venerdì, marzo 26, 2010

IL VATICANO E PRETI PEDOFILI

Aiutiamo la Chiesa a eliminare questa terribile macchia. Non stiamo parlando di casi isolati, lo scandalo dei preti pedofili non riguarda solo gli Stati Uniti (5000 casi) i cui costi sono altissimi, leggi “USA: quanto costano gli abusi” . Sono migliaia in tutto il mondo, e molti in Italia. Un fenomeno e una malattia taciuti e sopportati per anni, nella vergogna e nel dolore. E coperti dal Vaticano, pronto a solidarizzare anche con chi è stato condannato dalla giustizia dei loro paesi. O, se proprio costretto, a risarcire la vittima comprandone il silenzio. Leggi questo in “Viaggio nel silenzio” su BISPENSIERO.
aliudcrimen
23 marzo 2010
Vaticano e Preti Pedofili - Sex Crimes and Vatican - 1 di 5

Lo scandalo sta montando a livello mondiale e solo in questi giorni l’informazione arriva in Italia anche se ridotta e/o attenuata e relegata tra le notizie meno importanti. Si sa il nostro Paese ospita il Vaticano e ne è in un certo senso controllato politicamente e socialmente più da vicino.

Purtroppo è una grave questione che va avanti da molti anni e per oltre 30 anni in molti Paesi a danni di bambini e ragazzi perpetrati da preti pedofili nelle scuole e nelle parrocchie. Da noi molti rimarranno impressionati da questo scandalo proprio perché i nostri media ci hanno tenuto sempre all’oscuro. Chi invece ha vissuto all’estero non ne sarà molto sorpreso.

Lo scandalo si avvicina pericolosamente a Ratzinger finora lambito indirettamente (prelati a lui vicini, vedi il fratello) e il Vaticano sembra dare l’impressione di tentare disperatamente di allontanare lo scandalo dal Papa che si limita a chiedere scusa e a “puntare il dito” solo contro i “preti pedofili” anziché assumersi la responsabilità di avere fornito loro protezione e copertura in tutti quegli anni quando era prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede. Lo faceva solo per difendere il buon nome e l’immagine della Chiesa, dicono i suoi accusatori. Questo viene richiesto con forte insistenza sempre da più Paesi le cui vittime non si accontentano della lettera di scuse che pure il Papa ha loro inviato.

Queste accuse, che non si fermano, sono di una gravità inaudita anche perché provengono da fonti importanti, credibili e numerose. Solo la ‘verità’ per quanto terribile e le necessarie drastiche conseguenze del tipo sostituzione con ‘persone senza macchia’ (e ve ne sono certamente), possono salvare la istituzione della Chiesa e recuperarla alla fiducia dei credenti. Altrimenti balziamo indietro al medioevo del ‘mercato delle indulgenze’ che ha generato lo scisma del protestantesimo in Europa.

Dal commento di Carlo Maroni del Sole24ore ‘Qui è in gioco la presa planetaria della Chiesa, la sua presenza nella società, visto che la pedofilia è un tema che abbraccia la presenza dei bambini, dalle scuole alle parrocchie’.

Se il dubbio si insinuerà nelle famiglie nessuno si fiderà più a mandare i figli in parrocchia e/o alla loro scuola oltre che perdere la fede!
Raffaele B.

*** AGGIORNAMENTO ***
Non si riesce a tenere il ritmo di nuove accuse che continuano senza sosta ormai. In risposta alle smentite indignate ecco solo alcuni esempi di oggi 26/03/2010:


ILMESSAGGERO
Nyt rilancia: «Ratzinger sapeva
che il prete pedofilo era in attività»


ANSA
Pedofilia: Nyt rilancia, papa sapeva del
trasferimento di padre Hullermann

CORRIERE DELLA SERA
Pedofilia, nuove accuse a Ratzinger
Schifani: «Attacchi inaccettabili»


LASTAMPA
Dal New York Times accuse
anche su un caso in Germania


******
I - 67 - CASI DI PEDOFILIA SU BAMBINI SORDI A VERONA - LA STORIA OGGI SU RAITRE
CORRIERE DELLA SERA
Bambini e denunce: la diocesi indaga


*** IERI 25/03/2010 ***

ILSOLE24ORE
VISTI DA LONTANO / Fuoco incrociato su papa Ratzinger
di Elysa Fazzino
25 Marzo 2010
È in primo piano sui siti web di molta stampa estera il caso portato alla ribalta dal New York Times, secondo il quale i vertici del Vaticano, compreso il futuro papa Ratzinger, hanno protetto un prete pedofilo del Wisconsin. Padre Lawrence Murphy, accusato di avere molestato almeno 200 bambini sordi, è rimasto prete fino alla sua morte, nonostante le lettere di avvertimento mandate a Roma da vari vescovi americani.

"Il Papa ha omesso di agire sulle denunce di abusi sessuali negli Usa" titola sulla homepage il Times Online, sottolineando che lo scandalo si avvicina sempre più a Benedetto XVI. Il processo ecclesiastico – scrive il Times di Londra - "si fermò dopo che l'imputato supplicò il cardinale Ratzinger di clemenza". I documenti di Milwaukee, ottenuti dal New York Times, "emergono mentre papa Benedetto affronta altre accuse", puntualizza il Times: Ratzinger, come responsabile del Vaticano e come arcivescovo in Germania, "non ha punito preti accusati di abusi sessuali, né avvertito le autorità civili competenti".

Il Papa ha però accettato ieri le dimissioni del vescovo irlandese John Magee, sotto tiro per come ha gestito le accuse di abusi sessuali nella sua diocesi. Alle dimissioni di Magee il Times dedica un ampio servizio. Ora che il Papa ha accettato le dimissioni, "sale la pressione perché si dimetta il Cardinale Sean Brady, primate di Irlanda". Il sito propone un approfondimento sui "segreti della Chiesa cattolica irlandese".

"Pedofilia, Benedetto XVI di nuovo accusato", è il titolo, a grandi caratteri, che compare sulla prima pagine del sito del Nouvel Observateur. "L'attuale papa e altri responsabili del Vaticano avrebbero coperto gli abusi sessuali di un prete americano che avrebbe violentato circa 200 membri di una scuola per bambini sordi". Gli scandali si moltiplicano, osserva il Nouvel Obs. Le rivelazioni arrivano mentre vari scandali su abusi di minori da parte di religiosi cattolici scuotono l'Irlanda e altri paesi, tra cui l'Olanda, la Svizzera, La Spagna, l'Austria e la Germania.

Grosso richiamo anche sul sito di Le Figaro, che pubblica un'Afp col titolo: "Il Vaticano accusato di avere coperto gli abusi sessuali di un prete americano". Stesso lancio su Libération, con il neretto "Affare tragico per il Vaticano". "Di fronte all'ondata di scandali sessuali, Benedetto XVI naviga tra smentite e volontà di trasparenza", ha scritto di recente Eric Jozsef in un articolo riproposto sul sito.

Centinaia di commenti dei lettori inondano il sito di El Pais, che apre la homepage con questo caso. "Il Vaticano non castigò il prete accusato negli Stati Uniti perché era malato" è il titolo aggiornato nelle ultime ore.

Nel testo della risposta inviata al New York Times da Federico Lombardi, direttore della sala stampa vaticana – scrive Miguel Mora - il Vaticano spiega che Murphy non fu punito perché "molto malato". Il sacerdote non fu espulso "perché il diritto canonico non prevede castighi automatici". In realtà, puntualizza il cronista, per alcuni reati è sì prevista la scomunica automatica. La corrispondenza dà notizia delle manifestazioni di protesta davanti al Vaticano e cita Roberto Mirabile, presidente dell'associazione italiana vittime della pederastia Caramelo Bueno: né i vescovi, né le curie, né i tribunali ecclesiastici hanno mai mandato in carcere un prete per un reato di pedofilia. La vicenda ha grande rilievo anche su El Mundo e altri siti spagnoli come Abc.

Tra i siti Usa, il Chicago Tribune e il Los Angeles Times pubblicano un'intervista dall'Irlanda a Sinead O'Connor, la cantante irlandese che fece scalpore anni fa quando alla tv americana strappò una foto di papa Giovanni Paolo II chiamandolo "il nemico" e esortò il pubblico a lottare contro gli abusi sessuali. "Dovrebbe esserci un'inchiesta penale sul papa", afferma la cantante, sempre ai ferri corti con la Chiesa cattolica. Il papa, secondo O' Connor, dovrebbe dimettersi per "non avere agito in modo cristiano per proteggere i bambini".

ILSOLE24ORE
Lo scandalo della pedofilia è una marea montante

commento di Carlo Marroni
25 Marzo 2010
Lo scandalo delle pedofilia nella chiesa è una marea montante che rischia di rappresentare il vero macigno del pontificato di Joseph Ratzinger, al di là della tragicità dei fatti via via rivelati. Benedetto XVI è stato sfiorato dal caso di Monaco, da quello di Ratisbona indirettamente (via fratello Georg) e ora di nuova tirato in ballo per una vicenda americana che mette in primo piano anche il cardinale Bertone.

Vicende che, a leggere bene le carte, sono difficilmente classificabili tra le operazioni di "insabbiamento" ma che oggettivamente non possono neppure iscriversi alla linea "tolleranza zero" che è diventato lo slogan vaticano sugli abusi.

In parte è un po' paradossale che Ratzinger sia messo sulla scena mediatica mondiale – e il New York Times ha di certo questo potere – proprio per gli abusi, vista la mano ferma avuta sin dall'inizio del suo pontificato (emblematico il caso del fondatore dei Legionari di Cristo), di certo più severa di quella del suo predecessore.

Ma tant'è, e ora lo scandalo si globalizza, riaccendendo i riflettori anche sulle possibili ripercussioni in Curia. Già perché una governance abbastanza debole – come evidenziato bene dal caso Williamson di un anno fa – deve dare una risposta forte alle continue emergenze: passi quando le beghe sono più riferite all'Italia (anche se gravi, come il caso Boffo) ma qui è in gioco la presa planetaria della Chiesa, la sua presenza nella società, visto che la pedofilia è un tema che abbraccia la presenza dei bambini, dalle scuole alle parrocchie. Insomma, a fatti eclatanti (con una risonanza che dentro la Chiesa viene vissuta sempre più spesso come un sorta di attacco "laicista") servono gesti simbolici molto forti e concreti.

LASTAMPA
USA: quanto costano gli abusi

25/3/2010
Una reazione dei vescovi americani sui costi relativi allo scandalo pedofilia fra il 2004 e il 2009.
MARCO TOSATTI
Lo scandalo degli abusi è costato alle diocesi americane 104,439 milioni di dollari nel 2009, secondo il rapporto annuale preparato dalla Conferenza Episcopale Usa. Solo il 59% di questi fondi erano destinati ad accordi con le vittime ($55.0 milioni) e terapie per le vittime degli abusi ($6.5 milioni); il resto era per le parcelle degli avvocati ($28.7 milioni), terapie per i responsabili ($10.9 milioni), e altri costi ($3.3 milioni). Il che fa salire il coso globale dello scandalo per gli abusi del clero nelle diocesi americane e in istituti religiosi tra il 2004 e il 2009 a 2.194.729.859 di dollari; 1.897.599.482 dollari per le diocesi e le eparchie, e 297.130.377 per gli istituti religiosi. Inoltre, le diocesi americane hanno speso più di 21 milioni nel 2009 sui programmi per un “ambiente sicuro” e di controllo dei precedenti.

La relazione ha rilevato che 398 nuove accuse credibili di abusi sessuali su minori sono state presentate contro 286 sacerdoti diocesani e diaconi nel 2009. Solo sei delle 398 accuse coinvolgono persone che sono attualmente i minori; le altre accuse sono state fatte da adulti che sostengono di essere stati abusati quando erano minori. In tutto, 65 accuse di abusi a partire dal 2004 hanno coinvolto coloro che erano minorenni nell'anno della denuncia.

Di 398 nuove accuse credibili, l’83% dei coinvolti sono vittime di sesso maschile, e solo il 15% delle vittime erano di età inferiore ai dieci anni. Questo è quanto afferma un rapporto preparato dai vescovi americani sul tema. "Per la maggior parte delle nuove accuse (71 per cento), l'abuso si è verificato o è iniziato tra il 1960 e il 1984", prosegue il rapporto. "Il periodo di tempo più comune per le accuse riportate nel 2009 è stato quello 1975-1979.

Questo è approssimativamente lo stesso modello di tempo che è stato segnalato negli anni precedenti, con la maggior parte delle accuse riportate che si sono verificate fra la metà del 1960 e la metà del 1980. " "Tra le 398 nuove accuse credibili segnalati nel 2009, 48 nuove accuse (12 per cento) sono state trovate infondate o chiaramente false entro il 31 dicembre 2009," aggiunge il rapporto. "Inoltre, 23 denunce ricevute antecedenti il 2009 sono state trovate prive di fondamento o chiaramente false nel corso del 2009."

martedì, marzo 23, 2010

IL CAVALIERE E IL RIFIUTO DEL FACCIA A FACCIA

Il rifiuto di Berlusconi (leader del PDL) del faccia a faccia con Bersani (leader del PD) è rivelatore del tipo di 'democrazia' entro la quale siamo scivolati. Il cavaliere rifiuta anche quelli richiesti da Casini (UDC) e Di Pietro (IDV). In una democrazia vera qualsiasi giustificazione che denigra l'avversario al punto da valere il rifiuto è inaccettabile. Il Cavaliere, "non c'è nessuna possibilità di confronto - ha detto - con una sinistra che insulta, offende, deride, delegittima, calunnia.

Semplicemente sono tutte scuse patetiche che mascherano una gran paura di confrontarsi con chi non la pensa come lui. Perché è con chi la pensa diversamente che si fa il faccia a faccia non con chi ovviamente la pensa uguale. Il cavaliere preferisce confrontarsi o con chi 'controlla' oppure, meglio ancora, fare continui monologhi in comizi (senza domande scomode) a cui ci ha abituati da anni.


ItalianSpot
22 marzo 2010
RAINEWS24
Travaglio 'Rai per una notte' Berlusconi è alla frutta ha paura

In qualunque altro paese democratico, il leader che rifiuta il faccia a faccia farebbe 'scalpore' e deciderebbe per la fine elettorale del leader medesimo per scelta degli stessi cittadini. Da noi nemmeno questo triplice rifiuto sembra faccia 'rumore'. Cosa se ne può dedurre, se non che il nostro Paese sia ormai pericolosamente inclinato verso un sistema da repubblica delle banane (populistico) almeno per quanto riguarda i giornali e i media di cui gran parte sotto il controllo diretto ed indiretto del Cavaliere.

Ai cittadini (in fondo siamo europei, lo spero), credo che per la maggior parte di loro faccia 'scalpore' ed orienta il voto a prescindere dalla giustezza o meno delle posizioni del leader che rifiuta. Penso anche che faccia scalpore ad una buona parte dello stesso elettorato del centrodestra disorientandolo, come minimo! Vedremo se sarà così!
Raffaele B.

ADNKRONOS
Berlusconi: non sono un monarca.
Successione? Offensivo parlarne

ultimo aggiornamento: 23 marzo, ore 14:19
Roma - (Adnkronos/Ign) - Il presidente del Consiglio: "Il mio gradimento è al 62 per cento''. Sulle regionali: ''Campagna snaturata, il partito delle procure è entrato pesantemente in campo". Ronchi: ''Nessuno mette in discussione la sua leadership, ma il contributo di Fini è fondamentale''. Bersani: ''Ci sarà inversione di tendenza''. I vescovi dettano la linea per il voto.

Roma, 23 mar. (Adnkronos/Ign) - Il Popolo della libertà ''è un partito assolutamente democratico che assume ogni decisione non da parte di un monarca, che sarei io, come indicato da qualcuno. E' esattamente il contrario''. Lo ha detto il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, intervistato da Unomattina. ''All'interno del partito - ha spiegato il premier - abbiamo un forma di democrazia assoluta che abbiamo applicato in questo primo anno di lavoro''.

''C'è chi dice che il partito sia da migliorare. Tutto si può migliorare, ma io sono assolutamente contento e soddisfatto degli organi che ci siamo dati e del modo in cui hanno lavorato quest'anno'', ha aggiunto Berlusconi che oggi dalle colonne della 'Stampa' è tornato a dire di è ''offensivo'' porre il problema del futuro della leadership del Pdl ''con un leader che è in piena forma e con un indice di apprezzamento al 62 per cento''.

Sulla questione del ricambio ai vertici è intervenuto anche il ministro per le Politiche europee Andrea Ronchi, che ha precisato: "Nessuno mette in discussione la leadership di Berlusconi, ovviamente. Dico che al Pdl - ha aggiunto però - serve il contributo fondamentale di Gianfranco Fini".

A Uno mattina il premier ha parlato anche di regionali. La campagna elettorale "si è snaturata perché il partito delle procure è entrato pesantemente in campo", ha detto. "Con gli interventi della loro magistratura - ha aggiunto il premier - la sinistra ci ha impedito di svolgere una campagna elettorale di informazione nei confronti dei cittadini".

Il "partito delle procure", ha aggiunto il presidente del Consiglio, ''ha inventato un mese e mezzo fa una nuova tangentopoli e che poi ha tentato di distruggere il miracolo che abbiamo fatto a L'Aquila dopo il terremoto, che ha gettato fango su Bertolaso e sulla Protezione Civile. Quindi è intervenuto con il rigetto delle nostre liste dando la colpa a nostri delegati, e infine con un'inchiesta risibile con le intercettazioni al presidente del Consiglio ''. ''Una campagna elettorale basata sui fatti e i progetti - ha osservato Berlusconi - sarebbe stata dannosa per loro. Nel confronto ne sarebbero usciti distrutti''.

Il presidente del Consiglio ha quindi ribadito il proprio 'no' ad un faccia a faccia con il segretario del Pd Pierluigi Bersani: "non c'è nessuna possibilità di confronto - ha detto - con una sinistra che insulta, offende, deride, delegittima, calunnia". Il premier ha anche ripetuto quanto sia importante recarsi alle urne domenica e lunedì prossimi: "Occorre andare a votare perché ogni voto non dato avvantaggia la sinistra. Ho fiducia nel buonsenso degli italiani che non si riconoscono in questa sinistra ammanettata a Di Pietro".

Dopo il voto del 28 e 29 marzo, ha affermato tra l'altro il premier, "ci potremo attendere tre anni ulteriori di governo, nei quali metteremo mano alla riforma istituzionale, alla grande modernizzazione del fisco, alla grande riforma della giustizia, e a tantissime altre cose previste dai nostri programmi".

E a proposito dell'evoluzione che il cammino delle riforme potrà avere in tema di forma di governo, Berlusconi ha spiegato che "dobbiamo rivolgerci ai cittadini e sentire da loro qual è la cosa che preferiscono, se l'elezione diretta del presidente della Repubblica o l'elezione diretta del presidente del Consiglio".

