Dopo tanta arroganza e tanto gridare al solito complotto mediatico contro di lui, invece di spiegare i famosi 80 assegni serviti (€900.000) per “comprare” la sua casa con vista Colosseo, ha ceduto alla fine con le dovute dimissioni. Era ora!
farabuttokomunista — 03 maggio 2010 — Dimissioni.
DA RAINEWS24
Scajola : testimone lo smentisce sugli assegni
farabuttokomunista — 03 maggio 2010 — Dimissioni.
DA RAINEWS24
Scajola : testimone lo smentisce sugli assegni
Le dimissioni sono arrivate dopo che è stato isolato dalla sua stessa parte politica, nonostante avesse l’appoggio di Berlusconi. I finiani e parte del PDL e naturalmente tutta l’opposizione lo avevano invitato a chiarire in Parlamento.
Per lo stesso principio dovrebbero dimettersi lo stesso Presidente del Consiglio e il sottosegretario Cosentino per accuse ben più gravi di corruzione e di mafia pendenti a loro carico e invece non lo fanno in modo spudorato.
Ma torniamo a Scajola. La questione non è di poco conto perché configura almeno due reati gravi specialmente per un politico che fa il ministro.
Il primo è quello di avere dichiarato il falso importo di €600,000 per l’acquisto della casa invece di €1,700,000 come sembra delinearsi non solo dalle testimonianze che lo inchiodano ma anche dal mercato immobiliare. Si tratta di una evidente evasione fiscale.
Il secondo è quello più grave di “corruzione” per avere pagato con 80 assegni per un totale di €900,000 provenienti da Diego Amenone imprenditore ora in carcere per i fatti del G8. Un personaggio inquietante e avvezzo a corruttele per ottenere contratti milionari dallo Stato, cioè dal Ministro dello Sviluppo Economico, oggi Claudio Scajola.
pcamone — 29 aprile 2010 — Claudio Scajola, Banda Bassotti.
L'appartamento vista Colosseo del Ministro Scajola.
Per lo stesso principio dovrebbero dimettersi lo stesso Presidente del Consiglio e il sottosegretario Cosentino per accuse ben più gravi di corruzione e di mafia pendenti a loro carico e invece non lo fanno in modo spudorato.
Ma torniamo a Scajola. La questione non è di poco conto perché configura almeno due reati gravi specialmente per un politico che fa il ministro.
Il primo è quello di avere dichiarato il falso importo di €600,000 per l’acquisto della casa invece di €1,700,000 come sembra delinearsi non solo dalle testimonianze che lo inchiodano ma anche dal mercato immobiliare. Si tratta di una evidente evasione fiscale.
Il secondo è quello più grave di “corruzione” per avere pagato con 80 assegni per un totale di €900,000 provenienti da Diego Amenone imprenditore ora in carcere per i fatti del G8. Un personaggio inquietante e avvezzo a corruttele per ottenere contratti milionari dallo Stato, cioè dal Ministro dello Sviluppo Economico, oggi Claudio Scajola.
pcamone — 29 aprile 2010 — Claudio Scajola, Banda Bassotti.
L'appartamento vista Colosseo del Ministro Scajola.
Questo signore ci ha abituati a certi suoi arroganti comportamenti, ricordiamoci la vicenda del consulente del lavoro Marco Biagi assassinato nel 2002 dalle brigate rosse di cui dopo morto disse che era ‘un rompicoglioni’ e per questo fu costretto a dimettersi da Ministro degli Interni. Poi una terribile gaffe che la dice lunga sul personaggio, vedi il filmato seguente, nel quale a proposito della difesa del nucleare, al 32’ disse che ‘grazie alla tecnologia, investimenti e con l’apporto di qualche vita umana si è riusciti a costruire una centrale forse più moderna al mondo ’. Per lui la vita umana vale meno!
RepubblicaTv — 31 luglio 2008 — TUTTI I VIDEO: http://tv.repubblica.it/
Il ministro all'inaugurazione di una centrale Enel: "Tecnologia, investimenti, e qualche vita umana"
Scajola, la nuova gaffe
RepubblicaTv — 31 luglio 2008 — TUTTI I VIDEO: http://tv.repubblica.it/
Il ministro all'inaugurazione di una centrale Enel: "Tecnologia, investimenti, e qualche vita umana"
Scajola, la nuova gaffe
Queste dimissioni arrivano in un momento in cui il governo versa in un marasma grave che ne offusca l’azione e la compattezza, vedi lo strappo dei finiani, in una difficile situazione in cui non riesce ad affrontare la crisi economica oltre a tutte le altre questioni che pure ne mettono in gioco la credibilità. Si è “incartato” su molte questioni: sul nucleare di cui Scajola ne era il promotore e si paventa una impossibilità ed una impopolarità forte sulle costruzioni delle centrali che nessuno vuole nel loro territorio; sull’intercettazioni, legge che limita gravemente la libertà d’informazione e l’azione d’indagine dei magistrati contro la corruzione e criminalità organizzata di cui non tutti (anche a destra) sono convinti e che la FNSI, ha detto, ricorrerà alla Corte Europea (che la boccerebbe di sicuro) qualora venisse malauguratamente promulgata.
Infine ci sono le dirimenti questioni del costo del federalismo fiscale posto dai finiani e dalle opposizioni e delle celebrazioni dell’unità d’Italia cui la Lega di Bossi “snobba” attaccando il tricolore in modo ignobile con il silenzio pavido del Cavaliere e con “grande imbarazzo” di gran parte del PDL (ex AN) e del suo elettorato oltre al disappunto dello stesso Presidente Napolitano. Ne vedremo delle belle nei prossimi mesi o forse giorni.
Raffaele B.
REPUBBLICA
Inchiesta G8, Scajola si dimette
"Lascio il governo per difendermi"
04 maggio 2010
ROMA - Claudio Scajola si dimette. Travolto dalla vicenda della compravendita, con presunti fondi neri, di una casa al Colosseo il ministro dello Sviluppo economico ha annunciato la rinuncia all'incarico di governo. "Per difendermi", ha detto in conferenza stampa, "non posso continuare a fare il ministro come ho fatto in questi due anni".
Scajola aveva resistito fino all'ultimo, ma alla fine la sua posizione è diventata insostenibile, costringendolo ad anticipare il rientro dalla Tunisia e a convocare i giornalisti per annunciare il passo indietro. "Da dieci giorni sono vittima di una campagna mediatica senza precedenti", ha detto ancora. "Vivo una grande sofferenza".
L'ex ministro ha comunque ribadito la sua estraneità ai fatti che gli vengono contestati, in particolare l'aver ricevuto denaro da imprenditori coinvolti nell'inchiesta sugli appalti del G8 per l'acquisto di un appartamento con vista sul Colosseo: "Non potrei mai abitare in una casa comprata con i soldi di altri", ha affermato. Scajola ha anche ringraziato Berlusconi e il Pdl per gli attestati di stima. "Le mie dimissioni permetteranno al governo di andare avanti", ha concluso.
Prima della conferenza stampa, Scajola aveva parlato con Berlusconi. Pochi giorni fa il premier lo aveva incitato a resistere . Poi, soprattutto in seguito alle notizie che arrivavano dalla procura di Perugia, il clima è cambiato. Anche Il Giornale di Vittorio Feltri è stato netto: "Le risposte che ha dato fin qui non bastano. Se non ha niente da dire oltre a ciò che ha detto, le conviene rassegnarsi. Anzi, rassegnare le dimissioni". Anche Libero si è mosso sulla stessa linea: "Scajola - scrive il direttore Maurizo Belpietro - deve assolutamente uscire dall'angolo e combattere a viso aperto, tentando di smontare ad uno ad uno i dubbi che aleggiano da giorni sulle pagine dei giornali. Noi gli suggeriamo solo di non temporeggiare più perché attendere i 10 giorni che mancano all'interrogatorio sarebbe troppo".
Secondo il segretario Pd, Pier Luigi Bersani, intervenuto in diretta a Repubblica Tv, Scajola "ha fatto bene a dimettersi", ma il suo passo indietro sarà uno scossone per la tenuta del governo. "Siamo in uno scenario a metà tra blocco e precipitare della situazione politica", ha detto Bersani.
Il passo indietro era stato suggerito anche dal capogruppo del Pdl al Senato Maurizio Gasparri: "Su questa vicenda finora ha difeso il suo comportamento, se dovessero emergere altre cose vedremo. Io credo che debba riflettere sul modo nel quale la sua difesa possa essere condotta meglio, se con l'incarico di ministro o senza"
CORRIERE DELLA SERA
L'ANNUNCIO DEL MINISTRO IN CONFERENZA STAMPA
Scajola: «Devo difendermi, mi dimetto»
Il ministro dello Sviluppo lascia: «Sto soffrendo. Il governo di andare avanti»
04 maggio 2010
ROMA - «Mi devo difendere, per difendermi non posso fare il ministro come ho fatto in questi due anni». Il ministro dello Sviluppo economico Claudio Scajola, sotto pressione da giorni per essere rimasto coinvolto nelle indagini di Perugia sugli appalti per le grandi opere, ha convocato una conferenza stampa comunicando ai giornalisti le proprie dimissioni. «Mi trovo esposto ogni giorno - ha detto Scajola - a ricostruzioni giornalistiche contraddittorie. In questa situazione che non auguro a nessuno io mi devo difendere. E per difendermi non posso continuare a fare il ministro come ho fatto in questi due anni, senza mai risparmiarmi. Ne siete testimoni, ho dedicato tutte le mie energie e il mio tempo commettendo sbagli ma pensando di fare il bene». «Sono certo che le mie dimissioni permetteranno al governo di andare avanti con il lavoro che anche io ho contribuito».
BERLUSCONI - Le dimissioni dal Governo erano già state offerte al Premier a seguito delle notizie che riguardano Scajola nell’inchiesta G8 ma, secondo quanto si apprende in ambiente parlamentari di maggioranza molto vicini a Berlusconi, ancora in un colloquio martedì mattina, il Presidente del Consiglio avrebbe inviato Scajola a non lasciare l’incarico. Ma alla fine le dimissioni sono arrivate. «Ho avuto attestati di stima da Berlusconi, da colleghi di governo e da tutta la maggioranza» ha affermato Scajola in conferenza stampa.
GASPARRI - La posizione del ministro per lo Sviluppo Economico, Claudio Scajola si era fatta sempre più delicata e il pressing non veniva più solo dal centrosinistra. Anche il capogruppo del Pdl al Senato, Maurizio Gasparri, intervenendo a «La Telefonata», su Canale 5 aveva preso le distanze. «Scajola ha sempre dimostrato grande serietà, in passato di fronte a una frase inopportuna si assunse le sue responsabilità. Su questa vicenda finora ha difeso il suo comportamento, se dovessero emergere altre cose vedremo. Io credo che debba riflettere sul modo nel quale la sua difesa possa essere condotta meglio, se con l'incarico di ministro o senza». Per Gasparri, nell'eventualità in cui Scajola si dimetta, «non servono rimpasti. Già ci sono polemiche quotidiane per dichiarazioni inopportune, ci manca solo il rito del rimpasto...». L'esponente del Pdl ha sottolineato poi che sulla vicenda Scajola «c'è una grande libertà di stampa, anche i giornali di centrodestra indagano su questa vicenda, non so se quelli vicini alla sinistra farebbero lo stesso a parti invertite».
Infine ci sono le dirimenti questioni del costo del federalismo fiscale posto dai finiani e dalle opposizioni e delle celebrazioni dell’unità d’Italia cui la Lega di Bossi “snobba” attaccando il tricolore in modo ignobile con il silenzio pavido del Cavaliere e con “grande imbarazzo” di gran parte del PDL (ex AN) e del suo elettorato oltre al disappunto dello stesso Presidente Napolitano. Ne vedremo delle belle nei prossimi mesi o forse giorni.
