domenica, febbraio 21, 2010

PROTEZIONE CIVILE E LA PROTESTA DEGLI AQUILANI

Cominciano a venire al pettine i 'nodi irrisolti' e per la verità neppure affrontati i problemi della città e della sua ricostruzione. Il fiato corto della propaganda mediatica del governo mostra così la 'corda' cui nemmeno i telegiornali che finora hanno taciuto su questo aspetto, riescono più a tacere.
http://www.youtube.com/watch?v=493Lm7LPQBc
cioccolatoevaniglia
21 febbraio 2010
Contestata troupe del Tg1: ''Scodinzolini!''

I media principali i TG (ad eccezione del TG3) e Mediaset e alcuni quotidiani di maggiore diffusione hanno dato un immagine completamente diversa dell’Aquila. La Protezione Civile si è occupata esclusivamente di fare le case nelle ‘new town’ (non per tutti ancora) e d’altronde si tratta di appalti milionari (fuori controllo) ai soliti costruttori-affaristi di 'corte' che ‘ridono’ delle disgrazie altrui nel motto: mors tua vita mea. Come le inchieste in corso stanno rivelando!

Sulla ricostruzione della città non si è ancora incominciato! Su questo aspetto si è taciuto ed è purtroppo molto grave perché per ricostruire il centro storico è cosa molto più difficile e richiede altissima qualità e professionalità, secondo me, sconosciuta a questi costruttori-affaristi, oltre ad ingenti risorse ‘indisponibili’ per questo governo.
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Infine se la città ‘muore’ cesseranno molte attività compresa l’università che è la risorsa maggiore. Di conseguenza molti saranno costretti a traslocare altrove per procacciarsi un reddito ed a lasciare le “nuove case” costruite in tempi record come 'strombazzate' con grande fragore propagandistico dai media sotto il controllo del governo e dallo stesso.

21 febbraio 2010
L'Aquila, mille chiavi per riaprire la città


L’emergenza delle case andava bene ma bisognava incominciare in parallelo anche la ricostruzione della città, ma è stato deciso di non farlo per motivi politici e mediatici e si è perso molto tempo.

Adesso i cittadini si sono stancati e cominciano ad aprire gli occhi ed agiscono. Capiscono che se non se ne occupano loro né il governo né la Protezione Civile lo farà nel modo che serve per far rivivere la città, ma solo per fare propaganda per guadagnare consensi e per consentire alla loro ‘corte’ illeciti guadagni milionari sulla loro pelle.

In “Presadiretta” su RaiTre di stasera 21-febbraio-2010 ore 21:30 andrà in onda “
La ricostruzione” che invito a vedere.
Raffaele B.

RAINEWS24
La protesta dell’Aquila
A dieci mesi di distanza dal sisma, il centro storico dell'Aquila è una città dimenticata, per la quale la parola ricostruzione è semplicemente impronunciabile. I cittadini hanno manifestato per chiedere interventi concreti, contestando il sindaco Cialente e il TG1 perchè - dicono- tratteggia una verità irreale. Enzo Cappucci, giornalista di Rainews24, racconta nel suo libro perchè il centro storico dell'aquila rischia di restare una città morta e perchè vengono contestate le scelte del Governo. Vi offriamo un'anteprima…
CONTINUA

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Riprendiamoci la città

sabato, febbraio 20, 2010

AUMENTI AI MANAGERS E RIDUZIONI AGLI OPERAI

La Fiat distribuisce compensi milionari all’amministratore delegato Sergio Marchionne, al presidente Luca Cordero di Montezemolo ed al vicepresidente John Elkann mentre agli operai e impiegati solo riduzioni di bonus, stipendi e/o cassa integrazioni senza chiare prospettive per il futuro.

Ma se le cose non vanno bene per il gruppo che resta sempre comunque indebitato di svariati milioni di euro, chissà perché il conto viene ‘scaricato’ solo sulle maestranze mentre i managers si ‘premiano’ in modo cosi scandaloso e spudorato!

Naturalmente è tutto giustificato, secondo il nostro sistema italiano capitalistico-finanziario, tant’è che i quotidiani quali
ANSA e IlSole24ore per citarne qualcuno, non fanno una piega. Questi giornali non si avvedono minimamente della spudorata e stridente ingiustizia che si consuma ai danni degli stessi dipendenti FIAT e dell’intero Paese che stanno affrontando la crisi con grande difficoltà.

