mercoledì, giugno 11, 2008

LA SCUOLA A SVANTAGGIO DEI POVERI E DEL SUD

CHE NELLA SCUOLA ITALIANA PERMANESSE IL "CLASSISMO" A TUTTO SVANTAGGIO DEI “POVERI” E DEL “SUD”, LO HA SCOPERTO ORA PERFINO LA BANCA D'ITALIA.

NONOSTANTE LE TANTE "RIFORME" A TUTTI I LIVELLI CONDOTTE DA MOLTI GOVERNI DAL DOPOGUERRA IN POI, NON SI RIESCE A FAR DIVENTARE LA NOSTRA SCUOLA COME VORREBBE LA COSTITUZIONE. CIOÈ UNA SCUOLA PUBBLICA PER TUTTI, TESA AL SUPERAMENTO DEL "CLASSISMO", CHE PERMETTA A TUTTI I RAGAZZI, “INDIPENDENTEMENTE” DALLE LORO CONDIZIONI SOCIALI, DI AMBIRE AI MASSIMI LIVELLI.

PRIMA DELL'AVVENTO DELLA SCUOLA "PUBBLICA" SOSTENUTA DALLO STATO, ESISTEVA QUELLA "PRIVATA" D'ELITE, A PAGAMENTO, FRUIBILE SOLO DA CHI POTEVA OVVIAMENTE PERMETTERSELO. CIÒ HA SEMPRE PRODOTTO L'INAMOVIBILITÀ SOCIALE TIPICA DELLE SOCIETÀ ARRETRATE E MEDIOEVALI.

LA MOBILITÀ SOCIALE CONSENTE INVECE IL RINNOVAMENTO E LA CRESCITA, MENTRE L'INAMOVIBILITÀ PROVOCA IL BLOCCO E L'ARRETRAMENTO DELL'INTERO PAESE.

LA SCUOLA DEVE INVECE CONSENTIRE QUESTA MOBILITÀ ATTRAVERSO IL SUPERAMENTO DELLE "DIFFERENZE" CONOSCITIVE DI PARTENZA E METTERE TUTTI NELLE CONDIZIONI DI POTER "COMPETERE" ALLA PARI. IN QUESTO MODO VARRÀ VERAMENTE IL "MERITO" ED ANCHE IL FIGLIO DELL'OPERAIO O DELL'ULTIMO CITTADINO POTRÀ AMBIRE A POSTI PIÙ IMPORTANTI ESATTAMENTE COME I FIGLI DELLE RICCHE FAMIGLIE.

INVECE NONOSTANTE TUTTI GLI SFORZI FINORA FATTI IN QUESTA DIREZIONE NON CI SIAMO ANCORA. ANZI REGISTRIAMO UN "DEPOTENZIAMENTO" DELLA SCUOLA MEDESIMA PROPRIO NEL MOMENTO IN CUI ESSA PIÙ S'AVVICINA AL DETTATO COSTITUZIONALE.

SE NE RIDUCE LA SPESA PER L'EDUCAZIONE PUBBLICA E ALLO STESSO TEMPO LA SI VUOLE "AUMENTARE" PER QUELLA "PRIVATA". QUESTO ADDIRITTURA AVVANTAGGIA I “RICCHI” A SPESE DEI “POVERI”. L'ESATTO CONTRARIO DI QUELLO CHE DEVE FARE LA SCUOLA. INFATTI LA COSTITUZIONE RECITA CHE LA SUOLA PRIVATA È CONSENTITA MA SENZA SPESE PER LO STATO!

NELLE SCUOLE PUBBLICHE GLI INSEGNANTI SONO I MENO "PAGATI", MOLTO MENO DEI LORO PARI NEL RESTO DELL'EUROPA. PER QUESTA RAGIONE ED ANCHE PER L'ASSENZA DELLA "MERITOCRAZIA", GLI EDUCATORI SONO SCARSAMENTE MOTIVATI AD "AGGIORNARSI" E QUINDI "MENO" PREPARATI A SVOLGERE IL LORO COMPITO CON LA NECESSARIA COMPETENZA.

NON SI INVESTE SERIAMENTE NÈ SULL'AGGIORNAMENTO DEGLI INSEGNANTI NÈ SULLA DIDATTICA PER ADEGUARSI ALLE NUOVE TECNOLOGIE E SI CONTINUA AD INSEGNARE UNA CULTURA "DEBOLE" CHE NON PERMETTE AI GIOVANI DI FARE FRONTE ALLA REALTÀ CON LA QUALE DEVONO MISURARSI ORA E NEL PROSSIMO FUTURO IN CONTINUA EVOLUZIONE.

INFINE SE SI AGGIUNGE PURE CHE LA SCUOLA PUBBLICA SI LEGA "SCARSAMENTE" AL MONDO PRODUTTIVO SE NE CONCLUDE CHE IL PERMANERE DI QUESTA SITUAZONE METTE IL NOSTRO PAESE SU UN PERICOLOSO PIANO INCLINATO DELLA "INEVITABILE" INVOLUZIONE ECONOMICA NIENT'AFFATTO AUSPICABILE.

AUGURIAMOCI CHE LA SCUOLA RITORNI PRESTO AD ESSERE AL “CENTRO” DI TUTTE LE "INIZIATIVE" POLITICHE IMPORTANTI TESE A FARE USCIRE IL NOSTRO PAESE DALLA CONDIZIONE DI "ARRETRATEZZA" IN CUI VERSA RISPETTO AGLI ALTRI PAESI EUROPEI, ALTRIMENTI CI SARÀ POCO DA SPERARE PER IL FUTURO NOSTRO E DEI NOSTRI GIOVANI.
Raffaele B.

repubblica
SCUOLA & GIOVANI
Bankitalia: "Soprattutto al Sud la scuola discrimina i poveri"
I ragazzi di provenienza socio-economica svantaggiata sono meno bravi
Studio dalla Banca d'Italia sui divari territoriali e familiari
Le differenze si attenuerebbero alla media superiore ma i più abbienti sono portati a scegliere gli istituti migliori.

di ROSARIA AMATO
10 giugno 2008


ROMA - Svantaggiati dalla nascita. Gli studenti del Mezzogiorno provenienti da famiglie povere, o in condizioni economiche modeste, a scuola sono meno bravi. Un divario che incide su quello, più generale, tra Nord e Sud, e che si attenua solo alle scuole medie superiori. Lì a contare è soprattutto la scelta dell'istituto: sono più bravi gli studenti dei licei, meno quelli degli istituti tecnici (frequentati peraltro dal 70% degli studenti italiani). Ma anche in questo la provenienza socio-economica dello studente incide pesantemente, perché sono soprattutto i ragazzi che vengono da famiglie agiate a essere spinti dalla famiglia verso i licei. Sono le conclusioni alle quali arriva uno studio pubblicato dalla Banca d'Italia, condotto da Pasqualino Montanaro, che mette a confronto le principali indagini internazionali sulla scuola, da quella dell'Ocse (Pisa) alla Timss e Invalsi.

Dall'analisi incrociata delle rilevazioni, spiega Montanaro, del Nucleo per la ricerca economica della sede di Ancona della Banca d'Italia, emerge che "il livello di proficiency nel Mezzogiorno è significativamente più basso rispetto agli standard internazionali e a quelli delle regioni settentrionali, in tutti gli ambiti di valutazione considerati (comprensione del testo, matematica, scienze, problem solving), "il grado di dispersione dei punteggi è più elevato al Sud" (cioè al Sud sono molto significative le differenze), "i divari territoriali tendono a crescere durante il percorso scolastico".

Un quadro desolante, nel quale incide pesantemente la situazione economica delle famiglie. "E' ampiamente riconosciuto - si legge nello studio - che le differenti condizioni sociali e culturali, già a partire dall'età prescolare, influiscono in maniera decisiva sulle abilità cognitive, sulla capacità di esprimere se stessa, di percepire i colori, di comprendere spazi e forme, di rappresentare fenomeni di natura quantitativa".

Gli svantaggi nell'apprendimento dei meno abbienti sono evidenti soprattutto nei primi anni di scuola. Per quanto riguarda la matematica, per esempio, "in media il punteggio ottenuto da uno studente con lo status sociale più elevato supera del 25% circa quello ottenuto da uno studente con lo status sociale più basso". Peraltro in generale gli studenti meridionali sono meno bravi anche quando possono beneficiare delle più favorevoli condizioni sociali, ma "il divario Nord-Sud è più ampio nelle classi sociali più basse e ridotto in quelle più elevate".

Andando però più avanti negli studi, pesa invece soprattutto la scelta del tipo di scuola. Tutte le indagini dimostrano che sono più elevati i rendimenti degli studenti dei licei, anche se "non è chiaro se essere iscritti a un liceo o frequentare comunque una buona scuola effettivamente determini, in maniera diretta, una migliore performance scolastica, o se al contrario questa sia una semplice correlazione spuria, dovuta al fatto che gli studenti migliori tendono, per varie ragioni, a frequentare le scuole migliori, soprattutto se si tratta di licei".

Ma per gli studenti adolescenti la provenienza familiare pesa a quel punto nella scelta della scuola: "In base ai dati Pisa 2003, la probabilità di uno studente appartenente alla classe sociale più elevata di essere iscritto a un liceo è sette volte più alta di quella di uno studente con le più sfavorevoli condizioni familiari. Tali evidenze sono ricorrenti in tutte le aree geografiche".

In altre parole, quando uno studente proveniente da una famiglia povera potrebbe finalmente lasciarsi alle spalle lo svantaggio che gli deriva dalle condizioni sociali, scegliendo un liceo, invece viene spinto a scegliere una scuola professionale, perpetuando così il suo deficit di apprendimento.

Nessun commento: