Il famigerato asso nella manica di Bersani alla fine non
era altri che Franco Marini, un nome
poi scelto da Berlusconi da una rosa
di nomi presentatogli proprio da Bersani.
Berlusconi lo ha scelto ritenendosi
più tutelato da lui che da altri ovviamente anche se è un uomo del PD ma appartenente
alla nomenclatura ex-DC e garante più della casta che del Paese. Il PD ha
scelto incomprensibilmente un uomo ‘bocciato’ da senatore alle recenti
elezioni del 24-25 febbraio scorso solo perché incontrava il favore di tutto il PDL di Berlusconi, della Lega e dei Montiani (sconfitti alle elezioni) mentre paradossalmente ‘divideva’ il PD medesimo e tutto il centrosinistra.
Un Presidente
della Repubblica eletto in accordo con il PDL di Berlusconi non potrebbe mai essere il garante della Costituzione
per il semplice fatto che questi è ‘contro’ la Costituzione. Un siffatto
presidente sarebbe già azzoppato e
permetterebbe a Berlusconi la
massima delle impunità e non difenderebbe mai fino in fondo il
principio costituzionale del “tutti
uguali di fronte alla legge”.
Ridarebbe a Berlusconi
un lascia-passare a nuova vita e lo riporterebbe al governo nonostante
tutti i danni fatti al Paese. Gli consentirebbe
di continuare il suo attacco alla
Magistratura come ha fatto finora e forse con più virulenza. Non permetterebbe che si faccia una vera legge sul conflitto d’interesse
per non dispiacergli, meno che renderlo ineleggibile
come invece prevede una legge del 1957 mai applicata con il tacito consenso finora
del centrosinistra. Salverebbe tutti i
privilegi della partitocrazia
proprio ora che si inizia ad ridurli o
eliminarli come sprechi vergognosi e per via della crisi economica che attanaglia il Paese.
Insomma proprio l’uomo più sbagliato che Bersani potesse scegliere perché egli rappresenta in questo momento il punto di equilibrio a destra verso il governo delle larghe intese (inciucio) che unifica e rafforza il centrodestra e divide paradossalmente proprio il centrosinistra.
Decisamente una scelta
incomprensibile a meno che la voglia
di governare insieme a Berlusconi (come hanno fatto finora con Monti) è
così tanta che sono disposti a rischiare persino l’autodistruzione. In questo modo si
può veramente dire che Bersani e la
casta del partito hanno buttato la maschera cosi che gli elettori vedono
con i propri occhi che quello che vogliono è proprio l’inciucio e privilegi altro che cambiamento e rinnovamento tanto sbandierato fino a ieri.
Basterebbe scegliere Stefano
Rodotà, peraltro richiesto dalla base
del PD e da tutta la sinistra e M5S, per vederlo eletto subito e
risparmiare al Paese e agli elettori una inutile perdita di tempo e
credibilità. Stefano Rodotà potrà
rappresentare egregiamente tutti i cittadini perché sarà il vero garante della
carta Costituzionale da chiunque la volesse violare! Per questo è tanto inviso
a Berlusconi!
Ora il PD non trova di meglio che votare scheda bianca fino a una nuova decisione.
Forse fino a quando basterà il 50% più 1 per eleggere il PdR e allora che farà?
Riproporrà Franco Marini a cui
questa volta basterebbero 504 voti, cioè meno di quanto ottenuto alla prima
chiama 523 voti?
Ma i deputati e senatori del PD non sono disposti a
giocare al massacro e Bersani deve
trarne le conseguenze: dimettersi e
permettere ad un altro più capace e meno compromesso alla guida del partito
prima che sia troppo tardi!
Raffaele B.
LE IMMAGINI CHE MEGLIO RAPPRESENTANO L’INCIUCIO!
Alfano (sulla sinistra)
non è che il rappresentante di Berlusconi, impresentabile con Bersani, ma è la
stessa cosa!
Questa è una delle foto scattate in aula durante la prima chiama per la
elezione di Franco Marini a Presidente della Repubblica poi non avvenuta per
mancato quorum. Egli raccoglie 523 voti su 672 necessari. Bersani aveva
ottenuto l’approvazione del partito per la candidatura di Marini con 222 voti
favorevoli e solo 90 contrari. Nonostante le molte defezioni Marini poteva
contare di un margine di 77 voti eppure non ce la fatta lo stesso! I franchi
tiratori del PD sono stati molto più numerosi: oltre 220. Il partito alla fine
non ha votato come voleva Bersani. Ora si apre una nuova fase perché l’accordo
con il PDL di Berlusconi non ha funzionato e niente è più come prima!
di MASSIMO GIANNINI di
Repubblica
18 Apr 2013
…….
Nel metodo, Bersani aveva di fronte a sé una strada
maestra. Da vincitore virtuale delle elezioni, aveva il diritto-dovere di fare
un nome degno, di sicura sensibilità istituzionale e costituzionale,
individuato preferibilmente al di fuori dalla nomenklatura di partito. Aveva il
diritto-dovere di presentare quel nome agli italiani, di offrirlo e di
spiegarlo come fattore di coesione e di garanzia, per tutti i cittadini e per
tutte le forze politiche. Aveva il diritto-dovere di chiedere, su quel nome, il
voto unanime dei gruppi parlamentari. Con un percorso aperto, lineare,
trasparente. Che parlasse al Paese, molto più che al Palazzo.
Il leader del Pd ha imboccato invece un'altra via. Infinitamente più tortuosa, contraddittoria e a tratti incomprensibile. E a un giorno dall'inizio del voto dei Grandi Elettori, con una sorprendente rinuncia all'esercizio della leadership, ha inopinatamente consegnato la decisione finale nelle mani di Berlusconi, sottoponendogli non un nome, ma una rosa. Così il Cavaliere ha potuto scegliere la soluzione per lui più vantaggiosa, lucrando una golden share sul settennato impropria e immeritata rispetto ai numeri e ai rapporti di forza tra i due poli…CONTINUA
Nessun commento:
Posta un commento