lunedì, giugno 30, 2008

IL CAVALIERE TRA FACCIA TOSTA E BARATTO

Ha DELL’INCREDIBILE le affermazioni del Cavaliere in un messaggio inviato al convegno della Federazione Italiana Tabaccai con il quale intende difendere l’interesse della COLLETTIVITÀ da quelli di POCHI e che l’azione del governo sarebbe tutta tesa a impedire che gli interessi di questi ultimi PREVALGANO sull’intera collettività (sic).

L’affermazione avrebbe una sua logica se il Cavaliere e il suo Governo non facessero parte di quei “POCHI”, anzi farebbero invece parte della “COLLETTIVITÀ”. Ma ciò NON PUÒ ESSERE perché non affronta i PROBLEMI DELLA COLLETTIVITÀ che sono quelli che sanno tutti: L’INFLAZIONE E I REDDITI DELLE FAMIGLIE ORMAI ALLA VERA EMERGENZA.

Con la scusa di fare “SICUREZZA” finora Il Governo si è attivato contro gli “ZINGARI”, gli “STRANIERI” ed ora si rivolge contro i “GIUDICI”. Si sta impegnando attivamente per modificare le LEGGI PENALI, del PROCESSO e DELL’INFORMAZIONE (limitando la libertà di stampa) con la scusa di “proteggere” i cittadini innocenti (sic) in realtà il Governo lo fa solo per SALVARE IL SUO CAPO DALLA GIUSTIZIA per reati commessi prima di diventare presidente e ridurre la STAMPA AL SILENZIO per impedire il controllo DELL’OPINIONE PUBBLICA, che altro se no?

LA MAGGIORANZA INTERA e tutti i media ad essa assoggettata tenta di far credere che tutte queste azioni che porta avanti siano per il BENE DEI CITTADINI e del PAESE e che chi li contrasta, da di Pietro, pervaso da puro “ANTIBERLUSCONISMO” e “VOLGARITÀ”, a Veltroni ormai “contagiato” da quest’ultimo, siano i soli responsabili della rottura del “DIALOGO”.

DIALOGO che dovrebbe “CONTENERE” anche la disponibilità al “BARATTO” sulle due LEGGI VERGOGNA: se l’opposizione accettasse il “LODO SCHIFANI” (immunità per le alte cariche dello stato tra cui il presidente del consiglio, l’unico che ne ha bisogno!) si farebbe a meno della legge “BLOCCA PROCESSI”. Un BARATTO INACCETTABILE e VERGOGNOSO che naturalmente L’OPPOSIZIONE RESPINGE. La maggioranza se la deve votare da sola assumendosi l’intera responsabilità.

Nel frattempo però il Governo non si occupa dei PROBLEMI REALI dei CITTADINI e del PAESE. Fino a quando il Cavaliere non avrà ottenuta per se L’IMMUNITÀ DALLA GIUSTIZIA e non avrà ridotto la STAMPA AL SILENZIO e forse TUTTI I POTERI, non potrà occuparsi del Paese. E quando purtroppo sarà in grado di farlo ci sarà POCO DA STARE ALLEGRI perché allora comincerà un “REGIME” che nessuno c’invidierà e che riporterà il Paese INDIETRO di molti lustri.
Raffaele B.

REPUBBLICA
Berlusconi: "Giustizia, avanti tutta"
Veltroni: "Pensa solo a se stesso"

30 giugno 2008

Bocchino: "Via il salva processi se l'opposizione vota il lodo Schifani"
Tenaglia (Pd): "Logica mercantilistica, non siamo disponibili ai baratto"

Botta e risposta tra il premier e il segretario del Pd
"Giustizia, si va avanti". "Si occupi dei problemi delle famiglie"

ROMA - "Tante polemiche strumentali finiscono col mettere in secondo piano l'interesse collettivo". Silvio Berlusconi, in un messaggio inviato al convegno della Federazione italiana tabaccai, torna sulle dure
polemiche sollevate dalle sue iniziative in materie di giustizia. E lo fa riaffermando le scelte prese, assicurando "ogni sforzo perchè l'interesse di pochi non prevalga su quello di quasi tutti" e insistendo "nella direzione che era indicata nei programmi e si incarna nella nostra azione". Nessuna frenata, nessun passo indietro. Scomparsa ogni traccia di dialogo post- elettorale. "Questo governo pensi alle famiglie e non ai problemi di Berlusconi" attacca Walter Veltroni che annuncia, in una lettera all'Unità, il via ad un viaggio attraverso l'Italia. 'Da che pulpito viene la predica di Veltroni, uno che ha ha portato al disastro il Comune di Roma" ribatte il sottosegretario alla presidenza del consiglio Paolo Bonaiuti.
Dunque, nonostante l'appello al reciproco rispetto dei presidente della repubblica, nonostante gli inviti "alla cautela" che
Bossi fa arrivare a Berlusconi, lo scontro resta aspro. E il presidente del Consiglio va avanti. "Il governo ha scelto di mettere la sicurezza e l'ordine pubblico fra le priorità della propria azione, compresa la volontà di ridare efficienza e forza credibile ad una giustizia che, troppo spesso, delude le aspettative in essa legittimamente riposte" spiega Berlusconi.

Ma Veltroni sposta l'attenzione sull'economia. Imputando al premier di occuparsi di giustizia e non "dei veri problemi dei cittadini". "Chiediamo immediatamente un intervento a sostegno di salari, stipendi, e pensioni. E' questa la vera priorità del Pese e non il lodo Schifani. L'inflazione sale come non accadeva da anni. I prezzi al consumo hanno raggiunto valori che non vedevamo da dodici anni e a salire sono soprattutto quelli del pane, della pasta e degli altri generi di prima necessità" continua Veltroni.
Davvero lontani i tempi del dialogo. "Alcuni atteggiamenti e alcune posizioni sono volgari violenti e contro il dialogo" dice il ministro delle attività produttive Claudio Scajola. Ed è sempre l'italia dei Valori ad alzare i toni. "Che Berlusconi parli di interesse collettivo è quasi una barzelletta" taglia corto Massimo Donadi, capogruppo alla Camera.
Dalla maggioranza Italo Bocchino, capogruppo vicario del Pdl alla Camera, ipotizza la possibilità che la norma 'blocca-processi' venga stralciata dal dl sicurezza, se l'opposizione dovesse dire sì al lodo Schifani. Una sorta di "baratto" che però il Pd ha già rifiutato in passato. E che rifiuta oggi con toni secchi: "E' una logica mercantilista che non ci appartiene: nessuno scambio" dice il ministro ombra della giustizia, Lanfranco Tenaglia. "Da Berlusconi solo chiacchiere" rincara il capogruppo del Pd al Senato, Anna Finocchiaro. Bocchino di rimando: "Dialogo impossibile, se faranno ostruzionismo, il governo potrebbe essere costretto a porre la fiducia".

REPUBBLICA
L'ira del Cavaliere: "Mascalzone"
29 giugno 2008
Dopo l'attacco di Di Pietro ("premier magnaccia") Berlusconi si sfoga con i suoi: "Se vogliono sono pronto a tornare al voto".
In preparazione dossier sull'ex pm
di FRANCESCO BEI

ROMA - In Sardegna, dove si trovava per una visita al cantiere del futuro G8 (ormai è certo, si farà alla Maddalena), Silvio Berlusconi ha letto con aria disgustata il dispaccio d'agenzia con gli insulti di Antonio Di Pietro. "Non mi abbasso a rispondergli - ha detto a chi gli era vicino - tanto lo sanno tutti che è un mascalzone".

A Roma tuttavia l'ala del forzismo più militante non è affatto d'accordo nel lasciar cadere la provocazione dipietrista. E in molti ieri, nel tam tam di telefonate per commentare l'uscita dell'ex pm, è riaffiorata la tentazione di costruire un "dossier" aggiornato sul passato del leader dell'Italia dei valori, per tenerlo pronto come arma "fine di mondo" in caso di escalation. Il portavoce di Forza Italia, Daniele Capezzone, lo lascia intuire chiaramente: "Credo che sia proprio venuto il momento di fare luce sulla realtà di Di Pietro e dell'Italia dei Valori"…
SEGUE

giovedì, giugno 26, 2008

MAFIA – L’ECCELLENZA DELL’ ANTIMERCATO

Sembrerebbe una notizia di secondo ordine rispetto a tutte le altre propalate oggi da tutti i media, ma in realtà è la NOTIZIA DELLE NOTIZIE.

Essa riveste a mio avviso una grande importanza proprio in questi giorni “difficili” per due ordini di motivi:

1. che i nostri CARABINIERI siano riusciti ad arrestarli assicurandoli alla giustizia grazie alle cosiddette INTERCETTAZIONI e RIPRESE VIDEO che inchiodano gli imputati alle loro responsabilità con prove schiaccianti.
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2. che le MAFIE sono per principio “contro” la CONCORRENZA di mercato e imponendo con la FORZA CRIMINALE il loro controllo perfino sui prezzi, massificano i loro profitti con IL PIZZO imposto a danno di tutti.

Parallelamente, qualunque piazza di mercato che “impedisse” la CONCORRENZA e “imponesse” i prezzi come fossero un CARTELLO, “funzionerebbe” allo stesso modo proprio come un SISTEMA CONTROLLATO DALLA MAFIA. Solo che in assenza della banda criminale, la mafia in questo caso sarebbe impersonata dai VENDITORI PIÙ FORTI che operano all’interno dell’associazione di categoria che non vuole il LIBERO MERCATO.

La differenza rispetto alla banda criminale è che i MAGGIORI PROFITTI “illecitamente” ottenuti NON VENGONO RE-INVESTITI ma intascati costituendone maggiore ricchezza da ostentare. La banda criminale e mafiosa invece lo RE-INVESTE più proficuamente ma nel mercato della DROGA.

Ora non ci resta che attendere che la GIUSTIZIA possa fare il suo corso in modo “regolare” senza “interferenze” elargendo le GIUSTE SENTENZE e “debellando” così in modo definitivo questa banda mafiosa dal suo territorio.

Non facciamoci illusioni però, perché fino a quando non si sconfigge la CULTURA del MONOPOLIO e dei CARTELLI la mafia continuerà ad esistere persino in forme più subdole e pericolose.
Raffaele B.

RAINEWS24.RAI
A Palermo i boss della mafia impongono il prezzo della carne
Palermo 26 giugno 2008

I boss mafiosi della famiglia della "Noce" imponevano ai macellai di Palermo il prezzo con il quale doveva essere messa in vendita la carne. Il retroscena emerge dall'inchiesta dei carabinieri del Comando provinciale che stamani hanno eseguito 12 ordinanze di custodia cautelare in carcere.

Gli arrestati, per gli inquirenti, oltre a dirigere il racket e a incassare il 'pizzo' da decine di imprenditori e commercianti della citta', fissavano ed imponevano i prezzi di vendita di carni e alimenti, che erano superiori alla media. La mafia avrebbe quindi deciso 'le tariffe' da applicare ai prodotti alimentari.

Scene in cui i macellai contrattano il prezzo con i mafiosi, richiamando anche i boss a far rispettare il prezzo 'imposto' da tutti i macellai, sono state videoregistrate dai carabinieri durante le indagini.
Con i ricavi i boss reinvestivano il denaro nel traffico di
cocaina.

mercoledì, giugno 25, 2008

CSM – INCOSTITUZIONALE LA NORMA BLOCCA PROCESSI

Come era fin troppo prevedibile la norma blocca processi contenuta nel decreto sicurezza approvato al Senato ed ora si appresta di esserla anche alla Camera riceve un PARERE di INCOSTITUZIONALITÀ dal CONSIGLIO SUPERIORE DELLA MAGISTRATURA con ampie e dettagliate motivazioni.

Naturalmente l’attacco alla MAGISTRATURA fatta da Berlusconi all’assemblea nazionale degli esercenti con il quale il CAPO DEL GOVERNO “accusa” i magistrati che lo vogliono “processare” di SOVVERTIRE il voto popolare e di essere una “metastasi della democrazia”, contribuisce ad acuire sempre più lo scontro fra i due poteri che, ricordiamoci, la COSTITUZIONE vuole INDIPENDENTI.

È una grave ANOMALIA in una DEMOCRAZIA che due POTERI INDIPENDENTI quali L’ESECUTIVO e la GIUSTIZIA si scontrino. Lo scontro anche aspro e duro, ma pur sempre civile e dialettico, deve avvenire solo nell’ambito circoscritto della politica, cioè fra i politici con o senza cariche istituzionali di OPPOSTE TENDENZE per contendersi IL CONSENSO dei cittadini per governare. Quindi esso può avvenire all’interno del Parlamento, nel Governo e in tutti gli altri organismi elettivi dove esiste una MAGGIORANZA e una OPPOSIZIONE, ma mai SCONFINARE in altri ambiti e peggio ancora in altri POTERI dello Stato, pena la sua DISSOLUZIONE e la FINE DELLA DEMOCRAZIA.

I MAGISTRATI, al di là delle proprie convinzioni politiche personali, che ci sono sempre (inutile la finzione di neutralità che non esiste) perché non sono robots, sono persone in carne ed ossa come tutti noi quindi soggetti alle proprie convinzioni, hanno una COMPETENZA SPECIFICA IN MATERIA GIURIDICA.
Quello a cui si deve fare riferimento è la propria “PROFESSIONALITÀ” e “CORRETTEZZA” nell’applicazione delle leggi che i “POLITICI” fanno in PARLAMENTO.

In nessun altro paese democratico avanzato un POTERE POLITICO “attacca” persone o organismi che NON sono nella COMPETIZIONE POLITICA. Tanto meno costituisce motivo di “ATTACCO” o di “RICUSAZIONE” dei giudici (come fa il Cavaliere) le loro CONVINZIONI POLITICHE. Altre invece possono essere i motivi, per esempio conflitti in affari, legami di famiglia o di relazioni sentimentali, etc…Questioni cosiddette circoscritte alla fattispecie della persona del giudice.

Se si “ATTACCANO” o si “RICUSANO” i GIUDICI per le loro convinzioni di natura “POLITICA” allora non si finisce MAI. Chiunque allora potrebbe farlo perché non esiste un giudice senza una convinzione di natura politica e tutto questo porta dritto alla “DISSOLUZIONE” del POTERE GIUDIZIARIO a tutto VANTAGGIO dei POTENTI, dei CRIMINALI e dei LADRI che RINGRAZIANO SENTITAMENTE e a tutto SVANTAGGIO dei CITTADINI ONESTI che non vedranno mai riconosciute le loro ragioni.
Raffaele B.

NOTIZIE.YAHOO
Blocca-processi, presentata bozza Csm: "E' incostituzionale"
25/06/2008

ROMA (Reuters) - E' stata presentata oggi alla sesta commissione del Consiglio superiore della magistratura la bozza di parere sulla norma che sospende i processi per reati punibili con meno di dieci anni di reclusione, in cui si sostiene che il provvedimento è incostituzionale.

Lo dicono fonti del Csm, dopo che nei giorni scorsi il contenuto della bozza era già filtrato sui media.

La cosiddetta norma blocca processi -- inserita nel decreto legge sulla sicurezza già approvato dal Senato e che ora passerà all'esame della Camera e che sospende per un anno i processi per reati puniti con meno di 10 anni di reclusione commessi entro il 2002 -- è potenzialmente in conflitto con l'articolo 111 della Costituzione (ragionevole durata del processo) e con l'articolo 3 (uguaglianza dei cittadini di fronte alla legge), dice la bozza di parere.

L'emendamento blocca processi ha raffreddato il dialogo fra l'opposizione, che accusa il governo di averlo ideato per bloccare il processo Berlusconi-Mills -- in cui il premier è imputato di corruzione giudiziaria -- e la maggioranza, che sostiene invece che la norma serva a trattare prima i processi di "maggiore allarme sociale".

A surriscaldare ulteriormente il clima sono state poi diverse dichiarazioni del presidente del Consiglio Silvio Berlusconi -- l'ultima oggi all'assemblea nazionale della Confesercenti che lo ha fischiato sonoramente -- contro la magistratura, accusata a vario titolo di "sovvertire il voto popolare" o di essere "una metastasi della democrazia".

I due relatori della bozza -- Fabio Roia e Livio Pepino -- ritengono inoltre che la materia, completamente estranea al decreto sulla sicurezza, non possa essere affrontata per decreto legge.

Altra perplessità contenuta nella bozza di parere è relativa all'arco temporale scelto per la sospensione dei processi, cioè per reati commessi fino al giugno 2002.

"Non si capisce perché, da un punto di vista logico, sia stato individuato quel periodo", dice una fonte.

L'opposizione ha sottolineato che i reati contestati nel processo Berlusconi-Mills sono compresi in quell'arco temporale.

L'ultimo appunto contenuto nella bozza si riferisce alla contrapposizione fra la norma e le linee guida dell'Unione Europea. L'Europa, che ha messo formalmente sotto accusa l'Italia per la lentezza della giustizia, avrebbe difficoltà a capire un provvedimento che allunga i tempi dei processi, dicono le fonti.

ALEMANNO E LA ‘BUFALA’ DEL BUCO DI ROMA

Diradato il polverone dalla rabbiosa DENUNCIA del sindaco Alemanno, si incomincia ad intravedere con chiarezza lo scenario della situazione dello stato reale della finanza del COMUNE di ROMA, peraltro mai taciute dalla precedente amministrazione.

L’ammontare del debito € 6,874 miliardi è stato CERTIFICATO a suo tempo dalla Ragioneria dello Stato e dalle agenzie di rating, per ultima la Standard and Poors. Quindi NON era un SEGRETO.

Il DEBITO PUBBLICO del COMUNE è cresciuto di meno (14,2%) rispetto alla media nazionale (17,6%). Considerando il numero degli abitanti, esso è inferiore PROCAPITE a quello del comune di Milano (€2540 contro €2840) ed è inferiore perfino come CRESCITA (14,4% contro 18,2%). Sotto questo profilo quindi ha fatto meglio di tutti.

Il problema della liquidità invece è dovuta al DISSESTO della REGIONE LAZIO (prodotto dal 2001 al 2005 dall’ex governatore Storace di AN) che non versa da più di due anni i contributi (oltre €1 miliardo) e che il COMUNE ha dovuto anticipare per evitare la paralisi. Inoltre lo Stato (gestito da Berlusconi) TARDA a trasferire €257milioni DOVUTE al COMUNE. In aggiunta la riduzione dell’ICI (a tutte le prime case) significa ancora MENO RISORSE al COMUNE.

Tutte queste cose e tanti altri TAGLI fatte ai danni di Roma, non possono che RICADERE per INTERO sotto la RESPONSABILITÀ della DESTRA e quindi della MEDESIMA MAGGIORANZA di cui fanno parte gli ACCUSATORI e cioè il neo-sindaco Alemanno e il suo capo al Governo Berlusconi.

All’indomani della rottura del dialogo e del fair play con il PD di Veltroni, a causa delle legge “vergogna” BLOCCA PROCESSI, il Cavaliere non ha potuto RESISTERE al RICHIAMO DELLA FORESTA del vecchio stile della DENIGRAZIONE dell’avversario SPINGENDO il suo pupillo Alemanno alla MISTIFICATORIA DENUNCIA che non potrà che RITORCERSI CONTRO DI LORO.
Raffaele B.

REPUBBLICA
Debito, il documento di Veltroni
Pesa la crisi della Regione

24 giugno 2008

ROMA - Un documento per replicare a "una campagna mistificatoria e strumentale". Walter Veltroni presenta i suoi dati sulla gestione del bilancio del Comune di Roma tra il 2001 e il 2007. Partendo prima di tutto dalla stima del "buco" del Campidoglio. Secondo l'ex primo cittadino il debito pubblico di Roma allo stato attuale ammonta a 6,874 miliardi di euro. Una cifra che non deve tenere conto dei 1277 milioni disposti per nuovi investimenti ma non ancora effettivamente utilizzati. Tra le cause che hanno aggravato il dissesto finanziario del Campidoglio, Veltroni individua il deficit della Regione Lazio che si è creato durante la gestione Storace. Una situazione che impedisce da circa due anni all'amministrazione regionale di versare i contributi dovuti: più di un miliardo di euro. Una somma, sottolinea Veltroni, che il Campidoglio ha dovuto comunque anticipare per evitare la paralisi della città.
Nonostante ciò, fa notare l'ex primo cittadino, il "buco" di Roma è inferiore a quello di Milano se si considera il dato per abitante (2540 abitanti contro 2840) e la crescita annuale (14,4% contro 18,2%). Secondo Veltroni alcuni dei primi provvedimenti del governo Berlusconi aggraveranno la situazione. L'abolizione dell'Ici sulla prima casa causerà, sottolinea il segretario del Pd, una perdita di circa 400 milioni di euro. Anche tra il 2004 e il 2006, spiega l'ex sindaco, con Berlusconi al governo la Capitale aveva dovuto affrontare tagli per 300 milioni di euro, in parte recuperati con il ripristino della legge per "Roma Capitale" deciso dal governo Prodi. Tra il 2001 e il 2007, gli anni della sua amministrazione, Veltroni sottolinea come siano stati comunque realizzati finanziamenti per 2,1 miliardi di euro. Tra le opere più importanti l'Auditorium, la Nuova Fiera di Roma e l'apertura dei cantieri per le due nuove linee della metropolitana.
Le responsabilità della Regione. Il problema di liquidità di Roma, secondo i dati presentati da Veltroni, deriva prima di tutto dal cattivo funzionamento della Regione tra il 2001 e il 2005, gli anni dell'amministrazione Storace, in cui si è creato il deficit della sanità regionale. Per questo motivo, fa notare l'ex sindaco, da due anni la Regione non versa i contributi che deve al Comune e alle aziende del trasporto pubblico: una somma che come certificato dalla Ragioneria Generale dello Stato, ammonta a 1006 milioni di euro. Nel frattempo il Campidoglio, precisa il segretario del Pd, ha dovuto comunque anticipare questa cifra per evitare la città di fermasse (con la paralisi di autobus, tram e metropolitane). Il problema di liquidità, spiega Veltroni, è peggiorato negli ultimi mesi, perché la Regione continua a non versare i contributi dovuti, lo Stato tarda a trasferire 257 milioni dovute al Comune e a questo si è aggiunta la riduzione del gettito Ici.
La riduzione dell'Ici. Secondo l'ex sindaco, l'abolizione dell'Ici sulla prima casa aggraverà ulteriormente la situazione, causando per il Campidoglio una perdita di quasi 200 milioni sulla rata di giugno e di altrettanti su quella di dicembre. I trasferimenti versati dallo Stato come compensazione non arriveranno prima dell'autunno e saranno comunque insufficienti. L'ammontare del debito. 6,874 miliardi di euro. È questo l'ammontare del debito del Comune di Roma. L'ex sindaco cita il dato certificato dalla Ragioneria dello Stato e dalle agenzie di rating, per ultima la Standard and Poors. E spiega come non sia corretto sommare al debito i 1277 milioni relativi alle linee di credito attivare per realizzare investimenti. Questa somma, si legge nel documento, non è ancora in ammortamento. Lo potrebbe essere solo nei prossimi anni se il Comune non troverà altre fonti di finanziamento. Il debito del Campidoglio, fa notare Veltroni, si è accumulato in gran parte (48%) per effetto del ripiano del trasporto pubblico durante gli anni 80' e 90'. Solo dal 2001 i conti del trasporto pubblico non sono stati più coperti con mutui. Nel primo anno della sua amministrazione l'ex sindaco sottolinea come il debito del comune fosse di 6,021 miliardi. Tra il 2001 e il 2007 è aumentato quindi di 853 milioni, pari al 14,2%, una crescita inferiore a quella del tasso d'inflazione. Meno, precisa Veltroni, del debito pubblico nazionale nello stesso periodo (governo Berlusconi): +17,6%.
I tagli con Berlusconi al governo. Un altro dei fattori che ha pesato sulla situazione finanziaria della Capitale, spiega Veltroni, sono i tagli decisi dall'esecutivo tra il 2001 e il 2006. Con Berlusconi al governo, secondo l'ex sindaco, Roma ha subito una lunga quantità di decurtazioni e tagli. Dai 1231 milioni del 2002 ai 1027 del 2006. Anche la legge 396 per Roma Capitale è stata progressivamente definanziata per essere ripristinata solo dal governo Prodi. A causa delle decurtazioni del periodo 2004-06 a Roma sono arrivati 300 milioni in meno.
I finanziamenti della giunta Veltroni. Durante l'amministazione Veltroni, si legge nel documento, sono stati finanziati investimenti per 2,1 miliardi. Tra le opere principali: l'Auditorium, la Nuova Fiera di Roma, il Passante a Nord Overs, lo svincolo del Tintoretto, 2123 nuovi autobus, 39 nuovi treni per la metro A, 90 scuole ristrutturate. E sono stati aperti anche i cantieri della linea B1 e della linea C.
Il confronto con Milano. Il buco di Roma, fa notare l'ex primo cittadino, è comunque inferiore a quello di Milano considerando il dato per abitante e la crescita annua. In termini assoluti il debito della Capitale è 6,874 miliardi, quello del capoluogo lombardo 3,703 miliardi. Prendendo come riferimento la popolazione delle due città (Roma 2.705.603 abitanti, Milano 1.303.437) il debito nella Capitale è di 2540 euro per abitante. Trecento euro in meno del capoluogo lombardo dove il disavanzo è pari a 2840 euro per ciascun milanese. Anche considerando la crescita del debito la situazione è simile. Tra il 2001 e il 2007 il "buco" di Roma è aumentato del 14,4% mentre a Milano è salito del 18,2%. Una situazione confermata anche dal costo del debito: 13,9% del totale delle entrate a Roma, 15,5% a Milano.

martedì, giugno 24, 2008

IL FINTO MERCATO ITALIANO DEI MONOPOLI

Il nostro Paese non manca di “DISTINGUERSI” ovviamente al NEGATIVO nemmeno sul suo mercato interno. Cose già abbastanza note ai più informati ma mai “CONFERMATE” da autorità al di sopra di ogni sospetto.

Questa volta è
l’Antitrust Antonio Catricalà a “DENUNCIARE” in modo dettagliato ed impietoso lo stato della “CONCORRENZA” in Italia. Non si salva nessuno, dice.

Oltre ai soliti grandi, quali banche, fornitori d’energia e telecomunicazioni etc..ai primi posti, ora oltre ai taxi, perfino i panificatori, le farmacie, profumerie e tanti altri ci si mettono di lena a ridurre la “concorrenza” organizzandosi in CARTELLI per tenere alto i prezzi a tutto svantaggio dei CONSUMATORI.

Scarse e inefficaci le leggi sulla concorrenza e la CLASS ACTION benché blanda fatta dal precedente governo Prodi, subisce con questo governo Berlusconi addirittura un rinvio di sei mesi (serve tempo per renderla del tutto inefficace). Quelle poche leggi che ci sono vengono disattese e poco applicate. Tutte cose che non contribuiscono affatto a rendere il mercato interno veramente “LIBERO” e “CONCORRENZIALE” come avviene invece in altri Paesi europei.

Questa è un ANOMALIA ed una DISTORSIONE talmente serie che inevitabilmente “AGGRAVANO” la “QUALITÀ” e i “PREZZI” dei nostri prodotti e servizi che continuano a “PERDERE” quote di mercato internazionale. Insomma continuando così sarà inevitabile sprofondare in una RECESSIONE ECONOMICA grave con una CADUTA dalla quale sarà molto difficile RISALIRE senza grandi impegni e sacrifici.

Solo rinunciando agli “EGOISMI” delle corporazioni, accettando il principio della sana “CONCORRENZA” che consente a chi meglio sa fare di restare nel mercato, insieme a misure “EFFICACI” dello Stato, della Giustizia ed interventi puntuali ed incisivi dell’Antitrust (magari con più poteri) sarà possibile fare “SISTEMA” e far uscire il Paese da questa SECCA MEDIOEVALE e restituirgli un FUTURO POSSIBILE di crescita economica.
Raffaele B.

YAHOO
Antitrust: in credito, tlc ed energia concorrenza a rischio
Martedì 24 Giugno 2008, 14:00
Di Alberto Sisto

ROMA (Reuters (Londra:
TRIL.L - notizie) ) - Non si salva nessuno: energia, telecomunicazioni e credito sono al primo posto nella black list dell'Antitrust. Ma a cercare di ridurre la concorrenza sul mercato italiano ci si mettono anche i panificatori, le farmacie di una singola provincia e i grandi big della cosmesi da poco sotto inchiesta per una presunta intesa sui prezzi.
Cambiano le modalità, ma in quasi tutti i settori dell'economia l'Antitrust ha scovato trucchi e manovre per ridurre la concorrenza, come si legge nella Relazione sull'attività presentata oggi in Parlamento dal presidente, Antonio Catricalà.
Intese, scambi di informazioni, fissazione comune dei prezzi, violazioni e dimenticanze di leggi vigenti e altri strumenti ancora: sono i mezzi con i quali le imprese in Italia, anziché confrontarsi sul mercato, si accordano dietro le quinte per lucrare un sovrapprezzo o un drenaggio occulto di potere d'acquisto a danno dei consumatori.
INTESE IN CRESCITA
"Dal 2006 a oggi il numero dei provvedimenti decisi (al netto delle archiviazioni) fa registrare un incremento del 39%. Gli interventi più importanti hanno riguardato i carburanti, il settore alimentare, i servizi pubblici locali, i farmaci senza obbligo di ricetta, l'attività di federazioni locali dei farmacisti, il settore postale, i materiali di costruzione, gli sport equestri, le comunicazioni telefoniche fisse e mobili, le gare per forniture alle Asl, le carte di credito prepagate per l'autostrada, la fornitura di energia elettrica, il settore bancario, la gestione aeroportuale, il soccorso stradale, lo smaltimento delle batterie esauste, i servizi di tesoreria di un ente previdenziale, i servizi portuali", scrive Catricalà.
LE INEFFICIENZE
Insomma, non si salva nessuno, anche perché la relazione ricorda che contro la concorrenza ci sono i comportamenti degli ex monopolisti, ma anche dei nuovi monopoli che si sono affermati a livello locale, protetti da normative locali. E a questo si aggiungono poi, le inefficienze del sistema.
Una prima indagine nel settore alimentare, si legge nella relazione, ha fatto emergere lungo la filiera che va dal campo al consumatore aumenti medi del 200%, e anche del 300%, in funzione del numero dei passaggi a cui sono sottoposti i vari prodotti. E questo in tutte le 267 filiere che rappresentano altrettanti prodotti alimentari. L'invito, qui, è ad una concentrazione che migliori l'efficienza.
Diverso è il caso dei settori più sviluppati.
TUTTI PER UNO UNO PER TUTTI
E che dire, si chiede Catricalà, di quel curioso fenomeno che si è sviluppato nel settore finanziario che spinge le aziende e i loro soci a comportamenti quasi incestuosi con i loro concorrenti.
"Il 45% delle società quotate annovera tra propri soci imprese concorrenti; l'80% conta all'interno dei propri organi di amministrazione persone presenti contemporaneamente nei board di competitori. C'è un caso di impresa con ben 13 persone e un altro con 10 che siedono anche in organi di governance di altre società del settore".
Un controsenso perché in "un contesto realmente concorrenziale le imprese dovrebbero seguire rigidi criteri per impedire il determinarsi di conflitti di ruolo per i loro amministratori. La dimensione patologica del fenomeno che si va delineando richiederà ulteriori approfondimenti da parte nostra".
Ma quel che tocca Catricalà è la rimozione collettiva del problema: "Costituisce motivo di fondata preoccupazione l'assenza di apprezzabili reazioni endogene che correggano una così macroscopica anomalia del sistema di governance".
Mischiarsi e confondersi con i concorrenti però è solo uno dei tanti modi che usano le aziende, a quanto pare, sempre più impaurite dal confronto sul mercato.
Una libertà di manovra e di azione che, secondo Catricalà, ha una sua base in un retaggio culturale che evidentemente considera naturale o un peccato veniale le intese a danno dei consumatori, ma che il presidente dell'Antitrust vorrebbe riportare alla giusta valutazione.
Si tratta, dice Catricalà di "gravi misfatti che negli Stati Uniti sono considerati fatti criminosi puniti con la prigione". Non è questo che chiede l'Antitrust italiano al legislatore, ma certamente la possibilità di sanzionare con maggiore incisività le intese contro il mercato.
Sempre più spesso, infatti, le aziende si accordano in sede di associazione di categoria, ottenendo anche un altro vantaggio: in questi casi la multa che l'Antitrust può irrorare è modesta, come è accaduto nel caso delle intese sul pane (4.000 euro). Una briciola, è il caso di dire. Meglio sarebbe, chiede Catricalà, poter arrivare a colpire anche il fatturato delle imprese che si avvantaggiano.
E' che dire dei 500.000 euro di sanzione massima per le pubblicità ingannevoli, quando alcune grandi campagne di comunicazione arrivano a costare decine di milioni di euro? Simili sanzioni costituiscono il male minore per l'azienda che preferisce non fermare i messaggi ingannevoli.
LE LEGGI NEGATE
E' l'ultima, ma non meno importante, manovra anticoncorrenziale. La si potrebbe definire il rifiuto della legge: una norma benché applicata viene sistematicamente ignorata dai soggetti del la dovrebbero applicare.
E' il caso dell'abolizione della commissione di massimo scoperto e della portabilità gratuita dei mutui. Sulla prima Catricalà si unisce al governatore della Banca d'Italia, Mario Draghi: "Va abolità". Per la seconda sono state aperte 23 istruttorie contro altrettante banche: bisognerà attendere il risultato.
Bene il governo per l'intenzione di mettere mano alla riforma dei mercati pubblici locali, i servizi in primo luogo. Ma Catricalà chiede anche che il rinvio dellla class action, deciso dal governo di Silvio Berlusconi, si concretizzi in un miglioramento della legge.
L'Antitrust aveva chiesto di poter diventare, in virtù dell'esperienza acquisita, una sorta di verificatore della consistenza giuridica delle cause. Il Parlamento decise in altro senzo.
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ha collaborato Giuseppe Fonte

IL CAVALIERE AL DI SOPRA DELLA LEGGE

Dopo l’approvazione del “DECRETO SICUREZZA” con all’interno le norme “BLOCCA PROCESSI” possiamo stare “tranquilli” perché il Cavaliere fa sapere che non la userà per sottrarsi al prossimo processo Berlusconi/Mills. Ovviamente dovrà essere un ALTRO GIUDICE a giudicarlo altrimenti non va bene. Ve lo immaginate se tutti gli imputati facessero lo stesso?

Perché allora inserire in un documento di tutt’altra materia una norma che blocca per un anno un certo tipo di processi penali, per certi reati e fino ad una certa data, diciamo al 30 giugno 2002, è perché non un’altra data? Che senso ha “COMPLICARE” ulteriormente le leggi penali più di quanto non lo siano già?

Ovviamente renderle “COMPLICATE” rende più agevole la “DIFESA” dell’imputato ricco e potente, allo stesso tempo però si rende la giustizia più “LENTA” e “INEFFICIENTE” per tutti i comuni cittadini. Evidentemente al politico Berlusconi ed ai suoi sostenitori non fa né caldo né freddo questo “EFFETTO COLLATERALE” che si tramuta tutto sommato in “MINORE SICUREZZA” per tutti perché alla fine della catena ci sono i “PROCESSI”. Se questi sono lenti e non funzionano, l’intero sistema della sicurezza non funziona!

Ora, far dichiarare che non se ne servirà, si fa “OLTRAGGIO” alla intelligenza degli italiani oltre che scadere in un assurdo “RIDICOLO”. Sarebbe come se la volpe, dopo aver fatto tanto per guadagnare l’ingresso del pollaio, non se ne volesse servire per catturare le sue prede! Suvvia, questo è troppo anche per gli stolti!

Se il Cavaliere afferma di essere “INNOCENTE”, giurandolo perfino sui suoi figli, ha la grande occasione per dimostrarlo ampiamente nel processo, anche grazie alla “ENORME DIFESA” rappresentata dal suo stuolo di avvocati-parlamentari super pagati e su cui pochi altri possono contare. Con una simile difesa è un gioco da ragazzi dimostrare di essere innocente, specialmente se lo si è veramente!

Invece insistere sulla “MODIFICA DELLE LEGGI PENALI” che regolano i processi e i reati non possono che avere un “UNICO FINE” e cioè quello di “SOTTRARSI ALLA GIUSTIZIA”, punto. Altrimenti si affronta il “PROCESSO” come tutti per la semplice ragione che la legge è uguale per tutti.

Solo i re delle monarchie assolute e i dittatori si “CONSIDERANO” al di sopra della legge e dei cittadini. Con questa ennesima “LEGGE VERGOGNA” la destra vuole “RIAFFERMARE” questo principio “MEDIOEVALE” e “INCOSTITUZIONALE” proprio perché viola il “PRINCIPIO DELL’UGUAGLIANZA”, principio al quale il Cavaliere in persona non fa mai mistero di esserne “CONTRARIO”.

