sabato, dicembre 23, 2006

LA DESTRA E LA LEGA CONTRO I ROM

È INAUDITO CHE GRUPPI RAZZISTI QUALI LA LEGA ED ESPONENTI DELLA DESTRA ABBIANO “INCITATO” 400 CITTADINI A “DEVASTARE” UN CAMPO NOMADI CHE IL COMUNE AVEVA APPRONTATO PER 67 ROM DI CUI 34 BAMBINI BRUCIANDO 7 TENDE ED ALTRE 7 DIVELTE. SULLA LORO RESPONSABILITÀ NON VI SONO DUBBI PERCHÉ HANNO PORTATO PEZZI DI TENDE BRUCIATE COME TROFEO DAVANTI AL MUNICIPIO E DA RITROVAMENTI DI TANICHE DI BENZINA FATTE SUL LUOGO DAI CARABINIERI.

I NOMADI SONO TRA GLI “ULTIMI” DELLA TERRA E SENZA L’AIUTO DELLE COMUNITÀ IN TUTTO IL MONDO NON POTREBBERO "SOPRAVVIVERE", COME GLI EBREI, I NEGRI E GLI OMOSESSUALI SONO STATI PER SECOLI “DISCRIMINATI” FINO ALLO STERMINIO DI MILIONI DI LORO PRATICATO SU LARGA SCALA DAI NAZISTI E FASCISTI FINO ALLA FINE DELL’ULTIMA GUERRA.

SOLO CHI VUOLE CONTINUARE L’OPERA DEI NAZIFASCISTI DI ALLORA E CHI NON CONOSCE O RIFIUTA LA STORIA PIÙ RECENTE “RITIENE” QUESTA “DISCRIMINAZIONE” GIUSTA CHE “RISOLVE” IL PROBLEMA DELLA “SICUREZZA” E DELLA “PULIZIA” DEL QUARTIERE CON BUONA PACE DEI “VALORI” CRISTIANI DELLA “FRATELLANZA” E DELLA “FAMIGLIA” CUI PURE L’ESTREMA DESTRA E LA LEGA SI “RICHIAMANO” OVVIAMENTE SOLO PER LA PROPRIA “RAZZA”.
Raffaele B.

ILGIORNALE
Opera, 400 persone in piazza Fuoco e fiamme contro i rom
di Paola Fucilieri
sabato 23 dicembre 2006
Un vero e proprio blitz. Conclusosi con 6 tende della Protezione civile bruciate e altre 7 divelte nel campo che il comune di Milano sta allestendo a Opera - all’angolo tra via Borsellino e via Marcora - per i nomadi sgomberati in zona Ripamonti due settimane fa. Quasi contemporaneamente un’incursione di circa 400 persone hanno impedito al consiglio comunale di Opera di proseguire mentre altri portavano come un trofeo, davanti al municipio, parte di quelle tende bruciate.

A Opera i nomadi non li vogliono, è chiaro. Il sindaco Alessandro Ramazzotti (Ds), tra le 20 e le 21 di giovedì, ha tentato di illustrare al consiglio comunale e ai cittadini imbufaliti che affollavano l’aula il protocollo d’intesa appena raggiunto con le istituzioni milanesi per sistemare i 67 rom (di cui 34 bambini) che hanno dovuto lasciare l’accampamento abusivo di via Macconago giovedì 14 dicembre perché sgomberati dalla polizia. Il primo cittadino, però, si è dovuto interrompere perché il vociare di proteste gli impediva di parlare. E a nulla sono valsi i 15 minuti di pausa: Ramazzotti è stato costretto a sospendere il consiglio comunale mentre l’orda di gente, dietro incitazione dei rappresentanti della Lega, si riversava sulla strada e, bloccando il traffico davanti alla rotonda, agitava una specie di vessillo: il lembo di una delle tende che alcuni di loro avevano bruciato (probabilmente durante il consiglio comunale).

In via Borsellino l’altra sera, subito dopo il rogo, sono giunti i carabinieri della compagnia di Corsico, quelli del nucleo radiomobile di Milano e, ieri mattina, la Digos che, insieme ai militari, ha presidiato la zona, non recintata e decisamente poco vigilabile. Sul posto sono state trovate delle taniche di benzina. E, oltre ai leghisti, c’è chi giura che tra i piromani ci fossero anche esponenti dell’estrema destra…
CONTINUA

CASO WELBY E IL SILENZIO DELLA CHIESA

È ORMAI CHIARO A TUTTI CHE LA MORTE DI WELBY DERIVA SOLO ED ESCLUSIVAMENTE DALL’INTERRUZIONE DI UNA INUTILE E CONTROPRODUCENTE TERAPIA CHE LO TENEVA ARTIFICIALMENTE IN VITA DA OLTRE 10 ANNI CON LA INTRODUZIONE DI ARIA NEI POLMONI ATTRAVERSO LA TRACHEA.

IL DOTTORE SI È LIMITATO A FARE QUANTO RICHIESTO DALLO STESSO WELBY, E CIOÈ A SEDARLO PERCHÉ NON SOFFRISSE PER IL DISTACCO DELLA MACCHINA RESPIRATRICE.

NEL FRATTEMPO, NÉ LA POLITICA, NE LA GIUSTIZIA E NÉ LA CHIESA AVEVANO DATO UNA RISPOSTA ALL’UOMO SOFFERENTE. QUESTE "ISTITUZIONI" SI SONO DIMOSTRATE "IMPOTENTI" E NON "RISOLUTE". ESSE SI SONO “IMPANTANATE” IN DIATRIBE “INFINITE” SU QUESTIONI DI “PRINCIPIO” BASATE SOLO SULLA RELIGIONE CATTOLICA. IN TAL MODO LO STATO, CHE DEVE GARANTIRE I DIRITTI A TUTTI I CITTADINI INDIPENDENTEMENTE DALLE LORO RELIGIONI, NON HA POTUTO ESERCITARE LA SUA FUNZIONE IN MODO DIRETTO.

IL DOTTORE HA POTUTO AGIRE COSÌ SOLO GRAZIE AL SUO "CORAGGIO" E AGLI ARTICOLI 12 E 32 DELLA COSTITUZIONE ITALIANA E PER QUESTO SI METTE A DISPOSIZIONE DELLA MAGISTRATURA PER RISPONDERNE. ALTRI NON SE LA SENTIVANO, OVVIAMENTE!

ANCHE SE NON ESISTE NEL NOSTRO ORDINAMENTO UNA "DEFINIZIONE" CONDIVISA DELL’EUTANASIA, DAL CENTRODESTRA LO SI GRIDA CON UNA CERTA IMPRUDENZA E SI CHIEDE CON INSISTENZA DI PROCEDERE "PENALMENTE" CONTRO IL DOTTORE.

NEL FRATTEMPO, MENTRE IL VICARIATO “RIFIUTA” IL FUNERALE A WELBY, LA CHIESA SI DIMOSTRA PIÙ “PRUDENTE” SU QUESTA QUESTIONE FACENDO CALARE IL “SILENZIO”, TANTÈ CHE IL PAPA PREFERISCE ADESSO “PRONUNCIARSI” SULLE COPPIE DI FATTO!
CHIARO, NO?
Raffaele B.

ILGIORNALE
Marino: «Ognuno può dire basta a cure intollerabili»
di Redazione da Roma
sabato 23 dicembre 2006
«Ognuno di noi ha diritto di chiedere l’interruzione di un percorso terapeutico quando lo ritenga non soltanto inappropriato ma anche intollerabile per se stesso». Il presidente della Commissione Sanità del Senato, il professor Ignazio Marino della Margherita, ha incontrato Piergiorgio Welby pochi giorni fa e si dice certo della sua determinazione a seguire la strada della «rinuncia a una tecnologia che riteneva inappropriata».

Non si tratta di eutanasia?
«L’eutanasia è un intervento attivo, di solito un’iniezione di cloruro di potassio che in pochi secondi fa cessare il battito cardiaco. In quel caso si uccide. In questo invece al contrario si sospende una terapia che si ritiene non appropriata e si configura come accanimento terapeutico».

Il Consiglio superiore di sanità aveva detto che nel caso Welby non c’era accanimento terapeutico.
«Non voglio polemizzare ma certe decisioni le può prendere soltanto il medico insieme al paziente: le istituzioni non possono inserirsi in questo rapporto perché soltanto il medico curante può far capire al paziente l’efficacia reale di una terapia».

La Cdl parla di omicidio.
«Chiedo ai responsabili politici dell’opposizione di non gridare e invece di aprire una riflessione senza piantare bandiere ideologiche. Nel Catechismo della Chiesa cattolica è scritto che “l’interruzione di procedure mediche onerose, pericolose, straordinarie o sproporzionate rispetto ai risultati attesi può essere legittima. In tal caso si ha la rinuncia all’accanimento terapeutico. Non si vuole così procurare la morte: si accetta di non poterla impedire. Le decisioni devono essere prese dal paziente, se ne ha la competenza e la capacità, o da coloro che ne hanno legalmente il diritto sempre rispettando la ragionevole volontà e gli interessi legittimi del paziente”».

ILGIORNALE
La Chiesa non fa il funerale a Welby
di Redazione
sabato 23 dicembre 2006
Niente funerale per Piergiorgio Welby: per il Vicariato la sua richiesta di morire «è in contrasto con la dottrina cattolica». Il caso ha aperto una spaccatura nell’Unione, mentre sui temi etici è intervenuto direttamente il Papa: «Non posso più tacere la mia preoccupazione per le leggi sulle coppie di fatto».

mercoledì, dicembre 20, 2006

CASO WELBY E ACCANIMENTO TERAPEUTICO

SE SI VOLEVA “COMPLICARE” UN CASO, CHE A QUANTO PARE, È GIA STATO RISOLTO DA PIÙ DI MEZZO SECOLO, CI SI È RIUSCITI SENZ’ALTRO. LA NOSTRA COSTITUZIONE LO PREVEDE AGLI ARTICOLI 13 E 32 IN MODO INEQUIVOCABILE, (VEDERE SOTTO). VERAMENTE NON SI RIESCE A CAPIRE PERCHÉ NON LO SI VOGLIA RICONOSCERE.

SI È AFFERMATO DA PIÙ PARTI ANCHE DALLA CHIESA “NO ALLA EUTANASIA” E “NO ALL’ACCANIMENTO TERAPEUTICO”. GIUSTO, MA POI LA QUESTIONE NASCE NEL MOMENTO IN CUI SI CERCA DI STABILIRE IL “CONFINE” FRA LORO.

QUI SI È APERTA UNA BATTAGLIA “IDEOLOGICA” AL CUI CENTRO PERÒ NON C’È PIÙ IL CITTADINO-MALATO CON LA SUA VOLONTÀ E SOFFERENZA.
NO, C’È L’IDEA O MEGLIO LA “CONVINZIONE” DI ALCUNI CHE SEMBRA “PREVALERE” SUGLI ALTRI E CHE PER QUESTO LO SI VUOLE “IMPORRE” A TUTTI ANCHE A COSTO DI NON RICONOSCERE QUELLA PARTE DELLA COSTITUZIONE E DI CONSEGUENZA NEMMENO LA VOLONTÀ E LA SOFFERENZA INDICIBILE (E NON SOLO FISICA) DEL CITTADINO-MALATO WELBY.

RISULTA EVIDENTE A TUTTI ORMAI CHE WELBY È MANTENUTO IN VITA ARTIFICIALMENTE DA PIÙ DI DIECI ANNI DA UNA MACCHINA SENZA ALCUNA SPERANZA DI GUARIGIONE E DA TUTTI CONFERMATO.

EGLI HA ESPRESSO IN PIÙ MODI LA VOLONTÀ DI NON ESSERE PIÙ “CURATO” DA 88 GIORNI ORMAI E DI ESSERE “ACCOMPAGNATO” VERSO LA SUA “MORTE NATURALE” (CHE AVVERREBBE CERTAMENTE SE NON FOSSE PIÙ SOSTENUTO DA UNA MACCHINA) OVVIAMENTE SENZA SOFFERENZA, QUINDI CON SEDAZIONE. EPPURE ANCORA NON SI PUÒ FARE SENZA ESSERE INCOLPATO DI “OMICIDIO” O DI “EUTANASIA” PUNITO CON ALMENO 15 ANNI DI CARCERE.

