica.

Gli abruzzesi e gli aquilani cominciano a temere seriamente che la ricostruzione della città sia a rischio grave e che saranno costretti a rimanere nelle 15mila casette (peraltro ancora da costruire) per un tempo indeterminato con la conseguente fine di una popolazione e di una città millenaria quale L’Aquila è.

Il fatto poi che questa manifestazione sia stata del tutto “ignorata” dal TG1 la dice lunga e non depone a favore sulle reali intenzioni del Governo che tende quindi a “nasconderla” ai media per evitare che i cittadini tutti vengano a “sapere”.

È evidente che “non ci sono i soldi” e il governo Berlusconi tenta di bluffare i cittadini e i terremotati con promesse e decreti vuoti solo per accrescere il suo consenso. I soldi non ci sono perché il governo “non vuole mettere una tassa” di scopo per la ricostruzione come invece avvenne in altri casi con ben altri governi.

Il governo non vuole tassare i ricchi (sua potente base elettorale) e quello che fa è di utilizzare parte dei fondi FAS europei per le zone di sottosviluppo che pure sono urgenti e necessari per il sud, tra l’altro comunque sempre insufficienti per la ricostruzione dell’Abruzzo.

S’inventa allora una lotteria dei quali proventi non c’è nessuna certezza e per di più sono comunque soldi dei “poveri” perché solo loro sono disposti a pagare la tassa della speranza per diventare ricchi. Una cosa ignobile e vergognosa.

Ma gli abruzzesi e gli aquilani ci riproveranno ancora con la protesta e questa volta andranno fino in fondo decisi a sfruttare l’occasione fornita dal G8 tra i grandi della Terra per rivelare al mondo intero tutta la verità sull’inganno di Berlusconi e il suo governo. Vedremo allora cosa succederà!
Raffaele B.

Corteo Terremotati:Gli aquilani arrivano a Roma
liveunict
16 giugno 2009
1.500 terremotati in corteo verso Montecitorio per protestare contro il decreto-terremoto. Da Republbica.it

Protesta dei terremotati aquilani davanti montecitorio
Il tg1 li ignora - 16 giugno 2009
sauroborsi
16 giugno 2009
Protesta dei terremotati aquilani davanti montecitorio - Il tg1 li ignora - 16 giugno 2009 REPUBBLICA.IT

RAINEWS24
Gli aquilani protestano a Roma
Roma, 16-06-2009

Un migliaio, forse più, con tanto di tende piantate davanti Montecitorio, stanchi di aspettare e assolutamente contrari al decreto Abruzzo, sono arrivati con pullman dall'Aquila e dalle coste abruzzesi: hanno manifestato davanti alla Camera e poi hanno sfilato per le vie del centro, gli sfollati dell'Aquila e del cratere colpito dal sisma.

Hanno contestato il decreto sull'Abruzzo in discussione alla Camera, e gridato slogan contro il governo Berlusconi. Uno striscione condensa il loro stato d'animo:"Forti e gentili sì, fessi no". Chiedono al governo più trasparenza e chiarezza negli appalti per la ricostruzione, "che - sottolineano - deve essere totale".

Sono arrivati verso mezzogiorno per un sit-in davanti Montecitorio, guidati dal sindaco dell'Aquila Massimo Cialente e dal presidente della provincia dell'Aquila Stefania Pezzopane.

In questo momento, ha sottolineato Cialente, "ci sentiamo umiliati e traditi dal governo". Dure le parole del primo cittadino sul decreto per la ricostruzione in discussione a Montecitorio. In particolare, sull'emendamento "simbolo" del dl, quello sulle seconde case: e' la prima volta che viene fatta una distinzione tra case di residenti e di non residenti in un caso di calamità naturale, ha spiegato la Pezzopane,aggiungendo che il 29 maggio scorso proprio il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, aveva dato "tutt'altre rassicurazioni".
"Se il governo non cambia strategia - ha proseguito - la ricostruzione della città non ci sarà, ma rimarranno solo le 15 mila casette. E questo significa la morte dell'Aquila, che sarebbe una sconfitta per il paese".

Due tende auto montanti di tipo igloo sono state aperte di fronte alla Camera: "Queste tende - hanno urlato i manifestanti - sono per te, Berlusconi: vieni a vivere con noi".

Una loro delegazione e' stata poi ricevuta dal presidente della camera, Gianfranco Fini. Un incontro "molto importante a livello istituzionale - lo ha definito Pezzopane - soprattutto perché il presidente della Camera ci ha ricordato come egli si sia adoperato affinché la discussione in aula sul decreto Abruzzo si tenesse senza ricorrere al voto di fiducia, ribadendo in questo modo il suo ruolo super partes".

Dopo l'incontro con il presidente della camera, una parte dei manifestanti ha cercato di andare in corteo verso il Quirinale,urlando "vi aspettiamo al G8", ma sono statibloccati dalle forze dell' ordine in via del Corso. Quindi sono stati accompagnati verso Piazza Venezia, dove li attendevano i pullman per tornare in Abruzzo. Mentre il traffico nel centro di Roma andava per qualche tempo in tilt, i manifestanti improvvisavano un sit-in a Piazza Venezia, per poi tornare pacificamente verso casa.

venerdì, giugno 12, 2009

INTERCETTAZIONI – FINE DELLA SICUREZZA

Passa alla Camera anche la legge sulle intercettazioni e perfino con il contributo di 21 deputati delle opposizioni! È una legge che secondo le intenzioni dei loro autori avrebbe il compito di “migliorarla” salvaguardando la “privacy” dei cittadini messa a rischio da “intercettazioni” eccessive ed abusate.

In realtà invece si “depotenzia” solamente lo strumento investigativo della magistratura rendendolo “inutile e inefficace” consentendo sin dal primo giorno della sua applicazione via libera per
tutte le criminalità anche quelle più pericolose!

Ddl intercettazioni regalo alla criminalità Giuseppe Cascini
ItalianSpot
11 giugno 2009
Passa alla Camera il ddl Alfano sulle intercettazioni: "è la fine del contrasto alla criminalità, un regalo alla Mafia!"

L’attuale legge sulle intercettazione telefoniche e la nuova legge approvata ora alla camera Intercettazioni, ecco cosa dice il testo riportata al momento solo dal quotidiano l’Unità.

Quale privacy si vuole proteggere? Altro che protezione della “privacy” dei cittadini, con questa legge, se passerà definitivamente, si proteggerà solamente la “privacy” di tutti i “criminali” a danno questo si, della sicurezza di tutti i cittadini onesti. Non solo, ma con questa stessa legge i medesimi cittadini non potranno nemmeno essere informati su quanto avviene nei tribunali a carico di chi commette reati. Insomma una vera legge “censoria” del tipo che credevamo ci fossero solo in certi paesi asiatici o in repubbliche delle banane!

Il presidente della Repubblica ha detto che si riserverà di esaminarlo attentamente ed eserciterà i poteri che gli competono! Speriamo che ne rileverà la ovvia e manifesta incostituzionalità.

Ma non possiamo farci illusioni. La legge per bloccare di fatto le intercettazioni serve esclusivamente al Cavaliere per “zittire” la stampa e la Tv su tutto ciò che lo può danneggiare agli occhi degli elettori. La sua sopravvivenza al potere dipende da questo e quindi non vorrà rinunciare a questa legge liberticida che per salvare lui condanna tutto il Paese.

Per questo invito tutti voi a firmare
l’appello di Repubblica come ho fatto anch’io (vedere a pagina 84 al numero 41646 raffaele bonaffini – guidonia)
Raffaele B.

REPUBBLICA
Intercettazioni, oltre 70 mila firmeper l'appello di Repubblica
11/06/2009
L'autore di "Gomorra": "Si cancella un importante strumento per la ricerca della verità"
ROMA - Oltre 70mila adesioni in poche ore. Settantamila cittadini che ci mettono la faccia con nome, cognome, città e professione per affermare che il disegno di legge sulle intercettazioni approvato oggi alla Camera "è incostituzionale, limita fortemente le indagini, vanifica il lavoro di polizia e magistrati, riduce la libertà di stampa e la possibilità di informare i cittadini". Cittadini qualsiasi e, insieme, intellettuali, magistrati, politici, uomini e donne di spettacolo. A cominciare da Roberto Saviano. L'autore di "Gomorra" ha detto: "Sulle intercettazioni ci vuole più rigore: da parte di tutti, procure e giornalisti. Questo è certo. Ma quello che sta avvendendo con questa legge è rischiosissimo: così si cancella un importante strumento per la ricerca della verità".
FIRMA L'APPELLO DI REPUBBLICA.IT
CONTINUA

REPUBBLICA
Ieri la fiducia, oggi l'approvazione a Montecitorio. Sì al voto segreto. L'Idv espone cartelli listati a lutto.
Intercettazioni, via libera al ddl
Napolitano si riserva di esaminarlo
Il ministro Alfano: "21 deputati dell'opposizione con noi"
11/06/2009
ROMA - Via libera della Camera, tra bagarre e contestazioni, al ddl sulle intercettazioni. Si è votato con il voto segreto e i sì sono stati 318, i no 224 (un solo astenuto): numeri parlamentari alla mano, vuol dire che 21 deputati dell'opposizione - come non manca di sottolineare il ministro della Giustizia, Angelino Alfano - hanno agito da franchi tiratori, votando a favore del provvedimento. Adesso il testo passa al Senato. E nel clima di scontro sul provvedimento in serata il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano annuncia: "Mi riservo di esaminare il testo approvato e di seguire l'iter che avrà in Parlamento, per prendere poi le decisioni che mi competono. Certo, ci sono molte cose da difendere e molte cose da rinnovare". Parole che giungono poche ore dopo il voto e all'indomani dell'iniziativa dell'opposizione che ha scritto al capo dello Stato per esprimere il "profondo disagio" per un testo definito "politicamente eversivo"…
CONTINUA

CORRIERE DELLA SERA
IL MAGISTRATO MARIA CORDOVA
«Abbiamo arrestato ottanta pedofili. Ora sarà impossibile»
di Lavinia Di Gianvito
12/06/2009
ROMA — Duecento bambini violentati, scambiati, costretti a partecipare a festini a luci rosse. Ottanta arresti e altrettante condanne, fino a vent’anni di carcere. L’inchiesta «Fiori nel fango» è quella che Maria Cordova ricorda per prima quando si tocca il tema delle microspie. Perché di una cosa l’ex procuratore aggiunto è certa: «Senza le intercettazioni, quei risultati non li avremmo mai ottenuti».
Quanto tempo sono durati gli «ascolti»? «Almeno sei mesi. A poco a poco è emersa una catena, con pedofili che venivano a Roma anche da altre regioni».
I 60 giorni previsti adesso non sarebbero bastati?«Assolutamente no, perché le conversazioni telefoniche non sono mai chiare. Ci possono essere quattro, cinque intercettazioni che non sono univoche. Poi, a un certo punto, arriva quella che dà un senso anche alle precedenti».
Com’è cominciata l’inchiesta «Fiori nel fango»?«Con dei controlli nei campi nomadi: la polizia aveva notato dei bambini che venivano portati via in macchina di sera. Poi si è scoperto che maneggiavano un po’ di soldi e che dai loro cellulari risultavano parecchie telefonate ad adulti. Erano tutti maschi sui dieci anni».
Non c’è mai stato il rischio di violare la privacy?«No, abbiamo controllato solo le persone che apparivano collegate alle nostre ipotesi di reato, pedofilia e induzione alla prostituzione minorile» .
Questo è successo in quell’inchiesta. E in generale?«È sempre così».
Pensa che ora si dovrà tornare a metodi investigativi più «tradizionali»? «E quali? Sono in magistratura dal ’67 e le intercettazioni ci sono sempre state. Per di più allora venivano disposte dal pm, senza l’autorizzazione di un giudice».
Oggi però sembra che siano cresciute a dismisura. «Vent’anni fa c’era la pedofilia? Era così diffusa la corruzione? Molti reati esistevano, ma erano sommersi.Cosa si contesta ai magistrati, di essere troppo efficienti?».

REPUBBLICA
Intercettazioni, ecco come la riforma toglie spazio ai pm e limita la stampaDa Lady Asl agli immobiliaristi: l'obbligo di indizi "evidenti" impedirebbe molti controlli
Tangenti, "furbetti" e Calciopoli
le verità che non avremmo saputo

12/06/2009
ROMA - Gli orrori della clinica Santa Rita di Milano? Sarebbero rimasti ben segreti. Le partite truccate di Calciopoli? Avrebbero continuato a essere giocate. L'odioso stupro della Caffarella? Gli autori sarebbero ancora liberi. Il sequestro dell'imam Abu Omar? I pm di Milano non l'avrebbero mai scoperto. E gli agenti del Sismi che collaborarono con la Cia non avrebbero mai lasciata impressa sul nastro la fatidica frase "quell'operazione è stata illegale".
Lady Asl e la truffa della sanità nel Lazio? La cupola degli amministratori regionali avrebbe continuato ad operare indisturbata. I furbetti del quartierino? Per le scalate Antonveneta e Bnl forse non ci sarebbero stati gli "evidenti indizi di colpevolezza" per mettere i telefoni sotto controllo. A rischio le inchieste potentine di Henry John Woodcock, Vallettopoli, Savoiopoli, affaire Total, tangenti Inail, dove i nastri hanno continuato a girare per otto-nove mesi prima di produrre prove, e quelle calabresi (Poseidone, Toghe lucane, Why not) dell'ormai deputato europeo Luigi De Magistris.
Una moria impressionante, in cui cadono processi famosi e meno famosi, in cui le indagini sulla mafia sono messe a rischio perché non si potrà più mettere sotto controllo telefoni per truffa ed estorsione. Si salva Parmalat dove, come assicurano i pm di Milano e di Parma, le intercettazioni non furono determinanti né per arrestare Calisto Tanzi in quel dicembre 2003, né per accertare ragioni e colpevoli del crack. Ha detto e continua a dire l'Anm con una frase ad effetto, "è la morte della giustizia penale in Italia".
Nelle stesse ore in cui alla Camera, con il concorso dell'opposizione nonostante l'appello del giorno prima a Napolitano di Pd, Idv, Udc, si approva la legge sugli ascolti, nelle procure italiane, tra lo sconcerto e l'irritazione delle toghe, si fanno i conti delle intercettazioni che non si potranno più fare in futuro e di quelle che, in un passato recente, non sarebbero mai state possibili. E, anche se fossero state fatte, non si sarebbero mai potute pubblicare, né nella versione integrale, né tantomeno per riassunto. Le indagini cadono su due punti chiave della legge: "evidenti indizi di colpevolezza" per ottenere un nastro, solo 60 giorni per registrare. Così schiatta l'indagine sulla clinica Santa Rita che parte con una truffa ai danni dello Stato per via dei rimborsi gonfiati e finisce per rivelare che si operava anche quando non era necessario. Non solo sarebbero mancati gli "evidenti indizi" (se ci fossero stati i pm Pradella e Siciliano avrebbero proceduto con gli arresti), ma non si sarebbe andati avanti per undici mesi, dal 4 luglio 2007 al 24 giugno 2008. Giusto a metà, era settembre, ecco le prime allusioni a un reparto dove accadevano "fatti gravi". Niente ascolti, niente testi sui giornali, niente versione integrale letta al processo, niente clinica costretta a cambiare nome per la vergogna.
Cambia corso il caso Abu Omar, nato come un sequestro di persona semplice contro ignoti. Solo due mesi di tape. Ma la telefonata chiave, quando l'imam libero per una settimana racconta alla moglie la dinamica del sequestro, giunge solo allo scadere dei 12 mesi d'ascolto. In più la signora, in quanto vittima, non avrebbe mai dato l'ok a sentire il suo telefono, come stabilisce la nuova legge.
Per un traffico organizzato di rifiuti a Milano, dove arrivava abusivamente anche la monnezza della Campania, hanno fatto 1.500 intercettazioni per sei mesi. Solo dopo i primi due s'è scoperto cosa arrivava dal Sud. In futuro impossibile. Come gli accertamenti che fanno scoprire i mafiosi. A Palermo hanno intercettato l'imprenditore Benedetto Valenza per quattro mesi: dalla truffa e dalla frode nelle pubbliche forniture sono arrivati a scoprire che riciclava i soldi del clan Vitale e forniva cemento depotenziato pure agli aeroporti di Birgi e Punta Raisi. Idem per l'inchiesta contro gli amministratori di Canicattì e Comitini che inizia per abuso d'ufficio e corruzione e approda a un maxi processo contro le cosche di Agrigento. Telefoni sotto controllo per sei mesi, ormai niente da fare.
"La gente sarà meno sicura" dicono i magistrati. E citano lo stupro della Caffarella d'inizio anno. Due arresti sbagliati (i rumeni Ractz e Loyos), il vanto di aver fatto tutto "senza intercettazioni", poi il ricorso all'ascolto sul telefono rubato alla vittima. Domani impossibile perché in un delitto contro ignoti si può intercettare solo il numero "nella disponibilità della persona offesa". Assurdo? Contraddittorio? Sì, ma ormai è legge.

giovedì, giugno 11, 2009

LA QUERELA BIPARTISAN CONTRO BEPPE GRILLO

Questa notizia, secondo me, sembra la più grave rispetto a quanto sta succedendo in questo momento nello scenario nazionale a partire dalla visita di Gheddafi all’insegna della teatralità più becera di un dittatore con un seguito incredibile di persone e di una guardia del corpo addetto alla sua sicurezza composta di sole donne cosiddette “amazzoni” che sono sicuro suscita molta invidia e ammirazione da parte del Cavaliere (segretamente vorrebbe essere come lui). Infine alla legge sulle intercettazioni che priverà la magistratura di un strumento formidabile di giustizia e i cittadini di essere informati.

Qui invece si tratta di Grillo interpellato dalla Commissione Affari del Senato per la proposta di legge popolare per un Parlamento Pulito che riassumo in questi punti fondamentali condivisibili:
1. Limite di due legislature per parlamentare
2. Elezione nominale del parlamentare
3. Nessun condannato in Parlamento


Grillo in Parlamento: Siete vecchi. Ci sono 20 condannati: è uno scandalo riportato dal quotidiano il Messaggero. In alternativa visionare il video sotto riportato.
.
Beppe Grillo alla Commissione Affari Costituzionali, Senato
StaffGrillo
10 giugno 2009
Beppe Grillo è ascoltato alla Commissione Affari Costituzionali del Senato sulla proposta di legge popolare Parlamento Pulito.

Ora si può non essere d’accordo sul suo modo di esprimersi perché essendo un comico e non un politico gli si può benissimo concedergli la licenza tra l’altro mai disdegnata a certi politici che pure si sono espressi da “comici” in Parlamento, ma da questo a querelarlo per avere “diffamato” le donne e gli uomini è semplicemente troppo!

Posso capire le donne e gli uomini della PDL avvezzi alla “querela” per zittire chi parla contro di loro ma mai mi sarei aspettato da alcune donne e uomini del PD (Donatella Ferranti, Paola Concia, Sandra Zampa e Roberto Zaccaria) unirsi a questo “ignobile” atto contro un “cittadino” per di più con la beffa di dare mandato alla Presidente Giustizia della Camera avv. Giulia Bongiorno (noto personaggio della pattuglia berlusconiana difensore dei potenti). Si distingue invece l’IDV che non partecipa.

Al di là delle espressioni colorite, gli argomenti sono sacrosanti e lui, Grillo, chiedeva alla fine, la data ed orario precise della discussione della proposta alla Camera per potere essere presente. A questo la Commissione non è stata in grado di farlo. Per tutta risposta invece “querela” il primo firmatario per diffamazione!
Non mi sembra un buon inizio post-elettorale purtroppo per il PD che ne offusca l’identità politica e lo confonde con quella dell’avversario.
Raffaele B.

IL MESSAGGERO
Querela bipartisan contro Grillo:
«Aggressione al Parlamento, ci diffama»


ROMA (11 giugno) - Lo show di Beppe Grillo contro deputati e senatori scatena una compatta reazione bipartisan. Decine di donne parlamentari (ma anche qualche uomo) di diversi schieramenti politici hanno dato mandato al presidente della commissione Giustizia della Camera Giulia Bongiorno di querelare il comico genovese Beppe Grillo che ieri, in una sua
audizione al Senato, aveva detto che il Parlamento è popolato da «amici, avvocati e qualche zoccola...» e fatto altre considerazioni già aspramente criticate dal presidente dell'assemblea di palazzo Madama, Renato Schifani.

Adesione trasversale. Hanno aderito all'iniziativa, tra gli altri, anche il capogruppo del Pd in commissione Giustizia Donatella Ferranti, Viviana Beccalossi (Pdl), Alessandra Mussolini (Pdl), Paola Concia (Pd), Sandra Zampa (Pd), Nunzi Di Girolamo (Pdl), Barbara Saltamartini (Pdl), Roberto Zaccaria (Pd) e Nino Lo Presti (Pdl). Nel documento, firmato da decine di deputati, si legge che nel comportamento di Beppe Grillo si ravvisa «un'aggressione all'intero Parlamento» integrando il «reato di diffamazione».

Mussolini: deputate siano audite su Grillo. «Gli epiteti con i quali Beppe Grillo ha definito i membri del Parlamento italiano la dicono lunga sul personaggio che, d'altra parte, si è caratterizzato politicamente per il “Vaffaday”»: ha detto Beatrice Lorenzin, del Pdl, sostenendo che le parole contro le donne parlamentari offendono tutte le donne. «C'è stato un attacco gravissimo a tutte noi donne elette, da parte di una persona che io considero ciarpame. Chiedo, pertanto, che ognuna di noi sia audita presso la commissione Affari costituzionali del Senato in merito ai nostri progetti di legge e al nostro impegno, dal momento che anche in campagna elettorale qualcuno ha detto che noi non contiamo niente», ha aggiunto Alessandra Mussolini (Pdl).

Senatrici Idv: non ci sentiamo chiamate in causa mentre le senatrici Idv Patrizia Bugnano e Giuliana Carlino non parteciperanno alla querela. «Nessuno ci ha contattato per farlo e comunque non abbiamo alcuna intenzione di querelare Beppe Grillo per quanto detto ieri in commissione Affari Costituzionali al Senato», hanno dichiarato Bugnano e Carlino, sottolineando che «per quanto riguarda i suoi apprezzamenti sulle parlamentari non ci sentiamo chiamate in causa e quindi non ci riteniamo offese».

sabato, giugno 06, 2009

INTERNET - PRIVACY E LIBERTÀ D’INFORMAZIONE

La sacralità della vita privata delle persone va rispettata e perciò mai violata, giustamente! Ma se si tratta di una persona pubblica quale un capo di un Governo di una Nazione quale Berlusconi è, la questione cambia e pure di molto.

Questa figura dovrebbe rappresentare l’esempio positivo di una morale di condotta scevra da comportamenti ritenuti in genere “scorretti” e “moralmente” degradati dal pubblico che ha tutto il diritto di essere informato sul suo comportamento anche nella sua vita privata tanto più se trapelano notizie di scandali.

Il pubblico, attraverso la stampa e la tv, vuole sapere e conoscere i fatti per capire cosa avviene veramente e se il Capo del Governo ne è responsabile o meno.

D’altronde lo stesso Berlusconi ha “messo in piazza” in tv tramite Porta a Porta del compiacente Bruno Vespa una penosa e patetica “difesa” contro la propria moglie Veronica Lario, vittima del solito inganno della sinistra, per avere chiesto pubblicamente il divorzio da lui perché frequenta le minorenni e perché malato e bisognoso di aiuto. A Veronica invece non le fu data la stessa possibilità di andare a Porta a Porta il giorno dopo. Niente par condicio!

