venerdì, maggio 09, 2008

DATI FISCALI - TRA PRIVACY E TRASPARENZA

L'ARTICOLO 69 DEL DPR 600 DEL 1973 (PRIMA DELL'AVVENTO DI INTERNET) CONSENTE LA PUBBLICAZIONE DEGLI ELENCHI DEI CONTRIBUENTI. IN PIÙ UNA DISPOSIZIONE VARATA GIÀ DAL PRECEDENTE GOVERNO DI CENTRODESTRA RACCOMANDAVA ALLE AMMINISTRAZIONI PUBBLICHE DI RICORRERE A STRUMENTI TELEMATICI DI COMUNICAZIONE (ANCHE PER RISPARMIARE TONNELLATE DI CARTA).

L'UNICO FATTO CONTESTABILE NEL CASO DELLA PUBBLICAZIONE NEL WEB È LA SUA MODALITÀ D'ACCESSO CHE NON SI AVVALE DELLA IDENTIFICAZIONE DI CHI CONSULTA COME AVVIENE NORMALMENTE PER LA CONSULTAZIONE DEGLI ARCHIVI ON LINE. MA LE DICHIARAZIONI FISCALI DEI CONTRIBUENTI SONO PUBBLICHE, SU QUESTO NON CI PIOVE.

IL GARANTE INFATTI CONTESTA LA MODALITÀ DELLA PUBBLICAZIONE E NON IL FATTO CHE SIANO STATE PUBBLICATE. MA SU QUESTO SI SCONTA UN'ARRETRATEZZA LEGISLATIVA CHE NON STA AL PASSO CON LE NUOVE TECNOLOGIE.

NORMALMENTE PER POTER ACCEDERE AI DATI FISCALI BISOGNA RECARSI AL COMUNE O ALLA AGENZIA DELLE ENTRATE DELLA PROPRIA CITTÀ, SEGUIRE L'ITER PER L’IDENTIFICAZIONE RIEMPIENDO UN MODULO E FIRMARLO. NON SI PUÒ CERTO DIRE CHE QUESTO SISTEMA SIA MOLTO UTILIZZATO DAI CITTADINI.
CERTO DA NOI PRIMA SI FA LA LEGGE E POI L'INGANNO! LE LEGGE VUOLE CHE SI PUBBLICHI E POI QUESTO AVVIENE CON QUEL SISTEMA MACCHINOSO CHE POCHI UTILIZZANO. CON INTERNET INVECE È PIÙ SEMPLICE ED IMMEDIATO.

LA PUBBLICAZIONE DEI DATI FISCALI HA LO SCOPO DI CONSENTIRE UN "CONTROLLO DAL BASSO" DA PARTE DEI CITTADINI COME ALTRO STRUMENTO DI TRASPARENZA PER COMBATTERE L'EVASIONE E L'ELUSIONE. INFATTI QUESTI ULTIMI SONO I VERI E GRAVI “MALI ENDEMICI” CHE ATTANAGLIANO IL NOSTRO SISTEMA FISCALE ED È PROPRIO PER QUESTO CHE LA PUBBLICAZIONE VIA INTERNET SUSCITA DA NOI TANTO INTERESSE FINO A RASENTARE LA MORBOSITÀ.

DALLA LETTURA DEI DATI POI COSTATIAMO CHE UNA MOLE VASTISSIMA DI DICHIARAZIONI SONO MOLTO AL DI SOTTO DEL RAGIONEVOLE. PROFESSIONISTI E COMMERCIANTI “DENUNCIANO” SFACCIATAMENTE REDDITI “INFERIORI” DEI LORO STESSI DIPENDENTI. UNA COSA DI CUI ESSI STESSI SI "VERGOGNANO" MA SOLO SE I DATI VENGONO EFFETTIVAMENTE LETTI DAI CITTADINI. ALTRI, CUI REDDITI SONO SORPRENDENTEMENTE ALTI, PERCHÈ MAGARI NON GIUSTIFICATI PER LE APPARENZE, NON VOGLIONO CHE VENGANO PUBBLICATI PERCHÈ NON GRADISCONO IL "CONTROLLO" DA PARTE DEI LORO CONCITTADINI E GRIDANO PER QUESTO ALLA VIOLAZIONE DELLA PRIVACY. QUI LA PRIVACY NON C'ENTRA! ESSA VIENE VIOLATA SOLO CON L'USO DIVERSO E ILLEGALE DEI SINGOLI DATI.

UNA NUOVA LEGGE CHE SALVAGUARDI LA PUBBLICAZIONE SU INTERNET E CHE PREVEDA DEI CRITERI ANCHE TECNOLOGICI CHE “IMPEDISCA” EFFICACEMENTE UN USO DEI DATI PER SCOPI DIVERSI ED ILLEGALI, SAREBBE AUSPICABILE. SI SALVEREBBERO COSÌ INSIEME LA PRIVACY E LA TRASPARENZA!