Il gruppo ed i suoi capi avrebbero dovuto almeno dimostrare un minimo di sensibilità morale di fronte al dramma dei loro dipendenti e delle loro famiglie, invece no! Procedono cinicamente ed imperterriti a distribuirsi assurdi premi milionari che si aggiungono a stipendi già milionari anche se il gruppo rimane fortemente indebitato.
È SEMPLICEMENTE ASSURDO!

Su
REPUBBLICA il sindacalista FIOM Cremaschi: "Ai manager bonus più alti per i dipendenti premi giù del 30-40%" fornisce tutti i dettagli e cifre.

Dov’è la logica qui, capitalisticamente parlando? Così la legge di mercato si applica solo ai dipendenti, ai capi invece la stessa legge non vale! È uno scandalo inaudito a cui ci si dovrebbe ribellare!
Raffaele B.

REPUBBLICA
Le reazioni dei sindacati agli aumenti dei compensi dei dirigenti FiatIl segretario Fiom: "Per loro non c'è il mercato, ma il miglior socialismo possibile"
Cremaschi: "Ai manager bonus più alti per i dipendenti premi giù del 30-40%"
di ROSARIA AMATO
20 febbraio 2010

ROMA - "Non mi scandalizzano gli alti compensi in sé, ma il fatto che quest'anno i bonus dei top manager della Fiat cresceranno di almeno un terzo, mentre contemporaneamente i premi dei dipendenti verranno ridotti del 30-40 per cento, e stiamo parlando di cifre già basse: l'anno scorso si erano attestati in media tra gli 800 e i 900 milioni". A Giorgio Cremaschi, della segreteria nazionale della Fiom, proprio non va giù la notizia secondo la quale quest'anno, nonostante la crisi e la cassa integrazione, i top manager incasseranno compensi che superano di almeno un terzo quelli dell'anno precedente.
In particolare, all'amministratore delegato Sergio Marchionne, per il fatto di aver raggiunto un utile di gestione di 1,1 miliardi e di aver tenuto l'indebitamento a 4,4 miliardi, è stato assegnato un bonus di 1,343 milioni, che si aggiunge ai 3,347 milioni percepiti per la carica ricoperta nel Gruppo. Luca di Montezemolo incasserà 5,2 milioni, di questi 550.000 euro sono la retribuzione per la presidenza, mentre 4,6 milioni comprendono l'emolumento per la presidenza Ferrari e il raggiungimento dei bonus legati agli obiettivi di bilancio di Maranello. Mentre al vicepresidente John Elkann vanno 'solo' 631.000 euro. In tutto, per i top manager di prima fascia il monte stipendi è salito dagli 11 milioni del 2008 ai 19 del 2009. Gli aumenti verranno proposti all'assemblea degli azionisti della Fiat in calendario il 26 marzo.

"Per alcuni non c'è il mercato, c'è il miglior socialismo possibile - commenta amareggiato Cremaschi - per i dipendenti ci sono la cassa integrazione e i tagli, e per di più quest'estate avranno il premio ridotto. E' una situazione identica a quella dei manager bancari, sui quali si sono riversate però molte più critiche".
Il sindacalista non accetta l'obiezione che si tratti di premi 'di risultato': lo stesso Marchionne due anni fa al Festival dell'Economia di Trento si definì
"il più precario della Fiat", sostenendo che veniva pagato molto, ma solo in base a quanto otteneva, e rischiava comunque il posto ogni giorno. "Per quattro milioni e mezzo l'anno si è precari volentieri...diciamo che si può pagare il mutuo", commenta sorridendo Cremaschi.Ancora più dura naturalmente la reazione segretario della Fiom di Termini Imerese, Roberto Mastrosimone: "In due, Marchionne e Montezemolo, intascano 10 milioni di euro in un anno, ecco dove va a finire il sudore degli operai. Marchionne incassa persino un bonus da 1,3 milioni, sarà il premio che il Lingotto gli ha riconosciuto per chiudere la fabbrica di Termini Imerese. Un operaio metalmeccanico ha un salario di 1.200 euro, ma quando è in cassa integrazione, come purtroppo avviane ed è avvenuto spesso a Termini Imerese proprio nel corso del 2009, guadagna 700 euro".