Raffaele B.
REPUBBLICA
Inchiesta G8, Scajola si dimette
"Lascio il governo per difendermi"
04 maggio 2010
ROMA - Claudio Scajola si dimette. Travolto dalla vicenda della compravendita, con presunti fondi neri, di una casa al Colosseo il ministro dello Sviluppo economico ha annunciato la rinuncia all'incarico di governo. "Per difendermi", ha detto in conferenza stampa, "non posso continuare a fare il ministro come ho fatto in questi due anni".
Scajola aveva resistito fino all'ultimo, ma alla fine la sua posizione è diventata insostenibile, costringendolo ad anticipare il rientro dalla Tunisia e a convocare i giornalisti per annunciare il passo indietro. "Da dieci giorni sono vittima di una campagna mediatica senza precedenti", ha detto ancora. "Vivo una grande sofferenza".
L'ex ministro ha comunque ribadito la sua estraneità ai fatti che gli vengono contestati, in particolare l'aver ricevuto denaro da imprenditori coinvolti nell'inchiesta sugli appalti del G8 per l'acquisto di un appartamento con vista sul Colosseo: "Non potrei mai abitare in una casa comprata con i soldi di altri", ha affermato. Scajola ha anche ringraziato Berlusconi e il Pdl per gli attestati di stima. "Le mie dimissioni permetteranno al governo di andare avanti", ha concluso.
Prima della conferenza stampa, Scajola aveva parlato con Berlusconi. Pochi giorni fa il premier lo aveva incitato a resistere . Poi, soprattutto in seguito alle notizie che arrivavano dalla procura di Perugia, il clima è cambiato. Anche Il Giornale di Vittorio Feltri è stato netto: "Le risposte che ha dato fin qui non bastano. Se non ha niente da dire oltre a ciò che ha detto, le conviene rassegnarsi. Anzi, rassegnare le dimissioni". Anche Libero si è mosso sulla stessa linea: "Scajola - scrive il direttore Maurizo Belpietro - deve assolutamente uscire dall'angolo e combattere a viso aperto, tentando di smontare ad uno ad uno i dubbi che aleggiano da giorni sulle pagine dei giornali. Noi gli suggeriamo solo di non temporeggiare più perché attendere i 10 giorni che mancano all'interrogatorio sarebbe troppo".
Secondo il segretario Pd, Pier Luigi Bersani, intervenuto in diretta a Repubblica Tv, Scajola "ha fatto bene a dimettersi", ma il suo passo indietro sarà uno scossone per la tenuta del governo. "Siamo in uno scenario a metà tra blocco e precipitare della situazione politica", ha detto Bersani.
Il passo indietro era stato suggerito anche dal capogruppo del Pdl al Senato Maurizio Gasparri: "Su questa vicenda finora ha difeso il suo comportamento, se dovessero emergere altre cose vedremo. Io credo che debba riflettere sul modo nel quale la sua difesa possa essere condotta meglio, se con l'incarico di ministro o senza"
CORRIERE DELLA SERA
L'ANNUNCIO DEL MINISTRO IN CONFERENZA STAMPA
Scajola: «Devo difendermi, mi dimetto»
Il ministro dello Sviluppo lascia: «Sto soffrendo. Il governo di andare avanti»
04 maggio 2010
ROMA - «Mi devo difendere, per difendermi non posso fare il ministro come ho fatto in questi due anni». Il ministro dello Sviluppo economico Claudio Scajola, sotto pressione da giorni per essere rimasto coinvolto nelle indagini di Perugia sugli appalti per le grandi opere, ha convocato una conferenza stampa comunicando ai giornalisti le proprie dimissioni. «Mi trovo esposto ogni giorno - ha detto Scajola - a ricostruzioni giornalistiche contraddittorie. In questa situazione che non auguro a nessuno io mi devo difendere. E per difendermi non posso continuare a fare il ministro come ho fatto in questi due anni, senza mai risparmiarmi. Ne siete testimoni, ho dedicato tutte le mie energie e il mio tempo commettendo sbagli ma pensando di fare il bene». «Sono certo che le mie dimissioni permetteranno al governo di andare avanti con il lavoro che anche io ho contribuito».