Quanto alla possibilità di un dialogo con l'opposizione sulle riforme, il presidente del Consiglio ha detto "sarebbe meglio farle con l'opposizione, se volesse dialogare, se si dimostrasse credibile". Il

LA CHIESA DA UNA MANO AL CAVALIERE E POI PRECISA

Immancabile, come spesso avviene, arriva la Chiesa con il cardinale Bagnasco a dare una mano a Berlusconi in difficoltà, entrando pesantemente nell'agone politico e consigliando i cattolici a votare per chi è contro l'aborto e per chi difende la vita. Ciò è chiaramente una intromissione di natura politica per dire sostanzialmente di non votare per la Bonino nel Lazio e la Bresso in Piemonte, le due regioni chiave della competizione elettorale.

Cosa centrano le elezioni regionali con temi di natura etica come l'aborto?! E come se all'interno di un dibattito condominiale si volessero risolvere i problemi della disoccupazione. In ambito regionale si deve parlare di infrastrutture, di sanità, di occupazione etc.

Ma il cardinale Bagnasco, invita anche a non votare per coloro che non promuovono il valore della famiglia e l'integrazione degli immigrati, il lavoro etc. Insomma il Berlusconi pluri-divorziato, delle ‘escort’ e ora guaritore del cancro proprio non va e nemmeno tutta la sua maggioranza, in particolare sulla questione degli immigrati e del lavoro, etc.

Quindi il cardinale, nella foga di avvantaggiare il centrodestra, commette una vistosa leggerezza entrando in profonda contraddizione, oppure mette la questione dell'aborto prima di tutto. Ma nell’ultimo articolo sul CORRIERE DELLA SERA i vescovi ‘frenano’ precisando il concetto che seppur contrari all’aborto esso non viene prima delle questioni sociali! Un tentativo in extremis per recuperare una credibilità della Chiesa agli occhi degli stessi cattolici a cui parla e che ragionano con la loro testa. Leggi la lettera integrale di Bagnasco.

Sulla questione poi della pedofilia e della responsabilità della Chiesa (non solo dei preti pedofili) leggi "Viaggio nel silenzio" da BISPENSIERO, ci ritorneremo a parte con un altro apposito servizio. Intanto anche qui il furbo Berlusconi (delle escort minorenni) ha colto la palla al balzo per ingraziarsi il Vaticano! Leggi 'Pedofilia: premier, solidarietà al Papa' dall'ANSA.

Che messaggio allora ricevono i cattolici che volessero seguire le indicazioni della chiesa? Un messaggio ‘contrastante’ tanto che per questi sembrerebbe che l'unica soluzione possa essere, nella migliore delle ipotesi l'astensione, quindi un irresponsabile non voto, e nella peggiore votare per i sodali di Berlusconi, personaggi che di cristianità ne hanno solo un immagine caricaturale e strumentale!

*** L'ABORTO E LA DIFESA DELLA VITA ***
Inoltre tanto per chiarire, nessuno può essere a favore dell'aborto e contro la difesa della vita. Su questo non ci possono essere equivoci. La questione invece riguarda la Legge n.194 del 22 maggio 1978 sull'aborto che, ricordiamolo, è legge del nostro Stato Italiano e che vige ormai da 32 anni.

Questa legge è stata fatta per arginare l'aborto clandestino sempre esistente da secoli in segreto e che ‘mieteva’ molte vittime tra mamme e nascituri (tra i poveri). I ricchi ricorrevano ai cosiddetti 'cucchiai d'oro' o andavano all'estero ed avevano tutta l'assistenza necessaria a suon di milioni. I poveri o coloro che non potevano permetterselo ricorrevano alle rischiose ‘mammane’ per l’assenza di mezzi sanitari. Questo è il punto. La sola esistenza della legge che vietava l'aborto non fermava questa piaga (da secoli), anzi creava una disparità fra i censi.

Dopo tanti anni si può fare un bilancio: la legge 194 in effetti ha diminuito gli aborti dell'80% e se si facesse più prevenzione ed educazione sessuale si ridurrebbe ancora.

Nel terzo mondo la situazione è ancora più grave perché non hanno come noi la 194 e perché mancano di mezzi sanitari adeguati per tutti. In più se si fa di tutto per impedire l’uso del contraccettivo sia per legge sia per i prezzi proibitivi per loro il danno è ancora maggiore.

Perché s'insiste ancora su questo tema? Invece di rendere maggiormente operativa la 194 per ridurre ulteriormente gli aborti si vuole invece cancellare la legge e ritornare inevitabilmente all'aborto clandestino del passato. Quale concetto di difesa della vita e del no all'aborto è questo?

I cattolici italiani sono contro l'aborto clandestino e lo hanno provato con l'approvazione della legge 194 la cui maggioranza è rappresentata dalle donne, i soggetti principali di questa sofferenza e quindi gli unici titolari della scelta se abortire o meno (la RU486) rientra nello stesso concetto. Le donne (cattoliche o meno) che vogliono osservare i precetti della Chiesa semplicemente non richiedono di abortire. La legge non li obbliga a farlo! La legge permette alle donne solo di scegliere, non obbliga all’aborto!

Lo Stato infine si deve limitare a fornire l’assistenza per salvare le donne. Nell’assistenza c’è anche la prevenzione e l’educazione sessuale. Non sempre però la legge 194 è applicata al 100% proprio a causa di molti operatori ‘obiettori’ che in molte aree del paese si rifiutano di fornire assistenza.
Raffaele B.

ANSA
Cei: Bonino, con legge 194 meno aborti
La candidata,me lo aspettavo ma 80% italiani l'hanno confermata

ANSA) - ROMA, 23 MAR - La Bonino si aspettava la critica della Cei, 'ad ogni elezione e' così. Ma proprio 'la legge 194 ha diminuito gli aborti', dice.'L'80% degli italiani e' contro l'aborto clandestino'.Se si facesse piu' prevenzione 'diminuirebbero ancora','le donne italiane sanno quanto sia doloroso abortire', nessuno in Italia vuole 'tornare a mammane e cucchiai d'oro'. La Bonino non si pone il problema se la Cei sposti voti:'L'80% degli italiani che ha confermato la legge immagino sia cattolico'.