Fino a quando il Paese può sopportare un simile scempio delle “REGOLE” senza avvitarsi ad una preoccupante “DECADENZA” senza ritorno?
Raffaele B.

AGI
GHEDINI: BERLUSCONI NON USERA' 'BLOCCA PROCESSI'
(AGI) - Roma, 23 giugno -

"Quella legge che chiamate blocca processi, Berlusconi non la usera'". Lo garantisce Niccolo' Ghedini, deputato Pdl e avvocato di Silvio Berlusconi, in un'intervista alla 'Stampa'. "E' l'opposizione - osserva - che strumentalizza leggi pensate a favore di tutti gli italiani che poi, incidentalmente, vanno ad incidere anche nel processo al presidente del Consiglio". Si tratta del caso Mills e Ghedini "come avvocato" si dice "sicuro che Berlusconi verra' assolto. Certo, non questo giudice dopo quello che ha scritto...". Ghedini lamenta anche che "fuori dalle stanze dei palazzi di giustizia c'e' un cartello 'chi tocca la sinistra muore, chi tocca Silvio Berlusconi, invece, va in Parlamento'". Un riferimento diretto a Gerardo D'Ambrosio "che mi e' anche simpatico, pero' deve la sua elezione esattamente alla guerra da magistrato contro Berlusconi".

PANORAMA
Decreto sicurezza, ok dal Senato. C’è anche il “blocca-processi”
Governo blindato in Senato: sì al
decreto sicurezza, incluso l’emendamento della discordia già ribattezzato “blocca-processi”.
A Palazzo Madama la maggioranza vota compatta a favore: 166 voti da Pdl, Lega, Mpa. Voti contrari (123) da Pd, Udc, Idv. Si è astenuto l’ex presidente della Repubblica Francesco Cossiga. Cossiga che ha esordito con un duro attacco all’Anm, definita una ‘’potente lobby politico-sindacale ai limiti dell’eversione”. Il suo dissenso dal decreto, ha spiegato Cossiga, viene dal suo essere ‘’un cristiano e un antirazzista'’, dunque contrario alle norme anti-immigrazione. Bagarre al momento del voto, con i senatori dell’Idv che si sono alzati in piedi e hanno esposto una decina di cartelli recanti le scritte ‘’Vergogna!'’ e ‘’Il caimano è tornato!'’. Dai banchi della maggioranza, i senatori hanno risposto al grido di ‘’Buffoni'’.
Soddisfatto il ministro Maroni, autore di gran parte delle proposte contenute nel decreto, che alla proposta presentata dall’Anm e fatta propria dall’opposizione di stralciare la norma che sospende i processi di minore gravità per un anno risponde che “il decreto sicurezza è un’altra cosa” e “la proposta è pretestuosa”. Il decreto ora va alla Camera per la conversione in legge.
Il punto più contestato dell’intero decreto è quello riguardante la sospensione dei processi. Saranno infatti sospesi per un anno tutti i processi per reati punibili con meno di dieci anni di reclusione che si trovano in uno stato compreso tra la fissazione dell’udienza preliminare e la chiusura del dibattimento di primo grado. Sono esclusi dal rinvio i processi in cui gli imputati sono detenuti, quelli per terrorismo, contro minori, quelli della criminalità organizzata e tutti quelli commessi in violazione delle norme per la prevenzione degli infortuni sul lavoro, le cosiddette morti bianche. L’imputato può rinunciare alla sospensione e nel caso la prescrizione resta sospesa. Si amplia anche il numero dei reati per i quali non è concessa la sospensione della pena. Non sarà quindi più possibile sospendere la pena detentiva per atti osceni, violenza sessuale, singola e di gruppo, furto, e tutti i delitti aggravati dalla clandestinità nonché produzione, detenzione e traffico di sostanze stupefacenti.
Un altro argomento che ha fatto molto discutere maggioranza e opposizione è l’uso dell’esercito per motivi di ordine pubblico nelle grandi città. Saranno circa
tremila gli uomini delle Forze Armate per un periodo di massimo sei mesi e rinnovabile una sola volta che saranno a disposizione dei prefetti delle aree metropolitane o delle zone densamente popolate per servizi di vigilanza, a siti e obiettivi sensibili. Gli uomini delle Forze Armate potranno anche svolgere compiti di perlustrazione e pattugliamento in concorso e congiuntamente alle forze di polizia. Il decreto contempla anche l’ergastolo per chi uccide un agente delle forze dell’ordine in servizio.
Il decreto sicurezza contiene inoltre l’aggravante della
clandestinità, cioè pene aggravate di un terzo se a compiere il reato è una persona presente illegalmente in Italia. La nuova aggravante di clandestinità viene applicata sia agli immigrati extracomunitari che ai cittadini di Stati membri dell’Unione europea irregolarmente entrati in Italia. Una nuova figura è anche quella della pena del carcere e della confisca dell’immobile per chi affitta immobili a cittadini stranieri irregolari. Si va dal carcere da sei mesi a tre anni e la confisca del bene per chi “al fine di trarre ingiusto profitto” dà alloggio ad uno straniero privo di titolo di soggiorno o cede l’immobile in locazione. Badanti e colf sono escluse da questa figura criminosa.
Aumentano infine di due anni le pene per l’associazione mafiosa e si estende il reato anche alle mafie straniere. Sono anche previsti la confisca dei patrimoni mafiosi in via definitiva e i mafiosi già condannati non potranno più avvalersi del gratuito patrocinio. Il decreto sicurezza contempla anche procedure più snelle per l’espulsione degli stranieri. Sarà espulso chi è condannato a più di due anni di reclusione a fronte dei 10 anni previsti fino ad oggi.

venerdì, giugno 20, 2008

BERLUSCONI E LA SUPREMAZIA DELLA POLITICA SULLA GIUSTIZIA

Un Capo di Governo che tenta di sottrarsi ad un processo in Patria e che a Brusselles professa tutta la sua innocenza "giurando" sui figli, è la cosa più "comica" che sia mai accaduta in Europa sin dalla sua esistenza.

Sembra che vi siano ancora persone al mondo capaci di credere che "giurare" sui propri figli possa considerarsi una ragionevole “prova" sufficiente per farsi "scagionare", (se fosse fatta almeno davanti ai giudici). No, lui davanti ai giudici non ci va, sono tutti "comunisti" e sono tutti "prevenuti" (come potrebbe dire chiunque sottoposto a giudizio).

Furbescamente, per essere ancora più credibile, rincara la dose affermando (con tanti "forse" però) che “lascerebbe” perfino la politica se risultasse essere “colpevole”. Cosa improbabile visto che si sottrae sempre al processo. Al massimo potrà risultare “prescritto”, come spesso è accaduto grazie alle sue provvidenziali “leggi” confezionate con grande “maestria” dai suoi super pagati avvocati-parlamentari.

Lui preferisce invece fare il processo sulle piazze, sui giornali, in televisione ed ora perfino a Brusselles, sfoderando la sua strategia difensiva che si riassume così: siccome giura di essere innocente non serve che si presenti davanti ai giudici per essere giudicato, magari ingiustamente! Lo hanno già ben giudicato gli italiani che lo hanno votato! Una affermazione della cosiddetta supremazia della politica sulla giustizia.

Il cavaliere ha cose ben più importanti da fare adesso, deve governare il paese. Altro che rispondere alla giustizia, l'unica abilitata a emettere sentenze di innocenza oppure di colpevolezza.
Raffaele B.

AGI
GIUSTIZIA: BERLUSCONI, SONO INNOCENTE. LO GIURO SUI FIGLI

(AGI) - Bruxelles, 20 giu. - Silvio Berlusconi respinge ogni addebito sul processo Mills pendente a suo carico. Prima annuncia che, per "eliminare ogni sospetto", chiedera' ai suoi legali di non usufruire della cosiddetta norma 'salvapremier', che "in realta' e' una norma salva tutti". Poi il premier rilancia: "Di quello di cui sono accusato io non c'e' nemmeno l'ombra di una possibile verita'. Lo giuro sui miei figli". Per questo motivo il presidente del Consiglio va giu' duro, alzando anche i toni durante la conferenza stampa al termine del Consiglio Europeo: "Se venisse fuori in maniera chiara la mia colpevolezza forse mi ritirerei dalla vita politica e cambierei forse anche Paese. Non conoscevo la persona - dice Berlusconi riferendosi a Mills - e sono fatti che non esistono, che abbiamo dimostrato con la provenienza del denaro: chi ha dato, chi ha ricevuto e quanto ha ricevuto. La stessa persona ha dato dichiarazioni a questo proposito".

giovedì, giugno 19, 2008

SCAJOLA E IL RINVIO DELLA CLASS ACTION

Era piuttosto prevedibile che la legge sulla “class action” subisse un “rinvio” da parte di questo Governo tramite il ministro Scajola, apparentemente per motivi “tecnici” (si vuole migliorarla, sic!) in realtà è più probabile che lo slittamento di sei mesi porti al suo effettivo “INSABBIAMENTO”.

Nella foto: Emma Marcegaglia. La presidente di Confindustria ha chiesto e ottenuto il rinvio della legge sulla class action.

Non hanno il coraggio di dirlo chiaramente perché sanno che abrogarla è “impopolare”. Quindi fingono il “rinvio”, un classico della tipica politica indecente e risolutrice a cui siamo molto abituati. Quindi, altro che rinvio, la vogliono affossare, dice
Altroconsumo.

Dal punto di vista della logica non si “sospende” una legge per “migliorarla” perché la si può sempre “migliorare” anche durante la sua applicazione, specialmente questa legge fatta dal precedente governo Prodi. A meno che la si voglia “migliorare” solo dal punto di vista delle aziende, vale a dire “insabbiarla” cominciando proprio con il “rinvio”, appunto!

Una legge molto attesa da anni e tanto necessaria a molti cittadini consumatori “truffati” dai cosiddetti “poteri forti” quali multinazionali, banche, responsabili di malasanità cosiddetta “malpractice” (cliniche, ospedali, etc.) aziende di beni e servizi, finanziarie etc…

La “class action” permette ai cittadini consumatori di avviare e di affrontare “tutti insieme” con costi legali azzerati e quindi ad armi pari i procedimenti contro i POTENTI per ottenere i giusti “risarcimenti” con il patrocinio delle “associazioni” dei consumatori, senza fini di lucro e riconosciute dallo Stato come tali.

Queste ultime sono scese sul sentiero di guerra ed in particolare il
Codacons che intende procedere comunque dal 1° luglio 2008 come inizialmente previsto, poiché considera pretestuoso il “rinvio” essendo “ad personam” perché dietro richiesta di parte e cioè della Confindustria, a 12 giorni dalla sua entrata in vigore e quindi “vessatorio” per le associazioni che hanno già investito in diverse “class actions” e per queste ragioni presenterà l’eccezione di COSTITUZIONALITÀ. Quindi non finisce qui!

Per chi avesse ancora dei DUBBI rispetto a quali INTERESSI questo Governo si dimostra particolarmente “sensibile”, nonostante i numerosi ed analoghi precedenti è ben SERVITO.
Raffaele B.


IL MESSAGGERO
La Class action slitta di sei mesi
Scajola: «Va rivista, in vigore dal 1° gennaio»

MILANO (17 giugno) - Slitta l'entrata in vigore della legge sulla class action, l'azione di risarcimento collettiva. La nuova normativa entrerà in vigore a partire dal primo gennaio prossimo, anziché dal mese prossimo, «dopo un percorso di revisione con le parti interessate». E' quanto affermato dal ministro per le Attività produttive Claudio Scajola, nel corso di un incontro con la stampa a palazzo Marino a Milano. Il ministro ha inoltre dissipato i dubbi relativi a un presunto ripensamento sulla norma da parte dell'esecutivo: «Il governo è favorevole al provvedimento».

