giovedì, gennaio 17, 2008

LA LAICITÀ, IL VERO OBIETTIVO DA COLPIRE

È TIPICO DI TUTTI GLI ESTREMISMI "SCONFINARE" APPRODANDO COSÌ SUL LATO OPPOSTO DI CIÒ CHE SI VUOLE PROPORRE!

LE MANIFESTAZIONI DI OSTILITÀ CONTRO IL PAPA, DA PARTE DEI COSIDDETTI "LAICI" DELLA SAPIENZA, CIRCA UN CENTINAIO DI PERSONE FRA STUDENTI E PROFESSORI, QUINDI UNA PICCOLISSIMA MINORANZA, ERANO PER IMPEDIRE L'INTERVENTO DEL PAPA NON PER CONTESTARE IL SUO INTERVENTO. PER QUESTO MOTIVO QUEL COMPORTAMENTO NON PUÒ CONFIGURARSI "LAICO" PERCHÈ "LA LAICITÀ" È TERRENO NEUTRALE DI CONFRONTO ALLA PARI DI TUTTE LE IDEE, QUINDI È DEMOCRAZIA INNANZITUTTO. SENZA LA DEMOCRAZIA NON ESISTE LA LAICITÀ, E QUI SI SCONFINA NEL "LAICISMO" O “BIGOTTISMO LAICO”.

QUI È STATO COMMESSO ANCHE UN GRAVE ERRORE "POLITICO" DA PARTE DI QUELLA MINORANZA CHE CON QUEL GESTO HA OFFERTO UNA INASPETTATA OCCASIONE AL PAPA DI SFRUTTARLO MEDIATICAMENTE CON LA "RINUNCIA" DI ANDARE ALLA SAPIENZA SEBBENE NON CI FOSSERO IMPEDIMENTI DI SORTA, NÈ DAL PUNTO DI VISTA DEI POSSIBILI DISORDINI NÈ PER LA SUA SICUREZZA PERSONALE.

LA CONTESTAZIONE ERA MOLTO CIRCOSCRITTA E POI I SERVIZI DI SICUREZZA PREVISTI ERANO IMPONENTI. LO STESSO PAPA È ANDATO IN TURCHIA DOVE LÌ RISCHIAVA ADDIRITTURA LA VITA. PAPA WOJTLA ANDÒ INVECE ALLA SAPIENZA "AFFRONTANDO" LA CONTESTAZIONE STUDENTESCA SENZA PROBLEMI. PERCHÈ ALLORA RINUNCIARE?

LA RINUNCIA HA VALORE MEDIATICO PERCHÈ VEICOLA L'IDEA CHE L'UNIVERSITÀ DELLA SAPIENZA (LA SCIENZA) ABBIA TOLTO AL PAPA IL DIRITTO DI PAROLA ASSESTANDO UN DURO COLPO, QUESTO SI, ALLA "LAICITÀ".

QUEST'ULTIMA NON HA MAI AVUTO NULLA DA TEMERE DALLA RELIGIONE, MENTRE LA RELIGIONE HA QUALCHE PROBLEMA CON LA LAICITÀ, SPECIALMENTE NEL NOSTRO PAESE. PER QUESTO CREDO CHE ESSA SIA STATO IL VERO OBIETTIVO DA COLPIRE.

IN SINTESI I FATTI SONO QUESTI:
AL PAPA NON È STATO AFFATTO "IMPEDITO" DI ANDARE ALLA UNIVERSITÀ MA SOLO "CONTESTATO" AD ANDARCI DA UNA ESIGUA MINORANZA CHE NON RAPPRESENTA LA SAPIENZA. È STATA SOLO UNA LIBERA SCELTA DEL PAPA A "RINUNCIARE" DI ANDARCI. TUTTO QUI.
IL RESTO È TRISTEMENTE STRUMENTALE E MEDIATICO.
Raffaele B.

UNITA
Il Papa non va a La Sapienza
Grave errore contestarlo
Ferdinando Camon (scrittore contemporaneo. Insegna “Procedura penale”)
16.01.08

Il Papa ha rinunciato a parlare all’Università di Roma: troppi ostacoli, troppi nemici, troppa ostilità. Troppi errori. All’inizio era stato invitato a tenere la Lectio magistralis, che è come dire a tracciare il solco, col senso che su quel solco sarebbe passato il sapere che l’università impartisce ai suoi studenti. In un secondo momento fu spostato in coda, non avrebbe parlato alle 9,30 ma alle 11: ma questo non cambiava nulla, chiunque avesse parlato prima di lui era destinato a sparire dopo che avesse parlato lui.

Infine si stabilì che mentre lui parlava potesse svolgersi una manifestazione di dissenso dentro lo spazio universitario, dissenso che non avrebbe contestato i contenuti del suo discorso (ancora sconosciuti), ma il suo diritto di parlare, la sua persona, la sua presenza, la sua biografia. A questo punto, il Papa ha deciso di rifiutare l’invito.

E così diventa il Papa a cui non è stato permesso di parlare in una università italiana, gli è stato confezionato un invito in maniera tale che lui ha considerato più dignitoso respingerlo. Una università italiana ha chiuso la bocca al capo della Cristianità. Per quell’università, per l’università in generale, per la cultura, per la libertà di parola, ma anche per il rapporto laici-cattolici, è un naufragio. Bisognava evitarlo. Era meglio che parlasse. Era giusto che parlasse. E questo non significa (a priori) che lui avrebbe detto cose giuste: sulle cose si poteva poi discutere, come scienza e coscienza impongono. E come ogni università, formatrice della scienza e della coscienza, insegna.

Il rifiuto al Papa di parlare all’Università non è un rifiuto in nome dell’università, è contrario al principio dal quale nasce l’istituto dell’università; non è un rifiuto nel nome di Galileo, ma nel nome di coloro che costrinsero Galileo all’abiura; chi dice che rifiuta l’entrata del Papa così come la rifiuterebbe ai leader che ritiene illiberali, non oppone a quei leader illiberali l’atteggiamento della libertà, ma adotta il loro stesso sistema. Perciò il dubbio è che coloro che si oppongono oggi a che il Papa parli all’università, sarebbero stati contrari ieri a che Galileo pubblicasse le sue tesi.

Vietare che un oratore parli, e vietare che chi vuole ascoltarlo lo ascolti, è come vietare che uno scrittore scriva, e che chi vuole leggerlo lo legga. È come bruciare i libri. Hanno bruciato il libro del Papa. Dal rogo dei libri non viene nessuna civiltà, viene la fine della civiltà. Hanno osteggiato il Papa all’università ufficialmente per il suo atteggiamento verso Galileo. La frase del filosofo austriaco Paul Feyerabend (un anarchico della scienza) su Galileo («La Chiesa dell’epoca di Galileo si attenne alla ragione più che lo stesso Galileo»), Ratzinger l’ha fatta sua ipotizzando che il galileismo possa essere stato smentito dal relativismo: come se questo potesse sminuire l’errore della Chiesa.

In realtà Galileo scavalcò la razionalità dell’epoca, e non solo la Chiesa, ma l’epoca tutta ebbe difficoltà a seguirlo. Galileo aveva capito una cosa «troppo grande». Ma proprio perché la cosa era troppo grande, aver sbagliato su quella cosa fu per la Chiesa un errore troppo grande. Più che un errore di scienza, fu un errore di metodo. Perché non solo costrinse Galileo ad abiurare alle sue scoperte, ma lo costrinse a giurare di non indagare più su quella materia, e a denunciare i colleghi scienziati, di cui fosse venuto a conoscenza, che svolgevano le stesse indagini.

Non condannò una scoperta, condannò la scienza. Il risultato fu l’entrata del dubbio nel sistema cattolico. Se la Chiesa ha sbagliato con Galileo, può aver sbagliato con Darwin. Marx. Freud. Se ha sbagliato su come vanno le cose in cielo, può sbagliare su come si va in cielo. Il che vuol dire che si può essere cattolico discutendo e confliggendo con la Chiesa cattolica. Sui gay. Sull’eutanasia. Sull’aborto. Perfino sull’Inferno. C’era un vescovo che predicava la non-esistenza dell’Inferno, gli fu tolta la cattedra, fu minacciato di scomunica, ai tempi di Galileo lo avrebbero mandato al rogo, al tempo di Giovanni Paolo II è stato fatto cardinale (Hans Urs Von Balthasar). Se su Galileo la Chiesa ha commesso un errore di metodo, la cultura laica che adesso costringe il Papa a rinunciare a parlare all’università commette lo stesso errore di metodo. Se è un errore del bigottismo, questi sono i bigotti laici.
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UNITA
Sapienza e ironia
di Giulio Ferrosi (docente di letteratura italiana all’università “La Sapienza” di Roma)
Pubblicato il: 17.01.08

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