CON UN INCREDIBILE COLPO DI SCENA SI SOTTRAE AL MAGISTRATO LUIGI DE MAGISTRIS (NELLA FOTO) L'INCHIESTA "WHY NOT" CUI SONO IMPLICATI A VARIO TITOLO DIVERSI PERSONAGGI DELLA FINANZA E DELLA POLITICA DI AMBEDUE GLI SCHIERAMENTI TRA CUI CLEMENTE MASTELLA MEDESIMO E PERFINO PRODI.
CIÒ AVVIENE DOPO IL NULLA DI FATTO SULLA RICHIESTA DEL SUO TRASFERIMENTO DA PARTE DEL MINISTRO DI GIUSTIZIA CLEMENTE MASTELLA. GLI ISPETTORI DA LUI INVIATI PER VERIFICARE LA CORRETTEZZA DELLA SUA AZIONE, NON HANNO TROVATO NULLA DI RILEVANTE
QUESTA VOLTA A TOGLIERE L'INCHIESTA AL MAGISTRATO È STATO IL SUO CAPO DOLCINO CAVI CON LA SORPRENDENTE MOTIVAZIONE CHE SAREBBE "INCOMPATIBILE CONDURRE L'INDAGINE SUL MINISTRO CHE NE HA CHIESTO IL TRASFERIMENTO". UNA NORMA PREVISTA DALL'ART. 372 DEL CODICE DI PROCEDURA PENALE.
GENIALE! SE UN MINISTRO È INDAGATO SAREBBE SUFFICIENTE CHE EGLI RICHIEDA IL TRASFERIMENTO DEL GIUDICE PER FAR SCATTARE L'INCOMPATIBILITÀ A CHE TALE GIUDICE POSSA CONTINUARE L'INCHIESTA.
NEMMENO L'EX MINISTRO CASTELLI DEL PRECEDENTE GOVERNO BERLUSCONI SAREBBE POTUTO ARRIVARE A COSÌ TANTA "FURBIZIA".
LA LETTURA CHE SI PUÒ DARE A QUESTA NOTIZIA NON PUÒ CHE ESSERE UNA SOLA: “INTERFERENZA DELLA POLITICA CON LA GIUSTIZIA”.
SI È VOLUTO FERMARE UN MAGISTRATO PERCHÈ STAVA INDAGANDO SU UN GROSSO CASO DI CORRUZIONE. LE GIUSTIFICAZIONI DI LEGGE E LE PRESUNTE IRREGOLARITÀ PER FERMARLO TROVANO IL TEMPO CHE TROVANO.
ESSE SONO INCONSISTENTI ED APPAIONO COME SCUSE ASSURDE E CLAMOROSAMENTE INCREDIBILI OLTRE CHE INOPPORTUNE.
NEMMENO BERLUSCONI AVREBBE POTUTO FARE DI MEGLIO!
PERCHÈ LO SI È VOLUTO FERMARE?
FORSE CHE IL NUOVO INDAGATORE, IL PROCURATORE CAPO DOLCINO CAVI, PORTERÀ AVANTI L'INCHIESTA, A SE AVOCATA, CON LA STESSA VOLONTA E IMPEGNO DEL PRECEDENTE?
A QUESTO PUNTO, SE PERMETTETE NE DUBITO!
Raffaele B.
UNITA
Catanzaro, la Procura toglie l'inchiesta a De Magistris
Pubblicato il: 20.10.07
Incompatibile a indagare su Mastella. Luigi De Magistris costretto dalla Procura di Catanzaro a lasciare l’inchiesta Why not. È l’ennesimo colpo di scena della saga che vede coinvolti il pubblico ministero calabrese e il ministro della Giustizia. Dopo che venerdì si era avuta notizia dell’iscrizione nel registro degli indagati di Clemente Mastella, sabato mattina, il procuratore generale di Catanzaro, Dolcino Favi, ha avocato l’inchiesta al pm Luigi De Magistris. Il motivo sarebbe proprio l’incompatibilità del pm a indagare sul ministro che ne ha chiesto il trasferimento.
La richiesta in corso di trasferire De Magistris da Catanzaro avrebbe dovuto, secondo la Procura, far desistere il pm dall’iscrivere il ministro Mastella, ovvero colui che ha chiesto di mandarlo via dalla Calabria, nel registro degli indagati. Ma non è andata così, e il procuratore Favi ha sentito il bisogno di intervenire direttamente. Favi ha applicato l’articolo 372 lettera A del codice di procedura penale, secondo il quale il procuratore è obbligato a disporre l'avocazione dell’inchiesta nel momento in cui si presenti una situazione di incompatibilità con il titolare dell’inchiesta stessa. «Il giudizio terzo arriva», ha commentato Mastella, che si è detto «sereno in attesa di giudizio». «Bisogna che ognuno rispetti la legalità e i principi - ha concluso - nessuno oltrepassi la linea di demarcazione dei principi legali».
