sabato, dicembre 13, 2008

ECOLOGIA – LA FALSA VITTORIA SUL PACCHETTO-CLIMA

Dopo una penosa figura fatta al vertice di Bruxelles, in cui solo alcune marginali richieste sono state accolte, (altri paesi hanno ottenuto molto di più) come al solito il nostro Capo del Governo, sostenuto dalla sua degna ministra Prestigiacomo e altri collaboratori, hanno “impunemente” inneggiato ad una loro “vittoria” nell’essere riusciti ad ottenere tutto quello che hanno richiesto per l’Italia.
Tutti i media con alcune eccezioni sono stati al “gioco” contando proprio sulla scarsa informazione fornita agli italiani su una materia come questa alquanto complessa e quindi di facile manipolazione mediatica.

Per contrastare allora questa “tecnica” che, grazie ai mezzi di comunicazione di cui dispone il Cavaliere, egli può facilmente trasformare questa “sconfitta” in “vittoria” per suscitare più consensi, è necessario evidenziare che questa sua presunta “vittoria” non si basa su nulla che avesse a che fare con la sua posizione espressa qualche giorno fa e riportata dal
REUTERS del 11-dic-2008.

L’articolo riporta l’intenzione di Berlusconi di
- “rimandare” la decisione alla conferenza di Copenhagen alla fine del 2009 data la situazione di crisi economica. “Con questa crisi” - ha detto- “è come uno che ha la polmonite e vuol farsi la messa in piega”.
- di volere il pacchetto clima Ue fosse reso meno stringente nei suoi obbiettivi 20%-20%-20% nel 2020.
- revisione generale al marzo 2010 per l'intero pacchetto clima-energia dell'Ue sugli obiettivi 20%-20%-20% nel 2020

Nessuna di queste richieste sono state ottenute (la Polonia ha ottenuto molto di più), anzi gli obiettivi sono stati confermati e la revisione per il 2010 riguarda solo gli aspetti tecnici su come meglio raggiungere quegli obiettivi qualora si fosse indietro. La decisione è stata presa e Berlusconi non ha avuto il coraggio di mettere il “veto” come annunciato, avrebbe aggravato la sua figura di chi si batte “contro” l’ambiente e quindi contro il
Protocollo di Kioto. Allora fa finta di avere ottenuto tutto e che ha “vinto” . Ma qui non può vincere o perdere qualcuno, qui vince o perde l’umanità intera perché se non salviamo il pianeta non ci può essere futuro per nessuno, nemmeno per Berlusconi e i suoi figli.

L'Italia con questo governo si mette con i paesi più arretrati d'Europa anziché puntare sull'innovazione come motore del nuovo sviluppo, così come fanno gli altri paesi più avanzati.
Raffaele B.

REPUBBLICA
CLIMA-ENERGIA
Accordo tra i paesi Ue al vertice di Bruxelles
12 dicembre 2008

Concessioni a Italia, Germania e Polonia, ma restano gli obiettivi 20-20-20. Berlusconi esulta: "Abbiamo avuto tutto quello che chiedevamo"

BRUXELLES - Accordo raggiunto sul pacchetto clima ed energia dell'Unione Europea. Il vertice di Bruxelles ha trovato un'intesa che mette d'accordo i 27 paesi Ue su come affrontare la lotta ai cambiamenti climatici e riconvertire il sistema energetico del Vecchio Continente. Un testo che il presidente di turno dell'Unione Nicolas Sarkozy ha definito "storico", mentre il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi lo ha salutato come "una grande vittoria dell'Italia, abbiamo ottenuto tutto". E il premier italiano incassa anche il ringraziamento del presidente francese. "Grazie a Berlusconi - ha detto Sarkozy - abbiamo raggiunto l'accordo in tempi rapidi".

L'articolato finale ribadisce l'obiettivo di ridurre del 20% entro il 2020 le emissioni di gas serra, arrivando alla stessa scadenza a un'identica percentuale di efficienza energetica e di produzione da fonti rinnovabili. Il compromesso con i paesi che nelle ultime settimane avevano sollevato forti opposizioni è stato raggiunto piuttosto sulle modalità con cui arrivare a centrare le ambizioni ambientali europee. Tra questi anche l'Italia, arrivata a minacciare persino di far saltare l'intero tavolo di trattativa.

