mercoledì, dicembre 16, 2009

ODIO E AMORE IN POLITICA, SOLO NELLE DITTATURE

Come già paventato nel precedente articolo inizia la fase della ‘criminalizzazione’ del ‘dissenso’ e delle ‘opposizioni’ con liste di proscrizione di “mandanti morali” dell’attentato, dei ‘cattivi’ che l’odiano e di ‘buoni’ che l’amano.

Stanno tentando di fare entrare queste due categorie di
ODIO e AMORE nella politica in modo ‘furbesco’ ed ‘irresponsabile’ senza tenere conto della storia del nostro Paese e del pericolo che rappresentano. Proprio l’esatto contrario di quanto chiede il Presidente della Repubblica. Vedi questo filmato.
http://www.youtube.com/watch?v=-IOdFp1Ptec
shrek0105
16 dicembre 2009
Berlusconi e l'amore
Amore e odio. Contrapposizioni e relativi ruoli assegnati da arbitri auto-proclamati, come si conviene a chi si crede un Re. Sullo sfondo un paese in difficoltà. Né amato né odiato. Ignorato.
L'amore. La contrapposizione con l'odio. La strategia comunicativa che mira ad essere individuati come i difensori del bene, che proteggono i cittadini dal male, dall'odio che caratterizza "gli altri", chiunque essi siano. un monito: SVEGLIA! SVEGLIA! SVEGLIA!!!!!!!

Come dice Marco Travaglio in YouTube ne Il più amato dagli italiani: (35minuti)
La politica e il sentimento non c’entrano niente, la politica è un fatto tecnico, per cui ti voto affinché tu faccia delle cose, ma tu non puoi chiedermi di amarti, tu puoi chiedermi di votarti, ma non mi puoi chiedere di amarti, non esiste l’amore dell’elettore per il suo eletto, esiste soltanto nelle dittature, quando appunto il populismo carismatico del capo riesce addirittura a attirare l’amore degli elettori, che non sono più neanche cittadini, sono proprio sudditi, sono un’altra cosa, sono acritici, sono pecore che adorano il capo”…
CONTINUA

Tutti i politici dovrebbero assumere questo senso di responsabilità ognuno per se e farsi carico di abbassare i toni ed evitare accuse e offese ad altri. Leggi
Da voi una campagna d'odio di Cicchitto del PDL su REPUBBLICA. Ritornare tutti ad un linguaggio 'civile' che da tempo ormai è quasi sparito nella politica italiana. Le liste di proscrizione di ‘mandanti morali’ vanno nella direzione opposta! Se si persegue tutti questa via si va verso il ‘baratro’ senza FUTURO e senza VINCITORI. La storia ce lo insegna!
Leggi
Coglioni, kapò e mentecatti“, l'amore secondo B. sul FATTO QUOTIDIANO.

È irresponsabile ‘sfruttare politicamente’ a proprio gretto vantaggio di parte, l’attentato a Berlusconi per lanciare una sorta di ‘resa dei conti’ contro l’altra metà del Paese. L’inevitabile esito sarà ‘nefasto’ per tutti. La politica deve ritrovare il suo naturale terreno di confronto civile e di critica che non possono essere i ‘sentimenti’ di odio e amore che al contrario distruggendo la capacità critica dei cittadini portano solo alla dittatura. Leggi sull’Espresso
L'odio e l'amore sono categorie politiche?
Raffaele B.

REUTERS
Berlusconi: amore vince sempre su odio, state sereni
martedì 15 dicembre 2009 14:01

ROMA (Reuters) - Ringrazia per i messaggi, invita a stare sereni e dice che "l'amore vince sempre sull'invidia e sull'odio".
Sono le parole del presidente del Consiglio Silvio Berlusconi scritte in un suo messaggio che compare sul sito del Popolo della Libertà.
"Grazie di cuore ai tantissimi che mi hanno mandato messaggi di vicinanza e di affetto. Ripeto a tutti di stare sereni e sicuri. L'amore vince sempre sull'invidia e sull'odio", si legge nel messaggio firmato Silvio Berlusconi.

L’ANTEFATTO DE IL FATTO QUOTIDIANO
"Coglioni, kapò e mentecatti“, l'amore secondo B.
16 dicembre 2009
Dal ‘94 ad oggi l’infinita serie di insulti del premier e dei suoi
di Peter Gomez e Marco Travaglio

Il capogruppo dei deputati del Pdl, Fabrizio Cicchitto, ieri ha spiegato in Parlamento che dal 1994 è in corso in Italia "una campagna d’odio" contro Silvio Berlusconi. Fortunatamente il premier è intervenuto subito e dall’ospedale San Raffaele, dove è ricoverato dopo la vergognosa e ingiustificabile aggressione subita domenica sera, ha ricordato che "l’amore vince sull’odio". Lo dimostrano, tra l’altro, le centinaia di interventi suoi e di esponenti del centrodestra che negli ultimi 15 anni sono sempre stati improntati al buon senso e alla moderazione. Ecco dunque una necessariamente breve antologia delle migliori frasi di quello che potrebbe essere chiamato il Partito dell’Amore…
CONTINUA con la lista di molte frasi pronunciate da Berlusconi, da Bossi, Vittorio Sgarbi e da tre leghisti eurodeputati.

L’ESPRESSO
L'odio e l'amore sono categorie politiche?
16 Dic 2009
L'emotività e i sentimenti sono entrati di prepotenza nel dibattito di questi giorni. E' giusto che sia così? Ed è un bene o un male per la qualità del confronto e del dibattito civile?

«L'amore vince sempre sull'odio», ha fatto sapere Silvio Berlusconi via Internet dal suo letto d'ospedale. Un appello all'emotività e un riferimento alla presunta capacità del premier di diffondere "amore" contro quelle che lui e i suoi chiamano "campagne di odio". Del resto, fin dalla sua discesa in campo il premier aveva iniziato a far entrare la categoria dei sentimenti nel dibattito politico, baciando bambini, spargendo sorrisi, facendo battute e soprattutto accentrando il dibattito attorno alla sua persona anziché all'attività politica della sua parte.
Ma mai come in questi giorni la componente prerazionale sembra diventata fondante nel confronto fra destra e sinistra, e più in generale tra governo e opposizione: con gli esponenti della maggioranza che accusano tutti coloro che sono all'opposizione di "spargere odio". Ovviamente, da più parti si fa notare che chiamare "coglioni" gli elettori avversari non è il miglior modo per dare amore, così come piene di livore sono - specie con la gestione di Vittorio Feltri - le pagine del "Giornale", di proprietà del presidente del Consiglio e della sua famiglia.
Una volta si diceva che in politica non ci sono nemici ma solo avversari, cioè persone che hanno un programma diverso dal nostro contro il quale dunque ci si batte - nelle sedi istituzionali, sui giornali e in ogni altro consesso civile - per affermarne un altro. Adesso non si sa più quali siano le differenze di programma politico tra un partito e l'altro, in compenso ci si divide brutalmente tra chi ama Berlusconi e chi lo odia.
E' giusto ed è sano per la democrazia che sia così? Si può essere di centrodestra o di destra senza amare Berlusconi? E si può essere di sinistra o di centrosinistra senza odiare Berlusconi come persona, ma opponendosi al modello culturale e politico che lui ha imposto? E che cosa si può fare perché la categorie razionali in politica prevalgano su quelle emotive? Che cosa ne pensate?

REPUBBLICA
Pdl, Cicchitto a Repubblica
"Da voi una campagna d'odio"
Il capogruppo a Montecitorio replica all'editoriale di Ezio Mauro
"Attacco alla libertà di stampa? E' solo l'ennesima mistificazione"
16 dic. 09
ROMA - "Abbiamo ricordato agli italiani la campagna di odio e di disprezzo contro Berlusconi che ha innescato una serie di reazioni a catena che hanno portato al gesto di Tartaglia, alla sua esaltazione su Facebook da parte di migliaia di estremisti". Dopo aver usato l'aula di Montecitorio per puntare il dito contro
"i mandanti morali" dell'aggressione al Cavaliere, mettendo in fila Repubblica, Santoro, Travaglio e il Fatto, il capogruppo del Pdl alla Camera Fabrizio Cicchitto torna ad alzare i toni. Lo fa per rispondere all'editoriale del direttore di Repubblica Ezio Mauro che, dalle colonne del quotidiani, lo ha accusato di voler creare "un clima di guerra".
Un clima che Cicchitto non accenna a voler abbandonare neanche oggi. "Capiamo come dopo quello che è accaduto c'è chi ha la coscienza sporca ed è alla ricerca di un alibi e quindi di un altro bersaglio. Nessuna intimidazione e anche nessun 'fuoco amico' ci chiuderà la bocca - dice il capogruppo - Detto tutto questo, l'evocazione dell'attacco alla libertà di stampa è l'ennesima mistificazione: una catena editoriale sviluppa contro un leader politico una forsennata campagna di stampa, ma se qualcuno osa rispondere allora la medesima catena editoriale grida all'attentato alla libertà di stampa. Sulla base di questa logica 'Repubblica' ha licenza di attacco e coloro che sono oggetto di esso dovrebbero solo accettare, riverenti, insulti e scomuniche e poi ringraziare per l'onore ricevuto". A fianco di Cicchito si schiera uno dei tre coordinatori nazionali del Pdl, Denis Verdini: "Ha solo fotografato la realtà Repubblica non può tirarsi fuori". Al fianco di Repubblica e il Gruppo L'Espresso si schiera, invece, la presidente dei senatori del Pd, Anna Finocchiaro: "Basta con questa campagna accusatoria".

Insomma, nonostante la delicatezza del momento i vertici del Pdl scelgono la linea dello scontro frontale. E dopo il discorso di Cicchitto a Montecitorio, criticato anche dal presidente della Camera Gianfranco Fini, non arretrano di un centimetro. Mentre sullo sfondo restano, inascoltati, gli appelli alla moderazione del capo dello Stato.

lunedì, dicembre 14, 2009

BERLUSCONI COLPITO IN PIAZZA DA UNO SQUILIBRATO

Proprio nel momento di grande difficoltà ed affanno per la sua azione di ‘rottura’ contro le Istituzioni di Garanzia e del ricompattamento di tutte le Opposizioni da Di Pietro a Casini in un Fronte Unico per la difesa della Democrazia e della Costituzione che lo vedrebbe sicuramente ‘sconfitto’ in una probabile e da lui stesso paventate ‘elezioni anticipate’, arriva il gesto di violenza. Ecco, proprio quello che non avremmo mai voluto vedere e/o accadesse!

Il Cavaliere è stato colpito al volto da un certo Massimo Tartaglia, un psicopatico in cura da 10 anni. Gli ha lanciato una statuetta del duomo di Milano provocandogli la lacerazione del labbro. La rottura del setto nasale e di due denti.

http://www.youtube.com/watch?v=V4Rkelm1yh8
silentman
13 dicembre 2009
Silvio Berlusconi Colpito e ferito al Volto a Milano
Grazie a Rai News 24 e Repubblica, ecco il video dell'aggressione a Silvio Berlusconi da parte di un contestatore. L'attacco è avvenuto con una riproduzione metallica del Duomo di Milano. Sembra che il Premier abbia avuto solo una ferita al labbro, nonostante appaia totalmente sotto shock.

È chiaro che questo gesto, qualunque gesto di violenza va “condannato” anche se rivolto contro un avversario politico, anzi a maggior ragione perché foriero di ritorsioni diretti ed indiretti e perché trasforma lo svantaggio politico in vantaggio.

La storia ha sempre dimostrato che il gesto di violenza avvantaggia sempre chi ne è vittima a torto o a ragione. Se la vittima è nella ragione questa viene amplificata. Nel torto invece il gesto di violenza ha il potere di capovolgerlo, fornendo alla vittima la ragione che non ha. Alla fine a chi giova? Cui prodest?

Nonostante sia stato uno squilibrato ad agire in modo isolato si ‘tenta’ a denunciare le opposizioni di alimentare il clima di odio quale responsabile indiretto della violenza come se il governo e il suo capo fossero esenti da queste responsabilità.
Leggi l’intervista alla Bindi sulla Stampa
Non faccia la vittima, è uno degli artefici del clima violento. Leggi anche sul Messaggero su Di Pietro Di Pietro: «Solidarietà, ma premier istiga».

Da un’intervista, sempre sulla Stampa
Il padre: Massimo ha problemi psichici viene fuori anche che l’attentatore e i suoi famigliari votano PD per meglio enfatizzare il fenomeno.

