mercoledì, dicembre 19, 2007

ECONOMIA - IL SORPASSO DELLA SPAGNA

NONOSTANTE LA SPAGNA PARTA DA UNA CONDIZIONE STORICA PEGGIORE, OGGI ESSA SUPERA L'ITALIA SUL PIL PRO-CAPITE.

NEGLI ULTIMI TRENT'ANNI, DALLA FINE DEL FRANCHISMO, I NOSTRI CUGINI HANNO FATTO PASSI DA GIGANTE RECUPERANDO L'ARRETRATEZZA SIA NEL CAMPO DELL'ECONOMIA CHE IN QUELLO DELLA DEMOCRAZIA.

NEGLI ULTIMI 10 ANNI LA CRESCITA SPAGNOLA È STATA IN MEDIA PIÙ DEL DOPPIO DELL'ITALIA E NEGLI ULTIMISSIMI LA CRESCITA ITALIANA È ANDATA DIMINUENDO. ERA QUINDI PREVEDIBILE CHE CI SAREBBE STATO IL SORPASSO.

L'ITALIA SCONTA UN "IMMOBILISMO" DEL SISTEMA POLITICO DA OLTRE 15 ANNI. IN QUESTI ANNI IL PAESE HA "DILAPIDATO" IL TEMPO E LE RISORSE A "LITIGARE" IN CONTINUAZIONE TRA LE COALIZIONI E LE VARIE FAZIONI POLITICHE.

NEL FRATTEMPO GLI ALTRI PAESI E LA SPAGNA IN PARTICOLARE, HANNO REALIZZATO UN SISTEMA POLITICO "STABILE" ED "EFFICIENTE" CHE HA PERMESSO IN POCHI ANNI A QUESTO PAESE, COME A TUTTI GLI ALTRI, D'ALTRONDE, DI "RIORGANIZZARE" IL SISTEMA "AMMINISTRATIVO" E "PRODUTTIVO" IN MODO TALE DA ESSERE OGGI IN GRADO DI REGGERE IL “MERCATO GLOBALE”.

LA MAGGIOR PARTE DEL CENTRO E DELLA SINISTRA SPAGNOLA HANNO AVUTO LA CAPACITÀ DI ORGANIZZARSI DENTRO UN UNICO GRANDE PARTITO SOCIALISTA CONTENDENDOSI IL POTERE CON UN ALTRO GRANDE PARTITO POPOLARE DI CENTRO-DESTRA.

INSIEME HANNO DATO VITA AD ALTERNANZE VIRTUOSE CHE HANNO PRODOTTO QUESTI RISULTATI. LA SPAGNA PERÒ NON SI FERMA, CONTINUA COME UN TRENO, MENTRE L'ITALIA RESTA PRATICAMENTE FERMA.

È EVIDENTE ALLORA CHE FINTANTO CHE IL NOSTRO PAESE RESTA IN "BALIA" DI UN SISTEMA "BLOCCATO" CHE NON GLI PERMETTE DI "DECIDERE" "RAPIDAMENTE" SULLE "RIFORME IMPORTANTI" NON SE NE ESCE E IL "DECLINO ECONOMICO" SARÀ LA CONSEGUENZA LOGICA CHE NE SEGUIRÀ CON GRAVE RIPERCUSSIONE SUL FUTURO DEI CITTADINI E SULLA NOSTRA DEMOCRAZIA.

NE GONSEGUE ORMAI CHE ABBIAMO RAGGIUNTO IL "PUNTO DI NON RITORNO" OLTRE IL QUALE O SI "RIORGANIZZA" IL "SISTEMA POLITICO" OPPURE NON VE NE SARÀ PIÙ IL TEMPO PER FARLO, PERCHÈ DA NOI I "GOVERNI" A TUTTI I LIVELLI, CON I POTERI CHE HANNO, POSSONO SOLO FARE "PICCOLE RIFORME" (QUANDO VA BENE), PER QUANTO "NECESSARI" MA NON PIÙ "SUFFICIENTI" PER RISOLLEVARE LE SORTI DEL PAESE.

LA POLITICA È COSÌ "MALATA" CHE NON POTRÀ MAI "GUARIRE" IL PAESE. NEMMENO SE CI PROVASSE VERAMENTE.

SOLO SE LA POLITICA "GUARISCE" SE STESSA “AUTORIFORMANDOSI” IN MODO ADEGUATO POTRÀ A SUA VOLTA "GUARIRE" IL PAESE FACENDOLO DIVENTARE UN "PAESE NORMALE" IN POCHI ANNI. PROPRIO COME HA FATTO LA SPAGNA.
Raffaele B.

ILSOLE24ORE
La lunga marcia di Madrid
di Mario Margiocco
19 Dicembre 2007


La marcia economica dell'Italia è stata assai più lunga e di maggior successo di quella spagnola, più di un secolo contro 40 anni. Con l'ingresso quasi mezzo secolo fa fra le maggiori potenze economiche mondiali. Ma l'indicazione data due giorni fa da Eurostat secondo cui il Pil pro capite spagnolo ha battuto quello italiano, fatto senza precedenti nel 900, lancia un segnale di allarme. Abituati a confrontarsi con la Francia, più strutturata ma con una ricchezza media delle famiglie assolutamente analoga a quella italiana, ci si trova battuti su una classifica non onnicomprensiva, ma citatissima e indicativa, dalla Spagna. Vuol dire che l'anno scorso gli spagnoli hanno prodotto più ricchezza, a testa, degli italiani. Il che implica alle spalle un sistema economico e amministrativo che, sia pure più piccolo di un quarto rispetto a quello italiano, ha funzionato assai meglio.
La ricetta è nota: classe politica e amministrativa migliore, banche più strutturate, maggiore apertura internazionale. In media la crescita del Pil è stata del 3,8% all'anno negli ultimi 10 anni, più del doppio di quella italiana. I consumi privati sono aumentati del 4% all'anno contro una media del 2% nell'area euro. Il debito pubblico è sceso dal 70% del Pil nel 96 al 40%, in forte contrasto con la persistenmza in Italia di un debito oltre il 100% della ricchezza prodotta. «Le quattro chiavi del successo spagnolo sono l'aumento della forza lavoro, grazie a maggiori impieghi nazionali, immigrazione, minore disoccupazione, migliore qualità di operai e impiegati, più apertura internazionale, e più innovazione", dice Stefan Bergheim, economista di Deutsche Bank Reserach, autore di un recente ed elogiativo studio sull'economia spagnola, destinata a crescere «e a superare non solo l'Italia, ma anche la Germania come Pil pro capite nel 2020».
La Spagna, a differenza dell'Italia, non ha trascorso gli ultimi 15 anni della politica a decidere poco e a litigare, astiosamente e senza esclusione di colpi a volte, molto.Il sorpasso ricorda inoltre che nelle grandi classifiche, quelle che l'Italia è stata ed è così fiera di avere scalato a partire dalla fine degli anni 50, si entra ma anche si esce.Al momento la fiducia internazionale nella capacità dell'Italia di mantenere la posizione acquisita fra le nazioni più ricche della terra è bassa. Goldman Sachs, McKinsey e altri ancora hanno fatto proiezioni di come potrebbe essere ripartita la ricchezza nel Globo fra 30-40 anni: tutti fanno compiere all'Italia un salto di categoria, al ribasso. Verso la metà dell'attuale secolo, secondo queste proiezioni sempre da prendere con le pinze, l'Italia lascerebbe il club dei Paesi ricchi, dove tutti gli altri attuali soci saranno riusciti a rimanere nonostante le grosse redistribuzioni internazionali dei capitali, e passerebbe in quella dei semi-ricchi. Non saremmo più in compagnia di Francia e Germania ma di Messico e Corea del Sud.
La demografia, con l'eccezionale peso dell'invecchiamento in Italia, condiziona molto il gudizio. E così le debolezze del sistema universitario e di ricerca, che spende sproporzionatamente rispetto a quanto produce. «Per anni pensavo che in Italia ci fosse soltanto la Bocconi, perché quasi tutti gli allievi italiani che avevo avuto venivano da quella scuola», ha detto recentemente il Nobel 2007 per l'economia, Eric Maskin.
L'unica cosa che si può aggiungere è che c'è sempre stato scetticismo sulle capacità italiane di arrivare ad essere una importante nazione industriale e, da 30 anni, di riuscire a mantenere quel ruolo. Uno scetticismo causato probabilmente anche dal fatto che l'Italia ufficiale sembra spesso non adatta al compito.
La Spagna ha i suoi punti deboli, e al momento il forte squilibrio delle partite correnti, che hanno un rosso più che triplo di quello italiano nel 2007, è pari a quasi il 10% del Pil contro il 2,4% italiano. Sono l'altra faccia dell'ottimismo spagnolo, che consuma più di quanto produce. Ma il debito pubblico indica che, a differenza di quanto fatto dall'Italia, gli spagnoli non presentano il conto allo Stato.

domenica, dicembre 09, 2007

UNIONE DELLE SINISTRE MA NELLA FEDERAZIONE

IL VENTO DELLE UNIFICAZIONI E SEMPLIFICAZIONE DEL QUADRO POLITICO-ISTITUZIONALE VA AVANTI E SI FA SENTIRE ANCHE ALLA SINISTRA DEL PD, E QUESTO È UN BENE.

MA QUELLO CHE SI PROFILA È AL MASSIMO UNA FEDERAZIONE DI PARTITI CON ALTRETTANTI CAPI E GRUPPI DIRIGENTI TANTI QUANTI SONO I PARTITI CHE LO COSTITUISCONO E CHE PER QUESTO NON SI SCIOLGONO.

LO STESSO DIRIGENTE STORICO DELLA SINISTRA PIETRO INGRAO AUSPICA UNA VERA UNITÀ PERCHÈ IL TEMPO SI È ESAURITO. LE INSANABILI DIVERSITÀ RENDONO PERÒ DIFFICILE QUESTO COMPITO A QUESTI PARTITI.

LA VERA UNITÀ SAREBBE STATA LA “CONFLUENZA” IN UN “SOLO PARTITO” CON UN “SOLO CAPO” E UN “SOLO GRUPPO DIRIGENTE”. UN GRANDE INVESTIMENTO POLITICO CHE HA FATTO FINORA SOLO IL PD E CHE NON SEMBRA SIANO IN GRADO DI FARE GLI ALTRI PARTITI DI QUESTO PAESE.

QUINDI CON LA "FEDERAZIONE" SI “FABBRICA” SOLO LA FACCIATA DELL'UNITÀ MA SI LASCIA DENTRO LE COSE COME PRIMA.

ANCHE A DESTRA AVREBBERO VOLUTO LA FEDERAZIONE PER LO STESSO PRINCIPIO. TUTTO CIÒ PERÒ NON SEMPLIFICA IL SISTEMA POLITICO-ISTITUZIONALE ED A SOFFRIRNE E' LO STATO, OVVERO IL PAESE INTERO ED I SUOI CITTADINI.

ORMAI È DIVENTATO CHIARO ANCHE AI PIÙ DISATTENTI CHE UN SISTEMA POLITICO CON TANTI PARTITI PICCOLI SIA A DESTRA CHE A SINISTRA "IMPEDISCE" LO “SVILUPPO” IN TUTTI I “CAMPI” E NON PERMETTE PIÙ ALL’ITALIA DI “COMPETERE” EFFICACEMENTE CON GLI ALTRI PAESI EUROPEI E DEL RESTO DEL MONDO.

SE SI CONTINUA COSI ANCORA PER QUALCHE ANNO IL “DECLINO” DIVENTERÀ “INEVITABILE” CON GRAVI CONSEGUENZE PER TUTTI.

L'INTERA MACCHINA STATALE DOVRÀ ESSERE "RIDISEGNATA" PER ADEGUARLA ALLE NUOVE “CONDIZIONI”, PER ESSERE IN GRADO DI GUIDARE UN “NUOVO SVILUPPO”, LA NECESSARIA “RIDISTRIBUZIONE DELLA RICCHEZZA” E INFINE LA “GIUSTIZIA GIURIDICA E SOCIALE”.

LA LEGGE ELETTORALE È LA MADRE DI TUTTE LE RIFORME E QUELLA ATTUALMENTE IN VIGORE “LA PORCATA” VA CAMBIATA, LO RICONOSCONO TUTTI. I PARTITI PERCIÒ DEVONO AVERE IL CORAGGIO DI "PENSARE" AL PAESE ANZICHÈ AI PROPRI “INTERESSI DI BOTTEGA” NEL CAMBIARLA.

SE INVECE SI RIPROPORRÀ UN “FALSO CAMBIAMENTO” CON GLI STESSI NUMEROSI SOGGETTI DENTRO MENTITE SPOGLIE DI “FEDERAZIONI” CON LA "SCUSA" ORMAI NON PIÙ SOSTENIBILE CHE BISOGNA DARE “RAPPRESENTANZA” A TUTTI I CITTADINI (VALE A DIRE ANCHE A PICCOLI GRUPPI), IL SISTEMA NON SI SEMPLIFICHERÀ E CONTINUERANNO I “VETI” DEI PICCOLI PARTITI IN OGNI “SEDE DECISIONALE” E TUTTI I GOVERNI E/O ISTITUZIONI NON RIUSCIRANNO A CONTRASTARE IN MODO EFFICACE LA “PARALISI” CHE ATTANAGLIA IL PAESE ORMAI DA ANNI.

SE VOGLIAMO DIVENTARE UN PAESE “NORMALE” ED “EUROPEO” PER DAVVERO E RECUPERARE IL TERRENO PERDUTO, I PARTITI PICCOLI DEVONO ACQUISIRE IL “CORAGGIO” DI SACRIFICARE LE LORO "IDENTITÀ" ORMAI "OBSOLETE" (UTILE SOLO A SE STESSI MA NON AL PAESE) A SOGGETTI UNICI CHE PARLANO CON UNA SOLA VOCE
.

SE SI FACESSE ANCHE E SOLO QUESTO SAREMMO GIÀ A METÀ DELL'OPERA
Raffaele B.

CORRIERE DELLA SERA
Sinistra Arcobaleno, «puntiamo al 15%»
I leader: «Competeremo da sinistra col Pd».
Ingrao: «Unitevi». Giordano: «Lavoriamo per liste comuni»

09 dicembre 2007

ROMA - Non è un partito ma un "soggetto unitario", non ha la falce e il martello nel simbolo (o forse, come dice Diliberto, ne ha due), vuole competere da sinistra con il Partito Democratico di Walter Veltroni puntando a raccogliere il 15% dei voti, e dice che non intende far cadere il governo di Romano Prodi, a cui chiede però una "svolta" a gennaio. È la Sinistra - l'Arcobaleno, nata ufficialmente alla Fiera di Roma dopo due giorni di assemblea e tenuta a battesimo al canto di "Bella Ciao" (intonata dai leader di Rifondazione Comunista, Pdci, Sinistra Democratica, mentre i Verdi hanno preferito non cantare).

LA CARTA - «Siamo impegnati nella costruzione di un un nuovo soggetto unitario, plurale, federativo», che punta alla costruzione di una «sinistra politica rinnovata», recita la "Carta d'intenti" letta alla fine degli "Stati generali" della nuova formazione. "Sa" avrà come simbolo l'arcobaleno e non la falce e martello, che però spicca ancora sui distintivi di Rifondazione Comunista e del Partito dei Comunisti italiani. I principi a cui fa riferimento la nuova formazione sono "uguaglianza, giustizia, libertà", ma anche "pace, dialogo di civiltà, valore del lavoro e del sapere, centralità dell'ambiente" e ancora "laicità dello stato" e "critica dei modelli patriarcali e maschilisti", dice ancora la Carta, letta dal palco della Fiera alla presenza del segretario del Prc Franco Giordano, del leader del Pdci Oliviero Diliberto, del presidente dei Verdi, il ministro dell'Ambiente Alfonso Pecoraro Scanio, e del coordinatore di Sd, il ministro dell'Università Fabio Mussi.

"LANCIAMO UNA SFIDA AL PD" - Se Pecoraro Scanio ha detto esplicitamente nel suo intervento che Sinistra Arcobaleno deve «puntare a superare il 15% dei voti per essere una forza di governo», Giordano, che guida il partito più grande della federazione, ha aggiunto che «da oggi lanciamo una sfida sull'egemonia al Pd», il nuovo partito di centrosinistra nato dall'incontro di Ds e Margherita. «Lavoriamo per presentare alle prossime scadenze elettorali liste comuni con un simbolo comune», ha spiegato Giordano (il prossimo importante turno elettorale previsto è quello del 2009, con il voto per il Parlamento europeo, dove le quattro formazioni di "Sa" siedono attualmente in gruppi diversi). Il leader del Prc ha anche difeso la richiesta di una verifica di governo a gennaio, e ha detto che gli attacchi alla stabilità dell'esecutivo vengono non dalla sinistra ma da "voltagabbana" di centro, in chiara polemica con la senatrice del Pd Paola Binetti, che in settimana non ha votato la fiducia al governo sul decreto sicurezza per un passaggio relativo alla discriminazione degli omosessuali, ma anche con i liberaldemocratici di Dini e con l'Udeur. «Abbiamo riconquistato un peso, non possiamo accettare che un voltagabbana di turno conti più di un terzo della coalizione» ha detto Giordano. E a proposito dei rapporti con il governo Prodi, il segretario dei Comunisti italiani, Oliviero Diliberto, ha ribadito il suo scetticismo sulla verifica: «Bisogna vedere i fatti concreti che ci verranno proposti. Prima della verifica c'è stato il programma elettorale, poi Caserta, poi il dodecalogo ma dopo di allora non è stato fatto nulla». «Allora è inutile vedersi - conclude - se poi non si rispettano gli accordi».

INGRAO: UNITEVI - Grande protagonista della giornata di chiusura è stato Pietro Ingrao. Sciarpa rossa al collo e bastone in mano, è arrivato all'assemblea dopo la "diserzione" del sabato e il colloquio con 'La Stampa' in cui criticava il progetto di aggregazione con l'ala radicale per la sua eccessiva lentezza. Parole che non hanno però raffreddato l'affetto del suo "popolo": Ingrao è stato infatti accolto da una lunghissima ovazione delle migliaia di militanti presenti. «Io vi dico solo una cosa - ha scandito Ingrao ai presenti - unitevi, unitevi. Dovete fare presto perché la situazione urge e i problemi della vita quotidiana non possono ritardare».

VENDOLA - Applausi anche per Nicky Vendola. «Questo deve essere il nostro cimento del futuro - ha affermato il Governatore della Puglia -. Un parto, un partire, non so se un partito, ma certo una costituente, un soggetto che sappia leggere il cuore della nostra società. Una sinistra - scandisce Vendola - che non è un bignami di ciò che fummo. È doloroso uscire da se stessi, si teme di perdere il proprio patrimonio, ma oggi è necessario. C'è una poesia di Pasolini che dice che "il vento del futuro non cessa di ferire". Ecco, nel parto c'è il dolore, c'è sempre, ma c'è anche la gioia di una nascita». All'assemblea ha partecipato anche Fausto Bertinotti. Ai giornalisti il presidente della Camera ha riservato poche battute: «Sono molto contento, per imparare a nuotare bisogna buttarsi nell'acqua. Oggi mi pare ci sia un grande tuffo».

IRRUZIONE COMITATI - Durante i lavori c'è stato anche un fuori-programma: i 300 manifestanti del comitato "No Dal Molin", giunti da Vicenza per chiedere risposte sulla sospensione dei lavori per la costruzione della base Nato Usa, hanno fatto irruzione nella sala plenaria dove si sta svolgendo l’assemblea. I manifestanti hanno bloccato per un po' gli interventi previsti in scaletta e sono stati accolti dai militanti delle sinistre da fischi e applausi.

domenica, dicembre 02, 2007

ETICA - PAPA RATZINGER CONTRO L'ONU

LA DENUNCIA DI PAPA RATZINGER, SECONDO LA QUALE LE AZIONI DELLE ORGANIZZAZIONI INTERNAZIONALI TRA CUI L'ONU SONO IMPRONTATE SOLTANTO SULLE RAGIONI POLITICHE E NON ETICHE CIOÈ AL "RELATIVISMO ETICO", HA PRODOTTO UNA SORTA DI INCIDENTE DIPLOMATICO COME MAI AVVENUTO IN PASSATO.

SECONDO IL PAPA QUESTE ORGANIZZAZIONI NON TENGONO CONTO DELLA “LEGGE MORALE NATURALE” E DELLA “DIGNITÀ DELL'UOMO” E SONO PER QUESTO INCURANTI DEI BISOGNI DEI POPOLI PIÙ POVERI.

L'ONU RISPONDE CHE LA SUA ETICA È QUELLA DELLA “DIFESA DEI DIRITTI UMANI” SANCITI DALLA DICHIARAZIONE UNIVERSALE DEI DIRITTI DELL'UOMO FIRMATA A PARIGI IL 10-DIC-1948. RIBADISCE INOLTRE CHE I PRINCIPII CONTENUTI IN QUELLA CARTA COSTITUISCONO ORMAI IL PROPRIO DNA CHE NE GUIDA L'AZIONE DA ALLORA E CHE TALI PRINCIPII NON SONO MAI NEGOZIABILI.

QUINDI L'ONU RESPINGE SIA LE ACCUSE DI RIFIUTARE LA "LEGGE MORALE NATURALE" CHE DI ESSERE CONDIZIONATO DALLA “PRESSIONE IDEOLOGICA”.

IL VATICANO RENDENDOSI CONTO DI AVERLA FATTA GROSSA CORRE AI RIPARI CON PRECISAZIONI E DISTINGUO AL FINE DI RIDURRE LA PORTATA DELL'INCIDENTE ANCHE NELLA PROSPETTIVA DELLA VISITA ALL'ONU DEL PAPA IL 18 APRILE PROSSIMO.
Raffaele B.

NOI PRESS LA FAMIGLIA ITALIANA
La denuncia del Papa: “Il relativismo etico domina l’Onu”
sabato 1 dicembre 2007

Le discussioni in seno all’Onu e alle altre organizzazioni internazionali sono carenti perché sono improntate al “relativismo etico” e cercano un consenso “manipolato dalla pressione ideologica” o “condizionato da interessi di breve termine”.
Lo ha denunciato Papa Benedetto XVI parlando ad un centinaio di rappresentanti delle più importanti Ong di ispirazione cattolica accreditate presso le istituzioni delle Nazioni Unite.
Secondo Benedetto XVI, infatti “le discussioni internazionali sembrano caratterizzate da una logica relativistica che vorrebbe considerare come sola garanzia di una pacifica coesistenza tra i popoli un rifiuto di ammettere la verità sull’uomo e la sua dignità, senza dire nulla sulla possibilità di un’etica fondata sul riconoscimento di una legge morale naturale”.
“Ciò ha condotto, in realtà, - ha evidenziato il Santo Padre- all’imposizione di una nozione della legge e della politica che alla fine genera consenso tra gli Stati - un consenso condizionato da interessi di breve termine o manipolato dalla pressione ideologica - considerato l’unica vera base delle norme internazionali”.

E “i frutti amari di questa logica relativistica - ha osservato Papa Ratzinger - sono purtroppo evidenti”.
Il Papa ha citato quindi come esempi palesi di quest’atteggiamento il “tentativo di considerare come diritti umani le conseguenze di certi stili di vita auto-centrati” (con chiaro riferimento all’interruzione di gravidanza), la “mancanza di preoccupazione per i bisogni economici e sociali delle nazioni più povere”, il “disprezzo per la legge umanitaria e la difesa selettiva dei diritti umani”.

Benedetto XVI ha pertanto incoraggiato le Ong cattoliche a “contrastare il relativismo in modo creativo, presentando la grande verità sull’innata dignità dell’uomo e i diritti derivati da questa dignità”.
Per il Papa bisogna infatti “promuovere come un insieme quei principi etici che, per la loro natura e il loro ruolo di fondamento della vita sociale, rimangono non negoziabili”.
Questo, a sua volta, permetterà di costruire una risposta più adeguata sui molti temi oggi in discussione a livello internazionale e, soprattutto, aiuterà a portare avanti specifiche iniziative segnate “dallo spirito della solidarietà e della libertà”.


UNITA
L'Onu risponde al Papa La nostra etica? I diritti umani
L'accusa di «relativismo morale»

Altro che relativismo morale, noi siamo fondati sui diritti umani. Le Nazioni Unite non ci stanno a subire le accuse che arrivano dalla Santa Sede e rivendicano il fondamento dell’Onu, la dichiarazione universale dei diritti dell'uomo. Un botta e risposta che non capita tutti i giorni, certo. Da una parte Papa Benedetto XVI e le sue critiche alle organizzazioni internazionali che «mancano di etica». Dall’altra, le Nazioni Unite che un’etica ce l’hanno eccome, ed è quella della difesa dei diritti umani.

A rispondere al Papa è il portavoce dell’Onu, Farhan Haq: «Le Nazioni Unite – ha detto – nascono da un accordo tra Stati, ma non dimenticano che una delle pietre miliari dell'Onu è la Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo». Ovvero, quel documento firmato a Parigi quasi sessant'anni fa, il 10 dicembre 1948, che ha «innestato nel dna» dell'Onu quegli stessi principi etici di cui parla il Papa. Le Nazioni Unite, aggiungono dal Palazzo di Vetro, «ascoltano i popoli, le ong, gli attivisti per i diritti umani e i singoli parlamentari. Dobbiamo fare di più – spiegano – ma l'Onu cerca sempre di includere il maggior numero possibile di interlocutori».

Respinte così al mittente le accuse di rifiutare la «legge morale naturale» e di essere «manipolati dalla pressione ideologica», come aveva detto sabato mattina Benedetto XVI a un centinaio di rappresentanti delle ong cattoliche più importanti del mondo. I diritti umani, rivendicano da New York, «non sono negoziabili per loro natura e per il loro ruolo di fondamento della vita sociale».

Nel pomeriggio, prima che l’Onu esprimesse il suo dissenso, il Vaticano si era probabilmente già reso contro dell’incidente diplomatico scatenato dalle parole del Papa: Benedetto XIV, precisavano dalla Santa Sede, «non ha affermato che il relativismo morale domina le Nazioni unite e le altre organizzazioni internazionali ma che spesso “il dibattito internazionale appare segnato da una logica relativistica”». Il Papa, a dire il vero, aveva parlato dell’«imposizione di una nozione della legge e della politica che alla fine genera consenso tra gli Stati - un consenso condizionato da interessi di breve termine o manipolato dalla pressione ideologica - considerato l'unica vera base delle norme internazionali».

Dopo le polemiche tra Vaticano e Amnesty international sull'inclusione o meno dell'aborto tra i diritti umani, insomma, un’altra brutta giornata in Vaticano. Ma per qualcuno è solo colpa dei media. Sul blog Paparatzinger, un post dice: «Chiaramente i media non possono a lungo sopportare il concerto di lodi sull'Enciclica che sta riempiendo le loro pagine, allora si gettano, che dico, si inventano, una ragione per di nuovo attaccare il Santo Padre, cercare di discreditarlo. Posso dirlo? Mi fanno schifo».

Pubblicato il: 01.12.07
Modificato il: 01.12.07 alle ore 21.27

REPUBBLICA
Duro attacco del Papa all'Onu
"Dimentica la dignità dell'uomo"
1 dicembre 2007

Stizzita replica del palazzo di Vetro: "Il nostro è un accordo tra Stati. Siamo fondati
sui diritti umani e cerchiamo di parlare con il più alto numero di interlocutori"


ROMA - Papa Benedetto XVI denuncia la logica del "relativismo morale" che a suo avviso domina l'Onu e gli altri organismi internazionali. C'è un rifiuto, ha detto, a riconoscere la centralità della "legge morale naturale" e la difesa della "dignità dell'uomo". Le regole internazionali - ha proseguito il Pontefice - si basano solo su una ragione politica e non etica e ciò porta ad "amari risultati". E con il palazzo di Vetro si apre una lacerazione che se non è una frattura poco ci manca. Lo staff del segretario generale Ban Ki-Moon ci ha pensato su quasi mezza giornata e in serata è stato mandato avanti il portavoce dell'Onu Farhan Haq per precisare che "le Nazioni Unite nascono da un accordo tra Stati e si fondano sui diritti dell'uomo".
CONTINUA
……
Il prossimo 18 aprile il Pontefice visiterà il Palazzo di Vetro. "Il segretario generale dell'Onu Ban Ki-moon vuole parlare con il Papa di una grande varietà di argomenti" ha riferito Haq. L'agenda dell'incontro deve essere ancora discussa in dettaglio. E' possibile che sia posto anche per il "relativismo morale" delle organizzazioni internazionali.