giovedì, novembre 30, 2006

LA FINANZIARIA E LE FINTE BANDIERE DELLA UDC

FRA TUTTI GLI INGANNI POSSIBILI, QUESTA DELLE “BANDIERE FINTE” È UNA NOVITÀ ASSOLUTA ED INQUIETANTE.

IL CORRIERE DELLA SERA "RIVELA" NELL'ARTICOLO SOTTO RIPORTATO E CON GRANDE RICCHEZZA DI DETTAGLI, CHE FORZA ITALIA HA ORDINATO 1.500 BANDIERE DELLA UDC PER LA MANIFESTAZIONE CONTRO LA FINANZIARIA PREVISTA SABATO 2 DICEMBRE A CUI PERÒ LA UDC MEDESIMA NON PARTECIPA!

FORZA ITALIA NATURALMENTE "SMENTISCE" MA IN MODO MOLTO "AMBIGUO" PERCHÈ PREVEDE LA PARTECIPAZIONE DI SINGOLE ADESIONI DI MILITANTI DELLA UDC OVVIAMENTE CON LE "LORO" BANDIERE!

I DIRIGENTI DELLA UDC SONO FURIOSI E PRETENDONO "SCUSE" CHE PERÒ NON ARRIVONO. UN MALCOSTUME POLITICO CHE SI STA CONSUMANDO AI DANNI DELL'ALLEATO REO DI NON ADERIRE ALLA MANIFESTAZIONE VOLUTA DA FI.

SULL'UNITÀ SI EVIDENZIA CHE "L'OPPOSIZIONE METTE IN PIAZZA LE SUE DIVISIONI", CHE "GIOCANO A "RUBA BANDIERA" E CHE IN MERITO ALLA PROTESTA IL CENTRODESTRA CAVALCA IL "DISSENSO" E LE "OPPOSIZIONI SOCIALI" MA NON FANNO PROPOSTE SU UNA FINANZIARIA ALTERNATIVA, SE NE GUARDANO BENE, SI LIMITANO SOLO A DIRE CHE CI SONO "TROPPE TASSE" E "POCHI TAGLI". NOTATE BENE, LO FANNO CON UNA CERTA INSISTENZA.

IN QUESTO MOMENTO NON CONVIENE LORO DIRE CHE LA LORO LEGGE FINANZIARIA SAREBBE STATA DI "MENO TASSE" PER I RICCHI E DI TAGLI SULLA SANITÀ, PENSIONI E PUBBLICO IMPIEGO PER TUTTI GLI ALTRI (CUI INVECE ADESSO SI VUOLE "SFRUTTARNE" IL CONSENSO).
Raffaele B.


NEWS.YAHOO
Corteo Cdl, Fi ordina 'finte' bandiere Udc. Cesa: ''Si vergognino''
ADN Kronos - Gio 30 Nov, 14:53
Roma, 30 nov . - (Adnkronos/Ign) - ''Mi aspettavo una telefonata di smentita, di scuse. Non ha chiamato nessuno, si vergognino''. Così il segretario dell'Udc Lorenzo Cesa commenta la notizia di 1.500 bandiere dell'Udc ordinate dallo stato maggiore di Forza Italia per la manifestazione della Cdl contro la Finanziaria in programma sabato. Secondo il segretario centrista siamo di fronte ''ad un gravissimo inquinamento politico''. ''Sono indignato'', scandisce Cesa.
Rincara la dose il portavoce dell'Udc, Michele Vietti. "Ci aspettavamo smentite serie e tempestive, altrimenti dovremmo constatare che ci troviamo di fronte ad un vero e proprio atto di pirateria politica. Anziché essere uniti nella lotta contro Prodi, si gioca a fare lo sgambetto agli alleati".
Secondo il deputato centrista Maurizio Ronconi ''l'iniziativa di stampare surrettiziamente le bandiere dell'Udc se non fosse ridicola assumerebbe il senso di un grave sgarbo politico verso un partito alleato. Taroccare i simboli di altri rappresenta sempre una trovata almeno sgradevole e che comunque dimostra quanto preziosa e necessaria viene considerata la presenza dell'Udc nel centrodestra''.
Ma Forza Italia smentisce l'acquisto dei vessilli. ''Non abbiamo mai ordinato bandiere dell'Udc'', dice Aldo Brancher a nome del comitato organizzatore della manifestazione del 2 dicembre. Anche se, prima da Cicchitto poi dallo stesso Brancher, è stato fatto notare che non sono da escludere singole adesioni di militanti Udc al corteo. "Ho ricevuto segnalazioni -ha detto Brancher - di pullman dell'Udc che verranno a Roma. Credo che la miglior verifica potrà essere fatta dai giornalisti andando a verificare chi sara' bordo di questi pullman e chi sfilera' sotto le bandiere dell'Udc''.
Da parte sua il vicecoordinatore di Forza Italia, Fabrizio Cicchitto sottolinea che ''non possono esistere equivoci in materia. Né il Comitato per la manifestazione né Forza Italia hanno commissionato l'acquisto di alcune bandiere dell'Udc per cui si sta creando un caso sul nulla. Abbiamo fin dall'inizio affermato che non volevamo aprire o sviluppare polemiche con l'Udc. Questa è stata e rimane la nostra linea in questa vicenda''.
(Adnkronos)


UNITA
Fi ordina bandiere Udc per il corteo. Cesa: offensivo
Pubblicato il: 30.11.06
I centristi, forse, non aspettavano altro. L’occasione per ribadire che la manifestazione della Cdl sabato a Roma è sì contro il governo, ma soprattutto contro di loro. La dimostrazione è arrivata nel modo più sfacciato. Perché ordinare 1500 bandiere dell´Udc da portare in piazza nonostante la mancata adesione alla protesta del partito di Casini, è davvero troppo. «È un fatto che riteniamo offensivo, l'Udc non è in vendita», denuncia senza mezzi termini il segretario Lorenzo Cesa, dopo ave letto sul Corriere della Sera che l’ordine è partito direttamente da Forza Italia. Le parole sono pesantissime, insieme alla richiesta di scuse immediate, pubbliche e chiare quanto le accuse: «È un tentativo di inquinamento della vita democratica del Paese, un fatto di una gravità totale»…
CONTINUA
…«L'opposizione mette in piazza le sue divisioni», commenta Antonello Soro della Margherita. «L'opposizione gioca a ruba bandiera» ironizza il capogruppo Idv alla Camera, Massimo Donadi. Quanto al merito della protesta, «il centrodestra cerca legittimamente di cavalcare i dissensi e le opposizioni sociali. Sarebbe apprezzabile se contemporaneamente offrissero proposte costruttive per migliorare la qualità della manovra, nel rispetto dei saldi». Anche per Franco Giordano, segretario di Rifondazione Comunista, «sarebbe bene che le destre potessero dire qual è la loro legge finanziaria». Perché «la loro legge finanziaria sarebbe stata quella di tagliare le pensioni, la sanità e il pubblico impiego. E questo è bene che lo si sappia».


CORRIERE DELLA SERA
Il caso Fi ordina anche 1.500 bandiere dell'Udc
30 novembre 2006
Il titolare dell'azienda: me le hanno richieste loro. Ma i centristi non parteciperanno a quel corteo
I pacchi stanno arrivando al primo piano di via Uffici del Vicario 49, sede del Comitato contro il governo delle tasse. Dentro, tutto il materiale che ci si può attendere in questi casi: gagliardetti stampati e ricamati, pettorine, magliette evocative («Forza Silvio, leone della libertà»), striscioni e «oggetti utili e di qualità», secondo la rispettosa definizione data dal sito del Comitato. Naturalmente, nel kit del buon manifestante per la libertà non possono mancare bandiere, labari e pavesi. Alcune con il logo «Scendo in piazza» e la scritta «Contro il governo delle tasse». In altre si riconoscono i vessilli ondulati e tricolori di Forza Italia, ordinati per salutare degnamente il ritorno in campo del premier. Ma uno dei pacchi prenatalizi, inviato con il corriere Bartolini, contiene la sorpresa: dentro ci sono ben 1.500 bandiere sulle quali campeggia un simbolo antico e moderno: lo scudo crociato. Al centro del logo, l'immortale scritta «Libertas». Bandiere, insomma, dell'Udc. Ma che ci fanno 1.500 bandiere dell'Udc, nella sede di un Comitato che organizza una manifestazione alla quale l'Udc non aderisce e che non sono state ordinate dall'Udc?
Già, che ci fanno? Perché una cosa è sicura: al partito di Casini questa manifestazione non piace proprio e l'ha detto in tutti i modi. Tanto che lo stato maggiore ha invitato i suoi militanti al completo a confluire, il 2 dicembre, nel Palasport di Palermo, con un gesto plateale di dissociazione. Perché, come dice il segretario dell'Udc Lorenzo Cesa, «la nostra opposizione è seria e si fa in Parlamento». E se è pur vero che «il premier sparge veleni», è anche vero che «questa manifestazione non servirà a niente». Eppure, devono aver pensato nel comitato organizzatore, ci sarà pure qualche elettore sperduto dell'Udc che, magari perché in disaccordo con la linea del partito, o perché rimasto inopinatamente a Roma, finirà per ingrossare la folla dei manifestanti. E allora non lo si può lasciare solo soletto, senza bandiere e gagliardetti del suo amato partito. E visto che non ci pensano da via dei Due Macelli, qualcuno ci si dovrà pur occupare di questi elettori dispersi per le vie della Capitale...
CONTINUA

G8 DI GENOVA – PLACANICA RITRATTA

DICHIARAZIONI CLAMOROSE DELL’EX CARABINIERE MARIO PLACANICA A DISTANZA DI ANNI DAI FATTI INQUIETANTI DI GENOVA PERCHÉ AVREBBE TROVATO SOLO ORA LA SICUREZZA E IL CORAGGIO NECESSARI PER FARLO.

DICHIARA, CONTRARIAMENTE A QUANTO FINORA NOTO CHE EGLI NON HA POTUTO UCCIDERE CARLO GIULIANI IN QUANTO AVREBBE SPARATO I DUE COLPI IN ALTO.

INSOMMA PLACANICA SAREBBE STATO IL “CAPRO ESPIATORIO” DI QUESTA VICENDA PROBABILMENTE PER COPRIRE QUALCUN ALTRO A SUA INSAPUTA. È SUA L’ESPRESSIONE DI “ESSERSI TROVATO IN UN INGRANAGGIO PIÙ GRANDE DI LUI”.

PLACANICA HA DECISO DI “PARLARE” E DIRE TUTTO QUELLO CHE SA. HA PARLATO ANCHE A RAI3 PRIMO PIANO CON IL PADRE DI CARLO QUESTA SERA ALLE 23,30.

NON RESTA CHE RIAPRIRE DUNQUE IL CASO E PROCEDERE CON LA ISTITUZIONE DELLA COMMISSIONE D’INCHIESTA PERCHÉ SI FACCIA PIENA LUCE E SI RISTABILISCA LA VERITÀ DEI FATTI E CON ESSE LE VERE RESPONSABILITÀ PER TROPPO TEMPO DISATTESE E SOTTOVALUTATE.
Raffaele B.


CORRIERE DELLA SERA
Sparai in aria e non contro Giuliani
29 novembre 2006

L' ex carabiniere accusato e poi prosciolto per la morte di Carlo Giuliani, avvenuta il 20 luglio del 2001 durante il G8 a Genova.
CATANZARO - «Continuavano con il lancio di oggetti, io ho gridato che avrei sparato. Poi ho sparato in aria. Due colpi, tutti e due in aria». È quanto racconta in una lunga intervista (due pagine) al quotidiano Calabria Ora, Mario Placanica, l' ex carabiniere accusato e poi prosciolto per la morte di Carlo Giuliani, avvenuta il 20 luglio del 2001 durante il G8 a Genova.

Placanica ricostruisce il suo arrivo a Genova ed il rapporto con i suoi superiori che «gridavano sempre. Ci dicevano di stare attenti, ci raccontavano che ci avrebbero tirato le sacche di sangue infetto. Ci dicevano di attacchi terroristici. La sensazione era come se dovessimo andare in guerra». Sui fatti di Piazza Alimonda, l'ex carabiniere aggiunge: «Ci hanno lasciati soli, ci hanno abbandonato. Potevano intervenire perchè c'erano i carabinieri e anche gli agenti della polizia. Potevano fare una carica per disperdere i manifestanti e invece non hanno fatto niente. Quel momento è durato una vita».

Al rientro di Placanica in caserma, i colleghi «mi chiamavano - racconta - il killer. Hanno fatto una festa, mi hanno regalato un basco del Tuscania, "benvenuto tra gli assassini", mi hanno detto. Si, erano contenti. Dicevano: "Morte sua vita mia", cantavano canzoni. Hanno fatto una canzone anche su Carlo Giuliani. Io ero assente, non volevo stare con nessuno, mi sentivo troppo male». L'ex carabiniere illustra anche la vicenda relativa al congedo dall'Arma e dice di essere «un capro espiatorio usato per coprire qualcuno. Le porte sono chiuse per Placanica. Però se vengo congedato per problemi psichici chi mi crede».

A distanza di cinque anni dalla morte di Carlo Giuliani, Placanica ritiene di essersi trovato in «un ingranaggio più grande di me. Ero nel posto sbagliato, non si potevano mandare ragazzi inesperti e armati in quella situazione. Secondo me sul G8 non è stata detta tutta la verità. Ci sono troppe cose che non sono chiare, come ad esempio: perchè alcuni militari hanno "lavorato" sul corpo di Giuliani? Perchè gli hanno fracassato la testa con una pietra? Ritengo che cremare il corpo di Giuliani sia stato un errore, forse si sarebbe potuto scoprire di più. Sono alla ricerca della verità. Come fanno a dire che l'ho sparato in faccia. Non è vero. È impossibile. Non potevo colpire Giuliani. Ho sparato sopra la ruota di scorta del Defender». Oggi sul Quotidiano della Calabria si riferisce, inoltre, che questa «nuova verità» di Placanica sarebbe circolata ieri «negli ambienti del Viminale» e si parla di un «colloquio confidenziale» dello stesso Placanica.

Le sue parole non sono passate sotto silenzio. «Le rivelazioni dell'ex carabiniere Placanica rivelano un inquietante tessuto di menzogne da parte delle forze dell'ordine nei confronti dell'omicidio di Carlo Giuliani al G8 di Genova - ha dichiarato Giovanni Russo Spena, capogruppo del Prc al Senato -. serve una commissione parlamentare d'inchiesta sul G8, sempre più indispensabile, concordata nel programma dell'Unione. Finora ci sono state delle resistenze ad istituirla. Devono immediatamente cessare». Sulla commissione d'inchiesta si sono dette d'accordo diverse forze del centrosinistra, la proposta solleva però perplessità nella Cdl. Per il capogruppo di An alla Camera, Ignazio La Russa, «si trasformerebbe in un tentativo di mettere sotto accusa le forze dell’ordine, secondo una vecchia abitudine». Lo stesso Placanica ha però commentato positivamente: «Ben venga, sarebbe l' occasione per fare luce su quello che è accaduto quel giorno».

mercoledì, novembre 29, 2006

ELEZIONI 2006 – DEAGLIO INDAGATO. DUE PESI E DUE MISURE

PRENDIAMO ATTO CHE IL MECCANISMO DI PROCEDURA ELETTORALE NON È MANIPOLABILE IN MANIERA DIGITALE PERCHÈ È LA CASSAZIONE A PROCLAMARE IL RISULTATO DELLE ELEZIONI SOLO TRAMITE CARTACEO. I DATI DEL VIMINALE SONO SOLO UFFICIOSI E NON FANNO TESTO. QUI SERVIVA FORSE PIÙ PROFESSIONALITÀ COME DICE IL MINISTRO AMATO.
RESTANO PERÒ PUR SEMPRE INTERROGATIVI A CUI FINORA NON È STATA DATA ALCUNA RISPOSTA.
POI PERCHÉ INDAGATO PER NOTIZIE FALSE E TENDENZIOSE?
IL GIORNALISTA, ANCHE SE INGENUAMENTE, HA SOLO POSTO ALLA OPINIONE PUBBLICA UNA SERIE DI INTERROGATIVI E FATTO UNA CONGETTURA SULLA BASE DI EVENTI ACCADUTI QUELLA SERA A SUO GIUDIZIO “INSPIEGABILI”.
HA QUINDI SOLLECITATO UNA VERIFICA DELLE SCHEDE BIANCHE E NULLE PER FUGARE OGNI DUBBIO. TUTTO QUESTO RIENTRA NELLA LIBERTÀ DI ESPRESSIONE E DI STAMPA E NON PUÒ CONFIGURARSI COME UNA NOTIZIA FALSA, MA SOLO DUBBI LEGITTIMI.
SE COSI NON FOSSE ALLORA PERCHÉ NON SI PROCEDE ANCHE CONTRO BERLUSCONI CHE DA QUELLA LUNGA NOTTE NON HA FATTO ALTRO CHE PARLARE DI “BROGLI” CON GRANDE RISALTO DI TUTTA LA STAMPA NAZIONALE ED ESTERA. DALL’OSPEDALE DOVE ERA RICOVERATO AVREBBE DICHIARATO CHE VI SONO 150MILA SCHEDE DI DIFFERENZA FRA VOTI E VOTANTI. SIAMO DI FRONTE AD UN CLASSICO CASO DI DUE PESI E DUE MISURE. COMUNQUE GLI AUTORI DEL FILM (NON È STATO RITIRATO), PROMETTONO DI CONTINUARE L’INCHIESTA.
Raffaele B.


DIARIO
L’inchiesta continua
di Diario
Martedì 28 novembre i pm Salvatore Vitello e Francesca Loy, sostituti procuratori di Roma hanno interrogato Beppe Cremagnani ed Enrico Deaglio, autori del film dvd Uccidete la democrazia! Memorandum sulle elezioni di aprile, oggetto di un’indagine su cui è stato aperto un fascicolo dal titolo atti relativi a...".
Nei giorni precedenti i due titolari dell’inchiesta avevano comunicato alla stampa di voler richiedere il conteggio delle schede bianche (il loro crollo, omogeneo in tutta Italia, è uno degli argomenti centrali del film). Sabato 25 novembre il presidente aggiunto della corte di Cassazione, Vincenzo Carbone, aveva diramato un comunicato in cui spiegava che la suprema corte non conta le schede bianche, che non conosce i dati seggio per seggio e che si limita a contare e controllare i voti validi forniti dalle corti d’appello su estratti di verbali aggregati al livello degli uffici circoscrizionali.
La procura di Roma faceva sapere quindi di aver rinunciato alla riconta delle schede bianche. Lunedì 27 novembre i due pubblici ministeri avevano ascoltato il prefetto Adriana Fabbretti, capo dei Servizi elettorali del Viminale, e avevano accolto la sua tesi che sostiene che la comunicazione dei dati elettorali da parte del Viminale nella «notte delle elezioni» sia un atto puramente «divulgativo» e senza valore legale e che la proclamazione dei dati ufficiali delle elezioni (voti ottenuti dalle singole liste) spetta solo e soltanto alla corte di Cassazione.
Martedì 28 novembre Beppe Cremagnani ed Enrico Deaglio entrati nell’ufficio della dottoressa Loy hanno visto cambiare la loro posizione dopo circa un’ora di deposizione ciascuno: è stato detto loro che da persone informate sui fatti sono ora indagati per il reato 656 del codice penale, che sanziona con l’arresto fino a tre mesi o con l’ammenda di 309 euro chi diffonde «notizie false, esagerate, tendenziose e atte a turbare l’ordine pubblico».
Alla domanda se il film sarebbe stato sequestrato, la risposta dei pubblici ministeri è stata «no».
Alla domanda fatta dai neoindagati sulle motivazioni del provvedimento, il pm Salvatore Vitello ha citato la quarta pagina di copertina del dvd dove si dice tra l’altro: «Questo film parla delle elezioni politiche italiane dell’aprile 2006. Non sono state regolari. Se lo fossero state il centrosinistra avrebbe vinto con ampio margine». Avuta conferma che la frase era stata scritta da Cremagnani e Deaglio, ha provveduto a indiziarli di reato. Richiesto di una spiegazione, il pm Salvatore Vitello ha risposto: «È ontologicamente impossibile che il risultato elettorale possa essere manipolato in maniera informatica, perché esso viene determinato dalla Cassazione che agisce unicamente su una trasmissione di dati cartacea».
Ora si aspettano le motivazioni ufficiali dell’accusa, che sono state annunciate in tempi brevi. Mentre andiamo in macchina, sono molto numerosi i commenti politici all’iniziativa della procura di Roma. Molto soddisfatti quelli che vengono dagli esponenti politici del centrodestra, alcuni indignati e molti perplessi sul fronte del centrosinistra.
Tra tutti i commenti segnaliamo quello di Silvio Berlusconi, in un messaggio telefonico ai parlamentari azzurri dall’ospedale San Raffaele di Milano dove è ricoverato dopo il malore di domenica. «Bisogna essere determinati nel chiedere il riconteggio di tutte le schede anche perché ci sono 150 mila schede che non tornano tra votanti e voti. La magistratura non poteva non dire che Deaglio ha commesso un reato».
Nella convinzione sentita che i pm di Roma abbiano agito senza alcun intento censorio (lo hanno confermato loro stessi agli indagati), gli autori del film hanno promesso che continueranno la loro inchiesta. Del resto il film non aveva la parola «fine», ma «continua». L’inchiesta dunque continua.

LASTAMPA
Amato boccia il voto elettronico
29/11/06
Il Ministro dell'Interno: «Il voto personalmente espresso è meno facile da taroccare». A Deaglio: «Serviva più professionalità»
ROMA «Abbiamo deciso di fermare la macchina del voto elettronico». Lo ha annunciato il ministro dell'Interno, Giuliano Amato, sottolineando che «il suggerimento è arrivato dagli uffici del ministero. Io ho esposto questo suggerimento al presidente del Consiglio con la mia opinione conforme alle perplessità degli uffici e il presidente del Consiglio ha consolidato questa perplessità».
Per Giuliano Amato, intervenuto questa mattina ad un convegno promosso dall'Assirm sui sondaggi e le ricerche di mercato, si tratta «del trionfo degli antenati e per uno della mia generazione fa anche piacere. Il voto personalmente espresso - ha osservato il ministro - è meno facile da taroccare». Il responsabile dell'Interno ha ricordato che «nel 2006 il voto elettronico è stato sperimentato solo come sistema di voto e non come sistema di conteggio in una parte limitata delle sezioni, in chiave di esercitazione che non ha avuto alcun rilievo ai fini delle elezioni giuridicamente valide».

FRECCIATA A DEAGLIO: SERVIVA PIÙ PROFESSIONALITA'
Giuliano Amato interviene poi sul "caso Deaglio": «Se solo fossero stati seguiti i criteri di professionalità che la Reuters applica ai propri giornalisti, l'articolo e il Dvd non sarebbero mai stati pubblicati e tutto questo sconvolgimento non ci sarebbe mai stato». Il ministro ha poi aggiunto: «Tutta la vicenda evoca un maggior bisogno di professionalità». Per Amato, «è anche singolare che la notizia criminis di un crimine commesso da altri diventi notizia criminis nei confronti di chi ha dato la notizia. Forse - conclude il ministro - se tutta la vicenda fosse stata valutata con maggiore ponderazione, si sarebbe evitato questo giro di 360 gradi».


UNITA
Brogli, Deaglio indagato per notizie false
Pubblicato il: 28.11.06
«Diffusione di notizie false, esagerate e tendenziose atte a turbare l'ordine pubblico (art. 656 codice penale)». Da accusatori ad accusati nel giro di pochi giorni: Enrico Deaglio e Beppe Cremagnani sono finiti nel registro degli indagati della Procura di Roma proprio per l´ipotesi di brogli elettorali che hanno lanciato con il dvd Uccidete la democrazia.

I pm Salvatore Vitello e Francesca Loy avevano aperto qualche giorno fa un fascicolo sui presunti brogli elettorali denunciati nel film. Ed hanno quindi chiamato in Procura, come testimoni, gli stessi autori. Martedì, al termine dell´incontro Deaglio ha annunciato di essere stato iscritto nel registro degli indagati. «Sono stato indagato sulla base del fatto che è impossibile manipolare elettronicamente i dati ufficiali» spiega Deaglio che rilancia: «Mi sembra una accusa da anni '60».

La tesi fondamentale del film-documentario è che, attraverso un software installato all'interno del sistema informatico del Viminale, si siano «trasformate» le schede bianche in preferenze a favore di Forza Italia. In particolare, nella ricostruzione fatta, si sottolinea l’esiguità delle schede nulle presenti alle ultime elezioni: rispetto alle elezioni politiche del 2001 le schede bianche nell'ultima consultazione sono calate dal 4,2% all' 1,1%, diminuendo in modo consistente in tutte le regioni, anche in quelle dove il fenomeno è tradizionalmente più diffuso, e attestandosi in tutti 20 i casi tra uno e due punti percentuale. Per il pm però il meccanismo di procedura elettorale non è manipolabile in maniera digitale perchè comunque la Cassazione proclama il risultato delle elezioni solo tramite cartaceo.

Immediate le reazioni dal mondo della politica. Nel centrosinistra si parla comunque di una vicenda inquietante e si chiede che vengano in qualche modo fugati tutti i dubbi sulla notte elettorale. «La magistratura faccia il suo corso - spiega Dorina Bianchi della Margherita - ma le domande sulla notte elettorale e sullo spoglio delle ultime elezioni politiche rimangono tutte». Le parole dell'ex ministro dell'Interno Pisanu riassumono invece la posizione del centrodestra: «Spero che tutti coloro che hanno dato credito a questa ignobile iniziativa, compresi purtroppo alcuni avversari politici, trovino il tempo e il modo di vergognarsene».

Intanto dalla Giunta per le elezioni del Senato arriva la proposta di effettuare controlli approfonditi sulle schede elettorali, a partire dalle regioni dove la differenza tra le coalizioni è stata minima. Toccherà all'ufficio di presidenza della giunta di sottoporre la proposta al più presto al plenum della giunta stessa.


ARTICOLO21
ELEZIONI: GIULIETTI-CARRA,PM SU BERLUSCONI COME PER DEAGLIO?
29/11/2006, ore 17:10
La procura di Roma si comporti con Silvio Berlusconi cosi' come con Enrico Deaglio e Beppe Cremagnani. A meno che le denunce di brogli del Cavaliere non siano ritenute ''prive di qualsiasi credibilità”. Lo affermano in una dichiarazione congiunta Beppe Giulietti e Enzo Carra, parlamentari dell'Ulivo. ''La procura di Roma ha deciso di procedere contro i giornalisti Deaglio e Cremagnani per diffusione di notizie false e tendenziose atte a turbare l'ordine pubblico.
Siamo abituati a rispettare le decisioni della magistratura e non vogliamo neppure entrare nel merito della vicenda. Ma proprio perchè prendiamo atto della decisione del magistrato - aggiungono Giulietti e Carra - restiamo in attesa di sapere se lo stesso criterio sarà applicato all'ex presidente del Consiglio che da mesi e mesi continua a denunciare complotti, brogli elettorali e di sospensione della legalità. Sicuramente si tratta di una persona quanto meno informata dei fatti. A meno che - concludono i parlamentari - le sue affermazioni non siano ritenute per tacita convenzione prive di qualsiasi credibilità”.

sabato, novembre 25, 2006

ELEZIONI 2006 - LA CDL VUOLE INVALIDARE IL VOTO

DI FRONTE ALLA DENUNCIA DI DEAGLIO SULLA PRESUNTA MANOMISSIONE DEL VOTO DI APRILE 2006 IL MONDO POLITICO SEMBRA SVEGLIARSI CON ANNUNCI E AUSPICI CHE NON VANNO SOLO NELLA DIREZIONE DI ACCERTARE LA VERITÀ SULLE ATTRIBUZIONI DELLE SCHEDE BIANCHE E NULLE COME PER I LEADERS DELLA MAGGIORANZA.

IL CENTRODESTRA INVECE VUOLE ANDARE OLTRE RICHIEDENDO LA RICONTA ANCHE DEI TANTI MILIONI DI VOTI VALIDI, NEL TENTATIVO ABBASTANZA SCOPERTO DI ALLUNGARE I TEMPI DELLA VERIFICA E NEL FRATTEMPO CREARE UN CLIMA DI INCERTEZZA CIRCA LA VALIDITÀ DELLE ELEZIONI E QUINDI DELLA LEGITTIMITÀ DEL PARLAMENTO E GOVERNO IN CARICA.

UN ESPEDIENTE PERICOLOSO PERCHÉ UNA VOLTA DELEGITTIMATI LE ISTITUZIONI SI ARRIVERÀ INEVITABILMENTE AL “CAOS” IN CUI AD AVERE LA PEGGIO SARÀ PROPRIO L’ACCERTAMENTO DELLA VERITÀ PERCHÉ NESSUNO AVRÀ PIÙ L’AUTORITÀ E/O SARÀ MESSO NELLE CONDIZIONI DI ARRIVARCI E DI ASSICURARE QUINDI ALLA GIUSTIZIA I RESPONSABILI.

LA DENUNCIA RIGUARDA SOLO LE SCHEDE BIANCHE E NULLE E QUINDI SERVE SOLO RICONTROLLARE QUESTE. PER FORTUNA I GIUDICI PROCEDONO IN QUESTO MODO COME GIUSTO CHE SIA. AUSPICHIAMO SOLO CHE SI FACCIA PRESTO.

IL TENTATIVO INVECE DI APPROFITTARE DI QUESTA SITUAZIONE PER SFASCIARE TUTTO È DESTINATO A FALLIRE.
Raffaele B.


LASTAMPA
Pm ricontano le schede bianche
E su Deaglio è scontro tra i poli

Intervista a Deaglio sul film "Uccidete la democrazia"
Sabato 25/11/06

Il presidente aggiunto della Corte di Cassazione Carbone: noi non abbiamo dati sulle schede bianche o nulle. Bertinotti: il voto legittimo. Fini e Calderoli: ricontare tutte le schede

ROMA - Alla fine, toccherà forse alla magistratura trovare il bandolo della matassa che ormai avvolge le elezioni politiche 2006 e che Enrico Deaglio e Beppe Cremagnani con il loro film-inchiesta 'Uccidete la democrazia hanno contribuito a infittire. I magistrati romani, che ieri hanno aperto un fascicolo sui presunti brogli elettorali, hanno infatti in mente di procedere ad un riconteggio delle schede bianche sulla base dei verbali di scrutinio nei seggi, per poi confrontare questi dati con quelli diffusi dal Viminale. E carta, dicono i pm, alla fine canterà.

Intanto, a prendere posizione per le istituzioni sono il presidente aggiunto della Corte di Cassazione, Vincenzo Carbone e quello della Camera, Fausto Bertinotti. «La Cassazione - fa sapere Carbone - non è a conoscenza del numero delle schede bianche o nulle, né del numero di voti validi riportati in ciascun seggio. Per quanto riguarda l'elezione del Senato della Repubblica - aggiunge Carbone - la legge non prevede alcun intervento dell'Ufficio elettorale centrale nazionale costituito presso la Corte di Cassazione».

Per Bertinotti «i risultati elettorali sono corrispondenti all'esercizio del voto da parte dei cittadini e le osservazioni fatte da diverse parti hanno incontrato un lavoro ineccepibile degli organismi che hanno controllato i risultati». Per questo, taglia corto, «la legittimità è pienamente garantita».

Silvio Sircana, portavoce di Prodi, in una intervista ha fatto sapere di aver sempre avuto «qualche interrogativo» a proposito di brogli il 10 aprile. «Il crollo delle schede bianche è sorprendente», ha precisato Sircana, sottolineando di essere «molto cauto» quando «si passa dagli interrogativi alle risposte». Detto questo, per il portavoce del premier «bisogna comunque eliminare tutti i dubbi», perché «la democrazia è un bene prezioso». Interviene anche Paolo Bonaiuti, portavoce di Berlusconi: «L'accertamento dei voti e la proclamazione spetta alle Corti d'Appello e alla Cassazione. Quelli che fornisce il ministero dell'Interno sono solo dei dati informativi, quindi tutto questo pateracchio, che è stato montato ad arte, è per me un'intelligente manovra di depistaggio rispetto alla nostra richiesta di riconteggio delle schede e ai dubbi che avevamo avanzato». Anche l'ex ministro dell'Interno, che gestì le elezioni, entra in scena. «Non mi presto ad un'operazione di propaganda per un filmetto che sarebbe passato sotto silenzio - dice infatti Beppe Pisanu - in questi casi ride bene chi ride ultimo». La denuncia di Deaglio non è credibile nemmeno per il leader del Carroccio Umberto Bossi. «I brogli elettorali - assicura - li ha fatti la sinistra». Chi parte lancia in resta è il presidente di An, Gianfranco Fini. Ricontiamo tutte le schede, è la sua richiesta, come, fa notare l'ex vicepremier, la Cdl chiede dal giorno successivo alle elezioni. E al fianco di Fini si schierano anche la Lega Nord e l'Udc, con Roberto Calderoli e Lorenzo Cesa. Nel centrosinistra Antonio di Pietro, leader dell'Italia dei Valori, chiede un «commissione parlamentare d'inchiesta» che faccia luce su questa vicenda.

giovedì, novembre 23, 2006

ELEZIONI 2006 – SCATTA L’INCHIESTA

ERA PREVEDIBILE CHE LA PROCURA APRISSE UN’INCHIESTA DOPO L’INTERVISTA A RAI3 DI DEAGLIO E LA PUBBLICAZIONE DELLA SUA DENUNCIA FILM DVD CHE SOLLEVA “INQUIETANTI INTERROGATIVI” SULLE ULTIME ELEZIONI POLITICHE.
È STRANO CHE NON L’ABBIA FATTO PRIMA, VISTO CHE SONO SETTE MESI CHE NON CI SONO ANCORA I DATI FINALI DELLE VOTAZIONI, COMPLETI DI BIANCHE E NULLE, MA SOLO I VOTI VALIDI. CI FACCIANO VEDERE I DATI DELLE SCHEDE BIANCHE E NULLE PER PROVINCIA E PER COMUNE. SOLO COSÌ SI PUÒ ARRIVARE ALLA VERITÀ. BASTA SOLO FARE IL RICONTEGGIO DI QUESTE SCHEDE, COSA ASPETTIAMO?
Raffaele B.


RAINEWS24
Elezioni. La Procura di Roma indaga sul film di Enrico Deaglio e Beppe Cremagnani. Pisanu: accuse false, lo denuncio
Roma, 23 novembre 2006

"Ovviamente collaboreremo con tutte le informazioni che possiamo fornire, ci auguriamo che l'inchiesta della magistratura sia utile per far luce sui misteri delle ultime elezioni politiche e ci auguriamo che acquisisca tutte le schede bianche, la magistratura e' più reattiva della politica". Enrico Deaglio commenta così la decisione della Procura della Repubblica di Roma di aprire un fascicolo sul film realizzato da lui e da Beppe Cremagnani "Uccidete la democrazia", nel quale si ipotizza che nelle ultime elezioni politiche le schede bianche siano state trasformate in voti favorevoli a Forza Italia attraverso un ipotetico sistema software in uso al Viminale.
"La storia della notte delle elezioni si conosce da mesi -aggiunge Deaglio- molti conoscono notizie e retroscena. La storia del crollo delle schede bianche e' nota da sei mesi ed e' curioso che nessuna forza politica, nessun politologo se ne sia interessato e si sia dovuto aspettare il lavoro di due giornalisti per evidenziare la vicenda."
La reazione di Pisanu: denuncerò Deraglio
"Sono assolutamente infondate, false e calunniose le affermazioni di un settimanale circa presunti brogli sui risultati delle ultime elezioni politiche. Per rendersene conto basterebbe una minima conoscenza delle norme che regolano le operazioni di scrutinio, di trasmissione dei dati e di proclamazione dei risultati". E' quanto dice ai giornalisti Beppe Pisanu, senatore di Fi ed ex ministro dell'Interno dopo l'apertura dell'inchiesta romana su presunti brogli elettorali annunciando una denuncia penale e civile per il direttore de "Il Diario" .
di Martino Seniga e Angelo Saso
Che cosa è successo la notte tra il 10 e l’11 aprile 2006 dalla chiusura delle urne fino alla comunicazione dei dati delle elezioni politiche più incerte nella storia della Repubblica Italiana? E’verosimile l’ipotesi di brogli elettronici, lanciata da Enrico Deraglio, direttore del settimanale Diario?
RAINEWS24 ha cercato di ricostruire quello che veramente e’ avvenuto in quelle ore, anche interrogando persone, che per compiti istituzionali o per interesse professionale o giornalistico, si sono occupati di questa questione.
Il risultato di questa inchiesta e’uno strano affresco di voci, spesso contrastanti, che disegnano uno scenario estremamente confuso ed intricato.
Nell’inchiesta la testimonianza di una coordinatrice dello scrutinio elettronico in un plesso elettorale in Puglia:
“Per quattro volte ho potuto re-immettere i dati. Senza controllo, senza nessuno che mi firmasse la conformità. Ho potuto tornare indietro nel sistema quante volte volevo. Avrei potuto inserire qualsiasi tipo di dato”.
EMANUELE SOMMA, informatico, rappresentante di lista seggio 244, Roma.
“Alla fine di tutto ho trovato nel bidone dell'immondizia fuori dal seggio tutto il software, i codici, le password per accedere al sistema di trasmissione dei dati.”
LUIGI CRESPI, sondaggista
“Non è credibile che improvvisamente le schede bianche spariscano ma soprattutto non è credibile che ritornino dopo. Quello che è successo quel giorno non è ripetibile...”
ENRICO DEAGLIO
“noi abbiamo trovato il cadavere delle schede bianche, le schede bianche si comportavano come una persona scomparsa. E' scomparsa... noi l'abbiamo trovata morta. E sul cadavere però c'erano segni di violenza, lo stato della nostra inchiesta è questo, noi sappiamo che qualcuno l'ha ammazzata, e sappiamo anche gli strumenti con cui l'ha ammazzata. Chi brandiva l'arma del delitto questo non lo sappiamo.”
DONATO BRUNO Presidente Giunta Elezioni Camera dei Deputati.
“Il signor Deaglio ha creato una bella bufala per farsi pubblicità e per vendere questa sua rivista. Facendo intendere all’opinione pubblica che il dato del Ministero degli Interni è il dato che consente a una parte o all’altra di vincere, a un soggetto o all’altro di essere o meno deputato e questo è falso”
MAURIZIO MIGLIAVACCA, Coordinatore Segreteria DS
“Non sono in grado di escludere che nel meccanismo di trasmissione dei dati reali si possa essere introdotto un software pirata. Quello che posso dire é che la giunta per le elezioni ha gli strumenti per verificare che i dati indicati dal ministero degli interni coincidano con i verbali, con le schede che sono a disposizione delle camere.”

lunedì, novembre 20, 2006

LE ELEZIONI 2006 - TRUCCO SULLE SCHEDE BIANCHE?

A DETTA DEGLI AUTORI IL FILM DVD È UN DOCUMENTARIO THRILLER DEMOCRATICO CHE PONE INTERROGATIVI INQUIETANTI SULLE ELEZIONI 2006 A CUI ANCORA OGGI NON SI HANNO RISPOSTE:

· PERCHÉ LE SCHEDE BIANCHE E NULLE NELLE ELEZIONI DI APRILE CROLLARONO PER LA PRIMA VOLTA DOPO SESSANT’ANNI?
- QUALE «MANO INVISIBILE» O «DISEGNO INTELLIGENTE» HA FATTO SÌ CHE LE SCHEDE BIANCHE IN TUTTA ITALIA, DALLE GRANDI CITTÀ AI PIÙ PICCOLI PAESI, SI FERMASSERO IMPROVVISAMENTE TUTTE TRA L’UNO E IL DUE PER CENTO, QUANDO STORICAMENTE SONO MOLTO DIVERSE?
- PERCHÉ IL MINISTRO DELL’INTERNO GIUSEPPE PISANU SI ALLONTANÒ FURTIVAMENTE DAL VIMINALE PER ANDARE A CASA DI BERLUSCONI NEI MOMENTI CRUCIALI DELLO SPOGLIO?
- PERCHÉ I TERMINALI DELLA PREFETTURA DI CASERTA SI BLOCCARONO PER TRE ORE E RIPRESERO A FUNZIONARE SOLO DOPO CHE UNA NUTRITA «DELEGAZIONE» DEI DS OCCUPÒ L’UFFICIO DEL NEONOMINATO PREFETTO?
- PERCHÉ, A DISTANZA DI SETTE MESI, NESSUNA ISTITUZIONE È IN GRADO DI COMUNICARE IL RISULTATO DEFINITIVO DELLE ELEZIONI, COSÌ COME OGNI PAESE DEMOCRATICO USA FARE?


I SOSPETTI RICADONO SU UN “SOFTWARE” UTILIZZATO FINO AD UN CERTO PUNTO (forse erroneamente ritenuto sufficiente) PER LA TRASMISSIONE DEI DATI DA UN DISCRETO NUMERO DI PREFETTURE AL MINISTERO DEGLI INTERNI (ALL’EPOCA BEPPE PISANU) E RIGUARDEREBBERO OLTRE UN MILIONE E DUECENTOMILA SCHEDE BIANCHE “TRASFORMATE“ IN VOTI PER “FORZA ITALIA”.

COME SI SA PERÒ LA CONTA FINALE DECRETÒ COMUNQUE LA VITTORIA DEL CENTROSINISTRA PER SOLI 24.000 VOTI. QUESTO PICCOLO MARGINE PERÒ, CON LA NUOVA LEGGE, HA PRODOTTO UN SOLO SENATORE IN PIÙ AL VINCENTE CHE NON LO AIUTA CERTO A GOVERNARE. DA QUI IL BROGLIO INTERROTTO E NON DEL TUTTO FALLITO!

ALTRO ELEMENTO INQUIETANTE È CHE MENTRE È COMPRENSIBILE LA REAZIONE “SDEGNATA” DEL CENTRODESTRA, NON SI COMPRENDE LA “FREDDEZZA” DEL CENTROSINISTRA CHE PURE NE È STATA LA VITTIMA.
PERCHÉ NON SI VUOLE ACCERTARE LA VERITÀ? FORSE PERCHÉ È STATO SUFFICIENTE VINCERE, OPPURE PER NON ROVINARE L’IMMAGINE DELL’ITALIA DEMOCRATICA NEL MONDO? LA VERITÀ È PIÙ IMPORTANTE ALTRIMENTI NON POTREMO MAI ESSERE PIÙ SICURI DELL’ESITO DEL NOSTRO VOTO!

SULLA “VERIDICITÀ” DEL DOCUMENTARIO C’È POCO DA ESSERE “INDIGNATI”, E MINACCIARE QUERELE, (PISANU HA DICHIARATO CHE NON LO FARÀ), BASTA EFFETTUARE LA RICONTA DEL CARTACEO E VEDERE SE COINCIDONO CON QUELLI TRASMESSI. PERCHÉ NON LO SI FA?

ALLA RICHIESTA DI “RICONTA” PIÙ VOLTE FATTA DALLO STESSO BERLUSCONI, CHE ALL’EPOCA DENUNCIÒ “BROGLI”, GUARDA CASO, SPIAZZANDO PISANU, NON SONO MAI STATE “UFFICIALIZZATE” IN SEDE DI COMMISSIONE ELETTORALE ALL’INSEGNA DE “LO CHIEDIAMO MA NON VOGLIAMO CHE SI FACCIANO”.
Raffaele B.


DIARIO
Il BuonSenso
Ecco il nostro film. Dice la verità: non scappate
Le elezioni del 9/10 aprile sono state truccate.
Guardate i numeri, osservate un re nudo e dite la vostra

di Enrico Deaglio e Beppe Cramagnani

Le elezioni del 9/10 aprile 2006 sono state truccate. Mentre le polemiche impazzano, Forza Italia annuncia querele e Beppe Pisanu scappa e minimizza, Beppe Cremagnani ed Enrico Deaglio
parlano di Uccidete la democrazia, il film che sarà in edicola con Diario da venerdì prossimo. Per saperne di più e prenotare, date un'occhiata qui. Ce n'è abbastanza per avere dei brividi.

Venerdì prossimo nelle edicole allegato a Diario ci sarà il nostro film Uccidete la democrazia! Memorandum sulle elezioni di aprile. I novanta minuti del dvd sono stati realizzati in sei mesi di riprese e montaggio dalla stessa squadra di Quando c’era Silvio (la regia di Ruben H. Oliva, la musica di Carlo Boccadoro) e si avvale, con molto piacere per noi, della partecipazione degli attori Elena Russo Arman, Alessandro Genovesi ed Elio De Capitani, autore del monologo finale. Se sarà «strepitoso», deciderete voi. Per noi lo è.
Il film racconta delle storie, il ritmo e i misteri di una notte, presenta dei numeri. Con la vanità tipica degli autori che credono di aver trovato qualcosa di molto importante, noi chiediamo che un’istituzione ci dica se quei numeri sono veri o falsi. Se sono falsi (e naturalmente non lo sono) ci cospargeremo il capo di cenere; se sono veri qualcuno ci dovrà spiegare perché sono stati occultati per sette mesi.
Le istituzioni che possono rendere pubblici questi dati sono, a nostra notizia, solo due: il ministero dell’Interno, oggi retto da Giuliano Amato, al quale spetta la responsabilità di comunicare i risultati del ministero precedente, quello di Giuseppe Pisanu; e la «giunta delle elezioni», la commissione parlamentare di garanzia che si occupa dei contenziosi che seguono alla proclamazione degli eletti nelle elezioni politiche.
Il quadro delle reazioni «preventive» al film che troverete venerdì prossimo in edicola non può non segnalare infine la simpatica freddezza con cui i politici del centrosinistra, che pure sono testimoni cruciali della notte fatale, oggi lo osservano. In effetti, il precario quadro parlamentare del governo Prodi non si presta a grandi dichiarazioni di rottura...
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REPUBBLICA
Film di Deaglio sui brogli elettorali
E' scontro, il Polo attacca la Rai
Polemica dopo la partecipazione del giornalista a "In 1/2ora"
dove ha presentato un'inchiesta sui lati oscuri del voto di aprile


ROMA - Nel mirino "una lunga intervista senza contraddittorio", "una tesi assurda e falsa", e il servizio pubblico. Questi i cardini intorno ai quali gira la polemica animata dalla partecipazione di Enrico Deaglio al programma di RaiTre In 1/2ora, condotto da Lucia Annunziata. Il giornalista ha parlato del film-inchiesta Uccidete la democrazia - realizzato con Beppe Cremagnani, regia di Ruben H. Oliva, in edicola venerdì 24 - in cui si sostiene che il voto del 9 e 10 aprile avrebbe subìto delle manomissioni attraverso una gestione poco chiara delle schede bianche.
Nel corso dell'intervista, fra l'altro, Deaglio ha chiamato direttamente in causa l'allora ministro dell'Interno, Giuseppe Pisanu: "Dovrebbe dire perché le schede bianche sono inspiegabilmente crollate da un milione e 700mila a 400mila". La Cdl contesta le tesi di "un film pieno di menzogne" e chiede un intervento urgente del Parlamento, RaiTre viene accusata di "faziosità e collateralismo". E Giuseppe Giulietti, dell'associazione Articolo 21, annuncia: "Faremo vedere il documentario a Montecitorio"...
CONTINUA

domenica, novembre 19, 2006

CANNABIS - RADDOPPIA LA QUANTITÀ CONSENTITA

CON IL DECRETO IL MINISTRO RADDOPPIA LA DOSE CONSENTITA DA 0,5 GRAMMO A 1 GRAMMO DI PRINCIPIO ATTIVO DELLA CANNABIS IN ATTESA DELLA MODIFICA DELLA LEGGE "FINI-GIOVANARDI" CHE CON QUEL BASSO VALORE DI SOGLIA, OLTRE IL QUALE C'ERA LA PRESUNZIONE DI "SPACCIO", SCATTAVA IL REATO PENALE E LA PRIGIONE.
MOLTI GIOVANI FINISCONO COSÌ IN CARCERE PER AVERE SOLAMENTE FUMATO LA CANNABIS POSSEDENDONE APPENA OLTRE IL MEZZO GRAMMO, CON BUONA PACE DEI VERI SPACCIATORI. L'INIZIATIVA È INSERITA NEL PROGRAMMA DELL´UNIONE SULLA DEPENALIZZAZIONE QUALE PARTE DI UNA PIÙ AMPIA STRATEGIA DI EDUCAZIONE E PREVENZIONE» E SENZA PREVEDERE OVVIAMENTE IL CARCERE PER I “TOSSICODIPENDENTI” CONTRARIAMENTE A QUANTO INVECE AVVIENE ORA.
CHI POTREBBE NON ESSERE D'ACCORDO? SOLO CHI È PER INCARCERARE I DROGATI, NO?
A QUESTO PROPOSITO C'È STATO UN INCREDIBILE TENTATIVO DI SFIDUCIA DA PARTE DI 51 SENATORI DELLA MARGHERITA TRA CUI PAOLA BINETTI E CASTAGNETTI COME RACCONTA LA STESSA ON. LIVIA TURCO NELL'INTERVISTA SULL'UNITÀ SOTTO RIPORTATA.
Raffaele B.


CORRIERE DELLA SERA
Raddoppia la quantità consentita di cannabis
Livia Turco: «Migliaia di giovani non devono finire in carcere o essere vittime di un procedimento penale per uno spinello»
14 novembre 2006

ROMA - Sale da 500 a 1.000 milligrammi il quantitativo massimo di cannabis espresso in principio attivo detenibile ad uso esclusivamente personale. Lo ha deciso, di concerto con il ministro della Giustizia e sentito il ministero della Solidarietà sociale, un decreto del ministro della Salute Livia Turco. «In attesa del provvedimento di riforma della legge Fini-Giovanardi, che resta nostro obiettivo modificare profondamente come previsto dal programma di Governo - precisa in una nota la responsabile della sanità italiana - ho ritenuto di intervenire per far sì che migliaia di giovani non debbano varcare le soglie del carcere o essere vittime di un procedimento penale per aver fumato uno spinello, come sta purtroppo avvenendo ora a seguito della legge del centro destra».
SANZIONI AMMINISTRATIVE - Pertanto i cittadini che saranno trovati in possesso di quantitativi di cannabis al di sotto del nuovo limite di 1.000 milligrammi, «potranno essere oggetto solo di sanzioni amministrative - si legge nella nota del ministero - senza incorrere nelle presunzione di spaccio e nei provvedimenti punitivi che, in base alla legge Fini-Giovanardi, potevano arrivare fino all'arresto e al carcere per quantitativi realisticamente ascrivibili ad un uso personale». Il nuovo valore soglia contenuto nel decreto emanato «deriva dalla moltiplicazione per 40, anzichè per 20 come previsto dalla vecchia tabella varata dal precedente Governo, della "dose media singola" che è pari a 25 milligrammi. Secondo l'attuale legge sulla droga - ricorda il ministero della Salute - per "dose media singola si intende la quantità di principio attivo per singola assunzione idonea a produrre in un soggetto tollerante e dipendente un effetto stupefacente e psicotropo»

UNITA
Livia Turco: «Cannabis, hanno cercato di sfiduciarmi»
Anna Tarquini
Pubblicato il: 18.11.06 Modificato il: 18.11.06 alle ore 10.41