Sulla scorta delle esperienze fin qui vissute nelle quali spesso il Cavaliere recita a fare la ‘vittima’, ora che è stato veramente ‘vittima’ con tanto di sangue in volto che ha voluto persino ostentare alla videocamera (come il filmato stesso dimostra), credo sia molto probabile che l’evento sarà presto ‘SFRUTTATO’ al massimo per rincarare la dose di attacco contro le Opposizioni e le Istituzioni forte di una ‘ripresa di vigore sulla scia emotiva’ che ‘ricompatta’ almeno tutto il Governo attorno al suo capo.

Quindi dovremo sicuramente aspettarci una ‘recrudescenza’ degli attacchi da parte di Berlusconi e del Governo a cui le Opposizioni dovranno fare fronte tenendo i nervi saldi e rimanendo uniti nonostante l’onda emotiva. È in gioco la nostra libertà e democrazia di questo martoriato Paese.
Raffaele B.


LASTAMPA
Berlusconi dall'ospedale: "Sto bene"Tartaglia trasferito a San Vittore
Quindici giorni di prognosi riservata. Fede: «Adesso si sente miracolato».Davanti alla clinica slogan e cartelli.
14/12/2009 (8:45) - LA PRIMA NOTTE AL SAN RAFFAELE DEL PREMIER

Nella tarda serata di ieri il presidente della repubblica Giorgio Napolitano ha telefonato al premier Silvio Berlusconi, mentre in ospedale era sottoposto ai primi test clinici sui postumi dell’aggressione subita. Il capo dello stato gli ha espresso la sua solidarietà e la preoccupazione per la spirale di violenza che si sta affacciando nel paese. Questa mattina è atteso il primo bollettino medico che darà notizie sulla salute di Berlusconi dopo l’aggressione e la notte passata in osservazione al San Raffaele.
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Quindici giorni di prognosi riservata (il periodo potrebbe essere modificato), due denti compromessi, uno dei quali fratturato, infrazione al setto nasale, e ferita lacero contusa al labbro: sono queste le ferite riportate dal presidente del Consiglio, colpito al volto da una statuetta del Duomo di Milano lanciata da Massimo Tartaglia al termine del comizio tenuto dal premier in piazza Duomo. Tartaglia ieri sera ha visto confermare il suo arresto per lesioni personali aggravate dalla qualità della persona offesa e dalla premeditazione perché in tasca gli è stato trovato una bomboletta di spray al peperoncino ed è stato trasferito a San Vittore.
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È incensurato, ma con un unico precedente, dato che tempo fa gli è stata revocata la patente. L’uomo è in cura per problemi psichici da circa dieci anni e non risulta legato ad alcun movimento politico. I primi riscontri investigativi propendono per un gesto isolato. Il premier, medicato al pronto soccorso del san Raffaele, è stato anche sottoposto ad un Tac e analisi maxillo-facciali Secondo il medico Alberto Zangrillo, è «molto scosso e dispiaciuto».
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Davanti all’ospedale San Raffaele sono comparsi cartelli di incitamento per il premier: «Presidente siamo con te» si legge su uno striscione. Mentre veniva trasferito fuori dal pronto soccorso in una stanza d’ospedale il premier ha rassicurato tutti: «Sto bene, sto bene». All’amico Emilio Fede ha confessato di sentirsi miracolato, un centimetro in più e avrei perso l’occhio».

CORRIERE DELLA SERA
Il racconto dell'aggressore: io attratto dalle urla dei contestatori
L'uomo che ha colpito Berlusconi ha reso piena confessione. Trasferito a San Vittore, è guardato a vista
14 dicembre 2009
MILANO -Nella notte è stato trasferito nel carcere di San Vittore, dove ora è guardato a vista. E nelle oltre quattro ore di interrogatorio, prima del trasferimento nel carcere di San Vittore,
Massimo Tartaglia ha reso piena confessione. Il 42enne che ha ferito il premier Silvio Berlusconi in piazza Duomo non ha dato alcuna giustificazione vera e propria del suo gesto ma ha ammesso di essere il solo responsabile dell'aggressione al capo del governo. Tartaglia, che ha dei problemi mentali, ha spiegato nel suo racconto che era andato al Duomo per assistere al comizio del premier e che se ne era andato quando ancora Berlusconi era sul palco, dissentendo da quello che il presidente del Consiglio stava dicendo. Il grafico 42enne stava raggiungendo la metropolitana quando ha visto la macchina del presidente del Consiglio parcheggiata, ma soprattutto ha sentito le grida di alcuni contestatori che hanno attratto la sua attenzione. A quel punto si è infilato in una strada laterale per tornare indietro e si è trovato davanti Berlusconi a cui ha lanciato il souvenir che aveva comprato poco prima su una bancarella. Tartaglia non ha spiegato i motivi del suo gesto e domenica mentre veniva interrogato in Questura appariva molto frastornato.

SI INDAGA SULLE SUE CONOSCENZE - Gli inquirenti lavorano ora sulla rete di conoscenze e sulle frequentazioni dell'aggressore 42enne. Accertati infatti i problemi psicologici di Tartaglia, si punta a escludere che l'uomo possa essersi mosso comunque concordemente con altri dato che gli oggetti che aveva con sé, e in particolare uno spray al peperoncino, hanno fatto propendere per il gesto premeditato. L'interrogatorio di Tartaglia domenica sera si è protratto infatti per circa quattro ore, ed è stato condotto direttamente dal procuratore aggiunto Armando Spataro. Intorno alle 3 l'uomo è poi stato condotto nel carcere di San Vittore. Nulla trapela, ovviamente, dallo stretto riserbo degli investigatori, anche perché lunedì mattina dovranno riferire al ministro Roberto Maroni nel corso di un vertice in Prefettura, ma secondo alcune indiscrezioni quello che preoccupa di più le forze dell'ordine è che, pur trattandosi apparentemente di un gesto isolato, Tartaglia, proprio perché psicolabile, possa essere stato manovrato da qualcun altro.

lunedì, dicembre 07, 2009

IL CAVALIERE ‘RUBA’ IL MERITO DEGLI ARRESTI DI MAFIA

Al fine di ‘smentire’ le accuse del pentito Spatuzza del suo coinvolgimento e di quello di Dell’Utri con la Mafia, il Cavaliere ‘si attribuisce’ il merito delle ondate di arresti eccellenti di latitanti mafiosi fatti finora che, come invece ‘dovrebbero’ sapere tutti, sono fatti esclusivamente dalla MAGISTRATURA e dalla POLIZIA.

http://www.youtube.com/watch?v=y6F140zov6Y
GRANDEMIAO
06 dicembre 2009
BERLUSCONI IN MERITO AGLI ARRESTI DEI DUE BOSS MAFIOSI

Quest’ultima perfino ‘penalizzata’ da gravi tagli ai finanziamenti proprio dal suo Governo. Per i pm magistrati invece non è un mistero che siano molto ‘odiati’ da Berlusconi specialmente quando gli inviano gli avvisi di garanzia che lo invitano a comparire in tribunale per farsi processare.

Incredibilmente invece Berlusconi, quale Presidente del Consiglio ‘ruba’ loro il merito dei risultati fin qui conseguiti nonostante le ‘difficoltà’ cui devono fare fronte tutti i giorni spesso anche senza il pagamento degli straordinari o il rimborso della benzina.

La faccia tosta del presidente non conosce limiti perché mentre tenta di scagionarsi indignato dalle accuse di mafia con questo furto di meriti ‘antimafia’, lo stesso Dell’Utri e Piero Longo (PDL) propongono la revisione del reato introdotto da Giovanni Falcone sul ‘concorso esterno in associazione mafiosa” e Renato Farina (neo deputato PDL) del ’carcere duro il 41bis’ riservato ai mafiosi, considerato da lui come una forma di tortura! PROPRIO LE COSE CHE LA MAFIA VUOLE!
Leggi ‘
Cosa nostra e cose loro, una lettera da Palermo’ sul blog del FATTO QUOTIDIANO.

Con questo ‘giochino’ mediatico Berlusconi ‘tenta’ di sottrarsi ancora una volta alla GIUSTIZIA, questa volta in modo ‘spudorato’ fidando sui suoi soliti mezzi di comunicazione e sulla scarsa ‘memoria’ e ‘conoscenza’ dei cittadini ma ‘rivelandone’ la SUA CATTIVA FEDE, suo malgrado.
Raffaele B.