AL CONTRARIO SE SI “IMPEDISCE” SEMPLICEMENTE LA PUBBLICAZIONE VIA INTERNET, SI TORNA AL VECCHIO ED INEFFICACE SISTEMA INUTILE, SALVAGUARDANDO LA PRIVACY A SPESE DELLA TRASPARENZA CON BUONA PACE DI CHI PAGA TUTTE LE TASSE FINO ALL'ULTIMO CENTESIMO PERCHÈ PAGANO ALLA FONTE E I LORO REDDITI SONO NOTI AI DATORI DI LAVORO.

IL CODACONS POI STA SOLLEVANDO UN POLVERONE ASSURDO: SE TUTTI DOVESSERO AVERE UN RIMBORSO, POI SI DOVREBBERO DARE ALLO STATO I SOLDI PER PAGARLO. I SOLDI DELLO STATO VENGONO DA CHI PAGA LE TASSE!

INFINE I MALINTENZIONATI NON HANNO BISOGNO DI LEGGERE LE PUBBLICAZIONI PER SAPERE QUANTO GUADAGNA UNA PERSONA, PRIMO PERCHÈ SONO NOTORIAMENTE QUASI MAI VERITIERI E SECONDO SI VEDE MEGLIO DAL TENORE DI VITA CHE CONDUCE SUL POSTO.
Raffaele B.

ILTEMPO
Redditi on line, è scontro fra le Entrate e il Garante
06/05/2008

La polemica sulla pubblicazione on line dei redditi degli italiani accende lo scontro tra l'Agenzia delle entrate e il Garante della privacy.

Lo stop dell'Authority era arrivato già poco dopo la notizia della circolazione in Rete dei 740 dei cittadini della Penisola. Ma ancora ieri il presidente contestava il fatto di non essere stato informato e consultato prima di prendere l'iniziativa. Così la stessa Agenzia non ha tardato a precisare che la pubblicazione è stata effettuata a norma di legge e, soprattutto, che «internet è trasparenza». «La diffusione dei dati reddituali con modalità telematiche - viene spiegato - da parte dell'autorità pubblica costituisce un elemento di garanzia, trasparenza e affidabilità dell'informazione». Insomma, l'Agenza non ci sta e spedisce la sua risposta al Garante.

Ma intanto continua un altro scontro. Sono le associazioni dei consumatori ora a spaccarsi a metà, tra chi è dalla parte di Vincenzo Visco e chi prepara i moduli per fare causa. Partiamo dai favorevoli. L'Unione nazionale dei consumatori è decisamente in controtendenza rispetto alle altre associazioni che curano gli interessi dei propri associati. È «un gesto concreto a favore della trasparenza amministrativa, che andrebbe sempre difesa ed incentivata», spiegano. Anzi, chiedono «al prossimo ministro dell'Economia di autorizzare la diffusione dei dati per periodi anche più lunghi. A tale proposito - propone l'Unc - si potrebbero rendere note le dichiarazioni dei redditi a partire dal 2001, così da consentire, a chi fosse interessato, una comparazione tra anni diversi». E anche il Movimento di difesa dei cittadini si schiera dalla parte di Visco «che peraltro sembra in sintonia con la maggior parte dei cittadini».

Ma un muro nei confronti del viceministro del governo uscente c'è. E arriva sempre dal mondo delle associazioni dei consumatori. A iniziare dal Codacons, che da oggi sul proprio sito metterà a disposizione degli italiani «un modulo che gli utenti possono scaricare per avviare le dovute azioni contro l'Agenzia delle entrate e chiedere un minimo di 500 euro di indennizzo per la grave violazione della privacy subita». Anche Federconsumatori ribadisce la sua contrarietà in merito alla pubblicazione on-line dei redditi, anche se non avvierà nessuna iniziativa di contrasto o rischiesta di risarcimenti. «Ribadisco la mia contrarietà alla pubblicazione degli elenchi - precisa il presidente Rosario trefiletti - Riteniamo sia possibile individuare altre strade per combattere l'evasione fiscale, migliorando l'efficienza della macchina fiscale attraverso il rafforzamento del rapporto tra Agenzia ed Enti territoriali».

L'altra stoccata alla pubblicazione arriva dall'Adoc che presenta una denuncia per violazione della privacy alla polizia postale. Secondo l'associazione «è necessario che venga attivato un meccanismo di identificazione e tracciatura delle operazioni effettuate, a tutela della privacy e come prevenzione per eventuali episodi di criminalità legati alla consultazione dei redditi». E intanto è al vaglio della procura di Roma una prima informativa della polizia postale.

Nessun commento: