mercoledì, giugno 20, 2007

STUDI DI SETTORE E LOTTA ALLA EVASIONE FISCALE

È ABBASTANZA OVVIO CHE LA CATEGORIA RAPPRESENTATE DALLA CONFCOMMERCIO E DALLA CONFESERCENTI (GLI AUTONOMI) “DISAPPROVINO” L’OPERATO DEL GOVERNO SUGLI STUDI DI SETTORE “FISCHIANDOLO” VEDI CONFESERCENTI: FISCHI PER PRODI.

DAGLI STUDI DI SETTORE FATTI PERALTRO NON DAL GOVERNO MA DA ISTITUZIONI COMPETENTI E NEUTRALI QUALI LA BANCA D’ITALIA, L’ISTAT, LA GUARDIA DI FINANZA ETC… “PROVANO” AL DI LA DI OGNI RAGIONEVOLE DUBBIO CHE IN QUESTA CATEGORIA SI “NASCONDE” UNA GRANDE “EVASIONE” SIA PER NUMERO DI OPERATORI CHE PER AMMONTARE TOTALE.

INOLTRE NON ESISTE NEMMENO L’OBBLIGO PER I COMMERCIANTI DI APPLICARLI, PERCHÉ SE SONO AL DI SOTTO DI QUEI VALORI LO POSSONO SEMPRE DICHIARARE ED ESSERE PERÒ SOTTOPOSTI A “VERIFICA”. PERTANTO CHI SI ATTIENE AGLI STUDI DI SETTORE “EVITA” IL CONTROLLO FISCALE.

È ANCHE OVVIO CHE SI PUÒ MIGLIORARE LO STUDIO APPORTANDO MAGGIORI DATI ANCHE REGIONALI E SU QUESTO IL GOVERNO HA DIMOSTRATO LA SUA DISPONIBILITÀ MA “RESPINGERE” IL CRITERIO O ACCANIRSI “CONTRO” VALE COME UNA TENACE RESISTENZA “CORPORATIVA” A FAR RIMANERE LE COSE COME STANNO PER CONTINUARE AD “EVADERE” CON BUONA PACE DI TUTTI I LAVORATORI DIPENDENTI CHE “PAGANO” TUTTE LE TASSE DOVUTE “DETRATTE” DIRETTAMENTE DALLA BUSTA PAGA DAI LORO STESSI DATORI DI LAVORO.
Raffaele B.

REPUBBLICA
Studi settore: 10 mila euro l'anno per il 54%
19 giugno 2007

I dati diffusi dal ministero dell'Economia sulla base delle dichiarazioni del 2005
Autonomi e imprese che dichiarano una cifra non "in linea" sono 1,4 milioni

Visco: "C'è una robustissima evasione"
Martedì all'esame in Senato le mozioni dell'opposizione e della maggioranza


ROMA - Sono un milione e 407 mila i lavoratori autonomi e le piccole imprese che al momento di fare la dichiarazione dei redditi finiscono per indicare una cifra che pare troppo bassa. Soprattutto se si guarda ai livelli dei ricavi che loro stessi dichiarano. Tanto che pure se si trovano a fatturare in media quasi 200 mila euro l'anno, i loro redditi d'impresa, al netto dei costi, si riducono a una misera sommetta che supera solo di poco i 10 mila euro l'anno.

Sono loro, ovvero il 53,8 per cento dei quasi tre milioni di operatori interessati dagli Studi di settore, i contribuenti "incongruenti", imprenditori e lavoratori autonomi che, stando alle loro stesse dichiarazioni, riescono a mettere su a fine anno un reddito d'impresa medio che vale solo il 5,4 per cento dei loro ricavi annuali. E' questo il dato principale che emerge dalle prime analisi commissionate dal vice-ministro dell'Economia Vincenzo Visco relative ai redditi del 2005 e a cui sono stati applicati i criteri di "congruità" e "normalità" così come definiti nell'ultima finanziaria.

Visco: "Robustissima evasione". Il vice-ministro, illustrando i dati, ha parlato dell'evidenza di un'evasione corposa. Allo stesso tempo ha assicurato che gli studi di settore non saranno applicati utilizzando degli automatismi e che verranno utilizzate "tutte le garanzie. E' evidente però che c'è una robustissima evasione anche se la non congruità potrà essere spiegata nei casi specifici". E quanto ai controlli nei loro confronti ha detto che il fisco "mostrerà maggior zelo" e che "almeno 500 mila controlli possiamo farli". A questi circa 1,4 milioni di contribuenti Visco dice che chiede loro "solo di versare 100-200 euro in più di tasse evase".

I contribuenti "in linea". Ma non ci sono solo contribuenti "incongruenti". Quelli che dichiarano una cifra che pare in linea con i loro ricavi, le loro attività e i beni strumentali, sono 1 milione e 30 mila (il 39,4 per cento del totale). Contribuenti che dichiarano un reddito medio di 45.800 euro l'anno. A fronte di un fatturato che è pari a 362,5 mila euro. Loro, i "congruenti" a fine anno possono vantare un reddito che vale il 12,6 per cento del "giro di affari" della loro attività.

Quelli che dichiarano troppo poco. Mediamente quindi gli "incongruenti" dicono di ritrovarsi con 35,3 mila euro l'anno di reddito d'impresa in meno dei loro colleghi "congruenti". Una cifra non da poco. Tra le categorie che si distinguono di più in questa specie di "contrapposizione fiscale", ci sono i proprietari di discoteche e night club. Nella loro categoria mentre i "congrui" dichiarano un reddito pari a 24 mila euro l'anno, i loro dirimpettai "incongrui" dichiarano una perdita di 18,7 mila euro l'anno. Li seguono i gestori dei centri benessere, che si ritrovano con una differenza di oltre 46,5 mila euro l'anno, i noleggiatori di autovetture e altri mezzi di trasporto con una differenza di 40 mila euro e i proprietari di sale gioco (58,1 mila euro di reddito per i congrui e una perdita di 2 mila euro per gli "incongrui").

Tassisti senza taxi. Dall'analisi escono fuori risultati che restituiscono un'immagine quasi paradossale dell'attività di questi contribuenti. Almeno 100 mila sono infatti quelli che hanno dichiarato di svolgere l'attività pur senza possedere i beni strumentali caratteristici. Così si trovano, per il periodo di imposta del 2005, a non essere in possesso di beni strumentali 137 tassisti, 360 laboratori di analisi cliniche e 480 farmacie. Ma anche 555 lavanderie, 3.329 ristoranti e 5.139 installatori di impianti elettrici ed idraulici.

Gli studi di settore, che interessano circa 3 milioni di contribuenti, vengono utilizzati, d'accordo con le categorie interessate, per cercare di risalire ai ricavi dei singoli contribuenti. Sono realizzati attraverso una complessa raccolta di informazioni statistiche e tengono conto non solo dei dati contabili ma anche di quelli strumentali. Nell'ultima finanziaria, per cercare di ridurre il fenomeno della sovrastima dei costi da parte dei contribuenti, sono stati introdotti altri indicatori per riuscire a individuare voci di costo di bilancio non logiche rispetto all'attività.

La richieste e la protesta di Confcommercio. Le categorie di settore chiedono però che si rivedano alcune parti normative. "In questo momento gli studi di settore - ha detto il presidente della Confcommercio Carlo Sangalli - come sono adesso non rispettano i principi di equità e di soggettività e sono stati fatti in fretta e furia. Siamo determinati a ottenere un cambiamento". E le Confcommercio regionali del Veneto, Friuli e Trentino si sono alleate per la raccolta di firme contro le regole attuali.

Le mozioni domani a Palazzo Madama. Martedì l'Aula del Senato discuterà e voterà la mozione presentata ad Forza Italia che chiede di modificare il quadro normativo attuale. La maggioranza si è detta comunque pronta ad apportare alcune modifiche. "Vi sono stati certamente degli errori che possono essere superati - ha detto Giovanni Russo Spena, presidente dei senatori di Rifondazione comunista -. Anche l'Unione presenterà delle mozioni con cui correggeremo gli errori fatti, coinvolgendo come è giusto che sia anche le categorie, ma eviteremo che sia una copertura all'evasione".

venerdì, giugno 15, 2007

ELEZIONI - IL CHIODO FISSO DEL CAVALIERE

NON C'È NIENTE DA FARE, AL CAVALIERE NON PIACE PROPRIO STARE ALL'OPPOSIZIONE! VUOLE TORNARE AL GOVERNO ATTRAVERSO NUOVE ELEZIONI IN QUESTO MOMENTO A LUI FAVOREVOLE. SECONDO LUI E GRAN PARTE DELLA CDL QUESTE ELEZIONI LO RICHIEDONO I “CITTADINI” IN TUTTE LE PIAZZE.

LA CDL (SALVO L'UDC) HA DECISO QUINDI DI ANDARE DAL PRESIDENTE NAPOLITANO, INIZIALMENTE PER CHIEDERE NUOVE ELEZIONI, ORA VISTO CHE NON SI PUÒ FARE PERCHÈ UNA TALE RICHIESTA È TOTALMENTE ESTRANEA AD OGNI REGOLA DEMOCRATICA E ISTITUZIONALE, CI ANDRANNO PER PRESENTARE LE LORO “PREOCCUPAZIONI” PER LA SITUAZIONE POLITICA GRAVE IN CUI VERSA IL PAESE E CHIEDERANNO PERTANTO UN INTERVENTO DEL PRESIDENTE NAPOLITANO “NON” MEGLIO SPECIFICATO.

È OVVIO CHE UN TALE MODO DI PROCEDERE NON STA NÈ IN CIELO NÈ IN TERRA E NON HA NÈ CAPO NÈ CODA PERCHÈ FINTANTO CHE UN GOVERNO HA LA FIDUCIA DEL PARLAMENTO RESTA IN CARICA SECONDO LA COSTITUZIONE E IL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA NON POTRÀ CHE RIBADIRLO QUALE TUTORE DELLA COSTITUZIONE MEDESIMA FACENDO CADERE NEL VUOTO E NEL RIDICOLO LA RICHIESTA DELLA CDL.

COSA SUCCEDEREBBE SE TUTTE LE FUTURE OPPOSIZIONI AGISSERO IN QUESTO MODO OGNI VOLTA PER OTTENERE NUOVE ELEZIONI? SI AVREBBERO ELEZIONI DOPO ALMENO OGNI ANNO DI GOVERNO "PROFITTANDO" DELLA DISAFFEZIONE DELLA PIAZZA MAGARI DOPO DURE MISURE NECESSARIE PER RISANARE IL BILANCIO DELLO STATO.

NESSUN GOVERNO REALIZZA ALCUNCHÈ IN UN TEMPO COSÌ BREVE. UN GOVERNO INVECE CHE NON FA RISANAMENTI PER NON PERDERE I CONSENSI MA CHE ACCUMULA SOLO DEBITI, MAGARI DOPO UN ANNO NON SARÀ TANTO ODIATO MA DOPO 5 ANNI LASCIA L'AMARA SOPRPRESA AL NUOVO GOVERNO DELL'ONERE DI RIMEDIARE, SALVO POI RICONSEGNARE IL CONSENSO E IL POTERE AL PRECEDENTE.

QUESTO MI SEMBRA SIA IL SISTEMA CHE BERLUSCONI E LA CDL (SALVO L'UDC) STIANO PROPONENDO NEI FATTI. UN SISTEMA NON PIÙ DEMOCRATICO MA DI TIPO POPULISTICO IL CUI POTERE SI BASA SULLA PIAZZA E A CHI GRIDA DI PIÙ, CIOÈ CHI HA PIÙ GIORNALI E TV, VALE A DIRE LO STESSO BERLUSCONI.
UN BEL GIRO LARGO CHE CI RIPORTA INEVITABILMENTE A LUI.

IN AGGIUNTA A TUTTO QUESTO SI INSERISCE ANCHE LA INDEGNA GAZARRA DELLA LEGA NORD CHE ALLA CAMERA DEI DEPUTATI SONO SALITI SUI BANCHI DEL GOVERNO SVENTOLANDO LA PRIMA PAGINA DEL GIORNALE "LA PADANIA" CON IL TITOLO "FUORI DALLE BALLE" E LANCIANDO POI SEDIE AI PARLAMENTARI DELLA MAGGIORANZA CHE CHIEDEVANO LA RIPRESA DEI LAVORI. LA STESSA PRESIDENTE DI TURNO GIORGIA MELONI DI AN HA DOVUTO SOSPENDERE LA SEDUTA.

INSOMMA UN MODO ABBASTANZA ORIGINALE PER CHIEDERE NUOVE ELEZIONI. NON RESTA CHE UNA NUOVA “
MARCIA SU ROMA” COME FECE MUSSOLINI NEL 1922 PER OTTENERE DAL RE L'INCARICO DI FORMARE IL NUOVO GOVERNO CHE PORTÒ POI ALLA FINE DELLA DEMOCRAZIA E AL FASCISMO FINO ALLA FINE DELLA 2^ GUERRA MONDIALE.

MA PER FORTUNA LA STORIA NON È PASSATA INVANO: AL POSTO DEL RE C'È IL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA E AL POSTO DELLO STATUTO ALBERTINO C'È LA COSTITUZIONE REPUBBLICANA.
Raffaele B.

QUOTIDIANO.NET
BERLUSCONI TORNA ALL'ATTACCO
"La soluzione? Elezioni subito Governo e Unione arroganti. Napolitano deve intervenire"
All'assemblea di Confartigianato il leader della Cdl torna a chiedere un intervento del capo dello Stato. E lancia frecciate al veleno a Prodi: "Non è qui perché ha paura"


Roma, 14 giugno 2007 - "La soluzione noi l'abbiamo già proposta ed è quella che ci chiedono i cittadini, che avete sentito anche voi, quando dicono in coro: 'elezioni, elezioni, elezioni'", scandisce Silvio Berlusconi arrivando all'assemblea di Confartigianato.
"Ribadiremo questa posizione - aggiunge - consapevoli che il presidente della Repubblica non può sciogliere le Camere se esiste una maggioranza o una parvenza di maggioranza come questa".

"Io mi aspetto che il presidente della repubblica Napolitano decida quali interventi fare, interventi che sono nella sua possibilità anche per reagire a quanto successo dopo che al suo appello al dialogo questa maggioranza ha risposto con prepotenza e arroganza come nei casi Rai e Speciale", insiste il deader dell'opposizione.
"E' doveroso da parte nostra rappresentare al presidente della Repubblica la situazione italiana come noi la intendiamo, come la percepiscono tutti quegli italiani che chiedono elezioni".

PRODI HA PAURA
"Temo che il presidente del Consiglio, Romano Prodi, non sia venuto qui per non incontrare una nuova contestazione", ha detto poi l'ex premier a margine dell'assemblea di Confartigianato. "Qui - ha aggiunto - c'è l'Italia che lavora, contro la quale la maggioranza si sta scagliando in mille modi".
Il Governo Prodi secondo Berlusconi, "considera gli artigiani come degli imprenditori, come della borghesia da colpire e li attacca alla stregua di nemici politici".
Contro di loro, dice il presidente di Forza Italia, "usano la teoria che risponde a precisi dettami ideologici, di usare la leva fiscale perentoriamente e obbligatoriamente nei confronti dei nemici politici".

L’OCCIDENTALE.IT
Lega a Montecitorio: “Governo fuori dalle balle”
14 Giugno 2007

I deputati del Carroccio hanno circondato i banchi del Governo sventolando la prima pagina della “Padania” con il titolo “Fuori dalle balle”. Poi lancio di sedie contro i parlamentari del centrosinistra La seduta viene sospesa dalla presidente di turno, Giorgia Meloni, esponente di An.

''Ho visto una scena incredibile - ha raccontato Massimo Donadi, capogruppo alla Camera dell'Idv -, sono saliti sui banchi del governo con le sedie in mano le hanno lanciate contro i parlamentari del centrosinistra che chiedevano la ripresa dei lavori. E' un atto di violenza squadrista e fascista, vergognoso e indegno per il Paese''.

Anche per il capogruppo dell'Ulivo Dario Franceschini occupare i banchi del Governo equivale ad un ''atto di squadrismo' e ''non ad una legittima protesta'' contro Governo e maggioranza, come ha rivendicato il Carroccio. In un intervento, alla ripresa della seduta, Franceschini ha invitato a ''evitare l'assuefazione alle stupidaggini'' perché ''a forza di abituarsi alle stupidaggini, non si valuta più la gravità di quanto accade''. ''Oggi - ha scandito - è stato compiuto in quest'Aula un gesto molto grave, uno sfregio alla dignità dell'Aula e delle istituzioni. Un atto vile e stupido, non contro il governo, ma contro tutto il Parlamento''.

mercoledì, giugno 13, 2007

G8 A GENOVA – ORA COMMISSIONE D’INCHIESTA

IL VICE QUESTORE AGGIUNTO FOURNIER “AMMETTE” ORA A DISTANZA DI SEI ANNI IL “FATTO” SEMPRE DENUNCIATO DALLE “VITTIME” DEI PESTAGGI E SEMPRE “NEGATO” DALLA POLIZIA E DA TUTTA LA CDL CHE FINORA HA SEMPRE RIFIUTATO DI ISTITUIRE LA COMMISSIONE D’INCHIESTA SU QUEGLI AVVENIMENTI.

ALLA LUCE DI QUESTA ULTIMA E TARDIVA "TESTIMONIANZA CHOC" DI UN VICE QUESTORE SI RENDE ORA “IRRINUNCIABILE” L’ISTITUZIONE DELLA COMMISSIONE PERCHÉ SI ACCERTINO TUTTI I FATTI E LE RESPONSABILITÀ ANCHE POLITICHE A COMINCIARE DALLA DINAMICA DELLA UCCISIONE DI GIULIANI MAI CHIARITA DEL TUTTO.

SONO PASSATI SEI ANNI, UN TEMPO INCREDIBILMENTE LUNGO DURANTE IL QUALE SONO STATE RACCONTATE MOLTE “BUGIE”, “VERITÀ INCOMPLETE” E FORNITE “PROVE FALSE” POI FATTE SPARIRE. ATTARDARSI ANCORA NUOCEREBBE ALLA GIUSTIZIA.

LE “VITTIME” ED ALTRI TESTIMONI OCULARI PRESENTI NELLA PIAZZA COMPRESI I GIORNALISTI STRANIERI SONO STATI FINORA “IGNORATI” ANCHE DAI MEDIA E STAMPA NAZIONALI.

LA VERITÀ COMINCIA AD EMERGERE GRAZIE AL PROCESSO ISTITUITO DALLE DENUNCE DELLE VITTIME E DALLA FAMIGLIA DI GIULIANI.
Raffaele B.