MA L’EUTANASIA È QUANDO SI INTERVIENE “ATTIVAMENTE” SUL MALATO TERMINALE (CHE È PERFETTAMENTE IN GRADO DI VIVERE AUTONOMAMENTE SENZA MACCHINE) PER CAUSARNE O ACCELERARNE LA MORTE.
MA CIÒ È DIVERSO DALL’ACCANIMENTO TERAPEUTICO DI CUI SI PARLA. È COSÌ DIFFICILE CAPIRLO?
Raffaele B.

CORRIERE DELLA SERA
Welby, i pm impugnano l'ordinanza
20 dicembre 2006
«Ha il diritto di non curarsi». Ma secondo la bozza di parere del Consiglio superiore di Sanità non è «accanimento terapeutico»

ROMA - La Costituzione riconosce la libertà del paziente di rifiutare le cure e quindi il medico ha la facoltà, ma non il diritto, di curare. Lo sostiene la procura di Roma impugnando l'ordinanza che ha
dichiarato inammissibile il ricorso presentato da Piergiorgio Welby per chiedere l'interruzione delle cure. Di avviso contrario il Consiglio Superiore di Sanità: secondo una prima bozza del parere sul caso, le cure applicate all'uomo non sarebbero accanimento terapeutico. Il ministro Livia Turco vuole nel frattempo andare a trovare Welby «per capire se le cure che riceve sono adeguate».
RECLAMO PROCURA - Nel reclamo la procura chiede che il tribunale civile affermi l'esistenza del diritto del malato ad interrompere il trattamento terapeutico non voluto. I pm parlano di «palese contraddizione» nell'ordinanza del giudice del tribunale civile di Roma, Angela Salvio. Gli articoli 32 e 13 della Costituzione, sottolineano, indicano «l'esistenza di un vero e proprio 'diritto a non curarsi', ossia di un'assoluta libertà del paziente di rifiutare le cure mediche, lasciando che la malattia faccia il suo corso. Il medico, dunque, ha la potestà o la facoltà di curare e non il diritto di curare». Non si tratta, aggiungono, «di agevolare un 'diritto a morire', bensì di una scelta cosciente tesa ad evitare ulteriori ed inutili sofferenze al paziente irrimediabilmente malato». Ad esaminare il reclamo sarà ancora il tribunale civile, ma non più in sede monocratica, come avvenuto per il procedimento definito dal giudice Salvio, bensì in composizione collegiale…CONTINUA

QUIRINALE
LA COSTITUZIONE ITALIANA

DIRITTI E DOVERI DEI CITTADINI
TITOLO I
RAPPORTI CIVILI

Art. 13.
La libertà personale è inviolabile.
Non è ammessa forma alcuna di detenzione, di ispezione o perquisizione personale, né qualsiasi altra restrizione della libertà personale, se non per atto motivato dell'autorità giudiziaria e nei soli casi e modi previsti dalla legge.

In casi eccezionali di necessità ed urgenza, indicati tassativamente dalla legge, l'autorità di pubblica sicurezza può adottare provvedimenti provvisori, che devono essere comunicati entro quarantotto ore all'autorità giudiziaria e, se questa non li convalida nelle successive quarantotto ore, si intendono revocati e restano privi di ogni effetto.

È punita ogni violenza fisica e morale sulle persone comunque sottoposte a restrizioni di libertà.
La legge stabilisce i limiti massimi della carcerazione preventiva.

Art. 32.
La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell'individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti.

Nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge. La legge non può in nessun caso violare i limiti imposti dal rispetto della persona umana.

INTERNET E L'ASSURDA BOLLETTA CONDONATA

LA BOLLETTA DA 50.000 EURO DELLA VODAFONE "CADUTA" SU UN MALCAPAPITATO DI BERGAMO È UNA NOTIZIA “SCONCERTANTE”, DI QUELLE DIFFICILI DA CREDERE MA CHE NEL NOSTRO PAESE NON SONO POI COSÌ SPORADICHE.

SE CONSIDERIAMO LA PUBBLICITÀ INGANNEVOLE, I CODICINI SCRITTI IN PICCOLO SUI CONTRATTI ED AD ESSI AGGIUNGIAMO L’IGNORANZA “TECNICA” DEI CITTADINI, IL GIOCO È FATTO. NONOSTANTE L'AUTORITY E LE VARIE LEGGI A FAVORE DEL CONSUMATORE, PURE BASATE SUL PRINCIPIO DELLA PROPORZIONE TRA PRODOTTO/SERVIZIO E PREZZO, ANCORA NON CI SIAMO ED I GROSSI FORNITORI DI SERVIZI CONTINUANO A FARE COME VOGLIONO, CIOÈ A “TRUFFARE” I CITTADINI. AD ESSI AL MASSIMO VENGONO “COMMINATE” DALL’AUTORITY MULTE RIDICOLE E LA “CLASS ACTION” VIGENTE IN ALTRI PAESI, DA NOI DEVE ANCORA DECOLLARE.

QUESTO MALCAPITATO HA SCARICATO 3 FILM DA INTERNET UTILIZZANDO UNA SIM DI VODAFONE PER LA NAVIGAZIONE A BANDA LARGA CON IL SUO PC, PERCHÈ LA SUA ZONA NON È SERVITA DA ADSL SULLA RETE FISSA COME IN MOLTE ZONE, PURTROPPO.

COSTUI, PENSANDO DI PAGARE IL FISSO MENSILE FLAT DI 35 EURO NON HA TENUTO IN CONSIDERAZIONE DEL "TRUCCO" RIFERITO AL LIMITE DI 600MB DI DATI OLTRE IL QUALE SI PAGA APPARENTEMENTE UNA CIFRA IRRISORIA DI 0,2 CENT PER OGNI KBITE. MA PER ARRIVARE AL 50.000 EURO CI VOGLIONO SOLO 25GBITE CHE CON 3 FILM, UNA CONNESSIONE VELOCE E UNA SOLA NOTTE SI RIESCE A FARE FACILMENTE!

QUESTE LE CONSIDERAZIONI:
1. QUANTI SONO I CITTADINI CHE CONOSCONO QUESTI ASPETTI TECNICI?
2. È INACCETTABILE CHIEDERE IL PAGAMENTO DI 50 MILA EURO PER AVER SCARICATO 3 FILM PERCHÈ NON ESISTE QUI NESSUN RAPPORTO DI PROPORZIONE TRA IL PRODOTTO E IL PREZZO, IN QUESTO CASO SI SUPERA ADDIRITTURA IL VALORE DI UN AUTO DI LUSSO!
3. IN QUESTO MODO SI “ALLONTANA” I CITTADINI DA INTERNET CONTRIBUENDO A MANTENERE QUESTO PAESE AI MARGINI DELLO SVILUPPO DIGITALE
4. È OVVIO CHE QUI C'È QUALCOSA CHE NON FUNZIONA.

DOPO IL CLAMORE DELLA NOTIZIA LA VODAFONE HA PENSATO BENE DI "ANNULLARE" L'ASSURDA BOLLETTA "GIUSTIFICANDOLO" GUARDA CASO CON LA "BUONA FEDE" DELLA PERSONA (E COS'ALTRO POTEVA ESSERE?).

CREDO INVECE CHE LA VERITÀ SIA UN'ALTRA: CHE QUESTA "NOTIZIA" STAVA FACENDO "TROPPO RUMORE" TALE DA "RIVELARE" ANCHE AI PIÙ “SPROVVEDUTI” GLI “IMBROGLI” DI ALTRI E DELLA LORO PUBBLICITÀ INGANNEVOLE!
Raffaele B.

CORRIERE DELLA SERA
Naviga col cellulare: bolletta da 50 mila euro
Paolo Ottolina 20 dicembre 2006
Il contratto prevedeva un forfait fino a 600 Mega a bimestre.
A Ciserano (Bg): pensava di avere una flat 24 ore su 24
Ma oltre gli venivano fatturati 0,2 centesimi di euro a kilobyte

BERGAMO - I film più cari della storia: 50 mila euro. Una bolletta astronomica arrivata a un 30enne di Ciserano (Bergamo) per aver scaricato tre film da Internet, utilizzando "un po' troppo" la connessione attraverso il cellulare acquistata solo due mesi fa per connettersi alla rete senza la linea telefonica.

I PERCHE' - Come si può raggiungere una tale, astronomica bolletta? Non è difficile, considerato il tipo di contratti che le compagnie attivano per chi sceglie di navigare via "mobile": le offerte "flat", tutto compreso, sbandierate nella pubblicità, possono in verità prevedere dei limiti mensili o bimestrali. E questi limiti possono essere fissati non in ore o minuti di connessione, ma in Megabyte scaricati. E la tariffazione successiva "a consumo" che scatta una volta superata la soglia del sedicente "tutto compreso", funziona a Kilobyte che viaggiano verso il pc.

«PENSAVO FOSSE TUTTO COMPRESO» - Ignorando, come riporta l'Eco di Bergamo che ha segnalato la storia, le condizioni del suo contratto "Connect 600" di Vodafone, il 30enne ha continuato a scaricare dati dal web senza sapere che ogni Kbyte che arrivava sul suo Pc gli sarebbe costato 0,2 centesimi. Una cifra solo apparentemente irrisoria. Considerate che, per fare un esempio, la homepage di Corriere.it pesa circa 300 Kb: con una tariffa del genere caricarla costerebbe 0,60 Euro. «Lasciavo il pc connesso anche tutta la notte - ha raccontato all'Eco il 30enne, artigiano di professione - credendo che fosse tutto già pagato». Come in un "normale" contratto Adsl domestico in versione flat.

LAMENTELE- L'artigiano, che lamenta anche le scarse notizie avute dal commerciante che gli ha proposto e poi attivato il contratto, protesta per il tardivo avviso avuto dall'azienda, che ha provveduto a bloccare l'abbonamento (lievitato di 49.015 euro in soli 19 giorni, dal 23 ottobre alll'11 novembre), ma non certa tempestivamente: «Non potevamo avvisarmi prima?», si è chiesto prima di inviare una lettera all'ufficio reclami e mettersi nelle mani di un'associazione consumatori per salvare il salvabile. Poi è arrivata la buona notizia. Il cliente è stato infatti contattato in serata dall'ufficio stampa di Vodafone che, dopo aver letto la notizia su Corriere.it, ha verificato la sua posizione e, valutata la sua buona fede, ha deciso di cancellare la bolletta.

I CONSIGLI - L'uscita da una situazione del genere non è facile. Il consiglio delle assoconsumatori è chiaro: leggere le clausole di questo tipo di contratti attentamente prima di firmare i contratti. E valutare bene se è opportuno rinunciare alla linea fissa, facendo a meno del canone, per buttarsi sul mondo del "senza fili".

lunedì, dicembre 18, 2006

IL CIRCOLO VIZIOSO DELL'EVASIONE FISCALE

NEL NOSTRO PAESE SU QUESTO FENOMENO SI È CREATO UN PERVERSO CIRCOLO “VIZIOSO” PER CUI LE CAUSE E GLI EFFETTI SI CONFONDONO:

“L'ALTA EVASIONE NEL NOSTRO PAESE È PERCEPITA COME FENOMENO SOCIALE, DIVENTA PERCIÒ CAUSA DEL COMPORTAMENTO EVASIVO INDIVIDUALE PER CUI LE TASSE NON SI PAGANO PERCHÉ SI SA CHE NON TUTTI LE PAGANO! NON SI PAGANO ANCHE PERCHÈ TROPPO ALTE PROPRIO A CAUSA DELL'EVASIONE MEDESIMA”.

SOLO UNA LOTTA EFFICACE ALLA EVASIONE E REALIZZATA CON PIÙ MISURE POTRÀ RIMETTERE LE COSE A POSTO ALMENO COME NEGLI ALTRI PAESI EUROPEI.
LA RIAPPROPRIAZIONE DI QUESTA “INGENTE RISORSA” DA PARTE DELLO STATO PERMETTERÀ DI SODDISFARE TUTTE LE ESIGENZE DI UN PAESE MODERNO E COMPETITIVO, DI RIDURRE GRADUALMENTE L'ENORME “DEBITO PUBBLICO” CHE “BRUCIA” OGNI ANNO UN INTERESSE PASSIVO DI MILIARDI DI EURO ED INFINE DI RIDURRE LE TASSE MEDESIME.

TUTTO QUESTO VIENE DA UN INTERVISTA DEL VICEMINISTRO DELL'ECONOMIA VISCO SU
AFFARIITALIANI E DAL SOLE24ORE.

