giovedì, aprile 18, 2013

IL PD REGGE MA BERSANI BUTTA LA MASCHERA

Il famigerato asso nella manica di Bersani alla fine non era altri che Franco Marini, un nome poi scelto da Berlusconi da una rosa di nomi presentatogli proprio da Bersani. Berlusconi lo ha scelto ritenendosi più tutelato da lui che da altri ovviamente anche se è un uomo del PD ma appartenente alla nomenclatura ex-DC e garante più della casta che del Paese. Il PD ha scelto incomprensibilmente un uomo ‘bocciato’ da senatore alle recenti elezioni del 24-25 febbraio scorso solo perché incontrava il favore di tutto il PDL di Berlusconi, della Lega e dei Montiani (sconfitti alle elezioni) mentre paradossalmente ‘divideva’ il PD medesimo e tutto il centrosinistra.

Un Presidente della Repubblica eletto in accordo con il PDL di Berlusconi non potrebbe mai essere il garante della Costituzione per il semplice fatto che questi è ‘contro’ la Costituzione. Un siffatto presidente sarebbe già azzoppato e permetterebbe a Berlusconi la massima delle impunità e non difenderebbe mai fino in fondo il principio costituzionale del “tutti uguali di fronte alla legge”.

Ridarebbe a Berlusconi un lascia-passare a nuova vita e lo riporterebbe al governo nonostante tutti i danni fatti al Paese. Gli consentirebbe di continuare il suo attacco alla Magistratura come ha fatto finora e forse con più virulenza. Non permetterebbe che si faccia una vera legge sul conflitto d’interesse per non dispiacergli, meno che renderlo ineleggibile come invece prevede una legge del 1957 mai applicata con il tacito consenso finora del centrosinistra. Salverebbe tutti i privilegi della partitocrazia proprio ora che si inizia ad ridurli o eliminarli come sprechi vergognosi e per via della crisi economica che attanaglia il Paese.

Insomma proprio l’uomo più sbagliato che Bersani potesse scegliere perché egli rappresenta in questo momento il punto di equilibrio a destra verso il governo delle larghe intese (inciucio) che unifica e rafforza il centrodestra e divide paradossalmente proprio il centrosinistra.

Decisamente una scelta incomprensibile a meno che la voglia di governare insieme a Berlusconi (come hanno fatto finora con Monti) è così tanta che sono disposti a rischiare persino l’autodistruzione. In questo modo si può veramente dire che Bersani e la casta del partito hanno buttato la maschera cosi che gli elettori vedono con i propri occhi che quello che vogliono è proprio l’inciucio e privilegi altro che cambiamento e rinnovamento tanto sbandierato fino a ieri.  

Basterebbe scegliere Stefano Rodotà, peraltro richiesto dalla base del PD e da tutta la sinistra e M5S, per vederlo eletto subito e risparmiare al Paese e agli elettori una inutile perdita di tempo e credibilità. Stefano Rodotà potrà rappresentare egregiamente tutti i cittadini perché sarà il vero garante della carta Costituzionale da chiunque la volesse violare! Per questo è tanto inviso a Berlusconi!

Ora il PD non trova di meglio che votare scheda bianca fino a una nuova decisione. Forse fino a quando basterà il 50% più 1 per eleggere il PdR e allora che farà? Riproporrà Franco Marini a cui questa volta basterebbero 504 voti, cioè meno di quanto ottenuto alla prima chiama 523 voti?

Ma i deputati e senatori del PD non sono disposti a giocare al massacro e Bersani deve trarne le conseguenze: dimettersi e permettere ad un altro più capace e meno compromesso alla guida del partito prima che sia troppo tardi!

Raffaele B.
 
 
 LE IMMAGINI CHE MEGLIO RAPPRESENTANO L’INCIUCIO!
Alfano (sulla sinistra) non è che il rappresentante di Berlusconi, impresentabile con Bersani, ma è la stessa cosa!
 
Questa è una delle foto scattate in aula durante la prima chiama per la elezione di Franco Marini a Presidente della Repubblica poi non avvenuta per mancato quorum. Egli raccoglie 523 voti su 672 necessari. Bersani aveva ottenuto l’approvazione del partito per la candidatura di Marini con 222 voti favorevoli e solo 90 contrari. Nonostante le molte defezioni Marini poteva contare di un margine di 77 voti eppure non ce la fatta lo stesso! I franchi tiratori del PD sono stati molto più numerosi: oltre 220. Il partito alla fine non ha votato come voleva Bersani. Ora si apre una nuova fase perché l’accordo con il PDL di Berlusconi non ha funzionato e niente è più come prima!

 
di MASSIMO GIANNINI di Repubblica
18 Apr 2013
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Nel metodo, Bersani aveva di fronte a sé una strada maestra. Da vincitore virtuale delle elezioni, aveva il diritto-dovere di fare un nome degno, di sicura sensibilità istituzionale e costituzionale, individuato preferibilmente al di fuori dalla nomenklatura di partito. Aveva il diritto-dovere di presentare quel nome agli italiani, di offrirlo e di spiegarlo come fattore di coesione e di garanzia, per tutti i cittadini e per tutte le forze politiche. Aveva il diritto-dovere di chiedere, su quel nome, il voto unanime dei gruppi parlamentari. Con un percorso aperto, lineare, trasparente. Che parlasse al Paese, molto più che al Palazzo.

Il leader del Pd ha imboccato invece un'altra via. Infinitamente più tortuosa, contraddittoria e a tratti incomprensibile. E a un giorno dall'inizio del voto dei Grandi Elettori, con una sorprendente rinuncia all'esercizio della leadership, ha inopinatamente consegnato la decisione finale nelle mani di Berlusconi, sottoponendogli non un nome, ma una rosa. Così il Cavaliere ha potuto scegliere la soluzione per lui più vantaggiosa, lucrando una golden share sul settennato impropria e immeritata rispetto ai numeri e ai rapporti di forza tra i due poli…CONTINUA

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