BERLUSCONI - Le dimissioni dal Governo erano già state offerte al Premier a seguito delle notizie che riguardano Scajola nell’inchiesta G8 ma, secondo quanto si apprende in ambiente parlamentari di maggioranza molto vicini a Berlusconi, ancora in un colloquio martedì mattina, il Presidente del Consiglio avrebbe inviato Scajola a non lasciare l’incarico. Ma alla fine le dimissioni sono arrivate. «Ho avuto attestati di stima da Berlusconi, da colleghi di governo e da tutta la maggioranza» ha affermato Scajola in conferenza stampa.
GASPARRI - La posizione del ministro per lo Sviluppo Economico, Claudio Scajola si era fatta sempre più delicata e il pressing non veniva più solo dal centrosinistra. Anche il capogruppo del Pdl al Senato, Maurizio Gasparri, intervenendo a «La Telefonata», su Canale 5 aveva preso le distanze. «Scajola ha sempre dimostrato grande serietà, in passato di fronte a una frase inopportuna si assunse le sue responsabilità. Su questa vicenda finora ha difeso il suo comportamento, se dovessero emergere altre cose vedremo. Io credo che debba riflettere sul modo nel quale la sua difesa possa essere condotta meglio, se con l'incarico di ministro o senza». Per Gasparri, nell'eventualità in cui Scajola si dimetta, «non servono rimpasti. Già ci sono polemiche quotidiane per dichiarazioni inopportune, ci manca solo il rito del rimpasto...». L'esponente del Pdl ha sottolineato poi che sulla vicenda Scajola «c'è una grande libertà di stampa, anche i giornali di centrodestra indagano su questa vicenda, non so se quelli vicini alla sinistra farebbero lo stesso a parti invertite».
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I GIORNALI DI CENTRODESTRA - Anche due editoriali dei direttori de «Il Giornale» e «Libero» il ministro martedì mattina lo invitavano a chiarire la sua posizione rispetto all'inchiesta del G8, in particolare alla compravendita dell'ormai famosa casa al Colosseo, oppure a dimettersi. Vittorio Feltri lo invita a non aspettare tra una settimana l'incontro con i magistrati ma «a fugare ogni sospetto» subito «o finirà male».
L’Antefatto
Scajola, troppe bugie per 80 assegni
3 maggio 2010
Il ministro per lo Sviluppo Economico, dopo una settimana di rivelazioni sui suoi rapporti con la “cricca”, pensa alle dimissioni. Ecco il rapporto della Guardia di Finanza (Pdf.4.29 Mb) che lo inchioda.
Il ministro Claudio Scajola sta pensando di dimettersi. Comunque si concluda questa vicenda, il caso Scajola sta diventando un buon test del rapporto tra politica e verità. Mai come in questo caso si è toccata con mano la distanza tra la prima e la seconda. Nemmeno di fronte all'evidenza i politici italiani accettano una verità che urta con i loro affari personali e politici. Scajola forse si dimetterà o forse resterà al suo posto. Non è questo il punto.
Il punto è che continua a negare la realtà con interviste a tutta pagina senza che nessuno gli ricordi i limiti della decenza. Scajola nega non solo di avere pagato un milione e 700 mila euro un appartamento con vista sul Colosseo per il quale ha dichiarato al fisco 610 mila euro. Ma nega persino che le venditrici, le sorelle Papa, abbiano dichiarato il contrario agli inquirenti. In una delle tante interviste concesse sabato scorso nel disperato tentativo di sostenere una tesi smentita da tre testimoni (l'architetto Angelo Zampolini e le sorelle Papa), Scajola sostiene che quello sarebbe il prezzo comune per un simile gioiellino e nega nell'ordine: 1) di avere pagato 1,7 milioni; 2) di avere versato 200 mila euro in contanti come acconto; 3) di avere ricevuto 80 assegni per complessivi 900 mila euro dall'architetto Zampolini per pagare la casa.
