Certo il nostro Paese continua ad avere una grave deficienza sull’ecologia inizialmente per ragioni culturali ed ora per quelli politici ed economici. Tutti i governi che si sono avvicendati negli ultimi 30-35 anni dalla prima crisi del petrolio negli anni 70 hanno fatto ben poco per ridurre l’inquinamento. In questi anni però c’è stata una grande maturazione e crescita che però non trova riscontro nella politica.
In particolare i governi di centrodestra si sono dimostrati e tuttora si dimostrano assolutamente più insensibili al problema, anzi sono di fatto “contrari”.
In Europa, il governo Berlusconi si “oppone” chiedendo “flessibilità” sul pacchetto 20-20-20 su clima ed energia, l'ambizioso programma per ridurre entro il 2020 le emissioni di CO2 del 20% e contemporaneamente aumentare della stessa percentuale l'efficienza energetica e la quota di energia prodotta da fonti rinnovabili.
In Italia, come risposta alla crisi economica questo governo “cancella” la legge del bonus fiscale del 55% fatta dal precedente governo Prodi e addirittura farla valere retroattivamente, cosa anti-costituzionale, “penalizzando” tutti quei cittadini che hanno investito in efficienza energetica (in edilizia ed istallando pannelli solari e eolici etc…).
Dopo varie critiche lo stesso Tremonti “ammette” che la retroattività va tolta. Ma la misura contraria "rimane" a tutto danno dei cittadini virtuosi e del Paese perché il nuovo mercato dell’energia delle fonti rinnovabili stava decollando creando molti posti di lavoro e come esito finale la riduzione della dipendenza dai combustibili fossili di cui l’Italia ha assolutamente bisogno.
Allo stesso tempo il governo “ecologico” di Berlusconi “rivendica” come propria "politica ecologica" il ripristino delle centrali nucleari per recuperare un gap perso a causa di un referendum che li ha banditi 30 anni fa. Ma tutti sanno che le centrali nucleari non porteranno alcun beneficio né dal punto di vista ecologico, né economico. Porteranno solo più soldi e più potere alle grandi compagnie che i cittadini pagheranno tre volte: la prima con costi sempre maggiori dell’energia, la seconda con l’aumento dei rischi alla sicurezza sia per le persone e la terza per il territorio dove lo stoccaggio dei “rifiuti radioattivi” dovranno trovare posto.
ENERGIA, ALTERNATIVE POSSIBILI
In particolare i governi di centrodestra si sono dimostrati e tuttora si dimostrano assolutamente più insensibili al problema, anzi sono di fatto “contrari”.
In Europa, il governo Berlusconi si “oppone” chiedendo “flessibilità” sul pacchetto 20-20-20 su clima ed energia, l'ambizioso programma per ridurre entro il 2020 le emissioni di CO2 del 20% e contemporaneamente aumentare della stessa percentuale l'efficienza energetica e la quota di energia prodotta da fonti rinnovabili.
In Italia, come risposta alla crisi economica questo governo “cancella” la legge del bonus fiscale del 55% fatta dal precedente governo Prodi e addirittura farla valere retroattivamente, cosa anti-costituzionale, “penalizzando” tutti quei cittadini che hanno investito in efficienza energetica (in edilizia ed istallando pannelli solari e eolici etc…).
Dopo varie critiche lo stesso Tremonti “ammette” che la retroattività va tolta. Ma la misura contraria "rimane" a tutto danno dei cittadini virtuosi e del Paese perché il nuovo mercato dell’energia delle fonti rinnovabili stava decollando creando molti posti di lavoro e come esito finale la riduzione della dipendenza dai combustibili fossili di cui l’Italia ha assolutamente bisogno.
Allo stesso tempo il governo “ecologico” di Berlusconi “rivendica” come propria "politica ecologica" il ripristino delle centrali nucleari per recuperare un gap perso a causa di un referendum che li ha banditi 30 anni fa. Ma tutti sanno che le centrali nucleari non porteranno alcun beneficio né dal punto di vista ecologico, né economico. Porteranno solo più soldi e più potere alle grandi compagnie che i cittadini pagheranno tre volte: la prima con costi sempre maggiori dell’energia, la seconda con l’aumento dei rischi alla sicurezza sia per le persone e la terza per il territorio dove lo stoccaggio dei “rifiuti radioattivi” dovranno trovare posto.
ENERGIA, ALTERNATIVE POSSIBILI
Continuando così si continua a “perdere” ancora più posizioni, oggi siamo al 44° posto nel Climate Change perfomance index e di conseguenza oltre ad aggravare il livello d’inquinamento si aggrava pure la situazione economica, sprofondando ancora di più!
Raffaele B.
Raffaele B.
