Siamo in piena campagna elettorale nella peggior crisi economica
dal dopoguerra. Una campagna elettorale tra le peggiori se si considera che il
Paese va alla conta in un quadro politico diviso in modo impressionante.
Se a questo ci aggiungiamo la pessima e famigerata legge
elettorale che non si è voluta o potuta cambiare (a questo punto non fa molta differenza), il quadro si complica
ulteriormente con alto rischio di un risultato alla greca. Cioè una situazione
in cui il voto si potrebbe spezzettare al punto da non produrre una maggioranza
decisiva per formare un governo sufficientemente autorevole e all'altezza del
compito che l’attende all'indomani delle elezioni del 24-25 febbraio prossimi.
Il quadro politico che si presenta è quello dei partiti tradizionali
(corrotti) da una parte e il movimento M5S dall’altra, quale unica alternativa
al sistema dei partiti che finora ha governato chi più chi meno questo Paese da
molti lustri. A sua volta gli stessi partiti tradizionali sono divisi e
contrapposti tra loro nella corsa alla conquista del governo e del Parlamento.
Gli stessi partiti (destra, centro e sinistra) che sostengono
il governo Monti, sono concausa dei problemi che stanno affossando il Paese “promettono”
ora soluzioni che non hanno voluto applicare quando erano al governo e quindi risultano
sempre meno credibili agli elettori.
Il governo Monti è proprio quello che ha dato a sta dando
colpi di grazia all'Italia già stremata dalla crisi economica proprio con il
supporto dei partiti e ahimè con il beneplacito del presidente Napolitano anche
se stanno facendo di tutto per farlo dimenticare agli elettori.
Essi fanno finta di non stare al governo oppure di
provenire dal pianeta marte. Stanno ‘smentendo’ ogni giorno che passa se stessi
e la loro “politica” applicata da Monti, arrivando perfino a proporre la ‘cancellazione’
di leggi che essi stessi hanno approvato. Sono arrivati anche a liberarsi dei
cosiddetti ‘impresentabili’, un fatto mai accaduto prima della scesa in campo
del grillismo del M5S.
Già questo è una prima vittoria culturale di Grillo. Non
solo il suo movimento sta ‘vincendo’ nelle piazze sempre colme a differenza dei
partiti che invece vanno nei ‘talk shows’, ma sta ‘convincendo’ anche molti
militanti di quasi tutti i partiti, tant’è che stanno ‘copiando’ il suo
programma che fino a ieri era da loro ritenuto ‘populista’. Questo significa
che Grillo è diventato il riferimento culturale e politico cui tutti i partiti
sono costretti a ‘seguire’ per non continuare a perdere consenso e potere.
Se questo è il dato Il M5S rappresenta allora la vera ‘rivoluzione’
al sistema dei partiti (corrotti) fin qui conosciuto ma ancora nel quadro della
“democrazia” perché esso chiede soltanto di cambiare il ‘personale politico’, carrierista
ed obsoleto, nelle Istituzioni, non le Istituzioni che invece restano,
difendendo la Costituzione, anzi chiedendone la effettiva applicazione! Si vuole
una rinascita di uno Stato vero che faccia il suo mestiere per il bene dei
cittadini e non più delle caste e delle lobby. Tutto ciò non può essere ‘populismo’.
Infine, al di là delle divisioni fra tutti i partiti, il
dato che viene fuori in modo evidente è sulla questione economica, ovvero su
come uscire dalla crisi avviando le cosiddette politiche di crescita. La linea
politica di fondo che accomuna tutti i partiti tradizionali, a differenza del
M5S, è che nessuno di essi mette in discussione l’euro, la moneta comune dell’eurozona.
Essi sono tutti insieme il partito unico dell’euro!
Essi pensano che la soluzione sia ‘più Europa’, ma per
fare questo ci deve essere la disponibilità degli Stati del nord, come la Germania
per esempio, a grandi trasferimenti di risorse finanziarie a favore degli Stati
del sud meno sviluppati, dell’ordine di diverse centinaia di miliardi di euro.
Se non si fa questo le economie del nord e del sud non possono continuare ad
operare con l’unica moneta senza ‘depredare’ ulteriormente quest’ultime. Il
massimo che l’Europa concede è qualche miliardo, assolutamente insufficiente!
È evidente che ciò non si può ottenere: i politici tedeschi
della Baviera (regione ricca del sud della Germania) considerano
controproducente elettoralmente ‘tassare’ i propri cittadini per ‘finanziare’ un’altra
regione tedesca della Sassonia (stato meno ricco del nord della Germania).
Figuriamoci ‘finanziare’ l’Italia, la Grecia, la Spagna etc. Impossibile!
Quando economie diverse non possono stare insieme, la
cosa più logica da fare è ‘separarsi’. Lo dice la scienza dell’economia stessa.
La separazione avviene con l’uso di una diversa moneta di cui lo Stato deve
tornare ad esserne proprietario. Se vogliamo fermare il ‘dissanguamento’ finanziario
dell’Italia e riavviare la cosiddetta ‘crescita’, questo deve essere il primo
atto da fare al più presto possibile, anzi si sarebbe dovuto fare da ieri l’altro.
Attenzione, uscire dall’euro non vuol dire uscire dall’Unione
Europea. Possiamo continuare a restare nell’Unione Europea come ci sta per
esempio l’Inghilterra con la sua moneta sovrana, la sterlina senza alcun
problema.
La Gran Bretagna (destra e sinistra) si è sempre opposta
all’ingresso nell’euro e continuerà ad opporsi fino a quando le economie
restano differenziate. I nostri politici (senza il nostro consenso) e quelli
degli altri Paesi sono entrati nonostante ciò, ‘pensando’ che la moneta unica ‘realizzasse’
in automatico l’armonizzazione delle nostre economie con quelle del nord.
Dopo 10 lunghi anni i dati ci dicono che si sono ‘sbagliati’
alla grande! Ci siamo ‘dissanguati’ finanziariamente a favore degli Stati del
nord! Se i politici lo dovessero ‘ammettere’ si dimostrerebbero finalmente ‘onesti’
ma firmerebbero la loro ‘condanna a morte’ con la perdita di tutti i consensi
elettorali. Per questo non lo ammetteranno fino a quando il mercato stesso non
lo renderà evidente a tutti!
Il M5S ci sta pensando al problema e chiederà comunque un
referendum sulla permanenza o meno nell’euro in ogni caso, che vinca o meno. L’Italia,
a differenza di altri paesi non ha mai votato un referendum sull’euro.
A sostegno di quando detto vi propongo di vedere il seguente video:
"E'
perfettamente noto a tutti che l’Euro sarebbe stato un esperimento fallimentare
proprio perché mancava alla sua base una unità politica e in particolare una
unità nel campo della politica fiscale, questo voglio ricordarvelo è una cosa
di dominio pubblico, i fondatori dell’Europa sapevano benissimo che imporre una
moneta unica a paesi diversi e con un sistema fiscale profondamente scollegato,
avrebbe condotto a una crisi. Quindi i problemi che fossero noti, lo dobbiamo
dare per scontato." Alberto Bagnai
Intervento di Alberto
Bagnai, professore di politica economica all’università Gabriele D’Annunzio di
Pescara
INTERVISTA A LUIGI ZINGALES: LA CRISI DELL’UE ERA
PREMEDITATA
19 dicembre 2012
UN DISEGNO CRIMINALE
Professor Zingales, Mario Seminerio dice che la crisi dell’euro è colpa
della Germania. Essa ha creato un deficit tra importazioni ed esportazioni, e
secondo Seminerio, senza trasferimenti interni all’UE non si esce dalla crisi:
vero o falso? Leggi http://tagli.me/2012/12/19/1932/
Raffaele B.
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