sabato, settembre 20, 2008

BERLUSCONI - RICUSAZIONE NONOSTANTE L’IMMUNITÀ

La notizia pubblicata da ILGIORNALE (di proprietà di Paolo, fratello del Cavaliere) sul processo di corruzione in atti giudiziari che vede come imputati Berlusconi e l’avvocato inglese David, riporta insieme alla nomina dell’avvocato d’ufficio Chiara Zardi, anche della “ricusazione” del giudice Nicoletta Gandus in quanto di “sinistra” e “prevenuta” e del “lodo Alfano” che rende “immune” l’imputato n.1 Berlusconi e pertanto il processo per lui è al capolinea! (Scritto in rosso).

Nel commento di Giuseppe D’Avanzo pubblicato da
REPUBBLICA si “evidenzia” il comportamento del Cavaliere per la “apparente stranezza” della ricusazione del giudice dal momento che lui non può più essere processato. Il processo quindi, se non vi saranno altri intoppi, proseguirà per l’altro imputato David Mills come “corrotto”.

Cosa potrà succedere se il processo andrà avanti? Che verrà fuori la “verità processuale” sulla “corruzione”, sia per il “corrotto” e ovviamente per il “corruttore” Berlusconi. Questi non potrà essere “condannato” per via della sua legge ad-personam, ma perderà la “faccia” di fronte alla opinione pubblica nazionale ed internazionale! E questo non se lo può certamente permettere!

Il Cavaliere sapeva da tempo che la sua legge non gli poteva evitare la “figuraccia” da questo processo ed ecco perché la ricusazione del giudice. Con questa procedura egli conta di trasferire la decisione alla Cassazione nella speranza di affossare il processo con tutte le pressioni e i ricatti politici di cui sarà capace dalla sua posizione politica!

Ecco perché non è strano che il Cavaliere “ricusi” il giudice sebbene non possa essere giudicato. Così oltre alla immunità salva pure la faccia!
Raffaele B.

ILGIORNALE
Chiara: «Io, per un giorno avvocato di Berlusconi
di Luca Fazzo
sabato 20 settembre 2008
da Milano

A Milano ci sono diciassettemila avvocati. Mille sono iscritti all’albo dei difensori d’ufficio. Non tutti, con licenza parlando, sono giovani e carini. E non tutti sanno parlare davanti ad una telecamera senza inciampare, senza perdersi nelle subordinate e aggrovigliarsi nelle consecutio temporum. Insomma, da un punto di vista puramente statistico, le possibilità che i destini di Silvio Berlusconi e di una come Chiara Zardi si intrecciassero erano pari a zero.
Invece, poiché il caso segue strade imperscrutabili, alle dieci di ieri mattina accade l'imprevedibile. E il presidente del Consiglio si ritrova difeso d’ufficio, davanti ai giudici milanesi, da una ventottenne fresca di laurea e di modi. Che dice, naturalmente, di essere sbalordita davanti a quel che l’è capitato. Ma catapultata in mondovisione se la cava senza una sbavatura, una frase fuori luogo, un’incertezza. E quando le chiedono se diventerà anche lei parlamentare, lancia indietro la frangetta e sorride: «Non credo proprio, è stato solo un giorno di gloria».
Il processo è quello per corruzione in atti giudiziari che vede imputato Berlusconi insieme all’avvocato inglese David Mills. Un processo difficile, segnato da una serie di asprezze: prima tra tutte la ricusazione del giudice Nicoletta Gandus, presidente del Collegio, accusata dai difensori del Cavaliere di essere priva - vista la sua conclamata militanza a sinistra - della serenità necessaria a giudicare il premier. Il processo, almeno per quanto riguarda Berlusconi, dovrebbe essere al capolinea: l’entrata in vigore del «lodo Alfano», la legge che sospende i processi alle cariche principali dello Stato, lo congelerà fino al termine della legislatura. Ma è in questo ultimo scampolo di processo che si innesca l’entrata in scena di Chiara.
Ieri i difensori del premier, Nicolò Ghedini e Pietro Longo, sono impegnati in Parlamento. Al loro posto in aula c’è un giovane collaboratore, ancora privo dell’abilitazione a indossare la toga. Si tratta solo di fissare una nuova udienza. Ma, codice alla mano, il giudice Gandus stabilisce che anche questo semplice incombente non può avvenire se l’imputato non ha un difensore. E inizia la caccia al legale d’ufficio. Prima in aula. Poi nei corridoi. Infine attraverso il call center dell’Ordine degli avvocati.
È a questo punto che entra in scena Chiara. Appena ha passato gli esami, due anni fa, si è iscritta all’elenco dei difensori d’ufficio. È la gavetta di chi non ha alle spalle lo studio di papà. «Un lavoraccio», ammette lei. «Più che difendere gli imputati il nostro ruolo di solito è mercanteggiare la pena», dice senza ipocrisie. È un lavoro che si fa nei piani bassi del palazzo, nelle aule delle direttissime, difendendo imputati senza soldi, senza casa, spesso senza volto. Così quando ieri la chiamano e le dicono che c’è da difendere Berlusconi «ovviamente ho pensato a uno scherzo. Poi ho visto la cancelliera agitatissima e ho capito che stava parlando sul serio»...
CONTINUA