L’UNITÀ
Arresti sbandierati, padrini e caricature dei criminali
di
Saverio Lodato
07 dicembre 2009
Proviamo a fare un giochino. Quale era il governo in carica quando, il 15 gennaio 1993, venne arrestato Totò Riina? Il governo Amato. Quale era il governo in carica quando, l’11 aprile 2006, venne arrestato Bernardo Provenzano? È difficile rispondere: l’8 e il 10 aprile si erano svolte le elezioni politiche, e l’arresto del Padrino, governativamente parlando, fu considerato “orfano”, visto che le urne erano state aperte proprio quel giorno.

Qual’era il governo in carica quando, il 20 maggio 1996, venne arrestato Giovanni Brusca? Da due giorni, il governo Prodi, e Giorgio Napolitano era ministro degli interni. Qual‘ era il governo in carica quando venne arrestato, il 20 febbraio 1986, Michele Greco? Il governo Craxi. Quale era il governo in carica, il 14 maggio 1974, quando venne arrestato Luciano Liggio? Il governo Rumor. Quale era il governo in carica quando venne arrestato, l’8 aprile 1984, Gaetano Badalamenti? Un altro governo Craxi.Quali furono i governi italiani che arrestarono Vito Cascio Ferro che fu arrestato, se i conti sono esatti, 69 volte? Tanti. E, almeno una volta, lo arrestò il governo Mussolini.
Dovrebbe poter bastare. Le dichiarazioni di Berlusconi e Maroni, all’indomani degli arresti di Raccuglia, Nicchi e Fidanzati, ultimi boss, in ordine di tempo, a finire in manette, sono la testimonianza evidente del fatto che i politici del Pdl sono stupiti di se stessi e non credono ai loro occhi. Sbandierano gli arresti. Li contrappongono al popolo sceso a manifestare in Piazza San Giovanni. Li enfatizzano al limite del ridicolo, quanto a caratura criminale dei personaggi in questione. Considerano talmente lo Stato qualcosa di proprio, di personale, di famiglia, da lasciar sottintendere che, se solo lo avessero voluto, quegli arresti non ci sarebbero mai stati. Difficilmente si daranno una calmata. Tanto è vero che non li abbiamo sentiti spendere una parola di plauso per magistrati, poliziotti e carabinieri che quegli arresti li fanno davvero e – per fortuna degli italiani- sopravvivono a tutti i governi, anche a quello di Berlusconi e Maroni. Come, d’altronde, i politici mafiosi, che mai l’hanno fatta franca come con questo governo.

SICILIAINFORMAZIONI
Arresti eccellenti, il day after delle toghe “nemiche” Come Antonio Ingroia
06 dicembre 2009

Il procuratore aggiunto di Palermo, Antonio Ingroia, ha commentato gli arresti dei due superlatitanti di Cosa Nostra Gianni Nicchi e Gaetano Fidanzati. "Nonostante le difficoltà operative incontrate a causa delle scarse risorse di mezzi e di fondi”, ha affermato, “questi arresti sono un importante risultato ottenuto per merito dei poliziotti e dei magistrati delle procure di Palermo e di Milano".

Ingroia non è ben visto negli ambienti governativi. Occupa i primi posti della lista di proscrizione, perché gli addebitano una sospetta solerzia negli affari giudiziari che coinvolgono Silvio Berlusconi. Una considerazione che ha ricevuto conferma con le indagini sulle stragi del ’92 e ’93, la cosiddetta trattativa mafia-Stato, le rivelazioni di Massimo Ciancimino e Gaspare Spatuzza.

E’ Ingroia che lavora alle inchieste assieme ai suoi colleghi di Palermo, Caltanissetta, Milano e Firenze. Abituato ad essere additato come un nemico, ed arruolato nell’esercito delle toghe rosse e degli eversori, deve avere vissuto con alterni stati d’animo il day after della cattura di Nicchi e Fidanzati.

Non è facile accettare sospetti e manipolazioni giorno dopo giorno e a conclusione di una indagine conclusa con successo, essere in qualche modo “derubato” – in quanto magistrato – del successo conseguito insieme ai poliziotti e ai colleghi. Ingroia è la testimonianza palese della schizofrenia governativa, quella che descrive le toghe come golpisti quando “disturbano” il manovratore e permette di attribuire successi senza precedenti nella lotta alla mafia all’esecutivo.

Stando alle considerazioni della politica - i leaders della maggioranza di governo in prima fila – l’arresto dei due boss a Palermo e Milano sarebbe la risposta migliore alle farneticazioni di Gaspare Spatuzza. Se così fosse, tuttavia, magistrati come Ingroia – direttamente o indirettamente – avrebbero dato a se stessi la smentita alle “farneticazioni” raccolte e considerate attendibili (dalla Procura di Firenze).

