martedì, marzo 23, 2010

IL CAVALIERE E IL RIFIUTO DEL FACCIA A FACCIA

Il rifiuto di Berlusconi (leader del PDL) del faccia a faccia con Bersani (leader del PD) è rivelatore del tipo di 'democrazia' entro la quale siamo scivolati. Il cavaliere rifiuta anche quelli richiesti da Casini (UDC) e Di Pietro (IDV). In una democrazia vera qualsiasi giustificazione che denigra l'avversario al punto da valere il rifiuto è inaccettabile. Il Cavaliere, "non c'è nessuna possibilità di confronto - ha detto - con una sinistra che insulta, offende, deride, delegittima, calunnia.

Semplicemente sono tutte scuse patetiche che mascherano una gran paura di confrontarsi con chi non la pensa come lui. Perché è con chi la pensa diversamente che si fa il faccia a faccia non con chi ovviamente la pensa uguale. Il cavaliere preferisce confrontarsi o con chi 'controlla' oppure, meglio ancora, fare continui monologhi in comizi (senza domande scomode) a cui ci ha abituati da anni.


ItalianSpot
22 marzo 2010
RAINEWS24
Travaglio 'Rai per una notte' Berlusconi è alla frutta ha paura

In qualunque altro paese democratico, il leader che rifiuta il faccia a faccia farebbe 'scalpore' e deciderebbe per la fine elettorale del leader medesimo per scelta degli stessi cittadini. Da noi nemmeno questo triplice rifiuto sembra faccia 'rumore'. Cosa se ne può dedurre, se non che il nostro Paese sia ormai pericolosamente inclinato verso un sistema da repubblica delle banane (populistico) almeno per quanto riguarda i giornali e i media di cui gran parte sotto il controllo diretto ed indiretto del Cavaliere.

Ai cittadini (in fondo siamo europei, lo spero), credo che per la maggior parte di loro faccia 'scalpore' ed orienta il voto a prescindere dalla giustezza o meno delle posizioni del leader che rifiuta. Penso anche che faccia scalpore ad una buona parte dello stesso elettorato del centrodestra disorientandolo, come minimo! Vedremo se sarà così!
Raffaele B.

ADNKRONOS
Berlusconi: non sono un monarca.
Successione? Offensivo parlarne

ultimo aggiornamento: 23 marzo, ore 14:19
Roma - (Adnkronos/Ign) - Il presidente del Consiglio: "Il mio gradimento è al 62 per cento''. Sulle regionali: ''Campagna snaturata, il partito delle procure è entrato pesantemente in campo". Ronchi: ''Nessuno mette in discussione la sua leadership, ma il contributo di Fini è fondamentale''. Bersani: ''Ci sarà inversione di tendenza''. I vescovi dettano la linea per il voto.

Roma, 23 mar. (Adnkronos/Ign) - Il Popolo della libertà ''è un partito assolutamente democratico che assume ogni decisione non da parte di un monarca, che sarei io, come indicato da qualcuno. E' esattamente il contrario''. Lo ha detto il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, intervistato da Unomattina. ''All'interno del partito - ha spiegato il premier - abbiamo un forma di democrazia assoluta che abbiamo applicato in questo primo anno di lavoro''.

''C'è chi dice che il partito sia da migliorare. Tutto si può migliorare, ma io sono assolutamente contento e soddisfatto degli organi che ci siamo dati e del modo in cui hanno lavorato quest'anno'', ha aggiunto Berlusconi che oggi dalle colonne della 'Stampa' è tornato a dire di è ''offensivo'' porre il problema del futuro della leadership del Pdl ''con un leader che è in piena forma e con un indice di apprezzamento al 62 per cento''.

Sulla questione del ricambio ai vertici è intervenuto anche il ministro per le Politiche europee Andrea Ronchi, che ha precisato: "Nessuno mette in discussione la leadership di Berlusconi, ovviamente. Dico che al Pdl - ha aggiunto però - serve il contributo fondamentale di Gianfranco Fini".

A Uno mattina il premier ha parlato anche di regionali. La campagna elettorale "si è snaturata perché il partito delle procure è entrato pesantemente in campo", ha detto. "Con gli interventi della loro magistratura - ha aggiunto il premier - la sinistra ci ha impedito di svolgere una campagna elettorale di informazione nei confronti dei cittadini".

Il "partito delle procure", ha aggiunto il presidente del Consiglio, ''ha inventato un mese e mezzo fa una nuova tangentopoli e che poi ha tentato di distruggere il miracolo che abbiamo fatto a L'Aquila dopo il terremoto, che ha gettato fango su Bertolaso e sulla Protezione Civile. Quindi è intervenuto con il rigetto delle nostre liste dando la colpa a nostri delegati, e infine con un'inchiesta risibile con le intercettazioni al presidente del Consiglio ''. ''Una campagna elettorale basata sui fatti e i progetti - ha osservato Berlusconi - sarebbe stata dannosa per loro. Nel confronto ne sarebbero usciti distrutti''.

Il presidente del Consiglio ha quindi ribadito il proprio 'no' ad un faccia a faccia con il segretario del Pd Pierluigi Bersani: "non c'è nessuna possibilità di confronto - ha detto - con una sinistra che insulta, offende, deride, delegittima, calunnia". Il premier ha anche ripetuto quanto sia importante recarsi alle urne domenica e lunedì prossimi: "Occorre andare a votare perché ogni voto non dato avvantaggia la sinistra. Ho fiducia nel buonsenso degli italiani che non si riconoscono in questa sinistra ammanettata a Di Pietro".

Dopo il voto del 28 e 29 marzo, ha affermato tra l'altro il premier, "ci potremo attendere tre anni ulteriori di governo, nei quali metteremo mano alla riforma istituzionale, alla grande modernizzazione del fisco, alla grande riforma della giustizia, e a tantissime altre cose previste dai nostri programmi".

E a proposito dell'evoluzione che il cammino delle riforme potrà avere in tema di forma di governo, Berlusconi ha spiegato che "dobbiamo rivolgerci ai cittadini e sentire da loro qual è la cosa che preferiscono, se l'elezione diretta del presidente della Repubblica o l'elezione diretta del presidente del Consiglio".

Quanto alla possibilità di un dialogo con l'opposizione sulle riforme, il presidente del Consiglio ha detto "sarebbe meglio farle con l'opposizione, se volesse dialogare, se si dimostrasse credibile". Il

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