Aveva destato scalpore venerdì la notizia che nella sterminata lista degli iscritti al registro degli indagati dell’inchiesta Why Not fosse finito anche il nome di Mastella. Sì, proprio il ministro che da settimane porta avanti una dura campagna contro il pubblico ministero Luigi De Magistris, quello che sostiene l’esistenza di una sorta di "nuova tangentopoli", una vera e propria associazione a delinquere che coinvolgerebbe politici e imprenditori, non solo calabresi. Un terremoto che aveva avuto una nuova scossa con la decisione del ministro Mastella di chiedere il trasferimento del pm calabrese, per la sua «vigilanza assai inefficace» sull'iter di alcune inchieste, nonché per «comportamenti svincolati dalle norme processuali, ordinamentali e deontologiche».
Ma ad oggi, gli ispettori del ministero della Giustizia non hanno trovato nulla, e sul caso De Magistris si era alzato il polverone: in molti, dalle associazioni ai parenti delle vittime di mafia, fino al gip Clementina Forleo, sostengono che l’unica colpa di De Magistris sia quella di essere arrivato dove non doveva arrivare. Mastella, comunque, venerdì si era detto tranquillo, sereno e soprattutto estraneo ai fatti. Dalle prime indiscrezioni, pare che al centro delle accuse contro Mastella ci siano i suoi presunti rapporti con l'imprenditore Antonio Saladino, ex presidente della Compagnia delle opere della Calabria e pedina centrale dell'inchiesta Why Not, dal nome dell’agenzia interinale intestata allo stesso Saladino.
Ora, l’intervento della Procura rimette in gioco tutte le carte. Il pm De Magistris, intanto, dice di non sapere nulla dell'avocazione: «Ancora una volta - ha detto - vengono rese pubbliche a mezzo stampa notizie riservate che riguardano il mio ufficio, le mie indagini, e la mia persona. Se è vero quello che l'Ansa ha scritto, non avendo io ricevuto alcuna notifica - conclude - ci avviamo al crollo dello stato di diritto, registrandosi anche, nel mio caso, la fine dell'indipendenza e dell'autonomia dei magistrati quale potere diffuso».
CIÒ AVVIENE DOPO IL NULLA DI FATTO SULLA RICHIESTA DEL SUO TRASFERIMENTO DA PARTE DEL MINISTRO DI GIUSTIZIA CLEMENTE MASTELLA. GLI ISPETTORI DA LUI INVIATI PER VERIFICARE LA CORRETTEZZA DELLA SUA AZIONE, NON HANNO TROVATO NULLA DI RILEVANTE
QUESTA VOLTA A TOGLIERE L'INCHIESTA AL MAGISTRATO È STATO IL SUO CAPO DOLCINO CAVI CON LA SORPRENDENTE MOTIVAZIONE CHE SAREBBE "INCOMPATIBILE CONDURRE L'INDAGINE SUL MINISTRO CHE NE HA CHIESTO IL TRASFERIMENTO". UNA NORMA PREVISTA DALL'ART. 372 DEL CODICE DI PROCEDURA PENALE.
GENIALE! SE UN MINISTRO È INDAGATO SAREBBE SUFFICIENTE CHE EGLI RICHIEDA IL TRASFERIMENTO DEL GIUDICE PER FAR SCATTARE L'INCOMPATIBILITÀ A CHE TALE GIUDICE POSSA CONTINUARE L'INCHIESTA.
NEMMENO L'EX MINISTRO CASTELLI DEL PRECEDENTE GOVERNO BERLUSCONI SAREBBE POTUTO ARRIVARE A COSÌ TANTA "FURBIZIA".
LA LETTURA CHE SI PUÒ DARE A QUESTA NOTIZIA NON PUÒ CHE ESSERE UNA SOLA: “INTERFERENZA DELLA POLITICA CON LA GIUSTIZIA”.
SI È VOLUTO FERMARE UN MAGISTRATO PERCHÈ STAVA INDAGANDO SU UN GROSSO CASO DI CORRUZIONE. LE GIUSTIFICAZIONI DI LEGGE E LE PRESUNTE IRREGOLARITÀ PER FERMARLO TROVANO IL TEMPO CHE TROVANO.
ESSE SONO INCONSISTENTI ED APPAIONO COME SCUSE ASSURDE E CLAMOROSAMENTE INCREDIBILI OLTRE CHE INOPPORTUNE.
NEMMENO BERLUSCONI AVREBBE POTUTO FARE DI MEGLIO!
PERCHÈ LO SI È VOLUTO FERMARE?
FORSE CHE IL NUOVO INDAGATORE, IL PROCURATORE CAPO DOLCINO CAVI, PORTERÀ AVANTI L'INCHIESTA, A SE AVOCATA, CON LA STESSA VOLONTA E IMPEGNO DEL PRECEDENTE?
A QUESTO PUNTO, SE PERMETTETE NE DUBITO!
Raffaele B.
UNITA
Catanzaro, la Procura toglie l'inchiesta a De Magistris
Pubblicato il: 20.10.07
Incompatibile a indagare su Mastella. Luigi De Magistris costretto dalla Procura di Catanzaro a lasciare l’inchiesta Why not. È l’ennesimo colpo di scena della saga che vede coinvolti il pubblico ministero calabrese e il ministro della Giustizia. Dopo che venerdì si era avuta notizia dell’iscrizione nel registro degli indagati di Clemente Mastella, sabato mattina, il procuratore generale di Catanzaro, Dolcino Favi, ha avocato l’inchiesta al pm Luigi De Magistris. Il motivo sarebbe proprio l’incompatibilità del pm a indagare sul ministro che ne ha chiesto il trasferimento.
La richiesta in corso di trasferire De Magistris da Catanzaro avrebbe dovuto, secondo la Procura, far desistere il pm dall’iscrivere il ministro Mastella, ovvero colui che ha chiesto di mandarlo via dalla Calabria, nel registro degli indagati. Ma non è andata così, e il procuratore Favi ha sentito il bisogno di intervenire direttamente. Favi ha applicato l’articolo 372 lettera A del codice di procedura penale, secondo il quale il procuratore è obbligato a disporre l'avocazione dell’inchiesta nel momento in cui si presenti una situazione di incompatibilità con il titolare dell’inchiesta stessa. «Il giudizio terzo arriva», ha commentato Mastella, che si è detto «sereno in attesa di giudizio». «Bisogna che ognuno rispetti la legalità e i principi - ha concluso - nessuno oltrepassi la linea di demarcazione dei principi legali».
Aveva destato scalpore venerdì la notizia che nella sterminata lista degli iscritti al registro degli indagati dell’inchiesta Why Not fosse finito anche il nome di Mastella. Sì, proprio il ministro che da settimane porta avanti una dura campagna contro il pubblico ministero Luigi De Magistris, quello che sostiene l’esistenza di una sorta di "nuova tangentopoli", una vera e propria associazione a delinquere che coinvolgerebbe politici e imprenditori, non solo calabresi. Un terremoto che aveva avuto una nuova scossa con la decisione del ministro Mastella di chiedere il trasferimento del pm calabrese, per la sua «vigilanza assai inefficace» sull'iter di alcune inchieste, nonché per «comportamenti svincolati dalle norme processuali, ordinamentali e deontologiche».
Ma ad oggi, gli ispettori del ministero della Giustizia non hanno trovato nulla, e sul caso De Magistris si era alzato il polverone: in molti, dalle associazioni ai parenti delle vittime di mafia, fino al gip Clementina Forleo, sostengono che l’unica colpa di De Magistris sia quella di essere arrivato dove non doveva arrivare. Mastella, comunque, venerdì si era detto tranquillo, sereno e soprattutto estraneo ai fatti. Dalle prime indiscrezioni, pare che al centro delle accuse contro Mastella ci siano i suoi presunti rapporti con l'imprenditore Antonio Saladino, ex presidente della Compagnia delle opere della Calabria e pedina centrale dell'inchiesta Why Not, dal nome dell’agenzia interinale intestata allo stesso Saladino.
Ora, l’intervento della Procura rimette in gioco tutte le carte. Il pm De Magistris, intanto, dice di non sapere nulla dell'avocazione: «Ancora una volta - ha detto - vengono rese pubbliche a mezzo stampa notizie riservate che riguardano il mio ufficio, le mie indagini, e la mia persona. Se è vero quello che l'Ansa ha scritto, non avendo io ricevuto alcuna notifica - conclude - ci avviamo al crollo dello stato di diritto, registrandosi anche, nel mio caso, la fine dell'indipendenza e dell'autonomia dei magistrati quale potere diffuso».
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