CORRIERE DELLA SERA
G8 a Genova, «la polizia ha infierito»
13 giugno 2007
«Durante le indagini non ebbi il coraggio di rivelare un comportamento così grave: la scuola Diaz come una macelleria»

GENOVA - Sugli incidenti accaduti a Genova in occasione del G8 è arrivata un'ammissione importante: «Durante le indagini non ebbi il coraggio di rivelare un comportamento così grave da parte dei poliziotti per spirito di appartenenza». È questa la testimonianza resa da Michelangelo Fournier, all'epoca del G8 a Genova vice questore aggiunto del primo Reparto Mobile di Roma e oggi uno dei 28 poliziotti imputati per la sanguinosa irruzione nella scuola Diaz. In aula, Fournier ha fornito infatti una nuova versione su quello che aveva visto nella scuola al momento della sua irruzione: non manifestanti già feriti a terra, ma veri e propri pestaggi ancora in atto.

«I POLIZIOTTI HANNO INFIERITO» - «Arrivato al primo piano dell'istituto - ha detto Fournier - ho trovato in atto delle colluttazioni. Quattro poliziotti, due con cintura bianca e gli altri in borghese stavano infierendo su manifestanti inermi a terra. Sembrava una macelleria messicana». Nelle dichiarazioni invece rese precedentemente dal poliziotto ai pubblici ministeri Enrico Zucca e Francesco Cardona Albini il poliziotto aveva raccontato di aver trovato a terra persone già ferite e non pestaggi ancora in atto. «Sono rimasto terrorizzato e basito - ha spiegato - quando ho visto a terra una ragazza con la testa rotta in una pozza di sangue. Pensavo addirittura che stesse morendo. Fu a quel punto che gridai: "basta basta" e cacciai via i poliziotti che picchiavano».

«HO DETTO DI CHIAMARE LE AMBULANZE» - Fournier, sollecitato dalle domande del Pm Francesco Cardona Albini ha aggiunto: «Intorno alla ragazza per terra c'erano dei grumi che sul momento mi sembrarono materia cerebrale. Ho ordinato per radio ai miei uomini di uscire subito dalla scuola e di chiamare le ambulanze». Fournier ha poi raccontato di aver assistito la ragazza ferita fino all'arrivo dei militi con l'aiuto di un'altra manifestante che aveva con sè una cassetta di pronto soccorso. «Ho invitato però la giovane - ha raccontato - a non muovere la ragazza ferita perché per me la ragazza stava morendo».

«HA SBAGLIATO A TACERE» - «Il dottor Michelangelo Forrnier - scrive in un comunicato il Comitato Verità e Giustizia per Genova - ha sbagliato a tacere per sei anni su quello che ha visto dentro la scuola Diaz. Proprio lo "spirito di appartenenza" avrebbe dovuto spingerlo a raccontare tutto e subito. Solo così avrebbe servito nel migliore dei modi, con lealtà e responsabilità, lo stato di cui è funzionario. Ad ogni modo, sia pure in ritardo, ha raccontato ciò che ha visto, confermando le testimonianze di decine di persone. Il dottor Fournier ha parlato di "macelleria messicana". L'attuale ministro degli Esteri, nel 2001, parlò di "notte cilena". Si ricorre all'esotismo, ma siamo di fronte a una "perquisizione all'italiana" che ha macchiato la credibilità della polizia e dello stato. A questo punto chiediamo: il capo della polizia non ha niente da dire? Il ministro degli Interni farà finta di nulla anche stavolta? Il parlamento continuerà a tenere in un cassetto la legge sulla commissione d'inchiesta?

COMMISSIONE PARLAMENTARE D'INCHIESTA - «La testimonianza resa da Michelangelo Fournier è l'ennesima conferma della necessità di istituire quella commissione parlamentare d'inchiesta sui fatti del G8 di Genova, prevista nel programma di governo dell'Unione e che il centrodestra, nella precedente legislatura, ha sempre negato». Lo afferma il vice presidente della Camera e parlamentare della Sd, Carlo Leoni, commentando la deposizione di oggi presso il tribunale penale di Genova.

giovedì, giugno 07, 2007

LA ENNESIMA FALLITA SPALLATA DEL CAVALIERE

UNA VOLTA SOLO NEI PAESI SUD-AMERICANI L’OPPOSIZIONE SCENDEVA IN PIAZZA PER CHIEDERE LE DIMISSIONI DEL GOVERNO LIBERAMENTE ELETTO. IL CAVALIERE FA DI PIÙ; INVOCA PERSINO LO SCIOPERO FISCALE CIOÈ INCITA A NON PAGARE LE TASSE! FACILE ED IN SINTONIA CON IL PERSONAGGIO, MA IN QUESTO MODO PERÒ LO “STATO ITALIANO” FINIRÀ DI ESISTERE E LE DIFFICOLTÀ ODIERNE PER TUTTI SARANNO ZUCCHERO A CONFRONTO DELLO SFASCIO TOTALE!

FALLITO L’ENNESIMO TENTATIVO DI “SPALLATA” AL GOVERNO PRODI CON LA “SCUSA” DELLA “RIMOZIONE” DI UN COMANDANTE CHE NON GODEVA PIÙ DELLA FIDUCIA DEL GOVERNO (DIRITTO LEGITTIMO PREVISTO DALLE LEGGI), BERLUSCONI INSISTE NEL “COINVOLGERE” TUTTA LA GDF NELLA “POLEMICA” POLITICA E NEL CONTEMPO RICHIEDERE NUOVE ELEZIONI CON IL DUPLICE SCOPO DI BLOCCARE LA LOTTA ALLA EVASIONE FISCALE (COLPENDO VISCO) E RIPRENDERSI PALAZZO GHIGI.

IL CAVALIERE TENTA POI MALAMENTE DI CORREGGERSI FACENDO MARCIA INDIETRO MA CONFERMANDO CHE VUOLE COMUNQUE LA CADUTA DEL GOVERNO ANCHE SE PIÙ IN LA NEL TEMPO (6 MESI) SUFFICIENTE PER FARE UNA NUOVA LEGGE ELETTORALE. PER QUESTO ATTENDE I RISULTATI DEI BALLOTTAGGI PER TORNARE ALLA CARICA!

INSOMMA PRETENDERE DI DETTARE AL CAPO DELLO STATO L’AGENDA ISTITUZIONALE PER LA FORMAZIONE DEL NUOVO GOVERNO È TROPPO ANCHE PER UN PAESE AI MARGINI DELLA DEMOCRAZIA. SI DIREBBE UN VERO “GOLPE” SUPPORTATO DA TUTTI I MEDIA SOTTO IL SUO CONTROLLO CHE INSIEME CREANO IL “CLIMA ARTIFICIALE” DI UNA VIGILIA DI PROSSIME ELEZIONI VOLUTA DAL POPOLO!

LA VERITÀ È CHE IL CAVALIERE SI OSTINA A NON RICONOSCERE L’ESITO DELLE ELEZIONI DEL 2006 E PER QUESTO NON RINUNCIA A DARE LA “SPALLATA” AL GOVERNO IN TUTTE LE OCCASIONI CHE GLI SI PRESENTANO PERSINO "ILLECITE", ANCHE SE CIÒ PUÒ PORTARE ALLO “SFASCIO” DELLE ISTITUZIONI DEMOCRATICHE. IN ALTRE PAROLE “MUOIA SANSONE CON TUTTI I FILISTEI”.
Raffaele B.

LIBERTÀ ON LINE
Berlusconi: intervenga Napolitano
giovedì 7 giugno 2007
S. Roberto abate


Contro il governo minaccia lo sciopero fiscale, poi fa marcia indietro

ROMA - Invoca l'intervento del Capo dello Stato, annuncia manifestazioni di piazza contro le tasse e contro il governo, minaccia lo sciopero fiscale e poi fa marcia indietro. Deciso a politicizzare al massimo il caso Visco-Speciale e senza mai rinunciare a dare la "spallata" al governo, Silvio Berlusconi cerca il bagno di folla in un comizio elettorale a Lucca e in una contorsione di dichiarazioni, smentite e precisazioni, torna a parlare delle tasse che potrebbero non essere pagate se non fossero accolte le ragioni dell'opposizione e se non si andasse presto al voto.

«Ma perché non si possono avere nuove elezioni? C'è bisogno che portiamo milioni di persone in piazza? C'è bisogno che blocchiamo l'attività del Parlamento? O che inventiamo scioperi fiscali? Vogliono portarci a questo?» si chiede il Cavaliere, che in alternativa alle elezioni anticipate propone un governo anche formato dalla maggioranza attuale ma che abbia come unico obiettivo la riforma delle legge elettorale.

La Cdl è davvero pronta a protestare contro il governo non pagando le tasse? Il capo di Forza Italia si rende conto che non si possono istigare i cittadini a compiere un reato e corregge il tiro: «Io non ho detto che noi ricorreremo allo sciopero fiscale o alla piazza, non faremo tutto questo. Non ricorreremo a strumenti fuori della democrazia. Ma al governo diciamo che non bisogna esagerare, non bisogna tirare troppo la corda».

Malinteso chiarito? Passa mezz'ora e Berlusconi torna per la terza volta sull'argomento. «Non uno sciopero fiscale, ma certamente contro questa maggioranza e questo governo ci vuole un gesto forte, magari scenderemo in piazza contro la pressione fiscale. Noi prendiamo semplicemente atto di questa richiesta della gente. I cittadini sono stufi...» dice il leader di Forza Italia prima di lasciare Lucca, dove in mattinata torna a tirare in ballo il Quirinale sulla vicenda Visco-Guardia di Finanza. «Napolitano è il capo delle Forze Armate, c'è una situazione di emergenza democratica e il Presidente della Repubblica, che io personalmente stimo, ha i mezzi e deve intervenire in una situazione come questa».

Per la maggioranza, i ripetuti annunci del Cavaliere contro Visco e contro il governo dimostrano la volontà dell'opposizione di combattere con ogni mezzo chi ha dichiarato guerra all'evasione fiscale. Per Piero Fassino si può comprendere la tentazione di dare una spallata al governo ma «non travolgere le regole di convivenza civile».

Per Antonio Di Pietro le proposte di Berlusconi dimostrano il «non rispetto» per le istituzioni e rischiano di trasferire la protesta politica «su un piano criminale». Il segretario del Prc, Franco Giordano, fa notare che sullo sciopero fiscale Berlusconi è di una «corenza straordinaria» perché lui «è il teorico dell'evasione fiscale».

Ieri i riflettori sono stati puntati anche sull'autodifesa di Giulio Tremonti, che secondo la ricostruzione di Repubblica tra il 2001 e il 2005 avrebbe «epurato» i vertici della Guardia di Finanza milanese nel più assoluto silenzio. Tesi smentita ieri dall'ex ministro dell'Economia del governo Berlusconi: «La catena di comando di Milano non è stata sostituita con provvedimenti ad personam, come ora pretende di fare il governo. Ma ha seguito, nella successione del tempo e nella progressione dei gradi, il suo iter ordinario».
Gabriele Rizzardi

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martedì, giugno 05, 2007

CASO SPECIALE - ATTACCO A VISCO E AL GOVERNO PRODI

LA CDL GRIDA ALLO SCANDALO DELLA VIOLAZIONE DELLA LEGALITÀ CON LA RIMOZIONE DEL GENERALE DELLA FINANZA ROBERTO SPECIALE DA PARTE DEL GOVERNO PRODI. A PARTI INVERTITE, BERLUSCONI DICE, “SE FOSSE SUCCESSO A NOI…CI AVREBBERO CACCIATO A FUROR DI POPOLO”. EPPURE È SUCCESSO 5 ANNI FA: L’ALLORA MINISTRO DELL’ECONOMIA TREMONTI EPURÒ L’INTERO VERTICE DELLA GDF E NESSUNO FIATÒ! (VEDI SOTTO REPUBBLICA).

IN FONDO È PREROGATIVA DEL MINISTRO “RIMUOVERE” QUEI COMANDANTI CHE NON GODONO DELLA SUA “FIDUCIA” PER ATTUARE LE SUE DIRETTIVE. PER VISCO LA DIRETTIVA DA REALIZZARE È LA LOTTA ALLA EVASIONE FISCALE. QUESTO GENERALE STAVA IN QUELLA POSIZIONE DOPO L’EPURAZIONE DI TREMONTI E QUINDI ERA DIFFICILE CHE POTESSE GODERE DI UNA QUALCHE FIDUCIA DA PARTE SUA.

MA LA CDL HA VOLUTO SOLLEVARE IL CASO AD UN ANNO DAI FATTI (NESSUN REATO ACCERTATO) AL SOLO SCOPO DI “APPROFITTARE” DELLA DEBOLEZZA DEL GOVERNO PROPRIO AD UN ANNO DELLA SUA ELEZIONE E DOPO IL “RISANAMENTO FINANZIARIO” REALIZZATO IN QUESTO LASSO DI TEMPO AL COSTO DELLA PROPRIA POPOLARITÀ PER IL BENE DEL PAESE, PER CHIEDERE LA FINE PREMATURA DELLA LEGISLATURA.

D’ALTRONTE IL CAVALIERE NON HA MAI ACCETTATO LA SUA "SCONFITTA" CHE UN ANNO FA LO HA RELEGATO ALL’OPPOSIZONE E DA ALLORA INSIEME A TUTTA LA SUA COALIZIONE NON FA CHE CHIEDERE LE DIMISSIONI DI PRODI E IL RITORNO ALLE URNE.

È STATA UTILIZZATA OGNI OCCASIONE PER QUESTO: I BROGLI ELETTORALI, VARI SONDAGGI, CASO SIRCANA, IL FAMILY DAY, ELEZIONI AMMINISTRATIVE, ETC. INSOMMA AD OGNI STORNAR DI FOGLIA L’OPPOSIZIONE CHIEDE NUOVE ELEZIONI.

VISTO CHE FINORA NESSUNO DI QUESTI ESPEDIENTI HA FUNZIONATO SI È RICORSO AL CASO VECCHIO DI UN ANNO DEL GEN. ROBERTO SPECIALE, NELLA SPERANZA CHE POSSA FAR SALTARE IL DELICATO EQUILIBRIO SU CUI SI REGGE LA MAGGIORANZA DI GOVERNO.

QUALUNQUE OPPOSIZIONE CHE LIMITA LA SUA AZIONE POLITICA IN QUESTO MODO NON FA GLI INTERESSI DEL PAESE E DELLE ISTITUZIONI. QUALUNQUE GOVERNO RESTA IN CARICA UNA LEGISLATURA O FINO A QUANDO HA UNA MAGGIORANZA IN PARLAMENTO, ALTRIMENTI SAREBBERO TUTTI STAGIONALI ED EVANESCENTI A TUTTO DETRIMENTO DEL PAESE E DEL SUO SVILUPPO DI CUI L'ITALIA HA SEMPRE SOFFERTO!

ORA PERÒ LA CDL COMINCIA A DIVIDERSI SU QUESTO, ALCUNI CONTINUANO A VOLERE LE ELEZIONI ED ALTRI VOGLIONO UNA GRANDE COALIZIONE PER FARE ALCUNE COSE INSIEME A PRODI COME LA NUOVA LEGGE ELETTORALE PER POI ANDARE A NUOVE ELEZIONI.

INTANTO ALLA FINE DI TUTTO CIÒ A “RIMETTERCI” POTREBBE ESSERE PROPRIO LA PARTE STRATETICA DELLA POLITICA DEL GOVERNO PRODI E CIOÈ “LA LOTTA ALLA EVASIONE FISCALE”. SPERIAMO DI NO PER IL BENE DI TUTTI.
Raffaele B.

ILGIORNALE
Berlusconi all’attacco: nessuno ci assicura il rispetto della legalità
di Fabrizio De Feo - domenica 03 giugno 2007, 07:44

Berlusconi. «Se fosse successo a noi, se uno del nostro governo avesse sostituito quattro alti ufficiali che indagavano su Fininvest, ci avrebbero cacciato a furor di popolo. Andremo certamente da Napolitano, dobbiamo concordarlo tra i leader del blocco liberale. Ma credo che andremo dal Capo dello Stato per fargli presente la situazione, confidando nella sua attenzione».
CONTINUA

REPUBBLICA
Quando Tremonti epurò il vertice della Gdf
Dossier Visco sulle sostituzioni della Cdl


ROMA - Per fulminare Romano Prodi e la sua evanescente maggioranza sul caso Visco-Speciale, per rendere nitida la gravità di un brutale tentativo di spoils system nella Guardia di Finanza, Silvio Berlusconi ha usato un argomento di indubbia efficacia: "Io mi domando se fosse successo a noi...". Bene. E' successo. Cinque anni fa. Quando - ministro dell'Economia Giulio Tremonti - venne prima rimosso in ventiquattro ore il capo di stato maggiore della Guardia di Finanza, perché ritenuto politicamente inaffidabile, e quindi avvicendata l'intera catena di comando delle Fiamme Gialle a Milano: il comandante regionale, il comandante provinciale, il comandante del nucleo regionale di polizia tributaria. Non si levò un fiato. Nessuno ebbe a indicare inopportuni incroci con le allora indagini sui diritti tv di Mediaset, né che tra i promossi ai nuovi incarichi vi fosse l'aiutante di campo del ministro Tremonti. Non ci fu il tempestivo e preoccupato intervento dell'Avvocatura Generale per verificare la limpidezza professionale degli ufficiali che venivano messi alla porta. Non furono sollecitate lettere allarmate alla Procura della Repubblica. Non fu chiamato in causa il capo dello Stato.
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La vicenda non ha nulla di segreto, ha il pregio di mettere a nudo qualche ipocrisia e, per quel che se ne sa, è tra quelle che il viceministro Visco, in questi giorni, ha ricostruito nel suo dossier consegnato a Palazzo Chigi e di cui il senato discuterà domani. I fatti, dunque.
Settembre 2001. Giulio Tremonti è da qualche mese il nuovo ministro dell'Economia. Comandante generale della Guardia di Finanza è il generale di corpo d'armata Alberto Zignani, anche lui nuovo nell'incarico (è stato nominato in marzo). Di fatto, la Guardia di Finanza ereditata dal governo di centrodestra è quella che, per quattro anni (1997-2001), ha governato e riformato il generale Rolando Mosca Moschini, uno dei migliori e più brillanti ufficiali del nostro esercito, apprezzato all'estero, integrato per lungo tempo nei comandi Nato. Mosca Moschini, oggi consigliere militare del Presidente della Repubblica, è fumo negli occhi per il centrodestra. Nella sua lunga stagione di comando in viale XXI aprile ha aggredito un grumo di potere che ha coltivato, con il rancore, voglia di rivincita. Si è liberato di Nicolò Pollari, sostituendolo dopo neppure due mesi con un nuovo capo di Stato Maggiore, il generale Giovanni Mariella, un pugliese solare, un galantuomo di buon carattere che, di fatto, nel settembre 2001, quando Moschini lascia il comando ne raccoglie l'eredità.
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Mariella dura poco. Alla fine di settembre del 2001, il centrodestra se ne libera in ventiquattro ore, sostituendolo con il generale Nino Di Paolo. Delle ragioni della sua destituzione il comandante generale Zignani non offre nessuna spiegazione. Né, soprattutto si comprende, perché, una volta avvicendato, Mariella finisca nel magazzino delle scope del Comando. Per lui non ci sono incarichi di prestigio. Non ci sono poltrone da vicesegretario del Cesis (che, a quanto pare, sono invece un esito di carriera naturale se gli ex capi di stato maggiore si chiamano Nicolò Pollari ed Emilio Spaziante). C'è solo un lungo esilio da comandante interregionale della Guardia di Finanza dell'Italia meridionale. Fino a quando, quattro mesi fa, non se lo porta via una malattia fulminante. Ai suoi funerali a Napoli, lo scorso 24 febbraio, nella basilica di san Francesco di Paola, in piazza Plebiscito, sono presenti sia il comandante generale Roberto Speciale che l'ex comandante Mosca Moschini. Ed è lui a pronunciare un ricordo che convince Speciale a lasciare infuriato la chiesa prima del feretro, per un caffè al "Gambrinus" insieme al suo seguito di ufficiali.
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Ma torniamo a quell'autunno 2001. Perché accade qualcosa di più. Contemporaneamente alla destituzione di Mariella, su sollecitazione di Tremonti, viene ridisegnata competenza e gerarchia degli uffici periferici del II Reparto, l'intelligence della Guardia di Finanza (che Mariella, prima di diventare capo di Stato maggiore, ha comandato), stanza di scambio e compensazione con il Sismi, la nostra intelligence militare. Delle informazioni che raccoglieranno sul territorio, i "nuovi" reparti informazione non risponderanno più al Comando generale, ma ai comandi regionali. La "riforma" coincide con l'allontanamento di alcuni dei responsabili del reparto informazioni a Milano, come a Roma. Rende i comandanti regionali centri nevralgici nella raccolta delle informazioni, accrescendone il potere. E annuncia quel che accadrà nell'ottobre del 2002. In un unico giro di avvicendamenti, viene sostituita l'intera catena di comando della Guardia di Finanza di Milano. Il comando interregionale della Lombardia viene assegnato al generale Emilio Spaziante. Uomo di Pollari, suo luogotenente in una piazza che esprime la nuova classe dirigente politica, i suoi interessi economici. Comandante provinciale è nominato il colonnello Rosario Lo Russo. Ma, soprattutto, al Nucleo regionale di polizia tributaria arriva il colonnello Stefano Grassi. L'ufficiale è aiutante di campo del ministro Tremonti. Ha lavorato al ministero dell'economia insieme a Marco Milanese, capo della segreteria del ministro, altro brillante ufficiale della Finanza che ha avuto quale suo compagno di corso Dario Romagnoli, poi passato allo studio tributario di Milano dello stesso Tremonti.
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Gerardo D'Ambrosio, allora procuratore della Repubblica di Milano, oggi senatore dei Ds, ha un ricordo sfumato di quegli avvicendamenti. Sicuramente non prese carta e penna per redigere lettere allarmate. "Perché - dice - la legge stabilisce che il procuratore della repubblica e il procuratore generale non hanno alcun potere di intervento sui trasferimenti di ufficiali al vertice della catena di comando locale della Guardia di Finanza a meno che non si tratti di ufficiali di polizia giudiziaria. Perché in questo caso, non solo devono essere informati ma è addirittura necessario il loro consenso. Sicuramente, nessuno in quell'occasione, al contrario di come mi pare sia invece accaduto nel caso Visco, venne a sollecitare un mio interessamento a quel che stava accadendo". Aggiunge l'ex Procuratore: "La verità è che da questa storia ho tratto delle convinzioni che, domani, proverò a comunicare all'aula del Senato. Un ufficiale come il generale Speciale è pericoloso innanzitutto per la Guardia di Finanza. Se le cose fossero andate come lui dice, un anno fa avrebbe dovuto prendere la porta e denunciare Visco alla competente Procura di Roma per poi dimettersi un minuto dopo. Non mi risulta lo abbia fatto. Perché?".

lunedì, maggio 21, 2007

LA INCHIESTA DELLA BBC SUI PRETI PEDOFILI

SANTORO VUOLE PORTARE SU “ANNOZERO” (RAI2) LA INCHIESTA DEI PRETI PEDOFILI CHE LA BBC HA TRASMESSO NEL 2006 IN INGHILTERRA E SI È SCATENATO IL FINIMONDO. NATURALMENTE LA CHIESA È CONTRARIA ED ESERCITA QUINDI PRESSIONI PER IMPEDIRE LA LIBERA INFORMAZIONE.

NEL FRATTEMPO LA VICENDA È DILAGATA IN INTERNET E SEMBRA ESSERE IL VIDEO PIÙ VISTO
Sex Crimes and the Vatican (CON SOTTOTITOLI IN ITALIANO).

UNA NOTA DI REPUBBLICA INTITOLATA “
Viaggio di studio” COGLIE UNA EVIDENTE CONTRADDIZIONE DI MARIO LANDONFI DI AN E PRESIDENTE DELLA COMMISSIONE DI VIGILANZA RAI. COSTUI, NELLA DICHIARAZIONE DEL 10/12/2006 PRENDE LA BBC A MODELLO DI RIFERIMENTO PER LA RAI E POI SI CONTRADDICE CON LA RECENTE DICHIARAZIONE DEL 20/05/2007 CON LA QUALE INVITA IL DIRETTORE CAPPON A NON ADERIRE ALLA RICHIESTA DI SANTORO.

TUTTAVIA IL CONDUTTORE DI "ANNOZERO" SEMBRA DETERMINATO A PROCEDERE ALL’ACQUISTO DEL VIDEO DALLA BBC VISTO CHE NE AVREBBE IL “POTERE” COME DIRETTORE DELLA SUA TRASMISSONE, A MENO CHE NEL FRATTEMPO NON SI EMETTA UNA DISPOSIZIONE O UNA LEGGE CHE PERÒ SI CONFIGUREREBBE LESIVA DELLA LIBERTÀ D’INFORMAZIONE PREVISTA DALLA NOSTRA COSTITUZIONE.
STAREMO A VEDERE GLI SVILUPPI SUCCESSIVI.
Raffaele B.

MOMENTOSERA
Santoro vuole il video Bbc sui preti pedofili
20-05-2007

Michele Santoro è nuovamente al centro di una violenta polemica in casa Rai. Il conduttore di “Anno Zero” punta i piedi per il video Bbc su presunti preti pedofili

Il giornalista Michele Santoro, conduttore di “Anno Zero” in onda su RaiDue, è avvezzo alle polemiche. Stavolta però la bagarre viene scatenata intorno alla sua richiesta, avanzata e ribadita, di far acquistare alla Rai un video della Bbc che sta scatenando diverse polemiche: Sex crimes and the Vatican.

Il video parla infatti di un’inchiesta in cui vengono rivelati alcuni casi di presunta pedofilia che riguardano prelati che operano in Irlanda, Brasile e Usa. Santoro vuole a tutti i costi il video per farne il perno di una puntata del suo programma, ma la levata di scudi inizia a farsi pesante. Da più parti infatti viene chiesto che il video non venga acquistato e tanto meno trasmesso.

La posizione del Vaticano sull’inchiesta della Bbc non può naturalmente che essere di condanna totale. Tra l’altro nel video si accusa anche l’allora cardinale Ratzinger di avere agito in modo tale da nascondere molti episodi.
Da un lato si chiede che non venga imposta alcuna censura preventiva nei confronti della Rai e del giornalista stesso; dall’altro lato, Mario Landolfi, presidente della Commissione di Vigilanza Rai, chiede apertamente al direttore generale Cappon di non dare seguito alla richiesta di Santoro.

REPUBBLICA
Viaggio di studio
21 maggio 2007

"Visto che non si fa che invocare l'esempio della Bbc, la Vigilanza ha chiesto l'autorizzazione ai presidenti di Camera e Senato per una missione in Gran Bretagna, per studiare da vicino la Bbc. Formalizzata la richiesta, prenderemo contatti con l'emittente per stabilire la data"
(Mario Landolfi, An, presidente della commissione parlamentare di Vigilanza sulla Rai, Ansa, 10 dicembre 2006)

"Apprendo dalla lettura dei giornali che su richiesta di Michele Santoro, la direzione generale della Rai si accingerebbe ad esaminare la proposta di acquisto del reportage 'Sex crimes and Vatican', una vecchia inchiesta realizzata dalla britannica Bbc sul coinvolgimento di sacerdoti in vicende di pedofilia, in cui viene chiamato in causa anche l'allora cardinale Ratzinger, presentato come colui il quale coprì i responsabili di tali nefandezze. Una ricostruzione già confutata dal giornale della Cei che ha evidenziato che non solo non vi fu alcun insabbiamento dei casi accertati e che anzi i religiosi coinvolti furono ricondotti allo stato laicale. Una evidente ragione d'opportunità dovrebbe consigliare al direttore Cappon di non aderire alla richiesta del conduttore di Annozero. Gli lasci pure la palma del martirio, ma eviti di trasformare il servizio pubblico in un plotone mediatico di esecuzione pronto a fare fuoco sulla Chiesa e sul Papa, per di più in nome di una lacunosa se non addirittura calunniosa ricostruzione dei fatti"
(Mario Landolfi, An, presidente della commissione parlamentare di Vigilanza sulla Rai, Ansa, 20 maggio 2007)

REPUBBLICA
L'inchiesta Bbc sui preti pedofili diventa un caso su internet
Scambiato da migliaia di utenti nel mondo il documentario che svelerebbe come Ratzinger tutelò alcuni sacerdoti responsabili di abusi
17 maggio 2007

ROMA - Un'onda di indignazione attraversa la rete e acquista ogni giorno portata maggiore. E' bastato poco, che in realtà "poco" non è. La messa in Rete di un documentario della Bbc, titolo
Sex Crimes and the Vatican (sottotitoli in italiano), andato in onda in Gran Bretagna nel 2006, nel quale si svelano i risvolti inquietanti di una vicenda che coinvolse decine di sacerdoti, responsabili di reati di pedofilia, come quelli della diocesi di Ferns, contea di Wexford, Irlanda. E di come i reati, e i loro autori, vennero tutelati dalle autorità ecclesiastiche. Il video, che in Italia è stato acquistato da una società specializzata che sta provando a rivenderlo alle emittenti nazionali, è fra i più visti su You Tube e Google. La società ha diffidato formalmente il nostro sito a diffonderlo.

Nel documentario, si parla soprattutto del Crimen Sollicitationis, il documento segreto emesso dal Santo ufficio del Vaticano (oggi Congregazione per la dottrina della fede) nel 1962: fornisce istruzioni ai vescovi su come trattare i casi di sacerdoti accusati di usare la segretezza del confessionale per fare avances sessuali ai penitenti. Ma soprattutto di come porsi di fronte a crimini peggiori, come il coinvolgimento di un prete in rapporti sessuali con un animale, un bambino o un uomo.

Ebbene, il garante dell'applicazione di quelle direttive fu Benedetto XVI, all'epoca dei fatti ancora cardinale Joseph Ratzinger. Fu lui il responsabile della direttiva con la quale lo scandalo venne messo a tacere e i preti furono protetti e nascosti alle autorità.

Il video è crudo e esplicito, riporta le testimonianze di chi, all'epoca bambino, fu vittima degli abusi. Che viaggiasse su internet era prevedibile così com'era inevitabile che alimentasse la discussione. Utenti premurosi si sono presi la briga di tradurre e sottotitolare la versione integrale del documentario anche nella nostra lingua.

Così, la Ferns Inquiry, il Rapporto Ferns, ovvero l'inchiesta governativa ufficiale irlandese del 2005 che riguardava le denunce di abusi avvenuti nella diocesi irlandese, ma anche gli altri contenuti del documentario, si sono trasformati in uno dei documenti attualmente più diffusi e scambiati sul Web. Il dibattito si infiamma su siti e blog italiani, fra riflessioni pacate, giudizi netti e, com'è legittimo, dubbi e contestazioni.

sabato, maggio 12, 2007

LA INFINITA LOTTA TRA GUELFI E GHIBELLINI

NON ESISTE NESSUNA RAGIONE PER CONTRAPPORRE LA "FAMILY DAY" AI "DICO" ENTRAMBE SONO "FAMIGLIE" SPECIALMENTE SE VI SONO "BAMBINI" CHE NON POSSONO ESSERE DIVERSI DAGLI ALTRI.

LA POLITICA DEVE SPINGERE LO STATO AD OCCUPARSI IN MODO "CONCRETO" DI TUTTE LE "FAMIGLIE" E DI TUTTI I "BAMBINI" AL DI LA DEI LORO "TITOLI" COSÌ COME FANNO GLI ALTRI STATI EUROPEI PIÙ AVANZATI.

È UN ERRORE QUINDI LA "FAMILY DAY" IN CONTRAPPOSIZIONE AI "DICO" ED È UN'ALTRO ERRORE IL "CORAGGIO LAICO" IN CONTRAPPOSIZIONE AL "FAMILY DAY". IL MESSAGGIO CHE PASSA È PROPRIO QUELLO CHE SI ASPETTANO COLORO CHE VOGLIONO ALIMENTARE LE "DIVISIONI" TRA I CATTOLICI E LAICI DI CUI IL CENTROSINISTRA E COMPOSTO.

PER RAGIONI DI MERO CALCOLO POLITICO, LA CDL, CAVALCANDO IL TEMA DELLA FAMIGLIA E SOSTENENDO COMPATTO LA POSIZIONE "CLERICALE", PUNTA AD ESASPERARE LE DIVISIONI A SINISTRA ALIMENTANDO LA COSIDETTA LOTTA TRA CATTOLICI E LAICI CHE IL PRESIDENTE PRODI EGUAGLIA A QUELLA SECOLARE DEI "GUELFI E GHIBELLINI". ALLE "PROVOCAZIONI" CLERICALI SI DEVE RISPONDERE IN MODO PACATO ED EVITARE DI COINVOLGERE LA RELIGIONE PER NON CADERE NELLA "TRAPPOLA".

LA "LAICITÀ" DELLO STATO SI DIFENDE SOLO SE I CATTOLICI E LAICI RIESCONO A "CONVIVERE" IN MODO PROFIQUO E PACIFICO E IL PD, SECONDO PRODI, RAPPRESENTA ANCHE QUESTO. UNA VOLTA CHE LA DESTRA NON AVRÀ PIÙ QUESTO “APPIGLIO” NON AVRÀ PIÙ NIENTE DA DIRE AL PAESE.

AUGURIAMOCI PERCIÒ CHE SI RIESCA A FINIRLA QUESTA LOTTA INFINITA TRA GUELFI E GHIBELLINI.
Raffaele B.

REUTERS
Family Day, Prodi: basta con la "lotta tra guelfi e ghibellini"
sabato, 12 maggio 2007 11.03

MILANO (Reuters) - A poche ore dalle due manifestazioni che oggi divideranno la capitale tra sostenitori del Family Day e del "Coraggio laico", il presidente del Consiglio Romano Prodi chiede di superare le contrapposizioni tra "guelfi e ghibellini" difendendo il valore "importantissimo" della famiglia ma anche della "laicità dello Stato".

"(Occorre) finirla con questi ghelfi e ghibellini, la lotta tra guelfi e ghibellini ha rovinato l'italia per secoli... ", ha detto il capo del governo in un'intervista a Radio 24.

Guelfi e ghibellini erano i due partiti opposti (i primi sostenevano il papato i secondi l'imperatore) che nella politica italiana intorno al XIII secolo ingaggiarono una lotta per le investiture.

"Si esaltano tensioni, conflitti anche su problemi che non devono generare tensioni e conflitti. Questo è il senso del (mio) disagio", ha aggiunto il capo del governo, che oggi non sarà a Roma.

Prodi ha ribadito di aver sempre cercato di mettere in pratica "in modo discreto e personale" i principi religiosi, sostenendo anche che "il senso di laicità dello Stato sia indispensabile in chi ha responsabilità politica".

"Non dobbiamo mai strumentalizzare la religione", ha proseguito il premier.

Prodi è anche tornato a illustrare la sua idea di un partito, il nascente Partito Democratico, "dove cattolici e non cattolici, credenti e non credenti stiano insieme" con programmi dedicati alla gestione della cosa pubblica, con obiettivi di riforma comuni.

"In tutti i paesi moderni c'è convivenza tra laici e cattolici", ha aggiunto Prodi alla radio.

"La modernità del Cristianesimo è proprio quella di riuscire a separare Dio da Cesare e quindi avere una società che rispetta profondamente i principi cristiani ma in cui come diceva Kennedy da presidente degli Stati Uniti 'io obbedisco alla Costituzione e non al Papa'".

Da settimane le diverse posizioni sulle politiche per la famiglia dividono la maggioranza al suo interno, mentre l'opposizione cavalca il tema della famiglia e si schiera compatta con gli organizzatori cattolici del Family day.

Il Family day si svolgerà dalle 15 in piazza San Giovanni, mentre la manifestazione del "Coraggio laico", promossa dalla Rosa nel Pugno, si terrà in Piazza Navona alle 15.30.

venerdì, maggio 11, 2007

AUTOBUS-BIMBI E LA SPECULAZIONE SULLE DROGHE LEGGERE

CHI SCRIVE È PADRE DI UNA BIMBA CHE VA SPESSO IN GITA SCOLASTICA EPPURE VEDO UGUALMENTE E CHIARAMENTE LA “SPECULAZIONE POLITICA” CHE SI FA A SEGUITO DEL TERRIBILE INCIDENTE COSTATO LA VITA A DUE BAMBINI.

SI È SOLO ACCERTATO LA PRESENZA DI "TRACCE" DI "CANNABIS" NEL SANGUE DELL'AUTISTA, MA CIÒ NON VUOL DIRE CHE SIA STATA LA CAUSA EFFETTIVA CHE HA PRODOTTO L'INCIDENTE. LE DROGHE NON SONO LE SOLE CAUSE, LO SONO ANCHE GLI ALCOOLICI, FARMACI, ANCHE LA STANCHEZZA NATURALE CHE CAUSA IL SONNO OLTRE AD UNA MIRIADE DI ALTRE POSSIBILI CAUSE DOVUTE ALLE CONDIZIONI DEL MEZZO, DELLA STRADA E DAL COMPORTAMENTO DI ALTRI UTENTI.