Gli appostamenti, le intercettazioni, le indagini che hanno condotto Nicchi e Fidanzati nelle patrie galere non hanno affatto coinvolto i Ministri e gli apparati della politica, ma agenti, detective, magistrati. Tutta gente che non aveva interesse alcuno a smentire e smentirsi, perché della collaborazione di Spatuzza si è servita per cercare di ricostruire la terribile stagione stragista della mafia siciliana. E’ difficile dare credito a chi indaga, quando si è oggetto di indagine, ma questo è richiesto, non altro, a chi rappresenta le istituzioni, se si ha fiducia nella giustizia. Una fiducia che non può essere dismessa e riaccesa come il pulsante dell’energia elettrica.

SICILIAINFORMAZIONI
Gli arresti di Nicchi e Fidanzati sono la risposta a Spatuzza, secondo il governo. Ma non è affatto così, ecco perché
06 dicembre 2009

Il governo Berlusconi sarà ricordato come l'esecutivo che ha decapitato la mafia". L’ultimo spot del portavoce Pdl Daniele Capezzone merita di essere scolpito sul marmo a futura memoria.

“Presto -assicura Capezzone- si giungerà alla sconfitta finale di questa e di altre organizzazioni criminali. Chiunque abbia onestà intellettuale dovrebbe riconoscere l'impulso politico fortissimo del governo a questa lotta. Il resto è infamia, calunnia, con il solo scopo di ferire l'immagine internazionale del Paese. E chiunque si accodi a questi veleni deve sapere che resterà drammaticamente isolato rispetto alla stragrande maggioranza dei cittadini e dell'opinione pubblica"

La storia della mafia Capezzone non la conosce, l’arte della comunicazione inciampa sull’ignoranza e l’imbonimento. Non è tempo. Chi lavora per ripulire il Paese dal crimine organizzato sa bene di che pasta è fatta la piovra e come i suoi tentacoli ricompaiono con sorprendente velocità. La storia dovrebbe consigliare cautela e sobrietà, ma prevale il bisogno di “seppellire” il resto, Spatuzza, Ciancimino e company.

L'esecutivo gonfia il petto sul fronte della lotta alla criminalità organizzata, a seguito degli arresti dei boss mafiosi Giovanni Nicchi e Gaetano Fidanzati. E ne ha ben donde, a patto che curi la sua schizofrenia nei confronti dei magistrati – eversori i giorni feriali e lucidi determinati nemici delle mafie in quelli festivi. I magistrati fanno il loro mestiere, bene o meno bene, ma non vanno giudicati dai governanti a seconda della convenienza. Se il capo del governo è imputato le toghe sono i nemici da battere, gli eversori da distruggere, se hanno successo con le loro indagini il capo del governo “vanta”, si annette i risultati del loro lavoro.

Ignazio La Russa, Ministro della Difesa, ha commentato la cattura di Nicchi e Fidanzati, scusandosi per non avere permesso a questi galantuomini di partecipare al “No B day”, promosso dagli internauti. Scherzava, ma fino a un certo punto. Se la piazza dei ragazzi romani non piace al Ministro, non significa che sia fatta di “picciotti” di mafia. E lui, che è siciliano, dovrebbe saperlo di che pasta sono fatti gli “uomini d’onore”.

L’educazione al rispetto degli avversari, tuttavia, non s’impara a tarda età. O ce l’ha o non c’è niente da fare, purtroppo. Il Ministro degli Interni, Maroni, legittimamente compiaciuto per i due arresti eccellenti, non ha potuto fare a meno di alludere alle “farneticazioni” di Spatuzza che con l’arresto di Nicci e Fidanzati non c’entra niente. Spatuzza può avere detto bugie o raccontato qualcosa di vero, lo deciderà il tribunale, e soprattutto lo decideranno i riscontri che i poliziotti e i magistrati avranno saputo trovare. La “risposta” alle “farneticazioni” di Spatuzza è l’assenza di riscontri, verifiche, indizi, prove e testimonianze, non le manette ai due boss. Dell’Utri sostiene che la mafia vuole fare cadere il governo perché il governo la tratta male. Se è così vuol dire che erano state create delle aspettative.