«C´è una cosa che mi ha ferita: è la mancanza di fiducia. Ma insomma, pensi che un tuo ministro abbia sbagliato e che fai: non solo non mi telefoni, ma marchi la distinzione?». Livia Turco spiega: «Così hanno voluto sfiduciarmi e con la sfiducia non solo non si fa il Partito Democratico, ma non si governa».
Dice che vuole comunque pensare positivo il ministro della Salute; ai 51 senatori che ieri le hanno dichiarato guerra per il decreto sulla droga risponde «parliamone». Ma quella lettera firmata da mezza Margherita e l´avvertimento della senatrice Paola Binetti «attenzione che siamo in tanti a pensarla così» è un preciso atto politico che non può non avere risposta. Ancora ieri il vicepresidente della Camera Castagnetti seminava mine: «Il provvedimento Turco è inadeguato. Nel programma dell´Unione la depenalizzazione è solo una parte di una più ampia strategia di educazione e prevenzione». Sì certo - replica il ministro della Salute - , su tutto questo siamo d´accordo, ma siamo certi di esserlo anche sul fatto che bisogna evitare il carcere ai tossicodipendenti? Domani Livia Turco riferirà alle Camere. La spallata della Margherita è riuscita lì dove non erano riusciti altri: e cioè a mettere in discussione un atto su cui il ministro ha competenze e poteri...
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venerdì, novembre 17, 2006

ANTIMAFIA – DUE NOMINE SCONCERTANTI

CON LA NOMINA DA PARTE DEL CENTRODESTRA DI DUE PERSONAGGI GIÀ CONDANNATI PIÙ VOLTE PER “CORRUZIONE”, NELLA DELICATISSIMA COMMISSIONE ANTIMAFIA “DIMOSTRA”, AL DI LÀ DI OGNI RAGIONEVOLE DUBBIO, L’ASSOLUTA “MANCANZA DI RISPETTO DELLE ISTITUZIONI" E GRANDE “INSENSIBILITÀ” E "SFIDA" NEI CONFRONTI DI TUTTI COLORO CHE PER CONTO DELLO STATO COMBATTONO LA CRIMINALITÀ ORGANIZZATA RISCHIANDO LA VITA TUTTI I GIORNI. SI TRATTA DI PAOLO CIRINO POMICINO (DC DI ROTONDI) DUE CONDANNE E ALFREDO VITO (F.I.) CONDANNATO PER 22 EPISODI DI CORRUZIONE. NONOSTANTE CIÒ COSTORO AFFERMANO INVECE CHE HANNO GRANDE RISPETTO PER LE ISTITUZIONI. L’UNICO MODO PER “DIMOSTRARLO” PERÒ È QUELLO DI RINUNCIARE ALL’INCARICO IN FAVORE DI CHI HA LA FEDINA PENALE PULITA.
ALTRIMENTI NON C’È NESSUN RISPETTO NÉ PER LE ISTITUZIONI NE PER CHI COMBATTE LA MAFIA E/O DI CHI NE È VITTIMA.
L’ARTICOLO SU “
ILTEMPO” TENTA PERSINO UNA IMPOSSIBILE “DIFESA” DEI CORROTTI “CRITICANDO” I SOLITI DS CHE LI VOGLIONO CACCIARE...
Raffaele B.


UNITA
Cirino Pomicino e Vito in Commissione antimafia: protestano Ds e giovani
Pubblicato il: 16.11.06
Modificato il: 17.11.06 alle ore 15.09

Finora sono stati solo i Ds, Rifondazione e alcune organizzazioni giovanili a protestare, ma la nomina nella commissione antimafia di due parlamentari condannati in via definitiva per vicende di corruzione non può non creare più di una perplessità. Anche perché certo non è quel «segnale di discontinuità» chiesto da Giancarlo Caselli alla politica dal palco degli Stati Generali dell'Antimafia in corso a Roma.
La prima a protestare contro la nomina dei plurindagati è stata Gaia Tronfio, vice presidente dell'Associazione degli studenti napoletani contro la camorra. «Lascia non pochi dubbi la scelta del centrodestra di inserire anche Paolo Cirino Pomicino e Alfredo Vito nella commissione bicamerale che ha il compito di analizzare i fenomeni criminali esistenti in Italia» dice la Trunfio, commentando la nomina dei due esponenti politici, il primo della Dc di Rotondi, il secondo di Forza Italia. «Pomicino e Vito hanno detto in più occasioni di avere un grande senso delle istituzioni, ora potrebbero dimostrarlo dimettendosi per non dare adito a polemiche che danneggerebbero il lavoro della Commissione antimafia», ha aggiunto la Tronfio sottolineando che «già prima delle nomine da più parti era arrivato l'appello a non mettere nella Commissione persone che avevano avuto condanne definitive». Per la Tronfio «quella del centro destra sembra una vera e propria sfida verso tutti quelli che avevano chiesto di comporre una commissione antimafia solo ed esclusivamente con persone che non avevano precedenti penali». Si dicono «fortemente preoccupati dalla decisione assunta dal centrodestra» anche Enzo Amendola, responsabile Mezzogiorno della segreteria nazionale Ds, e senatore del Prc Raffaele Tecce. Secondo Amendola per Pomicino e Vito «sarebbe stato un atto di sensibilità non assumere l' incarico per non mandare un messaggio sbagliato alle forze impegnate in prima linea per la legalità e la trasparenza nelle istituzioni e nel Paese».
Paolo Cirino Pomicino, già democristiano, più volte ministro ha due condanne definitive: un anno e otto mesi per una tangente Enimont, e due mesi, patteggiati, per corruzione nel processo per i fonde neri dell´Eni. Alfredo Vito, conosciuto anche con il soprannome di «Mister Centomila preferenze» per la sua straordinaria capacità di attirare voti, è stato condannato a due anni di reclusione per 22 episodi di corruzione: restituì anche 5 miliardi di lire...
CONTINUA


ILTEMPO
I «soliti» Ds: cacciate Vito e Pomicino
venerdì 17 novembre 2006

«Sono condannati, via dall’Antimafia». La replica: «Le leggi contro i boss le abbiamo fatte noi» I DS vogliono cacciare dalla commissione Antimafia due deputati della Cdl. Tornano le lezioni di moralità della sinistra, questa volta contro Alfredo Vito (Forza Italia) e Paolo Cirino Pomicino (Dc). Ad attaccare - nel giorno dell’eselezione alla presidenza del rifondarolo Francesco Forgioned - ci pensa Lorenzo Diana, responsabile nazionale Lotta alle mafie della Quercia: è «sconcertante la nomina di Pomicino e Vito» nella commissione bicamerale d’inchiesta sulla criminalità organizzata. Non solo, Diana si spinge oltre e chiede ai partiti che li hanno nominati «di rivedere le loro indicazioni, prima ancora che i diretti interessati comprendano l’opportunità, per il bene del Paese, di rinunciare a tale incarico». «L’elezione di Francesco Forgione e Beppe Lumia alla presidenza e alla vicepresidenza della Commissione - osserva Diana - è senz’altro una garanzia per il buon lavoro della commissione stessa, che ha davanti a sè il delicato compito di affrontare l’aggravarsi della situazione della criminalità organizzata nel nostro Paese. Peccato che alcune forze di centrodestra non abbiano colto nè l’alto ruolo di un organismo tanto delicato, l’importanza dei messaggi che le istituzioni lanciano ai cittadini e al Paese, arrivando a nominare quali propri rappresentanti Paolo Cirino Pomicino e Alfredo Vito, due parlamentari con alle spalle condanne definitive per corruzione...
CONTINUA

UNA LEGGE CONTRO LA SCHIAVITÙ NEL LAVORO

UN DISEGNO DI LEGGE COSÌ SI SAREBBE DOVUTO FARE DA TEMPO. COLPISCE PER LA SUA SEMPLICITÀ, L’UOVO DI COLOMBO. UNA VOLTA APPROVATA, SE APPLICATA CON I NECESSARI CONTROLLI SUL TERRITORIO “RISOLVEREBBE” TRE PROBLEMI NELLO STESSO TEMPO: LA FINE DEL CAPORALATO (SCHIAVITÙ), DEL LAVORO MINORILE E DRASTICA RIDUZIONE DELL’IMMIGRAZIONE CLANDESTINA.
IL GOVERNO, CON IL DDL, VUOLE COINVOLGERE TUTTO IL PARLAMENTO SU UNA QUESTIONE CHE NON RIGUARDA CERTO LA SOLA MAGGIORANZA MA CHE ATTIENE ALLA “CULTURA CIVILE” DI TUTTO IL PAESE. CHI POTREBBE NON ESSERE D’ACCORDO E VOTARE CONTRO?
Raffaele B.


CORRIERE DELLA SERA
Approvato ddl contro sfruttamento lavoratori
Con almeno 3 lavoratori irregolari l'azienda può essere chiusa per un mese
Reclusione da 3 a 8 anni e multa di 9mila euro per ogni occupato irregolare. La pena aumenta in caso di stranieri e minori
17 novembre 2006

ROMA - Nuove norme contro il caporalato e lo sfruttamento dei lavoratori: il Consiglio dei Ministri ha dato il via libera ad un ddl che inasprisce le pene per chi sfrutta i lavoratori e stabilisce il reato di riduzione in schiavitù, prevedendo una serie di fattispecie che vanno dalla violenza alla minaccia fino all'intimidazione e al grave sfruttamento.
FERRERO - «Il ddl - ha spiegato il ministro della Solidarietà Sociale, Paolo Ferrero, durante una conferenza stampa a palazzo Chigi al termine del Consiglio dei Ministri - prevede una reclusione da 3 a 8 anni e la multa di 9 mila euro per ogni persona reclutata e occupata irregolarmente. La pena viene aumentata se ad essere sfruttati sono ragazzi minori di 16 anni oppure stranieri irregolarmente presenti sul territorio italiano. Laddove si accerti che c'è l'occupazione irregolare di almeno tre lavoratori - ha spiegato ancora Ferrero - l'impresa, salvo che non si tratti di una impresa agricola, può essere chiusa per un mese». Il provvedimento, ha continuato Ferrero, «individua il reato di induzione alla schiavitù dei lavoratori e di fronte a questo reato si interviene in modo molto netto contro gli imprenditori che esercitano il caporalato». Il fenomeno, che secondo Ferrero non è limitato alla Puglia, ma si verifica anche in altre regioni italiane, riguarda anche il comparto dell'edilizia oltre a quello dell'agricoltura. «È inaccettabile - ha sottolineato il ministro di Rifondazione - che in un paese civile ci siano forme di lavoro schiavistico».
AMATO - Secondo il ministro del'Interno, Giuliano Amato, si tratta di un «disegno di legge talmente essenziale dal punto di vista della nostra civiltà che non lo riteniamo un indirizzo politico della sola maggioranza, ma crediamo debba avere il più largo consenso possibile». «È solo un primo passo - ha continuato in conferenza stampa il ministro del lavoro, Cesare Damiano - verso la giusta direzione di una giustizia ed equità nell'impiego di lavoratori. Quello del caporalato - ha proseguito Damiano - è un fenomeno indegno, è una nuova schiavitù. E questo ddl intende colpirlo duramente. Ci auguriamo che il provvedimento - ha concluso - possa avere un iter accelerato e il più ampio sostegno da parte di tutte le forze politiche».

CELLULARI – COSTI DI RICARICA

A SEGUITO DELLA PETIZIONE SUL WEB LANCIATA DALLO STUDENTE ISCHITANO ANDREA D’ADDA (inserito nei preferiti) CHE HA RACCOLTO INASPETTATAMENTE 700.000 FIRME, È STATO POSSIBILE ATTIVARE LA COMMISIONE EUROPEA CHE A SUA VOLTA HA “COSTRETTO” L’ANTITRUST E L’AUTORITÀ ITALIANE AD OCCUPARSI DEL “COSTO DI RICARICA” PER LA SUA INIQUITÀ E PER LA SUA UNICITÀ PERCHÉ APPLICATO SOLO IN ITALIA.
PER MOLTO TEMPO, DENUNCIA LO STUDENTE, È STATO “SNOBBATO” SIA DALLE ASSOCIAZIONI DEI CONSUMATORI CHE DAI PARTITI POLITICI, IL CHE “RIVELA” FORTI PRESSIONI DELLE LOBBY DELLE COMUNICAZIONI. COSTORO ORA VOGLIONO “SALIRE” SUL CARRO DEL VINCITORE E DARSI DA FARE, IL CHE NON GUASTA.
IL BLOG DI BEPPE GRILLO, RAI TRE E RAINEWS24 SONO STATI GLI UNICI A CONTRIBUIRE ATTIVAMENTE CON ANDREA D’ADDA . NON RESTA CHE SPERARE NELLA “ABOLIZIONE” DEL BALZELLO E “COSTRINGERE” LE IMPRESE AD OPERARE IN “CONCORRENZA” EFFETTIVA NELL’INTERESSE DEL CONSUMATORE COME NEL RESTO D’EUROPA.
SI RACCOMANDA ANCHE DI PRESERVARE TUTTE LE RICARICHE PER LA POSSIBILITÀ DI RICHIEDERE IL RISARCIMENTO ATTRAVERSO “AZIONI LEGALI DI MASSA” COSIDDETTA "CLASS ACTION" (ORA POSSIBILE CON LE NUOVE LEGGI) CONTRO I GESTORI TELEFONICI.
Raffaele B.