Dopo le foto di Villa Certosa si comprende meglio il significato di quelle parole. Ella era a conoscenza di quella condotta da tempo, altro che essere “inforcata” dalla sinistra la quale invece certamente non poteva sapere.

Adesso il solerte avvocato di Berlusconi, Ghedini, con la scusa della privacy “querela” i giornali e i siti web che riportano le foto e le notizie, anziché “rispondere” nel merito per “smentire” con i propri argomenti.

Ciò per fare in modo che le foto medesime diventino “corpo di reato” per fare scattare la CENSURA. Si, la censura per “impedire” al pubblico di informarsi, per evitare che si vedano le immagini specialmente durante le elezioni. Poi si vedrà.

In nessun paese civile e democratico il Governo “attacca” la Stampa con la querela e la censura. Peggio ancora se una delle parti: il Capo del Governo è “immune” alla giustizia e l’altra: la Stampa no!

Nei paesi civili e democratici la Stampa è libera e può dire ciò che vuole e risponde solo alla sua opinione pubblica e il Governo se vuole, risponde alla stampa se no lascia perdere.

Cosa vuole fare ora Ghedini visto che è solo riuscito a FERMARE la Stampa Italiana e le televisioni ma non è riuscito a fermare INTERNET perché nella RETE MONDIALE quelle foto imperversano a tutta birra.
Cosa vorrà fare ora?

NON POTRÀ CERTO QUERELARE TUTTO IL MONDO PER FERMARE INTERNET!

Fermare internet è impossibile! L’unica cosa che potrebbe fare è richiedere l’isolamento dell’Italia IMPEDENDO così l’accesso ai SITI ESTERI. Se il Governo facesse questo butterebbe veramente la maschera e si rivelerebbe per quello che è: ANTIDEMOCRATICO, ILLIBERALE e CENSORIO. Insomma proprio come la Cina e similari.
Raffaele B.

QUESTA CENSURA
di Giovanni Maria Bellu
05 giugno 2009

C’è qualcosa di grandioso e di struggente nella duplice guerra dichiarata dall’avvocato Nicolò Ghedini alla Spagna e al Web. I cittadini iberici ne saranno entusiasti perché somiglia molto a quella combattuta dal loro don Chisciotte contro i mulini a vento. D’altra parte l’hidalgo della Mancha era descritto da Cervantes come “Il Cavaliere della triste figura”.
Nel disperato tentativo di limitare i danni causati dalla “triste figura” del suo Cavaliere, lo scudiero Ghedini ha annunciato che non solo denuncerà El Pais per aver pubblicato le immagini del party a Villa Certosa del club di Topolanek ma intenterà una “azione civile contro chiunque ri-pubblichi in Italia le fotografie pubblicate dal quotidiano spagnolo”.
L’annuncio di una azione finalmente “civile” da parte dei sostenitori di Berlusconi ci sorprende a ci rassicura. Al punto che, grati, riveliamo a Sancho Ghedini un piccolo segreto: Web è l’abbreviazione di World wide web che significa “Grande ragnatela mondiale” . Mondiale, avvocato. Questo vuol dire che se anche lei riuscisse a intimidire la stampa e i siti Internet italiani fino al punto di indurli a non pubblicare niente, i lettori italiani potrebbero con un semplice clic andare sul sito Internet di
El Pais, e vedere quelle foto “innocenti”, come il suo datore di lavoro le ha definite.
E questo accadrà sempre, anche in futuro, perché censurare il Web è molto complicato. E’ proprio come combattere contro i mulini a vento. A meno che, in un aggiornamento del “pacchetto sicurezza” o in qualche piega della futura legge anti-intercettazioni, non non pensiate di inserire un codicillo che consenta alla presidenza del Consiglio di bloccare l’accesso dall’Italia ai siti esteri. Ma un’azione di questo genere non sarebbe affatto “civile” e siamo certi che non la metterete mai in atto.