domenica, dicembre 28, 2008

ISRAELE - LA SUA SUPREMAZIA MILITARE OSTACOLA LA PACE

Il clima di campagna elettorale in Israele “spinge” il Governo a duri atti “dimostrativi” per arginare la forte diminuzione dei consensi della popolazione che chiede il “pugno duro” a causa dei lanci di Missili Qassam da parte di Hamas.

Israele è una superpotenza ed ha la supremazia militare nell’area! Hamas, una fazione radicale dei palestinesi, non rappresenta nessun problema serio, ma la sua diversa linea ostile e gli attacchi con i missili rudimentali e imprecisi sono un’ ottima “scusa” all’intervento “armato” per Israele e allo stesso tempo un tentativo di Hamas di arginare anch’esso la perdita dei consensi nel territorio di Gaza che invece va all’ANP di Abu Mazen.

Paradossalmente la superiorità militare e tecnologica di Israele non facilita purtroppo il raggiungimento dell’accordo di PACE con i Palestinesi (forza militare irrisoria) a meno che non venga “costretta” dalla Comunità Internazionale. I nemici della pace sono coloro che pensano di affidarsi alla sola forza della armi: da un lato quegli israeliani che mal sopportano le “costrizioni” degli accordi perché “militarmente” possono ottenere molto di più; dall’altra Hamas con la sua azione vuole spingere Israele alla “risposta” militare e “spera” che ciò infiammi il mondo arabo al punto che possa muovere guerra ad Israele.
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La sproporzione è notevole! I missili Qassam sono “frecce” in confronto ai “bombardamenti” dell’aviazione israeliana che miete vittime a centinaia anche innocenti oltre alle notevoli distruzioni di case di un popolo ormai ridotto alla miseria!

La via militare è “impraticabile” e non realizzerà mai la PACE in quei territori, invece essa perpetuerà all’infinito lo stato di guerra e di insicurezza per tutti. Solo la Comunità Internazionale quali l’ONU, l’Europa, USA, RUSSIA, CINA e INDIA possono “costringere” le parti alla “cessazione” delle ostilità e negoziare seriamente la PACE.

Questa pressione internazionale ultimamente è venuta a mancare e questa, quando manca o è insufficiente, “incentiva” fortemente la “soluzione militare” ed è pertanto causa prima dei ritorni di guerra.

La comunità internazionale risponde ora con comunicati ufficiali di condanna, persino il Papa interviene, ma ci vuole di più e più forza per intervenire in modo efficace una volta per tutte, altrimenti la PACE non arriverà mai, i palestinesi non avranno mai un loro Stato e questo li spingerà sempre più verso soluzioni “terroristiche” di cui Hamas è portatore e così l’aberrante ciclo continua. Leggi La guerra infinita di Vittorio Zucconi.
Raffaele B.


ATTACCO AEREO SENZA PRECEDENTI A STRISCIA DI GAZA - 27-12-2008
ATTACCO SENZA PRECEDENTI A STRISCIA DI GAZA - ALMENO 140 MORTI - BOMBARDATA SEDE DI POLIZIA DI FATAH - UCCISO IL CAPO T. JABBER - 27-12-2008

ALICE NOTIZIE
Gaza/ Continua l'offensiva israeliana, oltre 280 morti - punto
Centinaia di palestinesi in fuga sfondano il confine con l'Egitto

Roma, 28 dic. (Apcom) - Come annunciato dal governo israeliano continua l'operazione "Piombo fuso" contro Hamas, scattata ieri mattina nella Striscia di Gaza con massicci bombardamenti sulle installazioni del gruppo integralista che controlla il territorio palestinese dal giugno 2007. Il bilancio delle vittime è di oltre 280 palestinesi morti, in gran parte poliziotti di Hamas. I feriti sono oltre 600.

Oggi sono proseguiti i raid dell'aviazione israeliana. Nel pomeriggio sono stati bombardati 40 tunnel scavati lungo il confine tra la Striscia e l'Egitto, usati dai gruppi armati per trasportare armi ed esplosivi all'interno del loro territorio. Poco dopo i raid, centinaia di palestinesi hanno aperto almeno cinque varchi lungo la frontiera con l'Egitto e hanno passato il confine. I responsabili egiziani hanno detto che permetteranno a queste persone di rifornirsi di generi di prima necessità ma poi li rimanderanno indietro nella Striscia.

Nei raid di oggi è stata colpita anche la "Saraya", un complesso che ospita il principale carcere di Gaza e un quartier generale della sicurezza di Hamas, facendo quattro morti. Colpito anche l'edificio del governo di Hamas. In gran parte della Striscia scuole e negozi sono rimasti chiusi, e in migliaia hanno partecipato ai funerali delle vittime, che si sono svolti senza sosta tra le grida "morte a Israele, morte all'America".

I miliziani palestinesi hanno a loro volta sparato oggi una ventina di razzi contro il sud di Israele, senza fare vittime. Due razzi Katyusha da 122 millimetri sono caduti per la prima vota nei pressi della città portuale di Ashdod, che si trova a 38 chilometri da Gaza.

Intanto, dopo gli attacchi dal cielo, l'esercito israeliano si prepara a lanciare un'offensiva di terra, e stamattina sono stati dispiegati al confine con la Striscia mezzi blindati e reparti di fanteria. Il governo israeliano ha dato anche il via libera al richiamo in servizio di 6.500 riservisti, nel caso di una escalation delle operazioni. In una intervista a Sky New, il ministro della Difesa Ehud Barak ha detto che le truppe di terra entreranno a Gaza solo se il governo di Gerusalemme lo riterrà necessario.

Mentre a Gaza si spara si moltiplicano gli appelli dal mondo per una cessazione delle ostilità. Durante l'Angelus in Piazza San Pietro, Benedetto XVI ha invocato la fine del "tragico susseguirsi di attacchi e di rappresaglie" e il ripristino della tregua. Anche il ministro degli russo Sergei Lavrov ha chiesto alla sua omologa israeliana Tzipi Livni uno stop "urgente" delle operazioni militari nella Striscia, mentre il ministro degli Esteri britannico, David Miliband, ha chiesto "una cessazione immediata di tutte le violenze".

ISRAELE - Entità delle forze militari
L'esercito d'Israele conta su 15 divisioni suddivise in 76 brigate, 3.930 carri armati, 8.000 mezzi blindati per trasporto truppe e 1.348 pezzi d'artiglieria per un totale di 186.500 effettivi + 445.000 riservisti.
L'aviazione è forte di 798 aerei da combattimento, 79 aerei da trasporto e 302 elicotteri (compresi quelli d'assalto Apache), mentre la difesa antiaerea vanta un centinaio di batterie missilistiche (a lunga e media gittata).
La marina israeliana è composta da 5 sottomarini, 17 navi da combattimento e 33 pattugliatori.
Nel 1986 Mordechai Vanunu rivelò l'esistenza di un arsenale atomico e di un programma nucleare israeliano.
Quelle israeliane sono considerate tra le forze armate di più elevato livello qualitativo, addestrativo, operativo del mondo.
Tecnologia militare israeliana
Le forze armate israeliane posseggono armi e sistemi informatici tra i più avanzati, alcuni sono di produzione americana, altri di sola acquisizione e soggetti a modifiche (come il fucile d’assalto M4, gli aerei F16 Falcon, F15 Eagle e l'elicottero Apache). Israele ha anche sviluppato le sue industrie d’armi indipendenti.

Esercito di Liberazione della Palestina (ELP)
fu originariamente composto da tre Brigate:
- Ayn Jālūt. Basata a Gaza, allora sotto controllo militare egiziano.
- Qādisiyya. Originariamente stanziata in Iraq, ma trasferita in Giordania nel 1967.
- Hattīn. Basata in Siria.
Al suo acme, l'ELP contò su 8 Brigate, per un totale di 12.000 soldati, con divise e armamento uniforme. Le armi di cui era dotato erano mortai, armamento missilistico brandeggiabile, veicoli blindati per trasporto truppe e antiquati carri armati
sovietici del tipo T-34. L'ELP non fu peraltro mai dispiegato in battaglia sotto forma di unità combattente dell'OLP, ma fu invece impiegato come forza ausiliaria, accanto a unità regolari dei Paesi arabi da cui di fatto dipendeva.
L'ELP oggi
I militari dell'ELP sono diventati il cuore della Guardia nazionale dell'Autorità Nazionale Palestinese, dopo la firma degli Accordi di Oslo del 1993, quando fu loro consentito di entrare nei Territori Palestinesi affidati all'ANP.

Missile Qassam
Il razzo Qassam (anche detto impropriamente missile Qassam o Kassam) è un razzo di costruzione artigianale in acciaio, riempito di esplosivo, sviluppato dalla organizzazione palestinese Hamas.

Il razzo Qassam prende il nome dal braccio armato di Hamas, le brigate Izz ad-Din al-Qassam. Il loro sviluppo è iniziato intorno all'inizio del 2000 a opera di Nidal Rabah e Adnan Ghoul, deceduti in attacchi mirati.

I razzi nascono con l'intento, sponsorizzato da Siria e Iran, di mettere in difficoltà lo stato ebraico: essendo scarsamente intercettabili, arrecano danni assai limitati e comunque non paragonabili a quelli delle armi convenzionali di cui dispone Tsahal (l'esercito israeliano), ma hanno forte impatto sulla popolazione israeliana che vive nelle zone limitrofe che ha risentito di numerose perdite.
La loro economicità e la relativa facilità di costruzione rende poi la minaccia cronica, non limitata a un arco di tempo come possono essere le tradizionali intifade e gli attentati kamikaze complicati e lunghi da attuare.

Il ritiro di Tsahal da Gaza ha dato poi l'opportunità alle milizie armate di estendere il loro controllo sul territorio, permettendo una maggiore frequenza di lanci. Il numero totale di Qassam lanciati dal 2002 si aggirerebbe sulle 1000 unità, con più di trenta vittime civili. Città piu colpite Ashkelon e Sderot, le più vicine a Gaza.

martedì, dicembre 23, 2008

RATZINGER E L'OMAGGIO SFRONTATO A GALILEO

È davvero incredibile sfrontatezza l’omaggio della Chiesa a Galileo! Dopo il danno la beffa. Perché mai si parla di riabilitazione di Galileo Galilei da parte del Vaticano? Lo scienziato pisano venne condannato al silenzio il 22 giugno 1633 dal Sant' Uffizio (La “temibile” Santa Inquisizione rinominata poi "Congregazione per la dottrina della fede" cui proprio Ratzinger dirigeva prima della sua elezione) la stessa che mise al rogo Giordano Bruno e tanti altri eretici che si posero contro la gerarchia ecclesiastica.

La chiesa riabilitò Galileo solo recentemente nel 31 ottobre 1992 con papa Giovanni Paolo II, dopo la bellezza di 359 anni, niente male!

Cosa aveva commesso di tanto grave il genio Galileo, per essere riabilitato? E' mai possibile riabilitare una persona che ha detto una verità inconfutabile? Per la condanna ingiusta che Galileo ha subito è la Chiesa che deve recitare il mea culpa e chiedere la propria riabilitazione a tutta l'umanità.

La Chiesa quindi non solo non lo fa ma si “appropria” persino del lavoro di Galileo per rafforzare la sua posizione tra i fedeli sempre più “secolarizzati” a dimostrazione che dietro a tutto c’è sempre Dio, come d’altronde c’era prima a giustificazione della condanna! Non c’è che dire, un bell’esempio di capovolgimento della logica e della ragione.

Il compito della scienza è di scoprire le vere leggi della natura e sgombrare il campo da condizionamenti e interpretazioni "fideistiche". La conoscenza scientifica non ha bisogno di nessuna fede per esistere ed è l'unico vero linguaggio universale.

Adesso a quando la riabilitazione di Giordano Bruno?
Raffaele B.


Condanna e abiura di Galileo Galilei
30 aprile 2008
Dal film "Galileo" (1968) di Liliana Cavani, la condanna per eresia di Galileo Galilei da parte dell Chiesa cattolica e conseguente abiura avvenuta nel 1633.


REPUBBLICA
Galileo, l'omaggio di Ratzinger
"La scienza ci insegna la natura"

21 dicembre 2008
Il Papa i nell'Angelus parla della figura del grande scienziato perseguitato
Nessun accenno alle polemiche: "La sua opera non era contro la fede”

"Galileo e gli altri scienziati ci hanno insegnato le leggi della natura e l'opera di Dio". Non accenna alle polemiche che lo hanno direttamente coinvolto, né alle scuse della Chiesa al grande scienziato del Seicento, ma Benedetto XVI sfrutta una occasione astronomica - il solstizio d'inverno - e la ricorrenza simbolo della cristianità - il Natale - per riaffermare la riabilitazione di uno dei simboli dei periodi bui della Chiesa.
"Il fatto che proprio oggi, 21 dicembre, in questa stessa ora, cade il solstizio d'inverno - dice il Papa - mi offre l'opportunità di salutare tutti coloro che parteciperanno a vario titolo alle iniziative per l'anno mondiale dell'astronomia, il 2009, indetto nel quarto centenario delle prime osservazioni al telescopio di Galileo Galilei". Pur senza accennare alla riabilitazione decisa da Papa Wojtyla, Ratzinger ha ricordato che la sua ricerca non era contro la fede ma finalizzata a comprendere meglio le leggi della Natura creata da Dio. "Se i cieli narrano la gloria di Dio, anche le leggi della natura, che nel corso dei secoli tanti uomini e donne di scienza ci hanno fatto capire sempre meglio, sono un grande stimolo - a scandire - a contemplare con gratitudine le opere del Signore".

E proprio nei primi mesi di quest'anno Galileo fu di nuovo al centro della polemica con il Vaticano: nella protesta che in gennaio portò una parte dei docenti dell'Università La Sapienza di Roma a opporsi alla presenza del Papa all'inaugurazione dell'anno accademico, molti accusarono di oscurantismo Ratzinger per aver definito nel 1990, quando era cardinale, "equo" il processo di Galilei. Un punto su cui il Vaticano rispose puntigliosamente: "Fu invece proprio il cardinale Ratzinger, da prefetto della Congregazione per la dottrina della fede - risposero in sintesi da San Pietro - il primo ad affiancare il Papa nel processo che cancellò l'antica condanna ecclesiale". Affermazioni a cui seguì un atto piccolo, ma simbolico: l'entrata in Vaticano della figura dello scienziato attraverso una statua nei giardini vaticani, presso la Casina di San Pio V, dietro al Cupolone.

Galileo è tornato a essere nuovamente "figlio legittimo" della Chiesa cattolica il 31 ottobre del 1992, dopo ben 359 anni, 4 mesi e 9 giorni dalla condanna "al silenzio" inflitta allo scienziato pisano il 22 giugno 1633 dal Sant' Uffizio. Una condanna decisa nel vano tentativo di tappare la bocca al fondatore dell'astronomia e della fisica moderne, accusato di aver sposato quelle tesi copernicane che, in contrapposizione alle autorità ecclesiastiche di allora, sostenevano che è la Terra, insieme agli altri pianeti, a girare intorno al sole, e non viceversa. Galileo Galilei, come si sa, per salvarsi fu costretto a pronunciare la storica "abiura" davanti al tribunale vaticano, diventando automaticamente l'esempio tangibile di una delle più grandi ingiustizie perpetrate dalle autorità ecclesiastiche. La riabilitazione avvenne con una storica ammissione pubblica dell'errore in una solenne cerimonia, presenti i membri della Pontificia accademia delle scienze, presieduta da Giovanni Paolo II.

RIFIUTI – GRAVI PROBLEMI ALLA CAVA DI CHIAIANO

Le drammatiche notizie che giungono da Chiaiano non lasciano presagire nulla di buono nel prossimo futuro sia per la “sordina” posta sull’informazione (TV e media nazionali minimizzano) che per i problemi della discarica ben lungi dalla soluzione, anzi non sembra vi sia alcuna soluzione per salvaguardare la “salute” dei cittadini se non quella di “imporre” con la forza le decisioni del governo tra le quali quella di “impedire” che si venga a conoscenza della reale situazione di infiltrazione dell’inquinamento nella cava anche a seguito del suo allagamento avvenuto nei giorni scorsi di pioggia incessante.

Per questo è stato vietato l’ingresso alla cava agli onorevoli Barbato (IDV) e all’on. Frassoni Presidente del gruppo dei Verdi/ALE al Parlamento Europeo e a tutti gli altri rappresentati locali.

Di questo passo dove si andrà a finire? Nessun cittadino di questo Paese vorrà trovarsi al posto di quelli di Chiaiano pensando di considerarsi “fortunati” per questo. Eppure però “cinicamente” e “ipocritamente” una certa parte di essi “pretende” da quei cittadini “sfortunati” di Chiaiano di non essere “egoisti” per il bene del Paese. Mi pare una morale abbastanza sfrontata, non c’è che dire!
Raffaele B.

Vietato l'ingresso nella cava di Chiaiano all'On. Barbato e all'On. Frassoni
22 dicembre 2008
http://www.chiaianodiscarica.it
L'europarlamentare Monica Frassoni, l'on. Franco Barbato, insieme al sindaco e agli assessori di Marano, al Presidente della Commissione Ambiente del Comune di Napoli, a tecnici e professori, cercano di entrare nella cava di Chiaiano designata come discarica. Li accompagna un folto gruppo di persone composto dai Comitati e dal Presidio antidiscarica e da cittadini di Marano e Chiaiano. Sarà loro vietato entrare!


Chiaiano Discarica. Cava di Chiaiano allagata
19 dicembre 2008
http://www.chiaianodiscarica.it
13 Dicembre 2008 La cava di Chiaiano è completamente allagata.

OPINIONE
Edizione 276 del 22-12-2008
CHIAIANO
Il lancio di scarpe contro la discarica
di Paolo Feliciotti

Dopo il lancio di scarpe contro il presidente Usa George Bush, anche a Napoli, nel corso del corteo contro l’apertura della discarica di Chiaiano, alcuni manifestanti hanno lanciato scarpe contro un manifesto raffigurante il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi. In questo modo intendono far sentire la propria voce contro l’apertura della discarica che peraltro risulta essere allagata dopo la pioggia scrosciante dei giorni scorsi. Alcuni manifestanti per dare forza alla segnalazione di allagamento della discarica hanno sfilato indossando pinne e maschere da sub. Con alcuni striscioni è stata chiesta l’immediata bonifica del sito da eventuali presenze di amianto. Una situazione che si presenta tutt’altro che risolta quella dei rifiuti nel capoluogo partenopeo. Il Presidente di FareAmbiente Vincenzo Pepe ritiene che questa situazione sia generata da una mancanza di cultura ambientalista e definisce la condizione dei rifiuti napoletana la più grande catastrofe ecologista del nostro tempo. “Una catastrofe dovuta non solo all’incapacità di fare la differenziata spinta (arrivare al 50-60%) ma imposta dal no agli impianti. Un no che mantiene in piedi il sistema delle discariche. Ma le discariche nuocciono all’ambiente ed alla salute dei cittadini. Dobbiamo invece incrementare il riciclo”. Non è demagogia ma una attenta analisi all’annoso problema dei rifiuti che proprio in Campania ha punti di eccellenza in Comuni che attuano una differenziata di oltre il 60%. E’ necessario seguire il ciclo dei rifiuti. Sapere che il lavoro fatto nelle case, dove a volte si devono tenere ben 7 buste per l’immondizia, non vada in fumo in un inceneritore. Dobbiamo essere attenti a che tutto non finisca in discarica. Molti materiali, se opportunamente differenziati possono essere riciclati e rientrare nel ciclo produttivo come materia prima. Non più eco-balle da esportare in Germania. Un vantaggio per l’economia e per l’ambiente. Dobbiamo essere consapevoli che la tutela dell’ambiente è un valore pari alla libertà e alla democrazia.

giovedì, dicembre 18, 2008

LEGGI RAZZIALI – IL VATICANO NON SI OPPOSE

Nonostante il sacrificio e l’impegno eroico di molti prelati che si dedicarono a salvare molti ebrei ed altri cittadini discriminati dalle carceri e dalla deportazione, quando ormai era già tardi, il Vaticano, vale a dire la chiesa ufficiale, non assunse mai, sin dagli inizi, una posizione di condanna contro quelle leggi vergognose e quindi contro Hitler e Mussolini davanti a tutto il mondo in particolare quello cattolico di cui i due dittatori pure facevano parte.

Questo iniziale comportamento, ignominioso per la chiesa che si richiama ai valori del cristianesimo ha notevolmente contribuito a “frenare” la ribellione del mondo cattolico contro quelle leggi e quelle le due dittature che le avevano generato impedendo sul nascere la Shoah e quindi un diverso corso storico.

Solo dopo, quando il danno era divenuto planetario ed irreversibile molti cattolici dovettero intervenire, la chiesa e il vaticano medesimi, eppure, persino in quella situazione, la chiesa ufficiale nella figura di Pio XII non ebbe ancora il coraggio di pronunciare parole di condanna. Si limitarono soltanto a salvare gli ebrei superstiti in segreto! Vedi “
La chiesa e la canonizzazione di Pio XII

Invece alla fine della guerra e con la sconfitta del nazismo e fascismo la chiesa ufficiale si prodigò con grande impegno a mettere in “salvo” molti “criminali nazisti” inviandoli segretamente e con falsi passaporti in vari paesi allora sicuri come l’Argentina e il Sud Africa nell’ambito del famigerato progetto
ODESSA. Il cacciatore di nazisti Simon Wiesenthal spese tutta la sua vita per rintracciarli e per assicurare loro la giusta punizione.

La chiesa cattolica invece di “inveire” contro Fini rinfacciandogli un passato “fascista” per danneggiargli la credibilità, dovrebbe aprire l’archivio del Vaticano e dimostrare con documenti storici che al contrario ci furono le condanne ufficiali. Ma non lo fa perché quei documenti non esistono in effetti ed invece di fare il mea culpa riconoscendo gli errori come lo fa Fini coraggiosamente, preferisce perseverare nell’errore! Non è un bell’esempio per una istituzione millenaria.
Raffaele B.

GIANFRANCO FINI LEGGI RAZZIALI E CHIESA 16/12/2008

LASTAMPA
"La Chiesa si adeguò alle leggi razziali"
16/12/2008 (10:58) - FASCISMO E VATICANO - LA POLEMICA

Il presidente Fini accusa: l'ideologia fascista da sola non spiega l'infamia.
Veltroni: «E' verità storica, palmare». Ma il mondo cattolico difende Pio XI


ROMA
Il presidente della Camera, Gianfranco Fini, torna a condannare duramente «l’infamia» delle leggi razziali, ma questa volta lo fa tirando in ballo l’inattivismo della società italiana e della Chiesa cattolica contro la legislazione antiebraica. «L’ideologia fascista - afferma Fini parlando alla Camera nel corso di una celebrazione a 70 anni dalle leggi razziali - non spiega da sola l’infamia. C’è da chiedersi perché la società italiana si sua adeguata nel suo insieme alla legislazione antiebraica e perché, salvo talune eccezioni, non siano state registrate manifestazioni particolari di resistenza. Nemmeno, e duole dirlo, da parte della Chiesa Cattolica».

«A giustificazione - ha aggiunto Fini - potremmo addurre il carattere autoritario del regime, oltre naturalmente alla propaganda pervasiva e al controllo totale dell’informazione e ancor più dell’educazione. Però dovremmo anche riconoscere che alla base della mancata reazione della popolazione ci furono altri elementi che può risultare scomodo riconoscere: penso alla propensione al conformismo, a una possibile condivisione, sotterranea e oscura, negata ma presente, di una parte della popolazione dei pregiudizi e delle teorie antiebraiche. Penso soprattutto a una vocazione all’indifferenza più o meno diffusa nella società di allora». Fini ha concluso: «Dobbiamo mantenere sempre desta e vigile la coscienza dei cittadini. Una democrazia vigile e attenta deve saper contrastare con efficacia l’antisemitismo nelle vecchie e nuove forme ideologiche che questo oggi assume».

Immediata la levata di scudi bipartisan dal mondo cattolico. Il Vaticano non ci sta e affida la propria risposta allo studioso di Civiltà Cattolica padre Giovanni Sale, che bolla l’uscita del presidente della Camera come «sconcertante» accusandolo di «non conoscere la pagina di storia nazionale che vede contrapposti Mussolini e Pio XI». Stessa reazione dagli storici della "Radio Vaticana", mentre anche "Avvenire" biasima quello che definisce uno «scivolone» di Fini. Non solo, i parlamentari cattolici del centrosinistra, ma soprattutto del centrodestra reagiscono in maniera durissima accusando di falso storico il numero uno di Montecitorio. «La Chiesa - attacca il vicepresidente della Camera, l’azzurro Maurizio Lupi - ha sempre con forza contrastato le leggi razziali. Spiace che anche il presidente Fini, di cui ho altissima stima, si sia adeguato a luoghi comuni che si sono imposti in questi anni». Le sue parole «non hanno un riscontro reale», anche per il presidente della federazione dei Cristiano Popolari, Mario Baccini.

«Gli storici non la pensano come lui», attacca dall’altro lato Enzo Carra, cattolico del Pd. Mentre per l’ex vicepresidente della Camera, il democratico Pierluigi Castagnetti, Fini «ha perso il senso della misura». Una levata di scudi pesantissima che il primo inquilino di Montecitorio non si aspettava. «Ho espresso un convincimento - dice più tardi - quasi banale, non pensavo che potesse determinare delle polemiche politiche». Polemiche che la terza carica dello Stato bolla come dettate da una clima da costante campagna elettorale. Non a caso accanto a Fini si schiera anche il leader del Pd Walter Veltroni, con il quale ieri il presidente della Camera ha avuto un colloquio sul tema delle riforme, che sottolinea che le parole del presidente della Camera «sono una verità storica, palmare». Ad applaudire Fini è anche la comunità ebraica: le sue parole sono «di difficile contestazione», dice il presidente dell’Unione delle Comunità ebraiche italiane, Renzo Gattegna. E anche Amos Luzzatto dichiara il suo apprezzamento.

sabato, dicembre 13, 2008

ECOLOGIA – LA FALSA VITTORIA SUL PACCHETTO-CLIMA

Dopo una penosa figura fatta al vertice di Bruxelles, in cui solo alcune marginali richieste sono state accolte, (altri paesi hanno ottenuto molto di più) come al solito il nostro Capo del Governo, sostenuto dalla sua degna ministra Prestigiacomo e altri collaboratori, hanno “impunemente” inneggiato ad una loro “vittoria” nell’essere riusciti ad ottenere tutto quello che hanno richiesto per l’Italia.
Tutti i media con alcune eccezioni sono stati al “gioco” contando proprio sulla scarsa informazione fornita agli italiani su una materia come questa alquanto complessa e quindi di facile manipolazione mediatica.

Per contrastare allora questa “tecnica” che, grazie ai mezzi di comunicazione di cui dispone il Cavaliere, egli può facilmente trasformare questa “sconfitta” in “vittoria” per suscitare più consensi, è necessario evidenziare che questa sua presunta “vittoria” non si basa su nulla che avesse a che fare con la sua posizione espressa qualche giorno fa e riportata dal
REUTERS del 11-dic-2008.

L’articolo riporta l’intenzione di Berlusconi di
- “rimandare” la decisione alla conferenza di Copenhagen alla fine del 2009 data la situazione di crisi economica. “Con questa crisi” - ha detto- “è come uno che ha la polmonite e vuol farsi la messa in piega”.
- di volere il pacchetto clima Ue fosse reso meno stringente nei suoi obbiettivi 20%-20%-20% nel 2020.
- revisione generale al marzo 2010 per l'intero pacchetto clima-energia dell'Ue sugli obiettivi 20%-20%-20% nel 2020

Nessuna di queste richieste sono state ottenute (la Polonia ha ottenuto molto di più), anzi gli obiettivi sono stati confermati e la revisione per il 2010 riguarda solo gli aspetti tecnici su come meglio raggiungere quegli obiettivi qualora si fosse indietro. La decisione è stata presa e Berlusconi non ha avuto il coraggio di mettere il “veto” come annunciato, avrebbe aggravato la sua figura di chi si batte “contro” l’ambiente e quindi contro il
Protocollo di Kioto. Allora fa finta di avere ottenuto tutto e che ha “vinto” . Ma qui non può vincere o perdere qualcuno, qui vince o perde l’umanità intera perché se non salviamo il pianeta non ci può essere futuro per nessuno, nemmeno per Berlusconi e i suoi figli.

L'Italia con questo governo si mette con i paesi più arretrati d'Europa anziché puntare sull'innovazione come motore del nuovo sviluppo, così come fanno gli altri paesi più avanzati.
Raffaele B.

REPUBBLICA
CLIMA-ENERGIA
Accordo tra i paesi Ue al vertice di Bruxelles
12 dicembre 2008

Concessioni a Italia, Germania e Polonia, ma restano gli obiettivi 20-20-20. Berlusconi esulta: "Abbiamo avuto tutto quello che chiedevamo"

BRUXELLES - Accordo raggiunto sul pacchetto clima ed energia dell'Unione Europea. Il vertice di Bruxelles ha trovato un'intesa che mette d'accordo i 27 paesi Ue su come affrontare la lotta ai cambiamenti climatici e riconvertire il sistema energetico del Vecchio Continente. Un testo che il presidente di turno dell'Unione Nicolas Sarkozy ha definito "storico", mentre il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi lo ha salutato come "una grande vittoria dell'Italia, abbiamo ottenuto tutto". E il premier italiano incassa anche il ringraziamento del presidente francese. "Grazie a Berlusconi - ha detto Sarkozy - abbiamo raggiunto l'accordo in tempi rapidi".

L'articolato finale ribadisce l'obiettivo di ridurre del 20% entro il 2020 le emissioni di gas serra, arrivando alla stessa scadenza a un'identica percentuale di efficienza energetica e di produzione da fonti rinnovabili. Il compromesso con i paesi che nelle ultime settimane avevano sollevato forti opposizioni è stato raggiunto piuttosto sulle modalità con cui arrivare a centrare le ambizioni ambientali europee. Tra questi anche l'Italia, arrivata a minacciare persino di far saltare l'intero tavolo di trattativa.

In particolare Roma nella versione finale porta a casa una maggiore gradualità nel processo di estensione delle quote di emissioni a pagamento. Si passerà, per le industrie giudicate non a rischio di delocalizzazione, dal 20% nel 2013 al 70% nel 2020, ma nel 2025 si arriverà al 100% dei diritti di emissione a pagamento. Una novità, questa, introdotta per non incappare in una bocciatura da parte dell'Europarlamento, schierato su posizioni decisamente più ambientaliste rispetto al Consiglio.

Sulla definizione delle industrie a rischio di delocalizzazione (carbon leakage) che potranno beneficiare dei diritti di emissione gratuiti al 100%, la nuova bozza accoglie soprattutto le richieste avanzate dalla Germania per tutelare le sue imprese manifatturiere e la produzione di cemento, acciaio e alluminio. Le rivendicazioni italiane a tutela di ceramica, vetro e carta saranno soggette invece a un complicato calcolo in base alla percentuale di extra costi che l'acquisto di certificati di emissione comporterebbero per i diversi settori e sottosettori.

Parlando in conferenza stampa subito dopo il raggiungimento dell'intesa, il ministro degli Esteri Franco Frattini ha rivendicato come un grande successo italiano anche l'inserimento di "una clausola di revisione generale al marzo 2010 per l'intero pacchetto clima-energia dell'Ue estesa alla valutazione sull'impatto di competitività".

Secondo il responsabile della diplomazia italiana, la revisione sarà generale, mentre nella bozza circolata in mattinata ci si limitava a prendere in considerazione il rischio di delocalizzazione delle imprese, da rivalutare sulla base di un eventuale fallimento della conferenza Onu sul clima in programma a fine 2009 a Copenaghen.

Se fosse confermato il contenuto della bozza, che fissava tra l'altro la possibilità di revisione al regime di "codecisione" (quindi senza possibilità di opporre veti) il successo italiano sarebbe molto parziale. Le pretese di Palazzo Chigi erano infatti ben altre. L'Italia in teoria avrebbe voluto rinviare tutto il pacchetto 20-20-20 in blocco, rimandandolo a un'eventuale uscita dalla crisi economica. Senza timore di apparire in controtendenza rispetto a quanto stanno facendo Stati Uniti, Germania, Francia, Gran Bretagna e persino Cina promuovendo con forza politiche di sostenibilità ambientale per rilanciare l'economia, Berlusconi non aveva esitato a definire le iniziative contro il riscaldamento globale in tempi di crisi "un malato di polmonite che pensa alla messa in piega".

Alla fine nel pomeriggio a mettere le cose in chiaro ci ha pensato il presidente della Commissione Ue Josè Manuel Barroso. Gli obiettivi del pacchetto clima, ha avvisato, sono "giuridicamente vincolanti", ed eventuali violazioni di questi accordi da parte di uno Stato membro sarebbero sanzionate attraverso l'usuale procedura d'infrazione comunitaria. La "revisione" del sistema dei diritti di emissione, nel 2010, per tenere conto dei risultati della conferenza Onu di Copenaghen, ha puntalizzato ancora, potrà solo aumentare la percentuale di emissioni da tagliare entro il 2020, e non ridurla.

Sicuramente più corpose le concessioni fatte in sede di trattativa alla Polonia e agli ex paesi del blocco comunista che hanno ottenuto sostanziosi aiuti economici e agevolazioni per riconvertire il loro sistema energetico al momento prevalentemente a carbone.

Ora comunque il testo varato dal vertice dovrà passare al vaglio del "trilogo", ovvero di un ulteriore confronto con Consiglio Europeo, Europarlamento e Commissione. Se "ratificato" andrà in votazione mercoledì nella prevista seduta dell'assemblea di Strasburgo dopo la discussione in programma martedì. A quel punto il via libera definitivo, una semplice formalità, spetterebbe al Consiglio europeo. In realtà l'ok dell'Europarlamento è molto probabile ma non è del tutto scontato. L'assemblea, come detto, è schierata infatti su posizioni molto più esigenti dal punto di vista ambientale e potrebbe ritenere eccessive concessioni fatte dalla mediazione francese.

REUTERS
Clima, Berlusconi: pronti a veto, con crisi meglio rinvio
giovedì, 11 dicembre 2008 3.10

BRUXELLES (Reuters) - L'Italia ribadisce di essere pronta a mettere il veto sul pacchetto clima qualora l'Europa non accolga le proprie richieste, assumendo una posizione che per il momento appare isolata rispetto a quella di Francia e Germania.

Arrivando oggi a Bruxelles il Consiglio Ue, preceduto dal vertice Ppe, il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi ha anche precisato di non ritenere che con la crisi economica mondiale in corso - che colpisce anche l'occupazione in Europa - sia molto opportuno prendere impegni stringenti sul clima. Meglio sarebbe rinviarli al termine della conferenza di Copenhagen alla fine del 2009.

"Se non riusciremo a ottenere quello che abbiamo chiesto con grande chiarezza dall'inizio siamo pronti al veto. Spero che non si debba arrivare a questo anche se sono molto perplesso sul fatto che questo sia il momento giusto. Prendere una decisione sul clima adesso non mi sembra che sia abbastanza opportuno", ha detto Berlusconi ai giornalisti.

Le aspettative del premier italiano sembrano gelate dal presidente francese e presidente di turno Ue, Nicolas Sarkozy, che ha invitato i leader europei a superare le proprie divergenze e a raggiungere un accordo sul pacchetto clima.

"L'Europa non ha altra scelta che raggiungere un accordo", ha detto Sarkozy arrivando al summit europeo.

La posizione della Francia è sostenuta anche dalla cancelliera tedesca Angela Merkel che si è detta ottimista sulla possibilità di raggiungere una intesa che dovrà essere "senza condizioni".

CLIMA: ITALIA PROPONE DI RIMANDARE A VERTICE COPENHAGEN
"Mi risulta strano, da persona concreta, che, mentre tutti denunciano una crisi globale profonda che potrà portare a perdita di posti di lavoro in tutta Europa, si pensi a qualcosa che si poteva rimandare a Copenhagen. E' come uno che ha la polmonite e vuol farsi la messa in piega. Mi tocca fare il cattivo e così divento il più anti europeista", aveva in precedenza detto fermandosi a conversare con un gruppo di giovani fan riuniti davanti alle sede dell'Accademia Reale dove si tiene la riunione del leader del Ppe a Bruxelles.

Berlusconi ha detto ai giovani di essere pronto a "fare il cattivo" con gli altri 26 leader dell'Unione ed ha mostrato di voler svelenire il clima, che si prospetta teso, con alcune battute. Ha infatti mostrato ai giovani di avere portato con sé un orologio -- "me l'hanno regalato" -- con il quadrante a stelle e strisce e la faccia del presidente eletto degli Usa Barack Obama: "Non lo indosserò; l'ho portato per fare due risate con i colleghi", ha detto il Cavaliere.

Mentre Berlusconi parlava, sono ancora al lavoro gli sherpa per trovare un accordo sul clima. Berlusconi non si è detto del tutto pessimista ed ai cronisti ha aggiunto: "Abbiamo lavorato per trovare delle soluzioni che non appesantiscano le imprese e l'economia. Dobbiamo ancora approfondire alcuni temi molto importanti che riguardano le nostre industrie della ceramica, per esempio, del vetro e altro ancora".

L'Italia teme un costo eccessivo per la sua industria e vuole che il pacchetto clima Ue sia reso meno stringente nei suoi obbiettivi che puntano a ridurre le emissioni di gas serra e aumentare il ricorso alle energie rinnovabili e l'efficienza energetica del 20% entro il 2020.

In particolare, assieme a Germania e Polonia, l'Italia insiste per concedere deroghe ad alcuni settori industriali che consumano molta energia e che rischiano la delocalizzazione degli impianti in caso di norme troppo stringenti.

Inoltre suggerisce una clausola di revisione del pacchetto alla luce dei risultati della conferenza mondiale sul clima in Danimarca.

mercoledì, dicembre 10, 2008

ECOLOGIA - DEBOLEZZA DELL’ITALIA E DEL CAVALIERE

Certo il nostro Paese continua ad avere una grave deficienza sull’ecologia inizialmente per ragioni culturali ed ora per quelli politici ed economici. Tutti i governi che si sono avvicendati negli ultimi 30-35 anni dalla prima crisi del petrolio negli anni 70 hanno fatto ben poco per ridurre l’inquinamento. In questi anni però c’è stata una grande maturazione e crescita che però non trova riscontro nella politica.

In particolare i governi di centrodestra si sono dimostrati e tuttora si dimostrano assolutamente più insensibili al problema, anzi sono di fatto “contrari”.

In Europa, il governo Berlusconi si “oppone” chiedendo “flessibilità” sul pacchetto 20-20-20 su clima ed energia, l'ambizioso programma per ridurre entro il 2020 le emissioni di CO2 del 20% e contemporaneamente aumentare della stessa percentuale l'efficienza energetica e la quota di energia prodotta da fonti rinnovabili.

In Italia, come risposta alla crisi economica questo governo “cancella” la legge del bonus fiscale del 55% fatta dal precedente governo Prodi e addirittura farla valere retroattivamente, cosa anti-costituzionale, “penalizzando” tutti quei cittadini che hanno investito in efficienza energetica (in edilizia ed istallando pannelli solari e eolici etc…).

Dopo varie critiche lo stesso Tremonti “ammette” che la
retroattività va tolta. Ma la misura contraria "rimane" a tutto danno dei cittadini virtuosi e del Paese perché il nuovo mercato dell’energia delle fonti rinnovabili stava decollando creando molti posti di lavoro e come esito finale la riduzione della dipendenza dai combustibili fossili di cui l’Italia ha assolutamente bisogno.

Allo stesso tempo il governo “ecologico” di Berlusconi “rivendica” come propria "politica ecologica" il ripristino delle centrali nucleari per recuperare un gap perso a causa di un referendum che li ha banditi 30 anni fa. Ma tutti sanno che le centrali nucleari non porteranno alcun beneficio né dal punto di vista ecologico, né economico. Porteranno solo più soldi e più potere alle grandi compagnie che i cittadini pagheranno tre volte: la prima con costi sempre maggiori dell’energia, la seconda con l’aumento dei rischi alla sicurezza sia per le persone e la terza per il territorio dove lo stoccaggio dei “rifiuti radioattivi” dovranno trovare posto.


ENERGIA, ALTERNATIVE POSSIBILI

Continuando così si continua a “perdere” ancora più posizioni, oggi siamo al 44° posto nel Climate Change perfomance index e di conseguenza oltre ad aggravare il livello d’inquinamento si aggrava pure la situazione economica, sprofondando ancora di più!
Raffaele B.

*** ULTIMISSIMA ***
NEWSITALIAPRESS
Clima: l'Europa non fa più sconti
Jose' Manuel Barroso: Non trovo giusto annacquare le ambizioni dell'Ue sul clima. Necessaria l'approvazione del Parlamento
10.12.2008 20:12:07

Bruxelles - Le richieste avanzate dall'Italia sulla revisione del pacchetto clima 20-20-20 sono state discusse in Commissione europea nella nottata di ieri. Dopo lunghe trattative i ministri Scajola e Frattini sono riusciti ad ottenere per l'Italia il raggiungimento di un accordo in sede di Commissione Europea sulla clausola di revisione e ristrutturazione del pacchetto clima entro il 2014, data in cui la Commissione Europea sarà chiamata a redigere un resoconto sullo stato di applicazione delle norme previste per i 27 paesi dal pacchetto 20-20-20. CONTINUA
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REPUBBLICA
L'Italia e la riduzione della CO2
"Kyoto sempre più lontana"

Il nostro Paese si piazza al 44esimo posto su 57 nel Climate change performance index. Legambiente: "Disastroso"
10 dicembre 2008

ROMA - Gli obiettivi del Protocollo di Kyoto? Sono sempre più distanti per l'Italia. Il nostro Paese prende voti scarsi nella lotta al surriscaldamento globale e, quel che è peggio, la soglia della sufficienza si allontana di anno in anno. A dare un giudizio negativo sulla performance italiana in quanto a misure per la riduzione dei gas serra è il rapporto internazionale Climate change performance index del German Watch, che mette l'Italia al 44esimo posto nella classifica dei 57 Stati a maggiori emissioni di CO2, cioè quelli che producono il 90% dei gas serra a livello mondiale.
In caduta libera. Nello studio, che si sofferma sugli interventi positivi e strutturali di ogni singola nazione nel campo del riscaldamento, l'Italia si piazza nel gruppo di coda e perde terreno rispetto alla scorso anno, quando era 41esima. Davanti a noi, India e Brasile. Poco dopo, Paesi noti per essere "grandi inquinatori" come la Polonia e la Cina. E comunque rimaniamo ben lontani dal terzetto di punta delle prime in classifica: le virtuose Svezia, Germania e Francia. Nelle ultime posizioni ci sono invece Arabia Saudita, Canada e Usa.
"Disastroso". Così Legambiente, una delle associazioni ambientaliste che hanno collaborato alla stesura del rapporto, definisce il nostro piazzamento, "che rispecchia il cronico ritardo nel raggiungimento degli obiettivi fissati dal Protocollo di Kyoto".
Le cause. A determinare questa situazione hanno contribuito l'assenza di una strategia complessiva per abbattere le emissioni di CO2, una politica energetica che punta sull'aumento dell'uso del carbone - una fonte non pulita - e il deficit di trasporti a basse emissioni. Non solo: su di noi pesa la constatazione che nella Ue siamo uno degli Stati dove i gas serra sono cresciuti di più rispetto ai livelli del 1990 (+9,9%). E questo in barba al taglio del 6,5% imposto dal trattato internazionale.
Punti di forza a rischio. Legambiente osserva che a salvare l'Italia dagli ultimissimi posti della classifica sono state "le poche ma importanti misure adottate in questi anni, come il conto energia per la promozione del fotovoltaico o gli incentivi del 55% per l'efficienza energetica". Ironia della sorte, fa notare Legambiente, queste sono proprio le misure finite nel mirino del governo, "che dopo aver eliminato l'obbligo della certificazione energetica degli edifici, ha tagliato il 55%".
Prospettive future. Il rapporto del del German Watch ipotizza che il giudizio in futuro potrebbe persino peggiorare e non lesina sulle critiche al comportamento del nostro Paese nei negoziati in corso sul pacchetto energia e clima dell'Unione Europea. Insieme alla Polonia, infatti, l'Italia si merita il giudizio più negativo sul piano internazionale per i ripetuti tentativi di sabotare il pacchetto. Come dire, abbiamo incassato anche uno zero in condotta.

ALTRO VIDEO
TG24
Energia, sparisce la retroattività sul taglio degli sgravi
Il governo ci ripensa ma Tremonti avverte: "I crediti di imposta non sono e non possono essere un bancomat. Troppe volte sono stati utilizzati come tali".
03 dicembre, 2008

Il Parlamento correggerà la "retroattività" della norma che limita il bonus fiscale del 55 per cento sugli interventi edilizi finalizzati al risparmio energetico, che in un primo momento era esteso a tutto il 2008. Lo ha annunciato il ministro dell'Economia, Giulio Tremonti, in audizione alla Camera sul decreto anti-crisi, sottolineando però che "i crediti di imposta non possono essere un bancomat. Il credito d'imposta deve essere coperto altrimenti crea illusioni che deludono la gente".

mercoledì, dicembre 03, 2008

CONFLITTO D’INTERESSI E LA MISURA CONTRO SKY

Sky insiste e risponde con un nuovo spot. La critica è che è stata la stessa Mediaset a fare ricorso nel 2007 sull’IVA agevolata a Sky, che vi sono tanti altri prodotti e servizi al di sotto del 20% e il governo non interviene li, non solo, la Commissione Europea non dice che l’aliquota deve essere al 20% basta che sia uguale per tutti. Poteva decidere di mettere tutti al 10% ma si sa, con il conflitto d’interesse sarebbe stato accusato di favorire anche qui la sua Mediaset. E poi questa gran voglia di rispettare le decisioni della Commissione Europea mal si addice al “rifiuto”di restituire il canale occupato abusivamente da anni dalla sua Rete4 alla TV Europa7 come prescrive una tanto inascoltata sentenza europea.

Insomma c’è né abbastanza per dimostrare oltre il più ragionevole dubbio la strumentalità dell’azione del governo contro Sky e i suoi abbonati (che il governo e tutti i suoi uomini e donne affermano composti da “benestanti”) e quindi possono ben reggere un piccolo incremento di costi.

L’insensibilità di questo atteggiamento denuncia nella migliore delle ipotesi l’assoluta “incompetenza” di questo agire che in periodo di “crisi di domanda” vorrebbe al contrario una “riduzione” delle tasse per la classe media per la ripresa dei consumi, e nella peggiore, quella di un perverso disegno che tende a privilegiare i ceti ricchi e parassitari a danno dell’intero paese.
Raffaele B.

SKY INSISTE, NUOVO SPOT CONTRO L'AUMENTO DELL'IVA
Da stamattina un nuovo promo informativo ha preso il posto di quello mandato in onda negli ultimi giorni sui canali Sky. Il video, in due versioni, della durata di 30 e di 15 secondi, si apre con una serie di scritte che vanno a sovrapporsi e che mostrano una lista di prodotti che godono dell'Iva agevolata al 10%. Tra gli altri, francobolli, marionette, uova di struzzo, prodotti petroliferi, manifestazioni sportive, libri, tabacchi grezzi.


RAINEWS24
Ue: su Sky caso chiuso. Ma in aprile Bruxelles suggerì un'aliquota ridotta per tutti

Roma 3 dicembre 2008
"A questo punto il caso è chiuso": così Bruxelles prende atto della decisione di aumentare al 20% l'Iva su Sky, sottolineando come per la Commissione Ue l'unica cosa che conta è che si introduca un'aliquota unica per tutto il settore televisivo, a prescindere dalla piattaforma utilizzata. In caso contrario scatterebbe inevitabilmente una procedura di infrazione.