È LA PRIMA VOLTA NELLA STORIA DEL NOSTRO PAESE CHE UN MINISTRO DEL GOVERNO SI ESPRIME IN QUESTI TERMINI E CHE SU QUESTA MATERIA HA GIÀ COMINCIATO AD OPERARE.

L'IMPORTANTE È CHE SI VADA AVANTI FINO IN FONDO SU QUESTO TERRENO SENZA TENTENNAMENTI DOPO DI CHE L'IMMAGINE DEL PAESE “DISASTRATO” DIVENTERÀ UN LONTANO RICORDO.
Raffaele B.

ALCUNI NUMERI SUL FENOMENO DELLA EVASIONE TRATTO DALL’INTERVISTA:
L’evasione in Italia, è un fenomeno ampiamente diffuso: il valore aggiunto dell’economia sommersa è compreso fra il 16,6% e il 17,7% dell’intero prodotto interno lordo, tanto che solo che nel 2004 il valore aggiunto non dichiarato ammontava a circa 230-250 miliardi di euro
L’aspettativa di un “condono” aumenta l’inclinazione dei contribuenti a evadere il Fisco, tanto che secondo il viceministro la caduta del gettito degli anni passati è legata proprio ai “condoni”. Per combattere l’evasione si punta, dunque a:
1) chiudere la stagione dei condoni,
2) migliorare la legislazione fiscale per evitare margini di manovra agli evasori,
3) migliorare la raccolta e l’informazione,
4) aumentare la probabilità di sottoporre a controllo gli evasori.
«Il primo segnale forte che abbiamo dato ai contribuenti - sottolinea Visco - è che non ci saranno più condoni». E i primi effetti del messaggio, secondo il viceministro, sono già evidenti nell’andamento del gettito erariale. (AUMENTO DEL GETTITO FISCALE)
Da uno studio del 1998 della Commissione europea emerge che l’Italia ha un sommerso pari al doppio di Paesi come Francia, Germania e Regno Unito e fino a quattro volte superiore rispetto a Olanda, Austria e Irlanda. Studi più recenti (2004) confermano il significativo divario del sommerso in Italia rispetto ad altri Paesi europei come Francia, Germania e Regno Unito e, più in generale, rispetto alla media dei Paesi dell’Ocse (qui il sommerso italiano è del 60% più elevato).
Qualche dato settoriale:
a) in agricoltura si evade circa il 21% del valore aggiunto,
b) nel terziario circa il
22%
c) nell’industria l’11%.

AFFARITALIANI
Tasse/ Visco: "Tasse giù dopo lotta all'evasione"
Lunedí 18.12.2006 14:15

Non ancora archiviata del tutto la Finanziaria, il viceministro dell'Economia, Vincenzo Visco, torna a battere il tasto dell'evasione fiscale. Innanzi tutto, dice, tre italiani su quattro ritengono che l'evasione fiscale sia "un problema grave o gravissimo" e coinvolge non solo l'economia ma anche la società. "Circa il 70% della popolazione - ha detto Visco - pensa che più del 20% del gettito d'imposta dovuta sia evaso. Ancor più grave è la spiegazione del fenomeno che gli italiani ritengono più convincente, e cioè che le tasse non si pagano perché si sa che non tutti le pagano. A questo si aggiunge che un altro 40% degli italiani pensa che le imposte si evadono perché lo Stato spende male i fondi ricevuti. In pratica - ha proseguito - si è creato una specie di circolo vizioso per cui l'alta evasione, percepita come fenomeno sociale, diventa causa del comportamento evasivo individuale, contribuendo così ad alimentare quella stessa percezione e perciò a favorire la tendenza all'evasione"…
CONTINUA

ILSOLE24ORE
Visco: «Il Governo spezzerà il circolo vizioso dell'evasione»
di Nicoletta Cottone 18 dicembre 2006

Il Governo spezzerà il circolo vizioso dell’evasione fiscale, parola del viceministro dell’Economia Vincenzo Visco. All'inaugurazione dell'anno di studi della scuola di Polizia tributaria della Guardia di finanza Visco ha sottolineato che il contrasto all’evasione e all’elusione fiscale è una delle priorità dell’azione di Governo. «Occorre ripristinare - dice Visco - i circoli virtuosi sia a livello economico sia a livello sociale, in maniera che i contribuenti onesti, gli italiani che pagano le imposte, non si sentano discriminati per essere tali e siano invece rassicurati sul fatto che tutti equamente pagano quanto dovuto». Solo così, spiega Visco, sarà possibile giungere a una riduzione sostanziale del prelievo fiscale…
CONTINUA

domenica, dicembre 17, 2006

CDL - I SENATORI A VITA SONO DI SERIE B

DAI BANCHI DEL CENTRODESTRA ORA SI GRIDA CONTRO I SENATORI A VITA “REI” DI AVERE “IMPEDITO” LA CADUTA DEL GOVERNO PRODI SULLA FINANZIARIA SOSTENENDOLO CON IL LORO VOTO NON PROPRIAMENTE “DEMOCRATICO” PERCHÉ NON ELETTI DAI CITTADINI.
APPARENTEMENTE LA DENUNCIA SEMBRA RAGIONEVOLE MA SE SI CONSIDERANO I SEGUENTI FATTI LA QUESTIONE CAMBIA PROFONDAMENTE:

1) IL PRIMO GOVERNO BERLUSCONI, NEL 1994, OTTENNE LA FIDUCIA GRAZIE ALL´APPORTO DETERMINANTE DEI SENATORI A VITA E NESSUNO PROTESTÒ.
2) POCHI MESI FA LO STESSO SENATORE A VITA ANDREOTTI FU PROPOSTO COME PRESIDENTE DEL SENATO DAL CENTRODESTRA.
3) I SENATORI A VITA SONO SENATORI A TUTTI GLI EFFETTI COME PREVEDE QUELLA PARTE DELLA COSTITUZIONE CHE NESSUNO HA ANCORA MODIFICATO.
4) LO SCANDALO È UN ALTRO: È DE GREGORIO CHE HA PRESO I VOTI DEL CENTROSINISTRA NELL’IDV ED È PASSATO DALL´ALTRA PARTE.
5) INOLTRE COME GIUSTAMENTE OSSERVA L’ON. MASTELLA I PRESIDENTI DELLE DUE CAMERE CHE NON VOTANO DOVREBBERO INVECE VOTARE PERCHÉ DA PIÙ DI UNA DECADE SONO ESPRESSIONE DELLA MAGGIORANZA. SAREBBERO ALTRI DUE VOTI.

INFINE, IL CENTRODESTRA, NON PAGO DELLA RESPONSABILITÀ DI AVER FATTO UNA LEGGE ELETTORALE “ANOMALA” CHE HA PENALIZZATO PRODI AL SENATO, CERCA INVANO DI “SPINGERE” PROPRIO IN QUELLA SEDE PER FARLO “CADERE”, PER “REGALARE” COSÌ AL PAESE UN ALTRO BEL PERIODO DI CAMPAGNA ELETTORALE DI CUI NON HA ASSOLUTAMENTE BISOGNO.
Raffaele B.

CORRIERE DELLA SERA
Fini all'Assemblea generale del partito "Non democratico reggersi su senatori a vita"
17 dicembre 2006
Il leader di An: «Gravissimo che il governo non abbia la fiducia se non con il voto determinate dei senatori a vita»

«Non contestiamo il diritto dei senatori a vita di votare, ma il fatto che senza quel voto il governo non avrebbe la maggioranza e quel voto non è espressione del mandato popolare. Siamo quindi al di fuori della logica democratica se si sta al governo senza rappresentare la maggioranza di coloro che sono stati eletti». Lo ha detto il leader di An, Gianfranco Fini all'Assemblea nazionale del partito.
«È gravissimo - ha proseguito Fini - che il governo non abbia la fiducia se non con il voto determinate dei senatori a vita». «È un problema - ha concluso Fini - di opportunità politica e per chi rimane in carica con quel voto è un problema di delegittimazione politica».

ILTEMPO
Cdl furiosa per il voto a palazzo Madama Matteoli: «Solo così riescono a salvarsi»
domenica 17 dicembre 2006

IL GIORNO dopo il via libera del Senato alla Finanziaria non si placano le polemiche sul ruolo dei senatori a vita che hanno consentito al governo di incassare la fiducia al maxiemendamento. Il centrodestra va all'attacco, mentre l'Unione li difende compatta. Taglia corto il presidente del Consiglio: «I senatori a vita sono senatori. Punto».

Berlusconi ha preferito il «no comment» e la Cdl ha puntato tutte le sue polemiche sul pareggio evitato ieri a Palazzo Madama solo grazie al voto di cinque dei sette dei senatori a vita. È la dimostrazione che la maggioranza politica e dunque la sua autosufficienza «non c'è piu», dice il coordinatore di Forza Italia Sandro Bondi, mentre Giulio Tremonti ribalta le critiche che per anni sono piovute sul centrodestra: «È una cosa unica nelle democrazie europee». Un voto, quello dei senatori a vita, che ha consentito a Prodi — ha sottolineato il capogruppo di An al Senato Altero Matteoli — «di non andare a casa».

È ora, rivendica Francesco Storace, che il presidente della Repubblica nomini «senatori a vita che non stanno necessariamente con la sinistra». Si appella «al buonsenso», ma anche «alla nuova legge elettorale», l'ex ministro delle Riforme Roberto Calderoli, convinto che la partecipazione al voto dei senatori a vita «è censurabile e condannabile». Dure le parole dell'Udc Francesco Pionati: da padri nobili della patria «sono diventati dei peones del centrosinistra».

Una valanga di critiche che però per l'Unione sono solo strumentalizzazioni. È così per il segretario Ds Piero Fassino, che sul ruolo chiave svolto dai senatori a vita mette i puntini sulle «i»: «Lo sono stati anche in altre legislature, anche in quelle in cui ha governato il centrodestra». Per uscire dall'impasse in cui si trova la maggioranza, l'Udeur invece lancia una proposta: «Secondo me — dice il Guardasigilli Clemente Mastella — ora devono iniziare a votare anche i presidenti delle Assemblee», perché dal 1994 ormai «sono espressione della maggioranza»…
CONTINUA

ADNKRONOS
Prodi: ''Finanziaria di svolta. Ci guadagnano gli italiani''
17 Dicembre 2006 ore 22:07
Il premier dopo il via libera della Manovra al Senato: ''Non è vero che ci sono tasse e oppressioni''. E sui senatori a vita sottolinea: ''Sono senatori. Punto''

Reggio Emilia, 16 dic. (Adnkronos/Ign) -Con la manovra Finanziaria ''ci guadagnano tutti gli italiani''. Lo assicura il presidente del Consiglio, Romano Prodi, a margine della inangurazione oggi a Reggio Emilia del Museo Diocesano. ''Abbiamo fatto una Finanziaria molto particolare: 15 mld per il risanamento e 20 mld per lo sviluppo. Allora è chiaro - insiste Il premier - che è la Finanziaria della svolta''.

''Non è vero, e fortunatamente giorno per giorno si scopre che non è vero, che ci sono tasse e oppressioni''. Piuttosto, sottolinea il Professore, ''si stanno mettendo a posto tante tessere che prima andavano ognuna per conto suo''. ''Ci vorrà ancora qualche tempo per capire gli effetti. Ma la Finanziaria - conclude - è uscita senza essere distorta dal lavoro del Parlamento''.

Prodi torna quindi sulle polemiche che che hanno coinvolto i senatori a vita, il cui voto è stato determinante ieri a Palazzo Madama per l'approvazione della Finanziaria del governo di centrosinistra, riuscita ad ottenere la fiducia proprio grazie ai loro voti. ''I senatori a vita sono senatori. Punto'', taglia corto il presidente del Consiglio…
CONTINUA

sabato, dicembre 16, 2006

LA CASSAZIONE GIUSTIFICA LA VIOLENZA PER LA RELIGIONE

CON LA SENTENZA PENALE N. 40789 LA CASSAZIONE GIUDICA NON PERSEGUIBILE PER LEGGE UN MARITO CHE "PICCHIA" LA PROPRIA MOGLIE PER MOTIVI LEGATI ALLA RELIGIONE. DI PIÙ, IL MARITO IN QUESTIONE (POVERINO) SAREBBE "CARICATO" DA UN ALTRO MOTIVO E CIOÈ DA UNA SUA "RELAZIONE ADULTERINA". LA "VITTIMA" IN QUESTO CASO SUBISCE “DUE VOLTE” ED È PUR SEMPRE UN SOGGETTO DEBOLE: LA DONNA.

