“NESSUNO SCONTRO CON CIAMPI”, DICHIARA IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO A RADIO 24. ED IN TV LO STESSO DISCORSO INFARCITO DI “FIDUCIOSA ASPETTATIVA” SULLA DECISIONE DEL CAPO DELLO STATO ALLA RICHIESTA DI PROLUNGAMENTO DI 15 GG DELLA LEGISLATURA PER IL QUALE SEMBRA CHE CASINI NON SIA D’ACCORDO E CHE PERA NON VUOLE FORZATURE COME INVECE RIPORTA QUESTO ARTICOLO PRESO DAL QUOTIDIANO IL TEMPO, VICINO ALLA DESTRA.
ANCHE SECONDO QUESTO GIORNALE C’È STATO UNO SCONTRO GRAVE INVECE TRA BERLUSCONI E CIAMPI CHE IL CAVALIERE NON VUOLE CHE VENGA TROPPO DIVULGATO PER TIMORE DI PERDERE ULTERIORI CONSENSI. INFATTI IN RADIO ED IN TV NON VIENE DETTO! POSSIAMO CONSTATARE CHE ANCHE A DESTRA VI SONO GIORNALISTI E GIORNALI CHE NON SI “PIEGANO” AI DICTAT DEL CAPO DEL GOVERNO COME I DIRETTORI DELLE TESTATE RADIOTV.
BUONA NOTIZIA PER LA LIBERTÀ D’INFORMAZIONE (SOLO SULLA CARTA STAMPATA PERÒ)
Raffaele
DAL IL TEMPO
Il premier da Ciampi, è muro contro muro
lunedì 23 gennaio 2006
È MURO contro muro. L’incontro tra il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi e il presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi c’è stato, come avevamo anticipato ieri. Ma non si è concluso nel migliore dei modi. E che le cose tra Quirinale e Palazzo Chigi non stessero procedendo nel migliore dei modi lo si è già capito dalla durata dell’incontro (a cui hanno assistito anche il ministro dell’Interno Beppe Pisanu e dei Rapporti con il Parlamento Carlo Giovanardi e il sottosegretario alla Presidenza del consiglio, Gianni Letta): quasi due ore. I punti di dissidio sono vari.
Anzitutto il principale: le tappe di avvicinamento al voto. Ciampi vuole decretare lo scioglimento delle Camere il 29 gennaio, come da accordo già raggiunto a dicembre. Berlusconi invece vuole uno slittamento per concludere alcune leggi e riforme che sono ancora sul tappeto.
Dalla legge Pecorella all’inappellabilità, appena rispedita in Parlamento proprio da Ciampi, al decreto sulla Pubblica amministrazione (che tra l’altro prevede anche una serie di assunzioni) passando per il provvedimento milleproroghe che contiene di tutto e di più, in particolare il rinvio di alcune scadenze.
La richiesta fatta da Berlusconi a Ciampi è di sciogliere le Camere (potere esclusivo del presidente della Repubblica) e indire i comizi elettorali (questo secondo passaggio avviene con un decreto del Viminale controfirmato da Ciampi) il 12 febbraio.
Il Capo dello stato avrebbe mostrato tutta la sua contrarietà: quella data, così lontana con un rinvio rispetto alla prima data concordata di due settimane, gli è parso davvero troppo. E il suo no è stato netto e secco. Il premier dal canto suo avrebbe proposto una soluzione in due tempi: scioglimento il 29 e indizione dei comizi il 12. Altro no.
La tensione ha cominciato a salire. E Ciampi avrebbe minacciato una sorta di richiamo pubblico in caso di forzatura da parte del governo.
A questo punto, stando alle indiscrezioni, sembra che Ciampi abbia fatto rilevare che i presidenti di Camera e Senato sono per il 29 e nei prossimi giorni manifesteranno la loro contrarietà: insomma, Berlusconi sarebbe il solo a chiedere lo slittamento.
La fretta a chiudere è in particolare di Casini. Oggi il suo partito approverà il simbolo con il suo nome e dunque il presidente della Camera è di fatto in campagna elettorale. E vuole liberarsi dai vincoli che gli impone il ruolo istituzionale. Anche Pera non vuole forzature.
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DA REPUBBLICA
Berlusconi: "Nessuno scontro con Ciampi"
E insiste sulle due settimane in più "E' assolutamente ragionevole consegnare al Parlamento il tempo per portare a termine il lavoro. Attendiamo fiduciosi"
ROMA - Il presidente del Consiglio Berlusconi smentisce stamane che sia in atto uno scontro con il presidente della Repubblica Ciampi sulla data dello scioglimento delle Camere. "Non c'è stato nessuno scontro con Ciampi - ha detto il premier intervenendo a 'Radio 24', nella trasmissione Viva Voce condotta da Giancarlo Santalmassi…CONTINUA
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