In particolare Roma nella versione finale porta a casa una maggiore gradualità nel processo di estensione delle quote di emissioni a pagamento. Si passerà, per le industrie giudicate non a rischio di delocalizzazione, dal 20% nel 2013 al 70% nel 2020, ma nel 2025 si arriverà al 100% dei diritti di emissione a pagamento. Una novità, questa, introdotta per non incappare in una bocciatura da parte dell'Europarlamento, schierato su posizioni decisamente più ambientaliste rispetto al Consiglio.

Sulla definizione delle industrie a rischio di delocalizzazione (carbon leakage) che potranno beneficiare dei diritti di emissione gratuiti al 100%, la nuova bozza accoglie soprattutto le richieste avanzate dalla Germania per tutelare le sue imprese manifatturiere e la produzione di cemento, acciaio e alluminio. Le rivendicazioni italiane a tutela di ceramica, vetro e carta saranno soggette invece a un complicato calcolo in base alla percentuale di extra costi che l'acquisto di certificati di emissione comporterebbero per i diversi settori e sottosettori.

Parlando in conferenza stampa subito dopo il raggiungimento dell'intesa, il ministro degli Esteri Franco Frattini ha rivendicato come un grande successo italiano anche l'inserimento di "una clausola di revisione generale al marzo 2010 per l'intero pacchetto clima-energia dell'Ue estesa alla valutazione sull'impatto di competitività".

Secondo il responsabile della diplomazia italiana, la revisione sarà generale, mentre nella bozza circolata in mattinata ci si limitava a prendere in considerazione il rischio di delocalizzazione delle imprese, da rivalutare sulla base di un eventuale fallimento della conferenza Onu sul clima in programma a fine 2009 a Copenaghen.

Se fosse confermato il contenuto della bozza, che fissava tra l'altro la possibilità di revisione al regime di "codecisione" (quindi senza possibilità di opporre veti) il successo italiano sarebbe molto parziale. Le pretese di Palazzo Chigi erano infatti ben altre. L'Italia in teoria avrebbe voluto rinviare tutto il pacchetto 20-20-20 in blocco, rimandandolo a un'eventuale uscita dalla crisi economica. Senza timore di apparire in controtendenza rispetto a quanto stanno facendo Stati Uniti, Germania, Francia, Gran Bretagna e persino Cina promuovendo con forza politiche di sostenibilità ambientale per rilanciare l'economia, Berlusconi non aveva esitato a definire le iniziative contro il riscaldamento globale in tempi di crisi "un malato di polmonite che pensa alla messa in piega".

Alla fine nel pomeriggio a mettere le cose in chiaro ci ha pensato il presidente della Commissione Ue Josè Manuel Barroso. Gli obiettivi del pacchetto clima, ha avvisato, sono "giuridicamente vincolanti", ed eventuali violazioni di questi accordi da parte di uno Stato membro sarebbero sanzionate attraverso l'usuale procedura d'infrazione comunitaria. La "revisione" del sistema dei diritti di emissione, nel 2010, per tenere conto dei risultati della conferenza Onu di Copenaghen, ha puntalizzato ancora, potrà solo aumentare la percentuale di emissioni da tagliare entro il 2020, e non ridurla.

Sicuramente più corpose le concessioni fatte in sede di trattativa alla Polonia e agli ex paesi del blocco comunista che hanno ottenuto sostanziosi aiuti economici e agevolazioni per riconvertire il loro sistema energetico al momento prevalentemente a carbone.

Ora comunque il testo varato dal vertice dovrà passare al vaglio del "trilogo", ovvero di un ulteriore confronto con Consiglio Europeo, Europarlamento e Commissione. Se "ratificato" andrà in votazione mercoledì nella prevista seduta dell'assemblea di Strasburgo dopo la discussione in programma martedì. A quel punto il via libera definitivo, una semplice formalità, spetterebbe al Consiglio europeo. In realtà l'ok dell'Europarlamento è molto probabile ma non è del tutto scontato. L'assemblea, come detto, è schierata infatti su posizioni molto più esigenti dal punto di vista ambientale e potrebbe ritenere eccessive concessioni fatte dalla mediazione francese.

REUTERS
Clima, Berlusconi: pronti a veto, con crisi meglio rinvio
giovedì, 11 dicembre 2008 3.10

BRUXELLES (Reuters) - L'Italia ribadisce di essere pronta a mettere il veto sul pacchetto clima qualora l'Europa non accolga le proprie richieste, assumendo una posizione che per il momento appare isolata rispetto a quella di Francia e Germania.

Arrivando oggi a Bruxelles il Consiglio Ue, preceduto dal vertice Ppe, il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi ha anche precisato di non ritenere che con la crisi economica mondiale in corso - che colpisce anche l'occupazione in Europa - sia molto opportuno prendere impegni stringenti sul clima. Meglio sarebbe rinviarli al termine della conferenza di Copenhagen alla fine del 2009.

"Se non riusciremo a ottenere quello che abbiamo chiesto con grande chiarezza dall'inizio siamo pronti al veto. Spero che non si debba arrivare a questo anche se sono molto perplesso sul fatto che questo sia il momento giusto. Prendere una decisione sul clima adesso non mi sembra che sia abbastanza opportuno", ha detto Berlusconi ai giornalisti.

Le aspettative del premier italiano sembrano gelate dal presidente francese e presidente di turno Ue, Nicolas Sarkozy, che ha invitato i leader europei a superare le proprie divergenze e a raggiungere un accordo sul pacchetto clima.

"L'Europa non ha altra scelta che raggiungere un accordo", ha detto Sarkozy arrivando al summit europeo.

La posizione della Francia è sostenuta anche dalla cancelliera tedesca Angela Merkel che si è detta ottimista sulla possibilità di raggiungere una intesa che dovrà essere "senza condizioni".

CLIMA: ITALIA PROPONE DI RIMANDARE A VERTICE COPENHAGEN
"Mi risulta strano, da persona concreta, che, mentre tutti denunciano una crisi globale profonda che potrà portare a perdita di posti di lavoro in tutta Europa, si pensi a qualcosa che si poteva rimandare a Copenhagen. E' come uno che ha la polmonite e vuol farsi la messa in piega. Mi tocca fare il cattivo e così divento il più anti europeista", aveva in precedenza detto fermandosi a conversare con un gruppo di giovani fan riuniti davanti alle sede dell'Accademia Reale dove si tiene la riunione del leader del Ppe a Bruxelles.

Berlusconi ha detto ai giovani di essere pronto a "fare il cattivo" con gli altri 26 leader dell'Unione ed ha mostrato di voler svelenire il clima, che si prospetta teso, con alcune battute. Ha infatti mostrato ai giovani di avere portato con sé un orologio -- "me l'hanno regalato" -- con il quadrante a stelle e strisce e la faccia del presidente eletto degli Usa Barack Obama: "Non lo indosserò; l'ho portato per fare due risate con i colleghi", ha detto il Cavaliere.

Mentre Berlusconi parlava, sono ancora al lavoro gli sherpa per trovare un accordo sul clima. Berlusconi non si è detto del tutto pessimista ed ai cronisti ha aggiunto: "Abbiamo lavorato per trovare delle soluzioni che non appesantiscano le imprese e l'economia. Dobbiamo ancora approfondire alcuni temi molto importanti che riguardano le nostre industrie della ceramica, per esempio, del vetro e altro ancora".

L'Italia teme un costo eccessivo per la sua industria e vuole che il pacchetto clima Ue sia reso meno stringente nei suoi obbiettivi che puntano a ridurre le emissioni di gas serra e aumentare il ricorso alle energie rinnovabili e l'efficienza energetica del 20% entro il 2020.

In particolare, assieme a Germania e Polonia, l'Italia insiste per concedere deroghe ad alcuni settori industriali che consumano molta energia e che rischiano la delocalizzazione degli impianti in caso di norme troppo stringenti.

Inoltre suggerisce una clausola di revisione del pacchetto alla luce dei risultati della conferenza mondiale sul clima in Danimarca.

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