INFATTI NON SI VERIFICA QUASI MAI CHE SIANO LE MOGLI A PICCHIARE IL MARITI. DI TUTTO QUESTO, DICONO I GIUDICI, LA MOGLIE (VITTIMA) È “CONSAPEVOLE” E “DISPOSTA” A "SUBIRE" PER L FATTO CHE NON RICHIEDE LA SEPARAZIONE. INSOMMA È LEI CHE LO VUOLE, QUINDI È NORMALE E NON È REATO!

UNA SENTENZA ASSURDA COME QUESTA È PIÙ UNICA CHE RARA PERCHÉ "VIOLA" LA COSTITUZIONE, IL BUON SENSO LAICO E LA STORIA DEI DIRITTI CIVILI.

SOLO UNA LOGICA FONDAMENTALISTA RELIGIOSA RITERREBBE QUESTA SENTENZA NORMALE, COME IN PASSATO SI CONSIDERAVA REATO PENALE SOLO LA DONNA CHE COMMETTEVA "ADULTERIO" E NON L'UOMO.

MA QUEL SISTEMA DI LEGGI "DISEGUALI" E “DISCRIMINATORIE" È FINITO DA PIÙ DI 40 ANNI. QUESTA SENTENZA INVECE PUNTA A FARCI RITORNARE A QUEL PASSATO!

AUGURIAMOCI CHE LA CASSAZIONE LA CANCELLI COME “CLAMOROSO ERRORE” AL PIÙ PRESTO.
Raffaele B.

RAINEWS24
Giustizia. Picchiare la moglie per motivi religiosi per la Cassazione non e' reato
Roma, 14 dicembre 2006

Picchiare la moglie per motivi legati alla religione non e' perseguibile per legge, lo ha deciso la Cassazione (sesta sezione penale, sentenza n.40789).
Episodi sporadici di maltrattamenti tra coniugi, causati anche da "continui dissidi" per "l'educazione religiosa dei figli" possono non essere condannabili.
La Cassazione lo ha deciso, confermando l'assoluzione di un uomo "perchè il fatto non costituisce reato", accusato di aver maltrattato la moglie con ripetute offese, minacce e aggressioni alla sua integrità fisica nel corso di dissidi causati dal diverso credo religioso dei due: la donna, in particolare, era testimone di Geova e impartiva la propria fede ai figli in contrasto con il marito.
Una sentenza che penalizza due volte il più debole, un uomo che picchia una donna e' piu' probabile del contrario quante mogli, infatti, hanno la forza per picchiare i mariti?
Per la Corte d'appello di Catanzaro, "i provati episodi di percosse da parte dell'imputato nei confronti della moglie", verificatisi in occasione delle frequenti liti tra i due dovute anche a una relazione extraconiugale che l'uomo aveva allacciato, "non erano riconducibili a un'unica intenzione criminosa di ledere sistematicamente l'integrità' fisica e morale della congiunta al fine di avvilirla e di sopraffarla, ma erano espressioni reattive a una situazione di reciproche malversazioni e di disagio familiare, il che escludeva la sussistenza del dolo di maltrattamenti".
Ma La cassazione non e' stata d’accordo e ha ritenuto inammissibile il ricorso del procuratore generale di Catanzaro: nelle sentenze di primo e di secondo grado, osservano gli "ermellini", "si e' pervenuti a una decisione assolutoria sulla base dell'apprezzamento di condotte violente e offensive dell'imputato nei confronti della moglie non riconducibili a un carattere di abitualità ne' collegabili a un dolo unitario di vessazione".
Si e' dunque ritenuto, aggiungono i giudici di Cassazione, che "siffatte condotte fossero espressione di una reattività estemporanea che affondava le sue radici nel clima di dissidio tra i coniugi", derivante sia dalla "diversa religione" praticata dalla donna, sia dalla "relazione adulterina" intrattenuta dall'imputato, "che tuttavia la congiunta era disposta a subire, non sollecitando la separazione del marito".

giovedì, dicembre 14, 2006

L'INDULTO E LA GIUSTIZIA DA RIFORMARE

I MEDIA E STAMPA COLLEGATI A BERLUSCONI CONTINUANO A "SOFFIARE" SULL'INDULTO, TRA QUESTI PANORAMA HA UN FORUM SUL TEMA CON IL QUALE AFFERMA “CANDIDAMENTE” TRA PARENTESI "LO SCONTO DI PENA APPROVATO DALLA MAGGIORANZA IN PARLAMENTO...MENTRE DOVREBBE SAPERE DI CERTO CHE L'INDULTO FU APPROVATO NON SOLO DALLA MAGGIORANZA MA ANCHE DA BERLUSCONI, DA ALCUNI DI AN E UDC. QUINDI È STATO UN PROVVEDIMENTO BIPARTISAN LA CUI RESPONSABILITÀ NON È SOLO DEL GOVERNO.
LA COSTITUZIONE PREVEDE UNA MAGGIORANZA QUALIFICATA DI 2/3 PER APPROVARLA. TANT'È CHE PER OTTENERE ANCHE I VOTI DI FI SI È DOVUTO ESTENDERE IL PROVVEDIMENTO ANCHE AI “REATI FINANZIARI”. CHIARO PERCHÈ?

MA PERCHÈ L'INDULTO? IL SOVRAFFOLLAMENTO DELLE CARCERI (STRAGRANDE MAGGIORANZA DI POVERACCI TRA DROGATI, IMMIGRATI E LADRI DI GALLINE E PERCHÈ I VERI LADRONI E CRIMINALI SONO QUASI SEMPRE FUORI O AGLI ARRESTI DOMICILIARI) ERA A TAL PUNTO DI "DISUMANITÀ" CHE SULL'ITALIA PENDEVA IL GIUDIZIO DELLA CORTE EUROPEA, L'AZIONE DI AMNESTY INTERNATIONAL. PERFINO IL PAPA WOYTILA PRIMA E RATZINGER DOPO AVEVANO TANTO INSISTITO! L'INDULTO QUINDI ERA UN PASSO OBBLIGATO. NON SI POTEVA CONTINUARE A TENERE NÈ I CARCERATI E DI CONSEGUENZA NEMMENO LE GUARDIE IN QUELLE “TERRIBILI” CONDIZIONI.

INOLTRE SE SI GUARDANO AI
NUMERI DELL'INDULTO VIENE SFATATA LA TEORIA CHE ESSA SIA LA CAUSA DELLA NUOVA CRIMINALITÀ. ULTIMO CASO DEL TUNISINO AZOUZ MARZOUK USCITO DAL CARCERE PER INDULTO, ERA IN TUNISIA AL MOMENTO DEL MASSACRO. LO HANNO SCAGIONATO IL FRATELLO E IL SUOCERO ANSA.

QUESTO MODO DI CONDURRE "CONSAPEVOLMENTE" UNA BATTAGLIA POLITICA FACENDO “PERNO” ESCLUSIVAMENTE SULLA “FALSA INFORMAZIONE” E SULLA “IGNORANZA DEI FATTI” DI MOLTI CITTADINI, DIMOSTRA SOLO MALAFEDE E DISONESTÀ INTELLETTUALE. COSTORO PENSANO DI "SFRUTTARE" POLITICAMENTE LA "GIUSTA RABBIA" DEI CITTADINI VERSO UNA "GIUSTIZIA LENTA E INEFFICIENTE” CON L'INDULTO, ADDEBITANDOLO SOLO AL GOVERNO PRODI, ANZICHÈ PROPORRE UNA “VERA RIFORMA” E AL “POTENZIAMENTO” DELLA GIUSTIZIA PER RENDERE FINALMENTE QUESTO PAESE NORMALE.
Raffaele B.

PANORAMA
FORUM - Indulto: alimenta nuova criminalità?
L’emergenza criminalità a Napoli riaccende la polemica sugli effetti dell’indulto (lo sconto di pena approvato dalla maggioranza in Parlamento, a luglio, per risolvere il problema del sovraffollamento nelle carceri). Il provvedimento di clemenza è stato applicato in qualche caso a chi si è macchiato di reati come l'omicidio, la rapina, il furto, ma anche la corruzione e i reati finanziari. E ha provocato la scarcerazione di parecchie persone nelle province di Napoli e Caserta, alcune delle quali coinvolte in vari crimini. Mentre il presidente del Consiglio, Romano Prodi, e il ministro della Giustizia, Clemente Mastella, dichiarano che, statistiche alla mano, la criminalità in Italia non è aumentata con l’indulto, l’ex magistrato e ora ministro Antonio Di Pietro sostiene invece che l'indulto è responsabile di aver alimentato il senso di impunità nella malavita. Concordano la Lega e Alleanza Nazionale. Voi cosa ne pensate?

CORRIERE DELLA SERA
Indulto: Mastella, "Legge bipartisan che non e' un mostro"
13 dic 16:23
ROMA - Intervenendo al question time alla Camera, il ministro della Giustizia Clemente Mastella, difende l'indulto e non imputa ai provvedimenti di scarcerazione un aumento degli episodi di violenza, con particolare riferimento alla strage avvenuta ad Erba. L'indulto, afferma, "non e' un mostro" e ha avuto un consenso bipartisan. "A quanto mi risulta - dice Mastella - il provvedimento e' stato votato anche da Berlusconi, da esponenti di An, da qualcuno dell'Udc". (Agr)

CITTADINOLEX
Il testo dell'indulto in gazzetta
mercoledì 13 dicembre 2006 - 19:51
Il provvedimento che concede l’indulto è stato promulgato. Non solo. In poche ore la legge di concessione dell’indulto, la numero 241, è stata pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale ed è già entrata in vigore, da oggi, primo agosto 2006. La firma del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, seguita immediatamente da quella del Guardasigilli Mastella, risale infatti solo alla giornata di ieri, quando la decurtazione della pena fino a tre anni concessa ai detenuti delle carceri italiane è divenuta realtà. La promulgazione di questa legge pone fine a due settimane di scontri profondi e accesi, non solo tra i parlamentari, che hanno coinvolto l’intero paese ponendo in risalto il problema urgente del sovraffollamento e del degrado delle nostre carceri...
TESTO DELLA LEGGE 31 luglio 2006, n.241 Concessione di indulto. (GU n. 176 del 31-7-2006)…
CONTINUA

VITA
Indulto: ecco i numeri
di Redazione (redazione@vita.it)
21/11/2006

'Ad oggi il numero complessivo e' di 17.455 ma nel corso del tempo tutti i condannati dovranno uscire con 3 anni di anticipo. Ma non quelli condannati per pedofilia ed altri 21 tipi di reato. Non ha senso quindi, continuare a sommarli nel corso del tempo''…
CONTINUA
Con questa legge del Parlamento perdono il loro effetto di condanna le osservazioni del Consiglio d'Europa e di Amnesty International restituendo all'Italia una ulteriore credibilita' sul piano internazionale.

lunedì, dicembre 11, 2006

MORTO L'EX DITTATORE CILENO PINOCHET

I MEDIA E TUTTA LA STAMPA NAZIONALE ED ESTERA ANNUNCIA LA MORTE DI AUGUSTO PINOCHET ALLA BELLA ETÀ DI 91 ANNI. IL GENERALE PINOCHET DIVENNE DITTATORE DEL CILE DOPO AVER GUIDATO UN COLPO DI STATO "CRUENTO" NEL LONTANO (PENSATE) 11 SETTEMBRE 1973 CHE ABBATTÈ IL PRESIDENTE “SOCIALISTA” ALLENDE LIBERAMENTE ELETTO E PER 17 ANNI GOVERNÒ CON IL PUGNO DI FERRO FACENDO “ASSASSINARE” E “TORTURARE” MOLTI DISSIDENTI E OPPOSITORI POLITICI.

SI MACCHIÒ DI GRAVI REATI DI "GENOCIDIO" E FU "INUTILMENTE" INSEGUITO DALLA LENTA "GIUSTIZIA INTERNAZIONALE". TUTTAVIA IL GIUDICE SPAGNOLO GARZON CHIEDE CHE NON TUTTI I PROCESSI CONTRO DI LUI DEBBANO CHIUDERSI CON LA SUA MORTE, PERCHÈ VI SONO ALTRI “COMPLICI RESPONSABILI” DI QUEL PERIODO BUIO DA ASSICURARE ALLA GIUSTIZIA.

