Con questa mossa, Veltroni del PD, ha voluto mettere a nudo e fare emergere lo “spirito razzista e xenofobo” che caratterizza sia il governo Berlusconi che “smentisce” Fini, sia Antonio Di Pietro dell’IDV suo difficile alleato, purtroppo.
Ma tutto ciò che fa emergere con chiarezza la “verità” sui reali intendimenti degli uomini politici di qualsiasi schieramento è un bene per tutti i cittadini e per la stessa democrazia.
Vi è però una differenza tra il Governo e Di Pietro! Il Governo si “nasconde” dietro l’alibi che la questione non è prioritaria e in più non fa parte del suo programma elettorale “isolando” Fini (loro presidente della camera) per la sua coerenza e responsabilità. Mal fingendo però in questo modo l’assenza del suo spirito razzista e xenofobo.
Di Pietro invece non ha bisogno di alibi perché è sempre stato favorevole alla introduzione del reato di “immigrazione clandestina” varato dal Governo, quindi mantiene una certa "coerenza", così come i leghisti dei quali sentimenti "ostili" non si possono avere dubbi!
Aggiungerei anche abbastanza “ingiusto” perché non si capisce per quale motivo non concedere il voto amministrativo (limitato ai comuni) agli immigrati regolari, onesti che pagano regolarmente le tasse e risiedono da almeno 5 anni in Italia.
Solo chi non vuole perseguire nei fatti l’integrazione ritiene che non si debba concedere agli immigrati questo elementare diritto tra l’altro riconosciuto in tutti i paesi democratici (noi italiani emigranti ne godiamo).
Come si può pensare di risolvere il “problema epocale” dell’immigrazione se alla base c’è la "cultura" di trattare tutti gli immigrati allo stesso modo, e cioè niente “diritti” e niente “integrazione” sia per i buoni che per i cattivi?
Come ne usciamo? Si pensa veramente che questo sia un problema piccolo cui non serve occuparsene ora?
Bravo Veltroni hai stanato la bestia che è in loro!
Raffaele B.
ILSECOLOXIX
Voto agli immigrati, il governo è contro Fini
05 settembre 2008 Angelo Bocconetti
Silvio Berlusconi ha detto “no”: «L’ipotesi di concedere il voto agli immigrati non è nel nostro programma. Credo che il presidente della Camera, Gianfranco Fini, abbia quindi espresso un suo parere personale. Non mi risulta, peraltro, che anche da parte di esponenti dell’Anci (l’associazione tra i sindaci italiani n.d.r.) sia stato messo all’ordine del giorno del Parlamento un intervento legislativo».
L’idea di concedere il voto alle amministrative, solo per gli immigrati regolari ed a condizione che vivano in Italia da anni, è rimasta in piedi, solo lo spazio di poche ore. Fini, Presidente della Camera, aveva espresso il suo parere condizionato (peraltro era stato proprio lui a dirsi favorevole a questa soluzione quand’era ancora all’opposizione, sulla base della massima anglosassone che “si vota dove si pagano le tasse”) alla festa del Pd la sera di mercoledì. «Concedere questo diritto – aveva detto, rispondendo ad una sollecitazione rivoltagli dal segretario del Pd, Walter Veltroni – a certe condizioni, non mi pare un’ipotesi sciagurata, né un’idea criminale».
Ma il Presidente della Camera non aveva ben valutato le resistenze all’interno della sua stessa maggioranza. Fin dal mattino di ieri, quando i quotidiani hanno riportato le parole pronunciate in un dibattuto alla festa del Pd, la Lega aveva iniziato un fuoco di sbarramento. «Siamo sempre stati contrari – aveva spiegato subito Roberto Maroni, ministro degli Interni – e confermiamo, di conseguenza il nostro parere negativo. Non credo che questa iniziativa possa avere seguito. Anche perché non figura in alcuna parte del programma che abbiamo sottoscritto». Un “no” reso ancor più netto da tutto il Carroccio. «Ci stanno bene le leggi vigenti e non vediamo alcuna necessità di impegnare il Parlamento a perder tempo, e solo per dare un vantaggio a Veltroni – faceva sapere Roberto Castelli, ex Guardasigilli e sottosegretario alle Infrastrutture – Evidentemente Fini non può contraddirsi: aveva sposato questa idea in un’altra epoca storica, quando era politicamente corretto fare e dire “cose di sinistra”. Oggi tutto è cambiato: non se ne parla neppure». «Si può parlare solo di rispetto delle regole e, sicuramente, non di voto», ha rincarato la dose anche il ministro delle Politiche Agricole, Luca Zaia, anch’egli leghista.
Duro da digerire, per il presidente della Camera, anche il “pollice verso” del suo stesso partito: «Quella di Fini è l’opinione del Presidente della Camera – fa sapere Ignazio La Russa, nella sua veste di reggente di An – La nostra posizione è che la questione del voto agli immigrati non è una priorità». Voce dissonante, nella maggioranza, quella del ministro Gianfranco Rotondi: «Il voto, anche se limitato alle Comunali, sarebbe il suggello ad una corretta integrazione. E’ vero: non è questione del programma. Ma il Parlamento sarebbe sempre sovrano».
Per il centrosinistra, quel che accade nel centrodestra, è prova di confusione nella maggioranza. «In qualsiasi paese civile il voto agli immigrati è un diritto riconosciuto. Mi preoccupa che, a parte Fini che ha mostrato coerenza e responsabilità, si siano scatenati tutti. Mi ha colpito anche che a dire no sia stato Antonio Di Pietro. Ma lui, del resto, si era espresso a favore del reato di immigrazione clandestina», è stato il commento del segretario del Pd, Walter Veltroni. «Ed anche noi siamo convinti che chi lavora regolarmente, paga le tasse ed è da almeno cinque anni in Italia debba dire la sua quando si tratta di amministrare il comune dove abita. Questa è la posizione dell’Udc», aggiunge, a nome dell’Udc, il portavoce del partito Francesco Pionati.
Ma tutto ciò che fa emergere con chiarezza la “verità” sui reali intendimenti degli uomini politici di qualsiasi schieramento è un bene per tutti i cittadini e per la stessa democrazia.
Vi è però una differenza tra il Governo e Di Pietro! Il Governo si “nasconde” dietro l’alibi che la questione non è prioritaria e in più non fa parte del suo programma elettorale “isolando” Fini (loro presidente della camera) per la sua coerenza e responsabilità. Mal fingendo però in questo modo l’assenza del suo spirito razzista e xenofobo.
Di Pietro invece non ha bisogno di alibi perché è sempre stato favorevole alla introduzione del reato di “immigrazione clandestina” varato dal Governo, quindi mantiene una certa "coerenza", così come i leghisti dei quali sentimenti "ostili" non si possono avere dubbi!
Aggiungerei anche abbastanza “ingiusto” perché non si capisce per quale motivo non concedere il voto amministrativo (limitato ai comuni) agli immigrati regolari, onesti che pagano regolarmente le tasse e risiedono da almeno 5 anni in Italia.
Solo chi non vuole perseguire nei fatti l’integrazione ritiene che non si debba concedere agli immigrati questo elementare diritto tra l’altro riconosciuto in tutti i paesi democratici (noi italiani emigranti ne godiamo).
Come si può pensare di risolvere il “problema epocale” dell’immigrazione se alla base c’è la "cultura" di trattare tutti gli immigrati allo stesso modo, e cioè niente “diritti” e niente “integrazione” sia per i buoni che per i cattivi?
Come ne usciamo? Si pensa veramente che questo sia un problema piccolo cui non serve occuparsene ora?
Bravo Veltroni hai stanato la bestia che è in loro!
Raffaele B.
ILSECOLOXIX
Voto agli immigrati, il governo è contro Fini
05 settembre 2008 Angelo Bocconetti
Silvio Berlusconi ha detto “no”: «L’ipotesi di concedere il voto agli immigrati non è nel nostro programma. Credo che il presidente della Camera, Gianfranco Fini, abbia quindi espresso un suo parere personale. Non mi risulta, peraltro, che anche da parte di esponenti dell’Anci (l’associazione tra i sindaci italiani n.d.r.) sia stato messo all’ordine del giorno del Parlamento un intervento legislativo».
L’idea di concedere il voto alle amministrative, solo per gli immigrati regolari ed a condizione che vivano in Italia da anni, è rimasta in piedi, solo lo spazio di poche ore. Fini, Presidente della Camera, aveva espresso il suo parere condizionato (peraltro era stato proprio lui a dirsi favorevole a questa soluzione quand’era ancora all’opposizione, sulla base della massima anglosassone che “si vota dove si pagano le tasse”) alla festa del Pd la sera di mercoledì. «Concedere questo diritto – aveva detto, rispondendo ad una sollecitazione rivoltagli dal segretario del Pd, Walter Veltroni – a certe condizioni, non mi pare un’ipotesi sciagurata, né un’idea criminale».
Ma il Presidente della Camera non aveva ben valutato le resistenze all’interno della sua stessa maggioranza. Fin dal mattino di ieri, quando i quotidiani hanno riportato le parole pronunciate in un dibattuto alla festa del Pd, la Lega aveva iniziato un fuoco di sbarramento. «Siamo sempre stati contrari – aveva spiegato subito Roberto Maroni, ministro degli Interni – e confermiamo, di conseguenza il nostro parere negativo. Non credo che questa iniziativa possa avere seguito. Anche perché non figura in alcuna parte del programma che abbiamo sottoscritto». Un “no” reso ancor più netto da tutto il Carroccio. «Ci stanno bene le leggi vigenti e non vediamo alcuna necessità di impegnare il Parlamento a perder tempo, e solo per dare un vantaggio a Veltroni – faceva sapere Roberto Castelli, ex Guardasigilli e sottosegretario alle Infrastrutture – Evidentemente Fini non può contraddirsi: aveva sposato questa idea in un’altra epoca storica, quando era politicamente corretto fare e dire “cose di sinistra”. Oggi tutto è cambiato: non se ne parla neppure». «Si può parlare solo di rispetto delle regole e, sicuramente, non di voto», ha rincarato la dose anche il ministro delle Politiche Agricole, Luca Zaia, anch’egli leghista.
Duro da digerire, per il presidente della Camera, anche il “pollice verso” del suo stesso partito: «Quella di Fini è l’opinione del Presidente della Camera – fa sapere Ignazio La Russa, nella sua veste di reggente di An – La nostra posizione è che la questione del voto agli immigrati non è una priorità». Voce dissonante, nella maggioranza, quella del ministro Gianfranco Rotondi: «Il voto, anche se limitato alle Comunali, sarebbe il suggello ad una corretta integrazione. E’ vero: non è questione del programma. Ma il Parlamento sarebbe sempre sovrano».
Per il centrosinistra, quel che accade nel centrodestra, è prova di confusione nella maggioranza. «In qualsiasi paese civile il voto agli immigrati è un diritto riconosciuto. Mi preoccupa che, a parte Fini che ha mostrato coerenza e responsabilità, si siano scatenati tutti. Mi ha colpito anche che a dire no sia stato Antonio Di Pietro. Ma lui, del resto, si era espresso a favore del reato di immigrazione clandestina», è stato il commento del segretario del Pd, Walter Veltroni. «Ed anche noi siamo convinti che chi lavora regolarmente, paga le tasse ed è da almeno cinque anni in Italia debba dire la sua quando si tratta di amministrare il comune dove abita. Questa è la posizione dell’Udc», aggiunge, a nome dell’Udc, il portavoce del partito Francesco Pionati.
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