ILMERIDIANO
Il balzello non ha più scampo. La ricarica si deve “adeguare”
Mariangela Mariani
17.11.2006 ore 12:40:00

Roma - Vince chi colleziona i tagliandi delle ricariche. Solo i più lungimiranti avranno in premio il rimborso dopo aver sconfitto i gestori della telefonia mobile, che fino ad oggi hanno vessato i cittadini con un inutile costo aggiuntivo, che andava a rimpinguare le loro casse. Il costo di ricarica non era certo una tassa come volevano far credere le compagnie telefoniche. Non ci è cascato
Andrea D’Ambra, coraggioso studente ischitano di 23 anni, il “paladino della ricarica” che da solo ha ingaggiato una battaglia contro le “grandi” della telefonia. Il giovane studente in Scienze Politiche si è rivolto alla Commissione europea che, a sua volta, ha chiamato in causa Antitrust e Autorità per le garanzie nelle comunicazioni, praticamente “costrette” ad avviare nel mese di giugno un’indagine congiunta che avrebbe dovuto concludersi già da mesi.
Dopo le indiscrezioni dei giorni scorsi è giunto ieri l’esito dell’indagine condotta dall’Autorità garante della concorrenza e del mercato e dell’Agcom, entrambe convinte che sia necessario «un intervento di rimodulazione sul contributo di ricarica dei cellulari per restituire alla concorrenza tutte le componenti di prezzo della telefonia mobile e ottenere in prospettiva rilevanti riduzioni delle tariffe». In una nota congiunta si legge che ci sono i margini per un intervento dell’Agcom – in relazione agli elevati contributi di ricarica – per garantire tutte le fasce di clientela, specie quelle economicamente più deboli. «La revisione, anche totale, del contributo fisso renderebbe più trasparente le offerte e ne aumenterebbe la comparabilità – scrivono le due Autorità -. Verrebbe inoltre eliminato quel carattere di regressività del costo di ricarica, che incide in misura maggiore sui tagli inferiori, creando effetti distorsivi per i consumatori più deboli» . Agcom ed Antitrust concordano con D’Ambra nell’affermare che il balzello è “un’anomalia italiana”.
La petizione lanciata dal giovane studente sul sito
http://www.aboliamoli.eu, dove è stato documentato ogni passaggio della battaglia partita nel mese di aprile, ha raggiunto le 700mila firme, in parte già inviate alla Commissione europea, che presto avrà tra le mani anche l’indagine. Eppure, a quanto pare, D’Ambra ha vinto la battaglia ma non la guerra, perché le Autorità hanno in parte deluso le aspettative di chi attendeva dall’oggi al domani la cancellazione della finta tassa.
«L’abolizione dei costi di ricarica arriverà a breve, secondo quanto dice l’Antitrust – assicura soddisfatto Andrea D’Ambra a “Il Meridiano” -. Gli operatori si devono adeguare, altrimenti interverrà l’Agcom. Questo accoglie tutte le nostre richieste. L’Antitrust ha fatto un’imposizione ed ora c’è anche la commissione europea che potrà dare la sua opinione in merito, quindi se gli operatori non si adeguano da soli l’Agcom lo dovrà fare per forza, non c’è via di scampo. Noi adesso chiediamo agli operatori di rimborsarci tutti i costi di ricarica sostenuti finora dagli utenti, derubati dai gestori che hanno guadagnato 1,7 miliardi di euro con questo balzello. Ho lanciato da solo una petizione che mai aveva raggiunto un risultato così notevole, senza il sostegno di partiti politici o associazioni dei consumatori, che inizialmente mi hanno ignorato, e poi dopo, quando l’iniziativa ha avuto successo mediatico, hanno cercato di salire sul carro del vincitore. Penso che ci sia di che essere soddisfatti e ora attendiamo l’abolizione concreta, ma penso che sia ormai questione di poco tempo».
L’ostinazione di un cittadino, stanco di pagare un costo inutile, ha avuto la meglio. «Nella battaglia Davide contro Golia Davide può vincere, questa ne è la dimostrazione – afferma D’Ambra -. Ci sono interessi miliardari in gioco: oggi (ieri, ndr) il titolo Telecom in borsa ha perso lo 0,7 per cento solo grazie a questo annuncio. È una grande vittoria dei cittadini, del popolo della rete e anche di Beppe Grillo che ha dato un grande sostegno alla petizione».Il contributo di ricarica, secondo Agcom e Antitrust, non ha fatto altro che «elevare il prezzo al minuto di una percentuale costante: in sostanza, a parità di prezzo al minuto, l’acquisto di ricariche di piccolo taglio comporta un incremento del prezzo complessivo anche sensibilmente superiore rispetto a quello applicato per i tagli di importo maggiore».
Il Codacons, intanto, ha sporto denuncia contro i gestori della telefonia mobile e invita la magistratura di tutta Italia ad accertare l’eventuale fattispecie di aggiotaggio nei confronti delle compagnie telefoniche, per aver messo in atto una manovra diretta a tenere elevati i prezzi. L’associazione dei consumatori, inoltre, intende avviare una serie di cause per conto di utenti che vogliono farsi restituire i soldi spesi per ricaricare il credito del proprio telefonino. «Invitiamo tutti i cittadini – ha detto il presidente Carlo Rienzi, sulla scia di D’Ambra - a conservare le ricariche o le ricevute di avvenuta ricarica, così da poter avviare azioni di massa dinanzi ai giudici di pace contro i gestori telefonici, chiedendo non solo la restituzione di quanto pagato, ma anche gli interessi maturati su tali costi. E se l’Antitrust e l’Agcom non prenderanno seri provvedimenti per cancellare i costi di ricarica - conclude Rienzi - siamo pronti a citare in giudizio i presidenti delle due autorità».
Secondo l’Associazione per la difesa e orientamento dei consumatori «il miliardo e 700 milioni calcolato dalle Autorità quale somma pagata in più dagli utenti oltre al traffico accreditato nel 2005, non è l’unica entrata percepita preventivamente dalle compagnie senza che alcun servizio sia fornito al consumatore. Il termine di durata del traffico disponibile - spiega il presidente Carlo Pileri - è un altro aspetto che meriterebbe di essere approfondito dall’indagine». L’Adoc ha calcolato che circa 800mila utenti all’anno perdono in media 7 euro di traffico a causa del termine temporale arbitrariamente imposto dal gestore.E mentre gli utenti continuano a pagare spese inutili resta una certezza: quando la “sovratassa” sarà abolita, alla prossima ricarica, bisognerà dire un “grazie” anche ad Andrea D’Ambra.

mercoledì, novembre 15, 2006

FINANZIARIA - SPESE MILITARI

GIUNGE QUESTA NOTIZIA SULLA FINANZIARIA, PERALTRO ANCORA IN DISCUSSIONE IN PARLAMENTO, CHE LE SPESE MILITARI AUMENTANO NONOSTANTE NEL PROGRAMMA DELL'UNIONE CI SIANO TRE RIFERIMENTI ALLA NECESSITÀ DI POLITICHE DI DISARMO (PAGINE 90, 91, 109).
IL SOTTOSEGRETARO GIOVANNI LORENZO FORCIERI (DS) DICE CHE SONO A FRONTE DEGLI INVESTIMENTI GIÀ PREVISTI E CHE SERVONO NÉ PIÙ E NE MENO CHE A COPRIRE IMPEGNI DI SPESA GIÀ ASSUNTI NEGLI ULTIMI ANNI E DUNQUE AD ONORARE DEI DEBITI GIÀ CONTRATTI. INOLTRE LA DIFESA CEDERÀ AL DEMANIO BENI PER CIRCA 4 MILIARDI DI EURO NEI PROSSIMI DUE ANNI. IN QUESTO MODO IL SALDO TRA ENTRATE E USCITE È IN EQUILIBRIO.
TUTTAVIA 16 SENATORI DELL'UNIONE HANNO SCRITTO A PRODI CHE L'ITALIA È AL 7^ POSTO NEL MONDO PER SPESE MILITARI CON “INGIUSTIFICATI” ACQUISTI DI ARMAMENTI E CHE SONO QUINDI CONTRARI AGLI AUMENTI.
INOLTRE BISOGNA ANCHE DIRE CHE FORSE L'INDUSTRIA DEGLI ARMAMENTI INSIEME AGLI STATI MAGGIORI COSTITUISCONO UNA LOBBY FORTISSIMA. UN DATO DI FATTO È CHE MOLTI GENERALI DI STATO MAGGIORE SONO PASSATI, IN BARBA ALLA LEGGE, AL TOP MANAGEMENT DELLA FINMECCANICA, (VEDI: VITROCISET, MARCONI, OTO MELARA, AMS) GLI STESSI CHE HANNO FIRMATO (DA GENERALI) GLI IMPEGNI DI SPESA.
INSOMMA SEMBRANO ESSERCI VALIDI MOTIVI DA AMBEDUE LE PARTI MA ANCHE GRANDI PROBLEMI. VEDREMO COME SI RISOLVERÀ ALLA FINE DELLA DISCUSSIONE IN CORSO FRA ALCUNI GIORNI.
Raffaele B.


ESPRESSONLINE
Sorpresa tra la selva dei tagli: le spese militari si impennano
14/11/2006 - 07:45

DICONO i numeri che in una Finanziaria che a tutti toglie, c'è una voce di spesa che sale. Quella militare. Cinque punti percentuali in più rispetto all'ultima legge di bilancio licenziata dal governo di centrodestra. 12 miliardi 437 milioni di euro per Esercito, Marina, Aeronautica. se è vero che il 72 per cento di questa somma andrà a coprire i "costi del personale" e dunque la spesa corrente per i salari e il mantenimento dei 193 mila uomini delle nostre forze armate (sono esclusi i costi delle missioni all'estero, per le quali è prevista un'ulteriore voce di spesa di 1 miliardo di euro).

E' altrettanto vero che, spalmati nel prossimo triennio, altri 4 miliardi e rotti di euro andranno a finanziare un "Fondo per il sostegno dell'industria nazionale ad alto contenuto tecnologico". Dove per alto contenuto tecnologico, si deve leggere "ricerca militare" e per "industria nazionale" Finmeccanica, azienda per un terzo di proprietà dello Stato, con un core business che, concentrato nel settore degli armamenti, è spinto e alimentato da un mercato domestico in cui opera in regime di sostanziale monopolio...
CONTINUA

...Sedici senatori dell'Unione hanno scritto una lettera a Prodi. Si legge: "Caro Presidente, l'Italia è al settimo posto nel mondo come spesa militare con ingiustificati acquisti di armamenti come la portaerei Cavour (quasi 1 miliardo di euro, sistema d'arma esclusi), dieci nuove fregate (3,5 miliardi di euro), 121 caccia eurofighter (oltre 6,5 miliardi di euro). Da soli rappresentano l'1 per cento del nostro Pil...
CONTINUA

...Giovanni Lorenzo Forcieri, 57 anni, diessino di La Spezia, senatore nelle ultime quattro legislature, è arrivato sei mesi fa a "Palazzo Marina" come sottosegretario alla Difesa. Dice: "Con questa Finanziaria non facciamo altro che riportare la spesa militare al livello del 2004. Prima cioè che il governo di centrodestra tagliasse di fatto la spesa militare di 2 miliardi e mezzo di euro. Per altro, a fronte degli investimenti che abbiamo previsto e che servono né più e ne meno che a coprire impegni di spesa già assunti negli ultimi anni e dunque ad onorare dei debiti già contratti, la Difesa cederà al demanio beni per circa 4 miliardi di euro nei prossimi due anni. Come si vede, dunque, il saldo tra entrate e uscite è in equilibrio. Con il vantaggio di smobilizzare risorse necessarie a portare avanti un programma di ammodernamento delle nostre forze armate. E' evidente infatti che non stiamo parlando soltanto di numeri. Se vogliamo che l'Italia possa efficacemente svolgere il ruolo internazionale che si è conquistata in questi anni, non possiamo rinunciare a investire su una forza armata efficiente e moderna"...
CONTINUA

...Ce n'è abbastanza per chiedersi se a decidere della qualità e dell'entità della nostra spesa militare siano i ministri e il parlamento. O non invece gli stati maggiori. O, ancora, se a portare per mano gli uni e gli altri non sia l'industria degli armamenti. Per dirla con le parole di un addetto del settore, "se in Italia il vero ministro della difesa sia Parisi o non l'amministratore delegato di Finmeccanica Guarguaglini". Un fatto è certo. Negli anni, i capi di Stato maggiore delle nostre tre forze armate hanno tolto l'uniforme per entrare senza soluzione di continuità nel top management delle società di Finmeccanica. Una legge dello Stato lo vieterebbe. Aggirarla è diventata una prassi. E' successo con il generale Mario Arpino (da capo di stato maggiore della Difesa alla "Vitrociset"), con l'ammiraglio Guido Venturoni (da capo di stato maggiore della Difesa alla "Marconi"), con il generale Giulio Fraticelli (da capo di stato maggiore dell'Esercito alla "Oto Melara"), con il generale Sandro Ferracuti (da capo di stato maggiore dell'Aeronautica alla Ams). Gli impegni di spesa con Finmeccanica che questa e le prossime finanziarie andranno ad onorare portano anche le loro firme. Da generali, naturalmente.