PINOCHET ABBANDONA IL POTERE NEL 1990 MA MANTENNE "L'IMPUNITÀ" FINO AI NOSTRI GIORNI. IL "CARNEFICE" ORA MUORE NEL MOMENTO IN CUI NEL CILE, TORNATO CON FATICA DA ANNI ORMAI ALLA DEMOCRAZIA, È PRESIDENTE (PENSATE) LA “SOCIALISTA” SIGNORA MICHELE BACHELET, LEI STESSA IN PASSATO VITTIMA DELLE TORTURE DEL REGIME E IL PADRE FU “UCCISO”. GLI CONCEDONO I FUNERALI MILITARI MA NEGATI OVVIAMENTE QUELLI DI STATO.

DA IERI, PINOCHET È SOLO UN ORRENDO RICORDO. PARTIRÀ PER L'ULTIMO VIAGGIO, OSANNATO E PIANTO DAI SUOI SEGUACI, PER TORNARE NELL’INFERNO DAL QUALE ERA VENUTO. (Frase tratta da
ALTRENOTIZIE)
Raffaele B.

RAINEWS24
Cile. E' morto l'ex dittatore Augusto Pinochet
Santiago del Cile, 10 dicembre 2006
E' morto l'ex dittatore Augusto Pinochet. Aveva 91 anni.

Dall'età di 83 anni ha vissuto nella sua villa di Santiago, afflitto da problemi di salute ed inseguito dalla giustizia cilena per le atrocità commesse durante gli anni in cui governò il Paese. Pur essendo finito per ben quattro volte agli arresti domiciliari (l'ultima delle quali il 30 ottobre 2006 per i crimini avvenuti nel centro di detenzione clandestino Villa Grimaldi) è riuscito ad evitare finora un processo vero e proprio.

Il 2 dicembre 2006, all'età di 91 anni, è stato ricoverato in un ospedale militare di Santiago per un arresto cardiaco e un edema polmonare, ed ha subito un intervento di by-pass. Il giorno seguente ha ricevuto il sacramento dell'estrema unzione.

In occasione del novantunesimo compleanno, Pinochet si assunse "la responsabilita' politica" della sua dittatura. Il suo desiderio, disse, e' stato sempre fare la grandezza del Cile e "impedire la sua disintegrazione".

Anche da morto Pinochet continua a dividere i cileni. Ora si pone il tema delle sue esequie. Da quando le sue condizioni si erano aggravate si era cominciato a parlare dell'opportunita' o meno di riservargli funerali di Stato, con l'evidente imbarazzo della presidente Michele Bachelet, lei stessa in passato vittima delle torture del regime e il padre fu ucciso. Un sondaggio pubblicato oggi da 'La Tercera', giornale di Santiago, ha rilevato che il 72 per cento dei cileni non vuole il lutto nazionale.

Augusto José Ramón Pinochet Ugarte (nato a Valparaíso il 25 novembre 1915), generale cileno che governò come dittatore dall’11 settembre 1973 all’11 marzo 1990. Arrivò al potere con un colpo di stato militare che rovesciò il governo del Presidente socialista Salvador Allende. Il Cile ritornò alla democrazia nel 1990, dopo che Pinochet perse un plebiscito nel 1988.

L'11 settembre 1973, tradendo la la fiducia del Presidente Allende, lo destituì con un cruento colpo di stato militare. I leader del golpe usarono aerei da combattimento Hawker Hunter per bombardare il Palazzo Presidenziale che ospitava Allende, che rifiutò di arrendersi e morì (si sarebbe suicidato). Pinochet fu nominato a capo del concilio di governo della giunta vittoriosa, e si mosse per frantumare l'opposizione liberale del Cile, arrestando approssimativamente 130.000 individui in un periodo di tre anni.

La violenza e il bagno di sangue del colpo di stato continuarono durante l'amministrazione di Pinochet. Una volta al potere, Pinochet governò con il pugno di ferro. I dissidenti che erano stati assassinati per aver pubblicamente parlato contro la politica di Pinochet venivano definiti "scomparsi". Non si sa esattamente quanta gente sia stata uccisa dalle forze del governo e dei militari durante i 17 anni che rimase al potere, ma la Commissione Rettig elencò 2.095 morti e 1.102 "scomparsi". I dissidenti invece diedero stime molto più alte, fino a 80.000 morti. Tra le vittime, ucciso nello stadio di Santiago insieme a molti altri, anche il regista e cantante Victor Jara. Anche la tortura era usata comunemente contro i dissidenti. Migliaia di cileni lasciarono il paese per sfuggire al regime.

Mentre viaggiava all'estero, Pinochet fu arrestato, nell'ottobre del 1998 a Londra. Il mandato di arresto era stato inviato dal giudice spagnolo Baltasar Garzón, e Pinochet fu posto agli arresti domiciliari nella clinica nella quale era appena stato sottoposto ad un intervento chirurgico alla schiena. Le accuse includevano 94 casi di tortura e un caso di cospirazione per commettere tortura. La Gran Bretagna aveva solo di recente firmato la convenzione internazionale contro la tortura, e tutte le accuse erano per fatti avvenuti negli ultimi 14 mesi del suo regime.

CORRIERE DELLA SERA
Morte Pinochet: Garzon, "I processi devono continuare"
11 dic 00:45
MADRID - Dopo la morte di Pinochet, la causa contro di lui all'Audiencia Nacional di Madrid viene archiviata ma non deve accadere altrettanto per quelle contro altre 38 persone, militari e civili. E' l'appello lanciato dal giudice spagnolo Baltasar Garzon, che apri' l'inchiesta contro Pinochet dieci anni fa e nel 1998 lo processo' per genocidio. ''Sia il processo in corso in Spagna sia quelli in Cile devono continuare. Non solo Pinochet ma anche altre persone hanno avuto responsabilita' nei crimini che hanno provocato tante vittime'', ha affermato Garzon. (Agr)

ALTRENOTIZIE
PINOCHET, LA FINE DI UN BOIA
Lunedì, 11 Dicembre 2006 - 00:05 -
di Fabrizio Casari

Fino all’11 settembre del 1973, Augusto Pinochet Ugarte, non era niente di speciale. Un qualunque militare di carriera innamorato di sé e del denaro. Reazionario, certo, ma né più né meno di tanti altri gerarchi militari, sudamericani e non solo. Fascistoide lo era sempre stato, sin da quando, a diciotto anni, decise di entrare nell’Accademia militare. Solo 18 giorni prima della morte della democrazia, il 23 agosto 1973, aveva giurato come Capo di Stato Maggiore dell’Esercito cileno...CONTINUA

domenica, dicembre 10, 2006

PACS - LA LEGGE SULLE COPPIE DI FATTO

PIÙ DI QUALSIASI DISCORSO PIÙ O MENO COMPLICATO MI SEMBRA MOLTO SEMPLICE ED ESPLICATIVO QUELLI ESPRESSI NEI DUE PEZZI DI NOTIZIA PRESI OGGI DALL'ANSA.

LA PRIMA PARTE DI FASSINO (DS) È TESA A "FUGARE" QUALSIASI PERICOLO VERSO LA "FAMIGLIA TRADIZIONALE" CON IL “RICONOSCIMENTO” DI ALTRI DIRITTI DI COPPIA CHE NELLA REALTÀ “ESISTONO” E LO STATO NE DEVE TENERE CONTO.

L'ALTRO PEZZO DI NOTIZIA CE LA DA NIENTEMENO CHE L'ON. ROTONDI (NUOVA DEMOCRAZIA CRISTIANA).
DA CATTOLICO EGLI DICHIARA CON SEMPLICITÀ DISARMANTE CHE NÈ I NOSTRI VALORI NÈ LE NOSTRE FAMIGLIE POSSANO ESSERE “DANNEGGIATE” DALLE “CONVIVENZE” SE REGOLATE PER “LEGGE” ANZICHÈ DAL “CASO”. AGGIUNGE ANCHE CHE SE DUE PERSONE DELLO STESSO SESSO SI METTONO INSIEME È EVIDENTE CHE NON FORMANO UNA “FAMIGLIA TRADIZIONALE”…ETC
INSOMMA UNA BELLA SORPRESA DAL “CATTOLICISSIMO” ROTONDI. CHI SE LO SAREBBE MAI ASPETTATO?
Raffaele B.

ANSA
COPPIE DI FATTO: FASSINO, INFONDATO ALLARME DELL'OSS. ROMANO
2006-12-10 16:17

ROMA - L'allarme dell'Osservatore romano sulle coppie di fatto "è infondato": lo afferma il segretario Ds Piero Fassino intervento 'In mezz'ora' su Rai3. Fassino esclude che l'Unione intenda "sradicare la famiglia". Tuttavia, spiega, "in Italia ci sono centinaia di migliaia di persone che vivono ogni giorno una condizione di convivenza di fatto e credo che sia di buon senso e corrisponda a regole di civltà stabilire alcuni diritti, a tutela di un più solido rapporto tra due conviventi"...
CONTINUA

ROTONDI, OK PACS PROPOSTI DA POLLASTRINI
"Proprio non comprendo l'indignazione dei cattolici dei due Poli sui Pacs nella versione proposta dalla Pollastrini". Così Gianfranco Rotondi. "Per noi cattolici il matrimonio è indissolubile, ma accettiamo una legge che disciplini i diritti di chi non lo ritiene tale; per noi osservanti è vietato mangiare carne di venerdì Santo, ma nessun cattolico si indigna se il vicino di casa in quel giorno la consuma. Insomma, se due persone, anche dello stesso sesso, decidono di vivere insieme, si capisce che non formano una famiglia tradizionale. La mia domanda- conclude- é: quale danno ricevono i nostri valori e le nostre famiglie se la convivenza di queste persone è disciplinata dalla legge invece che dal caso?"...
CONTINUA

sabato, dicembre 09, 2006

PD E LA LAICITÀ DELLO STATO

IL COMMENTO DI PASSIGLI SULL'UNITÀ EVIDENZIA A MIO AVVISO CHE SUL TEMA "DAI A CESARE QUEL CHE È DI CESARE E A DIO CIÒ CHE È DI DIO" OGGI LA SINISTRA AL GOVERNO DEL PAESE SE LO RITROVA “INGIGANTITO” RISPETTO AL PASSATO.

L'INGERENZA DELLO STATO DEL VATICANO GUIDATO DAL PAPA RATZINGER SULLA POLITICA DEL GOVERNO ITALIANO RISPETTO ALLE QUESTIONI DELL'ETICA, DEI VALORI, PACS, RICERCA, ETC... SI FA “PESANTE” ED ASSUME TONI MAI REGISTRATI IN PASSATO.

QUESTA VOLTA PERÒ IN DIFESA DELLA “LAICITÀ DELLO STATO” MANCA UNA PARTE IMPORTANTE DI DS CHE “NON SI PRONUNCIA" OPPURE "RIMANDA" LASCIANDO SOLA QUELLA PARTE DELLA SINISTRA LAICA E RADICALE A "RISPONDERE".

PER ESEMPIO L'ON. TURCO (DS) È STATA LASCIATA SOLA SULLA QUESTIONE DELLA CANNABIS E PER QUESTO SUBITO ATTACCHI E SFIDUCIA OLTRE CHE DALLA CDL ANCHE DALL'INTERNO DELLO STESSO GOVERNO, COME SUL CASO WELBY AD AFFRONTARE UN TEMA DIFFICILISSIMO FORTEMENTE CONTRASTATO DALLA CHIESA E DAI CLERICALI E CON UN ENORME RISVOLTO UMANO POSTO DALLO STESSO WELBY.

LA COSTRUZIONE DEL PARTITO DEMOCRATICO SU CUI DS E LA MARGHERITA SONO IMPEGNATI E DI CUI TUTTI SONO D'ACCORDO CHE DEVE ESSERE UN FORZA POLITICA PROGRESSITA MODERNA E DI BASE, NON PUÒ ESSERE FATTA "RINUNCIANDO" PROPRIO AL TEMA DELLA “LAICITÀ DELLO STATO” PERCHÈ SMETTEREBBE DI ESSERE PROGRESSISTA IN PARTENZA E DESTINATA AD ESSERE AL CONTRARIO UN MERO ACCORDO FRA I VERTICI E LONTANA PERFINO DALLA EUROPA LAICA.