IlSole24ore
Fiat aumenta i bonus a Marchionne e approva il dividendo

16 FEBBRAIO 2010
Aumentano i diritti (stock grant) destinati all'amministratore delegato del gruppo Fiat, Sergio Marchionne, a seguito delle modifiche al piano di incentivazione 2009-2010 approvato dall'assemblea degli azionisti del 27 marzo 2009. Come precisa una nota del gruppo, il numero dei diritti complessivi cresce a 12 milioni…
CONTINUA

ANSA
Fiat: nel 2009 Montezemolo incassa 5,2 mln, Marchionne 4,8 milioni
L'ad Elkann 631 mila euro
19 febbraio, 15:37
MILANO - Nel 2009 il compenso ricevuto dall'amministratore delegato della Fiat, Sergio Marchionne, è stato di 4,78 milioni di euro, di cui 1,35 milioni a titolo di bonus. Il presidente della Fiat, Luca Cordero di Montezemolo ha percepito, anche in forza della carica rivestita nella Ferrari, 5,17 milioni di euro. Lo si legge nel progetto di bilancio della Fiat. Al vicepresidente John Elkann sono andati 631 mila euro.

mercoledì, febbraio 17, 2010

SCANDALO PROTEZIONE CIVILE – CHI RIDEVA È ALL’AQUILA

La notizia è fresca e viene riportata, al momento, solo dal quotidiano abruzzese ILCENTRO. Secondo questo giornale esiste una intercettazione di cui è venuto in possesso e che dimostra al di la di ogni ragionevole dubbio che “chi rideva del sisma dell’Aquila” lavora effettivamente nella città “smentendo” clamorosamente Gianni Letta che all’ANSA dichiara “indignato” che “nessuna di quelle persone, nessuna di quelle imprese, ha messo mai piede a l'Aquila né ha avuto un euro di lavori nella prima fase e né l'avrà nella seconda”. E Bertolaso si dichiara ora perfino ‘vittima’.

Quindi, agli aquilani che hanno manifestato in questi giorni all’insegna del “noi non ridiamo” si aggiunge un ulteriore beffa perché chi “rideva” del sisma già lavora e lucra a L'Aquila, con buona pace di chi nel governo ‘indignato’ si è affrettato dire il contrario forse per ‘tenere’ buona la città.

Adesso il Procuratore dell'Aquila chiede gli atti dell’inchiesta sugli appalti (vedi
REUTERS) e vuole vederci chiaro.

Con le intercettazioni diventa difficile ed arduo continuare a ‘mentire’ senza cadere nel ridicolo. Se non ci fossero, tutto questo non sarebbe stato possibile. A noi non resta che vedere i prossimi sviluppi dell’inchiesta e se altri giornali e media pubblicheranno questa notizia.
Raffaele B.

In questo filmato da REPUBBLICA RADIOTV viene intervistato il direttore de ILCENTRO che conferma e arricchisce di dettagli di questa parte della vicenda.
kobrakhan74
17 febbraio 2010
Chi rideva del sisma lavora a L'Aquila
Le rivelazioni del quotidiano Il Centro che smentiscono le dichiarazioni di Gianni Letta. Il commento del direttore Luigi Vicinanza. Conduce Tiziana Testa

ANSA
Gianni Letta: speculatori non hanno mai messo piede all'Aquila
12 febbraio, 15:48

L'AQUILA - "Tutti abbiamo sentito un brivido di orrore" rispetto a "quelle brutte persone che stavano a lucrare qualcosa sulla disgrazia dell'Aquila. Nessuna di quelle persone, nessuna di quelle imprese, ha messo mai piede a l'Aquila né ha avuto un euro di lavori nella prima fase e né l'avrà nella seconda". Lo ha detto il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Gianni Letta, in occasione del premio innovazione di Finmeccanica a L'Aquila, aggiungendo che "questo grazie alla gestione oculata di Guido Bertolaso".

REUTERS
PERUGIA (Reuters) - Il procuratore capo dell'Aquila, Alfredo Rossini, chiede ai magistrati fiorentini di avere accesso agli atti dell'inchiesta sui cosiddetti "grandi eventi", tra cui il G8 della Maddalena, per poter verificare l'esistenza di ipotesi di infiltrazioni mafiose negli appalti…CONTINUA

ILCENTRO
G8, l'inchiesta sul terremoto
Chi rideva del sisma lavora all’Aquila

Quelli che ridevano, la notte del terremoto, in Abruzzo ci sono stati e ci hanno lavorato. Dall’inchiesta sul G8 riemergono le intercettazioni che smentiscono le dichiarazioni di Gianni Letta. Piscicelli e altri imprenditori indagati operano nella ricostruzione. La toscana Btp sbarca in città grazie al consorzio Federico II di Barattelli, Marinelli e Vittorini
L'INTERCETTAZIONE
"Vinto il primo appalto, gli altri a breve. Ferie all'Aquila"
(All’articolo successivo oppure in web)
di Enrico Nardecchia
(17 febbraio 2010)

L’AQUILA. Ridevano e lavoravano, coronando il loro sogno. «Qua possiamo piglia’ quello che ci pare». «Qua c’è da fare per 10 anni». Le intercettazioni svelano che gli imprenditori-sciacalli non solo hanno riso nel letto, la notte del terremoto, ma hanno anche raggiunto l’obiettivo di prendere soldi, pubblici e privati, dalla grande torta degli affari della ricostruzione in Abruzzo. Il comizio di Gianni Letta («Nessuna di quelle persone e imprese ha messo mai piede all’Aquila e non hanno avuto e non avranno un euro») è di 5 giorni fa. Ma pare lontanissimo.
AL LAVORO. Sciacalli al lavoro nel cratere, nonostante quella che Letta ha definito «la gestione oculata di Bertolaso». Francesco Maria De Vito Piscicelli, l’imprenditore che avrebbe riso la notte del terremoto parlando col cognato Pierfrancesco Gagliardi pensando agli affari che avrebbe potuto realizzare, tre giorni dopo il terremoto rincara la dose quando afferma che già gli sono stati chiesti «sei escavatori e venti camion». L’intercettazione è inserita nell’inchiesta di Firenze sui grandi appalti in cui Piscicelli è indagato.
FEDERICO II. Porta il nome del leggendario fondatore della città il consorzio attraverso il quale la toscana Btp (Baldassini-Tognozzi-Pontello), i cui vertici sono indagati per i presunti rapporti di favore con il coordinatore del Pdl Denis Verdini, per il quale si ipotizza la corruzione, ha messo radici in città. Il colosso dell’edilizia, tra i primi 10 in Italia, ha sposato i Barattelli (Ettore e Carlo), storici costruttori aquilani, e le imprese di Emidio Vittorini; Marinelli ed Equizi. Nomi, questi, estranei all’inchiesta fiorentina. Vittorini e Marinelli sono noti per il loro impegno nell’Aquila rugby. Battesimo del «Federico II» il 15 maggio. Un mese e 9 giorni dopo la catastrofe nasce un consorzio che «non ha fini di lucro» anche se è composto da società di capitali, e si prefigge «la promozione delle integrazioni e l’aggregazione tra i soggetti consorziati». Al di là dei propositi, il consorzio prende appalti pubblici e incarichi di natura privatistica. «Com’è facile immaginare», sostiene la Procura, «il terremoto ha momentaneamente spostato gli interessi dei soggetti coinvolti, tutti ben consapevoli che l’evento sismico potrà tradursi in commesse di lavori edili e, dunque, in profitti». Il consorzio avrebbe intascato, finora, circa 12 milioni dalla prima fase della ricostruzione. Ha lavorato alla costruzione di moduli scolastici provvisori; al restauro di alcuni alloggi della caserma Pasquali da destinare agli sfollati; alla messa in sicurezza (700mila euro) e al recupero di opere d’arte (578mila euro) nella sede della direzione generale della Cassa di risparmio della Provincia dell’A quila, in corso Vittorio Emanuele e a palazzo Branconi-Farinosi, di proprietà dell’istituto di credito, e già sede di rappresentanza della Regione. Barattelli è anche componente del Consiglio di amministrazione della Carispaq che ha confermato di aver affidato i lavori.
DI NARDO E I CASALESI. L’altro binario, inquietante, è quello che indaga sui rapporti tra imprese, funzionari pubblici ed esponenti del clan dei Casalesi. In un’indagine dei Ros il funzionario ministeriale Antonio Di Nardo, nato a Giugliano (Napoli) ma residente a Mentana (Roma) viene descritto come «in rapporti» con esponenti della camorra. Di Nardo, dal Provveditorato Opere pubbliche con competenza su Lazio e Abruzzo, si sarebbe attivato con Piscicelli per «partecipare alle gare d’appalto».
SCUOLA DA 7 MILIONI. Scuola media Carducci, sede provvisoria al Torrione. Appalto da 7,3 milioni, la cifra più alta tra quelle destinate ai Musp. L’appalto è stato aggiudicato da un’associazione temporanea d’impresa Cmp-Btp-Vittorini Emidio costruzioni. Lotto 12, aggiudicato il 22 luglio. La sera stessa, il direttore tecnico-consigliere del consorzio Federico II, Liborio Fracassi, marsicano di Avezzano, 62 anni, scrive un sms a Riccardo Fusi della Btp. «Vinto il primo appalto. È il primo, gli altri a breve. Ferie all’Aquila».

