martedì, settembre 16, 2008

OMICIDIO ABDUL – NON PUÒ CHE ESSERE RAZZISMO

Alla luce delle tragiche vicende di questi ultimi anni in particolare al nord, nel milanese appunto, come si può pensare di escludere il “razzismo” e “xenofobia” come veri moventi dell’uccisione del ragazzo italiano con la pelle scura?

Molti fatti lo dimostrano. Chi ricorda, solo negli ultimi due anni, si sono avuti:
l’incendio del campo rom di Opera alle porte di Milano, la caccia al clandestino sui mezzi pubblici, ai pestaggi in piazza Prealpi di ragazzini italiani ma con la pelle più scura, l’uccisione di una transessuale pestata a morte dopo un rapporto sessuale, fino alle discriminazioni istituzionali, come il divieto di iscrivere agli asili nido i figli di genitori immigrati non ancora in regola con il permesso di soggiorno. Tanti episodi che “alimentano” il clima razzista e xenofobo e di ossessione securitaria che ingigantiscono la paura e portano gli individui più “fragili” a credere di potersi fare giustizia da soli con l’approvazione della loro gente e delle loro autorità che tanto hanno puntato ed ancora puntano su questi “sentimenti” per lucrare voti. Leggi
Abdul, ucciso a sprangate per il colore della sua pelle su Carta.Blog

Fausto e Daniele Cristofoli potevano chiamare la polizia e tutto si sarebbe risolto in modo normale. Ma no invece hanno voluto farsi giustizia da soli! Il clima lo consente! Rincorrere i presunti “ladri” di biscotti o anche fosse per i soldi, come credevano, per “accopparli”, specialmente se negri. Una follia! A meno che non fossero mossi allo stesso tempo dall’odio e dall’idea dell’impunità che deriva dal clima medesimo!

Ne il
ILGIORNO si denuncia che essi continuavano a picchiare la vittima anche dopo che cadde. Se fosse provato cadrebbe miseramente la scusa dell’unico colpo sfortunato! Insomma pare che l’intera dinamica sia tutta da verificare, come sotto riportato AGI perfino che ci sia stato il furto!

Escludere il movente del “razzismo” fa parte del clima teso a non voler riconoscere il problema che esiste ed è sotto gli occhi di tutti. Il rifiuto di riconoscerlo significa almeno due cose:
1) non voler affrontare il problema
2) non volersi assumere la responsabilità della loro forsennata politica di esclusione.

A Milano c’è stato un sindaco leghista che, nel ’93, diede l’Ambrogino d’oro a tutte le vittime della strage di via Palestro, tranne una: il marocchino Driss Moussafir (non dimentichiamo il suo nome) dilaniato mentre dormiva su una panchina. E oggi c’è il sindaco Moratti, che ha cercato di cacciare dalle scuole i bambini immigrati, secondo lei «illegali». Leggi il commento
Il coraggio incivile sull’Unità sotto riportato.

Ancora la Moratti, sindaco di Milano non ha potuto che riconoscere la bestialità di tale atto, tanto che andrà a parlare con il padre della vittima in
Milano: Moratti, Incontrero' Il Padre Di Abdul su ASCA, ma tra le sue parole di condanna non vi è la parola “razzismo”.

Il vice Sindaco e assessore alla Sicurezza
Riccardo De Corato su ASCA respinge con “sdegno” l’etichetta razzista alla città di Milano. Non è questa la realtà, dice. Ma qual è la realtà, allora? Quando non si voleva parlare di mafia si diceva che “parlandone” si faceva un torto alla Sicilia. È vero il contrario invece!

Infine dal
sondaggio ancora in corso del Corriere della Sera (giornale di Milano) sulla domanda :Abdul ucciso a Milano. Pensate che in Italia stia crescendo il razzismo? Sì =74.2% e No= 25.8%.
Raffaele B.
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ULTIMISSIMA DAL SOLE24ORE
Avvenire: «Aggressione razzista». I baristi «Solo paura»
17 settembre 2008 Paolo Crecchi

Ancora una volta, la Chiesa non ci sta. E se Famiglia Cristiana aveva evocato lo spettro fascista, parlando della nuova stagione politica italiana, stavolta scendono in campo i vescovi: il brutale assassinio di Abdul Guiebre, ha scritto ieri Avvenire, è razzismo eccome.

Una presa di posizione che sconfessa il coro di rassicurazioni intonato dal presidente del consiglio Silvio Berlusconi, dal prefetto di Milano Gian Valerio Lombardi, da una foltissima schiera di uomini politici e diretto, sembra incredibile, dal pm Roberta Brera. La quale ha soavemente spiegato di non aver concesso l’aggravante dell’odio razziale «perché un conto è dire sporco negro a uno mentre si sta sragionando per la rabbia, un conto è sprangarlo per il colore della sua pelle».

Dunque Fausto e Daniele Cristofoli, padre e figlio, stavano sragionando perché le ombre («negri? Sulle prime non ce ne siamo neanche accorti», hanno spiegato ieri al giudice per le indagini preliminari) si sono avventate su un pacchetto di biscotti e forse anche sull’incasso della nottata, lasciato inspiegabilmente in bella vista sul bancone. Non lo hanno preso, questo no, ma come potevano saperlo Fausto e Daniele? E dunque ecco l’inseguimento, gli insulti («negri di merda, adesso vi ammazziamo tutti e poi andiamo a scopare le vostre madri») e quindi le sprangate. «Una sola», si difende Daniele. «Legittima difesa», aggiungono i suoi avvocati. Difficile che il giudice accetti una simile giustificazione, ma l’accusa di omicio potrebbe essere derubricata da volontario a preterintenzionale: e chissà se reggerebbe a questo punto l’aggravante dei futili motivi, almeno quelli imputati alla coppia dal pm Roberta Brera. «Un furto è sempre un furto, no?», si sfoga amaro il padre di Abdul, Assane Guiebre: «Condanna a morte...».

«Ma non lo hanno ucciso per un pacco di biscotti», ha scritto Avvenire, che denuncia come sia stato il colore della pelle a scatenare la furia degli assassini: «Proprio per questa paura dello straniero che si respira qui e altrove occorre avere il coraggio di dire che il razzismo, con la file di Abdul Guiebre, c’entra».

Avrebbero infierito anche su un ragazzo milanese i due baristi? «Eccessiva», scrive l’organo dei vescovi, «quest’ansia di rassicurarsi che non è successo niente, il non voler vedere il segnale di un livido incanaglimento in una città che, una volta, per due pacchi di biscotti benevola avrebbe borbottato: ragazzo, va a lavura’».

In realtà, ancora domenica sera la signora Tina Cristofoli - moglie e madre dei due assassini - ribadiva come lei fosse ormai diventata «definitivamente razzista, perché degli immigrati non se ne può più: sporcano, rubano, sono strafottenti... Vadano a casa loro». Casa di Abdul era l’Italia, tuttavia, potendo vantare il ragazzo la cittadinanza italiana malgrado le radici affondassero nel Burkina Faso. Gli avvocati devono aver consigliato maggior prudenza alla signora Tina che ieri, dopo le prime ammissioni di rammarico, ha ulteriormente corretto il tiro: «Se potessi vorrei dire alla mamma del ragazzo ucciso che mi dispiace tantissimo. Non pretendo il perdono perché capisco che sia impossibile: mio figlio è ancora vivo e il suo no. Ma comprensione per quello che è successo... Se i ragazzi non fossero scappati sarebbe andata diversamente, è stata la fuga a scatenare la reazione».

Daniele, 31 anni, ha spiegato al gip di aver agito per difendere il padre Fausto, 51, curiosamente minacciato a duecento metri dal bar dove pensavano fosse avvenuto il furto: «Ho sferrato un colpo alla cieca, lui aveva davanti tre aggressori». E l’inseguimento, addirittura col furgone? «All’origine della tragedia - hanno spiegato i legali - c’era proprio il timore che fosse stato rubato l’incasso. C’è stata una rissa...».

Gli amici di Abdul, detto Abba, hanno fornito una ricostruzione diversa: «Siamo entrati nel bar e non c’era nessuno. Abba ha preso un pacchetto di Ringo, ma non l’ha nascosto: lo teneva in mano e l’avrebbe pagato se avesse visto i proprietari. Ma non c’era nessuno e allora sì, ce ne siamo andati... Neanche il tempo di uscire e hanno cominciato a gridarci negri di merda. Abbiamo reagito».

Reagito con il lancio di una bottiglia e la minaccia di un manico di scopa. Fausto e Daniele Cristofoli si sono lanciati all’inseguimento a bordo del furgoncino dal quale stavano scaricando le brioches. Abba è scivolato. Daniele lo ha colpito con la sbarra di ferro utilizzata per alzare e abbassare la saracinesca. Il ragazzo è entrato subito in coma, erano le sei del mattino, ed è morto all’ora di pranzo.

Il gip Micaela Curani deciderà domani se trattenere in carcere i due omicidi, ma il provvedimento cautelare appare probabile: sussiste il pericolo di fuga e né padre né figlio sono incensurati. Il primo, addirittura, ha scontato sette anni di reclusione per rapina a mano armata.

Resta inascoltato intanto l’appello del signor Assane a non trasformare la tragedia in una battaglia politica. Ma anche ieri è proseguito lo scambio di accuse tra centrodestra e centrosinistra, mentre proseguono le manifestazioni contro il razzismo. Il coordinamento dei collettivi studenteschi ha indetto un corteo per domani con partenza alle 9 da largo Cairoli. Il centro sociale Cantiere sta organizzando un secondo corteo per sabato. L’Associazione antirazzista invita per una manifestazione a Roma il 4 ottobre. Accuse al clima xenofobo arrivano pure dai sindacati confederali e dalle Acli milanesi.

Il centrodestra rigetta le accuse e replica imputando alla sinistra l’istigazione a «un odio gratuito», come ha ribadito il leghista Davide Boni. Probabile che i funerali di Abba si trasformino in una grande manifestazione: di certo l’uscita di Avvenire ha rotto il fronte del “non è successo niente”, e strappato ai nostalgici di falce e martello e agli antagonisti in genere il monopolio della protesta. Se i tre ragazzi fossero stati milanesi, ecco la convinzione che sta facendo breccia nel grande cuore lumbard, i due baristi non si sarebbero davvero accaniti così.
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ULTIMA DALL'ANSA ***
Avvenire: giovane ucciso, e' razzismo
'Avere il coraggio di dire che c'entra con la fine di Guiebre'
2008-09-16 13:06

(ANSA) - ROMA, 16 SET- Dietro l'assassinio di Abdul Guiebre, il giovane italiano di colore ucciso a Milano sabato notte, c'e' l'ombra del razzismo. Non ha dubbi il quotidiano Avvenire. La moglie dell'arrestato, nonche' madre dell'altro, avrebbe ammesso di essere razzista, e di esserlo diventata 'vedendo quello che succede nel quartiere'.'Proprio per questa paura dello straniero - osserva il giornale dei vescovi - occorre avere il coraggio di dire che il razzismo, con la fine di Abdul Guiebre, c'entra'.

ILGIORNO
RAGAZZO UCCISO / IL RACCONTO DELL'AMICO
"Abdul era steso a terra ma continuavano a picchiarlo"

Cernusco sul Naviglio, 16 settembre 2008 - Ripete gli insulti rivolti all’amico, ripercorre quel crescendo di violenza: "Hanno continuato a picchiarlo e insultarlo anche mentre era a terra, un occhio chiuso e uno aperto". Spiega che non sono stati loro i primi a colpire e che, alla vista delle spranghe, hanno cercato di difendersi con "le bottiglie trovate nel cestino dei rifiuti" e, alla fine, con "un manico di scopa trovato a terra". Ma senza successo.
CONTINUA

AGI
RAGAZZO UCCISO: DAL FURTO ALLA RISSA, TANTI I PUNTI DA CHIARIRE
(AGI) - Milano, 15 set. - Abdul Guibre sarebbe stato ucciso a sprangate perchè due baristi credevano avesse rubato l'incasso della serata e qualche pacco di biscotti. Non sarebbe morto perche' la sua pelle era nera. Restano tanti pero' i dubbi sulla ricostruzione di quanto accaduto domenica mattina, in via Zuretti, a Milano.

Tradotto in linguaggio giudiziario il quadro finora emerso e' che Fausto e Daniele Cristofoli, 51 e 31 anni, proprietari del bar milanese 'Shining', devono difendersi dall'accusa di concorso in omicidio volontario con l'aggravante dei futili motivi, ma non con quella dell'odio razziale.

Queste le prime conclusioni alle quali sono approdati gli investigatori che, tuttavia, per avere una prospettiva più nitida, attendono i risultati dell'autopsia e la visione dei filmati girati dalle telecamere delle banche e delle aziende vicine al luogo del delitto. Restano tanti i punti nebbiosi della vicenda. Anzitutto non e' certo che il furto ci sia stato davvero.

I Cristofoli, interrogati sia dal pm che dai poliziotti, dicono di avere visto Abdul e i due amici correre via con qualcosa tra le mani, ma il presunto bottino non e' stata trovato, tant'e' che i compagni della vittima non sono stati denunciati per furto. Quel che appare certo, stando ai racconti di padre e figlio, e' che i due hanno avuto la percezione di un furto, quando, mentre erano intenti alle operazioni di carico - scarico della merce dal loro chiosco mobile - hanno visto uscire quei ragazzi dal bar, senza averli scorti entrare. "I miei assistiti - ha rivelato l'avvocato, Marco Bolchini - non li avrebbero rincorsi se avessero creduto di essere stati derubati solo dei biscotti; li hanno inseguiti perchè avevano paura di aver perduto l'incasso della serata".

I soldi però non sono stati portati via. Altro aspetto poco chiaro e' la dinamica della rissa. Per Elisabetta Radici, l'altro legale dei commercianti, Abdul sarebbe stato colpito con un colpo soltanto, dall'asta di ferro usata per aprire e chiudere il chiosco di cui erano titolari.

Se davvero si fosse trattato di un sola sprangata, verrebbe dimostrata, e' l'argomento portato dagli avvocati, la non volontà di accanirsi sul ragazzo e ucciderlo. Un colpo sfortunato che, per il codice penale, potrebbe voler dire omicidio preterintenzionale e non volontario, qualora fosse stato sferrato nel corso di una rissa.

In proposito, bisognerà poi capire chi ha cominciato per primo a passare alle “vie di fatto” dopo una prima fase solo di insulti, tra cui anche quelli xenofobi. I ragazzi di origine africana hanno utilizzato come armi delle bottiglie e una scopa trovate nella spazzatura, i Cristofoli la spranga, ma i contendenti si attribuiscono a vicenda una mazza da baseball che, al momento, non si trova.

"L'ipotesi dell'eccesso di legittima difesa e', per ora, ancora tutta da maturare", puntualizza l'avvocato Radici, ma quella e' la strada per discolparsi che potrebbero seguire i due baristi.

Un percorso simile a quella che portò, in un'inchiesta dello stesso pm Roberta Brera, i gioiellieri Maiocchi, padre e figlio, a subire una condanna molto lieve per aver ucciso un ladro montenegrino che tentò una 'spaccata' nel loro negozio.

UNITA
Il coraggio incivile (Commento)
Maria Novella Oppo
16.09.08

A Milano non nascono i fiori, secondo una vecchia canzone. A Milano però nasce di tutto e non dal niente. A Milano c’è stato un sindaco leghista che, nel ’93, diede l’Ambrogino d’oro a tutte le vittime della strage di via Palestro, tranne una: il marocchino Driss Moussafir (non dimentichiamo il suo nome) dilaniato mentre dormiva su una panchina. E oggi c’è il sindaco Moratti, che ha cercato di cacciare dalle scuole i bambini immigrati, secondo lei «illegali». Ora, contro l’emergenza criminalità, ingiustamente assimilata all’immigrazione, ci sono perfino i soldati, mandati a farsi riprendere dalla tv proprio lì, dove è stato assassinato un ragazzo italiano, colpevole di essere nero. E il vicesindaco De Corato ha il coraggio incivile di andare in tv a dire che «parlare di razzismo a Milano è un’offesa per la città». Giusto la stessa reazione di chi, quando si parla di mafia, sostiene che si offende la Sicilia. Invece no, non si offende Milano dicendo la verità sui suoi amministratori che per anni hanno predicato e praticato il razzismo.

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