IL TEMA DELLA “LAICITÀ DELLO STATO” VA INVECE PORTATO AVANTI E "GIOCATO" PIENAMENTE SIA ALL'INTERNO DELLA MAGGIORANZA CHE NEL PAESE UTILIZZANDO TUTTI GLI STRUMENTI DELLA DEMOCRAZIA E DELLA INFORMAZIONE. VISTO CHE SONO AL GOVERNO, INSIEME ALLE POLITICHE DI RISANAMENTO E DI RILANCIO DELL’ECONOMIA, SI AFFRETTINO A RIFORMARE LA LEGGE ELETTORALE, POI LA RAI, POI L'ISTITUTO DEL REFERENDUM…ETC E AVANTI DI QUESTO PASSO.

I CITTADINI E I MILITANTI, PER POTER "SCEGLIERE" DEVONO SAPERE ANCHE CHI SONO COLORO CHE SI BATTONO PER LA “LAICITÀ DELLO STATO” E CHI NO, PROPRIO PER COSTRUIRE UN NUOVO E MODERNO PARTITO DALLA BASE.
Raffaele B.


UNITA
Welby e il silenzio della sinistra
Stefano Passigli

I «no» alla straziante richiesta di Welby di poter morire senza ulteriori sofferenze si moltiplicano. Alle tante pronunce delle gerarchie cattoliche si sono ora aggiunte la rozza accusa di Fini che taccia perentoriamente di «assassino» chi volesse aiutare Welby a morire, e molte voci all´interno della Margherita. Welby si è appellato al capo dello Stato, e Napolitano ha sottolineato che la politica non può rimanere sorda dinnanzi a questo dramma, tornando implicitamente a sottolineare - con la concessione della grazia a chi si era spinto al passo estremo di por fine alla vita del proprio figlio - che il problema non può più essere ignorato.

In questo contesto sorprende il sostanziale silenzio del maggior partito di governo. La preoccupazione dei Ds di non rendere più difficile di quanto già non sia il cammino verso la nascita di quel partito democratico che divide profondamente i propri militanti può giustificare alcune prudenze in sede parlamentare, ma certo non l´afasia sul piano dei principi, e su fondamentali questioni etiche prima ancora che politiche. Si possono forse giustificare alcune «ritirate» parlamentari quali la rinuncia alla parificazione a fini successori di conviventi e coniugi; si può perfino - anche se con ben maggior fatica - giustificare l´unirsi all´ala più fondamentalista della Margherita in un voto di sconfessione delle decisioni del ministro della Salute in materia di droga. Ma come tollerare il silenzio sul caso Welby?

Il fatto è che dopo la coraggiosa presa di posizione e la sconfitta nel referendum sulla procreazione assistita, i Ds sembrano aver progressivamente messo da parte il tema della laicità dello Stato, e guardare con crescente fastidio a qualsiasi questione che possa porli in rotta di collisione con la Margherita, nella convinzione forse che così facendo si faciliti la marcia verso il nuovo partito. È vero - temo - esattamente il contrario, perché proprio il silenzio del partito su principi etici fondamentali e la sua insufficiente difesa di questioni altrettanto fondamentali per la laicità dello Stato (libertà della ricerca, multiculturalità della scuola, parità dei diritti, etc.) può spingere molti dirigenti e militanti dei Ds a guardare con occhio sempre più scettico alla possibilità di dar vita ad un partito che non sia frutto di mere convenienze di apparato.

Pubblicato il: 09.12.06
Modificato il: 09.12.06 alle ore 10.43

9/11 - COSPIRAZIONE - FILM 'IL GIORNO DI DIONISO'

IL SITO DI MEGACHIP ANNUNCIA UN FILM (DAL TITOLO PROVVISORIO) INTERAMENTE ITALIANO CHE FA LUCE SUI MISTERI DELL’ 11 SETTEMBRE 2001.
INTRODOTTO DAL NOBEL DELLA LETTERATURA DARIO FO, CON MOLTE ALTRE COLLABORAZIONI, INTERVISTE, CON MATERIALI ORIGINALI E NESSUN VIDEO E NESSUNA INFORMAZIONE TRATTE DAL MARE MAGNUM DI INTERNET.
IL FILM USCIRÀ FRA ALCUNE SETTIMANE CON UN ANTEPRIMA A MILANO FILM FESTIVAL. ASSOLUTAMENTE UN "MUST" DA VEDERE! CHI È DIONISO?
CON UN OFFERTA LIBERA DI OLTRE € 25 SUL SITO MEGACHIP - Rompere il muro del silenzio SI RICEVE AL MOMENTO DELLA PUBBLICAZIONE UNA COPIA DEL DVD.
Raffaele B.


MEGACHIP (ANNUNCIO)
Un film italiano fa luce sui misteri dell'11 settembre - IL GIORNO DI DIONISO in anteprima al Milano Film Festival
9 dic 2006
Si potevano fermare i terroristi? Si, i servizi segreti sapevano molto più di quanto non ammettano.
Le telefonate dei passeggeri del volo United 93? Tecnicamente improbabili.
Le Torri Gemelle? I primi due grattacieli al mondo a crollare per un incendio.

Sono alcune delle verità che emergono in “Il giorno di Dioniso” (titolo provvisorio), docufilm in corso di realizzazione frutto della collaborazione tra “ Megachip – Democrazia nella Comunicazione ” , l'associazione dell'europarlamentare e giornalista Giulietto Chiesa , e da Telemaco, una casa di produzione indipendente romana, con la partecipazione di Dario Fo . La postproduzione è a cura della Xtend di Thomas Torelli.
54 interviste, 2 anni di preparazione, ricostruzioni in 3D ma anche cartoni animati per raccontare cosa è realmente accaduto l'11 settembre 2001 al World Trade Center. Aspetti inediti, raccontati in 10 capitoli, introdotti dai monologhi del premio Nobel per la letteratura Dario Fo che avranno la regia teatrale di Davide Marengo, premio alla regia come miglior opera prima al Festival di Venezia.
Alcune sequenze di “Il giorno di Dioniso”, la cui uscita è prevista per questo inverno, verranno proiettate in anteprima al Milano Film Festival.
Supportato da una rigorosa documentazione il film fa risaltare le incongruenze delle ricostruzioni ufficiali degli attentati che 5 anni fa sconvolsero il mondo. Spiega Franco Fracassi, reporter romano co-autore con Giulietto Chiesa del film: “Nessun video o informazione tratto da internet ma solo materiale originale. Pur non avendo i mezzi dei grandi network con noi hanno parlato per la prima volta davanti ad una telecamera personaggi come Louie Cacchioli, uno dei pompieri che hanno soccorso le persone intrappolate nella seconda torre, scampato miracolosamente al crollo, e Brian Clarke, l'unico sopravvissuto tra coloro i quali si trovavano nei piani superiori al punto dell'impatto dell'aereo con la seconda torre. Ma anche esperti come Steven Jones, fisico di fama mondiale, e Annie Machon dell'MI5 i servizi segreti britannici”. Tante le tappe negli States della troupe romana: a New York per intervistare Philip Berg, l'avvocato dei sopravissuti e di tanti familiari delle vittime, che sta tentando di dimostrare la catastrofe ambientale e le centinaia di morti provocati dalla nuvola tossica di detriti del WTC; ad Arlington in Virginia per visitare la zona del Pentagono (dove le riprese dimostrano le difficoltà delle manovre che sarebbero state necessarie per centrarlo a quella velocità). A Shanksville, Pennsylvania, la località dove sarebbe caduto il volo United 93 mai mostrato in foto, per raccogliere le testimonianze dei residenti.
Si può sostenere il film anche con un'offerta libera su www.megachip.info cliccando sull'icona”dossier 9/11”. Per i versamenti superiori a 25 euro verrà inviato al momento della pubblicazione copia del DVD .
La Telemaco e Megachip possono contare sul sostegno di un nutrito gruppo di intellettuali, che hanno firmato un manifesto pubblicato on-line sul sito www.megachip.info (e ripreso dal Blog di Beppe Grillo ), dal titolo “Rompere il muro del silenzio”. Tra i tanti nomi figurano anche Oliviero Beha, Sigfrido Ranucci, Roberto Morrione, Gianni Minà, Lidia Ravera, Franco Cardini . Gli ispiratori dell'iniziativa, Giulietto Chiesa e Franco Fracassi, hanno inoltre partecipato alle due puntate di Matrix che Enrico Mentana ha dedicato all'argomento prima dell'estate.
Per info:
stampatelemaco@yahoo.it

giovedì, dicembre 07, 2006

MITROKHIN - GUZZANTI SOLO CON SCARAMELLA

SEMBRA ESSERE RIMASTO SOLO LUI A DIFENDERLO E A SOSTENERE LE “IMPROBABILI” ACCUSE CONTRO PRODI DI ESSERE UNA SPIA DEL EX-KGB.
PARLIAMO DEL SEN. GUZZANTI EX-PRESIDENTE DELLA COMMISSIONE MITROKHIN, CHIUSA DOPO MESI DI “INCONCLUDENTE” LAVORO NONOSTANTE DISPONESSE DI NOTEVOLI “POTERI” E “DENARI” SPERPERATI INUTILMENTE.

AL SEN. PAOLO GUZZANTI NON PARE VERO DI COGLIERE UNA GHIOTTA OCCASIONE SULLA INTERVISTA FATTA DA REPUBBLICA AL GEN. OLEG GORDIEVSKIJ SOTTO RIPORTATA, AFFRETTANDOSI DI FARE PUBBLICARE DA “LEGGONLINE” LA NOTA CON LA QUALE “AFFERMA” CHE REPUBBLICA HA FATTO UN “AUTOGOL” DANDO RAGIONE A LUI E A SCARAMELLA.

EVIDENTEMENTE NELLA FRETTA IL SEN. GUZZANTI NON HA LETTO TUTTA L'INTERVISTA. SE L'AVESSE FATTO AVREBBE LETTO ANCHE CHE LA FRASE "PRODI È IL NOSTRO UOMO" VIENE ATTRIBUITA ALLO STESSO ALEKSANDR LITVINENKO E NON INVECE AL GENERALE ANATOLIJ TROFIMOV E CHE PER QUESTO LITVINENKO AVESSE ALLORA “MENTITO” DUE VOLTE:

1) RIFERENDO QUESTA CIRCOSTANZA NON VERA
2) ATTRIBUENDOLA A UNA FONTE, TROFIMOV, CHE NON AVREBBE POTUTO SMENTIRLA PERCHÉ ERA STATO UCCISO.

INSOMMA, ALEKSANDR LITVINENKO, PER RAGIONI LEGATE ALLE CONTINUE DIFFICOLTÀ ECONOMICHE, AVREBBE ALLA FINE DECISO DI DIRE A SCARAMELLA QUEL CHE SCARAMELLA VOLEVA SENTIRSI DIRE. IN PRATICA UN FALSO DOSSIER IN CAMBIO DI SOLDI.

DI FRONTE A QUESTE AFFERMAZIONI C'È POCO DA STARE ALLEGRI, LA VICENDA COMINCIA A "PUZZARE" A TAL PUNTO CHE HANNO GIÀ COMINCIATO A "DEFILARSI" TUTTI GLI UOMINI DEL CENTRODESTRA A COMINCIARE DALLO STESSO BERLUSCONI CHE "SMENTISCE" DI AVER MAI CONOSCIUTO SCARAMELLA, COSÌ COME I SERVIZI SEGRETI ITALIANI.

IL PERSONAGGIO CHE SEMBRAVA DOVESSE MORIRE, NON NE AZZECCA PIÙ UNA E SI DELINEA SEMPRE PIÙ COME TRA I PIÙ CLASSICI "MILLANTATORI" NAPOLETANI “PLURIFALSOTITOLATO” CHE VENDE "BUFALE" A CHI GLIE LO COMMISSIONA A SUON DI SOLDONI E IL SEN. GUZZANTI SEMBRA ESSERE RIMASTO IL SOLO ACQUIRENTE.

A QUESTO PUNTO SI TRATTA SOLO DI STABILIRE IL SUO GRADO DI "INCONSAPEVOLEZZA".

OGGI I TELEGIORNALI HANNO RIFERITO SU LITVINENKO MA HANNO TACIUTO SU SCARAMELLA. NEMMENO UNA PAROLA! STRANO, NO?
Raffaele B.