Dopo gli sciacalli gli avvoltoi?
Il commento di Giustino Parisse de ILCENTRO
Questi personaggi hanno tradito anche i giovani volontari

*** L'INTERCETTAZIONE ***
ILCENTRO
“Vinto il primo appalto, gli altri a breve. Ferie all'Aquila”
(17 febbraio 2010)
Telefonate tra referenti locali e imprese coinvolte: "Tanta roba"
L’AQUILA. «Primo appalto ok, ferie all’Aquila». Le risate proseguono via sms, quando l’imprenditore abruzzese comunica al suo corrispondente toscano che, sì, la prima bandierina è stata piazzata. E ora ne seguiranno delle altre. Tanto che le ferie toccherà passarle all’Aquila. Questi i contenuti di alcune intercettazioni inserite nel procedimento della procura di Firenze nell’inchiesta su appalti e corruzione. Imprenditori e funzionari pubblici parlano costantemente del sisma in Abruzzo e delle sue opportunità.«SEI ESCAVATORI». L’imprenditore Francesco De Vito Piscicelli parla con il cognato Pierfrancesco Gagliardi. La telefonata è del 9 aprile.
Gagliardi: «...Senti un po’ ma... tu vuoi fare... un bel... un bell’ appalto sul lago di Garda... da 7 milioni... o è troppo lontano... è una rottura di c...»
Piscicelli: «... No... lascia perdere... mò c’é il terremoto da seguire...»
G.: «...Sì, giusto, bisogna concentrarsi lì...»

P.: «...Capito?»
G.: «...Perché lì partono a duemila all’ora adesso...»
P.: «...Ma già mi hanno chiamato a me...»
G.: «...ma veramente?»
P.: «...Sì, la prossima settimana devo dare sei escavatori... venti camion...»
G.: «...Li devi dare...?»
P.: «...Sì...»
G.: «...così...»
P.: «...Sì così funziona nelle emergenze... tutto in economia...»
G.: «...Ah!...glieli dai e poi dopo si fa in economia... cioè tot ore, tot al giorno...»
P.: «...Sì...sì, sì...»
G.: «...Ah...»
P.: «...Questo per le emergenze...»
G.: «...Uhm, uhm... certo lì adesso ci fanno carne da porco lì...»
P.: «...Eh là c’è da ricostruire dieci anni...».
DI NARDO. Il 16 aprile il funzionario ministeriale Antonio Di Nardo informa l’imprenditore Piscicelli che un incontro con Denis Verdini coordinatore Pdl si può organizzare al Circolo della caccia in piazza Fontanella Borghese, a Roma, per restare al riparo da occhi indiscreti.
Di Nardo: «...Senti io penso martedì facciamo quell’incontro... quello con Denis... con questo però andiamo al Circolo o no... hai detto così?... non vuole gente che vede...».
Piscicelli: «E allora ce ne andiamo al Circolo... noi tre».
SMS: FERIE ALL’AQUILA. Questa l’intercettazione dell’sms che Liborio Fracassi, di Avezzano, direttore tecnico del consorzio «Federico II», il 22 luglio 2009 spedisce all’ indagato Riccardo Fusi presidente della toscana Btp: «Abbiamo vinto il primo appalto: una scuola per 7,3 milioni da consegnare chiavi in mano il 10 settembre. È il primo, gli altri a breve. Ferie all’Aquila».«LÌ TI CONOSCONO».

Fra i politici in contatto con Fusi c’è anche Riccardo Nencini, presidente del consiglio regionale della Toscana, che subito dopo una visita all’Aquila, il 16 luglio, nella quale consegna 500mila euro della sua Regione a Gianni Chiodi, chiama al telefono l’imprenditore.
Nencini: «Ascolta bello sto venendo via ora dall’Aquila... ho parlato di te... ma lì sei conosciuto...».
Fusi: «Sono conosciuto però murano quegli altri, capito... sì. sì... ma se tu ci metti le mani te è meglio».
Nencini fa capire che s’impegnerà per promuovere un incontro.«TANTA ROBA». Ecco il contenuto di un colloquio tra Liborio Fracassi (Consorzio Federico II) e l’i mprenditore toscano Riccardo Fusi considerato, insieme a Piscicelli e a Vincenzo Di Nardo, tra i «favoriti» del coordinatore nazionale Pdl Denis Verdini. I due parlano dei lavori all’Aquila e in particolare negli immobili Carispaq.
Fusi: «Scusi, si è visto con quella persona di Vasto?».
Fracassi: «Sì, sono andato, l’ho incontrato, l’ho sentito, ma era impegnato con le elezioni e l’ho richiamato».
Fusi: «Va bene, ma lì come va?».
Fracassi: «Bene benissimo dico no bene, benissimo».
Fusi: «Ah».
Fracassi: «Già gliel’ho detto. L’ingegnere Marchetti ci ha firmato il nulla osta». Fusi: «Eh». Fracassi: «Stiamo già preparando tutti i preventivi adesso con la banca. Per cui abbiamo predisposto un po’ tutto... venerdì prossimo il consiglio d’amministrazione ci dà il via a fare sia l’opera dentro a palazzo Branconio che è quella della messa in salvaguardia di tutti i monumenti dentro a quel palazzo tutti affreschi, tutti decori... poi tutti i ponteggi sia del palazzo della banca sia del palazzo Branconio».
Fusi: «La perdo, va via la voce».
Fracassi: «Comunque c’è tanta roba. Stiamo facendo tanta roba».
Fusi: «Bravo».

sabato, febbraio 13, 2010

SCANDALO ALLA PROTEZIONE CIVILE

Invito a seguire il video TG3 qui sotto sulle “Intercettazioni Choc” che fornisce un quadro completo, a mio avviso, dell’intera vicenda fino a questo momento sullo scandalo che riguarda la Protezione Civile. Il servizio da spazio a tutte le voci comprese quelle degli inquisiti.
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Finora non si può sapere se Bertolaso sia colpevole, anzi spero per lui che non lo sia. Ma non si può accettare il sistema di corruzione, di appalti, di benefici che gravita intorno a lui. Allora i casi sono due o lo sapeva e allora è connivente oppure non lo sapeva e allora è un'incapace che non si è accorto di quello che accadeva sotto il suo naso. Il totale asservimento di una istituzione pubblica ad interessi privati di alcuni! Ma vediamo il video.
*** Video TG3 ***
Giustizia168
13 febbraio 2010
INTERCETTAZIONI CHOC - INCHIESTA PROTEZIONE CIVILE – BERTOLASO
Lavori alla Maddalena per il G8 costo totale € 600.000.000 alla faccia della crisi.. vedi da 4:02

Bertolaso dice: ”Non ho tradito gli italiani, morirei per dimostrarlo!". Allora che aspetta Bertolaso a “dimostrarlo” difendendosi nel processo e non dal processo come fa Berlusconi che attacca i magistrati dicendo “che dovrebbero vergognarsi”. Perché dovrebbero? I magistrati fanno il loro “lavoro”. Poi questo magistrato Roberto Lupo della procura di Firenze è lo stesso che aveva “assolto” Mediaset sul Lodo Mondadori, e il Cavaliere non può dire che anche questi è un'altra toga rossa politicizzata che lo “discrimina”.

L’unico modo che ha Bertolaso per farlo è quello intanto di 'dimettersi' e poi 'difendersi' all’interno del processo come un comune cittadino. Con le dimissioni irrevocabili egli restituirebbe alla istituzione della Protezione Civile l'alta reputazione rappresentata dai suoi compiti e dalle molte persone per bene e volontari che vi lavorano con grande serietà e senso di responsabilità.

Se invece al contrario Bertolaso non lo fa, seguendo i suggerimenti del Cavaliere e della sua maggioranza, compatti a difenderlo dalla giustizia come fosse al di sopra delle leggi (vedi Berlusconi) ‘difendendosi’ in TV e nei giornali, allora non va bene e a nulla valgono le ‘solenni frasi’ e ‘nuove promesse’ di riparare a certi errori, per scacciare i dubbi su di lui e sull’intera istituzione che opera, ricordiamolo, al di fuori di tutte le regole e controlli, quindi con un enorme potere!

Le accuse, le intercettazioni, tutto il quadro di prove ed indizi e con le prime ammissioni di Bertolaso che “non si occupa direttamente degli appalti” e che “ha riposto fiducia in persone che non lo meritavano” lo mette in una posizione molto difficile perché allora di che cosa si deve occupare? Specialmente ora che il Governo si appresta a trasformare la Protezione Civile in una S.p.A. Cosa grave cui anche parte della maggioranza comincia a prenderne le distanze.

Infine, una chicca: riguarda la ‘smentita farsa’ sulle risate di Piscicelli apparsa sull’
ANSA. Una smentita che non smentisce nulla, anzi conferma!
Raffaele B.

ANSA
Piscicelli si scusa: non ridevo sul terremoto (LA SMENTITA FARSA CHE NON SMENTISCE)
13 febbraio, 11:11
ROMA - "Non ridevo, ho solo detto vabbuo". Si difende così Francesco Maria De Vito Piscicelli, l'imprenditore intercettato al telefono mentre parlava degli affari possibili subito dopo il terremoto dell'Aquila. In alcuni colloqui con i quotidiani l'imprenditore afferma che è stato il cognato a pronunciare la frase "alle tre e mezza ridevo nel letto" riferita al terremoto e che lui era "inorridito". "Quell'uomo - dice - è la metastasi della mia vita. I carabinieri devono aver fatto confusione"."Ho la coscienza a posto" ha ribadito intanto il capo della Protezione Civile Guido Bertolaso, indagato nell'inchiesta che ha portato in carcere il presidente del Consiglio superiore dei lavori pubblici Angelo Balducci, Mauro Della Giovampaola, l'imprenditore Diego Anemone e Fabio De Santis. Per Bertolaso se un errore c'é stato è quello di "un eccesso di fiducia" e di non "essere stato in grado di controllare tutto".

COMMENTI
TV - REPUBBLICA
Caso Bertolaso, il commento di Ezio Mauro del 12 febbraio 2010

Il direttore di Repubblica sullo scandalo che ha investito la Protezione civile: "Non si può liquidare con le promesse"

CORRIERE DELLA SERA
Appalti, soldi, feste e massaggi. Il caso Bertolaso tra certezze e dubbi
Di Lorenzo Salvia 13 del febbraio 2010

LA REPUBBLICA
La difesa fragile del Grande Capo che sapeva tutto
di GIUSEPPE D'AVANZO del 13 febbraio 2010

lunedì, febbraio 01, 2010

GIUSTIZIA – L’INGANNO DEL PROCESSO BREVE

La trovata mediatica di chiamare questo disegno di legge ‘processo breve’ è già di per sé significativa dell’intendimento ‘ingannevole’ dei loro propugnatori. Far credere che si debba fare una legge per accorciare i processi perché la loro durata è troppo lunga è fin troppo ovvia per la sua retorica-mediatica causa-effetto suscettibile solo di ‘ingannare’ i più sprovveduti e i meno informati. Questi purtroppo in Italia sono tanti e per lo più s’informano esclusivamente con le TV Rai-Mediaset controllate proprio dalla parte che più vuole e propone questa legge.

Chi non vorrebbe quindi accelerare e rendere più veloci i processi? È chiaro che qui si sta giocando con la retorica al solo scopo di ‘carpire’ un consenso contro i Giudici e la Magistratura nel suo insieme. In realtà non esiste nessuna legge che possa ridurre la durata dei processi se non interviene sui fattori che ne allungano i tempi. Difatti il ddl sul cosiddetto ‘processo breve’ fissa solo dei tempi massimi definiti, oltre i quali il processo viene ‘cancellato’ a totale ‘danno’ delle ‘vittime’. Disposizione ‘sconosciuta’ in altri ordinamenti giudiziari.

Se dovessimo fare un’altra analogia più calzante del motore Ferrari nella 500, si potrebbe dire per assurdo che un treno verrebbe ‘cancellato’ se dovesse arrivare tardi alla sua destinazione (a vantaggio delle ferrovie) anziché ‘indennizzare’ i passeggeri ‘vittime’ del ritardo.

Sull’organico della magistratura, sui mezzi informatici, sui finanziamenti ed infine un’ampia semplificazione delle leggi e procedure per dotare il nostro sistema giudiziario di un livello di qualità europeo, neanche un articolo, nemmeno un euro.

Lo stesso Cavaliere ed altri eccellenti imputati di ogni colore, con i loro avvocati, hanno fatto spesso ricorso a rinvii e ricusazioni di ogni tipo che leggi e procedure eccessivamente garantiste permettono, allungando di parecchio la durata dei loro processi.

Sarebbe come se si chiedesse ai Giudici di fare presto e agli Avvocati di tirarla per le lunghe sperando di arrivare alla prescrizione del reato. Cos’è allora se non la solita legge ad personam? È non è finita! È in partenza anche un altro treno-legge del famigerato ‘
legittimo impedimento in caso non dovesse andare in porto questa per motivi costituzionali. Insomma è la solita solfa!

Nessuna meraviglia che siamo al 156esimo posto nella classifica di 181 Paesi dopo Angola, Gabon, Sao Tomè e Guinea come dichiarato dal primo presidente della Cassazione,
Vincenzo Carbone.
Raffaele B.


http://www.youtube.com/watch?v=-zMHyQwcwvA
cioccolatoevaniglia
28 gennaio 2010
L'Aquila, i parenti delle vittime contro il processo breve
No al processo breve, no a chi vuole mettere a rischio i procedimenti sui crolli del sei aprile 2009, questo il concetto espresso dai familiari delle vittime della Casa dello Studente che hanno manifestato davanti al teatro dell'Aquila dove si svolgeva la cerimonia di inaugurazione dell'anno giudiziario dell'Unione camere penali. Gli avvocati, giunti nel capoluogo abruzzese, si sono dichiarati solidali con i manifestanti e si sono uniti nel critica al processo breve.
Gli avvocati penalisti, che chiedono con urgenza una riforma della giustizia, hanno poi bollato per bocca del presidente dell'Unione Camere Penali Oreste Dominioni come politica la protesta che l'Anm ha deciso di inscenare all'apertura dell'anno giudiziario alla presenta del ministro Alfano.

NOTIZIE.VIRGILIO
Giustizia/ Corte Bologna: Processo breve,motore Ferrari in una 500
"Si sbandiera tanto il processo telematico, e mancano i computer"
30/01/2010

Tutti "sarebbero felici" se si potessero ridurre i tempi della giustizia italiana, ma poi "tra il dire e il fare... ci sono di mezzo degli ostacoli insormontabili". Per il presidente della Corte d'Appello di Bologna, Giuliano Lucentini, insistere con l'idea del "processo breve" è come "mettere il motore di una Ferrari dentro ad una Cinquecento: non serve a farla viaggiare più velocemente".

Durante la cerimonia di inaugurazione dell'anno giudiziario a Bologna, il presidente della Corte d'appello ha elencato i "disagi" in cui sono costretti ad operare giudici e magistrati, che causano i rallentamenti della giustizia. Aumentano gli "affari civili" e rimangono ancora vacanti i posti di magistrati, prestati ad altri territori. Ma quello che più ferisce il sistema è la "mancanza di mezzi materiali": "Per dare un'idea della situazione - dice Lucentini - mi sono indotto a rivolgermi ad una Fondazione bancaria per avere dei computer, perché quelli esistenti, peraltro vecchi e mal funzionanti, non bastavano per tutti.

Sono diventato un esperto in materia di buone pratiche, ovvero nell'arte di arrangiarsi. Si sbandiera tanto il processo telematico, niente più carte, tutto con il web. E mancano i computer". "Alfano qualche settimana fa in visita alla Corte - ha aggiunto il presidente - disse che sapeva della situazione: 'non credete che se potessi vi accontenterei, anche perché si ridurrebbero gli strumenti di protesta, ma le risorse di bilancio non lo permettono'. Peccato che la politica in pubblico questa discussione non la faccia".

In un altro passaggio Lucentini si è soffermato sul disegno di legge del 'processo breve'. "Un simile istituto - ha spiegato - peraltro non conosciuto da alcun altro ordinamento europeo o di Common Low, determinerebbe, se calato nell'attuale sistema giudiziario, la perenzione d'un gran numero di processi, impedendo per l'effetto il perseguimento di quella che è la primaria finalità di ogni processo penale, ossia la verifica della fondatezza dell'ipotesi d'accusa".

In sostanza, per il presidente della Corte bolognese, "mettere il motore di una Ferrari dentro ad una Cinquecento non serve a farla viaggiare più velocemente. Tale entusiasmo mi sembra in gran parte fuori luogo". "A prescindere da talune pur buone disposizioni", non sembra proprio che la norma "possa nel complesso apportare decisivi benefici: le numerose disposizioni che riducono i tempi per il compimento di atti processuali, gioverebbero assai poco - sono solo apparenza - tenuto conto dei lunghi rinvii che i giudici, oberati da carichi di lavoro pesantissimi, sono di norma costretti a fare".

Per iniziare "occorrerebbe una riconsiderazione delle piante organiche dei magistrati e del personale amministrativo di pressoché tutti gli uffici giudiziari". Del "collasso" degli uffici ha parlato anche il neo procuratore generale di
Bologna, Emilio Ledonne: "In queste condizioni, discutere in astratto di standard di produttività è poco realistico" e non si può "nascondere" la situazione reale "con la favola dei magistrati fannulloni". "Non possiamo vivere sempre di emergenza e non possiamo aspettare gli attentati ai Palazzi di giustizia per avere l'aumento della pianta organiche dei magistrati. Si pensi subito ad un piano straordinario per la giustizia".