GRIDARE ANZITEMPO COME FA LA CDL AL RIPRISTINO DELLA LEGGE FINI-GIOVANARDI CHE "PROIBISCE" ANCHE LE DROGHE LEGGERE COME LA "CANNABIS", È CHIARAMENTE UNA SPECULAZIONE POLITICA CHE NON TOCCA IL CUORE DEL PROBLEMA. SAREBBE COME DIRE CHE SE SI FOSSERO TROVATE "TRACCE" DI ALCOOL NEL SANGUE BISOGNEREBBE "PROIBIRE" IL VINO E TUTTI GLI ALCOOLICI? OVVIAMENTE NO! E OVVIO CHE DIPENDE DALL'USO E DALLE QUANTITÀ ASSUNTE.

LA MISURA DA ATTUARE INVECE E CHE VA A TOCCARE IL CUORE DEL FENOMENO È L'ISTITUZIONE DI CONTROLLI PERIODICI AL MEZZO E ALL'AUTISTA OGNI VOLTA CHE DEVE PARTIRE UNA GITA SCOLASTICA E/O METTERE SOTTO CONTROLLO QUELLE AGENZIE CHE NON RISPETTANO LE LEGGI.

TUTTO QUESTO PERÒ RISOLVE SOLO LA QUESTIONE DELLA SOBRIETÀ E CONDIZIONI DELL'AUTISTA E DEL MEZZO, NON RISOLVE LA QUESTIONE DELLA PERICOLOSITÀ DELLE STRADE SULLE QUALI SI DOVREBBE FARE MOLTO DI PIÙ (A PROPOSITO DI CIÒ INVITIAMO A FIRMARE LA PETIZIONE, IN ALTO ALL'ARTICOLO, SU OBIETTIVO 2010).

SIAMO QUINDI DI FRONTE AD UNA BASSA STRUMENTALIZZAZIONE POLITICA IL CUI SOLO SCOPO NON È QUELLO DI RISOLVERE IL PROBLEMA DELLA SICUREZZA DEI TRASPORTI MA SOLO QUELLA DI "DANNEGGIARE" A PROPRIO "VANTAGGIO", L'IMMAGINE DEL GOVERNO CHE HA "CANCELLATO" LA LEGGE FINI-GIOVANARDI LA QUALE HA SOLO RIEMPITO INUTILMENTE LE CARCERI DI DROGATI.

INOLTRE IL COMUNE DI MILANO HA INTENZIONE DI NON FORNIRE PIÙ LE SIRINGHE GRATIS AI TOSSICODIPENDENTI. SECONDO
ACHILLE SALETTI DELLA COMUNITÀ 'SAMAN', QUESTA CONDOTTA SE ATTUATA "CONDANNERÀ MIGLIAIA DI CONSUMATORI PROBLEMATICI A SVILUPPARE MALATTIE, EMARGINAZIONE E ULTERIORE SOFFERENZA".
Raffaele B.

REPUBBLICA
Droghe leggere, bufera sulla legge
Ferrero: "La destra specula"
11 maggio 2007

Milano, dal Comune niente più siringhe gratis ai tossicomani
Luxuria: "Basta fare i moralisti, in Parlamento molti si drogano"


ROMA - "Sono sporche di sangue le mani dei legalizzatori d'erba". Va giù pesante l'opposizione. L'incidente di Vercelli in cui hanno perso la vita due bambini è il pretesto per riaprire senza mezze misure lo scontro sulle norme in materia di stupefacenti tra proibizionisti e antiproibizionisti.

La polemica sulla liberalizzazione delle droghe leggere, sulle quantità di uso personale, si riaccende attorno al corpo delle giovani vittime, alle famiglie straziate dal dolore. Con l'opposizione all'attacco del "governo di giardinieri", tra richieste di test per chi lavora al pubblico servizio, la volontà di mettere fuori legge qualsiasi tipo stupefacente.

Col sindaco di Milano Letizia Moratti che dopo aver proposto il kit test anti droga nelle scuole annuncia che i Sert non distribuiranno più siringhe pulite gratis ai tossicodipendenti e accusa il governo. "L'incidente in cui sono morti i due bambini dimostra che questo governo sottovaluta il problema della cannabis. Se prosegue la politica del ministro Turco, e se va avanti il disegno di legge Ferrero che vuole depenalizzare le cosiddette droghe leggere, questo è il rischio che ci troviamo: molti più episodi di questo tipo, perché a questo punto le droghe saranno legittime".

È strumentalizzazione", ribatte il ministro Ferrero, che alla Moratti chiede "cosa direbbe se risultasse che l'autista del bus aveva bevuto troppo: forse che si deve proibire il vino? È evidente come anche su questo tema la destra preferisca la speculazione e la propaganda a ogni seria riflessione". E propone sanzioni diverse per chi usa sostanze psicotrope, alcol o cannabis, in casa o alla guida mettendo a rischio la vita altrui. Sanzioni per aumentare il senso di responsabilità dei consumatori.

Ieri è stata una lunga giornata segnata da polemiche e accuse. Con Biancofiore di Forza Italia che parla di "mani sporche di sangue", Gasparri di Alleanza Nazionale che chiede la messa al bando di "tutte le sostanze stupefacenti". Mentre il centrodestra sottolinea gli "effetti devastanti" delle cosiddette droghe leggere e chiede il ritorno alla legge Fini-Giovanardi, ma anche controlli severi per gli autisti di bus pubblici e privati. Dai banchi dell'opposizione Elisabetta Gardini (Fi) ribadisce la necessità di non legalizzare le dosi minime di droga e Alfredo Mantovano (An) chiede se dopo quanto accaduto il ministro Ferrero intenda ancora cambiare la norma della legge sulla droga.

"Piuttosto che tentare di cancellarla, la Fini Giovanardi andava sostenuta", aggiunge Maurizio Gasparri (An), mentre l'eurodeputata Alessandra Mussolini (Alternativa sociale) sottolinea che drogarsi è un reato, "perché chi si droga mette in pericolo la vita propria e quella degli altri. Per Silvana Mura (Idv) se l'assunzione di droga da parte dell'autista è alla base dell'incidente, sarà necessario "aprire una seria riflessione sull'ipotesi di rendere illegale sempre e comunque anche il consumo di droga, cancellando il concetto di quantità per uso personale".

Voci fuori dal coro quella di Vladimir Luxuria del Prc ("Secondo me, in Parlamento ci sono alcuni che si drogano. la smettano di fare i moralisti sull'uso delle droghe"). E in serata dal ministro della Salute Turco arriva la prima risposta concreta. Dice immediatamente sì ai "test periodici obbligatori per verificare l'assunzione di stupefacenti, alcol e farmaci che possono compromettere la capacità di guida degli autisti".
(c. p.)

ANSA
Droga, e' polemica
2007-05-10 20:07

ROMA - L'autista del bus che si è ribaltato con a bordo 41 bambini in gita scolastica, uccidendo due ragazzini, è risultato positivo alla cannabis e immediata scoppia la polemica politica sulle norme antidroga. Il centro destra sottolinea gli "effetti devastanti" dell'uso anche delle cosiddette droghe leggere e chiede il ritorno alla legge Fini-Giovanardi, ma anche controlli severi per gli autisti di bus pubblici e privati. La prima risposta arriva dal ministro della Salute, Livia Turco che dice immediatamente sì ai "test periodici obbligatori per verificare l'assunzione di stupefacenti, alcol e farmaci che possono compromettere la capacità di guida degli autisti"...
CONTINUA

mercoledì, maggio 09, 2007

CALIPARI – LA GROTTESCA ACCUSA DI LOZANO

DOPO L’INGANNO DOVEVAMO ASPETTARCI LA BEFFA CHE PUNTUAMENTE È ARRIVATA. ORA MARIO LOZANO SI “PENTE” E “SOFFRE” PER AVERE “UCCISO” SUO MALGRADO UN “EROE” COME CALIPARI, UN “SEMIDIO” CHE HA SEMPRE SOGNATO DI ESSERE, DICE.

E NON PAGO DI UNA SIMILE E GROTTESCA DICHIARAZIONE, RINCARA LA DOSE ACCUSANDO GIULIANA SGRENA, PROPRIO L’OSTAGGIO, DELLA RESPONSABILITÀ DEL SUO ATTO CRIMINALE.

SE LOZANO È VERAMENTE PENTITO È SICURO DI CIÒ CHE DICE, DOVREBBE VENIRE AL PROCESSO E NON NASCONDERSI DIETRO LA LEGGE AMERICANA CHE “PROTEGGE” I PROPRI MILITARI DALLA GIUSTIZIA ITALIANA COME DI ALTRI PAESI ALLEATI, MENTRE NON È VERO L’INVERSO.

INVECE LOZANO PREFERISCE “SPARARE” LE SUE ACCUSE DA UN “POSTO SICURO” COME HA FATTO CON LE "PALLOTTOLE" A CALIPARI VIOLANDO LE SUE STESSE “REGOLE D’INGAGGIO” SENZA CORRERE ALCUN RISCHIO DI DOVERNE “RISPONDERE” NE ALLORA E NE ADESSO CON BUONA PACE DI CHI CREDE AL SUO IMPROBABILE PENTIMENTO!
Raffaele B.

MAGAZINE.EXCITE.IT/NEWS
Mario Lozano: "Giuliana Sgrena è colpevole"
10:04 MER 09 maggio 2007

Mario Lozano, ovvero il militare americano che sparò il colpo che uccise Nicola Calipari.
Il Tg5 per la prima volta mostra in video il volto e la voce del marine incriminato per la morte del nostro agente in Iraq.
La breve intervista è stata fatta in un centralissimo studio del suo avvocato, il celebre penalista Ed Hayes.

"Capisco benissimo che l'Italia sia arrabbiata con me", ha detto il militare 37enne. "Ho ucciso uno dei vostri eroi. L'uomo, o meglio il semidio che ho sempre sognato di essere".

Lozano si è presentato con delle foto sotto braccio, immagini tratte da un video (guarda la sequenza) che dimostrerebbero senza alcun dubbio che "l'auto era vicinissima al check-point quando ho sparato una dozzina di colpi in tutto. Non per uccidere ma per difendermi".
"Due giorni prima della tragedia", ha spiegato il marine, "due miei amici erano saltati in aria al checkpoint per un'auto bomba.
Ma il nostro, quel terribile 4 marzo 2005, era un blocking point, non un checkpoint. Avevamo ricevuto l'ordine di non far passare alcun veicolo perché l'ambasciatore John Negroponte era in zona. E, infatti, appena hanno avvistato il nostro faro di segnalazione, sinonimo inequivocabile di stop, una trentina di auto avevano già fatto dietrofront. Tutte, tranne quella dove viaggiavano Sgrena, Calipari e Carpani".

Secondo un'inchiesta italiana l'auto viaggiava a velocità ridotta e stava addirittura rallentando al momento degli spari. "L'auto viaggiava intorno agli 80 chilometri orari. Come mostrano le mie foto, ho sparato quando era a un centinaio di metri e, a differenza delle altre auto visibili all'orizzonte, non si era fermata neppure dopo i miei colpi d'avvertimento in aria. Alla fine l'autista ha sventagliato il telefonino. Avrei dovuto sparare ancora, come ordina il protocollo, visto che i cellulari in Iraq sono spesso detonatori di autobomba. Invece ho preferito rischiare la mia vita".

Il militare non risparmia critiche alla Sgrena: "Ha un'agenda politica. Mi sta usando come un capro espiatorio per il suo anti-americanismo. Vuole colpire gli Usa ma se la prende con un povero diavolo, che ha solo ubbidito agli ordini. Bella comunista! Ha distrutto il mio matrimonio e la mia carriera e oggi le mie due figlie vivono nel terrore che finirò in carcere. La colpa di tutto ciò è della Sgrena che ha avuto la malaugurata idea di andare in un Paese off limits ai giornalisti, costringendo un eroe come Calipari a morire per liberarla. Oggi lui è in paradiso, io sono il mostro di un'intera nazione e lei, che è la causa di tutto, è viva, vegeta e fa soldi raccontando bugie".

Come si vive dopo un episodio del genere? "Malissimo. Il volto di Calipari mi perseguiterà per il resto della mia vita. Aveva un'espressione seria ma piena di serenità e pace, come quella di un guerriero che sa di essere morto per una causa in cui credeva. Ho letto tutto ciò che ho potuto trovare su di lui e ci sono pochi eroi che stimo tanto. Lo sogno la notte.
Mi piacerebbe incontrare la moglie, se ciò può aiutarla ad alleviare il dolore. Ho visto le sue foto: piange in tutte. Mi spezza il cuore".

sabato, maggio 05, 2007

IL CLERICALISMO, BANDIERA POLITICO-ELETTORALE DELLA CDL

QUESTE SONO LE DICHIARAZIONI DI ANDREA RIVERA AL CONCERTO DEL 1° MAGGIO CHE HANNO SUSCITATO LA DURA REAZIONE DEL VATICANO E DELLA CDL TANTO DA PARAGONARLE A “TERRORISMO” E FARNE UNA QUESTIONE POLITICA:
1.) "Non sopporto che il Vaticano abbia rifiutato i funerali di Welby. Non è stato così per Pinochet, Franco e per uno della banda della Magliana. Assieme a Gesù Cristo non c'erano due malati di Sal ma due ladroni".
RAINEWS24;
2) “Il Papa dice di non credere nell’evoluzionismo e c’ha ragione: la Chiesa in 2 mila anni non si è evoluta affatto”
LASTAMPA

NESSUNO PUÒ NEGARE LA VERIDICITÀ DELLA PRIMA PARTE E CIÒ CHE È VERO ED INCONTESTABILE NON PUÒ DIFFAMARE NE TANTO MENO ESSERE “TERRORISMO”. LA SECONDA PARTE INVECE HA LA CARATTERISTICA TIPICA DI UNA BATTUTA SATIRICA, NORMALE PER UN COMICO IN DEMOCRAZIA. QUINDI NON PUÒ ESSERE UN PROBLEMA E IL VATICANO ESAGERA A DRAMMATIZZARE.

LA CDL NON PUÒ FARNE UNA QUESTIONE POLITICA E CHIEDERE CONTO AL GOVERNO PERCHÉ ANDREA RIVERA NON RAPPRESENTA NESSUNO ED HA PARLATO A TITOLO PERSONALE COME CITTADINO E COME FANNO TUTTI I COMICI DALTRONDE.

PERCHÉ TANTO CLAMORE ALLORA? A MENO CHE LA CDL, COMPRESA LA PARTE ATEA, FACENDO DEL “CLERICALISMO” LA PROPRIA BANDIERA “TENTA” DI CONQUISTARE IL CONSENSO DELLE MASSE CATTOLICHE CHE SOSTENGONO IL GOVERNO PRODI. INSOMMA UNO SQUALLIDO DISEGNO POLITICO-ELETTORALE!
Raffaele B.

ANSA
Prodi chiede buon senso, Cdl all'attacco
2007-05-02 20:39

ROMA - Chiede "buonsenso" Romano Prodi, di fronte alla guerra di religione scatenata dalle battute di Andrea Rivera sul Vaticano. Le polemiche raggiungono Prodi a Lisbona, durante la sua visita ufficiale in Portogallo: le accuse di "terrorismo" dell'Osservatore Romano alle sparate del comico dal palco di San Giovanni, la levata di scudi dei cattolici (soprattutto del centrodestra), le reazioni dei laici.

Prodi non fa nomi, evita di citare il comico incriminato e a maggior ragione il giornale ufficiale del Vaticano, ma rivolge un appello alla misura: "Scriteriati ci sono sempre, persone che usano il linguaggio al di sopra delle righe ci sono sempre". Ma "chi ha buon senso lo usi, diceva mia madre: cerchiamo di usarlo". "Purtroppo - insiste il premier - sono mesi e mesi che si alzano continuamente i toni. Di questo il paese non ha bisogno. Il paese ha bisogno di serenità ".

Con il suo commento Prodi fa capire di non condividere la drammatizzazione fatta dall'Osservatore Romano. La "falange" dei cattolici del centrodestra è andata invece compattamente a sostegno della Chiesa. Sotto accusa non solo il comico, ma anche i sindacati e i laici del centrosinistra, presentati come nemici del sentimento religioso del paese. "Becera propaganda anticlericale", stigmatizza il leader di An Gianfranco Fini.

"Ascoltando le parole pronunciate da Andrea Rivera dal palco della festa del primo maggio e le dichiarazioni non meno gravi di alcuni parlamentari della maggioranza - tuona il coordinatore di Forza Italia Sandro Bondi - viene un senso di preoccupazione e disgusto per il degrado politico, civile e culturale che sommerge il paese".

Il parlamentare di An Ricccardo Pedrizzi, sempre in prima fila nella difesa del Vaticano, dice che Rivera non si è limitato a criticare, ma "ha insultato il Papa e ha detto che la Chiesa non può e non deve esprimere liberamente la sua opinione". "Volgari, offensive e arroganti", vengono giudicate le parole di Rivera dal capogruppo dell'Udc alla Camera Luca Volonté.

Ma anche i cattolici di centrosinistra non restano con le mani in mano. Il responsabile informazione della Margherita Renzo Lusetti prende le distanze dalle battute di Rivera, sostenendo che durante il concertone non bisognava "infierire contro la Chiesa e il Papa" con "offese gratuite". Ciò detto, Lusetti osserva che Rivera "é solo un comico che non rappresenta nessuno" e dunque non ha senso sollevare un caso politico. E' un po' questa la linea dei cattolici del centrosinistra.

Clemente Mastella, per esempio, si rifugia nell'ironia e dice che lui di Rivera preferiva "quello del Milan che giocava con la maglia numero 10". Il capogruppo dell'Udeur Mauro Fabris è invece più duro: lo show del comico, sostiene, è un fatto "grave e pericoloso".

Il fronte laico, ovviamente, la pensa in tutt'altro modo. Secondo il leader dello Sdi Enrico Boselli, evocare il terrorismo per le battute di Rivera, come fa l'Osservatore, "significa solo aprire la caccia alle streghe". "Manca solo la messa all'indice e l'introduzione del reato di lesa maestà per completare l'opera", ironizza il radicale Marco Cappato.

Solidarietà a Rivera arriva dal diessino Franco Grillini, secondo il quale il comico "ha interpretato il sentimento della piazza e di buona parte del paese". Cerca di smorzare i toni il sottosegretario alla Giustizia Luigi Mancini: a suo giudizio le parole del conduttore sono state "forti", ma "non offensive".