«Qualcuno ha interpretato il rinvio dell'entrata in vigore della legge come un disconoscimento della sua validità, ma non è così». Secondo Scajola, infatti, la normativa sulla
class action è «di assoluta validità e importanza per i consumatori», però, «per produrre effetti positivi ha necessità di essere ritoccata» perché «abbiamo il sospetto che così com'è porterebbe a vagoni di ricorsi senza giovare ai consumatori». L'obiettivo invece deve essere quello di «dare giustizia a chi si sente danneggiato». Scajola ha poi annunciato la convocazione per la giornata di mercoledì del «Consiglio nazionale dei consumatori per discutere insieme alle parti coinvolte i ritocchi al progetto di legge».I consumatori contrari. «E' un pessimo segnale: non era certo il miglior testo possibile, ma rinviarlo sino a gennaio, dopo gli sforzi condotti dalle organizzazioni per testare nei fatti e senza speculazioni questo strumento di tutela, non è certo un buon avvio per questo Ministro». Questo il commento di Cittadinanzattiva in merito al rinvio dell'entrata in vigore delle norme sulla azione collettiva risarcitoria. «Ci sembra solo una ennesima vittoria delle lobby, parlamentari e non, a danno dei cittadini-consumatori. Se ieri si parlava di depenalizzare tout court i reati legati al danno da malpractice, oggi questa pessima notizia di un “rinvio” che sa di insabbiamento, effettuato nonostante la netta opposizione di tutte le organizzazioni dei consumatori e non solo».

«Siamo assolutamente contrari a qualsiasi rinvio dell'entrata in vigore della legge sulla class action e ci opporremo a proroghe che appaiono palesemente ordinate dalle grandi imprese italiane guidate da Confindustria». Questo il commento del presidente Codacons, Carlo Rienzi, alla decisione di rinviare l'entrata in vigore della class action. «Confindustria e Scajola - continua Rienzi - vogliono giustificare il rinvio della class action nascondendosi dietro la bugia che, con la nuova legge, ad arricchirsi sarebbero solo gli studi legali. Niente di più falso. Se si legge bene il provvedimento - prosegue - si capisce chiaramente che solo le associazioni senza fini di lucro e riconosciute dallo Stato possono utilizzare lo strumento della class action, che non è invece utilizzabile dagli studi legali privati».

«Se il rinvio della class action dovesse portare a sostanziali miglioramenti saremmo perfettamente d'accordo, ma temiamo non sia così, viste le pressioni di Confindustria». È la posizione dell'Adiconsum dopo che il governo ha deciso di far slittare all'inizio del prossimo anno l'entrata in vigore delle misure sull'azione collettiva, che sarebbero dovute scattare dal primo luglio.

ADNKRONOS
CLASS ACTION: CODACONS PARTE CON PRIMA AZIONE COLLETTIVA

Roma, 18 giu. - (Adnkronos) - Per il Codacons il rinvio dell'entrata in vigore della legge sulla class action all'1 gennaio ''non ha alcun valore e, pertanto, il prossimo 30 giugno l'associazione notifichera' la prima azione collettiva italiana''. Il Codacons, infatti, contestualmente alla prima class action, ha deciso di presentare eccezione di costituzionalità sul rinvio, eccezione basata sulle seguenti motivazioni: ''si tratta di un rinvio 'ad personam', chiesto da Confindustria e concesso unicamente nell'interesse delle imprese, ancora non preparate all'entrata in vigore della nuova legge; il rinvio di una legge a soli 12 giorni dalla sua entrata in vigore appare estremamente vessatorio per le associazioni, che hanno gia' preparato e annunciato le loro class action, investendo denaro, energie e prestazioni professionali''.

REPUBBLICA FINANZA
Caro libri, Fs, poste, sanità
20 class action da paura
17/06/2008 - 17:30

ROMA - "Altro che rinvio, la vogliono affossare, hanno vinto ancora una volta le imprese e perdono, ancora una volta, i consumatori" mette in chiaro Paolo Martinello presidente di Altroconsumo. "Non crediamo spetti a Confindustria decidere chi debba difendere i consumatori - attacca Carlo Pileri presidente di Adoc - In questo modo il governo per conto delle lobby imprenditoriali priva i consumatori di uno strumento fondamentale per la tutela dei loro diritti qual è la class action".

Rabbia, delusione, squilli di tromba e aria di rivolta tra le associazione dei consumatori che attendevano il 30 giugno per presentare gli incartamenti già pronti delle class action a cui migliaia di cittadini avevano affidato le loro speranze non tanto di essere risarciti ma almeno di essere rispettati. Di riuscir a far sentire la loro voce contro abusi e scorrettezze di multinazionali e grandi aziende che producono beni e servizi, dalle Ferrovie a Telecom, dagli acquedotti all'Enel, dagli editori dei libri scolastici a Poste italiane...
SEGUE

lunedì, giugno 16, 2008

IL CAVALIERE E IL SUO PERENNE CONFLITTO D’INTERESSI

Siamo al punto più basso mai toccato da qualsiasi governo che abbia mai governato questo nostro “martoriato” paese che pure di “pessimi” governi ne ha avuto tanti negli ultimi 60 anni.

Il governo del cavaliere “approfitta” della sua schiacciante maggioranza e delle “finte emergenze” in cui ha trascinato il paese per far passare in “modo subdolo” nel “decreto sicurezza” due emendamenti presentati dai suoi due “vassalli” e solerti relatori.

Se dovessero venire approvati, come effetto immediato, si avrebbe lo “slittamento”’ del processo milanese Berlusconi/Mills che vede come imputato proprio il Presidente del Consiglio.

Niente male come “furbata”, solo che la stampa ne parla tanto e si sta facendo molto “rumore” a tal punto che gli stessi membri del governo sono in difficoltà ad “approvarlo” visto scoperto l’arcano di cui ora l’opinione pubblica ne è stata informata. Sarebbe passata tranquillamente “sottobanco” se ci fosse stato il “silenzio” stampa.

Se si vuole fare una legge per rendere il Capo del Governo “immune” alla giustizia, che lo facciano dandogli però il giusto titolo e vedremo se ne hanno la faccia per farlo. Preferiscono invece inserire di “nascosto” le modifiche in leggi “esistenti” o che magari nulla hanno a che fare con quella materia. Significa allora che ne hanno “coscienza” e per questo se ne “vergognano”.

Il lodo Schifani fu la legge che rendeva le alte cariche dello stato immuni alla giustizia. Fu fatta proprio dal precedente governo Berlusconi ma fu “cancellata” dalla Corte Costituzionale per “illegittimità” e per questo non più “presentabile”. Ma ci riprovano comunque anche se per salvare il solo Capo del governo.

Siamo quindi alle solite, il governo con il potere che ha, invece di occuparsi delle cose per il quale ha ottenuto il pieno consenso dei suoi elettori, lo usa principalmente per salvare se stesso e il suo capo con buona pace di quei cittadini che “sperano” in lui come salvatore della patria.

Questo si chiama “conflitto d’interessi” con la giustizia perché il cavaliere ha problemi con la giustizia e allora legifera contro i giudici. Il cavaliere però ha altri conflitti in particolare con la “informazione” perché controlla le televisioni, l’editoria e la pubblicità e dal governo può legiferare a suo “vantaggio” contro altri operatori.

Ora sembra abbia superato il limite anche per Veltroni del PD, che di fronte a tutti gli atti fin qui compiuti dal governo e alla sua “sordità” rispetto alla “disponibilità” di dialogo con la maggiore opposizione, lancia un vero e proprio “ultimatum” a Berlusconi. Sarà la fine della opposizione dialogante e costruttiva allorché non si dovesse cambiare linea. Vedremo presto!
Raffaele B.


CORRIERE DELLA SERA
Stop ai processi, c'è l'emendamento
ESCLUSI QUELLI CHE RIGUARDANO DELITTI DI RILEVANTE GRAVITÀ
Sospensione per reati commessi fino a giugno '02. Se approvato farebbe slittare dibattimento Berlusconi-Mills

16 Giugno 2008

ROMA - Sospensione per un anno dei processi penali per fatti commessi fino al 30 giugno 2002 e riguardanti delitti di non rilevante gravità, cioè con pene detentive inferiori ai 10 anni in svolgimento e compresi tra la fissazione dell'udienza preliminare e la chiusura del dibattimento di primo grado. È quanto prevede uno dei due emendamenti presentati lunedì mattina dai relatori Carlo Vizzini e Filippo Berselli al decreto sicurezza. I due testi, se approvati, aprirebbero di fatto la strada allo slittamento del processo milanese Berlusconi-Mills che vede coinvolto il presidente del Consiglio.

DUE EMENDAMENTI - Nel primo emendamento si prevede che, nella formazione dei ruoli d'udienza e nella trattazione dei processi, il giudice assegni precedenza assoluta «ai procedimenti relativi ai delitti puniti con l'ergastolo o la reclusione superiore nel massimo a 10 anni, ai delitti di cui agli articoli 51 comma 3 bis-3 quater e 407 comma 2, lettera "a" del Codice di procedura penale, ai delitti di criminalità organizzata, ai procedimenti con imputati detenuti anche per reati diversi da quelli per cui si procede e ai procedimenti da celebrarsi con giudizi direttissimi e con giudizi immediati». Nella seconda proposta di modifica, invece, si prevede la sospensione dei processi penali «relativi a fatti commessi fino al 30 giugno 2002, che si trovino in uno stato compreso tra la fissazione dell'udienza preliminare e la chiusura del dibattito di primo grado». «Sono immediatamente sospesi al momento dell'entrata in vigore della presente legge - si legge ancora nell'emendamento - per la durata di anni uno». «In caso di pluralità di reati contestati - scrivono ancora i relatori - si ha riguardo alla data dell'ultimo reato». Il corso della prescrizione, si legge nella norma, «rimane sospeso durante la sospensione del procedimento o del processo penale». La prescrizione riprenderà il suo corso dal giorno in cui cesserà la sospensione. «La sospensione non opera nei processi per la criminalità organizzata, l'ergastolo, la reclusione superiore ai 10 anni e nei procedimenti relativi agli infortuni sul lavoro». «Per assicurare priorità assoluta alla trattazione dei procedimenti di cui al comma 1, il presidente del tribunale può sospendere i processi quando i reati in essi contestati sono prossimi alla prescrizione e la pena da infliggere non sarebbe eseguibile». L'imputato può anche chiedere che il suo processo non venga sospeso e il patteggiamento può essere fatto entro tre giorni dalla notifica della sospensione.
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«ENNESIMA LEGGE AD PERSONAM» - Dure critiche dal Pd. «L'emendamento presentato al Senato dai relatori del decreto sicurezza è l'ennesima norma "ad personam" che prevede una sospensione generalizzata di tutti i processi, cominciando da quelli che vedono imputato il premier» ha dichiarato Lanfranco Tenaglia.
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VELTRONI - Più duro del ministro ombra del Pd, il leader del Partito democraticoVeltroni: ««In questi giorni si decide il futuro di questa legislatura: se il comportamento (di governo e maggioranza, ndr) rimane come quello delle ultime settimane, cioè una sequenza di incidenti assolutamente eccessivi ed inaccettabili il clima non potrà che cambiare». Un vero e proprio ultimatum quello che Veltroni ha lanciato all'esecutivo Berlusconi, dicendosi «molto sorpreso e colpito dalla protervia con cui alcune normette vengono introdotte di nascosto», criticando decisamente il primo mese di azione del governo, e in particolare le scelte che riguardano «il decreto su Retequattro, le uscite della Lega sull'Europa, le intercettazioni e l'intenzione di inserire il lodo Schifani nel decreto

sabato, giugno 14, 2008

INTERCETTAZIONI E TUTELA DELLA PRIVACY

DOPO IL GIALLO SUL "REFUSO", IL GOVERNO FINALMENTE LICENZIA IL DISEGNO DI LEGGE CHE "LIMITA" LE INTERCETTAZIONI ALLO SCOPO DICHIARATO DI PRESERVARE LA TUTELA DELLA PRIVACY DI CITTADINI “INCOLPEVOLI”. NELLA FOTO IL MINISTRO DELLA GIUSTIZIA ANGELINO ALFANO.

SARÀ IL PARLAMENTO A PRONUNCIARSI E A DIRE L'ULTIMA PAROLA SUL DDL CHE SI APPLICA PER I REATI PUNITI CON PIÙ DI 10 ANNI DI CARCERE AL QUALE È STATO INSERITO PER
INSISTENZA DELLA LEGA NORD UNA DEROGA PER I REATI CONTRO LA P.A. (CORRUZIONE) ALTRIMENTI FUORI PERCHÈ SOTTO QUEL LIMITE.

RIMANGONO FUORI MOLTI REATI GRAVI PER I QUALI LA MAGISTRATURA HA FINORA POTUTO RACCOGLIERE "PROVE" INCONFUTABILI PER FARE EMERGERE MOLTI CASI DAI
TRAFFICANTI DEI RIFIUTI, ALLE CLINICHE DELL'ORRORE IN LOMBARDIA, INCLUSI I VARI FURBETTI DEL QUARTIERE DI BANCAROTTA, ETC... E PER I QUALI LA STAMPA NE HA POTUTO PARLARE AMPIAMENTE E LIBERAMENTE.