LEGGONLINE
CASO LITVINENKO: GUZZANTI, GORDIEVSKIJ CONFERMA PAROLE SCARAMELLA
07-DIC-06 11:49

Roma, 7 dic. - (Adnkronos) - ''Generoso autogol di
'Repubblica' che pubblica una lunga intervista al master spy Oleg Gordievskij a Londra il quale conferma per filo e per segno, essendo stato presente all'incontro avvenuto 'in un elegante hotel di Regent Street, un magnifico calice di vino rosso' cio' che Alexander Litvinenko disse a Mario Scaramella circa le informazioni che aveva ricevuto dal vice capo del Fsb, generale Anatolij Trofimov e cioe' che 'Prodi e' il nostro uomo' e che l'Italia pullula di agenti dell'ex Kgb''. Lo afferma il senatore di Forza Italia, Paolo Guzzanti, ex presidente della commissione parlamentare sul dossier Mitrokhin. (Sin/Pn/Adnkronos)


REPUBBLICA
L'ex spia del Kgb su Scaramella
"Un bugiardo, voleva rovinare Prodi"

di CARLO BONINI e GIUSEPPE D'AVANZO
7 dicembre 2006


DUE SQUILLI di telefono. Una voce decisa. "Sono Oleg Gordievskij". Il colonnello Oleg Gordievskij, pochi giorni prima di fuggire dall'Unione Sovietica nel 1985, era stato nominato residente del Kgb a Londra. Aveva cominciato nel 1974 a lavorare per il Sis, il servizio informazioni segreto britannico (chiamato anche Mi6) come agente infiltrato nel Kgb: un agente doppio, dunque, in grado di raccontare di talpe e doppiogiochisti nel "grande gioco" dello spionaggio ai tempi della Guerra Fredda. Per la sua credibilità e per le sue conoscenze, Gordievskij è un nome che ritorna spesso - oggi in Italia - nelle presunte "esplosive rivelazioni" di Paolo Guzzanti e Mario Scaramella. Sarebbe Gordievskij, il desiderato, ambitissimo, attendibile testimone della commissione Mitrokhin capace di "incastrare" Romano Prodi come "uomo del Kgb"…
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Che cosa voleva allora Scaramella?
"Voleva la testa di Prodi. Ma non fui io a dargliela. Fu Aleksandr Litvinenko. Ricordo ancora perfettamente cosa accadde".

Che cosa ricorda?
"Ricordo il bar di un elegante hotel di Regent Street, un magnifico calice di vino rosso e Aleksandr che, alla mia presenza, racconta a Scaramella una confidenza ricevuta, a suo dire, a Mosca, e prima di fuggire a Londra, da quello che allora era il suo vicedirettore al Fsb, Anatolij Trofimov. Ricordo ancora le parole di Aleksandr. Disse: 'Quando confidai a Trofimov la mia idea di lasciare Mosca e riparare in Italia, il generale mi mise in guardia. Mi disse: stai attento, perché in Italia ci sono molti ex uomini del Kgb. Persino Prodi è un nostro uomo'".

Scaramella sostiene che l'espressione "Prodi è un nostro uomo" sia sua. Di più: Scaramella sostiene che lei si sia spinto ad indicare il dipartimento del Kgb (il V, quello responsabile per le "misure attive") che avrebbe "coltivato" l'attuale premier italiano.
"E' un'immonda bugia. Quella frase, come stavo dicendo, fu pronunciata da Aleksandr Litvinenko. Io rimasi in silenzio e lo fissai a lungo. Evitai di dire in sua presenza quello che pensavo e che dissi e continuai a ripetere sia a Scaramella che a Guzzanti. Io non solo non avevo alcuna informazione su un qualsivoglia rapporto, di qualsivoglia genere, tra Prodi e il Kgb. Ma ero anche convinto che Aleksandr stesse mentendo due volte. Perché non solo riferiva una circostanza non vera, ma per giunta la attribuiva a una fonte, Trofimov, che non avrebbe potuto smentirla perché era stato ucciso. Insomma, ero convinto ieri e lo sono ancora di più oggi che Aleksandr, per ragioni legate alle continue difficoltà economiche, avesse alla fine deciso di dire a Scaramella quel che Scaramella voleva sentirsi dire. Forse perché da questo immaginava di trarre qualche vantaggio in futuro. Del resto, Aleksandr screditò Prodi non solo con Scaramella, ma anche con alcuni deputati europei inglesi che avevano lo stesso interesse. Questa è una cosa che so per certa, perché quei deputati europei inglesi mi avvicinarono per tentare, inutilmente, di farmi confermare le confidenze di Litvinenko"…
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ILGIORNALE
Scaramella ammette: mai visto Berlusconi

di Marianna Bartoccelli - da Roma
n. 289 del 07-12-2006 pagina 13

L’ex consulente della Mitrokhin ora nega di aver ricevuto promesse in cambio di un dossier contro Prodi. L’ex premier: «Non lo conosco»

Nessun rapporto con i servizi italiani. E nessun contatto con Silvio Berlusconi, come afferma l' ufficio stampa del leader della Cdl e lo stesso Scaramella nel corso di un'intervista al Tg2, durante la quale nega anche di aver ricevuto promesse di incarichi prestigiosi in cambio di un dossier contro Prodi. Su Mario Scaramella, il discusso consulente della Mitrokhin, ultimo contatto con la spia russa Litvinenko prima che questi venisse ucciso dal polonio 210, ieri ha cercato di fare chiarezza il Comitato per il controllo dei Servizi, con una audizione dei due direttori in uscita del Sismi e del Sisde.
Sia Nicolò Pollari sia Mario Mori hanno spiegato che mai i Servizi hanno avuto rapporti con l'ex consulente della commissione Mitrokhin, anche se Scaramella ha tentato in passato di avere contatti con i due servizi. Ma è stato respinto più volte. Secondo quanto riferisce il vicepresidente del Comitato parlamentare Massimo Brutti e il presidente Scajola...
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CORRIERE DELLA SERA
Mitrokhin: Pollari e Mori, "Nessun rapporto con Scaramella"
06 dic 16:31

ROMA - Nessun rapporto fra Sisde e Sismi e Mario Scaramella secondo i due direttori dei servizi, Nicolo' Pollari e Mario Mori, ascoltati dal Copaco. Come hanno spiegato Claudio Scajola e Massimo Brutti, presidente e dal vicepresidente del Copaco, l'ex consulente della Commissione Mitrokhin ha tentato in passato di avere contatti con i due servizi, ma e' stato respinto. (Agr)


LA7NEWS
MITROKHIN, FI: BERLUSCONI NON HA MAI CONOSCIUTO SCARAMELLA
Roma 06/12/2006 13:35
Roma, 6 dic. (Apcom) - "Abbiamo letto con stupore l'ennesima dichiarazione di Scaramella e ribadiamo che il presidente Berlusconi non ha mai conosciuto né tantomeno incontrato né parlato al telefono con questa persona, di cui non conosceva fino adesso neppure l'esistenza". E' quanto si legge in una nota dell'ufficio stampa di Forza Italia in merito alle dichiarazioni apparse oggi sulla stampa e attribuite a Mario Scaramella.

mercoledì, dicembre 06, 2006

ELEZIONI 2006 – SI RICONTANO LE SCHEDE BIANCHE

FINALMENTE SI RICONTERANNO LE SCHEDE ALL’INDOMANI DELLA DENUNCIA DI DEAGLIO CON LA PUBBLICAZIONE DEL DVD CHE HA SOLLEVATO TUTTA LA STAMPA E TV E ANCHE LA MAGISTRATURA CHE PERÒ INDAGA SU DI LUI PER AVERE DIVULGATO NOTIZIE FALSE E TENDENZIOSE ANZICHÉ LEGITTIMI DUBBI.

BERLUSCONI INVECE HA SEMPRE GRIDATO A “BROGLI” CERTI A SUO DANNO (PUR ESSENDO ALLORA AL GOVERNO) E FATTO PUBBLICARE SU TUTTI I GIORNALI IN PARTICOLARE DA QUELLI DI SUA PROPRIETÀ SENZA PER QUESTO ESSERE INDAGATO PER LO STESSO REATO.

ORA VIENE IL TURNO DELLA GIUNTA PER LE ELEZIONI DEL SENATO CHE PER FUGARE TUTTI I DUBBI DECIDE ALL’UNANIMITÀ DI AVVIARE LA RICONTA SEPPURE PARZIALE.

ADESSO NON RESTA CHE ATTENDERE I RISULTATI PER CONOSCERE LA VERITÀ SULLA QUELLA LUNGA NOTTE ELETTORALE.

NEL FRATTEMPO DEAGLIO ANNUNCIA UN’ALTRA NOTIZIA SUL PROSSIMO NUMERO DI DIARIO RELATIVA AD UNA DISCREPANZA DI 148.000 ELETTORI RISPETTO ALLE CIFRE DI OGGI.
Raffaele B.


REPUBBLICA
Senato: "Ricontare le schede bianche"
Berlusconi: "Primo passo positivo"
Deaglio ironico: "Ora indagheranno anche l'organismo del Senato?"

La giunta per elezioni ha deciso all'unanimità. Sette le regioni:
Calabria, Campania, Lazio, Lombardia, Puglia, Sicilia e Toscana


6 dicembre 2006
ROMA - La giunta per le elezioni del Senato ha deciso all'unanimità il riconteggio totale delle schede nulle, bianche e contenenti voti nulli o contestati, a partire da sette regioni: Calabria, Campania, Lazio, Lombardia, Puglia, Sicilia e Toscana. La decisione è stata presa all' unanimità dalla giunta, che ha deliberato di procedere al riconteggio.

Inoltre la giunta ha deciso di procedere alla revisione delle schede valide, custodite nei diversi tribunali, secondo una 'campionatura' che sarà decisa dai comitati di revisione schede, tenendo conto dei seguenti criteri: l'assenza del verbale o la notevole differenza tra i dati dichiarati sul verbale e quelli verificati sulla revisione; l'assenza di schede nulle e contestate; la presenza di rappresentanti di lista appartenenti a una sola coalizione o l'assenza nel seggio di rappresentanti di lista per ambedue le coalizioni. Nel caso in cui i risultati rivelino "scostamenti significativi" rispetto ai dati di proclamazione, si dovrà estendere la procedura di revisione delle schede anche alle altre regioni e alla circoscrizione estero.

"Un primo passo positivo, soprattutto l'unanimità", ha commentato Silvio Berlusconi. Poco prima il presidente di Fi aveva però osservato: "Insistiamo sulla notte dei brogli e insistiamo nella nostra richiesta di ricontare tutte le schede, non solo le bianche e le nulle".

Il Governo dà "una valutazione positiva"una valutazione positiva sulla decisione della Giunta. Assunte le informazioni del caso - si apprende in ambienti di palazzo Chigi - il Governo pensa che la Giunta abbia fatto "un ottimo lavoro, equilibrato, con soluzioni rassicuranti e di garanzia per tutti".

"Facciano, facciano... si conti". Così il presidente della Camera Fausto Bertinotti commenta la decisione presa dalla giunta del Senato. In particolare, Bertinotti definisce "prevedibile" il riconteggio fatto solo sulla base di un campione di sette regioni.

Ironico il direttore del settimanale "Diario" Enrico Deaglio, che con il suo film-inchiesta ha riaperto il caso sui presunti brogli: "Mi fa piacere, sono contento che si interessino della questione. A rigor di logica e per paradosso, ora anche la giunta per le elezioni del Senato potrebbe essere indagata per diffusione di notizie false e tendenziose. In fondo chiede le stesse cose che chiedevo io". "Qualcosa si muove. Hanno deciso di verificare, è una buona notizia. Io -continua Deaglio - sono stato indagato perché ho messo in dubbio la sacralità della conta cartacea legittimata dalla Corte di Cassazione. Mi aspetto tempi lunghi, ma è importante che ci si avvicini ad un accertamento".

Deaglio annuncia poi che "sul prossimo numero di Diario daremo un'altra notizia relativa al numero dei votanti", in cui emergerebbe secondo il settimanale uno scostamento di 148.000 elettori "tra il numero dei votanti complessivi dichiarati all'indomani delle elezioni rispetto alle cifre che circolano oggi".

CASO PREVITI – IL PARADOSSO DELLA MOTIVAZIONE

È STATA PROPRIO LA CONFERMA DELLA AVVENUTA CORRUZIONE LA RAGIONE DELL’ANNULLAMENTO DELLE SENTENZE. UN PARADOSSO CHE SI MANIFESTA CON UNA CERTA FREQUENZA NELL’ALVEARE DELLE PROCEDURE BIZANTINE DI CUI SOFFRE LA GIUSTIZIA IN ITALIA. PROPRIO COSÌ, I GIUDICI DELLA CASSAZIONE HANNO ACCERTATO CHE LA CORRUZIONE C’È STATA E SI È EFFETTIVAMENTE CONSUMATA IN DUE TRANCHES A ROMA. PER QUESTO MOTIVO IL PROCESSO SME AVREBBE DOVUTO ESSERE CELEBRATO (A ROMA SE NON CI FOSSE STATO UN MAGISTRATO IMPUTATO RENATO SQUILLANTE) IN UNA SEDE PIÙ VICINA QUINDI PERUGIA, MENTRE IL PROCESSO SI È TENUTO ERRONEAMENTE A MILANO. ECCO DUNQUE IL “CAVILLO” CHE AZZERA TUTTO.
I GIUDICI PERÒ SI SONO STRANAMENTE AFFRETTATI A DEPOSITARE LA MOTIVAZIONE CHE NORMALMENTE RICHIEDE PIÙ DI 30 GG. FORSE PERCHÉ PENSANO COSÌ DI AFFRETTARE I TEMPI PER UN NUOVO PROCEDIMENTO PRIMA CHE INTERVENGA LA PRESCRIZIONE DEL EX-CIRIELLI PREVISTA PER IL 30 APRILE 2007? MOLTO DIFFICILE PERÒ!

NON PAGO DI QUESTO L’ON. PREVITI CHIEDE ADDIRITTURA LA “CORREZIONE” DELLA SENTENZA DELL’ALTRO PROCESSO IMI-SIR CHE LO HA CONDANNATO DEFINITIVAMENTE, PER EVITARE LA INTERDIZIONE DAI PUBBLICI UFFICI E RIMANERE COSI SENATORE DELLA REPUBBLICA, ALTRIMENTI PRESTO DOVRÀ ABBANDONARE TUTTI GLI INCARICHI.
Raffaele B.


REPUBBLICA
Sme, depositate le motivazioni "La corruzione è avvenuta a Roma"
6 dicembre 2006

"La prova sono i due passaggi di denaro descritti dalla Ariosto"
E alla Camera Previti annuncia ricorso: "Datemi più tempo"


ROMA - Il processo Sme non poteva essere celebrato a Milano perché i pagamenti corruttivi sono avvenuti a Roma. La VI sezione penale della Cassazione ha depositato le motivazioni, in 31 pagine, della sentenza con la quale lo scorso 30 novembre ha annullato senza rinvio le sentenze di condanna per gli imputati del processo Sme (Cesare Previti, Renato Squillante e Attilio Pacifico) e ha disposto il trasferimento del fascicolo, per competenza territoriale, alla Procura di Perugia.

Questa rapidità (di solito le sentenze vengono depositate dopo 30 giorni dalla camera di consiglio) potrebbe servire per accelerare l'iter della ripresa processuale per Sme. La prescrizione del procedimento, infatti, è prevista per il prossimo 30 aprile.
Secondo la Cassazione ci sarebbero state "due dazioni localizzate in modo univoco e preciso" nella casa di Previti a Roma e presso il circolo Canottieri Lazio, constatate dal teste Stefania Ariosto e relative "non a contatti illocalizzabili, anticipatori di un successivo deposito in banca", ma "a consegna diretta dal corruttore al corrotto".

I due episodi "costituivano la più rilevante e comprovata concretizzazione - osservano gli 'ermellini' - delle “erogazioni in denaro contante”, contestate nel capo di imputazione" per cui Pacifico, Previti e Squillante erano stati condannati in appello per corruzione a pene comprese tra i 7 e i 4 anni di reclusione, e di esse, quindi, "doveva necessariamente tenersi conto ai fini della determinazione della competenza territoriale".

Nel frattempo Previti ha chiesto più tempo al comitato per le incompatibilità della giunta delle elezioni della Camera: almeno un mese. Così potrà presentare un ricorso in Cassazione per chiedere la "correzione" della sentenza Imi-Sir (condanna definitiva e interdizione dalle cariche pubbliche, quindi anche da parlamentare) alla luce di quella sulla vicenda Sme.

Il Comitato, che si occupa di preparare il lavoro istruttorio, si riunirà di nuovo giovedì prossimo e dovrà dibattere sulla questione basandosi anche su una ricca documentazione fornita da Previti. A quel punto, farà la sua proposta alla Giunta.

domenica, dicembre 03, 2006

CASO PREVITI – LA CASSAZIONE CAMBIA PARERE

UN "CAVILLO" PROCEDURALE ED UNA LEGGE AD HOC, LA COSIDDETTA “EX.CIRIELLI”, HANNO PRODOTTO IL “MOSTRO GIURIDICO” CHE LASCIA “IMPUNITI” QUESTI IMPUTATI ECCELLENTI LA CUI “COLPEVOLEZZA” NON È MESSA IN DISCUSSIONE PERCHÉ CONDANNATI SIA IN TRIBUNALE CHE IN CORTE D’APPELLO.

I GIUDICI DELLA CASSAZIONE NON SONO ENTRATI NEL “MERITO” DEI FATTI CONTESTATI MA SI SONO LIMITATI A FAR VALERE L’ART.11 “I PROCEDIMENTI IN CUI UN MAGISTRATO ASSUME LA QUALITÀ D’IMPUTATO SONO DI COMPETENZA DEL GIUDICE CHE HA SEDE NEL DISTRETTO DI CORTE D’APPELLO PIÙ VICINO". UNO DEI TRE IMPUTATI ERA INFATTI RENATO SQUILLANTE, IL GIUDICE CONDANNATO PER CORRUZIONE.

IN QUESTO CASO PERÒ, "INSPIEGABILMENTE" LA CASSAZIONE HA “CAMBIATO” PARERE PERCHÉ LA STESSA, IN SEDE CAUTELARE, OVVERO SUI RICORSI PRESENTATI CONTRO GLI ORDINI DI CATTURA EMESSI NEL LONTANO 1996, AVEVA “RESPINTO” LA QUESTIONE DI COMPETENZA TERRITORIALE COSÌ COME LE SEZIONI RIUNITE, NEL GENNAIO DEL 2003, AVEVANO RESPINTO LA RICHIESTA DI TRASFERIRE IL PROCESSO A ROMA PER LEGITTIMA SUSPICIONE.

INOLTRE LA CASSAZIONE “ANNULLA” NON SOLO LA SENTENZA DELLA CORTE D’APPELLO MA ANCHE QUELLA DEL TRIBUNALE “RINVIANDO” IL TUTTO ALLA MAGISTRATURA DI PERUGIA E VISTO I TEMPI, SCATTERÀ INEVITABILMENTE LA EX-CIRIELLI: LA PRESCRIZIONE CHE “ASSOLVERÀ” DI FATTO TUTTI GLI IMPUTATI.

LA LORO DIFESA ANZICHÉ ESSERSI ESERCITATA ALL’INTERNO DEI PROCESSI SI È CONCENTRATA A “SOTTRARSI” AD ESSI CON CONTINUE RICHIESTE DI RINVII ED ISTANZE DI RICUSAZIONE DEI GIUDICI PER SPOSTARE I PROCESSI STESSI IN ALTRE SEDI.

SE NEL FRATTEMPO NON SI RIUSCIRÀ AD "ANNULLARE" LA EX-CIRIELLI, QUESTI SIGNORI LA PASSERANNO LISCIA “SOTTRAENDOSI” IN MODO DEFINITIVO AL PROCESSO PER L’ACCERTAMENTO DI TUTTA LA VERITÀ ALLA QUALE COME SI SA È COINVOLTO IL CAVALIERE QUALE MANDANTE.
Raffaele B.

RICORDIAMO LE 15 LEGGI SUL "CONFLITTO D'INTERESSI" FATTE DAL EX-GOVERNO DI CENTRODESTRA CUI 6 RIGUARDANO LA GIUSTIZIA:

1. Legge sulle rogatorie internazionali che le rende più complesse
2. Abolizione della tassa sulle successioni e donazioni per i grandi patrimoni
3. Depenalizzazione del falso in bilancio nella disciplina dei mercati finanziari
4. Scudo fiscale
5. Condono fiscale
6. Legge Cirami sul legittimo sospetto
7. Lodo Schifani sulla sospensione dei processi alle alte cariche dello stato
8. Decreto spalma-debiti per le società sportive
9. Decreto salva Rete4
10. Legge Gasparri di riforma del sistema radiotelevisivo nazionale
11. Legge Frattini sul conflitto d’interessi
12. Previdenza complementare che favorisce il sistema assicurativo
13. Norme sul digitale terrestre che finanziano la vendita di decoder
14. Legge ex Cirielli che accorcia i termini di prescrizione di molti reati
15. Inappellabilità delle sentenze di proscioglimento


LASTAMPA
Sme, la Cassazione "assolve" Previti
PAOLO COLONNELLO 3/12/06
Il processo drovrà essere rifatto a Perugia, ma già in primavera subentrerà la prescrizione

MILANO - «Ritenuta l’incompetenza territoriale del tribunale di Milano, si annulla l’impugnata sentenza, e anche quella emessa in primo grado, e si dispone la trasmissione degli atti alla procura della Repubblica di Perugia. Si dichiara inammissibile il ricorso della Cir». Ore 20 e 15 minuti: a distanza di 11 anni dalla nascita dell’inchiesta i giudici della sesta sezione della Corte di Cassazione fanno calare definitivamente il sipario sul processo a Cesare Previti, Renato Squillante e Attilio Pacifico per la corruzione in atti giudiziari nella vicenda Sme. Perché i tempi di prescrizione si concluderanno il 30 aprile prossimo e nessuna procura, nessun tribunale, tantomeno quello di Perugia, riuscirà mai a celebrare alcunché. Uno schiaffo senza precedenti alla procura di Milano che si vede azzerare anni d’indagini e di dibattimenti nei cinque minuti che trascorrono per la lettura del secco dispositivo della sentenza.

Un verdetto che non entra nel merito dei fatti per i quali gli imputati, dopo una serie di progressivi prosciugamenti dei capi d’accusa, erano stati ritenuti colpevoli fino in Appello: ovvero un bonifico di 434 mila dollari, di provenienza Fininvest, transitati dal conto svizzero di Previti a quello di Squillante. Ma si limita a far valere l’articolo 11 del codice di procedura penale, più volte evocato nel corso dei processi e sempre respinto dai giudici milanesi: «I procedimenti in cui un magistrato assume la qualità d’imputato... sono di competenza del giudice che ha sede nel distretto di corte d’appello più vicino...». È solo in base a questa norma che i giudici di terzo grado, presidente Giovanni De Roberto, prendono la loro decisione, annullando non solo le sentenze di condanna a carico dell’ex parlamentare di Forza Italia (5 anni), dell’ex giudice Renato Squillante (sette anni) e dell’avvocato Attilio Pacifico (4 anni) ma, nei fatti, l’intero processo. Una pietra tombale sull’accertamento della verità.

La sconfitta più pesante mai subita dalla Procura di Milano nella lunga saga dei processi contro Cesare Previti, sul quale pende ormai la sola condanna definitiva a sei anni di reclusione per la vicenda Imi-Sir. Sconfitta ancor più dolorosa se si pensa che la stessa Cassazione, in sede cautelare, ovvero sui ricorsi presentati contro gli ordini di cattura emessi nel lontano 1996, aveva respinto la questione di competenza territoriale così come le sezioni riunite, nel gennaio del 2003, avevano respinto al richiesta di trasferire il processo a Roma per legittima suspicione.

Cala il sipario sul processo Previti e cala un silenzio cupissimo tra i corridoi della procura milanese, dove nessun magistrato si sente di commentare la decisione, inappellabile, dei giudici di terzo grado. Piange nell’aula del Palazzaccio romano Carla Previti, la figlia di Cesarone, mentre i suoi legali esultano, parlando di «soddisfazione incredibile». «È la vittoria migliore per noi che chiedevamo un processo giusto, dove uno dei presupposti appunto è l’assegnazione del giudice naturale - dice al telefono l’avvocato Alessandro Sammarco -. La cosa incredibile è che abbiamo dovuto lottare dieci anni per un diritto garantito dalla Costituzione. Avevamo dunque ragione a difenderci da un processo ingiusto. E il risultato alla fine è devastante per la giustizia: non si arriva a una verità e la responsabilità di tutto ciò è dell’incompetenza dei magistrati che hanno guidato questi processi. Bisognerebbe chiedere una spiegazione alla Boccassini, a chi ha proceduto e perseverato su questa strada. D’altronde il Parlamento lo aveva detto fin da subito respingendo la richiesta di arresto per Previti nel ’97, parlando di fumus persecutionis perché Milano non era competente».