sabato, ottobre 31, 2009

STEFANO CUCCHI – UN ALTRO OMICIDIO DI STATO?

Come nel caso di Federico Aldrovandi avvenuto nel 2005 a Ferrara per il quale quattro poliziotti furono alla fine di una ‘lunga battaglia’ condannati a 3 anni e 6 mesi di reclusione per ‘eccesso colposo’ che però grazie all’indulto del 2006 non sconteranno la sentenza, leggi Wikipedia. Comunque se la famiglia non avesse ‘combattuto’ contro un muro di gomma il caso sarebbe stato archiviato come morte accidentale.

Anche questo caso stava per prendere la stessa ‘direzione’ ma di fronte all’insistenza della famiglia che è riuscita a coinvolgere i media ed internet divulgando le foto strazianti delle condizioni in cui era ridotto Stefano, ora la magistratura se ne occupa sebbene con una accusa contro ‘ignoti’ (ma non erano le forze dell’ordine che lo tenevano in custodia?) e l’interessamento di tutte le forze politiche, poi si vedrà quali effettivamente!

Sembra evidente, alla luce delle precedenti esperienze, che la vicenda potrà avere un esito ‘concludente’ e che si potrà arrivare all’accertamento della ‘verità’ solo se si manterrà viva l’attenzione dei media e della gente e di quelle forze politiche a cui stanno veramente a cuore il funzionamento della giustizia. Altrimenti finirà con un nulla di fatto ed i ‘colpevoli’ resteranno impuniti e dopo verrà il turno di qualcun altro.

Infatti il ministro
La Russa ha già la ‘certezza’ che i carabinieri non c’entrano! Ma allora se non sono stati loro che l’hanno arrestato, chi è stato? Se il ministro sa qualcosa lo deve dire! Molte persone ‘coinvolte’ in questo caso non ‘parlano’ oppure fanno a ‘scaricabarile’ di responsabilità. Anche qui c’è il muro di gomma da ‘superare’ altrimenti si aggiungerà un altro ‘mistero’ ai già tanti ‘misteri’ di omicidi ‘inspiegabili’ cui le forze dell’ordine e quindi lo Stato sono ‘implicati’.

Attenzione! Si raccomanda solo pubblico adulto per vedere le ‘
Le immagini del corpo di Stefano Cucchi’. Consiglio altresì di leggere questo articolo su l’Antefatto.
Raffaele B.

http://www.youtube.com/watch?v=4uBUwuB6S1E
cioccolatoevaniglia
28 ottobre 2009
I familiari di Stefano Cucchi: "Vogliamo sapere che cosa è successo"
"Vogliamo sapere che cosa è successo", il padre e la sorella di Stefano Cucchi, non si spiegano la morte del ragazzo di 31 anni, avvenuta in circostanze non chiare all'Ospedale Pertini di Roma dopo l'arresto per possesso di 20 gr. di marijuana. Rainews24

*** ULTIMISSIMA ***
ILSOLE24ORE
Caso Cucchi: i Nas al Pertini a prendere la cartella clinica
31 ottobre 2009

Il presidente della commissione parlamentare d'inchiesta sul Servizio sanitario nazionale, Ignazio Marino, ha inviato i carabinieri del Nas al reparto destinato al ricovero dei detenuti dell'ospedale Pertini, dove è morto il detenuto Stefano Cucchi, per raccogliere tutta la documentazione disponibile presso il reparto stesso.

«La documentazione - ha sottolineato Marino - sarà messa a disposizione dell'ufficio di presidenza della commissione d'inchiesta per una prima istruttoria e mi auguro che dall'analisi del lavoro effettuato dai medici al momento del ricovero di stefano cucchi possano emergere elementi che aiutino a fare chiarezza su cosa sia realmente accaduto. Nei prossimi giorni la commissione deciderà anche se aprire formalmente un'inchiesta sulla vicenda dal punto di vista dell'efficienza, dell'efficacia e della qualità dell'assistenza medica.

Marino ha sottolineato che «si tratta di una tragedia che lascia sgomenti e anche per questo serve il massimo rigore nell'appurare la verità e tutte le eventuali responsabilità».
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L’UNITÀ
Stefano è stato assassinato. La Russa assolve i carabinieri
di Toni Jop
31 ottobre 2009
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«Omicidio preterintenzionale», l’ipotesi di reato è questa, l’ha formulata il pm romano Vincenzo Barba per chiarire le cause e le responsabilità della morte di Stefano Cucchi. Ma se Luigi Manconi non avesse sbattuto in faccia all’opinione pubblica questa vergogna, come sarebbe andata? Come tutte le altre volte, tutto si sarebbe spento con una notizia in cronaca. Invece, ecco la magistratura al lavoro, per ora contro ignoti. L’avvocato Fabio Anselmo si chiede perché «contro ignoti», dal momento che tutti gli spostamenti del ragazzo sono avvenuti in tempi certi e sempre sotto il «controllo» delle forze dell’ordine, quindi... Ma intanto si apre il fascicolo sotto lo sguardo di qualche milione di esseri umani che non si spiegano come sia possibile, oggi, finire i propri giorni tanto brutalmente - ieri le foto del corpo di Stefanohanno fatto il giro di mezzo mondo - tra le braccia dello Stato. Mentre dal roof garden politico e istituzionale del paese si alza un coro discretamente solidale: tutti vogliono chiarezza. Per ora pochi si chiedono perché dovesse stare in cella, in attesa di giudizio, un ragazzo che aveva in tasca un po’ di droga per uso personale.
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Nel coro, anche la voce di La Russa che tuttavia ci tiene a far sapere due cose. La prima: la sua convinzione «del comportamento corretto dei Carabinieri in questa occasione»; la seconda, meno elegante, è una precisazione a proposito della sua non competenza nel caso, dal momento che lui è ministro della Difesa e non dell’Interno o della Giustizia. Ma come sa che i carabinieri non c’entrano? Cosa sa? E se non sono stati i Cc, chi è stato?
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Sempre in area di maggioranza, Capezzone, il portavoce, trova il tempo di invocare che si evitino «i festival delle risse...e delle speculazioni» sulla sorte di un povero ragazzo morto «distrattamente » per cause naturali, come lascia intravvedere il referto del medico dell’ospedale Pertini di Roma. Ma aveva due vertebre rotte, il volto tumefatto, un occhio rientrato, segni di impatti violenti su tutto il corpo. E in sei giorni - tanto è durata l’agonia - non è riuscito a comunicare con un avvocato e nemmeno con la famiglia, tenuta in scacco per motivi che ora si possono solo immaginare e non sono commoventi. Un intero sistema ha operato con coerenza attorno alla morte di Stefano, a cominciare dalla legge attuale sulla tossicodipendenza. Ma chi lo ha ridotto in quelle condizioni? Torniamo indietro. La sera del 15 ottobre Stefano viene fermato dai carabinieri. All’una e trenta, con lui presente, perquisiscono l’abitazione di famiglia senza trovar niente di più di quel che già gli avevano sfilato dalle tasche. «Stava bene - ricorda la sorella Ilaria - e ci è stato detto di non preoccuparci, tanto sarebbe tornato a casa il giorno dopo, per così poco gli avrebbero dato i domiciliari ». Lo riportano via e lo ripresentano nell’aula del tribunale, a mezzogiorno. Lì, i famigliari constatano che il loro caro o è andato a sbattere contro un tir oppure...«Mio padre - spiega Ilaria - ha raccontato che aveva il viso gonfio e gli occhi tumefatti, irriconoscibile. Ma non gli ha chiesto nulla, quando se lo è trovato davanti, perché c’erano sempre i carabinieri accanto a lui e pensava che in poche ore sarebbe tornato a casa, lì avrebbe potuto chiarire cosa era successo ».
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Stefano viene visitato una prima volta alle 14 dello stesso giorno presso l’ambulatorio del Palazzo di Giustizia. Un arco di poche ore in cui stringere le indagini. Ma giusto ieri sera, il comandante provinciale dei Carabinieri Vittorio Tomasone ribadiva che «i Cc non hanno nulla a che fare con la morte del ragazzo e nemmeno con le ecchimosi», e rilanciava sostenendo che «noi lo abbiamo portato in tribunale dove ha parlato con il padre, dopodiché lo abbiamo consegnato agli agenti della polizia penitenziaria ». «Quindi - incalza l’avvocato Fabio Anselmo - vuol dire che l’hanno pestato il giudice e il Pm. Ci fa piacere che i Carabinieri dicano queste cose, noi non accusiamo nessuno, cerchiamo di vederci chiaro e non ce la facciamo, sa perché?», no, perché? «Il Pm non ci ha consegnato cartelle cliniche, niente foto dell’autopsia, si fa così?». Del resto, per tornare alla sensibilità del «sistema», conviene ricordare che la madre di Stefano ha saputo della morte del figlio solo quando è stata coinvolta nella procedura dell’autopsia. A nessuno era venuto in mente di non tenere in carcere un ragazzo epilettico con un po’ di droga in tasca e che aveva senza ombra di dubbio le ossa rotte. È diventato un caso nella piazza di Facebook, 12mila interventi on line. Capissimo che questa è la normalità, e non un caso.
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REPUBBLICA
Per la morte del giovane Aldrovandi poliziotti condannati a tre anni e 6 mesi
6 luglio 2009
I quattro agenti accusati di eccesso colposo nell'omicidio del ragazzo di 18 anni avvenuto nel 2005 a Ferrara. I genitori: "Volevamo che fossero restituiti rispetto e dignità a nostro figlio".
FERRARA - Il tribunale di Ferrara ha condannato a tre anni e sei mesi i
quattro poliziotti accusati di eccesso colposo nell'omicidio colposo di Federico Aldrovandi, il ragazzo di 18 anni morto il 25 settembre 2005 durante un intervento di polizia. Alla lettura della sentenza i genitori del ragazzo si sono abbracciati piangendo e in aula sono partiti applausi.

"Volevo che a mio figlio fossero restituiti giustizia, rispetto e dignità", ha detto il padre di Federico. "Mio figlio non era un drogato, era un ragazzo di 18 anni che amava la vita e che quella mattina non voleva morire". Sua moglie è sembra stata convinta della colpevolezza degli agenti: "Ci sono stati momenti in cui ho avuto paura che se la potessero cavare, ma in fondo ci ho sempre creduto. Ora quei quattro non devono più indossare la divisa".
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Inchiesta e processo hanno visto come parte fondamentale la famiglia Aldrovandi, la mamma Patrizia Moretti e il papà Lino, in prima linea per chiedere la verità, prima con il blog su Kataweb aperto nel gennaio 2006 e diventato uno dei più cliccati in Italia, poi lungo l'inchiesta e il processo, scanditi dalle perizie, dalla raccolta delle testimonianze, dalla ricostruzione faticosa delle cause della morte di Federico.
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Il pm Nicola Proto aveva chiesto condanne per tre anni e otto mesi a ciascuno dei quattro agenti. L'accusa è di aver ecceduto nel loro intervento, di non aver raccolto le richieste di aiuto del ragazzo, di aver infierito su di lui in una colluttazione imprudente usando i manganelli che poi si sono rotti. La parte civile, (Gamberini, Del Mercato, Anselmo e Venturi) ha ricostruito sotto quattro angolazioni diverse le difficoltà per raggiungere non la verità ma il processo stesso, sostenendo che la morte di Federico sia addebitabile alla colluttazione con gli agenti (nel corso della quale si ruppero due manganelli) e all'ammanettamento del giovane a pancia in giù con le mani dietro la schiena. Posizione che, secondo i loro consulenti, avrebbe causato un'asfissia posturale. A questa causa va aggiunta la tesi di un cardiopatologo dell'Università di Padova, il professor Thiene, secondo il quale il cuore avrebbe subito un arresto dopo aver ricevuto un colpo violento.

Per la difesa (Pellegrini, Vecchi, Bordoni, Trombini) l'agitazione del ragazzo quella mattina, prima e durante l'intervento di polizia, era dovuta all'effetto di sostanze assunte la notte prima al Link di Bologna con gli amici. Sostanze che lo avrebbe portato a uno scompenso di ossigeno durante la colluttazione. Tutte le difese hanno chiesto l'assoluzione piena degli imputati, che agirono rispettando le regole e il modus operandi previsto per interventi di contenimenti di persone fuori controllo (uso dei manganelli, metodo di ammanettamento e di contenzione o pressione sul corpo). Ancora oggi, tuttavia, nonostante l'intervento di oltre 15 tra i più affermati e riconosciuti esperti italiani (medico-legali, tossicologi, anestesiologi, cardiopatologi) non si è arrivati a chiarire con certezza le cause della morte.

Wikipedia
Il 6 luglio 2009 il tribunale di Ferrara, giudice Francesco Maria Caruso, ha condannato a tre anni e sei mesi i quattro poliziotti accusati di eccesso colposo nell'omicidio colposo di Aldrovandi. I quattro condannati, grazie all'indulto varato nel 2006, non sconteranno la loro pena.

venerdì, ottobre 23, 2009

BERLUSCONI ALLA FESTA DEL COMPLEANNO DI PUTIN

Il quotidiano della Confindustria riporta le polemiche dei giornali stranieri sul viaggio di Berlusconi alla festa di compleanno di Putin (ora Primo Ministro della Russia).
Il giornale vuole così evidenziare il 'comportamento' ‘anomalo’ e ‘controproducente’ del nostro premier che si ‘muove’ sullo scenario internazionale in modo ‘personale’ senza tenere conto delle opinioni del suo ministro degli esteri Frattini. Così facendo crea motivi di ‘conflitti’ ‘politici’ e ‘strategici’ sia con gli USA che con L’Europa ‘azzerando’ con un solo colpo tutto il lavoro di Frattini e di tutte le ambasciate italiane.

Si evidenzia una ‘certezza’ sulla “solidità” dell'amicizia tra Berlusconi e Putin quali rappresentanti dei due paesi d'Europa dove la MAFIA è più presente.

In Italia invece il viaggio del Presidente del Consiglio in Russia è avvolta da mistero indegno di uno stato democratico: visita privata, di Stato o ambedue?

FILMATO
RussiaToday
23 ottobre 2009
Rescue Rangers: Putin and Berlusconi fly emergency plane
(Protezione civile:Putin e Berlusconi volano l’aereo di emergenza)
Il Primo Ministro Italiano Silvio Berlusconi s’incontra con la sua controparte Russa Vladimir Putin in una sua visita privata in Russia che è stata ridicolizzata dalla sinistra italiana. Oltre a discutere di politica, a Berlusconi è stato mostrato l’aereo anfibio Beriyev Be-200 della Protezione civile Russa usato per spegnere gli incendi in Europa e in altre regioni.

Nel frattempo è scoppiato un altro problema con Tremonti dopo lo scoop del “posto fisso” che ora si ‘opporrebbe’ alla soppressione della tassa dell’IRAP che Berlusconi ‘promette’ con il solito annuncio per recuperare il consenso degli imprenditori grandi e piccoli e per la situazione drammatica in cui versano in particolare i piccoli.

Una tassa che fornisce un gettito di 27 Miliardi di euro ‘difficile’ da 'compensare' in questo difficile momento. Tra l’altro la proposta di farla compensare dallo scudo ‘fiscale’ vedi
REUTERS è una ‘sciocchezza totale’ perché le risorse che si ottengono dallo scudo sono una ‘tantum’ cioè una sola volta, mentre l’abolizione dell’IRAP è sistematico, cioè tutti gli anni (a meno che non abbiano in mente di fare condoni ogni anno). Dulcis in fundo l’IRAP finanzia le regioni e quindi il ‘federalismo’ come d’altronde l’ICI per i Comuni. Per la Lega è fumo negli occhi!

Insomma non c’è che dire, il nostro premier si dà da fare per ‘aggravare’ i suoi ‘problemi’ sia nell’ambito Internazionale che Nazionale e addirittura all’interno della sua stessa maggioranza, in particolare la Lega di Bossi determinato a ‘difendere’ Tremonti.

Come si vede la ‘CONFUSIONE’ è al massimo! Come farà il Cavaliere a ‘conciliare’ la sua promessa di abolizione della 'odiata tassa' seppure in modo graduale? La volta precedente Tremonti fu ‘rimpiazzato’ da Domenico Siniscalco. Vedremo come se la caverà questa volta al suo rientro.
Raffaele B.

ILSOLE24ORE
Berlusconi snobba il Re di Giordania per andare da Putin (Times)
di Elysa Fazzino
22 OTTOBRE 2009

Il Times Online cavalca la polemica scoppiata in Italia per la visita in Russia del primo ministro italiano. «Berlusconi snobba il Re di Giordania a favore della festa di compleanno di Vladimir Putin», titola il quotidiano britannico, mettendo in evidenza che il premier è stato accusato di disdegnare una chance di favorire il processo di pace in Medio Oriente.
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A Roma – spiega il Times - l'opposizione vuole sapere perché Berlusconi abbia cancellato un incontro con il Re Abdullah scegliendo invece di volare a San Pietroburgo per «discutere di progetti energetici tra la Russia e l'Ue» e, stando alle indiscrezioni, per partecipare a una festa per il compleanno di Putin, che ha compiuto 57 anni il 7 ottobre. A sottolineare la giovialità delle relazioni tra i due leader, c'è la foto di un precedente incontro tra i due vecchi amici, che sorridono fianco a fianco imbacuccati in un copricapo di pelo.
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L'attuale visita «è privata ma con contenuto di lavoro», ha precisato il portavoce del primo ministro russo Dmitri Peskov. Parlando al Times, ha negato che ci sia una festa al lago Valdai, a sud di San Pietroburgo, ma ha aggiunto: «Non posso escludere che in qualche modo celebreranno il suo compleanno, ma non è la principale ragione della visita». Il quotidiano non perde l'occasione per ipotizzare che, probabilmente, anche se nessuno ne ha parlato, prima che Berlusconi parta, domani, faranno la loro comparsa delle ballerine, come è accaduto in passato.
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I collaboratori di Berlusconi, continua il Times, fanno sapere che lui e Putin discuteranno dei progetti di Mosca di costruire nuovi gasdotti, tra cui il South Stream, una joint venture tra Gazprom ed Eni, che dovrebbe portare il gas dalla Russia all'Europa centrale e meridionale passando sotto al Mar Nero. Tuttavia Berlusconi sarà affiancato solo da guardie del corpo, un servitore e dal suo assistente particolare Valentino Valentini.
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Diplomatici Usa a Roma, conclude il quotidiano, hanno espresso «preoccupazione» per gli stretti legami di Berlusconi con Putin e con il leader libico Gheddafi, invitandolo a «diversificare» i suoi contatti internazionali.
Il viaggio attira l'attenzione anche di diversi siti spagnoli.
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El Mundo parla di «misterioso viaggio in Russia di Berlusconi». Il governo italiano, sottolinea, «non spiega le ragioni del viaggio del primo ministro», mentre l'opposizione denuncia che ciò è tipico di un Paese «non democratico». «E' una vista avvolta dal mistero», l'unica cosa sicura è che passerà molte ore con il suo amico Putin. «Però, perché?».

Abc titola: «Indignazione in Italia per la visita "privata" di Berlusconi a Putin». Il carattere privato della visita non impedisce ai due premier di parlare dei progetti congiunti nel campo dell'energia (South Stream) e di altro: Putin ha annunciato che lui e Berlusconi si incontrano oggi con dirigenti di Fiat e Finmeccanica per studiare la possibilità di fabbricare automobili e macchine agricole in Russia. Inoltre, riferisce Abc, la governatrice di San Pietroburgo, Valentina Matviyenko ha proposto all'Italia di partecipare al rinnovo del parco tram dell'antica capitale imperiale.

El Pais ha messo un richiamo sulla homepage del suo sito: «La festa "privata" nella dacia». Una festa che durerà tre giorni, nella «favolosa dacia» di Putin. Neppure la visita reale della bella Rania di Giordania ha convinto Berlusconi a cambiare la sua agenda, aggiunge maliziosamente Miguel Mora. Si tratta di una visita «segreta e privatissima», in cui si berrà vodka e si parlerà di politica e di affari. Il tema centrale dell'incontro è l'energia, e in particolare il gasdotto South Stream che vede Gazprom ed Eni alleate. «Un'alleanza che irrita gli Stati Uniti e preoccupa Bruxelles». L'opposizione – fa notare El Pais - ha definito la visita «indegna di un Paese democratico».
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Per El Pais, una cosa è certa: l'amicizia tra Berlusconi e Putin è «solida». «I rappresentanti dei due paesi d'Europa dove la mafia è più presente hanno concordato nel 2003, durante una visita di Putin a Villa Certosa, che Eni si sarebbe associata a Gazprom nel progetto South Stream», scrive il quotidiano spagnolo. Ricorda il ruolo di Bruno Mentasti Granelli, ex socio di Tele+ ed ex patron dell'acqua minerale San Pellegrino. Creò la società Central Energy Italia e «divenne l'uomo di fiducia di Berlusconi e di Gazprom». Secondo quanto pubblicato dal Sole24Ore nel 2005, rammenta El Pais, Central Energy è in realtà controllata «da soggetti russi, alcuni dei quali legati a Gazprom».
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El Pais parla degli «enormi» sospetti degli Stati Uniti nei confronti di South Stream, tanto che nella sua prima intervista a un giornale italiano, il neo ambasciatore americano a Roma David Thorne ha espresso la sua preoccupazione per l'eccessiva dipendenza energetica dell'Italia. Washington e l'Ue appoggiano il progetto concorrente Nabucco.
Nella politica di Berlusconi nei confronti della Russia, secondo El Pais, «non pare contare molto l'opinione del suo ministro degli Esteri, Franco Frattini». L'articolo ricorda infine la polemica scoppiata quando Berlusconi disse di avere chiesto l'aiuto dei servizi segreti «di una potenza amica ma non alleata», lasciando supporre che abbia fatto ricorso al suo amico Putin, ex membro del Kgb sovietico.
Anche il quotidiano francese di sinistra Libération dà eco alle polemiche italiane: «Berlusconi irrita partendo per andare a trovare amico Putin».

ILSOLE24ORE
L'irritazione di Tremonti, la Lega fa quadrato
di Emilia Patta
23 OTTOBRE 2009

Aspettare di conoscere i proventi dello scudo fiscale. Il verbo di Giulio Tremonti sulle misure che andranno ad accompagnare la Finanziaria resta sempre lo stesso. Perciò ieri il ministro si è chiuso nel massimo riserbo dopo che le agenzie hanno rilanciato l'annuncio del premier sull'Irap. Un passo, quello di Silvio Berlusconi, che è arrivato dopo il "giallo" del documento del Pdl sulla politica economica in cui si chiedeva appunto il taglio delle tasse. Un testo di cui nessun big del Pdl ha voluto prendersi la paternità ma che stamattina è stato pubblicato quasi per intero da Libero, assieme a un editoriale che invitava Tremonti al taglio delle tasse promesso agli elettori. Editoriale gemello anche sul Giornale diretto da Vittorio Feltri.
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Ieri in serata una telefonata tra Berlusconi e Tremonti ha voluto allontanare l'immagine di un contrasto tra il premier e il suo ministro dell'Economia. Certo Berlusconi nei giorni scorsi ha avuto contatti con chi, come l'ex aennino Mario Baldassarri, ha elaborato una serie di emendamenti sull'Irap presentandoli per la discussione in Senato sulla Finanziaria (si veda articolo a fianco). Non a caso le dichiarazioni più soddisfatte sull'Irap venivano ieri da esponenti ex An («un'importante direzione di marcia» per Ignazio la Russa). Soddisfatto per l'uscita di Berlusconi anche Claudio Scajola, a completare il partito nel Pdl che vuole misure più incisive per il rilancio dell'economia, con un occhio anche alle elezioni regionali.
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Il titolare del Tesoro riceve sollecitazioni da più parti e il suo riserbo non nasconde l'irritazione. Tremonti, giustamente, sa di dover tenere dritta la barra dei conti, in un momento in cui l'Italia è anche sotto osservazione delle agenzie di rating internazionali. Il partito del "cambio di passo" oggi ha incassato la mossa di Berlusconi. Ma Tremonti ha incassato ancora una volta l'esplicito sostegno di Umberto Bossi: «Questo governo non si regge senza Tremonti, lui è intoccabile». Oggi il Consiglio dei ministri sarà l'occasione per un chiarimento.

L’UNITÀ
Aspettando Berlusconi. Tremonti s'arrabbia, ma con i media: "Nessuna notizia corrisponde a verità"
23 ottobre 2009

Ma Tremonti si dimette o no? E quanto è arrabbiato per la vicenda dell'Irap? E Berlusconi è vero che è pronto a scaricarlo? E il consiglio dei ministri, perché è stato rinviato? A tutte queste domande, normali in un paese normale, non è arrivata per tutta la giornata alcuna risposta. In compenso sono arrivate, nelle redazioni, un sacco di notizie false, pilotate, vere o proprie bufale. Segno che la confusione è grande e che il governo, come si era capito, non ha gran considerazione dell'informazione.
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La gran brutta mattinata di Giulio Tremonti e del governo, inizia infatti con la notizia (vera) del rinvio del consiglio dei ministri. Non è un fatto di poco conto, il rinvio di un consiglio dei ministri. Spiegazione? Arriva un'agenzia, che riporta fonti di palazzo Chigi, secondo cui Berlusconi è rimasto bloccato a San Pietroburgo, per una tempesta di neve. Strano, a palazzo Chigi dovrebbero sapere che oggigiorno si verifica facilmente, in tempo reale, se in un qualunque posto del mondo sta nevicando o c'è il sole. Rapido accertamento, a San Pietroburgo il cielo è coperto, la temperatura è tra i 4 e i 5 gradi, troppi per nevicare. Vento assente. Dunque, prima bufala scoperta. Tanto è una bufala che lo stesso Tremonti pare abbia commentato: " «L'aereo di Berlusconi, bloccato da una tempesta di neve... Credo sia stato bloccato da una fitta coltre di nebbia. Una nebbia molto ma molto fitta».
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Poi arrivano nelle redazioni un sacco di voci, come accade spesso. Quelle ricorrenti, e peraltro accreditate dai giornali vicini al premier, dicono che Tremonti è pronto alle dimissioni. Le agenzie spiegano che lui al consiglio dei ministri non è andato e che stava aspettando Berlusconi per un chiarimento. Evidentemente rinviato. Quando i siti on-line, Unità compreso, parlano di possibili dimissioni, arriva una dichiarazione vera, quella di Bossi, che spiega una piccola fetta di verità: "Stanno tentando di stritolare Tremonti, ma io lo difendo".
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In contemporanea arrivano una serie di lanci d'agenzia, che riportano il pensiero di fonti vicine al ministro. Esempio (Agi, 14,41): «Assolutamente no. Fonti di via XX settembre smentiscono qualsiasi ipotesi di dimissioni del ministro dell'Economia Giulio Tremonti. Non si dimette, è una cosa che non esiste, sottolineano le fonti".
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Ne arrivano altre, tutte sullo stesso tenore. "Dimissioni? Il ministro non ci ha mai pensato". Quindi, si pensa, il "caso" sta rientrando. Intanto arriva dalla Russia la notizia che Berlusconi è a pranzo con Putin. La storia del maltempo non viene più citata, anche perché tutti hanno capito che è una bufala. Viene confermato che il "chiarimento" ci sarà. Ma non si spiega quando. Sorge spontanea la domanda sul comportamento del premier: è vero che Putin e Silvio sono così amici che possono decidere di vedersi a pranzo anche dieci minuti prima, ma allora perchè non avvertire i ministri che Silvio ha da fare?
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Il tormentone continua con un colpo di scena. Interviene direttamente Tremonti. Con una nota "stravagante" almeno quanto i calzini del giudice Mesiano. Che recita testualmente: "Produzione di note di agenzie a mezzo note di agenzie. Ho difficoltà a riconoscermi in questo tipo di catena produttiva. Per quanto mi riguarda nessuna delle note in circolazione corrisponde a verità".
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A quale nota si riferisce Tremonti? Quella che lo vuole in attesa di chiarimento e pronto alle dimissioni? O quella secondo cui lui alle dimissioni non ci ha mai pensato? La nota, obiettivamente, non è da paese occidentale. Un ministro dovrebbe spiegare se intende dimettersi o se non ci ha mai pensato, non che non si riconosce nelle note d'agenzia. Nel frattempo Berlusconi è comodamente in Russia, e ha passato una giornata molto divertente. Il che forse ha aumentato l'irritazione di Tremonti. Ne riferiscono le agenzie, ci sono i filmati. Il premier e il suo amico Putin hanno fatto un giro sul lago nei pressi di San Pietroburgo, durante il quale Berlusconi avrebbe preso anche i comandi del Beriev Be-200, un jet anfibio utilizzato dalla protezione civile russa. La tv di stato ha mostrato delle fotografie dei due, entrambi vestiti con giacchetti salvagente arancioni, mentre raggiungono l'aereo a bordo di un motoscafo. «Dà uno straordinario senso di potere», ha commentato Berlusconi, secondo quanto riporta l'agenzia Novosti. Pare si riferisse al mezzo anfibio, non al fatto che a Roma lo stanno aspettando inutilmente.
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Il portavoce di Putin, Dmitry Peskov, conferma autorevolmente che il premier italiano e quello russo hanno trascorso la giornata insieme ed hanno avuto anche dei colloqui di lavoro. In effetti sul lago non c'erano tempeste di neve.
Insomma, è sera, e Tremonti continua ad aspettare. Lui lavora, va all'incontro regioni-governo sulla sanità, strappa un buon accordo. Berlusconi sta tornando, ma non è detto che passi per Roma. Anzi, in serata si apprende che torna in Italia ma va direttamente a Milano. Fine della giornata.
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A proposito. Fosse stato per Berlusconi, del suo viaggio "privato" in Russia, non si sarebbe saputo nulla. Non si può sapere se il premier riposa, si diverte, fa affari, gioca, cerca dossier, lavora per il paese o per se stesso. Pensate se lo avessero fatto Obama, Sarkozy o la Merkel. Vedrete invece cosa dirà Berlusconi quando torna.