SE IL DDL VENISSE APPROVATO COSÌ COM'È, TUTTO QUESTO NON SAREBBE PIÙ POSSIBILE. LA MAGISTRATURA SI RITROVEREBBE “DEPOTENZIATA” UNA FORMIDABILE ARMA CONTRO IL CRIMINE,
LA STAMPA SI RITROVEREBBE “IMBAVAGLIATA” NON POTENDONE PARLARE PIÙ LIBERAMENTE.

PARADOSSALMENTE, PER SALVAGUARDARE LA PRIVACY, CON QUESTA LEGGE SI INTENDE "COLPIRE DURAMENTE" ED ESCLUSIVAMENTE PROPRIO I PROTAGONISTI PREPOSTI ALLA LOTTA CONTRO IL CRIMINE E LA CORRUZIONE, CIOÈ I MAGISTRATI CHE FANNO LE INDAGINI E I GIORNALISTI CHE “INFORMANO” LA OPINIONE PUBBLICA. OVVIAMENTE I CRIMINALI E I LADRI "RINGRAZIANO" PER UN COSÌ INASPETTATO AIUTO DA PARTE DEL GOVERNO.

IL PROBLEMA DELLA TUTELA DELLA PRIVACY PERÒ ESISTE E NON LO SI PUÒ NEGARE MA NON PER QUESTO SI DEVE "DEPOTENZIARE" UN EFFICACISSIMO STRUMENTO D'INDAGINE QUAL'È QUELLO DELLE INTERCETTAZIONI. INFATTI INTERVENENDO CON BUONE MODIFICHE SULLA PARTE CHE RIGUARDA LA TUTELA DELLA PRIVACY SENZA MODIFICARE QUELLA RELATIVA ALLE INTERCETTAZIONI SI PUÒ DARE UNA RISPOSTA EFFICACE CHE SALVAGUARDI TUTTO: GLI INCOLPEVOLI CITTADINI DA UN LATO E LA PUNIZIONE DEI COLPEVOLI DALL'ALTRO.

IL GOVERNO BERLUSCONI CON QUESTO DDL DA SOLO “L'IMPRESSIONE” DI “VENDICARSI” DEI MAGISTRATI E DEI GIORNALISTI, DI VOLER “DIFENDERE” LA “CASTA” DEI POLITICI E DEI POTENTI DAI “RIGORI” DELLA LEGGE E DALL'OPINIONE PUBBLICA A “SCAPITO” DELLA SICUREZZA E DELLA DEMOCRAZIA.
Raffaele B.

AGI
INTERCETTAZIONI: ISF, ALERT INTERNAZIONALE SULL'ITALIA
(AGI) - Firenze, 14 giu. - "Il disegno di legge sulle intercettazioni giudiziarie, che prevede pesanti pene per i giornalisti che le pubblicano, rappresenta un grave atto di limitazione alla liberta' di stampa in Italia e un pericoloso precedente di censura ai danni dei giornalisti. Per questo lanciamo un'alert internazionale alle associazioni per la libertà di stampa e ai vertici dell'Unione Europea". Questo il pesante giudizio sulle norme appena varate dal Governo Italiano sulle intercettazioni telefoniche, espresso in una nota dall'associazione per la liberta' di stampa nel mondo Information Safety and Freedom. "Oltretutto - prosegue la nota di ISF - il provvedimento appare pretestuoso, visto che nel Codice Penale esiste gia' il reato di violazione di segreto istruttorio, che punisce i giornalisti che pubblichino atti giudiziari coperti da segreto. Oltre ai molti procedimenti giudiziari già avviati che saranno di fatto annullati per legge, si avranno pesanti limitazioni per quelli futuri".

"Forse e' bene ricordare che Al Capone fu messo in carcere per evasione fiscale. In Italia - conclude il comunicato di Information Safety and Freedom - nessun magistrato da oggi in poi, potrebbe intercettare il suo telefono. Piu' che alla privacy dei cittadini, il disegno di legge sembra mirare a garantire l'impunita' per i reati della Casta e a lanciare un pesante monito all'indipendenza della magistratura e della stampa. L'Italia scenderà ancora nelle graduatorie internazionali della liberta' d'informazione dove e' gia' penalizzata per il conflitto di interessi e l'assetto monopolistico del sistema televisivo". (AGI)

ANSA
INTERCETTAZIONI: LEGAMBIENTE, MODIFICA DDL CON DEROGA RIFIUTI
13/06/2008 17:45
(ANSA) - ROMA - Nel disegno di legge sulle intercettazioni approvato oggi dal Consiglio dei ministri sono resi ''inascoltabili i trafficanti di rifiuti' e ''le ecomafie ringraziano''. Ad affermarlo e' Legambiente, che si appella all'Aula affinché modifichi il provvedimento. ''Con questo disegno di legge - afferma l'associazione - il traffico illecito dei rifiuti diventa ancora piu' facile. Impedendo l'uso delle intercettazioni, si nega infatti alle indagini un importante strumento contro un reato particolarmente odioso che compromette la salute di intere comunità''. Le intercettazioni, ricorda Legambiente, sono infatti consentite solo per reati puniti con pene superiori a 10 anni di reclusione, e con un'unica deroga per i reati contro la Pubblica amministrazione. ''Da tempo Legambiente sottolinea come le armi per combattere le ecomafie siano insufficienti a fronteggiare la crescita del fenomeno - prosegue il presidente di Legambiente Vittorio Cogliati Dezza - negli anni passati si sono raggiunti buoni risultati di repressione solo contro la rete di trafficanti di spazzatura di ogni genere, grazie all'introduzione nel Codice dell'Ambiente del delitto di organizzazione di traffico illecito di rifiuti. Abbiamo sottolineato l'importanza di una deroga anche per questo reato, che prevede una pena massima di cinque anni e non rientra quindi tra i 'delitti ascoltabili'. Ci appelliamo ora all'Aula - conclude - affinche' si modifichi il provvedimento, per non fare passi indietro nella lotta ai killer del territorio''.

venerdì, giugno 13, 2008

MORTI BIANCHE E SICUREZZA SUL LAVORO

SONO STATE NECESSARIE ALTRE ULTERIORI TRE MORTI A MINEO IN SICILIA, DOPO LA LUNGA SEQUELA INARRESTABILE DI INCIDENTI SUL LAVORO, PER FAR DIRE FINALMENTE AL NEO-MINISTRO SACCONI CHE FORSE LE SOLE REGOLE NON BASTANO MA CHE CI VOGLIONO PIÙ CONTROLLI ISPETTIVI SUI POSTI DI LAVORO IN MODO SISTEMATICO ALMENO SU QUELLI PIÙ A RISCHIO. TUTTE COSE TRITE E RITRITE DAI SINDACATI E DAI LAVORATORI PRATICAMENTE DA DIVERSI DECENNI. FINALMENTE NELL’ULTIMO GOVERNO PRODI È STATO LICENZIATO IL TESTO UNICO SULLA SICUREZZA CHE PERÒ È APPLICATO SOLO PARZIALMENTE. NEL FRATTEMPO L’ITALIA VINCE ANCHE QUESTO RECORD NEGATIVO DI MORTI SUL LAVORO.

SI CONTINUA A NON VEDERE CHE GLI IMPRENDITORI HANNO LA MASSIMA RESPONSABILITÀ DELLA ATTUAZIONE DI TUTTE LE NORME E LA PREDISPOSIZIONE DI TUTTI I DISPOSITIVI PER LA PREVENZIONE DEGLI INFORTUNI PERCHÉ È EVIDENTE CHE LA MANCATA E/O RIDUZIONE DELLA SICUREZZA SUL LAVORO SI TRAMUTA PER LORO IN MINORI SPESE QUINDI MAGGIORI PROFITTI, MENTRE AL CONTRARIO, PER I LAVORATORI C’È SOLO IL RISCHIO ALTISSIMO DI GRAVI MALATTIE E LA MORTE COME PURTROPPO REGISTRIAMO ORMAI GIORNALMENTE.

LE NORME DI SICUREZZA SUL LAVORO DEVONO TENERE IN PARTICOLARE CONTO QUESTO ASPETTO PER CONSENTIRE PUNIZIONI SEVERE PER GLI IMPRENDITORI CHE LE DISATTENDONO E ALLO STESSO TEMPO RIORGANIZZARE TUTTO IL SISTEMA DEI CONTROLLI PER RENDERLI PIENAMENTE EFFETTIVI STANZIANDO FONDI IMPORTANTI. REGISTRIAMO INVECE PUNIZIONI IRRISORIE ANCHE IN CASI GRAVI CHE INSIEME ALL’’AUMENTO DEGLI INCENTIVI AGLI STRAORDINARI PROMOSSO DA QUESTO GOVERNO CI SI MUOVE NELLA DIREZIONE CONTRARIA E CIOÈ VERSO UN MAGGIORE RISCHIO DI INCIDENTI. LEGGI LA VOCE DEL PADRONE DI NICOLA CACACE SULL’UNITÀ.

È EVIDENTE CHE SE NON SI CAMBIA IMPOSTAZIONE SU CHI COLPIRE E COME FARLO PER RENDERLO EFFETTIVO APPLICANDO INTEGRALMENTE IL TESTO UNICO SULLA SICUREZZA, SI FARANNO SOLO INUTILI E SOLENNI DICHIARAZIONI AD EFFETTO MEDIATICO SENZA REALE COSTRUTTO CON BUONA PACE DI CHI SI ASPETTA PIÙ SICUREZZA E CHI NON VORREBBE PIÙ MORIRE SUL LAVORO.
Raffaele B.

L’UNITÀ
Testo Unico, è scontro tra Damiano e Sacconi
13.06.08
Basta chiacchiere inutili, le norme sulla sicurezza ci sono, bisogna applicarle. L’ex ministro del Lavoro Cesare Damiano ricorda al suo successore, Sacconi, quello che il governo Prodi ha fatto: «Altre morti sul lavoro, altri lutti, altre famiglie colpite dal dolore alle quali esprimiamo la nostra solidarietà.
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Questi tragici fatti – spiega – rendono necessario passare dalle parole ai fatti senza invocare interventi di emergenza perché l'emergenza è quotidiana». E «passare ai fatti» per Damiano significa «non rallentare l'applicazione del Testo unico sulla sicurezza in vigore dal mese di maggio ma, viceversa, attuarlo integralmente a partire dall'erogazione degli stanziamenti previsti per le imprese che realizzano formazione sulla sicurezza per i propri dipendenti, dall'attuazione di progetti sperimentali nelle scuole, nelle università e nei percorsi di formazione professionale volti a favorire la conoscenza di queste tematiche ai giovani. Pare, invece, inutile – prosegue ancora Damiano – la discussione sulle sanzioni che, secondo il governo, dovrebbero essere ridefinite».
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Al governo, rileva l’ex ministro, piacciono le sanzioni dure «nei confronti dell'immigrazione clandestina e delle intercettazioni», mentre vorrebbe usare la mano morbida «quando si tratta di morti sul lavoro». Per Damiano si tratta di «un errore e un’incomprensibile contraddizione».

Continua invece a parlare di emergenza e di «piano straordinario» il ministro Sacconi. Venerdì ha annunciato che verrà garantita «una corsia preferenziale» per i processi su reati legati a infortuni sul lavoro e ha confermato «la volontà di concordare con le regioni e le parti sociali un piano straordinario per la prevenzione, la formazione e l'informazione utili a rimuovere i rischi per le persone che lavorano». La legge c’è già, insomma, ma Sacconi «entro l’estate», vuole rifarla daccapo.

E proprio per chiedere l’applicazione immediata del Testo Unico, martedì 17 giugno sciopereranno per un’ora i metalmeccanici di tutta Italia. Lo hanno deciso i sindacati di settore di Cgil, Cisl e Uil: martedì incroceranno le braccia dalle 11 a mezzogiorno, per rinnovare l’urgenza di applicare il Testo unico sulla sicurezza voluto dal governo Prodi, «così com'è, in tutte le sue parti e con il massimo rigore». Insomma, un messaggio chiaro al ministro Sacconi che dopo la tragedia di Catania ha pensato bene di proporre modifiche al provvedimento, secondo lui troppo pieno di «formalità».

«Scioperiamo - affermano in una nota i segretari generali Gianni Rinaldini (Fiom), Giuseppe Farina (Fim) e Antonio Regazzi (Uilm) - contro questo atteggiamento degli imprenditori che, coprendo sempre tutto e tutti, finisce per penalizzare proprio le imprese che rispettano le norme e coinvolgono i lavoratori nella valutazione dei rischi. Sono quindi inaccettabili le richieste di modifica delle nuove normative sugli appalti e sulla sicurezza. Scioperiamo - aggiungono - per chiedere al governo immediate misure economiche a sostegno della salute e sicurezza sul lavoro, compresi i 12 miliardi di attivo accumulati nella gestione Inail, che vanno subito usati per investimenti nella prevenzione e nel risarcimento dei danni».

Fiom, Fim e Uilm vogliono riportare l’attenzione sul quotidiano stillicidio dei lavoratori, al di là delle tragedie che più fanno notizia, dalla Thyssen al depuratore di Mineo. Insomma, sul lavoro si muore tutti i giorni, quasi sempre da soli. «Di fronte a questa realtà - concludono i sindacati - non possiamo accettare la posizione dei leader di Confindustria, sempre pronti a biasimare certi comportamenti dei lavoratori e dei sindacati, ma poco inclini ad assumere fino in fondo la responsabilità d'impresa come discrimine tra le aziende virtuose e quelle che violano, per calcolo economico o per ignoranza, elementari regole di sicurezza sul lavoro».

ADNKRONOS
Morti bianche, Sacconi: ''Un piano straordinario''

Damiano (Pd): ''Niente deroghe a norme su sicurezza lavoro''
Dopo la tragedia di Mineo, il ministro del Welfare annuncia nuove misure per la sicurezza e convoca per oggi sindacati e imprese. ''Stato e parti sociali devono reagire''. Bonanni: ''A questi morti bisogna dare una risposta''

Roma, 12 giu. (Adnkronos/Ign) - "Stato e parti sociali devono reagire e oggi pomeriggio ho convocato un incontro per varare un piano straordinario per la sicurezza". E' il ministro per il Welfare, Maurizio Sacconi (nella foto), a sollecitare così una reazione all'ondata di morti sul lavoro, gli ultimi ieri a Mineo.
"Dovremo realizzare - dice il titolare del dicastero di via Veneto - un'intesa tra Stato e Regioni e parti sociali per un piano straordinario che definisca azioni concrete che servano a creare un ambiente sicuro".

"Le regole da sole non bastano - aggiunge il ministro - devono essere sostituite da un più forte capacità ispettiva, soprattutto, tranne che nell'edilizia, delle Regioni attraverso le Asl", dice ancora Sacconi additando nella carenza di mezzi e risorse uno dei problemi principali. "C'è carenza di mezzi e risorse per quel che riguarda la prevenzione, la formazione e l'informazione''.

''Servono più investimenti", rimarca quindi il responsabile del Welfare ricordando come "moltissimi infortuni sono determinati da errori comportamentali". Bisogna cioè passare, in una parola, come ha spiegato il ministro, "da un approccio per regole a un approccio per obiettivi" secondo l'insegnamento di Marco Biagi.
Un ''piano straordinario per la cultura della sicurezza'' è necessario ''perché è evidente che c'è una scarsita''': a sottolinearlo, spiegando che il sindacato farà una richiesta in questo senso, è il leader della Cisl, Raffaele Bonanni.

Quanto a un'eventuale revisione del testo unico sulla sicurezza, il numero uno della Confederazione di via Po sottolinea che ''non è una sfida tra chi la pensa in un modo e chi in un altro; ci sono dei morti e a questi morti bisogna dare una risposta. Ognuno abbassi la testa''.

Tra i punti cruciali da affrontare, a giudizio del leader della Cisl, vi è quello della ''selezione delle imprese, che devono rispondere alle regole, e quello dell'allargamento della formazione sulla sicurezza''. Questo, taglia corto il segretario della Cisl, al di là di ''norme più flessibili o più draconiane''.

Per il segretario della Cgil Guglielmo Epifani, ''quello che è accaduto in questa specie di cisterna in provincia di Catania, a Molfetta e nelle stive delle navi sono infortuni che si possono evitare''. L'episodio di Mineo, spiega il leader del sindacto di Corso d'Italia, ''è uno di quegli incidenti in cui lavorando sulla prevenzione si possono evitare le stragi. Bisogna pretendere dalle imprese, dalle amministrazioni e dai lavoratori che si rispettino le norme della sicurezza. Bisogna insistere e pretendere tutte le misure di sicurezza e prevenzione che sono necessarie''.

Quanto all'incontro con Sacconi, Epifani annuncia: ''Chiederemo al ministro di fare una campagna di informazione più estesa e di non cambiare le norme appena approvate del testo unico sulla sicurezza, perché se si da' l'impressione che le norme possono essere cambiate in continuazione, non ci sarà nessuna deterrenza nei confronti di chi non rispetta la legge, in una situazione che si mantiene particolarmente grave''.

Da parte sua, il capogruppo del Pd in commissione lavoro alla Camera, Cesare Damiano, fa osservare che ''il Partito democratico e l'Udc hanno votato contro le norme del decreto rifiuti che prevedono deroghe alla normativa sulla sicurezza del lavoro". "Su un tema come quello della sicurezza non sono ammesse deroghe'', taglia corto l'ex ministro del Welfare.

mercoledì, giugno 11, 2008

LA SCUOLA A SVANTAGGIO DEI POVERI E DEL SUD

CHE NELLA SCUOLA ITALIANA PERMANESSE IL "CLASSISMO" A TUTTO SVANTAGGIO DEI “POVERI” E DEL “SUD”, LO HA SCOPERTO ORA PERFINO LA BANCA D'ITALIA.

NONOSTANTE LE TANTE "RIFORME" A TUTTI I LIVELLI CONDOTTE DA MOLTI GOVERNI DAL DOPOGUERRA IN POI, NON SI RIESCE A FAR DIVENTARE LA NOSTRA SCUOLA COME VORREBBE LA COSTITUZIONE. CIOÈ UNA SCUOLA PUBBLICA PER TUTTI, TESA AL SUPERAMENTO DEL "CLASSISMO", CHE PERMETTA A TUTTI I RAGAZZI, “INDIPENDENTEMENTE” DALLE LORO CONDIZIONI SOCIALI, DI AMBIRE AI MASSIMI LIVELLI.

PRIMA DELL'AVVENTO DELLA SCUOLA "PUBBLICA" SOSTENUTA DALLO STATO, ESISTEVA QUELLA "PRIVATA" D'ELITE, A PAGAMENTO, FRUIBILE SOLO DA CHI POTEVA OVVIAMENTE PERMETTERSELO. CIÒ HA SEMPRE PRODOTTO L'INAMOVIBILITÀ SOCIALE TIPICA DELLE SOCIETÀ ARRETRATE E MEDIOEVALI.

LA MOBILITÀ SOCIALE CONSENTE INVECE IL RINNOVAMENTO E LA CRESCITA, MENTRE L'INAMOVIBILITÀ PROVOCA IL BLOCCO E L'ARRETRAMENTO DELL'INTERO PAESE.

LA SCUOLA DEVE INVECE CONSENTIRE QUESTA MOBILITÀ ATTRAVERSO IL SUPERAMENTO DELLE "DIFFERENZE" CONOSCITIVE DI PARTENZA E METTERE TUTTI NELLE CONDIZIONI DI POTER "COMPETERE" ALLA PARI. IN QUESTO MODO VARRÀ VERAMENTE IL "MERITO" ED ANCHE IL FIGLIO DELL'OPERAIO O DELL'ULTIMO CITTADINO POTRÀ AMBIRE A POSTI PIÙ IMPORTANTI ESATTAMENTE COME I FIGLI DELLE RICCHE FAMIGLIE.

INVECE NONOSTANTE TUTTI GLI SFORZI FINORA FATTI IN QUESTA DIREZIONE NON CI SIAMO ANCORA. ANZI REGISTRIAMO UN "DEPOTENZIAMENTO" DELLA SCUOLA MEDESIMA PROPRIO NEL MOMENTO IN CUI ESSA PIÙ S'AVVICINA AL DETTATO COSTITUZIONALE.

SE NE RIDUCE LA SPESA PER L'EDUCAZIONE PUBBLICA E ALLO STESSO TEMPO LA SI VUOLE "AUMENTARE" PER QUELLA "PRIVATA". QUESTO ADDIRITTURA AVVANTAGGIA I “RICCHI” A SPESE DEI “POVERI”. L'ESATTO CONTRARIO DI QUELLO CHE DEVE FARE LA SCUOLA. INFATTI LA COSTITUZIONE RECITA CHE LA SUOLA PRIVATA È CONSENTITA MA SENZA SPESE PER LO STATO!

NELLE SCUOLE PUBBLICHE GLI INSEGNANTI SONO I MENO "PAGATI", MOLTO MENO DEI LORO PARI NEL RESTO DELL'EUROPA. PER QUESTA RAGIONE ED ANCHE PER L'ASSENZA DELLA "MERITOCRAZIA", GLI EDUCATORI SONO SCARSAMENTE MOTIVATI AD "AGGIORNARSI" E QUINDI "MENO" PREPARATI A SVOLGERE IL LORO COMPITO CON LA NECESSARIA COMPETENZA.

NON SI INVESTE SERIAMENTE NÈ SULL'AGGIORNAMENTO DEGLI INSEGNANTI NÈ SULLA DIDATTICA PER ADEGUARSI ALLE NUOVE TECNOLOGIE E SI CONTINUA AD INSEGNARE UNA CULTURA "DEBOLE" CHE NON PERMETTE AI GIOVANI DI FARE FRONTE ALLA REALTÀ CON LA QUALE DEVONO MISURARSI ORA E NEL PROSSIMO FUTURO IN CONTINUA EVOLUZIONE.

INFINE SE SI AGGIUNGE PURE CHE LA SCUOLA PUBBLICA SI LEGA "SCARSAMENTE" AL MONDO PRODUTTIVO SE NE CONCLUDE CHE IL PERMANERE DI QUESTA SITUAZONE METTE IL NOSTRO PAESE SU UN PERICOLOSO PIANO INCLINATO DELLA "INEVITABILE" INVOLUZIONE ECONOMICA NIENT'AFFATTO AUSPICABILE.

AUGURIAMOCI CHE LA SCUOLA RITORNI PRESTO AD ESSERE AL “CENTRO” DI TUTTE LE "INIZIATIVE" POLITICHE IMPORTANTI TESE A FARE USCIRE IL NOSTRO PAESE DALLA CONDIZIONE DI "ARRETRATEZZA" IN CUI VERSA RISPETTO AGLI ALTRI PAESI EUROPEI, ALTRIMENTI CI SARÀ POCO DA SPERARE PER IL FUTURO NOSTRO E DEI NOSTRI GIOVANI.
Raffaele B.

repubblica
SCUOLA & GIOVANI
Bankitalia: "Soprattutto al Sud la scuola discrimina i poveri"
I ragazzi di provenienza socio-economica svantaggiata sono meno bravi
Studio dalla Banca d'Italia sui divari territoriali e familiari
Le differenze si attenuerebbero alla media superiore ma i più abbienti sono portati a scegliere gli istituti migliori.

di ROSARIA AMATO
10 giugno 2008


ROMA - Svantaggiati dalla nascita. Gli studenti del Mezzogiorno provenienti da famiglie povere, o in condizioni economiche modeste, a scuola sono meno bravi. Un divario che incide su quello, più generale, tra Nord e Sud, e che si attenua solo alle scuole medie superiori. Lì a contare è soprattutto la scelta dell'istituto: sono più bravi gli studenti dei licei, meno quelli degli istituti tecnici (frequentati peraltro dal 70% degli studenti italiani). Ma anche in questo la provenienza socio-economica dello studente incide pesantemente, perché sono soprattutto i ragazzi che vengono da famiglie agiate a essere spinti dalla famiglia verso i licei. Sono le conclusioni alle quali arriva uno studio pubblicato dalla Banca d'Italia, condotto da Pasqualino Montanaro, che mette a confronto le principali indagini internazionali sulla scuola, da quella dell'Ocse (Pisa) alla Timss e Invalsi.

Dall'analisi incrociata delle rilevazioni, spiega Montanaro, del Nucleo per la ricerca economica della sede di Ancona della Banca d'Italia, emerge che "il livello di proficiency nel Mezzogiorno è significativamente più basso rispetto agli standard internazionali e a quelli delle regioni settentrionali, in tutti gli ambiti di valutazione considerati (comprensione del testo, matematica, scienze, problem solving), "il grado di dispersione dei punteggi è più elevato al Sud" (cioè al Sud sono molto significative le differenze), "i divari territoriali tendono a crescere durante il percorso scolastico".

Un quadro desolante, nel quale incide pesantemente la situazione economica delle famiglie. "E' ampiamente riconosciuto - si legge nello studio - che le differenti condizioni sociali e culturali, già a partire dall'età prescolare, influiscono in maniera decisiva sulle abilità cognitive, sulla capacità di esprimere se stessa, di percepire i colori, di comprendere spazi e forme, di rappresentare fenomeni di natura quantitativa".

Gli svantaggi nell'apprendimento dei meno abbienti sono evidenti soprattutto nei primi anni di scuola. Per quanto riguarda la matematica, per esempio, "in media il punteggio ottenuto da uno studente con lo status sociale più elevato supera del 25% circa quello ottenuto da uno studente con lo status sociale più basso". Peraltro in generale gli studenti meridionali sono meno bravi anche quando possono beneficiare delle più favorevoli condizioni sociali, ma "il divario Nord-Sud è più ampio nelle classi sociali più basse e ridotto in quelle più elevate".

Andando però più avanti negli studi, pesa invece soprattutto la scelta del tipo di scuola. Tutte le indagini dimostrano che sono più elevati i rendimenti degli studenti dei licei, anche se "non è chiaro se essere iscritti a un liceo o frequentare comunque una buona scuola effettivamente determini, in maniera diretta, una migliore performance scolastica, o se al contrario questa sia una semplice correlazione spuria, dovuta al fatto che gli studenti migliori tendono, per varie ragioni, a frequentare le scuole migliori, soprattutto se si tratta di licei".

Ma per gli studenti adolescenti la provenienza familiare pesa a quel punto nella scelta della scuola: "In base ai dati Pisa 2003, la probabilità di uno studente appartenente alla classe sociale più elevata di essere iscritto a un liceo è sette volte più alta di quella di uno studente con le più sfavorevoli condizioni familiari. Tali evidenze sono ricorrenti in tutte le aree geografiche".

In altre parole, quando uno studente proveniente da una famiglia povera potrebbe finalmente lasciarsi alle spalle lo svantaggio che gli deriva dalle condizioni sociali, scegliendo un liceo, invece viene spinto a scegliere una scuola professionale, perpetuando così il suo deficit di apprendimento.

venerdì, giugno 06, 2008

DISCARICHE, RIFIUTI TOSSICI E TUMORI

SALUTIAMO LA DOVEROSA “DENUNCIA” DEL PRESIDENTE NAPOLITANO SUI “RIFIUTI TOSSICI” IN CAMPANIA CHE PER LA MAGGIOR PARTE PROVENGONO DAL NORD, ALLO SCOPO DI SOLLECITARE UNA SERIA “RIFLESSIONE” DA PARTE DI QUEI CITTADINI DI QUELLA ZONA PER RICONDURLI AD ATTEGGIAMENTI PIÙ SOLIDALI NEI CONFRONTI DEI CONNAZIONALI CAMPANI. NATURALMENTE LA LEGA NORD NON HA PERSO TEMPO A CRITICARLO “RIBADENDO” IL SUO RIFIUTO A “SMALTIRE L’IMMONDIZIA CHE VIENE DALLA CAMPANIA”.

MA L’IMMONDIZIA, CIOÈ I RIFIUTI URBANI SONO PURTROPPO IL PROBLEMA “MINORE” POICHÈ QUELLO PIÙ GRAVE IN ASSOLUTO SONO QUELLI “TOSSICI” CHE SONO LA “VERA” MINACCIA PER LA SALUTE DI TUTTI I CITTADINI E RESPONSABILE DI MOLTE MORTI.

LA PIAGA DELLO SMALTIMENTO “ILLEGALE” DEI RIFIUTI TOSSICI PURTROPPO NON RIGUARDA SOLO LA CAMPANIA MA ANCHE ALTRE REGIONI DEL SUD, QUALI L’ABRUZZO, LAZIO, PUGLIA, CALABRIA, SICILIA, COSÌ COME VIENE DOCUMENTATO NEGLI ARTICOLI DI
CRIMINI AMBIENTALI SU CRIMELOG.

PER DECENNI I RIFIUTI TOSSICI INDUSTRIALI SONO STATI ”VERSATI” E CONTINUANO AD ESSERLO SIA IN DISCARICHE “ABUSIVE” CHE IN QUELLE “LEGALI” SENZA CHE VI SIANO STATI CONTROLLI OPPURE CON “COMPLICITÀ” CHE HANNO PERMESSO LA “FALSIFICAZIONE” DI DOCUMENTI E SOLO DI RECENTE LA MAGISTRATURA COMINCIA A PROCESSARE I NUMEROSI RESPONSABILI PRESENTI NEI VARI SETTORI COINVOLTI, NELL’ORDINE: INDUSTRIALI, POLITICI, CRIMINALITÀ ORGANIZZATA, BUROCRATI E DIVERSI ELEMENTI CORROTTI DELLE FORZE DI POLIZIA E CARABINIERI.

LA CAMORRA IN QUESTA SITUAZIONE HA CERTAMENTE GUADAGNATO, A LIVELLO DI TRASPORTI, DI SUOLI, DI INTERVENTI PER LA PULIZIA DELLE STRADE E LA RACCOLTA DEI RIFIUTI, MA INSIEME A MOLTI ALTRI, A COMINCIARE DAI PROPRIETARI DEI SUOLI PER LO STOCCAGGIO E DAI LORO REFERENTI "POLITICI". IL VERO AFFARE, TUTTO NELLE MANI DELLA CAMORRA, È, PERÒ, QUELLO DEL “TRASPORTO” E DELLO “SMALTIMENTO DEI RIFIUTI TOSSICI” E “NOCIVI” INDUSTRIALI. LEGGI IL COMMENTO DI AMATO LAMBERTI SU “
COSA C’ENTRA LA CAMORRA CON L’IMMONDIZIA”.

IN REALTÀ LE IMPRESE HANNO REALIZZATO E TUTT’ORA REALIZZANO SIGNIFICATIVI “RISPARMI” IN TOTALE “IMPUNITÀ” OLTRE ALLA CONCORRENZA “SLEALE” NEI CONFRONTI DI ALTRE IMPRESE RISPETTOSE DELLA LEGALITÀ. TUTTO QUESTO HA PRODOTTO DIFFUSI E NASCOSTI TERRITORI “INQUINATI” E “PERICOLOSI” PER LA SALUTE DEI CITTADINI. A RIPROVA DI CIÒ VI SONO GLI AUMENTI ECCEZIONALI DI MORTI PER “TUMORI” IN QUESTI ULTIMI 10 ANNI.

ANCHE IL CINEMA ITALIANO PER LA PRIMA VOLTA AFFRONTA LA QUESTIONE CON IL FILM “
GOMORRA” DI MATTEO GARRONE (DAL LIBRO DI ROBERTO SAVIANO) IN UNA DELLE 5 STORIE DI CUI È COMPOSTO E CHE RIGUARDA PROPRIO I RIFIUTI TOSSICI.

SERVE UNA GRANDE OPERA DI “BONIFICA” IN TUTTI I TERRITORI, SPECIALMENTE AL SUD PER ASSICURARE LA SALUTE A TUTTI, MA PER FARE QUESTO OCCORRE BONIFICARE IL “SISTEMA” PREPOSTO A QUESTA BONIFICA, ALTRIMENTI NESSUNA VERA BONIFICA POTRÀ ESSERE MAI FATTA E SI CONTINUERÀ COSÌ FINO A QUANDO L’INTERA SITUAZIONE SFUGGIRÀ DI MANO A TUTTI CON ESITI IMPREVEDIBILI.
Raffaele B.
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ADNKRONOS
Napolitano: ''I rifiuti tossici vengono dal Nord''
Il presidente della Repubblica a Napoli: ''Si difende la salute estirpando la criminalità, eliminando la piaga dei traffici camorristici e creando condizioni per un ordinato
ciclo di smaltimento''. Castelli. ''Non smaltiremo l'immondizia che viene dalla Campania''

Napoli, 4 giu. (Adnkronos/Ign) - I
rifiuti tossici provengono in gran parte ''dal Nord e di questo deve essere consapevole l'opinione pubblica delle regioni del Nord''. Lo ha detto il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, durante il discorso che ha tenuto a Napoli all'inaugurazione dell'aula universitaria in memoria di Giancarlo Siani, il cronista ucciso dalla Camorra.
''Non si tratta della salute dei cittadini di questo o di quel quartiere o di questo e di quel Comune - ha sottolineato il capo dello Stato - la salute la si difende estirpando la criminalità, eliminando la piaga dei traffici camorristici, ripulendo le strade, creando condizioni per un ordinato ciclo di smaltimento dei rifiuti''.
Il fatto che molti rifiuti tossici che sono in Campania provengano dal Nord, ha aggiunto Napolitano, ''è accertato anche in sede parlamentare''. ''Ci sono stati traffici per sistematici trasferimenti di rifiuti tossici altamente pericolosi dalle industrie del Nord nel territorio campano - ha aggiunto il presidente della Repubblica - con un'attiva cogestione da parte della camorra''. E' una questione, secondo il capo dello Stato, che ''dovrebbe far riflettere anche l'opinione pubblica del Nord'' e ''la politica''.
La replica della Lega non si è fatta attendere: il Nord non si farà carico di smaltire e incenerire i rifiuti della Campania. A metterlo in chiaro è stato il sottosegretario alle Infrastrutture, Roberto Castelli. "Puntualmente - afferma Castelli - come un fiume carsico rispunta l'argomentazione che, come per qualsiasi altro problema del Sud, la responsabilità primigenia è di quei cattivoni del Nord. Stavolta questa teoria sempre viva è applicata alla questione dei rifiuti da un'autorevolissima fonte, addirittura il presidente della Repubblica''.''E' evidente dove si vuole arrivare - dice Castelli - i rifiuti della Campania li smaltiscano i cattivoni del Nord. Ma anche il presidente della Repubblica deve prendere atto che non c'è più nessuno al Nord disposto ad accettare ciò".
Secondo il ministro ombra dell'Ambiente, Ermete Realacci, invece ''fa bene il presidente Giorgio Napolitano a ricordare la piaga della camorra e il ruolo che i clan hanno nelle ecomafie, dalla gestione illecita dei rifiuti all'abusivismo edilizio".
"Sono più di dieci le famiglie della malavita organizzata che operano in Campania - rileva Realacci - e i loro nomi da anni risuonano sinistri: Casalesi, Nuvoletta, Alfieri, Bidognetti, Crimaldi, Galasso, La Torre, Martella, Moccia e Mazzoni".
''La loro azione criminale - conclude - è una piaga per il Paese, per l'ambiente, per la salute dei cittadini e per tutte le imprese sane costrette a fronteggiare una concorrenza sleale e impunita''.

CRIMEBLOG
Lo scandalo della discarica tossica Montedison in Abruzzo
pubblicato: giovedì 29 maggio 2008 da Fabio Mascagna in:
Crimini ambientali
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E’ stata definita la “discarica tossica più grande d’Europa” e non si trova nè a Napoli nè in Puglia, ma nel tranquillo Abruzzo. In una regione poco avvezza agli onori delle cronache uno non si aspetterebbe mai di trovare una discarica abusiva di rifiuti tossici e cancerogeni sita proprio a cavallo di un fiume. Una falda idrica da niente, da lì un acquedotto pesca acqua potabile per circa 450mila persone. 600mila in estate. 165 mila metri cubi di rifiuti a 20 metri di distanza dalla sponda destra del fiume Pescara.
E’ dall’inizio del secolo scorso che Bussi sul Tirino, paesino della provincia di Pescara, convive con un’industria chimica sotto i piedi dei propri cittadini. All’inizio la Società Italiana di Elettrochimica (Franco-Svizzera), si installò nel sito per la produzione di cloro.
Per poi passare per un’evoluzione chimica di società in società partendo dall’alluminio, al silicio, a scopi bellici con la produzione di acido benzoico ed addirittura gas nervino. Dagli anni ‘30 la gestione Montecatini, che dal 60′ sfrutta il sito per la produzione di cloro, clorometani, cloruro ammonico, piombo tetraetile e trielina.
Dal 1982 il problema inquinamento peggiora radicalmente a causa di 8 nuovi acquedotti creati proprio all’altezza dell’industria, che scaricando i propri rifiuti inquina l’acqua ancora potabile fino a quei giorni…
CONTINUA

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