mercoledì, dicembre 16, 2009

ODIO E AMORE IN POLITICA, SOLO NELLE DITTATURE

Come già paventato nel precedente articolo inizia la fase della ‘criminalizzazione’ del ‘dissenso’ e delle ‘opposizioni’ con liste di proscrizione di “mandanti morali” dell’attentato, dei ‘cattivi’ che l’odiano e di ‘buoni’ che l’amano.

Stanno tentando di fare entrare queste due categorie di
ODIO e AMORE nella politica in modo ‘furbesco’ ed ‘irresponsabile’ senza tenere conto della storia del nostro Paese e del pericolo che rappresentano. Proprio l’esatto contrario di quanto chiede il Presidente della Repubblica. Vedi questo filmato.
http://www.youtube.com/watch?v=-IOdFp1Ptec
shrek0105
16 dicembre 2009
Berlusconi e l'amore
Amore e odio. Contrapposizioni e relativi ruoli assegnati da arbitri auto-proclamati, come si conviene a chi si crede un Re. Sullo sfondo un paese in difficoltà. Né amato né odiato. Ignorato.
L'amore. La contrapposizione con l'odio. La strategia comunicativa che mira ad essere individuati come i difensori del bene, che proteggono i cittadini dal male, dall'odio che caratterizza "gli altri", chiunque essi siano. un monito: SVEGLIA! SVEGLIA! SVEGLIA!!!!!!!

Come dice Marco Travaglio in YouTube ne Il più amato dagli italiani: (35minuti)
La politica e il sentimento non c’entrano niente, la politica è un fatto tecnico, per cui ti voto affinché tu faccia delle cose, ma tu non puoi chiedermi di amarti, tu puoi chiedermi di votarti, ma non mi puoi chiedere di amarti, non esiste l’amore dell’elettore per il suo eletto, esiste soltanto nelle dittature, quando appunto il populismo carismatico del capo riesce addirittura a attirare l’amore degli elettori, che non sono più neanche cittadini, sono proprio sudditi, sono un’altra cosa, sono acritici, sono pecore che adorano il capo”…
CONTINUA

Tutti i politici dovrebbero assumere questo senso di responsabilità ognuno per se e farsi carico di abbassare i toni ed evitare accuse e offese ad altri. Leggi
Da voi una campagna d'odio di Cicchitto del PDL su REPUBBLICA. Ritornare tutti ad un linguaggio 'civile' che da tempo ormai è quasi sparito nella politica italiana. Le liste di proscrizione di ‘mandanti morali’ vanno nella direzione opposta! Se si persegue tutti questa via si va verso il ‘baratro’ senza FUTURO e senza VINCITORI. La storia ce lo insegna!
Leggi
Coglioni, kapò e mentecatti“, l'amore secondo B. sul FATTO QUOTIDIANO.

È irresponsabile ‘sfruttare politicamente’ a proprio gretto vantaggio di parte, l’attentato a Berlusconi per lanciare una sorta di ‘resa dei conti’ contro l’altra metà del Paese. L’inevitabile esito sarà ‘nefasto’ per tutti. La politica deve ritrovare il suo naturale terreno di confronto civile e di critica che non possono essere i ‘sentimenti’ di odio e amore che al contrario distruggendo la capacità critica dei cittadini portano solo alla dittatura. Leggi sull’Espresso
L'odio e l'amore sono categorie politiche?
Raffaele B.

REUTERS
Berlusconi: amore vince sempre su odio, state sereni
martedì 15 dicembre 2009 14:01

ROMA (Reuters) - Ringrazia per i messaggi, invita a stare sereni e dice che "l'amore vince sempre sull'invidia e sull'odio".
Sono le parole del presidente del Consiglio Silvio Berlusconi scritte in un suo messaggio che compare sul sito del Popolo della Libertà.
"Grazie di cuore ai tantissimi che mi hanno mandato messaggi di vicinanza e di affetto. Ripeto a tutti di stare sereni e sicuri. L'amore vince sempre sull'invidia e sull'odio", si legge nel messaggio firmato Silvio Berlusconi.

L’ANTEFATTO DE IL FATTO QUOTIDIANO
"Coglioni, kapò e mentecatti“, l'amore secondo B.
16 dicembre 2009
Dal ‘94 ad oggi l’infinita serie di insulti del premier e dei suoi
di Peter Gomez e Marco Travaglio

Il capogruppo dei deputati del Pdl, Fabrizio Cicchitto, ieri ha spiegato in Parlamento che dal 1994 è in corso in Italia "una campagna d’odio" contro Silvio Berlusconi. Fortunatamente il premier è intervenuto subito e dall’ospedale San Raffaele, dove è ricoverato dopo la vergognosa e ingiustificabile aggressione subita domenica sera, ha ricordato che "l’amore vince sull’odio". Lo dimostrano, tra l’altro, le centinaia di interventi suoi e di esponenti del centrodestra che negli ultimi 15 anni sono sempre stati improntati al buon senso e alla moderazione. Ecco dunque una necessariamente breve antologia delle migliori frasi di quello che potrebbe essere chiamato il Partito dell’Amore…
CONTINUA con la lista di molte frasi pronunciate da Berlusconi, da Bossi, Vittorio Sgarbi e da tre leghisti eurodeputati.

L’ESPRESSO
L'odio e l'amore sono categorie politiche?
16 Dic 2009
L'emotività e i sentimenti sono entrati di prepotenza nel dibattito di questi giorni. E' giusto che sia così? Ed è un bene o un male per la qualità del confronto e del dibattito civile?

«L'amore vince sempre sull'odio», ha fatto sapere Silvio Berlusconi via Internet dal suo letto d'ospedale. Un appello all'emotività e un riferimento alla presunta capacità del premier di diffondere "amore" contro quelle che lui e i suoi chiamano "campagne di odio". Del resto, fin dalla sua discesa in campo il premier aveva iniziato a far entrare la categoria dei sentimenti nel dibattito politico, baciando bambini, spargendo sorrisi, facendo battute e soprattutto accentrando il dibattito attorno alla sua persona anziché all'attività politica della sua parte.
Ma mai come in questi giorni la componente prerazionale sembra diventata fondante nel confronto fra destra e sinistra, e più in generale tra governo e opposizione: con gli esponenti della maggioranza che accusano tutti coloro che sono all'opposizione di "spargere odio". Ovviamente, da più parti si fa notare che chiamare "coglioni" gli elettori avversari non è il miglior modo per dare amore, così come piene di livore sono - specie con la gestione di Vittorio Feltri - le pagine del "Giornale", di proprietà del presidente del Consiglio e della sua famiglia.
Una volta si diceva che in politica non ci sono nemici ma solo avversari, cioè persone che hanno un programma diverso dal nostro contro il quale dunque ci si batte - nelle sedi istituzionali, sui giornali e in ogni altro consesso civile - per affermarne un altro. Adesso non si sa più quali siano le differenze di programma politico tra un partito e l'altro, in compenso ci si divide brutalmente tra chi ama Berlusconi e chi lo odia.
E' giusto ed è sano per la democrazia che sia così? Si può essere di centrodestra o di destra senza amare Berlusconi? E si può essere di sinistra o di centrosinistra senza odiare Berlusconi come persona, ma opponendosi al modello culturale e politico che lui ha imposto? E che cosa si può fare perché la categorie razionali in politica prevalgano su quelle emotive? Che cosa ne pensate?

REPUBBLICA
Pdl, Cicchitto a Repubblica
"Da voi una campagna d'odio"
Il capogruppo a Montecitorio replica all'editoriale di Ezio Mauro
"Attacco alla libertà di stampa? E' solo l'ennesima mistificazione"
16 dic. 09
ROMA - "Abbiamo ricordato agli italiani la campagna di odio e di disprezzo contro Berlusconi che ha innescato una serie di reazioni a catena che hanno portato al gesto di Tartaglia, alla sua esaltazione su Facebook da parte di migliaia di estremisti". Dopo aver usato l'aula di Montecitorio per puntare il dito contro
"i mandanti morali" dell'aggressione al Cavaliere, mettendo in fila Repubblica, Santoro, Travaglio e il Fatto, il capogruppo del Pdl alla Camera Fabrizio Cicchitto torna ad alzare i toni. Lo fa per rispondere all'editoriale del direttore di Repubblica Ezio Mauro che, dalle colonne del quotidiani, lo ha accusato di voler creare "un clima di guerra".
Un clima che Cicchitto non accenna a voler abbandonare neanche oggi. "Capiamo come dopo quello che è accaduto c'è chi ha la coscienza sporca ed è alla ricerca di un alibi e quindi di un altro bersaglio. Nessuna intimidazione e anche nessun 'fuoco amico' ci chiuderà la bocca - dice il capogruppo - Detto tutto questo, l'evocazione dell'attacco alla libertà di stampa è l'ennesima mistificazione: una catena editoriale sviluppa contro un leader politico una forsennata campagna di stampa, ma se qualcuno osa rispondere allora la medesima catena editoriale grida all'attentato alla libertà di stampa. Sulla base di questa logica 'Repubblica' ha licenza di attacco e coloro che sono oggetto di esso dovrebbero solo accettare, riverenti, insulti e scomuniche e poi ringraziare per l'onore ricevuto". A fianco di Cicchito si schiera uno dei tre coordinatori nazionali del Pdl, Denis Verdini: "Ha solo fotografato la realtà Repubblica non può tirarsi fuori". Al fianco di Repubblica e il Gruppo L'Espresso si schiera, invece, la presidente dei senatori del Pd, Anna Finocchiaro: "Basta con questa campagna accusatoria".

Insomma, nonostante la delicatezza del momento i vertici del Pdl scelgono la linea dello scontro frontale. E dopo il discorso di Cicchitto a Montecitorio, criticato anche dal presidente della Camera Gianfranco Fini, non arretrano di un centimetro. Mentre sullo sfondo restano, inascoltati, gli appelli alla moderazione del capo dello Stato.

lunedì, dicembre 14, 2009

BERLUSCONI COLPITO IN PIAZZA DA UNO SQUILIBRATO

Proprio nel momento di grande difficoltà ed affanno per la sua azione di ‘rottura’ contro le Istituzioni di Garanzia e del ricompattamento di tutte le Opposizioni da Di Pietro a Casini in un Fronte Unico per la difesa della Democrazia e della Costituzione che lo vedrebbe sicuramente ‘sconfitto’ in una probabile e da lui stesso paventate ‘elezioni anticipate’, arriva il gesto di violenza. Ecco, proprio quello che non avremmo mai voluto vedere e/o accadesse!

Il Cavaliere è stato colpito al volto da un certo Massimo Tartaglia, un psicopatico in cura da 10 anni. Gli ha lanciato una statuetta del duomo di Milano provocandogli la lacerazione del labbro. La rottura del setto nasale e di due denti.

http://www.youtube.com/watch?v=V4Rkelm1yh8
silentman
13 dicembre 2009
Silvio Berlusconi Colpito e ferito al Volto a Milano
Grazie a Rai News 24 e Repubblica, ecco il video dell'aggressione a Silvio Berlusconi da parte di un contestatore. L'attacco è avvenuto con una riproduzione metallica del Duomo di Milano. Sembra che il Premier abbia avuto solo una ferita al labbro, nonostante appaia totalmente sotto shock.

È chiaro che questo gesto, qualunque gesto di violenza va “condannato” anche se rivolto contro un avversario politico, anzi a maggior ragione perché foriero di ritorsioni diretti ed indiretti e perché trasforma lo svantaggio politico in vantaggio.

La storia ha sempre dimostrato che il gesto di violenza avvantaggia sempre chi ne è vittima a torto o a ragione. Se la vittima è nella ragione questa viene amplificata. Nel torto invece il gesto di violenza ha il potere di capovolgerlo, fornendo alla vittima la ragione che non ha. Alla fine a chi giova? Cui prodest?

Nonostante sia stato uno squilibrato ad agire in modo isolato si ‘tenta’ a denunciare le opposizioni di alimentare il clima di odio quale responsabile indiretto della violenza come se il governo e il suo capo fossero esenti da queste responsabilità.
Leggi l’intervista alla Bindi sulla Stampa
Non faccia la vittima, è uno degli artefici del clima violento. Leggi anche sul Messaggero su Di Pietro Di Pietro: «Solidarietà, ma premier istiga».

Da un’intervista, sempre sulla Stampa
Il padre: Massimo ha problemi psichici viene fuori anche che l’attentatore e i suoi famigliari votano PD per meglio enfatizzare il fenomeno.

Sulla scorta delle esperienze fin qui vissute nelle quali spesso il Cavaliere recita a fare la ‘vittima’, ora che è stato veramente ‘vittima’ con tanto di sangue in volto che ha voluto persino ostentare alla videocamera (come il filmato stesso dimostra), credo sia molto probabile che l’evento sarà presto ‘SFRUTTATO’ al massimo per rincarare la dose di attacco contro le Opposizioni e le Istituzioni forte di una ‘ripresa di vigore sulla scia emotiva’ che ‘ricompatta’ almeno tutto il Governo attorno al suo capo.

Quindi dovremo sicuramente aspettarci una ‘recrudescenza’ degli attacchi da parte di Berlusconi e del Governo a cui le Opposizioni dovranno fare fronte tenendo i nervi saldi e rimanendo uniti nonostante l’onda emotiva. È in gioco la nostra libertà e democrazia di questo martoriato Paese.
Raffaele B.


LASTAMPA
Berlusconi dall'ospedale: "Sto bene"Tartaglia trasferito a San Vittore
Quindici giorni di prognosi riservata. Fede: «Adesso si sente miracolato».Davanti alla clinica slogan e cartelli.
14/12/2009 (8:45) - LA PRIMA NOTTE AL SAN RAFFAELE DEL PREMIER

Nella tarda serata di ieri il presidente della repubblica Giorgio Napolitano ha telefonato al premier Silvio Berlusconi, mentre in ospedale era sottoposto ai primi test clinici sui postumi dell’aggressione subita. Il capo dello stato gli ha espresso la sua solidarietà e la preoccupazione per la spirale di violenza che si sta affacciando nel paese. Questa mattina è atteso il primo bollettino medico che darà notizie sulla salute di Berlusconi dopo l’aggressione e la notte passata in osservazione al San Raffaele.
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Quindici giorni di prognosi riservata (il periodo potrebbe essere modificato), due denti compromessi, uno dei quali fratturato, infrazione al setto nasale, e ferita lacero contusa al labbro: sono queste le ferite riportate dal presidente del Consiglio, colpito al volto da una statuetta del Duomo di Milano lanciata da Massimo Tartaglia al termine del comizio tenuto dal premier in piazza Duomo. Tartaglia ieri sera ha visto confermare il suo arresto per lesioni personali aggravate dalla qualità della persona offesa e dalla premeditazione perché in tasca gli è stato trovato una bomboletta di spray al peperoncino ed è stato trasferito a San Vittore.
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È incensurato, ma con un unico precedente, dato che tempo fa gli è stata revocata la patente. L’uomo è in cura per problemi psichici da circa dieci anni e non risulta legato ad alcun movimento politico. I primi riscontri investigativi propendono per un gesto isolato. Il premier, medicato al pronto soccorso del san Raffaele, è stato anche sottoposto ad un Tac e analisi maxillo-facciali Secondo il medico Alberto Zangrillo, è «molto scosso e dispiaciuto».
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Davanti all’ospedale San Raffaele sono comparsi cartelli di incitamento per il premier: «Presidente siamo con te» si legge su uno striscione. Mentre veniva trasferito fuori dal pronto soccorso in una stanza d’ospedale il premier ha rassicurato tutti: «Sto bene, sto bene». All’amico Emilio Fede ha confessato di sentirsi miracolato, un centimetro in più e avrei perso l’occhio».

CORRIERE DELLA SERA
Il racconto dell'aggressore: io attratto dalle urla dei contestatori
L'uomo che ha colpito Berlusconi ha reso piena confessione. Trasferito a San Vittore, è guardato a vista
14 dicembre 2009
MILANO -Nella notte è stato trasferito nel carcere di San Vittore, dove ora è guardato a vista. E nelle oltre quattro ore di interrogatorio, prima del trasferimento nel carcere di San Vittore,
Massimo Tartaglia ha reso piena confessione. Il 42enne che ha ferito il premier Silvio Berlusconi in piazza Duomo non ha dato alcuna giustificazione vera e propria del suo gesto ma ha ammesso di essere il solo responsabile dell'aggressione al capo del governo. Tartaglia, che ha dei problemi mentali, ha spiegato nel suo racconto che era andato al Duomo per assistere al comizio del premier e che se ne era andato quando ancora Berlusconi era sul palco, dissentendo da quello che il presidente del Consiglio stava dicendo. Il grafico 42enne stava raggiungendo la metropolitana quando ha visto la macchina del presidente del Consiglio parcheggiata, ma soprattutto ha sentito le grida di alcuni contestatori che hanno attratto la sua attenzione. A quel punto si è infilato in una strada laterale per tornare indietro e si è trovato davanti Berlusconi a cui ha lanciato il souvenir che aveva comprato poco prima su una bancarella. Tartaglia non ha spiegato i motivi del suo gesto e domenica mentre veniva interrogato in Questura appariva molto frastornato.

SI INDAGA SULLE SUE CONOSCENZE - Gli inquirenti lavorano ora sulla rete di conoscenze e sulle frequentazioni dell'aggressore 42enne. Accertati infatti i problemi psicologici di Tartaglia, si punta a escludere che l'uomo possa essersi mosso comunque concordemente con altri dato che gli oggetti che aveva con sé, e in particolare uno spray al peperoncino, hanno fatto propendere per il gesto premeditato. L'interrogatorio di Tartaglia domenica sera si è protratto infatti per circa quattro ore, ed è stato condotto direttamente dal procuratore aggiunto Armando Spataro. Intorno alle 3 l'uomo è poi stato condotto nel carcere di San Vittore. Nulla trapela, ovviamente, dallo stretto riserbo degli investigatori, anche perché lunedì mattina dovranno riferire al ministro Roberto Maroni nel corso di un vertice in Prefettura, ma secondo alcune indiscrezioni quello che preoccupa di più le forze dell'ordine è che, pur trattandosi apparentemente di un gesto isolato, Tartaglia, proprio perché psicolabile, possa essere stato manovrato da qualcun altro.

lunedì, dicembre 07, 2009

IL CAVALIERE ‘RUBA’ IL MERITO DEGLI ARRESTI DI MAFIA

Al fine di ‘smentire’ le accuse del pentito Spatuzza del suo coinvolgimento e di quello di Dell’Utri con la Mafia, il Cavaliere ‘si attribuisce’ il merito delle ondate di arresti eccellenti di latitanti mafiosi fatti finora che, come invece ‘dovrebbero’ sapere tutti, sono fatti esclusivamente dalla MAGISTRATURA e dalla POLIZIA.

http://www.youtube.com/watch?v=y6F140zov6Y
GRANDEMIAO
06 dicembre 2009
BERLUSCONI IN MERITO AGLI ARRESTI DEI DUE BOSS MAFIOSI

Quest’ultima perfino ‘penalizzata’ da gravi tagli ai finanziamenti proprio dal suo Governo. Per i pm magistrati invece non è un mistero che siano molto ‘odiati’ da Berlusconi specialmente quando gli inviano gli avvisi di garanzia che lo invitano a comparire in tribunale per farsi processare.

Incredibilmente invece Berlusconi, quale Presidente del Consiglio ‘ruba’ loro il merito dei risultati fin qui conseguiti nonostante le ‘difficoltà’ cui devono fare fronte tutti i giorni spesso anche senza il pagamento degli straordinari o il rimborso della benzina.

La faccia tosta del presidente non conosce limiti perché mentre tenta di scagionarsi indignato dalle accuse di mafia con questo furto di meriti ‘antimafia’, lo stesso Dell’Utri e Piero Longo (PDL) propongono la revisione del reato introdotto da Giovanni Falcone sul ‘concorso esterno in associazione mafiosa” e Renato Farina (neo deputato PDL) del ’carcere duro il 41bis’ riservato ai mafiosi, considerato da lui come una forma di tortura! PROPRIO LE COSE CHE LA MAFIA VUOLE!
Leggi ‘
Cosa nostra e cose loro, una lettera da Palermo’ sul blog del FATTO QUOTIDIANO.

Con questo ‘giochino’ mediatico Berlusconi ‘tenta’ di sottrarsi ancora una volta alla GIUSTIZIA, questa volta in modo ‘spudorato’ fidando sui suoi soliti mezzi di comunicazione e sulla scarsa ‘memoria’ e ‘conoscenza’ dei cittadini ma ‘rivelandone’ la SUA CATTIVA FEDE, suo malgrado.
Raffaele B.

L’UNITÀ
Arresti sbandierati, padrini e caricature dei criminali
di
Saverio Lodato
07 dicembre 2009
Proviamo a fare un giochino. Quale era il governo in carica quando, il 15 gennaio 1993, venne arrestato Totò Riina? Il governo Amato. Quale era il governo in carica quando, l’11 aprile 2006, venne arrestato Bernardo Provenzano? È difficile rispondere: l’8 e il 10 aprile si erano svolte le elezioni politiche, e l’arresto del Padrino, governativamente parlando, fu considerato “orfano”, visto che le urne erano state aperte proprio quel giorno.

Qual’era il governo in carica quando, il 20 maggio 1996, venne arrestato Giovanni Brusca? Da due giorni, il governo Prodi, e Giorgio Napolitano era ministro degli interni. Qual‘ era il governo in carica quando venne arrestato, il 20 febbraio 1986, Michele Greco? Il governo Craxi. Quale era il governo in carica, il 14 maggio 1974, quando venne arrestato Luciano Liggio? Il governo Rumor. Quale era il governo in carica quando venne arrestato, l’8 aprile 1984, Gaetano Badalamenti? Un altro governo Craxi.Quali furono i governi italiani che arrestarono Vito Cascio Ferro che fu arrestato, se i conti sono esatti, 69 volte? Tanti. E, almeno una volta, lo arrestò il governo Mussolini.
Dovrebbe poter bastare. Le dichiarazioni di Berlusconi e Maroni, all’indomani degli arresti di Raccuglia, Nicchi e Fidanzati, ultimi boss, in ordine di tempo, a finire in manette, sono la testimonianza evidente del fatto che i politici del Pdl sono stupiti di se stessi e non credono ai loro occhi. Sbandierano gli arresti. Li contrappongono al popolo sceso a manifestare in Piazza San Giovanni. Li enfatizzano al limite del ridicolo, quanto a caratura criminale dei personaggi in questione. Considerano talmente lo Stato qualcosa di proprio, di personale, di famiglia, da lasciar sottintendere che, se solo lo avessero voluto, quegli arresti non ci sarebbero mai stati. Difficilmente si daranno una calmata. Tanto è vero che non li abbiamo sentiti spendere una parola di plauso per magistrati, poliziotti e carabinieri che quegli arresti li fanno davvero e – per fortuna degli italiani- sopravvivono a tutti i governi, anche a quello di Berlusconi e Maroni. Come, d’altronde, i politici mafiosi, che mai l’hanno fatta franca come con questo governo.

SICILIAINFORMAZIONI
Arresti eccellenti, il day after delle toghe “nemiche” Come Antonio Ingroia
06 dicembre 2009

Il procuratore aggiunto di Palermo, Antonio Ingroia, ha commentato gli arresti dei due superlatitanti di Cosa Nostra Gianni Nicchi e Gaetano Fidanzati. "Nonostante le difficoltà operative incontrate a causa delle scarse risorse di mezzi e di fondi”, ha affermato, “questi arresti sono un importante risultato ottenuto per merito dei poliziotti e dei magistrati delle procure di Palermo e di Milano".

Ingroia non è ben visto negli ambienti governativi. Occupa i primi posti della lista di proscrizione, perché gli addebitano una sospetta solerzia negli affari giudiziari che coinvolgono Silvio Berlusconi. Una considerazione che ha ricevuto conferma con le indagini sulle stragi del ’92 e ’93, la cosiddetta trattativa mafia-Stato, le rivelazioni di Massimo Ciancimino e Gaspare Spatuzza.

E’ Ingroia che lavora alle inchieste assieme ai suoi colleghi di Palermo, Caltanissetta, Milano e Firenze. Abituato ad essere additato come un nemico, ed arruolato nell’esercito delle toghe rosse e degli eversori, deve avere vissuto con alterni stati d’animo il day after della cattura di Nicchi e Fidanzati.

Non è facile accettare sospetti e manipolazioni giorno dopo giorno e a conclusione di una indagine conclusa con successo, essere in qualche modo “derubato” – in quanto magistrato – del successo conseguito insieme ai poliziotti e ai colleghi. Ingroia è la testimonianza palese della schizofrenia governativa, quella che descrive le toghe come golpisti quando “disturbano” il manovratore e permette di attribuire successi senza precedenti nella lotta alla mafia all’esecutivo.

Stando alle considerazioni della politica - i leaders della maggioranza di governo in prima fila – l’arresto dei due boss a Palermo e Milano sarebbe la risposta migliore alle farneticazioni di Gaspare Spatuzza. Se così fosse, tuttavia, magistrati come Ingroia – direttamente o indirettamente – avrebbero dato a se stessi la smentita alle “farneticazioni” raccolte e considerate attendibili (dalla Procura di Firenze).

Gli appostamenti, le intercettazioni, le indagini che hanno condotto Nicchi e Fidanzati nelle patrie galere non hanno affatto coinvolto i Ministri e gli apparati della politica, ma agenti, detective, magistrati. Tutta gente che non aveva interesse alcuno a smentire e smentirsi, perché della collaborazione di Spatuzza si è servita per cercare di ricostruire la terribile stagione stragista della mafia siciliana. E’ difficile dare credito a chi indaga, quando si è oggetto di indagine, ma questo è richiesto, non altro, a chi rappresenta le istituzioni, se si ha fiducia nella giustizia. Una fiducia che non può essere dismessa e riaccesa come il pulsante dell’energia elettrica.

SICILIAINFORMAZIONI
Gli arresti di Nicchi e Fidanzati sono la risposta a Spatuzza, secondo il governo. Ma non è affatto così, ecco perché
06 dicembre 2009

Il governo Berlusconi sarà ricordato come l'esecutivo che ha decapitato la mafia". L’ultimo spot del portavoce Pdl Daniele Capezzone merita di essere scolpito sul marmo a futura memoria.

“Presto -assicura Capezzone- si giungerà alla sconfitta finale di questa e di altre organizzazioni criminali. Chiunque abbia onestà intellettuale dovrebbe riconoscere l'impulso politico fortissimo del governo a questa lotta. Il resto è infamia, calunnia, con il solo scopo di ferire l'immagine internazionale del Paese. E chiunque si accodi a questi veleni deve sapere che resterà drammaticamente isolato rispetto alla stragrande maggioranza dei cittadini e dell'opinione pubblica"

La storia della mafia Capezzone non la conosce, l’arte della comunicazione inciampa sull’ignoranza e l’imbonimento. Non è tempo. Chi lavora per ripulire il Paese dal crimine organizzato sa bene di che pasta è fatta la piovra e come i suoi tentacoli ricompaiono con sorprendente velocità. La storia dovrebbe consigliare cautela e sobrietà, ma prevale il bisogno di “seppellire” il resto, Spatuzza, Ciancimino e company.

L'esecutivo gonfia il petto sul fronte della lotta alla criminalità organizzata, a seguito degli arresti dei boss mafiosi Giovanni Nicchi e Gaetano Fidanzati. E ne ha ben donde, a patto che curi la sua schizofrenia nei confronti dei magistrati – eversori i giorni feriali e lucidi determinati nemici delle mafie in quelli festivi. I magistrati fanno il loro mestiere, bene o meno bene, ma non vanno giudicati dai governanti a seconda della convenienza. Se il capo del governo è imputato le toghe sono i nemici da battere, gli eversori da distruggere, se hanno successo con le loro indagini il capo del governo “vanta”, si annette i risultati del loro lavoro.

Ignazio La Russa, Ministro della Difesa, ha commentato la cattura di Nicchi e Fidanzati, scusandosi per non avere permesso a questi galantuomini di partecipare al “No B day”, promosso dagli internauti. Scherzava, ma fino a un certo punto. Se la piazza dei ragazzi romani non piace al Ministro, non significa che sia fatta di “picciotti” di mafia. E lui, che è siciliano, dovrebbe saperlo di che pasta sono fatti gli “uomini d’onore”.

L’educazione al rispetto degli avversari, tuttavia, non s’impara a tarda età. O ce l’ha o non c’è niente da fare, purtroppo. Il Ministro degli Interni, Maroni, legittimamente compiaciuto per i due arresti eccellenti, non ha potuto fare a meno di alludere alle “farneticazioni” di Spatuzza che con l’arresto di Nicci e Fidanzati non c’entra niente. Spatuzza può avere detto bugie o raccontato qualcosa di vero, lo deciderà il tribunale, e soprattutto lo decideranno i riscontri che i poliziotti e i magistrati avranno saputo trovare. La “risposta” alle “farneticazioni” di Spatuzza è l’assenza di riscontri, verifiche, indizi, prove e testimonianze, non le manette ai due boss. Dell’Utri sostiene che la mafia vuole fare cadere il governo perché il governo la tratta male. Se è così vuol dire che erano state create delle aspettative.

martedì, novembre 24, 2009

IL CAVALIERE E IL SUO GOVERNO PERSONALE

Con il “processo breve”, dopo l’annullamento del lodo Alfano, siamo all’ennesimo tentativo di ‘salvare’ il Presidente del Consiglio dai ‘processi’ che lo riguardano. Per Berlusconi contano solo i suoi interessi economici e l’impunità (o immunità che è lo stesso) dalla giustizia. Ha fatto finora 17 leggi per non farsi processare e per avere vantaggi economici per le sue aziende. La 18ma legge sul ‘processo breve’ ancora in corso, persegue lo stesso scopo. Leggi Ecco le leggi che hanno aiutato Berlusconi sotto riportato.

Il resto, cioè il Paese, non gli riguarda più di tanto. Per fare questo, piega tutti al suo volere, il suo stesso governo, il parlamento ed è disposto a ‘sacrificare’ molti processi pur di salvare se stesso. Leggi
Anm, riforma processi prescrive 50%. Eccolo con questo breve filmato:
http://www.youtube.com/watch?v=ZRWH5HakXqc
NOSTRESSILVIO
22 novembre 2009
Prescrizione breve, ecco i processi a rischio
Parmalat, Cirio, Santa Rita, Antonveneta, Thyssen e gli altri: soprattutto i procedimenti contro i colletti bianchi rischiano di saltare se le norme proposte dal Pdl sul processo breve dovessero di... Parmalat, Cirio, Santa Rita, Antonveneta, Thyssen e gli altri: soprattutto i procedimenti contro i colletti bianchi rischiano di saltare se le norme proposte dal Pdl sul processo breve dovessero diventare legge.

Invece di rimuovere gli ostacoli che impediscono processi rapidi si vuole ‘imporre’ una scadenza più breve per invalidarli. Ormai è evidente anche ai suoi ‘sostenitori’ che il premier ha decisamente imposto un’accelerazione di linea d’azione al suo governo e alla sua maggioranza puramente ‘personale’.

Non persegue nessuna linea politica di destra o di centrodestra ma una semplice azione ‘demolitrice’ di leggi a colpi di decreti per ottenere solo ‘vantaggi economici’ ed ‘impunità’ a ‘discapito’ di tutto il Paese. Insomma egli agisce come capo di un’azienda che ‘ordina’ ai propri dipendenti (la sua maggioranza) di approvare le ‘sue leggi’ senza perdere tempo in ‘inutili discussioni’ attraverso il ‘ricatto’ del ‘voto di fiducia’ posto ormai continuamente. A sua volta però egli stesso è sotto ‘ricatto’ dalla Lega per reggersi al potere. Una situazione ‘insostenibile’ per le istituzioni democratiche e nessun governo può resistere a lungo così.

Senza una linea politica organica che ingloba e concilia gli interessi al potere il governo è destinato ad ‘esplodere’ al proprio interno per ‘spinte’ tutte personali e particolaristiche che non potranno mai ‘convergere’ fra loro. Da tempo si fatica a nascondere i ‘contrasti’ e per quanto si faccia per ‘minimizzare’ essi si fanno sempre più frequenti e per questioni non di poco conto.

Perfino la ‘minaccia’ della crisi di governo per andare ad elezioni anticipate sarebbe per il Cavaliere un’arma spuntata perché in tal caso la ‘decisione’ passa al Presidente della Repubblica che potrebbe nominare un altro al posto suo. Il Cavaliere infatti conterebbe solo sul ‘consenso degli elettori’ per ‘liberarsi’ dei suoi alleati ‘scomodi’ e ‘recalcitranti’.

In Francia, molti lustri fa, il generale De Gaulle poté farlo ma nonostante il carisma e la popolarità venne ‘sconfitto’ ugualmente e uscì di scena per sempre. Chissà se avremo la stessa fortuna!
Raffaele B.

ANSA
Anm, riforma processi prescrive 50%
Alfano:un abbaglio, danno i numeri. Berlusconi, parlerò agli italiani
23 novembre 2009

(ANSA) - ROMA, 23 NOV - Per l'Anm col ddl sul processo breve il 50% dei procedimenti va prescritto a Roma, Bologna,Torino. Ma Alfano:'Chiarisca,cosi' da'numeri'.Il ministro critica la stima (per l'Anm vanno prescritti invece il 20-30% dei processi a Firenze, Napoli e Palermo) ma l'Associazione ribadisce i dati che ''smentiscono le rosee previsioni del ministro che aveva parlato dell'1%''.Questi ribatte:''Anm sia chiara,non giochi con parole e numeri. Ha preso un abbaglio ''.

REPUBBLICA
Ecco le leggi che hanno aiutato Berlusconi
23 novembre 2009

Qui di seguito tutte le leggi approvate dal 2001 ad oggi dai governi di centrodestra che hanno prodotto benefici effetti per Berlusconi e le sue società.

1 Legge n. 367/2001. Rogatorie internazionali. Limita l'utilizzabilità delle prove acquisite attraverso una rogatoria. La nuova disciplina ha lo scopo di coprire i movimenti illeciti sui conti svizzeri effettuati da Cesare Previti e Renato Squillante, al centro del processo "Sme-Ariosto 1" (corruzione in atti giudiziari).

2 Legge n. 383/2001 (cosiddetta "Tremonti bis"). Abolizione dell'imposta su successioni e donazioni per grandi patrimoni. (Il governo dell'Ulivo l'aveva abolita per patrimoni fino a 350 milioni di lire).

3 Legge n.61/2001 (Riforma del diritto societario). Depenalizzazione del falso in bilancio. La nuova disciplina del falso in bilancio consente a Berlusconi di essere assolto perché "il fatto non è più previsto dalla legge come reato" nei processi "All Iberian 2" e "Sme-Ariosto2".

4 Legge 248/2002 (cosiddetta "legge Cirami sul legittimo sospetto"). Introduce il "legittimo sospetto" sull'imparzialità del giudice, quale causa di ricusazione e trasferimento del processo ("In ogni stato e grado del processo di merito, quando gravi situazioni locali, tali da turbare lo svolgimento del processo e non altrimenti eliminabili, pregiudicano la libera determinazione delle persone che partecipano al processo ovvero la sicurezza o l'incolumità pubblica, o determinano motivi di legittimo sospetto, la Corte di cassazione, su richiesta motivata del procuratore generale presso la Corte di appello o del pubblico ministero presso il giudice che procede o dell'imputato, rimette il processo ad altro giudice"). La norma è sistematicamente invocata dagli avvocati di Berlusconi e Previti nei processi che li vedono imputati.

5 Decreto legge n. 282/2002 (cosiddetto "decreto salva-calcio"). Introduce una norma che consente alle società sportive (tra cui il Milan) di diluire le svalutazioni dei giocatori sui bilanci in un arco di dieci anni, con importanti benefici economici in termini fiscali.

6 Legge n. 289/2002 (Legge finanziaria 2003). Condono fiscale. A beneficiare del condono "tombale" anche le imprese del gruppo Mediaset.

7 Legge n.140/2003 (cosiddetto "Lodo Schifani"). E' il primo tentativo per rendere immune Silvio Berlusconi. Introduce il divieto di sottomissione a processi delle cinque più altre cariche dello Stato (presidenti della Repubblica, della Corte Costituzionale, del Senato, della Camera, del Consiglio). La legge è dichiarata incostituzionale dalla sentenza della Consulta n. 13 del 2004.

8 Decreto-legge n.352/2003 (cosiddetto "Decreto-salva Rete 4"). Introduce una norma ad hoc per consentire a rete 4 di continuare a trasmettere in analogico.

9 Legge n.350/2003 (Finanziaria 2004). Legge 311/2004 (Finanziaria 2005). Nelle norme sul digitale terrestre, è introdotto un incentivo statale all'acquisto di decoder. A beneficiare in forma prevalente dell'incentivo è la società Solari.com, il principale distributore in Italia dei decoder digitali Amstrad del tipo "Mhp". La società controllata al 51 per cento da Paolo e Alessia Berlusconi.

10 Legge 112/2004 (cosiddetta "Legge Gasparri"). Riordino del sistema radiotelevisivo e delle comunicazioni. Introduce il Sistema integrato delle comunicazioni. Scriverà il capo dello Stato, Carlo Azeglio Ciampi: "Il sistema integrato delle comunicazioni (Sic) - assunto dalla legge in esame come base di riferimento per il calcolo dei ricavi dei singoli operatori di comunicazione - potrebbe consentire, a causa della sua dimensione, a chi ne detenga il 20% di disporre di strumenti di comunicazione in misura tale da dar luogo alla formazione di posizioni dominanti".

11 Legge n.308/2004. Estensione del condono edilizio alle aree protette. Nella scia del condono edilizio introdotto dal decreto legge n. 269/2003, la nuova disciplina ammette le zone protette tra le aree condonabili. E quindi anche alle aree di Villa Certosa di proprietà della famiglia Berlusconi.

12 Legge n. 251/2005 (cosiddetta "ex Cirielli"). Introduce una riduzione dei termini di prescrizione. La norma consente l'estinzione per prescrizione dei reati di corruzione in atti giudiziari e falso in bilancio nei processi "Lodo Mondadori", "Lentini", "Diritti tv Mediaset".

13 Decreto legislativo n. 252 del 2005 (Testo unico della previdenza complementare). Nella scia della riforma della previdenza complementare, si inseriscono norme che favoriscono fiscalmente la previdenza integrativa individuale, a beneficio anche della società assicurative di proprietà della famiglia Berlusconi.

14 Legge 46/2006 (cosiddetta "legge Pecorella"). Introduce l'inappellabilità da parte del pubblico ministero per le sole sentenze di proscioglimento. La Corte Costituzionale la dichiara parzialmente incostituzionale con la sentenza n. 26 del 2007.

15 Legge n.124/2008 (cosiddetto "lodo Alfano"). Ripropone i contenuti del 2lodo Schifani". Sospende il processo penale per le alte cariche dello Stato. La nuova disciplina è emanata poco prima delle ultime udienze del processo per corruzione dell'avvocato inglese Davis Mills (testimone corrotto), in cui Berlusconi (corruttore) è coimputato. Mills sarà condannato in primo grado e in appello a quattro anni e sei mesi di carcere. La Consulta, sentenza n. 262 del 2009, dichiara l'illegittimità costituzionale dell'art. 1 della legge per violazione degli articoli 3 e 138 della Costituzione.

16 Decreto legge n. 185/2008. Aumentata dal 10 al 20 per cento l'IVA sulla pay tv "Sky Italia", il principale competitore privato del gruppo Mediaset.

17 Aumento dal 10 al 20 per cento della quota di azione proprie che ogni società può acquistare e detenere in portafoglio. La disposizione è stata immediatamente utilizzata dalla Fininvest per aumentare il controllo su Mediaset.

18 Disegno di legge sul "processo breve". Per l'imputato incensurato, il processo non può durare più di sei anni (due anni per grado e due anni per il giudizio di legittimità). Una norma transitoria applica le nuove norme anche i processi di primo grado in corso. Berlusconi ne beneficerebbe nei processi per corruzione in atti giudiziari dell'avvocato David Mills e per reati societari nella compravendita di diritti tv Mediaset.

venerdì, novembre 06, 2009

STATO LAICO E I CROCIFISSI

Dopo la sentenza della Corte Europea su ‘via i crocifissi dalle scuole italiane’, unanime la reazione sdegnata del Vaticano, del Governo, dei politici di estrazione cattolica ed in ultimo della stessa sinistra che in questo momento non vuole una ‘guerra di religione’ che dividerebbe l’opposizione in questa difficile situazione che attraversa il Paese.
girmawinetwo
03 novembre 2009
Sentenza UE: Via il Crocefisso dalle Scuole
Corte Ue: no al crocefisso a scuola. Governo: faremo ricorso:Secondo Strasburgo rappresenta "una violazione della libertà religiosa". Sconcerto in Vaticano. Il ministro dell'Istruzione Gelmini bestemmia: "Fa parte delle nostre tradizioni"

Quello che colpisce di più è la reazione del Vaticano che in teoria non c’entra nulla poiché la sentenza riguarda solo lo Stato Italiano. La giustificazione più usata è che il crocifisso rappresenta la nostra ‘tradizione’ e ‘cultura’ e che è presente ovunque nelle nostre piazze e nei nostri monumenti e perfino nelle bandiere di molti stati europei e non. Un ragionamento che mentre ‘svaluta’ il simbolo di religione è di ‘facile’ lettura per quei cittadini ‘sprovveduti’ sulla differenza fra ’diritto’ e ‘fede’ e dei fatti storici alla base di tutto questo.

Intanto diciamo che il crocifisso di cui si parla è senza dubbio un simbolo della religione cattolica. Inoltre la sentenza della Corte riguarda solo i crocifissi nelle aule scolastiche e non le ‘croci’ in altri luoghi. Poi quale tradizione? Quale cultura? I crocifissi nelle scuole furono introdotti obbligatoriamente con regi decreti (fascisti) nel 1924 e poi negli altri luoghi pubblici nel 1929. Prima i crocifissi non c'erano!

Con il primo Concordato tra Mussolini (FASCISMO) e il Vaticano la religione cattolica veniva elevata a Religione di Stato. Poi ci fu un nuovo Concordato nel 1984 tra Craxi e il Vaticano con il quale venne annullata quella norma. Modifica che adeguò il Concordato alla Costituzione sulla eguaglianza di tutte le religioni e non. Da quel momento in poi il simbolo religioso doveva essere ‘rimosso’ da tutti i luoghi pubblici, ma così non fu! Se si fosse fatto allora, ora il problema non esisterebbe.

Lo Stato confessionale che ‘consente’ solo una religione imposta per legge a tutti è un residuo medioevale superato. Il predominio di una religione sulle altre è uno stadio di poco più evoluto, ma anche questo è superato! Rifiutiamo però lo Stato laicista perché ‘negherebbe’ la religione a tutti.

Lo Stato può essere ‘solo laico’ perché deve garantire la libertà di tutte le religioni e non. La sentenza quindi non è contro la religione cattolica ma è a favore di tutte le religioni senza più alcun predominio dell’una sulle altre. Da molti lustri il nostro Paese è diventato multietnico e multireligioso.

I simboli religiosi hanno la loro casa naturale nei luoghi di culto e nelle case dei credenti. In più si possono pure indossare se si vuole e questo non viene impedito. Ma più di tutto la fede deve stare nel cuore del credente e nelle azioni coerenti.

Invito al leggere ‘
Povero Cristo in mano a Berlusconi di un prete famoso Paolo Farinella con la sua Lettera aperta al Cardinale Bagnasco sotto riportati.
Raffaele B.

ANTIMAFIA
Altrachiesa
Povero Cristo in mano a Berlusconi
di Paolo Farinella, (prete)
5 novembre 2009

I giornali del giorno 5 novembre 2009, riportano la foto di Berlusconi che tiene in mano un Crocifisso, abbastanza grande. Le cronache dicono che glielo abbia dato il prete di Fossa, nell’ambito della consegna delle case. Se c’è una immagine blasfema è appunto questa: colui che ha varato una legge incivile contro i «cristi immigrati», che parla di «difesa dei valori cristiani». Un prete che consegna il crocifisso a Berlusconi è uno spergiuro come e peggio di lui. Povero Cristo! Difeso da una massa di ladroni che non solo lo beffeggiano, ma lo crocifiggono di nuovo con la benedizione del Vaticano, che per bocca del suo esimio segretario di Stato, ringrazia il governo per il ricorso che presenterà alla Corte di appello di Strasburgo.

Possiamo dire che c’è una nuova «Compagnia di Gesù» fatta di corrotti, di corruttori, di ladri, di evasori, di mafiosi, di alti prelati correi di blasfemia e di indecenza, di atei opportunisti, di cultori di valori e radic(ch)i(o) cristiani … chi prepara la croce, chi le fune, chi i chiodi, chi le spine, chi l’aceto … e i sommi sacerdoti a fare spettacolo ad applaudire. Intanto sul «povero Cristo» di nome Stefano Cucchi, morto per mancanza di «nutrizione e idratazione», da nessuno è venuta una parola di condanna verso i colpevoli di omicidio, nemmeno dai monsignori che hanno gridato «assassino» al papà di Eluana Englaro.

Povero Cristo, difeso dai preti come suppellettile e raccoglitore di polvere nei luoghi pubblici e da tutti dimenticato come Uomo-Dio che accoglie tutti e dichiara che sono beati i poveri, i miti, coloro che piangono, i costruttori di pace, i perseguitati, gli affamati! Povero Cristo, difeso dagli adoratori del dio Po e di Odino che ne fanno un segno di civiltà, mentre lasciano morire di fame e di freddo poveri sventurati in cerca di uno scampolo di vita. Povero Cristo, difeso dalla “ministra” Gelmini che trasforma il Crocifisso in un pezzo di tradizione “de noantri”, esattamente come la pizza, il pecorino, i tortellini. Povero Cristo, difeso da Bertone che lo mette sullo stesso piano delle zucche traforate.

Povero Cristo! Gli tocca ringraziare la Corte di Strasburgo, l’unica che si sia alzata in piedi per difenderlo dagli insulti di chi fa finta di onorarlo. Signore, pietà!
Guardando a quel Cristo che è il senso della mia vita di uomo e di prete, ho la netta sensazione che dalla sua comoda posizione di inchiodato alla croce, dica: Beati voi, difensori d’ufficio... beati voi che ho i piedi inchiodati, perché se fossi libero, un calcio ben assestato non ve lo leverebbe nessuno.

Don Paolo Farinella, lauree in Teologia Biblica e Scienze Bibliche e Archeologiche. Ha studiato lingue orientali all’Università di Gerusalemme: ebraico, aramaico, greco. I suoi ultimi libri: ”Bibbia, parole, segreti, misteri” e ”Ritorno all’antica Messa“, sempre editore Gabrielli. La sua lettera denuncia contro i vescovi, la chiesa, gli interessi superiori, il governo, lo sfruttamento di minori,non so perché ma difficilmente si avrà notizia di questa lettera sui vari organi ufficiali,allora facciamola girare noi....
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Lettera aperta al cardinale Bagnasco (alcuni stralci).
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Lei e il segretario della Cei avete stemperato le parole fino a diluirle in brodino bevibile anche dalle novizie di un convento. Eppure le accuse sono gravi e le fonti certe: la moglie accusa pubblicamente il marito presidente del consiglio di «frequentare minorenni», dichiara che deve essere trattato «come un malato», lo descrive come il «drago al quale vanno offerte vergini in sacrificio». Le interviste pubblicate da un solo (sic!) quotidiano italiano nel deserto dell’omertà di tutti gli altri e da quasi tutta la stampa estera, hanno confermato, oltre ogni dubbio, che il presidente del consiglio ha mentito spudoratamente alla Nazione e continua a mentire sui suoi processi giudiziari, sull’inazione del suo governo e sulla sua pedofilia. Una sentenza di tribunale di 1° grado ha certificato che egli è corruttore di testimoni chiamati in giudizio e usa la bugia come strumento ordinario di vita e di governo. Eppure si fa vanto della morale cattolica: Dio, Patria, Famiglia. In una tv compiacente ha trasformato in suo privato in un affaire pubblico per utilizzarlo a scopi elettorali, senza alcun ritegno etico e istituzionale.

Lei, sig. Cardinale, presenta il magistero dei vescovi (e del papa) come garante della Morale, centrata sulla persona e sui valori della famiglia, eppure né lei né i vescovi avete detto una parola inequivocabile su un uomo, capo del governo, che ha portato il nostro popolo al livello più basso del degrado morale, valorizzando gli istinti di seduzione, di forza/furbizia e di egoismo individuale. I vescovi assistono allo sfacelo morale del Paese ciechi e muti, afoni, sepolti in una cortina di incenso che impedisce loro di vedere la «verità» che è la nuda «realtà». Il vostro atteggiamento è recidivo perché avete usato lo stesso innocuo linguaggio con i respingimenti degli immigrati in violazione di tutti i dettami del diritto e dell’Etica e della Dottrina sociale della Chiesa cattolica, con cui il governo è solito fare i gargarismi a vostro compiacimento e per vostra presa in giro…
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lunedì, novembre 02, 2009

BERLUSCONI AL DI SOPRA DELLA LEGGE

Il cavaliere, con questa ‘dichiarazione’ comunque ‘giustificata’ con la quale annuncia che ‘non si dimetterà nemmeno se condannato commette un atto di una gravità inaudita, contrario alla Costituzione, su cui pure ha giurato, e contro tutti i cittadini!

In nessun Paese, nemmeno in quelli ‘scarsamente’ democratici potrebbe ‘resistere’ un minuto dopo alla carica di Capo di Governo!

Berlusconi in questo modo fa un salto di ‘qualità’. Finora ha ‘agito’ nella ‘sostanza’ e preservato la ‘forma’ ricorrendo ai vari lodi incostituzionali per non farsi processare. Ora decide di ‘attaccare’ anche la ‘forma’ della democrazia sul concetto della indipendenza e del rispetto dei poteri dello Stato. Ci sta dicendo che non serve più nessun lodo o legge speciale per ‘evitare i processi’, semplicemente non né ‘rispetterà gli ‘esiti’ (ovviamente se negativi per lui) e pertanto nemmeno si ‘dimetterà’. Grandioso!

Da ora in poi tutti i condannati passati in giudicato dall’ergastolo in giù potranno dire la stessa cosa! Potranno tutti ‘rivendicare’ la propria ‘innocenza’ e non tenere conto delle sentenze comminate da giudici ‘inaffidabili di ‘sinistra’ o di ‘destra’ che siano!

Con questo atto il capo del governo ‘depotenzia’ la Magistratura a tutti i livelli e rende la ‘Giustizia’ da ‘inefficiente’ e ‘pedante’ per ragioni storiche ad un ente ‘inutile’.
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Ma guarda caso, di fronte ai processi che lo aspettano ora vuole procedere di nuovo alla ‘riforma’ della giustizia ed è chiara la ragione! Non sarà certo per ‘migliorarla’ per i tutti cittadini ma solo per ‘proteggere se stesso’ qualora dovesse essere costretto, nonostante tutto, a rispettare le sentenze. Tant’è che sono pronti a farla da soli (non avevamo dubbi) altro che insieme alle opposizioni.
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Ad ogni modo non sarà facile cambiare la Costituzione da soli visto le complesse e lunghe procedure. Vedremo se ne sarà capace e se per questo non vorrà occuparsi della crisi economica.

Quello che impressiona di più a questo punto è la blanda ‘reazione’ dei media contro un sostegno fideistico del popolo della destra che dimostra così una evidente ‘deriva’ populistica ed antidemocratica che mal si coniuga con la nostra storia e con l’Europa alla quale apparteniamo.
Raffaele B.

http://www.youtube.com/watch?v=V3VtOETnuTI
NOSTRESSILVIO
31 ottobre 2009
Berlusconi anche Se condannato non mi dimetto


ANSA
Alfano sulla giustizia: "Dialogo o avanti soli"
"Sulla riforma non so se c'è possibilità di intesa con l'opposizione ma non staremo fermi".
02 novembre, 12:21


ROMA - "Non so se c'é la possibilità di trovare un'intesa con l'opposizione ma sulla riforma della giustizia: noi non la rifiutiamo ma anzi la ricerchiamo" tuttavia in caso contrario il governo non resterà fermo ma andrà avanti anche da solo. Lo afferma il ministro della Giustizia Angelino Alfano intervistato a Mattino 5 da Maurizio Belpietro. "Abbiamo anche un dovere etico - sottolinea il ministro - che nasce dalla nuova fase democratica che consegna al governo uomini votati direttamente dal popolo: cioé l'obbligo di fare quello che abbiamo promesso in campagna elettorale".

"Quindi - aggiunge - di fronte al bivio tra la paralisi perché l'opposizione non vuole la riforma e quanto proposto agli elettori noi sceglieremo non di restare fermi ma di procedere alle riforme". Altrimenti, conclude, "a chi ci chiederà, alla fine della legislatura, 'avete fatto la riforma della giustizia?' noi non possiamo dire 'non l'abbiamo fatta ma abbiamo dialogato benissimo".

CORRIEREWEB
Berlusconi, resto al governo anche se condannato

INTERVISTA
LASTAMPA
Violante: "Un premier condannato non può restare al suo posto"
GUIDO RUOTOLO
2/11/2009 (8:0)

ROMA
Onorevole Luciano Violante, il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, ha annunciato che, se condannato, resisterà al suo posto, «per difendere la democrazia e lo Stato di diritto». Al di là della vicenda processuale, l'affermazione di Berlusconi solleva un tema più generale, che è quello del rapporto tra politica e magistratura. Un nodo irrisolto ormai da tre lustri...

«In tutto il mondo si moltiplicano le decisioni giudiziarie che intervengono nella vita politica. L’elezione di Bush nel 2000 è stata decisa dalla Corte Suprema. La Corte costituzionale thailandese nel 2008 ha interdetto dall’attività politica il primo ministro per ben 5 anni. Sentenze "pesanti" sono state emesse in molte parti del mondo, dalla Turchia alla Colombia. Quella che cambia è la reazione dei politici. Musharraf, quando era premier pachistano, destituì alcuni giudici della Corte Suprema che avevano pronunciato sentenze a lui sgradite. Ehud Olmert, nell’annunciare le dimissioni dopo una incriminazione, dichiarò: "Sono fiero di essere il primo ministro di un Paese la cui magistratura mette sotto inchiesta il capo del governo". Il problema italiano sta nel fatto che la politica in genere non rispetta l’etica pubblica. Restano solo le regole giuridiche e perciò aumenta a dismisura il peso della magistratura. Detto questo, è evidente che un presidente del Consiglio condannato per un grave reato non può restare al suo posto in nessun Paese democratico. Nell'interesse del Paese è auspicabile che Silvio Berlusconi sia scagionato dall'accusa».
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Il professore De Rita denuncia, in una intervista alla Stampa, che nella vita pubblica si è abbassata la soglia etica. Ricorda, De Rita, che il presidente della Repubblica Giovanni Leone si dimise solo per un «sospetto», mentre Silvio Berlusconi non considera sufficiente neppure una sentenza di condanna...

«De Rita ha svolto un’argomentazione di particolare finezza intellettuale. Io credo, seguendo le sue argomentazioni, che la politica si è separata dall’etica pubblica. Peraltro la "dottrina Berlusconi", se mi è permessa questa espressione, è il primato assoluto dell’investitura popolare su ogni altro potere. Ma questa tesi incontra due ostacoli. Il primo è nella Costituzione, che nell’articolo 1 stabilisce che il popolo esercita la sua sovranità "nelle forme e nei limiti previsti dalla Costituzione". La Costituzione non prevede l’elezione diretta del presidente del Consiglio e stabilisce che tutti i cittadini sono uguali davanti alla legge. Questa è la nostra Costituzione, finché non la si cambia bisogna rispettarla. Il secondo ostacolo è di tipo statistico: la maggioranza assoluta degli italiani ha scelto il centrodestra nel 2008, come non scelse il centrosinistra nel 2006».

Berlusconi non riconosce la legittimità di parte della magistratura («in gioco è la democrazia e lo Stato di diritto»). Siamo di fronte a un autoritarismo «dolce», come sostiene più di un esponente dell'opposizione?

«Siamo di fronte a una teoria politica, quella che ho chiamato "dottrina Berlusconi", incompatibile con le nostre regole costituzionali. Ma non basta fermarci qui. Una parte del sistema politico funziona già oggi più nel senso di quella dottrina che secondo le regole della Costituzione. Quante delle deviazioni sono dovute ad abuso e quante a oggettive necessità di governo? E come si corrisponde a quelle necessità in modo costituzionalmente corretto? Questo è il tema, a mio avviso».
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In questo clima, come si può affrontare la sfida di una riforma della giustizia condivisa? Come possono trovare un meccanismo virtuoso di confronto maggioranza e opposizione?

«Una buona ed efficiente giustizia è un servizio per il Paese, non per il governo, non per l’opposizione. Per questo a mio avviso bisogna andare avanti chiudendo gli spazi ad ogni estremismo. Altrimenti diamo un potere di veto a chi preferisce la crisi alle riforme».
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Negli ultimi tempi lei, onorevole Violante, ha accennato a possibili riforme che rompono antichi tabù di una certa sinistra giustizialista. Per esempio, la riforma del Csm.
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«Sono convinto che deve cambiare il sistema di governo della magistratura. E quindi il Csm, rispettando in ogni caso l’assoluta indipendenza di pm e giudici. Occorre una nuova legittimazione di tutti i poteri dello Stato, Parlamento, governo e anche magistratura».

BERLUSCONI Vs MARRAZZO E ANONIMA ESTORSIONI

Da questa vicenda che ha dell’incredibile e che ancora deve dipanarsi tutta, emerge in tutta evidenza, la differenza di comportamenti fra i due uomini politici. Beninteso, anche l’ex-presidente Marrazzo aveva tutte le intenzioni di rimanere ‘attaccato alla poltrona’ della Regione Lazio, imperterrito e sprezzante della ‘verità’ circa il suo comportamento ‘indegno’ per la sua carica istituzionale.

Ma il partito e il popolo della sinistra non gli ha ‘concesso’ tale ‘privilegio’ e pertanto ha dovuto ‘dimettersi’ e ‘chiudere’ per sempre con la politica comunque sarà l’esito dell’inchiesta.

Mentre il partito e il popolo della destra sembra ‘concedere’ a Berlusconi quel ‘privilegio’ di rimanere attaccato alla poltrona del Governo del Paese non solo per fatti di cronaca di costume con le escort, sufficiente per sé, ma anche per avere molti conti con la giustizia penale a cui non vuole ‘sottomettersi’ prima perché i giudici non sono affidabili’ e poi perché essendo ‘eletto dal popolo’ pensa di essere al di sopra della legge.

Comunque l’inchiesta sul caso Marrazzo dovrà accertare tutte le responsabilità penali di attori ‘inquietanti’ quali quei ‘carabinieri infedeli’ ed altri estorsori, ricettatori e si spera fino ai ‘mandanti’ dentro un altrettanto inquietante sistema ‘estorsivo’ (vedi, Boffi, giudice Mesiano, etc..) che non lesina mezzi e che gode di una certa ‘impunità’ facili da ‘immaginare’ ma purtroppo difficili da ‘assicurare’ alla giustizia. Non ci facciamo illusioni!

Su
Rainews vi è un articolo nel quale si ‘teorizza’ in modo argomentato, addirittura il ‘reato di ricettazione’ commesso proprio da Berlusconi con il ‘trattenimento’ per alcuni giorni del video incriminato prima e dopo per avere ‘informato’ Marrazzo chi ‘pagare’ e ‘dove’ andare a ‘prenderlo’ per ritirarlo dal ‘mercato’, ‘favore’ che lui vanta di aver fatto, il cosiddetto metodo Corona (‘pagare’ per il ‘favore’ di ritirarlo dal ‘mercato’, anziché ‘pagare’ per non ‘divulgarlo’ = di fatto stessa cosa). Inoltre nel filmato, lo stesso Corona ‘afferma’ ad Annozero che il valore del video di Marrazzo sulla piazza vale qualcosa, solo a ‘politici’ ma rischioso da piazzare! Ma allora perché l’estorsione in ‘proprio’ da parte dei carabinieri infedeli? A meno che essi non siano stati ‘pilotati’ da ‘mandanti’ con interessi ‘politici’. Vedremo se i prossimi sviluppi andranno in questa direzione.
Raffaele B.


http://www.youtube.com/watch?v=OCLAq3WKaVo
Stracultista
31 ottobre 2009
Fabrizio Corona sul caso Marrazzo - Intervista tratta da AnnoZero - 29/10/2009

RAINEWS24
Video su Marrazzo, per Repubblica Berlusconi è ricettatore
Roma, 30-10-2009

Per Giuseppe D'Avanzo non ci sono dubbi: "Quel che è avvenuto è chiaro alla luce del codice penale. Articolo 640, ricettazione". Il video compromettente che ritraeva il presidente del Lazio Piero Marrazzo con un trans è stato nelle mani del premier Silvio Berlusconi per "troppo tempo", e ora la magistratura deve agire di conseguenza. Con una incriminazione per ricettazione.


Cosa dice il codice penale
E' passibile di ricettazione, per il nostro codice penale, "chi, al fine di procurare a sé o ad altri un profitto, acquista, riceve o occulta cose provenienti da un qualsiasi delitto o comunque s'intromette nel farli acquistare, ricevere od occultare, è punito con la reclusione da due a otto anni". .

Le certezze di Repubblica
"È indubbio - scrive D'Avanzo -che Signorini, Marina Berlusconi e Maurizio Costa, per procurarsi un profitto, hanno ricevuto quel video palesemente ottenuto con un delitto (con la violenza e la violazione del domicilio). È indubbio che Silvio Berlusconi si sia intromesso per far acquistare, prima, e occultare, poi, quella "cosa proveniente da un delitto". Se la legge è uguale per tutti, è ragionevole pensare che la procura di Roma cercherà di capire chi ha "pilotato" i falsi ricattatori mentre invierà a Milano, per competenza, le carte di una ipotetica ricettazione".
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Le premesse di Anno Zero
La lettura dei fatti di Repubblica oggi in edicola era stata in buona parte anticipata dalla puntata di ieri sera di Anno Zero. Ospiti in studio, l'ex presidente della Regione Lazio Francesco Storace, l'eurodeputata del Pd Deborah Serracchiani, il direttore del Riformista, Antonio Polito, e il direttore di Libero, Maurizio Belpietro. La puntata - seguita da oltre 6 milioni di spettatori con il 24,5% di share per RaiDue - ha ricostruito dal 3 luglio ad oggi il percorso del video incriminato, visionato da diversi giornalisti, direttori di giornali e da Berlusconi in persona con un incessante interrogativo: perche' nessuno ha denunciato l'evidente ricatto?
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Da Giangavino Sulas, giornalista di Oggi, a due croniste di Libero con Vittorio Feltri direttore, fino ad arrivare a Belpietro che fa sapere di aver visto il filmato solo a fine settembre ad Alfonso Signorini, direttore di 'Chi', che il video lo vede il 5 ottobre: nessuno lo ritiene pubblicabile.

Due i filmati
Il video originale che ha messo nei guai Piero Marrazzo è molto più lungo di quello messo in vendita. A confessarlo, scrive il Corriere della Sera, è stato il ca­rabiniere Nicola Testini, "durante la perquisizione effettuata nel suo appartamento il giorno prima di essere arrestato: 'Quello che ho visionato io aveva una durata di circa 13 minuti. Non so chi l’abbia fatto, so soltanto che era a spezzoni, molto mosso. Noi lo abbiamo avuto da un confidente che poi è morto e volevamo farci almeno 60 mila euro'. Il re­sto lo aggiunge il suo collega Carlo Tagliente rive­lando di custodirlo nel computer: 'D’accordo con i miei colleghi feci una copia del video attraverso il masterizzatore del mio pc portatile che ho tuttora a casa mia e vi consegnerò spontaneamente. Le al­tre due copie sono state invece distrutte da me e Testini'. Lo stesso Tagliente avrebbe confidato al fotografo Max Scarfone che nel filmato 'ci sono vo­ci e volti che non possono essere visti' ".
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Come andarono le cose il pomeriggio del 3 luglio?
E' piena estate quando i carabinieri entrano nell'appartamento di via Gradoli dove Piero Marrazzo si intrattiene con un transessuale. Annozero cerca di ricostruire i fatti di quel giorno, in un video con attori che hanno recitato sulla base dei documenti a disposizione dei magistrati romani e delle informazioni raccolte dai giornalisti che compongono la redazione. In particolare, Sandro Ruotolo fornisce elementi nuovi grazie a fonti vicine alla famiglia Marrazzo.
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Nella prima ricostruzione, quella basata sugli atti giudiziari, i carabinieri bussano alla porta dell'appartamento di via Gradoli, entrano e con modi ruvidi intimano a Marrazzo di pagare senza fare resistenza.
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Ma c'è anche una seconda versione dei fatti, e va in scena un'irruzione violenta: i carabinieri sono armati di pistola e minacciano brutalmente l'allora governatore del Lazio.Nella puntata di Anno zero è stata anche eseguita una simulazione del video fatto con il telefonino, quello che ritrae Marrazzo nell'appartamento di via Gradoli. Poche immagini, anche un po' sgranate, e una voce: "Ci sono giornalisti la' fuori? Non mi rovinate ragazzi...". Nelle immagini, riprese con un telefonino, si vedono in successione il pavimento dell'appartamento, le gambe nude di un uomo in piedi, quindi l'obiettivo si sposta in un altro ambiente dove su un tavolino ci sono tre strisce di polvere bianca e che si ritiene fosse cocaina ed anche due cannule per aspirare.

Capolinea
Il percorso di interrogativi sollevati da Michele Santoro porta inevitabilmente a Palazzo Chigi: perché una volta che Signorini ha avvertito Marina Berlusconi e quest'ultima il padre dell'esistenza di tale video, la telefonata di Berlusconi è arrivata solo il 19 ottobre e perché il presidente del Consiglio non ha denunciato il ricatto?
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Conflitto di interessi
"E' la prova che c'è enorme conflitto di interessi", dichiara l'europarlamentare Pd Debora Serracchiani, ospite di Annozero. "Berlusconi ha ripetuto che non sa nemmeno cosa fanno le sue aziende - ha detto Serracchiani - e poi viene fuori che le sue aziende lo informano di fatti riservati".
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Prime reazioni
"Anche questa sera abbiamo dovuto assistere ad una puntata di Annozero, durante la quale una trasmissione dedicata alle dimissioni del presidente della Regione Lazio viene trasformata, con un impressionante cinismo nei confronti del caso Marrazzo, nell`ennesima occasione per attaccare il Presidente del Consiglio", denuncia in una nota Bondi.
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L'esperto
Interpellato sul caso, Fabrizio Corona dice la sua: "In Italia un video del genere non l'avrebbe comprato nessuno perché Marrazzo non lo conosce nessuno, non ha vendita. Chi ha portato quel video a Signorini lo ha fatto perché sa che il direttore di Chi prende il materiale e lo da a chi lo deve dare. Berlusconi ha fatto un gesto d'amicizia. E' una questione di favori, in Italia funziona così: la libertà di stampa non esiste".

sabato, ottobre 31, 2009

STEFANO CUCCHI – UN ALTRO OMICIDIO DI STATO?

Come nel caso di Federico Aldrovandi avvenuto nel 2005 a Ferrara per il quale quattro poliziotti furono alla fine di una ‘lunga battaglia’ condannati a 3 anni e 6 mesi di reclusione per ‘eccesso colposo’ che però grazie all’indulto del 2006 non sconteranno la sentenza, leggi Wikipedia. Comunque se la famiglia non avesse ‘combattuto’ contro un muro di gomma il caso sarebbe stato archiviato come morte accidentale.

Anche questo caso stava per prendere la stessa ‘direzione’ ma di fronte all’insistenza della famiglia che è riuscita a coinvolgere i media ed internet divulgando le foto strazianti delle condizioni in cui era ridotto Stefano, ora la magistratura se ne occupa sebbene con una accusa contro ‘ignoti’ (ma non erano le forze dell’ordine che lo tenevano in custodia?) e l’interessamento di tutte le forze politiche, poi si vedrà quali effettivamente!

Sembra evidente, alla luce delle precedenti esperienze, che la vicenda potrà avere un esito ‘concludente’ e che si potrà arrivare all’accertamento della ‘verità’ solo se si manterrà viva l’attenzione dei media e della gente e di quelle forze politiche a cui stanno veramente a cuore il funzionamento della giustizia. Altrimenti finirà con un nulla di fatto ed i ‘colpevoli’ resteranno impuniti e dopo verrà il turno di qualcun altro.

Infatti il ministro
La Russa ha già la ‘certezza’ che i carabinieri non c’entrano! Ma allora se non sono stati loro che l’hanno arrestato, chi è stato? Se il ministro sa qualcosa lo deve dire! Molte persone ‘coinvolte’ in questo caso non ‘parlano’ oppure fanno a ‘scaricabarile’ di responsabilità. Anche qui c’è il muro di gomma da ‘superare’ altrimenti si aggiungerà un altro ‘mistero’ ai già tanti ‘misteri’ di omicidi ‘inspiegabili’ cui le forze dell’ordine e quindi lo Stato sono ‘implicati’.

Attenzione! Si raccomanda solo pubblico adulto per vedere le ‘
Le immagini del corpo di Stefano Cucchi’. Consiglio altresì di leggere questo articolo su l’Antefatto.
Raffaele B.

http://www.youtube.com/watch?v=4uBUwuB6S1E
cioccolatoevaniglia
28 ottobre 2009
I familiari di Stefano Cucchi: "Vogliamo sapere che cosa è successo"
"Vogliamo sapere che cosa è successo", il padre e la sorella di Stefano Cucchi, non si spiegano la morte del ragazzo di 31 anni, avvenuta in circostanze non chiare all'Ospedale Pertini di Roma dopo l'arresto per possesso di 20 gr. di marijuana. Rainews24

*** ULTIMISSIMA ***
ILSOLE24ORE
Caso Cucchi: i Nas al Pertini a prendere la cartella clinica
31 ottobre 2009

Il presidente della commissione parlamentare d'inchiesta sul Servizio sanitario nazionale, Ignazio Marino, ha inviato i carabinieri del Nas al reparto destinato al ricovero dei detenuti dell'ospedale Pertini, dove è morto il detenuto Stefano Cucchi, per raccogliere tutta la documentazione disponibile presso il reparto stesso.