Ma lo scorso aprile, in una lettera inviata alle autorità italiane, l'esecutivo europeo suggeriva di adottare per le tv in digitale terrestre "un'aliquota Iva ridotta identica a quella applicata alle trasmissioni che utilizzano le piattaforme via cavo e via satellite", vale a dire il 10%. In pratica, un percorso contrario a quello deciso dal governo, che ha scelto di portare tutto al 20%...
CONTINUA

LASTAMPA
IVA PER LE PAY TV - E' SCONTRO
3/12/2008 (12:53) -
Nuovo spot anti-governo di Sky
La pay tv chiama in causa Tremonti:
«Scrivetegli: tanti casi di Iva al 10%»
ROMA
Sky non si arrende e prosegue la sua battaglia a colpi di spot contro la decisione del governo Berlusconi di aumentare l’Iva dal 10 al 20% alla televisione di Rupert Murdoch. Da questa mattina un nuovo promo informativo viene diffuso sui canali Sky con l’invito agli abbonati a scrivere una mail di protesta: nel mirino stavolta non più Palazzo Chigi ma il ministero dell’Economia. Il video, in due versioni, della durata di 30 e di 15 secondi, si apre con una serie di scritte che vanno a sovrapporsi. È una lista di prodotti che godono dell’Iva agevolata al 10%.

Tra gli altri, francobolli, marionette, uova di struzzo, prodotti petroliferi, manifestazioni sportive, libri, tabacchi grezzi. Il video ricostruisce anche brevemente la vicenda dell’Iva agevolata applicata alla pay tv, confutando la tesi di esponenti del Governo che sia stata introdotta dalla sinistra per favorire Sky, e si chiude con l’invito: «Se credete che la decisione di raddoppiare l’Iva sul vostro abbonamento Sky sia sbagliata scrivete una mail a portavoce tesoro.it». «Molti prodotti in Italia - è il testo del video - godono dell’Iva agevolata al 10% tra cui uova di struzzo, francobolli da collezione e tabacchi grezzi.

Inoltre tutti i prodotti editoriali su carta stampata e il canone Rai godono di un’aliquota ancora più bassa. In Italia l’Iva agevolata al 10% per i servizi televisivi è stata introdotta nel 1995 dal governo Dini, ben otto anni prima che nascesse Sky. Se credete che la decisione di raddoppiare l’Iva sul vostro abbonamento Sky sia sbagliata scrivete una mail a portavoce tesoro.it».

LASTAMPA
Sky, l'Ue si schiera con il governo:"Iva al 20% o partirà la procedura"
3/12/2008 (12:45)
La portavoce europea per il Fisco:
«A questo punto il caso è chiuso»

BRUXELLES
L’Italia rischiava una procedura di infrazione se non avesse armonizzato l’Iva per le tv satellitari e quelle sul digitale terrestre. È quanto ha confermato la portavoce Ue per il Fisco, Maria Assimakopoulou, spiegando che «a questo punto il caso è chiuso, dal momento che il governo ha ammesso il problema e ha cambiato la legge».

La portavoce ha confermato che nell’aprile 2007 è stato presentato un reclamo, ma non ha voluto confermare se il reclamante fosse o meno Mediaset. In Italia, secondo la portavoce, «venivano applicati due tassi Iva per la tv pay per view» spiegando che «per alcuni erano del 10 per cento e per altri del 20 per cento». «Abbiamo analizzato la situazione e in base alla direttiva gli Stati membri possono applicare un tasso Iva basso ma deve essere mantenuta la neutralità fiscale», ha aggiunto la portavoce, precisando che «la Commissione non prende posizione sul fatto che il tasso sia del 10 o del 20 per cento, ma non è possibile applicare due tassi diversi».

martedì, dicembre 02, 2008

VATICANO – LA FORCA MEGLIO DELLE UNIONI GAY

Alla proposta francese all’ONU di mettere al bando le persecuzioni degli omosessuali nel mondo il Vaticano si oppone con un argomento che appare forse una “involontaria” ammissione: “vorrebbe dire mettere alla gogna i paesi che non riconoscono le unioni gay”. Sarebbe come dire di “mettere alla gogna i paesi che non rispettano la dichiarazione universale sui diritti della persona”.

Certo il Vaticano non vuole la pena di morte per gli omosessuali. Una cosa è condannare il “peccato” un’altra il “peccatore” fisicamente, dicono alla Santa Sede. Ma conferma lo stesso la sua “opposizione” al loro riconoscimento nella categoria dei “discriminati” da difendere perché altrimenti si dovrebbe riconoscere anche i matrimoni fra gay.

Il ragionamento è chiaro, la chiesa con queste parole afferma che è meglio la discriminazione dei gay nel mondo con tutte le conseguenze che ne derivano, che il matrimonio fra gay. Sarebbe a dire che se si comincia col salvare gli omosessuali dalla forca qualcuno poi finirà col pretendere di considerarli persone come tutti gli altri

Questa è una "clamorosa ammissione" che la chiesa cattolica “vuole” che gli individui abbiano trattamenti e diritti differenti a seconda del loro orientamento sessuale e si batte per questo nella sede dell’ONU. Per la chiesa di Ratzinger la forca e le discriminazioni per gli omosessuali che ancora perdurano in molti paesi possono “continuare” con buona pace di tutti i cristiani dell’alto valore della vita e della dignità umana, perché “male minore” rispetto al temibile “matrimonio gay”.

Ne deriva che il Vaticano "sceglie" così di non condannare quei paesi quali Mauritania, Arabia Saudita, Emirati Arabi, Yemen, Sudan, Iran, Afghanistan, Nigeria e Somalia dove per l’omosessualità è prevista ancora oggi la pena di morte. Quei paesi dove per l’omosessualità è previsto l’ergastolo: India, Pakistan, Birmania, Guyana, Sierra Leone, Uganda, Tanzania, Bangladesh, Barbados. Infine quei paesi dove l’omosessualità porta ai lavori forzati o a lunghe pene detentive: Guinea Bissau, Angola, Mozambico, Malawi, Malesia, Maldive.
Raffaele B.

OMOSESSUALITA': il Vaticano contrario alla depenalizzazione
La richiesta di depenalizzazione, che è stata sottoscritta anche dal nostro governo, vuole cancellare la vergogna per cui in ben 91 paesi del mondo sono previste sanzioni, torture, pene e persino l'esecuzione capitale (10 paesi islamici) contro le persone omosessuali".


Omocristiani 1-3 (Vaticano,Chiesa&Omosessualita')
Rotocalco su Vaticano, Chiesa, Clero e omosessualita'. Per loro c'e' posto, ma non nel sacerdozio????!!!! No ai preti gay dice la Chiesa, ma c'e' chi il sacerdozio ce l'ha nel sangue, quindi...non accetta regole.

REPUBBLICA
Depenalizzazione dell'omosessualità
No del Vaticano alla proposta Onu

1 dicembre 2008

La richiesta è stata presentata dalla Francia: "La sua approvazione
porterebbe "alla gogna" gli Stati che non riconoscono le unioni gay"
Poi la Santa Sede: "Non difendiamo la pena di morte contro i gay"


CITTA' DEL VATICANO - E' scontro tra Onu e Vaticano. La Santa Sede boccia, con decisione, il progetto di una depenalizzazione universale dell'omosessualità. Un' iniziativa presa dalla presidenza di turno francese dell'Unione europea, e accolta da tutti i 27 Paesi della Ue. Immediato il "no" della Santa Sede: "Gli stati che non riconoscono l'unione tra persone dello stesso sesso come 'matrimonio' - dice monsignor Celestino migliore - verranno messi alla gogna e fatti oggetto di pressioni".

Affermazioni che scatenano una serie di reazioni polemiche che, in serata, provocano una nuova presa di posizione del Vaticano. Che, però, nella sostanza è tutt'altro che una retromarcia. "Nessuno vuole difendere la pena di morte per gli omosessuali", afferma padre Federico Lombardi che ricorda come altri 150 paesi non abbiano aderito alla proposta - ma la proposta cerca di 'introdurre una dichiarazione di valore politico che si può riflettere in meccanismi di controllo in forza dei quali ogni norma che non ponga esattamente sullo stesso piano ogni orientamento sessuale, può venire considerata contraria al rispetto dei diritti dell'uomo''. In pratica il rischio paventato è che gli Stati che non riconoscono le unioni gay vengano "mesi alla gogna".
Toni non dissimili da quelli usati da monsignor Migliore che parla di "una dichiarazione di valore politico" che aggiunge "nuove categorie protette dalla discriminazione senza tener conto che, se adottate, esse creeranno nuove e implacabili discriminazioni".

Durissima la replica dell'associazione Arcigay: "È di una gravità inaudita che il Vaticano, e quindi, la Chiesa cattolica tutta, si adoperi affinché questa richiesta non passi e, si prefigura come un vero e proprio atto di condanna a morte contro i milioni di gay e di lesbiche che hanno la sfortuna di abitare in paesi sanguinari".
L'Arcigay ricorda che in decine di
Paesi del mondo sono previste sanzioni, torture, pene e persino l'esecuzione capitale contro le persone omosessuali. "La scusa per cui la richiesta francese non dovrebbe passare perché da quel momento gli stati che non riconoscono le unioni gay sarebbero messi all'indice, - conclude l'Arcigay - non solo non ha alcun senso, ma è una studiata e cinica bugia per nascondere ciò che realmente il Vaticano vuole: mantenere la pena di morte e il carcere per le persone omosessuali".

ASCA
VATICANO: SE ONU DEPENALIZZA OMOSESSUALITA', MATRIMONIO DISCRIMINATO

(ASCA) - Citta' del Vaticano, 1 dic - Netta contrarieta' da parte di mons. Celestino Migliore, osservatore permanente della Santa Sede presso le Nazioni Unite nei confronti di una proposta presentata dalla Francia a nome dell'Unione Europea, per la depenalizzazione in tutto il mondo dell'omosessualita'. ''Tutto cio' che va in favore del rispetto e della tutela delle persone fa parte del nostro patrimonio umano e spirituale'', argomenta il diplomatico vaticano in un'intervista all'agenzia francese I.Media, ricordando come nel Catechismo della Chiesa cattolica condanni ''ogni marchio di ingiusta discriminazione''nei confronti delle persone omosessuali.

Ma, aggiunge, il rischio di una simile ''dichiarazione di valore politico'' e' che creera' ''nuove e implacabili discriminazioni''. Ad esempio nei confronti ''gli Stati che non riconoscono l'unione tra persone dello stesso sesso come 'matrimonio' verranno messi alla gogna e fatti oggetto di pressioni''

lunedì, dicembre 01, 2008

CONFLITTO D’INTERESSI E LE STRANE MISURE ANTI-CRISI

Dopo la crisi finanziaria siamo entrati in crisi economica che deve ancora raggiungere il suo culmine. La “riduzione” del potere d’acquisto delle famiglie italiane, quelle cosiddette di ceto “medio” (numeroso) che “mantiene” il “consumo” e quindi il “mercato interno”, è arrivato al punto di non essere più capace di sostenerlo.

In questa ultima decade, grazie al “liberismo senza regole” più selvaggio, è avvenuto un impressionante spostamento di risorse a favore dei più ricchi (pochi) e la conseguenza di ciò è che si è creata una crisi di liquidità rispetto agli attuali costi della vita che si chiama “crisi di domanda”.

L’unico modo per riavviare l’economia è di immettere più “liquidità nel mercato” a favore innanzitutto della classe media la sola in grado di riattivare i consumi e quindi il mercato. Le famiglie “povere” vanno sempre aiutate, e durante le crisi anche di più ma solo per se stessi, perché dato l’esiguo numero, l’aiuto a loro non può tramutarsi in una ripresa economica.

Quindi l’operazione che si deve fare è quella di riequilibrare la ricchezza attraverso una minore tassazione per i ceti medi (95%) e maggiore per quelli ricchi (5%) come il nuovo Presidente USA Barak Obama insegna. Il 5% dei ricchi possiede quanto o addirittura più dei 95% di altri ceti.

Invece da noi il nostro governo non ridistribuisce affatto anzi vuole “aumentare” la tassazione ai ceti medi, non solo, ma trattandosi di un concorrente Sky ottiene il duplice scopo di avvantaggiare la sua azienda Mediaset che viene “colpita in misura cento volte minore” con il raddoppio dell’IVA. Si fa giustizia, dicono, sull’Iva di favore di cui Sky godeva (10%). Tale aumento si scaricherà però sul popolo della pay-tv, un ceto medio costituito da oltre 4,6 milioni di famiglie.

Ad onore del vero, l’Iva di favore alla pay-tv fatta nel 1995 (non c'era ancora Sky) fu proprio la norma che doveva incentivare l’uso dei nuovi media, ma soprattutto il grimaldello per convincere Telepiù ad abbandonare le frequenze terrestri per la nuova piattaforma nel gennaio del ’96, con lo “sconto” dell’Iva. E Telepiù era pure di Berlusconi insieme a Vittorio Cecchi Gori e al tedesco Leo Kirch. Quindi quel “favore” fu fatto proprio e sempre a lui, il Cavaliere! Leggi tutta la storia.

Poi, per Berlusconi che ha sempre “sbandierato” la riduzione delle tasse per tutti e che continua spudoratamente ad attaccare la sinistra per volerla “aumentare”, è proprio il massimo della “falsità” e “doppiezza” cui si spera che i cittadini gli presenteranno il conto prima o poi. Così non si esce dalla crisi e il governo con questa misura dimostra che è in totale confusione!
Raffaele B.

La guerra tra Sky e Berlusconi sull'Iva raddoppiata


ADNKRONOS
SKY: ''Il raddoppio dell'Iva è una tassa sulle famiglie''
La pay tv: se il provvedimento sarà confermato, a partire dal primo gennaio ogni cliente avrà un aumento sull'abbonamento pari al 10%. Poi invita a scrivere una mail al governo ''se credete che questa decisione sia sbagliata''

Roma, 1 dic. (Adnkronos) - SKY torna all'attacco del governo sul provvedimento approvato che prevede un
raddoppio dell'Iva per oltre 4 milioni di famiglie ''che hanno liberamente scelto di abbonarsi ai nostri prodotti'' ribadisce la pay tv in un comunicato. ''Si tratta - si precisa - di un aumento delle imposte per gli abbonati e dunque, come qualsiasi aumento dell'Iva, è integralmente a carico del consumatore. Ciò significa che qualora questo provvedimento fosse confermato dal Parlamento, a partire dal primo gennaio ogni cliente di Sky avrà un aumento delle imposte sul suo abbonamento pari al 10%''.

E' da oggi in programmazione sui canali della piattaforma uno spot di informazione agli abbonati sulla vicenda. Immagini di una conferenza stampa della Presidenza del Consiglio con Silvio Berlusconi e Giulio Tremonti si succedono ad altre, tratte da programmi SKY, con il testo che recita: ''In una fase di crisi economica i governi lavorano per trovare una soluzione che aumenti la capacità di spesa dei cittadini e sostenga la crescita delle imprese. Il governo italiano ha annunciato invece una misura che va nella direzione opposta: il raddoppio delle tasse sul vostro abbonamento a SKY che va dal 10 al 20%''.
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''Un aumento delle tasse per 4 milioni e 600mila famiglie. Questo, anche se durante la scorsa campagna elettorale il governo aveva promesso di non aumentare le tasse alle famiglie italiane. Dal 2003 SKY ha costantemente investito in Italia trainando la crescita dell'intero settore televisivo, senza utilizzare sussidi da parte del governo, creando migliaia di nuovi posti di lavoro ma soprattutto offrendo a tutti gli italiani la possibilità di scegliere i programmi televisivi che preferiscono in piena libertà''.
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''Se il Parlamento non lo bloccherà - conclude lo spot - questo aumento delle tasse sul vostro abbonamento SKY entrerà in vigore il prossimo 1 gennaio. Se credete che questa decisione sia sbagliata scrivete una mail a: segreteria.presidente@governo.it. Per dire al governo la vostra opinione''.