mercoledì, ottobre 14, 2009

IL CAVALIERE E IL PONTE SULLO STRETTO DI MESSINA

È fatta, il Premier annuncia l’inizio dei lavori per la realizzazione dell’opera faraonica per dicembre-gennaio prossimi. Un opera che presenta grandi ostacoli di natura sia geologica (vedi sotto il filmato censurato) che economica (leggi sotto ‘WWF Impossibile aprire il cantiere) e che non trova alcuna ragione logica che ne giustifichi la realizzazione.

FILMATO CENSURATO *** FATE GIRARE ***
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09 ottobre 2009
Guardate che razza di casino vogliono fare col ponte sullo stretto
Un video che sputtana i nostri governanti sull'affare del ponte sullo stretto fate girare il video è importante.

A monte e a valle del ponte vi sono strutture stradali e ferroviarie obsolete e fatiscenti, quindi nulla. Diventerebbe la classica ‘cattedrale nel deserto’ destinata a non recuperare mai le enormi ‘spese’ che di fatto si tradurranno in un ulteriore ‘debito pubblico’ a carico di tutti i cittadini.

Inoltre, viene detto, l'emergenza alluvione a Messina non è ancora finita, Bertolaso ha sottolineato come la priorità per la Sicilia e il Mezzogiorno sia la messa in sicurezza del territorio, non il ponte di Messina.

Solo la mania di grandezza di un Capo di Governo e dei suoi sostenitori-complici può spiegare un tale accanimento che punta solo ed esclusivamente alla ‘valenza simbolica’ del ponte che ‘unisce’ il Paese.

Vi sono però ora altre ed urgenti ‘priorità’ per il Sud per le quali bisogna concentrarsi con il massimo sforzo e il massimo delle risorse cui però il Governo non predispone che di briciole. In questo modo non si supererà mai il divario strutturale che Berlusconi tanto ‘promette’ di voler raggiungere!

A chi servirà veramente il ponte di Messina?
Raffaele B.

CORRIERE DELLA SERA
UNA NOTA ELENCA LE RAGIONI CHE OSTACOLANO L'INIZIO DELLA COSTRUZIONE DEL PONTE
Il Wwf: «Impossibile aprire il cantiere»
14 ottobre 2009
Non esiste un progetto esecutivo che consenta di dare il via ai lavori e mancano anche le risorse finanziarie

MILANO - Secondo il Wwf Italia la
dichiarazione sull’apertura dei cantieri del ponte sullo Stretto di Messina tra la fine del 2009 e l’inizio del 2010 non è realistica. Per tre ragioni, elencate in una nota dell'associazione ambientalista:
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1. Non esiste ad oggi non solo un progetto esecutivo che consenta di aprire i cantieri del ponte, ma nemmeno il progetto definitivo che serve a completare la procedura di valutazione di impatto ambientale.
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2. Il Governo non ha risorse per realizzare il ponte: ad oggi ha deciso di immobilizzare, con la Delibera CIPE del 6 marzo scorso, 1,3 miliardi di euro (per un’opera come il ponte che costa 5 volte di più: 6,3 miliardi di euro); fondi che in realtà non sono immediatamente disponibili ma saranno centellinati di anno in anno dal CIPE, come stabilito dall’ultimo decreto anticrisi (decreto legge n. 185/2008).
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3. Si devono ancora rivedere e aggiornare i valori dell’offerta del General Contractor (GC) e le convenzioni tra la concessionaria pubblica Stretto di Messina SpA e il GC capeggiato da Impregilo, come ammesso anche dallo stesso ministro dei trasporti e delle infrastrutture Matteoli nell’Allegato Infrastrutture al DPEF 2009-2013, visto che il GC ha vinto la gara sulle progettazioni definitiva ed esecutiva e la realizzazione del ponte e delle opere connesse, sulla base di un maxiribasso che stimava il costo dell’opera (valutato oggi dal Servizio studi della Camera dei Deputati 6, 3 miliardi di euro, all’aprile 2009) 3,9 miliardi di euro.

«Non vorremmo che pur di aprire un qualche cantiere, si spacciasse la realizzazione della bretellina ferroviaria di Cannitello (1-2 km di linea) in Calabria, opera connessa al ponte, come l’inizio dei lavoridichiara il Wwf -. Sarebbe una beffa che in qualche modo tende a nascondere il danno già fatto a Calabria e Sicilia dirottando 1,3 miliardi di euro di Fondi FAS destinati al Sud ad un’opera, irrealizzabile per vincoli tecnici, economico-finanziari ed ambientali, invece che destinarli al risanamento del territorio».

CORRIERE DELLA SERA
L'OPPOSIZIONE INSORGE: «IL SUD HA ALTRE PRIORITÀ, EMERGENZA ALLUVIONE NON È FINITA»
«Al via a dicembre i lavori per il Ponte»
14 ottobre 2009
L'annuncio di Berlusconi a margine del piano di rilancio degli aeroporti. E su Alitalia: «Una sfida quasi vinta»

ROMA - «A dicembre, massimo gennaio, inizieremo la realizzazione del Ponte sullo Stretto di Messina». Lo annuncia il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi partecipando all’iniziativa «Due hub», ovvero i piani di investimento per Malpensa e Fiumicino, presentata a Villa Madama dalle società che gestiscono i due scali, Sea e Adr.

«ALITALIA VERSO GESTIONE POSITIVA» - Quanto allo sviluppo del sistema aeroportuale italiano, Berlusconi ha sottolineato che «da parte del governo c'è l'impegno a garantire le infrastrutture di collegamento con gli aeroporti». Inoltre, «c'è l'impegno per Milano affinché le infrastrutture siano pronte per il 2015 quando sarà la vetrina dell'Italia in tutto il mondo». Il capo del governo ha poi commentato la situazione di Alitalia, definendola una compagnia «sicuramente avviata verso una gestione positiva che premia il coraggio di imprenditori che hanno saputo rischiare». «Siamo riusciti - ha sottolineato in particolare - a far restare l'Alitalia nelle nostre mani. La sfida sta per essere vinta, ho visto i risultati di Alitalia a ottobre e ci stiamo avviando verso una gestione positiva, che conferma la giustezza del progetto e premia il coraggio degli imprenditori che hanno saputo rischiare».

DEBITO PUBBLICO E INVESTIMENTI - Dobbiamo fare i conti con il debito pubblico, ha detto ancora il premier, «ma questa eredità non deve impedirci di innovare e di rimuovere gli ostacoli e non deve impedirci di stimolare investimenti pubblici e privati verso ciò che è più urgente». «Il nostro Paese - dice Berlusconi - si deve svegliare da un lungo sonno che lo ha portato anche ad avere condizioni di bilancio negative». L'obiettivo è «superare il gap infrastrutturale, della logistica e della mobilità, una strettoia che ha finora impedito di sfruttare appieno le ricchezze dell'Italia».

PD: «SUD HA ALTRE PRIORITÀ» - Per la realizzazione del ponte sullo Stretto Pietro Ciucci, amministratore delegato della società Stretto di Messina e commissario per la realizzazione dell'opera, ha detto che «entro il 2010 partirà il cantiere principale», ma prima sarà spostata la linea ferroviaria a Villa San Giovanni. «Per questa prima fase ci sono circa 30 milioni di euro disponibili - ha spiegato -, e sono previste altre opere a terra anche in Sicilia». Un annuncio, quello dell'inizio dei lavori, che scatena la condanna unanime dell'opposizione. Il segretario del Pd Dario Franceschini: «È veramente una presa in giro inqualificabile proporre un'opera faraonica mentre pochi giorni fa le case sono cadute sotto la frana a Messina. Si metta in campo un grande piano di manutenzione delle scuole italiane che cadono a pezzi». E Sergio D'Antoni, responsabile Mezzogiorno del Pd: «È davvero singolare che l'ennesimo proclama di Berlusconi sul ponte sia arrivato proprio nel giorno in cui l'associazione dei costruttori denuncia il totale azzeramento dei fondi per l'Anas. Le poche risorse a disposizione vanno concentrate su obiettivi prioritari, come un piano di risanamento delle aree a rischio idrogeologico». Anna Finocchiaro, presidente dei senatori del Pd: «L'emergenza alluvione a Messina non è ancora finita, Bertolaso ha sottolineato come la priorità per la Sicilia e il Mezzogiorno sia la messa in sicurezza del territorio, non il ponte di Messina».

«OPERA CONTRO IL BUON SENSO» - Il presidente dell'Idv al Senato Felice Belisario parla di «un'opera faraonica contro il buon senso, assolutamente non prioritaria per il Sud che in realtà ha bisogno di ben altre infrastrutture. Sarà una cattedrale nel deserto che collegherà il nulla con il nulla». Secondo il presidente dei senatori dell'Udc Gianpiero D'Alia «parlare del ponte oggi è pura follia. I morti di Messina devono farci capire che è necessario, prima di ogni altra cosa, mettere in sicurezza il territorio. Per questo ci vogliono tante risorse, anche quelle che sono state stanziate per il ponte». Il presidente dei Verdi Angelo Bonelli: «Berlusconi vuole sperperare i soldi dei cittadini italiani mentre la vera priorità dell'Italia e del Sud sono le infrastrutture da sempre inesistenti. Con i 7 miliardi di euro che servono per un'opera inutile e dannosa in Italia si sarebbero potuti costruire ben 80 chilometri di metropolitane e acquistare 27mila autobus ecologici. Ossia rivoluzionare il traffico nelle nostre città». Michelangelo Tripodi, responsabile Mezzogiorno del Pdci: «Berlusconi troverà un muro di persone a sbarrargli la strada, determinate a difendere il loro territorio da mostri di cemento inutili, dannosi e pericolosi».

venerdì, ottobre 09, 2009

BERLUSCONI – VIVA L’ITALIA VIVA BERLUSCONI

Ecco la rabbiosa reazione del Premier contro gli organi supremi di garanzia.
La Corte Costituzionale ridotta ad un ‘congrega’ di uomini di ‘sinistra’ contro di Lui.
Il Capo dello Stato, al "sapete tutti da che parte sta" per il suo passato pure di ‘sinistra’. Pure i giornali, sono di "sinistra e "comunisti" insieme alle TV comprese le sue: per concludere con il titanismo spaventato di un urlo ("Viva l'Italia, viva Berlusconi") che rivela la concezione grottesca di un Premier che vede SE STESSO come destino perenne della Nazione. Leggi il commento di Ezio Mauro di Repubblica ‘
La forza della democrazia’. Viene da pensare che se i giornali sono al 72% di sinistra, le televisioni (comprese quelle del Cavaliere) sono di sinistra, il Capo dello Stato è un comunista insieme alla Magistratura e la Consulta, insomma i comunisti hanno in MANO IL POTERE ovunque, come mai c'è un GOVERNO DI DESTRA?
karmelo7777
07 ottobre 2009
Berlusconi: "Viva l'Italia Viva Berlusconi"
la reazione di Berlusconi alla sentenza della Corte Costituzionale che ha dichiarato incostituzionale il Lodo Alfano

La pretesa di non potere ‘perdere’ tempo con i processi ‘farsa’ perché deve ‘pensare’ all’Italia in quanto ‘eletto’ dal Popolo è semplicemente ‘grottesca’. Innanzi tutto il voto non può ‘renderlo’ immune alla legge come fosse un ‘sovrano assoluto’ o un ‘Barabba’ di turno e poi il tempo da dedicare alle ‘escort’ lo trovava e tuttora lo trova sempre, alla faccia dei problemi politici ed economici del Paese cui è ‘chiamato’ a governare.

Se è innocente come sempre afferma, si faccia ‘processare’ finalmente e rinunci alle ‘prescrizioni’ che si è fatto confezionare dal Parlamento ‘asservito’. Fini ha ‘rinunciato’ al Lodo Alfano, il Capo dello Stato come organo di garanzia ha l’art.90 non ha bisogno del Lodo Alfano come Schifani che non l’ha mai richiesto non avendo alcuna pendenza penale. Quindi è solo Berlusconi il beneficiario, checché lo neghino i loro sostenitori.

È abbastanza ‘singolare’ che si riferisca ai giudici della corte come fossero ‘non affidabili’ proprio Lui ‘interessato al Lodo Alfano che va a cena con due giudici della corte che dovevano ‘giudicare’ la sua legge. In un Paese serio e legale quei giudici si sarebbero dovuti ‘dimettere’ per manifesta parzialità. Invece no!

Giudici a cena con Berlusconi Urla e insulti alla Camera
lucaprevite78
02 luglio 2009
Lodo Alfano torna al centro delle polemiche: fa discutere l'incontro tra Berlusconi, il ministro della Giustizia e due giudici della Consulta. Mazzella reagisce e scrive al presidente del Consiglio:"Silvio, siamo oggetto di barbarie, ti inviterò ancora". Una interrogazione dai toni duri di Antonio Di Pietro, un conseguente battibecco tra l'ex pm e il ministro Bondi, la risposta del ministro Vito, e una lettera aperta del giudice Costituzionale Mazzella al premier Berlusconi. Infiamma l'aula della Camera la polemica sulla Consulta e in particolare sulla cena, alla quale hanno partecipato il presidente del Consiglio, il ministro della Giustizia Alfano e due giudici della Corte Costituzionale, Luigi Mazzella e Paolo Maria Napolitano. La Consulta, infatti, dovrà pronunciarsi in autunno sulla legittimità costituzionale del Lodo Alfano.

Dulcis in fundo con l’offesa a Rosy Bindi a Porta a Porta egli tocca il fondo di come il Premier considera le donne. Esse sono come il denaro, merce di scambio per ottenere favori e per corrompere. Su questo, consiglio di leggere l’articolo su Repubblica dove si può vedere un video dell’insulto alla Bindi anche da parte di Castelli, il ministro leghista del Cavaliere, campione di machismo per eccellenza.
caleidoscoppio
08 ottobre 2009
BERLUSCONI OFFENDE ROSY BINDI " LEI E' PIU' BELLA CHE INTELLIGENTE" - PORTA A PORTA 7 / 10/09
Silvio Berlusconi durante la trasmissione Porta a Porta: Napolitano, ha detto, è espressione della vecchia maggioranza di sinistra, contro i processi farsa mi difenderò in tv. Battibecco con Rosy Bindi: «Ravviso che lei è sempre più bella che intelligente».

Tutti i commenti delle maggiori testate nazionali ed internazionali sono concordi nel ritenere che la situazione italiana è a grande rischio democrazia e che Berlusconi e il berlusconismo stiano ambedue raggiungendo il ‘fondo’ nel quale tenteranno (i mezzi a loro disposizione non mancano) di trascinarvi l’intero Paese. Tutte le forze di ‘opposizione’ nel Parlamento e nel Paese dovrebbero ‘riunirsi’ in un fronte di ‘emergenza democratica’ per ‘arginare’ il fenomeno, (in possibili ‘elezioni anticipate’ da ‘non temere’) prima che sia troppo tardi. La ‘sottovalutazione’ di quanto sta accadendo potrebbe permettere al Cavaliere di realizzare il disegno eversivo di ‘impadronirsi’ del Paese con il ‘consenso’ estorto con le sue TV e il suo potere MEDESIMO. In passato il FASCISMO ha potuto affermarsi anche grazie alla sottovalutazione delle forze democratiche. Che la storia stia per ripetersi?
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Un premier che ‘si pavoneggia’ , che ‘reitera’ l’attacco agli altri Poteri dello Stato e che con i suoi ‘poteri’ politico ed economico alimenta il suo ‘consenso’ e tenta di ‘sottrarsi’ ai innumerevoli processi per ‘reati gravissimi’ con ‘leggi incostituzionali’ e ora con propositi 'vendicativi' non porta niente di buono dal governo del Paese, …altro che continuare a governare… Fin quando egli avrà ‘potere’ lo userà per salvare se stesso anche a discapito di tutti. Fermiamolo in tempo prima che sia troppo tardi!

SI ABBIA IL ‘CORAGGIO’ DI RICHIEDERE LE SUE ‘DIMISSIONI’ E SI VADA AD ELEZIONI SUBITO CON UN MANIFESTO DI SALVEZZA DEMOCRATICA CON POCHE MISURE URGENTI E CONDIVISE PER IL PAESE.

L'ira di Berlusconi, che doveva intuire già da ore quello che sarebbe accaduto, proprio per questo suona strumentale e pericolosa. Anche nei confronti di Napolitano: nessun rispetto, ma un attacco frontale. Non so cosa abbiano in mente nel centro destra. Ma l'aria non mi piace affatto. Leggi tutto il commento di Roberto Cotroneo sull’Unità ‘
Meglio non cadere nella politica
Raffaele B.

lunedì, ottobre 05, 2009

LODO MONDADORI E IL CAVALIERE CORRESPONSABILE

cioccolatoevaniglia

05 ottobre 2009
Silvio Berlusconi: "Corresponsabile della vicenda corruttiva"

È clamoroso che per la prima volta un giudice quale Raimondo Mesiano scriva nella
sentenza della ‘corresponsabilità’ di Berlusconi in un processo dal quale è stato ‘tenuto’ fuori da leggi ad hoc. Sebbene solo per motivi ‘civilistici’, cosa non meno grave, perché si tratta di un caso di ‘corruzione’ di un giudice quale Vittorio Metta che per questo ‘emise’ una ‘ingiusta’ sentenza in appello che ‘permise’ alla Fininvest e quindi a Berlusconi di ‘appropriarsi’ della Mondadori di De Benedetti 18 anni fa.

Ora con questa ultima sentenza viene disposto un risarcimento milionario di 750M€ a favore della holding di De Benedetti. La Fininvest chiederà la 'sospensione' del dispositivo e vedremo poi cosa succederà. Una cosa è certa che questo processo si ‘dilunga’ a dismisura oltre il ragionevole accettabile ed ogni qualvolta viene ‘sentenziata’ una colpevolezza del Cavaliere si procede alle lunghe con ricorsi e appelli con stuoli di avvocati fino alle ‘prescrizioni’, quest’ultime ‘accelerate’ con apposite leggi ad personam!

Il vero ‘avversario’ del Cavaliere e di questa maggioranza al Governo non è tanto l’opposizione (normale in democrazia) ma la Giustizia, quindi la Magistratura in senso lato, i giudici che applicano le leggi. Questa si che è una cosa ‘anormale’, un’anomalia del nostro Paese, più simile alla Russia di Putin ed ai regimi Asiatici.

In un altro paese democratico occidentale qualunque primo ministro si sarebbe ‘dimesso’ per affrontare i processi anche per ‘dimostrare’ la propria innocenza e/o per ‘accertarne’ le effettive responsabilità. Nessun può essere al di sopra delle leggi, solo nelle ‘monarchie assolute’ il re ‘gode’ di questo privilegio.

Invece il nostro Premier cerca sempre di ‘sottrarsi’ ai giudici ed invoca la ‘politica’ a protezione, non solo, ma la maggioranza ora ne ha abbastanza tanto che vuole perfino organizzare una manifestazione di piazza per ‘rinforzare’ questa logica, per difendere il ‘privilegio’. Un fatto gravissimo ed unico nelle democrazie occidentali.

Domani si avrà anche il giudizio della Corte Costituzionale sul Lodo Alfano che di fatto ‘protegge’ solo Berlusconi dai processi, leggi
l’editoriale di Sartori. Aspettiamo il giudizio prima di commentare.
Raffaele B.

CORRIERE DELLA SERA
Sentenza Cir-Fininvest: «Berlusconi corresponsabile della vicenda corruttiva»
Disposto il risarcimento di 750 milioni di euro nei confronti Della holding di De Benedetti. Le motivazioni: «È da ritenere che ai soli fini civilistici Berlusconi sia corresponsabile della vicenda corruttiva»

MILANO - Il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi è «corresponsabile della vicenda corruttiva» alla base della sentenza con cui la Mondadori fu assegnata a Fininvest (il cosiddetto Lodo Mondadori). Lo scrive il giudice Raimondo Mesiano nelle 140 pagine di motivazioni
con cui condanna la holding della famiglia Berlusconi al pagamento di 750 milioni di euro a favore della Cir di Carlo De Benedetti. Sentenza contro la quale peraltro la Fininvest presenterà ricorso.

MOTIVAZIONI - «È da ritenere - scrive il giudice -, "incidenter tantum" e ai soli fini civilistici del presente giudizio, che Silvio Berlusconi sia corresponsabile della vicenda corruttiva per cui si procede». La «corresponsabilità» di Silvio Berlusconi, scrive il giudice Mesiano, comporta «come logica conseguenza» la «responsabilità della stessa Fininvest», questo «per il principio della responsabilità civile delle società di capitali per il fatto illecito del loro legale rappresentante o amministratore, commesso nell'attività gestoria della società medesima».

«Si è dimostrata la ingiustizia della sentenza Metta (il giudice che fu corrotto da Cesare Previti ndr) e la sua derivazione causale dalla corruzione del giudice Metta, argomento che resiste in ragione del ruolo primario che ebbe il Metta nella formazione della decisione del collegio all'obiezione della collegialità della sentenza. «Ciò posto - aggiunge il giudice Mesiano - deve rilevarsi che se è vero che la Corte d'Appello di Roma emise una sentenza, a parere di questo ufficio, indubbiamente ingiusta come frutto della corruzione di Metta, nessuno può dire in assoluto quale sarebbe stata la decisione che un collegio nella sua totalità incorrotto avrebbe emesso».

CONTI - Il giudice di Milano scrive anche che «vale osservare che i conti All Iberian e Ferrido erano conti correnti accesi su banche svizzere e di cui era beneficiaria economica la Fininvest. Non è quindi assolutamente pensabile - scrive Mesiano - che un bonifico dell'importo di Usd 2.732.868 (circa tre miliardi di lire) potesse essere deciso ed effettuato senza che il legale rappresentante, che era poi anche amministratore della Fininvest, lo sapesse e lo accettasse». «In altre parole - conclude il giudice -, il tribunale ritiene qui di poter pienamente fare uso della prova per presunzioni che nel giudizio civile ha la stessa dignità della prova diretta (rappresentazione del fatto storico). È, come è noto, la presunzione un argomento logico, mediante il quale si risale dal fatto noto, che deve essere provato in termini di certezza, al fatto ignoto».

CORRIERE DELLA SERA
LA LEGGE ALFANO E LA CORTE
L'anomalia di quel lodo
Editoriale di
Giovanni Sartori
05 ottobre 2009

Poco più di sette an­ni fa — era il 2002 — scrivevo dell'im­munità parlamen­tare e avanzavo una propo­sta: «consentire al parla­mentare di scegliere tra sottomettersi al giudizio della magistratura o invo­care l'immunità. Però nel secondo caso non si potrà ripresentare alle elezioni e dovrà affrontare, a manda­to scaduto, il corso della giustizia. Questa proposta protegge il rappresentan­te nell'esercizio delle sue funzioni ma non consente a nessuno di sfuggire alla giustizia per tutta la vita. Immunità sì; ma non un’immunità che trasfor­mi le Camere in un santua­rio di indiziati in altissimo odore di colpevolezza».

Va da sé che questa pro­posta non fu accolta. Ven­ne invece approvata una legge che fu poi bocciata, nel 2004, dalla Corte Costi­tuzionale. Così ora ci risia­mo con il cosiddetto Lodo Alfano. Le novità sono due. Intanto scompare la parola immunità sostitui­ta dalla melliflua dizione «sospensione del proces­so penale». In secondo luogo questa immunità (perché tale è) si applica soltanto alle più alte cari­che dello Stato, e così di­venta, in apparenza, «im­munità salva-quattro».

In apparenza, perché an­che questo è un camuffa­mento. I presidenti delle due Camere non hanno mai chiesto un’immunità privilegiata, speciale, né si capisce perché ne abbiano bisogno, e cioè perché debbano essere insostitui­bili. Quanto al capo dello Stato, l'inquilino del Quiri­nale è già tutelato dall'arti­colo 90 della Costituzione, che lo rende indiziabile soltanto per «alto tradi­mento e per attentato alla Costituzione»; e in tal ca­so «è messo in stato d'ac­cusa dal Parlamento» (non dalla magistratura). Ne consegue che la «sal­va- quattro» è in realtà una cortina fumogena per una leggina ad personam (dav­vero con fotografia) che è soltanto «salva-uno» che è soltanto salva-Cavaliere.

Il fatto è che in tutte le democrazie un capo del governo viene sostituito senza drammi e senza che questo evento «possa osta­colare seriamente l'eserci­zio delle funzioni politica­mente più elevate» (come sostiene melodrammatica­mente l'Avvocatura dello Stato). Melodrammatico o no, l'argomento (discutibi­lissimo) non è un argo­mento giuridico. La Corte, che udirà il caso domani, dovrà soltanto valutare se il privilegio di intoccabili­tà a vita appetito da Berlu­sconi sia costituzional­mente accettabile.

Già, a vita. Il Lodo parla di sospensione tempora­nea; ma sembra che lasci aperto, senza dare nell'oc­chio, un varco fatto su mi­sura per Berlusconi. Nel te­sto Alfano, articolo 5, la «sospensione non è reite­rabile » se applicata a suc­cessive investiture in altre cariche; ma tace su succes­sive investiture nella stes­sa carica. Pertanto basta che Berlusconi si faccia sempre rieleggere presi­dente del Consiglio per es­sere salvaguardato sine die , senza termine. Intravedo già che l’ono­revole avvocato Ghedini di­rà proprio così. Mi chiedo se la mia pro­posta del 5 agosto 2002 non fosse meglio dei mo­striciattoli escogitati da al­lora.

domenica, ottobre 04, 2009

LE ISTITUZIONI E LA DEBACLE DEL PD SULLO SCUDO FISCALE

Sullo scudo fiscale si sono avute due votazioni, uno per la sua incostituzionalità e l’altra per la sua approvazione. In ambedue i casi si sono registrate ‘assenze’ significative sia nel centrodestra che nel centrosinistra.

Eppure nella votazione finale il PD più di altri dell’opposizione ha ‘sottovalutato’ questo fatto, tanto che ancora molti suoi parlamentari (22) ‘giustificati’ e ‘non’ restavano ‘
assenti’ consentendo l’approvazione per soli 20 voti della legge tanto ‘invisa’ dal momento che nel centrodestra mancavano 35 deputati più 5 del gruppo misto.

In questo video le giustificazioni di D'Alema e Morassut sulle assenze in aula al voto. Giudicate voi! Sinceramente a me come a molti del popolo della sinistra medesima sembrano ‘patetici’.


agoramagazine
03 ottobre 2009
Scudo fiscale, le giustificazioni del Pd

Cosa sta succedendo alle opposizioni ed al PD? Da questa ‘confusione’ ne esce bene solo Di Pietro dell’IDV che ‘attacca’ tutti quelli, perfino il Capo dello Stato che non hanno fatto ostacolo ‘reale’ alla legge che poteva ben essere ‘bloccata’. Invece le opposizioni hanno fatto ‘mancare’ il voto determinante e Napolitano si è affrettato subito dopo a promulgarla.

Già rinviarla alle Camere in prima istanza avrebbe avuto un grande impatto e significato, anche se doveva poi promulgarla obbligatoriamente. Ma non l’ha fatto! Perché questa fretta? Eppure il Presidente proviene dal PD! Eccesso di zelo da arbitro al di sopra delle parti? Altri Presidenti hanno fatto di più.

Come si spiega tutto questo? Secondo me, a giudicare da quanto viene riferito da vari commenti di diverso colore politico, la situazione che si è venuta a creare è ben più grave di quanto si possa ‘pensare’ e che da questa situazione il PD ed in generale tutte le opposizioni sono state colte di ‘sorpresa’.

Di fronte al voto di fiducia posto per ‘approvare’ o far ‘cadere’ il Governo, i voti ‘assenti’ del centrodestra appartenevano quasi tutti al gruppo che fa capo a Fini. Che abbia egli ‘inviato’ un segnale alle opposizioni che però non hanno ‘capito’? Che oggettivamente vi sono ‘persone’ anche a sinistra a cui fa ‘comodo’ lo scudo? Certamente, ma non può bastare! La questione è troppo grossa e richiama grande attenzione specialmente dell’elettorato di sinistra!

L’unica cosa che viene da ‘pensare’ è che le opposizioni in primis il PD non se la sono ‘sentita’ di far ‘cadere’ il Governo adesso, non sentendosi ‘pronti’ ad affrontare le ‘elezioni anticipate’ nel momento in cui Berlusconi ‘gode’ ancora di un consenso importante nel Paese.

Un rischio molto grave per la democrazia e per le istituzioni se il Cavaliere, nonostante tutto, venisse ‘rieletto’. Egli e tutta la sua ‘corte’ avrebbero questa volta ‘il potere sufficiente’ per agire contro le Istituzioni e tutti coloro che lo avversano, a cominciare proprio dal suo alleato Fini. Un pericolo troppo grave per la democrazia del nostro Paese! Speriamo solo che presto lo stesso PD lo possa ammettere!
Raffaele B.

REUTERS
Scudo fiscale, Di Pietro: Napolitano non doveva firmare
domenica 4 ottobre 2009 11:04
ROMA (Reuters) - Il capo dello Stato non avrebbe dovuto promulgare il disegno di legge di conversione delle correzioni allo scudo fiscale approvate in via definitiva due giorni fa dalla Camera, dice sul suo blog il leader dell'Italia dei Valori Antonio Di Pietro.
Ieri Giorgio Napolitano, rispondendo ad alcune persone che durante una visita in Basilicata gli urlavano di non firmare il provvedimento sullo scudo fiscale, ha detto: "Non firmare non significa nulla. Nella Costituzione c'è scritto che il presidente promulga le leggi. Se non firmo oggi, il Parlamento rivota un'altra volta la stessa legge ed ... a quel punto io sono obbligato a firmare".

"Il capo dello Stato non avrebbe dovuto firmare l'amnistia fiscale, né tanto meno negarne la gravità prima di farlo... Queste sono le parole di un presidente della Repubblica che in questa legislatura ha firmato di tutto e lo ha fatto spesso entro le 24 ore", commenta Di Pietro, secondo il quale "questa porcata non andava promulgata".
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"Non è vero che 'non firmare' non significa nulla, i gesti della prima carica dello Stato hanno una forte valenza - prosegue il leader dell'Idv - per la democrazia e per l'immagine delle istituzioni. Se questo è il pensiero di chi la rappresenta oggi, mi domando allora cosa ci stia a fare Giorgio Napolitano dov'è. Se questa è la considerazione delle funzioni spettanti al suo ruolo, se firma perché 'tanto poi dovrà firmare', allora lasciamo promulgare le leggi al Parlamento e smettiamola con le pantomime".

L’UNITÀ
Scudo fiscale, ok finale della Camera sul filo
02 ottobre 2009
l via libera al decreto che contiene anche le norme sullo scudo fiscale è arrivato, per maggioranza e governo, sul filo di lana. Sono stati solo 20, infatti, i voti di scarto tra i no (250) e i sì (270). La maggioranza richiesta per l'ok al provvedimento era di 261 e i deputati del centrodestra erano solo in 9 in più del richiesto.
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Diverse le assenze nei banchi della maggioranza e dell'opposizione al momento del voto finale sul decreto correttivo del dl anti-crisi che contiene anche le misure sullo scudo fiscale. Il via libera è passato con soli 20 voti di scarto. Del Pd mancavano 22 deputati, 6 dell'Udc e 1 dell'Idv. Della maggioranza mancavano, invece, 31 parlamentari del Pdl e 4 della Lega. Cinque le assenze nel gruppo misto.
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Questo l'elenco completo degli assenti nel Pd: Ileana Argentin, Paola Binetti, Gino Bucchino, Angelo Capidicasa, Enzo Carra, Lucia Codurelli, Furio Colombo, Sergio D'Antoni, Stefano Esposito, Giuseppe Fioroni, Antonio Gaglione, Dario Ginefra, Gero Grassi, Oriano Giovanelli, Antonio La Forgia, Linda Lanzillotta, Marianna Madia, Margherita Mastromauro, Giovanna Melandri, Lapo Pistelli, Massimo Pompili, Fabio Porta, Giacomo Portas. I deputati del Pd in missione erano Gianni Farina e Antonio Misiani.
Furio Colombo nel seguito della seduta ha protestato perché il suo voto non è stato conteggiato tra quelli contrari ed ha chiesto la correzione del tabulato.
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La presidenza del gruppo del Pd alla Camera prenderà «immediate sanzioni» per i deputati che erano assenti ingiustificati al momento del voto finale sul decreto con lo scudo fiscale. In relazione al voto finale,la Presidenza del gruppo Pd della Camera rende noto che la presenza dei deputati democratici è stata dell'88.43% e che «dei 216 deputati erano assenti in 22, in quanto il voto dell'onorevole Colombo, presente in aula, non è stato registrato elettronicamente, ma è stato prontamente segnalato e corretto».Undici parlamentari erano assenti per malattia e due in missione per la Camera ma «per gli assenti ingiustificati, che comunque non sarebbero stati determinanti ai fini del voto, la presidenza del gruppo prenderà immediate sanzioni». Pistelli e Lanzillotta hanno precisato di essere a Madrid su incarico del Pd.
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A dichiarare astensione è stato in particolare il repubblicano Giorgio La Malfa che ha espresso dissenso per il provvedimento dello scudo fiscale che, ha detto rivolgendosi al ministro Tremonti, «è il segno del fallimento della politica economica» che è in realtà una «politica del giorno per giorno». Per il resto il voto ha ribadito le note posizioni espresse in questi giorni con la maggioranza da una parte e tutte le opposizioni a contestare il provvedimento che ora passa alla firma del presidente della repubblica.
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Negativo il giudizio della Cgil. "E' una scelta molto grave, una vera offesa per i contribuenti onesti», ha detto il segretario nazionale Guglielmo Epifani. «E' insieme un condono e un'amnistia, con l'aggravante dell'anonimato che - secondo Epifani - insieme all'impunità per il falso in bilancio e di altri reati penalmente perseguibili, costituisce l'aspetto peggiore del provvedimento: è sbagliato premiare in questo modo chi ha infranto la legge. Grazie all'anonimato di fatto scompare il confine tra capitali leciti, anche se illegalmente esportati, e capitali illeciti tout court. La norma va in senso esattamente contrario alla lotta dall'evasione fiscale".

ILFATTOQUOTIDIANO
Camera, PD e UDC assenti salvano lo scudo di Tremonti
30 settembre 2009
Ieri il Fatto domandava: “Ma il Pd dov'è?”. Ieri, puntuale, il Pd ha risposto: siamo momentaneamente assenti. Almeno fino al congresso. Purtroppo il Parlamento non si ferma: ieri si votava la pregiudiziale di incostituzionalità dell'Italia dei valori contro scudo fiscale (tutte le opposizioni si erano associate). Risultato: presenti 485, votanti 482, astenuti 3, maggioranza 242. Contro lo scudo 215, a favore 267. Traduzione: malgrado la ressa sui banchi del governo, Pdl e Lega sarebbero andati sotto (70 assenze su 329) e lo scudo sarebbe stato bocciato. Peccato che in aiuto del centrodestra sia arrivato il soccorso “rosa”. Quasi un deputato Pd su quattro era altrove (28% di assenze, 59 su 216). Quasi al completo i dipietristi (24 su 26). Più virtuosa del Pd è stata persino l'Udc (8 assenti, 29 al voto su 37). Bastavano 27 deputati di opposizione, quindi, per seppellire il mega-condono. Domani pubblicheremo i nomi degli assenteisti salva-scudo. Ma quattro a caso ve li anticipiamo: Franceschini, Bersani e D'Alema. I veri leader.

sabato, ottobre 03, 2009

LA DEMOCRAZIA E LIBERTÀ DI STAMPA

Consiglio di leggere questo articolo apparso su un editoriale di IlSole24ore intitolato Che cosa vuol dire libertà di stampa. Ho scelto questo non perché non ce ne fossero altri altrettanto validi da giornali di orientamento di ‘sinistra’ ma per evidenziare il fatto anche da un giornale NON di ‘sinistra’ i contenuti sono i medesimi e si rifanno principalmente alla Costituzione. Passi come il seguente:

La nostra Costituzione afferma e tutela il diritto all'informazione e al libero dibattito in toni forti, cari a uomini e donne che avevano ancora vivo nelle coscienze l'amaro della dittatura con le sue censure e le sue menzogne. La Costituzione è inequivoca sul tema e onorarla onora tutti noi. A patto, naturalmente, di ricordarsi che libero pensiero e libera informazione sono anche, soprattutto, dicevano i padri dell'illuminismo, sacrosanti diritti di chi non la pensa come noi, di chi da noi dissente e chi nega in radice la fondatezza delle nostre opinioni. Una RAI sotto il controllo politico e una TV privata con un conflitto d’interesse del suo proprietario ‘svilisce’ l’informazione asservendola ad interessi di parte e ad altri soggetti SKY e Internet viene negato di ‘crescere’ a pieno diritto nel mercato. Questi sono i mali dell'informazione italiana 2009 e nessuno è senza colpe. Il centrodestra per avere protetto l'ambiguo condominio media-politica, il centrosinistra per non avere risolto in 7 anni al governo il conflitto di interessi, anche riformando in senso liberale il servizio pubblico. Nessuno di noi ha il monopolio della verità, in ciascun giornale e pensiero possono far capolino censure e distorsioni…

Formalmente la libertà di stampa e d’informazione ‘esistono’ ancora ma si sono fatte leggi ad hoc che ‘riducono’ fortemente’ di fatto questo ‘diritto’ con temerarie querele milionarie ai giornalisti ed editori. Si tenta di far passare il concetto che la ‘protezione della privacy’ sia prioritaria rispetto alla ‘libertà di stampa’. Se passa questo concetto si ritorna alla ‘censura preventiva’ tanto in voga negli anni della dittatura fascista.

Essa usava gli stessi argomenti secondo i quali la notizia NON poteva essere pubblicata se il Governo la ‘riteneva’ falsa, faziosa, pericolosa per la sicurezza, offensiva, inutile, etc… Insomma i lettori leggevano solo quello ‘consentito’ dal potere censore che così di fatto ‘perpetuava’ se stesso con notizie mai ‘scomode’ e sempre ‘utili’ ai fini del proprio ‘consenso’. Oggi sappiamo che molte notizie ‘scomode’ non vengono trasmesse dai grandi mezzi TV controllati dal potere politico ed economico che poi sono quelli più diffusi da noi. I giornali da noi sono poco letti!


Alla manifestazione Roberto Saviano, lo scrittore impegnato contro la mafia, che vive da anni sotto protezione ha ricordato come la libertà di stampa sia anche la serenità di lavorare, «di raccontare senza ritorsioni, senza che il proprio privato sia utilizzato come un'arma per far tacere». Un'emergenza particolarmente sentita in Italia, «che è il secondo paese dopo la Colombia per il numero di persone che si trovano sotto protezione.
Per Saviano «quello che è accaduto a Messina è il frutto, non della natura, ma del cemento. Se chi permette a chi scrive di farlo secondo coscienza e senza pressioni, tragedie come questa potrebbero essere evitate».


La libertà di stampa e d’informazione sono veramente in ’pericolo’ e a giudicare dalla partecipazione imponente dei cittadini alla
manifestazione si vede che il problema è ‘reale’ e non ‘falso’ come Berlusconi e il Governo dicono come fossero loro i baluardi a difesa e non invece proprio quelli che vogliono ‘affossarla del tutto’ nel tentativo finora fatto di ‘azzerare’ tutte quelle voci critiche rimaste. Non ha caso nella manifestazione si chiede al premier di ritirare il ddl Alfano sulle intercettazioni e le cause intentate contro i giornalisti (che subiscono costi enormi anche se assolti).

Stiamo attenti perché se finisce effettivamente la libertà di stampa finisce di fatto la democrazia e si torna indietro, punto.
Raffaele B.


ILSOLE24ORE
Manifestazione libertà di stampa
300mila a Piazza del Popolo

di Nicoletta Cottone
3 ottobre 2009

Piazza del Popolo gremita, un tripudio di colori, palloncini, bandiere, cappellini, cartelli. Uno per tutti: «La verità vi farà liberi». Tante magliette: «No all'informazione bavaglio». Gli ospiti si alternano su un grande palco tratteggiato di bianco, contornato da due maxi schermi. È stato questo il teatro della manifestazione per la libertà di informazione, indetta dalla Federazione nazionale della stampa italiana. «Siamo in 300mila», hanno fatto sapere gli organizzatori fra gli applausi. La manifestazione si è aperta con un minuto di silenzio dedicato alle vittime della tragedia di Messina. Impossibile entrare nella piazza, piena all'inverosimile, le vie intorno traboccano di gente di tutte le età. Molti i giovani, tante le donne.
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Saviano: «Libertà di stampa è raccontare senza ritorsioni». Applauditissimo Roberto Saviano, lo scrittore impegnato contro la mafia, che vive da anni sotto protezione. Saviano ha ricordato come la libertà di stampa sia anche la serenità di lavorare, «di raccontare senza ritorsioni, senza che il proprio privato sia utilizzato come un'arma per far tacere». Un'emergenza particolarmente sentita in Italia, «che è il secondo paese dopo la Colombia per il numero di persone che si trovano sotto protezione. Raccontare in certe parti d'Italia, soprattutto al Sud, è complicatissimo e costringe a dover difendere la propria vita». Tra i nemici principali del dovere di raccontare, ha sottolineato Saviano, «c'è l'indifferenza, che isola chi prova a descrivere la realtà. Ecco perché siamo quì, per dire che ogni paese ha bisogno della massima libertà di espressione». Un modo, secondo Saviano, anche per difendere la memoria dei giornalisti che sono caduti in nome della libertà di informazione. Per Saviano «quello che è accaduto a Messina è il frutto, non della natura, ma del cemento. Se chi permette a chi scrive di farlo secondo coscienza e senza pressioni, tragedie come questa potrebbero essere evitate».
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Onida: «Il potere politico è intollerante verso le voci critiche». «Il potere politico - ha detto Valerio Onida, presidente emerito della Corte Costituzionale, dal palco di piazza del Popolo - è troppo spesso intollerante nei confronti delle voci critiche». Per Onida, «la libertà di informazione è fondamentale per la vita democratica. Una libera informazione è presupposto per una società libera».
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Siddi: «I nemici sono quelli che attentano alla libertà». «I giornalisti - ha detto il presidente dell'Fnsi Franco Siddi parlando dal palco a piazza del Popolo - non vogliono e non cercano nemici. Gli unici nemici sono quelli che attentano alla libertà». «Non c'è nessun tentativo di bavaglio», ha aggiunto ironico Siddi, «nessun tentativo di intimidire giornalisti scomodi e testate non allineate. Nessuna vendetta mediatica: i giornalisti non sono mai stati indicati come farabutti e delinquenti. No, non ci siamo». Il premier Silvio Berlusconi aveva detto che la manifestazione sulla libertà di stampa «è una farsa assoluta, in Italia c'è più libertà di stampa che in qualsiasi altro paese». «Libertà di stampa non vuol dire solo avere a disposizione decine di giornali ma anche avere tutte le notizie che meritano di essere pubblicate», ha spiegato Franco Siddi, segretario del sindacato unitario per cui la manifestazione ci «aiuta a riscattare anche all'estero l'immagine dell'Italia». Siddi ha chiesto al premier di ritirare il ddl Alfano sulle intercettazioni e le cause intentate contro i giornalisti.

Lepri: «Evitare che si soffochino le voci libere». Sergio Lepri, storico direttore dell'Ansa, 90 anni appena compiuti ha lanciato un appello: «Impegnamoci tutti per evitare che si soffochino le voci libere e per fare in modo che il diritto di indignazione che si leva da questa piazza vada in tutte le piazze d'Italia».
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Slogan della manifestazione «Informazione, no al guinzaglio». La manifestazione per la libertà di informazione, spiegano gli organizzatori, «per una stampa che non vuol farsi mettere il guinzaglio da nessuno». Slogan, scritto anche sulle magliette che molti manifestanti indossano: «Informazione, non al guinzaglio». E proprio oggi Reporter sans Frontieres, anticipando il rapporto che sarà reso noto il 20 ottobre, ha detto che il nostro Paese è sceso nella classifica della libertà di stampa e che Berlusconi potrebbe essere inserito nella «lista dei predatori della libertà di stampa».
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Spazio anche alla musica. La prima è Teresa De Sio. Confermata la presenza di Samuele Bersani, Marina Rei, Teresa De Sio, Nicky Nicolai, i Tetes de Bois, Enrico Capuano, ma gli organizzatori non escludono ulteriori «sorprese». Manifestazioni parallele si terranno in dodici città italiane ed europee, da Barcellona a Londra, mentre a Parigi la rivista Focus In ha organizzato una ronda in place d'Italie per «sensibilizzare la popolazione sui rischi che sta correndo la stampa italiana». A partecipare, tra gli altri, anche la Cgil e la Fim-Cisl, i partiti dell'opposizione parlamentare, dal Pd all'Idv, a extraparlamentare, Sinistra e Libertà, Rifondazione Comunista e Comunisti italiani. Non è stata rispettata la richiesta dell'Fnsi di non esporre i simboli dei partiti.

La maggioranza ha preso le distanze dalla manifestazione. «È una sorta di buffonata. Qualcuno per caso è intervenuto in toni censori contro Santoro che ha fatto una trasmissione tutta costruita attraverso il buco della serratura o il gossip?», ha detto il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Paolo Bonaiuti, che ha sottolineato come «tutti i talk show politici sono orientati a favore della sinistra».
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In piazza anche rappresentanti del mondo cattolico. «Vogliamo testimoniare la nostra preoccupazione dinanzi al clima pesante di condizionamento e di intimidazione cui abbiamo assistito in questi mesi e ancora negli ultimi giorni«, ha spiegato il presidente delle Acli, Andrea Olivero.