*** ULTIMISSIMA ***
NEWSITALIAPRESS
Clima: l'Europa non fa più sconti
Jose' Manuel Barroso: Non trovo giusto annacquare le ambizioni dell'Ue sul clima. Necessaria l'approvazione del Parlamento
10.12.2008 20:12:07
Bruxelles - Le richieste avanzate dall'Italia sulla revisione del pacchetto clima 20-20-20 sono state discusse in Commissione europea nella nottata di ieri. Dopo lunghe trattative i ministri Scajola e Frattini sono riusciti ad ottenere per l'Italia il raggiungimento di un accordo in sede di Commissione Europea sulla clausola di revisione e ristrutturazione del pacchetto clima entro il 2014, data in cui la Commissione Europea sarà chiamata a redigere un resoconto sullo stato di applicazione delle norme previste per i 27 paesi dal pacchetto 20-20-20. CONTINUA
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REPUBBLICA
L'Italia e la riduzione della CO2
"Kyoto sempre più lontana"
Il nostro Paese si piazza al 44esimo posto su 57 nel Climate change performance index. Legambiente: "Disastroso"
L'Italia e la riduzione della CO2
"Kyoto sempre più lontana"
Il nostro Paese si piazza al 44esimo posto su 57 nel Climate change performance index. Legambiente: "Disastroso"
10 dicembre 2008
ROMA - Gli obiettivi del Protocollo di Kyoto? Sono sempre più distanti per l'Italia. Il nostro Paese prende voti scarsi nella lotta al surriscaldamento globale e, quel che è peggio, la soglia della sufficienza si allontana di anno in anno. A dare un giudizio negativo sulla performance italiana in quanto a misure per la riduzione dei gas serra è il rapporto internazionale Climate change performance index del German Watch, che mette l'Italia al 44esimo posto nella classifica dei 57 Stati a maggiori emissioni di CO2, cioè quelli che producono il 90% dei gas serra a livello mondiale.
In caduta libera. Nello studio, che si sofferma sugli interventi positivi e strutturali di ogni singola nazione nel campo del riscaldamento, l'Italia si piazza nel gruppo di coda e perde terreno rispetto alla scorso anno, quando era 41esima. Davanti a noi, India e Brasile. Poco dopo, Paesi noti per essere "grandi inquinatori" come la Polonia e la Cina. E comunque rimaniamo ben lontani dal terzetto di punta delle prime in classifica: le virtuose Svezia, Germania e Francia. Nelle ultime posizioni ci sono invece Arabia Saudita, Canada e Usa.
"Disastroso". Così Legambiente, una delle associazioni ambientaliste che hanno collaborato alla stesura del rapporto, definisce il nostro piazzamento, "che rispecchia il cronico ritardo nel raggiungimento degli obiettivi fissati dal Protocollo di Kyoto".
Le cause. A determinare questa situazione hanno contribuito l'assenza di una strategia complessiva per abbattere le emissioni di CO2, una politica energetica che punta sull'aumento dell'uso del carbone - una fonte non pulita - e il deficit di trasporti a basse emissioni. Non solo: su di noi pesa la constatazione che nella Ue siamo uno degli Stati dove i gas serra sono cresciuti di più rispetto ai livelli del 1990 (+9,9%). E questo in barba al taglio del 6,5% imposto dal trattato internazionale.
Punti di forza a rischio. Legambiente osserva che a salvare l'Italia dagli ultimissimi posti della classifica sono state "le poche ma importanti misure adottate in questi anni, come il conto energia per la promozione del fotovoltaico o gli incentivi del 55% per l'efficienza energetica". Ironia della sorte, fa notare Legambiente, queste sono proprio le misure finite nel mirino del governo, "che dopo aver eliminato l'obbligo della certificazione energetica degli edifici, ha tagliato il 55%".
Prospettive future. Il rapporto del del German Watch ipotizza che il giudizio in futuro potrebbe persino peggiorare e non lesina sulle critiche al comportamento del nostro Paese nei negoziati in corso sul pacchetto energia e clima dell'Unione Europea. Insieme alla Polonia, infatti, l'Italia si merita il giudizio più negativo sul piano internazionale per i ripetuti tentativi di sabotare il pacchetto. Come dire, abbiamo incassato anche uno zero in condotta.
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TG24
Energia, sparisce la retroattività sul taglio degli sgravi
Il governo ci ripensa ma Tremonti avverte: "I crediti di imposta non sono e non possono essere un bancomat. Troppe volte sono stati utilizzati come tali".
03 dicembre, 2008
Il Parlamento correggerà la "retroattività" della norma che limita il bonus fiscale del 55 per cento sugli interventi edilizi finalizzati al risparmio energetico, che in un primo momento era esteso a tutto il 2008. Lo ha annunciato il ministro dell'Economia, Giulio Tremonti, in audizione alla Camera sul decreto anti-crisi, sottolineando però che "i crediti di imposta non possono essere un bancomat. Il credito d'imposta deve essere coperto altrimenti crea illusioni che deludono la gente".
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