«La documentazione - ha sottolineato Marino - sarà messa a disposizione dell'ufficio di presidenza della commissione d'inchiesta per una prima istruttoria e mi auguro che dall'analisi del lavoro effettuato dai medici al momento del ricovero di stefano cucchi possano emergere elementi che aiutino a fare chiarezza su cosa sia realmente accaduto. Nei prossimi giorni la commissione deciderà anche se aprire formalmente un'inchiesta sulla vicenda dal punto di vista dell'efficienza, dell'efficacia e della qualità dell'assistenza medica.

Marino ha sottolineato che «si tratta di una tragedia che lascia sgomenti e anche per questo serve il massimo rigore nell'appurare la verità e tutte le eventuali responsabilità».
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L’UNITÀ
Stefano è stato assassinato. La Russa assolve i carabinieri
di Toni Jop
31 ottobre 2009
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«Omicidio preterintenzionale», l’ipotesi di reato è questa, l’ha formulata il pm romano Vincenzo Barba per chiarire le cause e le responsabilità della morte di Stefano Cucchi. Ma se Luigi Manconi non avesse sbattuto in faccia all’opinione pubblica questa vergogna, come sarebbe andata? Come tutte le altre volte, tutto si sarebbe spento con una notizia in cronaca. Invece, ecco la magistratura al lavoro, per ora contro ignoti. L’avvocato Fabio Anselmo si chiede perché «contro ignoti», dal momento che tutti gli spostamenti del ragazzo sono avvenuti in tempi certi e sempre sotto il «controllo» delle forze dell’ordine, quindi... Ma intanto si apre il fascicolo sotto lo sguardo di qualche milione di esseri umani che non si spiegano come sia possibile, oggi, finire i propri giorni tanto brutalmente - ieri le foto del corpo di Stefanohanno fatto il giro di mezzo mondo - tra le braccia dello Stato. Mentre dal roof garden politico e istituzionale del paese si alza un coro discretamente solidale: tutti vogliono chiarezza. Per ora pochi si chiedono perché dovesse stare in cella, in attesa di giudizio, un ragazzo che aveva in tasca un po’ di droga per uso personale.
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Nel coro, anche la voce di La Russa che tuttavia ci tiene a far sapere due cose. La prima: la sua convinzione «del comportamento corretto dei Carabinieri in questa occasione»; la seconda, meno elegante, è una precisazione a proposito della sua non competenza nel caso, dal momento che lui è ministro della Difesa e non dell’Interno o della Giustizia. Ma come sa che i carabinieri non c’entrano? Cosa sa? E se non sono stati i Cc, chi è stato?
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Sempre in area di maggioranza, Capezzone, il portavoce, trova il tempo di invocare che si evitino «i festival delle risse...e delle speculazioni» sulla sorte di un povero ragazzo morto «distrattamente » per cause naturali, come lascia intravvedere il referto del medico dell’ospedale Pertini di Roma. Ma aveva due vertebre rotte, il volto tumefatto, un occhio rientrato, segni di impatti violenti su tutto il corpo. E in sei giorni - tanto è durata l’agonia - non è riuscito a comunicare con un avvocato e nemmeno con la famiglia, tenuta in scacco per motivi che ora si possono solo immaginare e non sono commoventi. Un intero sistema ha operato con coerenza attorno alla morte di Stefano, a cominciare dalla legge attuale sulla tossicodipendenza. Ma chi lo ha ridotto in quelle condizioni? Torniamo indietro. La sera del 15 ottobre Stefano viene fermato dai carabinieri. All’una e trenta, con lui presente, perquisiscono l’abitazione di famiglia senza trovar niente di più di quel che già gli avevano sfilato dalle tasche. «Stava bene - ricorda la sorella Ilaria - e ci è stato detto di non preoccuparci, tanto sarebbe tornato a casa il giorno dopo, per così poco gli avrebbero dato i domiciliari ». Lo riportano via e lo ripresentano nell’aula del tribunale, a mezzogiorno. Lì, i famigliari constatano che il loro caro o è andato a sbattere contro un tir oppure...«Mio padre - spiega Ilaria - ha raccontato che aveva il viso gonfio e gli occhi tumefatti, irriconoscibile. Ma non gli ha chiesto nulla, quando se lo è trovato davanti, perché c’erano sempre i carabinieri accanto a lui e pensava che in poche ore sarebbe tornato a casa, lì avrebbe potuto chiarire cosa era successo ».
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Stefano viene visitato una prima volta alle 14 dello stesso giorno presso l’ambulatorio del Palazzo di Giustizia. Un arco di poche ore in cui stringere le indagini. Ma giusto ieri sera, il comandante provinciale dei Carabinieri Vittorio Tomasone ribadiva che «i Cc non hanno nulla a che fare con la morte del ragazzo e nemmeno con le ecchimosi», e rilanciava sostenendo che «noi lo abbiamo portato in tribunale dove ha parlato con il padre, dopodiché lo abbiamo consegnato agli agenti della polizia penitenziaria ». «Quindi - incalza l’avvocato Fabio Anselmo - vuol dire che l’hanno pestato il giudice e il Pm. Ci fa piacere che i Carabinieri dicano queste cose, noi non accusiamo nessuno, cerchiamo di vederci chiaro e non ce la facciamo, sa perché?», no, perché? «Il Pm non ci ha consegnato cartelle cliniche, niente foto dell’autopsia, si fa così?». Del resto, per tornare alla sensibilità del «sistema», conviene ricordare che la madre di Stefano ha saputo della morte del figlio solo quando è stata coinvolta nella procedura dell’autopsia. A nessuno era venuto in mente di non tenere in carcere un ragazzo epilettico con un po’ di droga in tasca e che aveva senza ombra di dubbio le ossa rotte. È diventato un caso nella piazza di Facebook, 12mila interventi on line. Capissimo che questa è la normalità, e non un caso.
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REPUBBLICA
Per la morte del giovane Aldrovandi poliziotti condannati a tre anni e 6 mesi
6 luglio 2009
I quattro agenti accusati di eccesso colposo nell'omicidio del ragazzo di 18 anni avvenuto nel 2005 a Ferrara. I genitori: "Volevamo che fossero restituiti rispetto e dignità a nostro figlio".
FERRARA - Il tribunale di Ferrara ha condannato a tre anni e sei mesi i
quattro poliziotti accusati di eccesso colposo nell'omicidio colposo di Federico Aldrovandi, il ragazzo di 18 anni morto il 25 settembre 2005 durante un intervento di polizia. Alla lettura della sentenza i genitori del ragazzo si sono abbracciati piangendo e in aula sono partiti applausi.

"Volevo che a mio figlio fossero restituiti giustizia, rispetto e dignità", ha detto il padre di Federico. "Mio figlio non era un drogato, era un ragazzo di 18 anni che amava la vita e che quella mattina non voleva morire". Sua moglie è sembra stata convinta della colpevolezza degli agenti: "Ci sono stati momenti in cui ho avuto paura che se la potessero cavare, ma in fondo ci ho sempre creduto. Ora quei quattro non devono più indossare la divisa".
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Inchiesta e processo hanno visto come parte fondamentale la famiglia Aldrovandi, la mamma Patrizia Moretti e il papà Lino, in prima linea per chiedere la verità, prima con il blog su Kataweb aperto nel gennaio 2006 e diventato uno dei più cliccati in Italia, poi lungo l'inchiesta e il processo, scanditi dalle perizie, dalla raccolta delle testimonianze, dalla ricostruzione faticosa delle cause della morte di Federico.
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Il pm Nicola Proto aveva chiesto condanne per tre anni e otto mesi a ciascuno dei quattro agenti. L'accusa è di aver ecceduto nel loro intervento, di non aver raccolto le richieste di aiuto del ragazzo, di aver infierito su di lui in una colluttazione imprudente usando i manganelli che poi si sono rotti. La parte civile, (Gamberini, Del Mercato, Anselmo e Venturi) ha ricostruito sotto quattro angolazioni diverse le difficoltà per raggiungere non la verità ma il processo stesso, sostenendo che la morte di Federico sia addebitabile alla colluttazione con gli agenti (nel corso della quale si ruppero due manganelli) e all'ammanettamento del giovane a pancia in giù con le mani dietro la schiena. Posizione che, secondo i loro consulenti, avrebbe causato un'asfissia posturale. A questa causa va aggiunta la tesi di un cardiopatologo dell'Università di Padova, il professor Thiene, secondo il quale il cuore avrebbe subito un arresto dopo aver ricevuto un colpo violento.

Per la difesa (Pellegrini, Vecchi, Bordoni, Trombini) l'agitazione del ragazzo quella mattina, prima e durante l'intervento di polizia, era dovuta all'effetto di sostanze assunte la notte prima al Link di Bologna con gli amici. Sostanze che lo avrebbe portato a uno scompenso di ossigeno durante la colluttazione. Tutte le difese hanno chiesto l'assoluzione piena degli imputati, che agirono rispettando le regole e il modus operandi previsto per interventi di contenimenti di persone fuori controllo (uso dei manganelli, metodo di ammanettamento e di contenzione o pressione sul corpo). Ancora oggi, tuttavia, nonostante l'intervento di oltre 15 tra i più affermati e riconosciuti esperti italiani (medico-legali, tossicologi, anestesiologi, cardiopatologi) non si è arrivati a chiarire con certezza le cause della morte.

Wikipedia
Il 6 luglio 2009 il tribunale di Ferrara, giudice Francesco Maria Caruso, ha condannato a tre anni e sei mesi i quattro poliziotti accusati di eccesso colposo nell'omicidio colposo di Aldrovandi. I quattro condannati, grazie all'indulto varato nel 2006, non sconteranno la loro pena.