Per il ministro quella massa di soldi di dubbia provenienza monetizzati in contanti e assegni circolari (per complessivi 1,1 milioni) non sarebbe mai esistita. Per gli inquirenti invece queste somme sono state la contropartita dell'appartamento insieme ai 600 mila euro versati da Scajola in assegni circolari provenienti dal mutuo acceso con il Banco di Napoli e al bonifico di 10 mila euro proveniente dal conto del ministro. Ciascuna signora Papa ha dichiarato di avere ricevuto 100 mila euro in contanti più 750 mila in assegni circolari (450 mila provenienti dai conti di Zampolini e 300 mila provenienti dal mutuo di Scajola) mentre per Scajola gli assegni di Zampolini e il contante in questa storia non esistono. Qualcuno mente.
Ai quotidiani che chiedevano se avesse fatto un versamento di 200 mila euro in contanti, come dichiarato dalle venditrici, Scajola ha risposto: “assolutamente no. E comunque io non ho letto queste dichiarazioni delle sorelle Papa. Ho visto solo i resoconti giornalistici, tra l’altro contraddittori. Ad esempio sulla posizione del notaio, che secondo un giornale confermerebbe quanto sostenuto dalle sorelle Papa, mentre secondo un’altra testata lo negherebbe".
Mentre a chi gli chiedeva perché l'architetto di Diego Anemone, Angelo Zampolini, avesse consegnato 80 assegni al ministro per permettergli di comprare, Scajola ha risposto: "Ho appreso dell’esistenza di questi ottanta assegni dai quotidiani di questi giorni. Prima non ne sapevo nulla, e ora continuo a non capire perché sarebbero stati versati a mia insaputa. Io so solo come ho comprato l’appartamento, in quale data e a quale prezzo. Se poi è successo qualcos’altro, non è di mia conoscenza". Per Scajola, l'appartamento è stato pagato "esclusivamente la somma pattuita al momento del rogito: 610mila euro, reperiti quasi tutti attraverso un mutuo acceso con il Banco di Napoli. Si tratta di un ammezzato in uno stabile degli anni Sessanta, in condizioni non ottimali".
Chiunque conosce il mercato immobiliare romano sa dove sta la verità. Ma, visto che il ministro si ostina a negare persino che le dichiarazioni delle sorelle Papa esistano, a beneficio dei lettori, pubblichiamo qui sotto l'informativa della Guardia di Finanza di Roma nella quale sono riportati i contenuti delle dichiarazioni e gli accertamenti effettuati dal Nucleo Polizia Tributaria
Gli accertamenti della polizia giudiziaria sulla compravendita immobiliare del ministro (Pdf, 4.29 Mb)
I GIORNALI DI CENTRODESTRA - Anche due editoriali dei direttori de «Il Giornale» e «Libero» il ministro martedì mattina lo invitavano a chiarire la sua posizione rispetto all'inchiesta del G8, in particolare alla compravendita dell'ormai famosa casa al Colosseo, oppure a dimettersi. Vittorio Feltri lo invita a non aspettare tra una settimana l'incontro con i magistrati ma «a fugare ogni sospetto» subito «o finirà male».
L’Antefatto
Scajola, troppe bugie per 80 assegni
3 maggio 2010
Il ministro per lo Sviluppo Economico, dopo una settimana di rivelazioni sui suoi rapporti con la “cricca”, pensa alle dimissioni. Ecco il rapporto della Guardia di Finanza (Pdf.4.29 Mb) che lo inchioda.