TICKET SANITARI E DISINFORMAZIONE

DIVERSI MEDIA E GIORNALI DI VARIE TENDENZE POLITICHE (IN PARTICOLARE MEDIASET) RIPORTANO NOTIZIA CHE QUESTA FINANZIARIA STIA PER AUMENTARE I TICKET SANITARI DI PRONTO SOCCORSO A CARICO DI TUTTI I CITTADINI DA 23 A 27 EURO.
LA PRECISAZIONE DELLO STESSO MINISTRO DELLA SALUTE TURCO IN QUESTO ARTICOLO RIVELA CHE IL PRELIEVO PASSA DA 100 MILIONI A 65 MILIONI PREVISTI CON UNA RIDUZIONE DEL 35%. È VERO CHE VIENE AUMENTATO IL TICKET DA 23 EURO A 27 (SEMPRE ESCLUSI TRAUMI E AVVELENAMENTI) MA È ANCHE VERO CHE DIMINUISCE QUELLO DA 41 EURO ED IN PIÙ L'ETÀ ESENTE PASSA DA 6 A 14 ANNI.
LA FINANZIARIA È IN CORSO D'OPERA E FINORA SONO STATI APPROVATI SOLO 4 ARTICOLI SU 200. RIMANGONO 4 GIORNI PER L'APPROVAZIONE CONCLUSIVA E CREDO PER QUESTO CHE SOLO ALLORA SI POTRÀ VALUTARE E GIUDICARE.
Raffaele B.


ILRESTODELCARLINO
Ticket più cari? Non è vero.
ROMA, 13 novembre 2006

Con l'emendamento alla Finanziaria votato ieri alla Camera « non si è elevato il carico del ticket sulle famiglie, ma si è drasticamente ridotto, sia intervenendo sulla quota fissa (ora unica a 27 euro), sia ampliando la fascia degli esenti a tutti i cittadini fino a 14 anni».
Lo precisa una nota del ministero della Salute a seguito delle notizie apparse oggi sulla stampa. « Prima dell'emendamento votato ieri - prosegue la nota - le quote a carico dei non esenti erano così articolate:
23 euro per le prestazioni non urgenti contrassegnate dal codice bianco,
41 euro per le prestazioni non urgenti contrassegnate dal codice verde (con l'esclusione dei traumi e degli avvelenamenti).
Con l'emendamento approvato ieri viene unificata a 27 euro la quota a carico dei non esenti, sia per i codici bianchi che per quelli verdi (sempre esclusi traumi e avvelenamenti).
Vengono inoltre esentati tutti i cittadini fino a 14 anni di età,indipendentemente dal reddito della famiglia (mentre prima erano esenti solo i bambini fino a 6 anni e con reddito familiare inferiore a 36.151,98 euro).
La prova che non ci sia stato nessun aumento con l'emendamento votato ieri, conclude il ministero, è data dal fatto che le entrate della manovra legate al ticket» passeranno dai 100 milioni di euro contemplati dal ddl finanziaria originale ai 65 milioni previsti a seguito di questo emendamento, con una diminuzione del gettito pari al 35%«.

LE FERROVIE AL COLLASSO FINANZIARIO

QUESTI DUE ARTICOLI RACCOLTI EVIDENZIANO DUE GRANDI QUESTIONI LEGATI FRA LORO:
PRIMO - VIENE COSÌ CONFERMATA L'EREDITÀ DEL GOVERNO BERLUSCONI DEL BUCO NASCOSTO E SEMPRE NEGATO DI 6 MILIARDI DI EURO SULLE FERROVIE TRA NON FINANZIAMENTI DI SPESE CORRENTI E INVESTIMENTI DA FARE.
SECONDO – SI CONTINUA CON LA GESTIONE “IRRESPONSABILE” E “SPERPERATRICE” DEL DENARO PUBBLICO. IL PRECEDENTE AMMNISTRATORE DELLE FFSS ELIO CATANIA, NOMINATO DA BERLUSCONI. ESEMPIO: COSTUI SI È DIMESSO LO SCORSO SETTEMBRE CON UNA LIQUIDAZIONE SPROPOSITATA DI 7 MILIONI EURO PURE PREVISTA DAL SUO CONTRATTO DI LAVORO.

AD UN INTERROGAZIONE DEL ON. DONATELLA PORETTI (ROSA NEL PUGNO), L’ATTUALE SOTTOSEGRETARIO MASSIMO TONONI HA DATO RISPOSTE CONSIDERATE “DISCUTIBILI” ED “INACCETTABILI”.
L’ON. BRUTTI (DS) VUOLE CHE IL GOVERNO FACCIA PIENA LUCE SUI CONTI, SULLE SCELTE MANAGERIALI E PER AVERE “TACIUTO” PER ANNI LA GRAVITÀ DELLA SITUAZIONE.
BENE CHE SI PENSI A RIFINANZIARE LE FERROVIE MA A PATTO CHE SI FACCIA PULIZIA DEI “PRIVILEGI” E DEGLI “SPERPERI” CON NUOVE NORME SE NECESSARIO, E CHE FINALMENTE SI POSSA AVERE UN SERVIZIO DEGNO DI QUESTO PAESE.
Raffaele B.


LIBERTÀONLINE
Le Ferrovie sono vicine al collasso
Gigi Furini 15 novembre 2006
MILANO - «Le ferrovie sono sull'orlo del fallimento», dice Mauro Moretti, amministratore delegato delle Fs durante un'audizione al Senato. Le parole provocano l'ennesimo terremoto politico e, in serata, risponde Romano Prodi: «Dobbiamo provvedere; è un rischio grosso. Lavoreremo anche in questa direzione. Abbiamo lasciato apposta 6 miliardi per le strutture ferroviarie». Le parole del premier vanno incontro alle richieste dei vertici delle Fs. Poi, sui modi e sui tempi si vedrà. Resta il fatto che la denuncia è pesante: «Non ci sono più risorse (gli immobili sono stati tutti venduti) e i debiti sono tanti». Che la situazione fosse grave era noto a tutti, ma Moretti che di ferrovie se ne intende, adesso cita addirittura il codice civile, all'articolo 2447: «Riduzione del capitale sociale al di sotto del limite legale».
Come dire che un'azienda privata avrebbe già portato i libri in tribunale. La relazione al Parlamento è dettagliata. Moretti parla di «eccedenze di manodopera», di zone di «non lavoro», e di clientelismo. Questo suscita reazioni politiche. La maggioranza punta il dito contro Elio Catania, il manager sostituito nel settembre scorso e che era stato messo alle Fs dal governo Berlusconi. «Che cosa ci aveva raccontato?», dicono gli esponenti del governo…
...Il segretario della Commissione, Paolo Brutti (Ds), dice che serve un piano del governo per far luce sui conti e sulle scelte manageriali. «E' singolare - spiega - che siano diminuite le manutenzioni sulle tratte e sui treni, con casi di notevoli disagi, mentre sono aumentati i costi per la manutenzione. Come è possibile?».
«La cura che era stata prevista dal governo Berlusconi per le Fs, ha messo l'azienda in enorme difficoltà, ma perchè il management per anni ha taciuto la gravità della situazione?», si domanda Brutti…
CONTINUA


VOCEDITALIA
Ferrovie Spa: liquidazione da 7ml di euro per il Presidente Catania
Massimo Benvenuti 24/10/2006 14.30.05
In un intervento, l´On. Donatella Poretti (Rosa nel Pugno) mette in risalto l’iperbolica cifra percepita come liquidazione dal Presidente delle Ferrovie Spa, Elio Catania, e si domanda “non sono uno sproposito?"
L’On. Poretti ha sottoposto il quesito, con l’Aduc (associazione di difesa dei consumatori), al Ministero dell’Economia, il quale – per bocca del sottosegretario Massimo Tononi – fa sapere che la cifra della liquidazione “è relativa sia al rapporto di amministrazione che a quello di lavoro subordinato; non è possibile fornire ulteriori dettagli in quanto una clausola di riservatezza contenuta nel contratto di lavoro, stipulato in sede di assunzione dell´incarico, ne impedisce la diffusione”.
Nella risposta si precisa anche che, per quanto riguarda gli emolumenti, "in aggiunta alla remunerazione fissa, è sempre prevista la corresponsione di una remunerazione variabile... che si attesta nel 50% della parte fissa. La quota variabile è collegata al raggiungimento di obiettivi economico-finanziari o di qualità del servizio, ricavati dagli strumenti di pianificazione strategica ed operativa dell´azienda"...
CONTINUA

lunedì, novembre 13, 2006

ISRAELE - STACCARE LA MICCIA DELLA GUERRA

IL PREMIER ISRAELIANO È ARRIVATO LADDOVE NEMMENO GLI AMERICANI OSANO E CIOÈ ALLA POSSIBILITÀ REALE DI ATTACCARE L'IRAN PER BLOCCARE IL SUO PROGRAMMA NUCLEARE.
ISRAELE INVECE AVREBBE DOVUTO TACERE SU QUESTA "SCOTTANTE" QUESTIONE PROPRIO PERCHÈ È UN PESSIMO ESEMPIO. A DIFFERENZA DELL'IRAN È L'UNICO PAESE DELL'AREA A POSSEDERE GIÀ LA BOMBA NUCLEARE DA ANNI.
L'IRAN INTENDE PROBABILMENTE DOTARSI DELLA STESSA TECNOLOGIA PER EQUIPARARSI A ISRAELE E PER METTERSI AL RIPARO DA CHIUNQUE LO VOGLIA ATTACCARE MILITARMENTE. LA DICHIARAZIONE DI OLMERT QUINDI GETTA BENZINA SUL FUOCO AUMENTANDO LA "PAURA" DELL'IRAN (NON NUCLEARE) DI ESSERE “ATTACCATA” PROPRIO DA ISRAELE (GIÀ NUCLEARE).
QUESTA “IRRESPONSABILE DICHIARAZIONE” ISRAELIANA "AVVICINA" PERICOLOSAMENTE ALLA “GUERRA” CON CONSEGUENZE “IMPREVEDIBILI” ED “INIMMAGINABILI”.
L'IRAN NON È L'IRAQ, È UN PAESE IMMENSO DI OLTRE 60 MILIONI DI ABITANTI E ANCHE SE NON HA ANCORA LA BOMBA NUCLEARE HA UN APPARATO MILITARE DI TUTTO RISPETTO E POTENTE CHE POTREBBE METTERE IN DIFFICOLTÀ ISRAELE CHE CHIEDEREBBE OVVIAMENTE L'AIUTO DEGLI AMERICANI CHE A LORO VOLTA CHIEDEREBBE AIUTO A L'EUROPA A DARE MAN FORTE. NEL FRATTEMPO L'IRAN CHIEDEREBBE AIUTO A TUTTI I PAESI ARABI ED ALTRI ANTAGONISTI DELL'OCCIDENTE ETC... SCATENANDO COSÌ LA “3^ GUERRA MONDIALE” IL CUI ESITO LASCIO ALL’IMMAGINAZIONE DEL LETTORE.
INVECE IL SOLO MODO PER STACCARE LA MICCIA A QUESTA SITUAZIONE È QUELLA DI OPERARE CON LE ARMI DELLA POLITICA E DELLA DIPLOMAZIA DELL'ONU, CHE RIDIMENSIONI INNANZITUTTO LO “STRAPOTERE” DI ISRAELE E LA SUA “IMPUNITÀ”, CHE DENUCLEARIZZI L'INTERA AREA (COMPRESO ISRAELE) E CHE SI RISOLVA FINALMENTE LA QUESTIONE PALESTINESE CON DUE POPOLI E DUE STATI CONFINANTI E PACIFICI. LA “SOLUZIONE MILITARE” INVECE PORTA DRITTO AL DISASTRO MONDIALE!
Raffaele B.

LASTAMPA
Olmert accenna ad azione militare contro Iran
13/11/2006
Lo ha dichiarato il premier israeliano conversando con i giornalisti che ieri sera lo hanno accompagnato sull'aereo diretto per Washington
WASHINGTON. Il Premier israeliano, Ehud Olmert, ha accennato per la prima volta a una possibile azione militare di Tsahal contro l'Iran al fine di bloccare il programma nucleare di Teheran. «L'Iran accetterà una soluzione di compromesso sulla questione nucleare solo se avrà motivo di aver paura», ha dichiarato il premier israeliano rifiutandosi di elaborare, conversando con i giornalisti che ieri sera lo hanno accompagnato sull'aereo diretto per Washington, dove questa sera incontrerà il Presidente americano, George W. Bush, alla Casa Bianca.
Il dossier Iran, insieme all'attuazione del cessate il fuoco in Libano e alla situazione nei territori palestinesi, è uno dei temi principali dell'agenda dei colloqui fra Olmert e Bush.
In un'intervista rilasciata al Washington Post e a Newsweek prima di lasciare Gerusalemme, Olmert aveva paragonato Mahmoud Ahmadinejad ad Adolf Hitler e dichiarato che il Presidente iraniano «deve essere fermato».
«La mia posizione è chiara. Se è possibile arrivare a una soluzione di compromesso che fermi l'Iran prima che abbia varcato la soglia tecnologica che porterà il Paese ad avere capacità nucleari, io sono in favore di una tale soluzione», aveva spiegato.
«Ma non credo che l'Iran accetterà un tale compromesso se non ha una ragione molto valida per temere le conseguenze di un rifiuto. In altre parole, l'Iran deve cominciare ad avere paura», aveva aggiunto Olmert, precisando che esistono «numerose misure differenti» che possono essere adottate in questo senso, al fine cioè di far comprendere alla leadership iraniana che «se non accetta le richieste della comunità internazionale, la pagherà a caro prezzo».

sabato, novembre 11, 2006

ISRAELE – ENNESIMO VETO USA

PUNTUALE COME AVEVAMO GIÀ DETTO NEL COMMENTO PRECEDENTE, IL VETO AMERICANO È ARRIVATO A SALVARE DA UNA RISOLUZIONE DI CONDANNA PROMOSSA DAL QATAR A NOME DEI PAESI ARABI, CONTRO ISRAELE PER LA STRAGE DI BEIT HANOUN.
NON È STATO DIFFICILE PREVEDERLO VISTO I NUMEROSI PRECEDENTI. LE MOTIVAZIONI SONO SEMPRE LE STESSE: “PREVENUTA E MOTIVATA POLITICAMENTE”. NONOSTANTE FOSSE UN TESTO RIVISTO E MITIGATO INSOMMA NIENTE DI NUOVO SOTTO IL SOLE DA MOLTI LUSTRI.
NATURALMENTE L’ERRORE TECNICO DENUNCIATO È SOLO UN ESERCIZIO DI BIECO CINISMO PERCHÉ ALTRI CIVILI TRA DONNE E BAMBINI FURONO MASSACRATI NEI GIORNI PRECEDENTI, QUINDI È UN ERRORE CHE DURA DA TEMPO E CHE SI RIPETE OGNI VOLTA.
SI CONFERMA DI FATTO “L’IMPUNITÀ” ALLO STATO EBRAICO CHE GLI CONSENTE DI AGIRE, COME DA ANNI ORMAI, IN ASSOLUTA “IRRESPONSABILITÀ” TANTO CHE È DIVENTATO ESSO STESSO IL “PROBLEMA” PIÙ GRAVE NELLA CRITICA AREA MEDIORIENTALE.
Raffaele B.


ANSA
Onu: veto Usa a condanna Israele
Per attacco 8/11 a Gaza in cui sono morti 18 palestinesi
2006-11-11 19:09
(ANSA) - NEW YORK, 11 NOV - Gli Stati Uniti hanno messo il veto per bloccare una bozza di risoluzione del Consiglio di sicurezza dell'Onu di condanna a Israele.La bozza, contro l'attacco israeliano dell'8 novembre a Gaza (18 civili palestinesi morti), era stata ammorbidita dagli stati arabi, ma prevedeva una condanna di Israele e una richiesta di ritiro da Gaza, inaccettabile per gli Usa. La risoluzione era 'prevenuta contro Israele e motivata politicamente', ha detto l'ambasciatore degli Usa all'Onu Bolton.

CORRIERE DELLA SERA
Usa: no a risoluzione di condanna per Israele
11 novembre 2006
L'attacco a Gaza provocò la morte di 18 palestinesi.
Usa: no a risoluzione di condanna per Israele La decisione degli Stati Uniti impedisce al Consiglio di Sicurezza dell'Onu di approvare il testo sulla strage di Beit Hanun
WASHINGTON - Gli Stati Uniti si oppongono a una risoluzione di condanna nei confronti di Israele per la strage di Beit Hanun, avvenuta mercoledì scorso. E hanno imposto il veto nel Consiglio di Sicurezza dell'Onu, impedendo così l'approvazione del testo che spingeva per un rapido ritiro delle forze israeliane dalla zona. La strage di Gaza ha provocato la morte di 18 persone, tra le quali molti bambini. Il primo ministro israeliano Ehud Olmert ha spiegato che si è trattato di un «errore tecnico», assicurando che le forze israeliane avrebbero fatto «tutto il possibile» per evitare il ripetersi di un incidente simile. Ma per i leader palestinesi quelllo di Beit Hanun è stato un «massacro».
MOTIVAZIONI - La bozza di risoluzione prevedeva una condanna di Israele e una richiesta di ritiro delle truppe israeliane dalla striscia di Gaza che gli Usa hanno ritenuto inaccettabile. La risoluzione, promossa dal Qatar a nome dei paesi arabi, era «prevenuta contro Israele e motivata politicamente», ha detto l'ambasciatore degli Usa all'Onu, John Bolton. «Questa risoluzione - ha aggiunto - non mostra una descrizione imparziale degli eventi recenti a Gaza, né fa compiere passi avanti alla causa della pace israelo-palestinese, alla quale aspiriamo e per la quale lavoriamo intensamente».
IL TESTO BOCCIATO - Gli Stati arabi avevano chiesto inizialmente al Consiglio di adottare una risoluzione con la richiesta di cessate il fuoco immediato e l'invio di osservatori Onu sul modello dell'Unifil rafforzata nel Libano meridionale. Una nuova bozza circolata venerdì ha cancellato il riferimento al cessate il fuoco e alla forza delle Nazioni Unite. Il testo rivisto e ora bocciato chiedeva invece all'autorità palestinese di prendere misure immediate per por fine alla violenza, tra cu il lancio di razzi su territori di Israele. Tra le richieste c'era anche quella alla comunità internazionale di fare passi per stabilizzare la situazione, riavviare il processo di pace in Medio Oriente e considerare «la possibile istituzione di un meccanismo internazionale» per la protezione dei civili.

mercoledì, novembre 08, 2006

ISRAELE E IL MASSACRO DEI CIVILI

L’ENNESIMO BOMBARDAMENTO CONDOTTO DA ISRAELE A BEIT HANOUN NELLA STRISCIA DI GAZA, PROVOCANDO LA MORTE DI 18 CIVILI TRA CUI DONNE E BAMBINI, DOVEVA ESSERE LA “RISPOSTA” AGLI ATTACCHI DI RAZZI LANCIATI DA QUELLA CITTÀ.
ISRAELE SI “RAMMARICA” PER LE MORTI INNOCENTI E OFFERTO “AIUTI”. IL MINISTRO PEREZ HA ADDIRITTURA APERTO UN’INCHIESTA E ORDINATO ALL’ESERCITO DI INTERROMPERE IL BOMBARDAMENTO.
IL SOLITO CLICHÈ DI SEMPRE, TANTE “SCUSE” PER I COSIDETTI DANNI COLLATERALI E TUTTO “RICOMINCIA” COME IN PASSATO IN “DISPREZZO” ASSOLUTO DELLE REGOLE E ACCORDI INTERNAZIONALI.
ISRAELE HA IL PRIMATO DELLE VIOLAZIONI DELLE RISOLUZIONI DELL’ONU GRAZIE AI “VETI” AMERICANI.
DI CONSEGUENZA È L’UNICO TRA I PAESI “PICCOLI” AD ESSERE “IMMUNE” SOTTO IL PROFILO DI UN POSSIBILE INTERVENTO ONU.
L’IMPUNITÀ DI CUI GODE DA QUASI 60 ANNI GLI CONSENTE DI CONDURRE UNA “IMPARI GUERRA” (CARRI ARMATI, NAVI, AEREI E SOLDI...) CONTRO I “PALESTINESI” (PIETRE, FUCILI, RAZZI E POVERTÀ…) A CUI HANNO “SOTTRATTO” LA TERRA, SENZA CURARSI DEI “DANNI COLLATERALI” E/O “INCIDENTI” SEMPRE POSSIBILI.
IL PRIMO MINISTRO PALESTINESE ISMAIL HANIYEH HA CHIESTO L'IMMEDIATA CONVOCAZIONE DEL CONSIGLIO DI SICUREZZA DELLE NAZIONI UNITE E PROCLAMATO TRE GIORNI DI LUTTO NAZIONALE
LA COMUNITÀ INTERNAZIONALE DEVE INTERVENIRE IN QUESTO PERICOLOSO TEATRO DI GUERRA CON “FORTE SQUILIBRIO” MILITARE.
DA TROPPO TEMPO NON LO FA SERIAMENTE E, SE SI CONTINUA COSÌ, ASSISTEREMO PRESTO AD UN’ALTRA TERRIBILE “INTIFADA” FATTA DI “BOMBE” SUICIDE E TERRORISTICHE CHE PORTANO LA MORTE AD ALTRI CIVILI INNOCENTI IN ISRAELE COME GIÀ AVVENUTO IN PASSATO.
SOLO IL MINISTRO ITALIANO DEGLI ESTERI D’ALEMA SI È PRONUNCIATO DEFINENDO QUESTE “RITORSIONI” “INACCETTABILI” E CHIESTO UN’INIZIATIVA INTERNAZIONALE PER “SBLOCCARE” LA SITUAZIONE PALESTINESE. GLI ALTRI IN EUROPA COSA INTENDONO FARE?
Raffaele B.

REUTERS
Gaza, Israele uccide 18 civili in un attacco
mercoledì, 8 novembre 2006 12.11
BEIT HANOUN, Gaza (Reuters) - bombardamenti israeliani hanno ucciso oggi 18 civili, fra i quali donne e bambini, nella città di Beit Hanoun nella Striscia di Gaza, secondo quanto hanno riferito le autorità palestinesi e i testimoni, in uno dei più sanguinosi attacchi nel territorio costiero degli ultimi quattro anni.
"E' la scena più triste che io abbia mai visto. Abbiamo visto gambe, teste, mani sparse nelle strade", ha detto Attaf Hamad, 22 anni, a Beit Hanoun, una città nella zona settentrionale della Striscia di Gaza, base frequente dei militanti palestinesi per il lancio di missili contro Israele.
Israele dice che l'operazione è stata decisa per fermare il lancio di razzi contro lo stato di Israele da parte dei militanti.
Alcune persone sono morte nei loro letti, mentre altre sono scappate di casa invano in cerca di salvezza. Tredici membri di una famiglia sono stati uccisi. Fra le persone uccise nel bombardamento israeliano ci sono sette bambini e quattro donne, ha detto il portavoce del Ministero della Sanità palestinese, Khaled Rabi.
Il presidente palestinese Mahmoud Abbas ha descritto gli omicidi come un "orribile e orrendo massacro". Un dirigente di Hamas ha esortato i palestinesi a vendicarsi lanciando attacchi in Israele e il gruppo islamico Jihad ha promesso che condurrà attacchi kamikaze contro lo stato ebraico.
Il braccio armato di Hamas, nel condannare "il sostegno politico e finanziario" a Israele da parte di Washington, in un comunicato ha lanciato quello che sembra un appello ai palestinesi perché attacchino obiettivi statunitensi, chiedendo loro di "dare una dura lezione al nemico americano".
L'ufficio del primo ministro Ehud Olmert ha detto che lui e il ministro della Difesa Amir Peretz "esprimono rammarico per le morti di persone innocenti ... e offrono aiuti umanitari alle autorità palestinesi e cure mediche per i feriti".
Peretz ha aperto un'inchiesta sull'episodio e ha ordinato all'esercito di interrompere i bombardamenti a Gaza fino a quando l'inchiesta non sarà completata, secondo quanto riferito dal suo dicastero.
Una portavoce dell'esercito ha detto che le forze israeliane hanno bombardato la zona settentrionale di Gaza in risposta ai missili lanciati contro Israele.
I media israeliani hanno riferito che una batteria d'artiglieria ha mancato il suo obiettivo, un luogo dove venivano lanciati missili a circa un chilometro dalla città. La portavoce non ha potuto immediatamente confermare la veridicità della notizia.
L'esercito israeliano si è ritirato ieri dalla città settentrionale della Striscia dopo avere compiuto la più vasta offensiva a Gaza nell'ultimo anno.

D'ALEMA CHIEDE INIZIATIVA INTERNAZIONALE
Il ministro degli Esteri Massimo D'Alema D'Alema intanto ha chiesto un'iniziativa internazionale per sbloccare la situazione palestinese, definendo inaccettabile la scalata di violenze di oggi....CONTINUA

ANSA
D'ALEMA: SCALATA VIOLENZE INACCETTABILE
2006-11-08 11:18
ROMA - Siamo "al culmine di una scalata di violenze che io credo non sia accettabile". Questo il commento del ministro degli Esteri Massimo D'Alema al massacro questa mattina all' alba di 18 persone, tra cui donne e bambini, a Beit Hanun, nella Striscia di Gaza, da parte dei carri armati israeliani. "Spero - è stato l'auspicio di D'Alema - che queste operazioni militari cessino di fronte alla tragedia accaduta e si possa riprendere la via del rapporto negoziale tra le parti".
Il ministro degli Esteri ritiene che ''in questo momento e' fondamentale un'iniziativa internazionale per sbloccare la situazione palestinese''.''In queste ore - ha detto D'Alema - si parla di un nuovo governo palestinese per fermare la spirale della violenza. Speriamo che il governo israeliano voglia agire in questo senso. In queste ore abbiamo visto dichiarazioni contraddittorie: il ministro della Difesa Amir Peretz aveva annunciato la cessazione delle operazioni a Gaza dopo il massacro di stamani; il ministro degli Esteri Tzipi Livni ha espresso il suo rammarico, altre fonti governative israeliane hanno annunciato che invece le operazioni continuano''.