mercoledì, ottobre 22, 2008

AMBIENTE – SCIAGURATA INIZIATIVA CONTRO LA UE

Il governo italiano, con la scusa della crisi finanziaria (che però colpisce tutti i paesi), sembra avere trovato l’occasione “insperata” per recedere rispetto agli impegni presi sul protocollo di Kioto.

La ministra dell’ambiente Prestigiacomo, mentre si fa per questo promotrice di una “riflessione” della durata di un anno durante il quale “ricalcolare” con una commissione tecnica europea i costi effettivi che l’Italia dovrà sostenere se dovesse rispettare l’impegno, si “smentisce” dopo affermando che è inutile applicare quei limiti di emissioni di CO2 se i paesi più grandi non lo fanno.

Ma se non lo fa “l’Europa” che vuole “spingere” gli altri grandi paesi a farlo, come si può sperare di avere successo?

Non solo, la ministra vorrebbe pure che si votasse il “pacchetto clima” all’unanimità e quindi reintroducendo il “veto” mal celando la propria intenzione e quella del governo italiano a “bocciare” il provvedimento. Richiesta “incomprensibile” se si considera che ha l’appoggio di almeno 8 paesi dell’est, (9 con l’Italia compresa), quali Polonia, tre baltici, Romania, Bulgaria, Slovacchia e Ungheria, Repubblica Ceca(in forse), sufficienti per bloccare il provvedimento senza veto. Leggi
Nove difficili alleati per Silvio. Si vede che non si fida di questi paesi per cui il “veto” sarebbe una garanzia.

La questione dei costi eccessivi “calcolata” dal governo è anch’essa “opinabile” per diversi motivi:
primo non coincide con i calcoli fatti dalla commissione europea affidabile e superpartes.
secondo è che il governo (di parte) calcola solo i costi con l’applicazione dei limiti 20-20-20 perché direttamente a carico dei produttori e non calcola invece i costi senza quei limiti perché l’inquinamento e la devastazione ambientale é a carico di tutti con costi astronomici.
terzo non è un costo aggiuntivo ma un investimento che apre nuove opportunità a nuovi prodotti e fonti energetiche capaci di “vincere” la concorrenza e quindi di “creare sviluppo”.

Quindi non vi sono ragioni vere che possono giustificare questo comportamento, a meno che, nel fare questo si voglia “nascondere” in effetti il “grande ritardo” della industria nostrana sulla materia che di fatto sta alienando la nostre capacità e competenze per "impedirci" di puntare con decisione su innovazione, ricerca, nuove tecnologie, fonti rinnovabili e rilanciare su questi temi la competitività del sistema paese.

Ad ogni buon conto, l’avvertimento amichevole del presidente francese di turno dell'Ue Nicolas Sarkozy (di centrodestra) dice che il “pacchetto clima” sarà approvato a dicembre a maggioranza qualificata e non come vorrebbe l’Italia all’unanimità.

Cosa farà allora il governo italiano in caso di sconfitta? Una eventualità che questa sciagurata iniziativa politica non ha tenuto in conto!
Raffaele B.

ILTEMPO
Un avvertimento. Amichevole, visti i rapporti che ci sono ...
22/10/2008
Un avvertimento. Amichevole, visti i rapporti che ci sono con Berlusconi e con il governo italiano, ma pur sempre un avvertimento. Il presidente francese di turno dell'Ue Nicolas Sarkozy, ieri mattina, parlando al Parlamento europeo ha detto chiaro e tondo che «sarebbe per l'Europa un errore storico mancare l'appuntamento con il pacchetto clima».

Per questo, ha aggiunto, il pacchetto legislativo dell'Ue su clima ed energia sarà approvato a dicembre come previsto con la procedura di «codecisione», vale a dire a maggioranza qualificata in Consiglio Ue (e non all'unanimità come vorrebbe l'Italia, scelta che consentirebbe ai Paesi contrari di porre il veto e di non far approvare il provvedimento) e con un compromesso con il Parlamento europeo. «Le conclusioni dell'ultimo Consiglio europeo fanno chiaramente riferimento, confermandole, alle decisioni dei due vertici precedenti di marzo 2007 e marzo 2008 — ha detto il presidente francese — in cui si affermava chiaramente che il pacchetto sarà approvato con la procedura di codecisione».
Come presidente di turno dell'Ue, ha poi aggiunto Sarkozy, «ho deciso di rompere con la tradizione delle conclusioni dei Consigli europei che riproducevano per intero le dichiarazioni dei vertici precedenti per mascherare la propria mancanza di decisioni». Le conclusioni dell'ultimo vertice «hanno solo otto pagine, ma vanno lette insieme ai testi a cui fanno riferimento», ha concluso Sarkozy.
D'accordo con la linea scelta dal leader francese anche il presidente della Commissione Europea Josè Manuel Durao Barroso: «Sarebbe davvero drammatico se l'Europa abbandonasse la lotta al cambiamento climatico».
Da Berlusconi è arrivata però una replica altrettanto dura: «Siamo un paese manifatturiero e non possiamo, in un momento di crisi come questo, caricarci il costo di qualcosa che è irragionevole — ha spiegato nel corso dell'Assemblea dell'Unione Industriali di Napoli — Ho sempre ammirato Don Chisciotte e ho sempre amato andare all'attacco: andiamo all'attacco ma con senso di responsabilità». «L'Unione europea — ha proseguito — da sola si vuole assumere il compito di indicare la strada a tutto il mondo», ma questo bisogna farlo «in modo equilibrato e giusto».
Decisamente contro la scelta del presidente francese il ministro dell'ambiente Stefania Prestigiacomo. «Berlusconi ha strappato un accordo politico con l'Unione europea, quindi si va avanti solo se tutti sono d'accordo. È la metodologia dell'Ue a non essere trasparente». «Sarkozy — ha spiegato — ha posto l'accento sul ruolo del Parlamento Ue e ha detto che questo si tratta di una codecisione con il Consiglio che in base al Trattato europeo deve essere a maggioranza qualificata. Ma l'impegno strappato da Berlusconi è politico: si va avanti se c'è l'accordo di tutti». «Noi non vogliamo una discussione ideologica sui gas serra, come quando si sente qualcuno dire "Ora c'è la crisi, cala la produzione e ci saranno meno emissioni», ha proseguito.. Per Prestigiacomo, non bisogna «ripetere gli errori fatti con Kyoto». E in questo senso ha citato il pacchetto relativo alle auto: «La direttiva — ha affermato — penalizza le auto prodotte dalla Fiat, orienta i cittadini su altre auto, con cilindrate diverse. Noi dobbiamo difendere i nostri interessi nazionali».

RINNOVABILI
A favore del norme Ue sull'ambiente
Milano, 20 ottobre 08
Longo (Aper): pacchetto clima Ue non un lusso, ma una necessità

Il presidente dell’Associazione dei produttori di energia da fonti rinnovabili si augura che il pacchetto “20-20-20” venga approvato integralmente e si schiera apertamente con le posizioni della Commissione Ue

“Mi auguro che a Bruxelles alla fine si raggiunga presto un accordo completo, unanime e definitivo tra tutti i paesi membri sulle politiche UE per la sostenibilità energetico/ambientale – ha dichiarato il presidente dell’Aper – perché gli investimenti per l’efficienza energetica e lo sviluppo delle energie rinnovabili non sono un lusso, bensì una necessità ed un’occasione irrinunciabile, anche e soprattutto per l’Italia, per garantire, nel pieno rispetto dell’ambiente e del territorio, importanti target di sviluppo economico, sociale e territoriale oltre ad essere una concreta opportunità per ridurre la nostra dipendenza di combustibili fossili dall’estero”.
Dopodiché Roberto Longo ha ribadito il proprio sostegno alle politiche europee di lotta ai cambiamenti climatici, dichiarandosi a favore delle misure sintetizzate del pacchetto 20-20-20.
“Siamo certi – ha concluso Longo – che i costi commessi al perseguimento degli obiettivi europei in materia di clima ed energia saranno più che compensati nei prossimi dodici anni dai vantaggi conseguibili in materia di efficienza, occupazione, innovazione e crescita economica della filiera industriale della sostenibilità, nonché dal raggiungimento di più efficaci risultati nella salvaguardia dell’ambiente”

ASCA
CLIMA: ANALISTI E STUDIOSI DIVISI SU POSIZIONE GOVERNO VERSO L'UE
(ASCA) - Roma, 20 ott - Se il mondo produttivo e' compatto nel promuovere l'azione italiana volta a rivedere il pacchetto europeo sul clima '20-20-20', analisti e studiosi mostrano opinioni diverse sull'opportunita' per l'Italia di chiedere una rimodulazione degli impegni e sul nesso tra la crisi finanziaria e i costi del pacchetto Ue. Per il direttore ricerche dell'Istituto Bruno Leoni, Carlo Stagnaro, e' corretta la posizione assunta dal governo.

''Il pacchetto clima dell'Unione europea - spiega - era utopistico prima, e lo e' a maggior ragione ora. La crisi finanziaria rende semplicemente insostenibile l'onere del raggiungimento degli obiettivi Ue, ma va sottolineato che essi sarebbero stati comunque una sfida costosa e sbagliata''. Di fronte alla crisi finanziaria ''la nostra economia ha bisogno di riprendere fiato, e a questo scopo occorre alleggerire il peso dello Stato, non incrementare l'incertezza e il peso delle norme ambientali''.

Dello stesso avviso il il vicepresidente della Stazione Sperimentale Combustibili, Rinaldo Sorgenti, che sottolinea come ''il pacchetto non tiene conto di quanto l'Italia ha gia' fatto sul fronte delle rinnovabili e pone un obiettivo del 20% di rinnovabili che l'Italia ha gia' raggiunto con gli investimenti nell'idroelettrico. Ma il pacchetto guarda a quelli fatti dopo il 2005 e quindi quanto gia' fatto non conta nulla''.

Secondo il vicepresidente della SSC, per avere piu' rinnovabili bisogna avere una solida base di produzione con carbone e nucleare ''che consentirebbe di liberare le risorse necessarie per lo sviluppo di nuove fonti di energia''.

Opposta l'analisi di direttore scientifico del Kyoto Club, Gianni Silvestrini, secondo il quale le motivazioni della posizione assunta dal governo italiano ''possono essere lette come la volonta' di raccogliere il malessere del mondo industriale che sulla partita del clima si e' mosso tardi e ora si trova in difficolta'''.

Secondo Silvestrini ''si ha la sensazione che l'attuale crisi finanziaria abbia rappresentato un'insperata occasione per attaccare gli impegni internazionali sul clima vissuti finora con malcelata sopportazione. Questo atteggiamento evidenzia un desolante vuoto culturale che contrasta in maniera stridente con le posizioni delle altre forze del centrodestra europee in Germania, Gran Bretagna e Francia''.

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