REPUBBLICA
E' la giustizia creativa, bellezza! (COMMENTO)
di GIUSEPPE D'AVANZO
19 settembre 2008

Berlusconi ha dimostrato a sufficienza quanto la sua personale, privatissima giustizia possa essere creativa: negli anni, non c'è stata "stazione" del processo penale che non ne sia stata sconvolta (il reato, i tempi di prescrizione, la pena, le prove, la procedura). Il "lodo Alfano" doveva essere, nelle intenzioni del mago di Arcore, il sortilegio finale. Nessuno processo per Iddu. Impunità piena. Ma il diavolo ci ha messo la coda e il processo a Berlusconi, imputato di aver corrotto il testimone David Mills, può riservare ancora qualche sorprendente esito.

La spina che affligge Iddu è questa: è vero, dopo la vergogna del "lodo Alfano", Berlusconi non può essere processato, ma Mills sì. E se i giudici dovessero concludere che corruzione c'è stata e il testimone si è lasciato corrompere, chi volete che sia il corruttore in un processo che vede al banco soltanto due imputati (Mills e Berlusconi) e un unico fatto da valutare (i 600 mila dollari finiti nei conti dell'avvocato d'affari inglese)? Berlusconi si sarebbe salvato da una condanna, ma non salverebbe la faccia. Con tutto quel che potrebbe significare per il suo futuro istituzionale e per la sua immagine internazionale.

Ecco perché, con una nuova mossa di "giustizia creativa", il drappello dei suoi avvocati-parlamentari pretende che il processo Mills "muoia" fuori dell'aula del tribunale, fuori dal processo, fuori da ogni rito conosciuto e praticato finora. Chiedono che i giudici chiudano la porta e se ne vadano a casa.

I consiglieri del mago sanno quel che accadrebbe se la luce in aula restasse accesa. I giudici dovrebbero, per il "lodo Alfano" sospendere il giudizio per Berlusconi e concluderlo per Mills (il processo di fatto è finito e prima di Natale ci potrebbe una sentenza); dovrebbero dare la parola sulla sospensione al pubblico ministero che proporrebbe l'incostituzionalità del "lodo". E, vista la ragionevolezza dell'obiezione (la legge non è uguale per tutti?), a decidere sarebbe la Consulta: altro rischio che il mago non vuole affrontare non fidandosi dei suoi trucchi. Per farla breve, tutto potrebbe tornare in alto mare con scenari, per il mago, poco tranquillizzanti.

Ecco allora che gli avvocati non si presentano in aula per inconsueti impegni parlamentari, nonostante sia venerdì. Lavorano a un piano e hanno bisogno di tempo. Ecco perché. Hanno presentato in Cassazione una richiesta di ricusazione contro il giudice di Milano, Nicoletta Gandus. Dicono: quella toga è prevenuta contro Berlusconi, non può giudicarlo, non è né serena né imparziale. La mossa è assai bizzarra. Se Berlusconi grazie al "lodo" non può essere giudicato, che senso ha chiedere la ricusazione del giudice?

Ma è la giustizia creativa, bellezza!

E' vero che la Gandus non giudicherà Berlusconi (accusato di essere il corruttore), ma potrebbe giudicare Mills (accusato di essere il corrotto). Screditare l'imparzialità del giudice dà al mago di Arcore la possibilità di svalutare la possibile condanna dell'avvocato d'affari inglese (che, al contrario, non ha mai ricusato il giudice).

Gli avvocati e consiglieri di Berlusconi puntano così a trasferire in Cassazione - e nel Palazzo - la battaglia per affondare il processo e salvare la faccia. Sulla decisione della Suprema Corte contano di far pesare il ricatto, tutto politico, della riforma della giustizia. Che, invece di risolvere le inefficienze e i ritardi del sistema penale e del processo civile, si occuperà in via prioritaria di giudici e pubblico ministeri e, soprattutto, del Csm di cui - minaccia il governo - andranno rivisti i compiti, il sistema elettorale, la sezione disciplinare e in definita, l'autogoverno della magistratura. E chissà che, dinanzi a tante pressioni, in Cassazione le eccellentissime toghe non convengano che sia meglio l'uovo oggi che la gallina domani. Bocciando il giudice di Milano e quindi anche la credibilità dell'eventuale condanna di David Mills.

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