IL CORRIERE DELLA SERA
No all'aborto, la precisazione dei vescovi

«Non è un valore superiore ad altri»
«La Chiesa non considera i valori della bioetica più importanti di quelli sociali»

23 marzo 2010
CITTÀ DEL VATICANO - La Chiesa è contro l'aborto, ma non considera i valori della bioetica più importanti di quelli sociali. È questo il cuore di un documento redatto dagli otto vescovi della Liguria in vista delle regionali, che ha come primo firmatario Angelo Bagnasco, e che è stato diffuso dalla Conferenza episcopale italiana. Le osservazioni sul «no all'aborto» contenute nel documento suonano come una precisazione rispetto a quanto affermato lunedì da Bagnasco. Il porporato aveva indicato infatti la difesa della vita, anche dal «delitto incommensurabile» dell'aborto, come un valore «non negoziabile» su cui basare le proprie scelte elettorali. Il documento dei presuli liguri parte invece da un appello alla riconciliazione degli animi, in vista dell'appuntamento delle regionali, arrivando a sostenere che il rispetto della vita umana e del matrimonio tra uomo e donna, ma anche il diritto al lavoro e alla casa, l'integrazione degli immigrati sono tutti «valori che non possono essere selezionati secondo la sensibilità personale, ma vanno assunti nella loro integralità». «A questo riguardo - si legge nel documento dei vescovi della Liguria - il criterio guida per un sapiente discernimento tra le diverse rappresentanze è l'impegno programmatico, chiaramente assunto, di assicurare il pieno rispetto di quei valori che esprimono le esigenze fondamentali della persona umana e della sua dignità, valori che sono la condizione e il fondamento di una società veramente solidale»… CONTINUA

IL CORRIERE DELLA SERA
I vescovi: «Il voto sia contro l'aborto»
22 MARZO 2010
CITTÀ DEL VATICANO - La difesa della vita umana, innanzitutto dal «delitto incommensurabile» dell'aborto in tutte le sue forme, è uno dei valori «non negoziabili» in base al quale i cattolici devono votare nelle prossime regionali. È quanto ha indicato, in sintesi, il presidente della Cei, card. Angelo Bagnasco, aprendo i lavori del Consiglio episcopale permanente, il «parlamentino» dei vescovi italiani (leggi la prolusione integrale). La candidata del centrosinistra alle Regionali del Lazio, Emma Bonino, ha replicato che si tratta di «un evergreen. Non mi sembra ci sia nessuna novità, sono le solite cose».

VALORI NON NEGOZIABILI - I valori «non negoziabili», ha elencato l'arcivescovo di Genova, sono «la dignità della persona umana, incomprimibile rispetto a qualsiasi condizionamento; l'indisponibilità della vita, dal concepimento fino alla morte naturale; la libertà religiosa e la libertà educativa e scolastica; la famiglia fondata sul matrimonio fra un uomo e una donna». Su questo fondamento, ha spiegato, «si impiantano e vengono garantiti altri indispensabili valori come il diritto al lavoro e alla casa; la libertà di impresa finalizzata al bene comune; l'accoglienza verso gli immigrati, rispettosa delle leggi e volta a favorire l'integrazione; il rispetto del creato; la libertà dalla malavita, in particolare quella organizzata».

ABORTO, «ECATOMBE PROGRESSIVA» - Durissime le sue parole contro l'aborto, descritto come «un'ecatombe progressiva», che si vuole rendere «invisibile» attraverso l'uso di pillole da assumere in casa. «Che cosa ci vorrà ancora - si è chiesto il presidente della Cei - per prendere atto che senza il principio fondativo della dignità intangibile di ogni pur iniziale vita umana, ogni scivolamento diviene a portata di mano?» «In questo contesto, inevitabilmente denso di significati, sarà bene - ha subito proseguito - che la cittadinanza inquadri con molta attenzione ogni singola verifica elettorale, sia nazionale sia locale e quindi regionale». «L'evento del voto è - ha detto - un fatto qualitativamente importante che in nessun caso converrà trascurare».

SULLA PEDOFILIA: TRASPARENZA MA NO A DISCREDITO - Il cardinal Bagnasco ha poi affrontato il tema dei recenti scandali di pedofilia. La Chiesa ha imparato da Benedetto XVI a non tacere o coprire la verità, «anche quando è dolorosa e odiosa»; «questo però non significa subire, qualora ci fossero, strategie di discredito generalizzate» ha affermato il presidente della Cei, card. Angelo Bagnasco, nella relazione di apertura del Consiglio episcopale permanente, il «parlamentino» dei vescovi italiani. Il porporato ha anche espresso al Papa la «vicinanza» dell'episcopato italiano: «quanto più, da qualche parte, si tenta di sfiorare la sua limpida e amabile persona, tanto più il popolo di Dio a lui guarda commosso e fiero».

«NON SI METTA IN DISCUSSIONE IL CELIBATO» - «Nessun caso tragico» può oscurare «la bellezza» del ministero sacerdotale, ha detto il porporato. «Nè mettere in discussione il sacro celibato che ci scalda il cuore e ispira la vita», ha aggiunto. «Non sentitevi mai guardati con diffidenza o abbandonati, e - ha detto Bagnasco rivolgendosi agli uomini di Chiesa - non scoraggiatevi; siate sereni sapendo che le nostre comunità hanno fiducia in voi e vi affiancano con lo sguardo della fede e le esigenze dell'amore evangelico». Il sacerdote - ha scandito - non è «un disagiato, nè uno scompensato, benché il clima culturale odierno non faciliti certo la crescita armonica di alcuno. Il sacerdote è un uomo che, non solo nel tempo del seminario, coltiva la propria umanità nel fuoco dell'amore di Gesù».

domenica, marzo 21, 2010

LA MANIFESTAZIONE DEL CULTO DELLA PERSONALITÀ

La manifestazione di ieri, GUARDA, non più imponente come si pensava, e un milione dichiarato è risultato più che 'falso', per la Questura 150.000, ha dimostrato che al di la della celebrazione del capo e di vari gesti e slogan nostalgici, di non avere avuto alcun contenuto di proposte per affrontare i problemi gravi del Paese.

La facile retorica dell’amore che ‘ovviamente’ vince contro l’odio e l’invidia promossa proprio dall’uomo delle escort di villa certosa la dice lunga e suona beffarda. Inoltre la condotta della kermesse non è stata affatto ‘amorevole’ e lo slogan è stato così molto contraddetto. Le domande retoriche alla folla alla maniera del duce. Poi la difesa del diritto al voto altri non è che ‘soprassedere’ alle leggi di presentazione delle liste elettorali da essi stessi violati. Quella della ‘privacy’ per il cavaliere significa riduzione delle intercettazioni. Poi riforme assurde che nulla hanno a che fare che i reali problemi del popolo. Un rituale senza senso all’insegna del vuoto totale di proposta per fare uscire il Paese dalla crisi.

Si è trattato insomma di una manifestazione del potere contro l’opposizione e contro la magistratura. Un fenomeno in linea con i peggiori sistemi populisti e del tutto estraneo a tutte le democrazie liberali. È stata una prova di forza di chi ha il potere politico contro chi non ce l’ha. Che ha preteso di zittire tutte le voci critiche e di chi non la pensa come il leader indiscusso, osannato al limite dell’adorazione da una massa di cittadini che ancora acriticamente crede in lui e le sue eclatanti bugie. Vedi questo filmato.
VeritaCelate
19 marzo 2010
Berlusconi sputtanato definitivamente

Nelle democrazie liberali invece manifesta chi il potere non ha, per farsi sentire e per influenzare il potere medesimo. Nello stesso tempo a Roma, mentre si manifestava per il Presidente del Consiglio, c’è stata un’altra manifestazione per l’acqua pubblica contro la sua privatizzazione. Un bene essenziale alla vita, come l’aria e che per questo deve restare lontano dagli effetti nefasti degli affari come invece insiste questo governo. Dunque due manifestazioni di cui solo una riguarda tutti, l’altra sicuramente no! A Milano, in 150.000 hanno sfilato contro le mafie, passata quasi in sordina!

L’altra è stata di parte ed è stata condotta dal Presidente del Consiglio che come tale ha commesso una incredibile scorrettezza istituzionale. Quindi ha agito come capo della PDL contro non solo le Opposizioni ma contro la Magistratura, altro potere dello Stato, un fatto mai visto nella storia della nostra repubblica, una vera violazione della Costituzione. Infatti Gianfranco Fini essendo presidente della Camera non ha presenziato e quindi assente ne tanto meno è stato citato!

Tra le altre cose, durante il suo discorso, il cavaliere si è abbandonato non solo alle solite promesse ma anche a quelle non proprio politiche quale per esempio che ‘sconfiggerà la malattia del cancro’ senza prevedere nessun finanziamento per la ricerca. Leggi 'Berlusconi Oncologo'.

È un delirio di onnipotenza a cui purtroppo ancora molti italiani credono ma che si riducono sempre più cominciando a stancare e provocando la inevitabile discesa del consenso a parere di molti commentatori per i quali la stessa manifestazione di oggi ne porta i segni di un tramonto vicino. Leggi l’ira di Verdini sull'Aquila.

Suggerisco anche la lettura di una lettera di un lettore con il titolo ITALIANISTAN in fondo al servizio. Il peggio deve ancora venire e nel frattempo aspettiamo le elezioni regionali con fiducia.
Raffaele B.

Il Messaggero
Berlusconi attacca opposizione e giudici
Pdl: 1 milione in piazza. Questura: 150mila

ROMA (20 marzo) - In piazza «per una grande festa di libertà, per riconfermare il diritto al voto e quello a non essere spiati». Silvio Berlusconi ha salutato così i suoi sostenitori in piazza a San Giovanni a Roma dove sono confluiti i due cortei del Pdl. Una manifestazione per la quale erano annunciati 500mila partecipanti e che secondo gli organizzatori ha superato quota un milione, ma i larghi vuoti e le vie circostanti sgombre testimoniano di cifre molto inferiori. In tarda serata la Questura di Roma ha comunicato che i partecipanti alla manifestazione del Pdl in piazza San Giovanni erano 150mila…CONTINUA

Il Messaggero
Berlusconi: «Sconfiggeremo anche il cancro»
ROMA (20 marzo) - Tre anni alla fine della legislatura. Tre anni «decisivi» per portare a termine la «rivoluzione liberale» che comprende le riforme delle istituzioni, della giustizia, del fisco e persino la vittoria su una malattia come il cancro. Silvio Berlusconi, dal palco di piazza San Giovanni, è tornato sul tema delle riforme. «Ci aspettano tre anni di lavoro - ha detto - Tre anni nei quali, uscendo via via dalla crisi, attueremo le grandi riforme. Le riforme istituzionali, dalla riduzione del numero dei parlamentari, all'elezione diretta del premier o del presidente della Repubblica; la grande, grande, grande riforma della giustizia; la profonda riforma e l'ammodernamento del sistema fiscale, la questione del federalismo. Continueremo con la stessa determinazione la lotta contro la mafia e la criminalità organizzata. Vogliamo dare più sicurezza per i cittadini, vogliamo arrivare ad avere meno tasse, meno burocrazia, più infrastrutture e più verde. Vogliamo anche vincere il cancro che colpisce ogni anno 250mila italiani e che riguarda quasi due milioni di nostri cittadini. Dobbiamo affrontare questi tre anni forti di un pieno mandato dagli italiani perché saranno tre anni decisivi per quella rivoluzione liberale che abbiamo promesso agli italiani».

Berlusconi e le domande alla folla (Youreporter.it)

Il Messaggero
L'ira di Verdini sul Pdl Abruzzo: dovevate andare col megafono sotto le case degli aquilani
Li. Mand.

PESCARA (20 marzo) - Che sono mai 50 pullman, almeno cento sarebbero dovuti partire all’alba di oggi da Bazzano, da Cese di Preturo da ogni insediamento giallo bianco o blu del piano Case destinazione Roma, che dico 100, 150, 5.000 persone tra madri padri nonne nipoti osannanti festeggianti bandiere in mano berlusconi nel cuore, sotto il palco di San Giovanni. E invece. Invece i parlamentari abruzzesi, il presidente della Regione, gli assessori e i consiglieri regionali non ci sono riusciti. Nè cinquanta nè cento.

Una delusione per Denis Verdini che ieri ha scritto a tutti. Il megafono, quello avrebbero dovuto prendere: tutti, a partire da Chiodi. La strigliata parte dopo la premessa: «Carissimi amici», dopo «aver fatto le telefonate per organizzare la manifestazione» e aver constatato il flop, «trovo che avete difficoltà a raggiungere l’obiettivo fissato di 50 pullman per l’Abruzzo». Eccola: «Mi pare impossibile che un gruppo così folto di deputati, senatori e consiglieri regionali non possa andare nei quartieri ricostruiti, dove sono state consegnate case a 40.000 persone, con un semplice megafono, reclamizzando la manifestazione e sollecitando quelle persone a ringraziare Berlusconi venendo in piazza San Giovanni».

Non può credere Verdini che quella popolazione (che per inciso è di 13 mila persone), «beneficiata dalla straordinaria azione di Berlusconi, non riempia cento pullman oltre quelli già organizzati». E siccome al telefono il coordinatore Piccone non rispondeva, e Chiodi si giustificava dicendo che i pullman non c’erano perchè sarebbero andati tutti in auto, Verdini aggiunge un po’ di sana economia domestico-costituzionale: «La casa è un bene primario di tutta una vita e soprattutto per quelle persone una casa ricostruita dopo un evento così disastroso vale almeno il doppio. Dovete provarci, una classe dirigente di un grande partito si misura anche su questo. Se non risponde l’Abruzzo non vale niente governare!». Ma sotto le case degli aquilani ieri di megafoni neanche l’ombra. Che smacco per l’orgoglio pidiellino.

ITALIANISTAN
Da SPARTACUS 19/03/2010 20:46per chi se lo fosse perso @ 2012 ore 14.51


"Salve, sono un cittadino dell'ITALIANISTAN.
Vivo a Milano 2, in un quartiere costruito dal Presidente del Consiglio.
Lavoro a Milano in un'azienda di cui è principale azionista il Presidente del Consiglio.
Anche l'assicurazione dell'auto con cui mi reco a lavoro è del Presidente del Consiglio, come del Presidente del Consiglio è l'assicurazione che gestisce la mia previdenza integrativa.
Mi fermo tutte le mattine a comprare il giornale di cui è proprietario il Presidente del Consiglio.
Quando devo andare in banca, vado in quella del Presidente del Consiglio.
Al pomeriggio, quando esco dal lavoro, vado a far la spesa in un ipermercato del Presidente del Consiglio, dove compro prodotti realizzati da aziende partecipate dal Presidente del Consiglio.
Alla sera, se decido di andare al cinema, vado in una sala del circuito di proprietà del Presidente del Consiglio, e guardo un film prodotto e distribuito da una società del Presidente del Consiglio: questi film godono anche di finanziamenti pubblici elargiti dal governo presieduto dal Presidente del Consiglio.
Se invece la sera rimango a casa, spesso guardo la TV del Presidente del Consiglio, con decoder prodotto da società del Presidente del Consiglio, dove i film realizzati da società del Presidente del Consiglio sono continuamente interrotti da spot realizzati dall'agenzia pubblicitaria del Presidente del Consiglio.
Seguo molto il calcio, e faccio il tifo per la squadra di cui il Presidente del Consiglio è proprietario.
Quando non guardo la TV del Presidente del Consiglio guardo la RAI, i cui dirigenti sono stati nominati dai parlamentari che il Presidente del Consiglio ha fatto eleggere.
Quando mi stufo navigo un po’ in internet, con provider del Presidente del Consiglio.
Se però non ho proprio voglia di TV o di navigare in internet leggo un libro, la cui casa editrice è di proprietà del Presidente del Consiglio.
Naturalmente, come in tutti i paesi democratici e liberali, anche in ITALIANISTAN è il Presidente del Consiglio che predispone le leggi che vengono approvate da un Parlamento dove molti dei deputati della maggioranza sono dipendenti ed avvocati del Presidente del Consiglio, che governa nel mio esclusivo interesse, per fortuna!"

mercoledì, marzo 03, 2010

CAOS NEL PDL PER LE LISTE ELETTORALI

Non era mai accaduto che ad essere estromesso alle elezioni fosse nientemeno che il maggior partito (PDL) per ‘inosservanza’ delle leggi che regolano la presentazione delle liste. È successo invece questa volta per le prossime regionali: la Lombardia e per il Lazio. Vi sono altre liste minori in Piemonte che subiscono la medesima sorte.
Non resta ora che i TAR, a cui hanno fatto ricorso i candidati nella tenue speranza di essere riammessi.

Le ragioni sono principalmente due. Il numero delle firme insufficienti o la mancata consegna della lista entro il termine previsto dalla legge in modo tassativo. La lista civica della Polverini è stata riammessa ma quella della PDL con lei capolista no. Quella non è stata consegnata per fuori tempo massimo. Per quella di Formigoni in Lombardia, per insufficiente numero di firme.

La Polverini ha tentato di aizzare la piazza contro la cosiddetta ‘burocrazia’ che impedirebbe la ‘democrazia’. Dell’importanza della ‘sostanza’ rispetto alla ‘forma’, parole di Schifani, Presidente del Senato. Lo stesso La Russa, Ministro della Difesa, ha detto che saranno ‘disposti a tutto’ se non riammetteranno la lista, affermazione ‘inquietante’ per un ministro del governo. Sono arrivati ad accusare perfino i radicali di avere impedito ad Alfredo Milioni (PDL) di consegnare le liste (naturalmente fuori tempo). Era andato a mangiare un panino, dice, poi si smentisce e dice di essere ‘confuso’. Insomma è diventato egli stesso oggetto di humour e di satira feroce nella rete, vedi video di YouTube allegato.

http://www.youtube.com/watch?v=5UTq9VyuVkA
lucakiri
03 marzo 2010
Il panino delle liberta'

Insomma costoro con cariche istituzionali stanno dicendo che la ‘legge’ in questo caso ‘non deve valere’ nonostante tutto. Gente che governa e che aspira a governare ancora ‘contro’ le loro stesse leggi. Assurdo! E poi, che fine ha fatto la destra tutta legge e ordine?

La forma, nelle leggi in particolare quelle sulle elezioni, è importante perché tende ad evitare ‘manipolazioni’ delle liste. Forse è quello che è o stava accadendo veramente, altro che mangiare il panino. Troppo poco per essere una valida giustificazione.

Lo stesso Berlusconi si lamenta di come il suo partito PDL a livello locale conduce la campagna elettorale e li accusa di ‘sciatteria.

Da tutto questo emerge una ‘rivalità’ fra le due componenti del PDL e ciò non fa che ‘disturbare’ ancora di più il proprio elettorato di centrodestra.
Raffaele B.

REPUBBLICA
Formigoni per ora escluso dal voto
E a Roma anche il Pdl resta fuori
La Corte d'appello di Milano boccia il listino del governatore, nella capitale i giudici respingono la richiesta del partito del premier. Partono i ricorsi al Tar


ROMA - Maggioranza sempre più nel caos elettorale. La Corte d'appello di Roma ha bocciato il ricorso - il secondo - presentato dal Pdl dopo l'esclusione della propria lista di Roma e provincia, a causa di un ritardo nella presentazione. E da Milano arriva un'altra pessima notizia, per il centrodestra: la Corte d'appello del capoluogo lombardo non ha riammesso la lista per la Lombardia di Roberto Formigoni, respingendo il ricorso contro il precedente provvedimento di esclusione (dovuto all'irregolarità di alcune firme). Un doppio stop che hanno fatto scattare il ricorso al Tar per cercare di recuperare la situazione.
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Le due bocciature. La più grave, da un punto di vista tecnico, è quella lombarda: al momento, senza il "suo" listino, il candidato del Pdl è escluso dalla competizione. Non può insomma essere votato. Analoga sorte per le liste a lui collegate. Ma i promotori hanno già annunciato un ulteriore ricorso, stavolta al Tar. Dal punto di vista politico, però, il caso Roma è altrettanto grave: l'esclusione del partito di maggioranza dalla capitale è una ferita difficile da sanare. Anche in questo caso, comunque, è stato annunciato il ricorso al Tar. 'Confidiamo nel Tar - dice il ministro della Difesa Ignazio La Russa - Per quel poco che so di diritto amministrativo credo che il principio di conservazione prevalga su irregolarità meramente formali. Ma vi pare possibile che milioni di elettori possano essere privati del loro diritto perché il bollo è quadrato invece che tondo?". mentre Formigoni chiede che "venga fatta una verifica su tutte le liste".
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La lista civica Polverini.
I giudici della Corte d'appello di Roma hanno riammesso invece il ricorso della lista civica regionale per il Lazio di Renata Polverini, esclusa ieri. Per un altro caso, quello del 'listino' respinto della candidata governatrice (a cui mancava la firma del vice-coordinatore del Pdl) bisognerà invece attendere almeno domani: ma tra i promotori c'è grande ottimismo. "Pronunciamento atteso - dice la Polverini - aspettavamo solo la conferma. ma adesso siamo fiduciosi che al Tar le cose andranno diversamente".
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Milano, le ragioni dei giudici. Nel motivare la bocciatura del ricorso della lista 'Per la Lombardia' i giudici della Corte di Appello di Milano, ricordano che l'autenticazione delle sottoscrizioni delle firme "deve essere compiuta con le modalità" previste dalle normative specifiche. Queste formalità, non sarebbero state rispettate. "Queste modalità - è scritto ancora nella decisione di 5 pagine - costituiscono quindi il minimo essenziale per assicurare la certezza della provenienza della sottoscrizione dal soggetto che figura averla apposta e devono coesistere tutte". Per i giudici "la richiesta del legislatore di autenticazione delle firme dei sottoscrittori risponde all'imprescindibile necessità di verificare che la presentazione della lista corrisponda effettivamente alla volontà della quota di elettori in essa indicata".
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Piemonte. Sono cinque le liste provinciali escluse dalle prossime elezioni regionali dalla Corte d'appello di Torino e comunque sempre per l'insufficienza di firme raccolte. In tre casi, nelle province di Asti, Cuneo e Torino, a essere messa fuori corsa è stata la lista Fiamma Tricolore Destra Sociale. Nei due restanti, nelle province di Asti e Alessandria, invece, è toccato alla lista Lega Padana Piemont. Tutte le liste escluse sostengono il candidato presidente Renzo Rabellino. Resta invece in corsa la lista di Nadia Cota, sempre a sostegno di Rabellino, che inizialmente era stata esclusa. Dal simbolo, infatti, è stata cancellata la scritta "Pdl".


ILMESSAGGERO
Berlusconi: basta sciatterie. E chiama gli avvocati
di Marco Conti
ROMA (3 marzo) - A via dell’Umiltà, sede nazionale del Pdl, si attende lo tsunami, così come i giapponesi dopo il terremoto in Cile. Silvio Berlusconi è un furia e al sindaco di Roma non l’ha mandata a dire: «Io ti ho consegnato Roma, e guarda che mi avete combinato!».
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L’irritazione del Cavaliere investe e terremota tutta la classe dirigente del Pdl, non solo romana e laziale, che in questi mesi è riuscita «ad offuscare la mia leadership in un pasticcio che offende i miei elettori, e rischia di consegnare il Lazio alla Bonino».
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A Gianni Alemanno il presidente del Consiglio ha negato da subito la possibilità di qualunque intervento legislativo e ieri il ministro Maroni è stato ancora più esplicito, offrendo anche la sensazione di una Lega fortemente in imbarazzo per quei «comportamenti al limite del lecito» che il ministro La Russa ha bacchettato senza mezzi termini. Gli «errori raccapriccianti» che il ministro Zaia attribuisce ai massimi vertici del partito romano e laziale rischiano di produrre effetti devastanti sulla stessa maggioranza. Particolarmente critici i leghisti che ieri si chiedevano perché votare il ddl che assegnerà 600 milioni alle casse della Capitale.
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Comunque sia ciò che è accaduto sabato scorso dentro e fuori l’ufficio elettorale del tribunale, il Cavaliere lo ha ormai chiaro (Samuele Piccolo compreso), ma il terremoto che probabilmente investirà i massimi vertici del partito laziale (Pallone, Sammarco e Piso) è rinviato a dopo il voto e rischia di avere effetti non solo sul comune di Roma, ma anche sul gruppo della Camera visto che a via dell’Umiltà si è accumulato un forte nervosismo nei confronti di Fabrizio Cicchitto che nel Pdl romano ha più di qualche influenza. Al punto da riuscire a far entrare nel listino della Polverini il suo più stretto collaboratore e far fuori quello del ministro Scajola.
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Superata la fase dello sconforto per una classe dirigente «fatta di burocrati e candidati», Berlusconi ieri - annullata la visita in Brasile - è passato ad elaborare una strategia di uscita chiedendo ad Ignazio Abbrignani, responsabile elettorale del Pdl da tre giorni in prima linea, un resoconto dei ricorsi e chiamando al telefono più volte l’avvocato Grazia Volo. Ottimismo e incoraggiamenti alla Polverini («vedrai ce la faremo e comunque farò campagna elettorale per te»), mentre l’arrivo in serata dell’avvocato romano ed ex ministro Cesare Previti, che a suo tempo ”lanciò” Gianni Sammarco ai vertici del Pdl, conferma la voglia del premier di mettere nero su bianco una difesa in grado di convincere i giudici del Tar.
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«Ciò che è accaduto è un segnale che impone un rapido cambio nel partito», sosteneva ieri in Transatlantico il sottosegretario Aldo Brancher. Al complotto non crede nessuno e ieri alla Camera l’azzurra romana Beatrice Lorenzin era letteralmente assediata dai colleghi del Nord - soprattutto leghisti - che chiedevano di sapere se veramente il pasticcio è stato originato da un ritardo per ”aggiustamenti” nella lista. «No, la storia del panino non mi ha convinto molto», commenta l’onorevole ex An Viviana Beccalossi al termine della spiegazione.
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Al nervosismo di Berlusconi si unisce quello dell’altro fondatore del Pdl, ma se l’insoddisfazione li accomuna, la terapia li divide e dentro il Pdl sono ormai in molti a chiedere a Berlusconi di sciogliere il Pdl tornando a Forza Italia.