Il ministro Claudio Scajola sta pensando di dimettersi. Comunque si concluda questa vicenda, il caso Scajola sta diventando un buon test del rapporto tra politica e verità. Mai come in questo caso si è toccata con mano la distanza tra la prima e la seconda. Nemmeno di fronte all'evidenza i politici italiani accettano una verità che urta con i loro affari personali e politici. Scajola forse si dimetterà o forse resterà al suo posto. Non è questo il punto.
Il punto è che continua a negare la realtà con interviste a tutta pagina senza che nessuno gli ricordi i limiti della decenza. Scajola nega non solo di avere pagato un milione e 700 mila euro un appartamento con vista sul Colosseo per il quale ha dichiarato al fisco 610 mila euro. Ma nega persino che le venditrici, le sorelle Papa, abbiano dichiarato il contrario agli inquirenti. In una delle tante interviste concesse sabato scorso nel disperato tentativo di sostenere una tesi smentita da tre testimoni (l'architetto Angelo Zampolini e le sorelle Papa), Scajola sostiene che quello sarebbe il prezzo comune per un simile gioiellino e nega nell'ordine: 1) di avere pagato 1,7 milioni; 2) di avere versato 200 mila euro in contanti come acconto; 3) di avere ricevuto 80 assegni per complessivi 900 mila euro dall'architetto Zampolini per pagare la casa.
Per il ministro quella massa di soldi di dubbia provenienza monetizzati in contanti e assegni circolari (per complessivi 1,1 milioni) non sarebbe mai esistita. Per gli inquirenti invece queste somme sono state la contropartita dell'appartamento insieme ai 600 mila euro versati da Scajola in assegni circolari provenienti dal mutuo acceso con il Banco di Napoli e al bonifico di 10 mila euro proveniente dal conto del ministro. Ciascuna signora Papa ha dichiarato di avere ricevuto 100 mila euro in contanti più 750 mila in assegni circolari (450 mila provenienti dai conti di Zampolini e 300 mila provenienti dal mutuo di Scajola) mentre per Scajola gli assegni di Zampolini e il contante in questa storia non esistono. Qualcuno mente.
Ai quotidiani che chiedevano se avesse fatto un versamento di 200 mila euro in contanti, come dichiarato dalle venditrici, Scajola ha risposto: “assolutamente no. E comunque io non ho letto queste dichiarazioni delle sorelle Papa. Ho visto solo i resoconti giornalistici, tra l’altro contraddittori. Ad esempio sulla posizione del notaio, che secondo un giornale confermerebbe quanto sostenuto dalle sorelle Papa, mentre secondo un’altra testata lo negherebbe".
Mentre a chi gli chiedeva perché l'architetto di Diego Anemone, Angelo Zampolini, avesse consegnato 80 assegni al ministro per permettergli di comprare, Scajola ha risposto: "Ho appreso dell’esistenza di questi ottanta assegni dai quotidiani di questi giorni. Prima non ne sapevo nulla, e ora continuo a non capire perché sarebbero stati versati a mia insaputa. Io so solo come ho comprato l’appartamento, in quale data e a quale prezzo. Se poi è successo qualcos’altro, non è di mia conoscenza". Per Scajola, l'appartamento è stato pagato "esclusivamente la somma pattuita al momento del rogito: 610mila euro, reperiti quasi tutti attraverso un mutuo acceso con il Banco di Napoli. Si tratta di un ammezzato in uno stabile degli anni Sessanta, in condizioni non ottimali".
Chiunque conosce il mercato immobiliare romano sa dove sta la verità. Ma, visto che il ministro si ostina a negare persino che le dichiarazioni delle sorelle Papa esistano, a beneficio dei lettori, pubblichiamo qui sotto l'informativa della Guardia di Finanza di Roma nella quale sono riportati i contenuti delle dichiarazioni e gli accertamenti effettuati dal Nucleo Polizia Tributaria
Gli accertamenti della polizia giudiziaria sulla compravendita immobiliare del ministro (Pdf, 4.29 Mb)
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