martedì, aprile 22, 2008

ALITALIA E LA DEMAGOGIA ELETTORALE DELLA DESTRA

COME ERA PREVEDIBILE, DOPO I CLAMORI E LE INTERFERENZE DEMAGOGICHE IN QUESTI GIORNI, AIR FRANCE-KLM SI “RITIRA” DALLA PARTITA E “DICHIARA” DI NON ESSERE PIÙ INTERESSATA AD ACQUISTARE ALITALIA ORMAI A QUESTO PUNTO MORIBONDA.

CERTO NON È PENSABILE CHE DOPO LA PERDITA DEL MIGLIORE POSSIBILE ACQUIRENTE LA QUOTAZIONE DELLA COMPAGNIA POSSA AUMENTARE, AL CONTRARIO “DIMINUISCE” COME ANCHE LA BORSA DIMOSTRA. DI CONSEGUENZA, L'OFFERTA DI UN IMPROBABILE E NUOVO ACQUIRENTE NON POTRÀ CHE ESSERE “INFERIORE”, SE VERRÀ FUORI, PERCHÈ NON È DETTO CHE VERRÀ FUORI.

LA STESSA AEROFLOT RUSSA È RESTIA AD ACQUISTARLA E RIMANE SOSPESA SULL'OFFERTA, NONOSTANTE GLI ORDINI DI PUTIN. LA BANCA SAN PAOLO INTESA INTERVERREBBE SE "CI FOSSE UN PIANO INDUSTRIALE" PER FARE DECOLLARE LA COMPAGNIA, COSA CHE SOLO UN GRANDE GRUPPO DEL SETTORE A LIVELLO MONDIALE PUÒ DARE. SENZA DI CIÒ SI FINIREBBE PER DARE SOLDI A “FONDO PERDUTO” SOLO PER PROCASTINARE IL PROBLEMA E FARLO DIVENTARE ANCORA PIÙ GRANDE. IN FONDO È CIÒ DI CUI ALITALIA HA GODUTO FINORA.

ORA PERÒ NON È PIÙ POSSIBILE L'AIUTO DI STATO PERCHÈ LO IMPEDISCONO LE REGOLE DI MERCATO EUROPEE . ALLORA CHE SI FA? ALLA LEGA NON INTERESSA LA COMPAGNIA DI BANDIERA (ALLA BANDIERA, DICONO, CI SPUTANO SOPRA), A LORO INTERESSA SALVARE "MALPENSA" PERCHÈ SE NON ALTRO È LOMBARDA.

SE LE FAMOSE "CORDATE" TANTO ANNUNCIATE DA BERLUSCONI NON DOVESSERO "CONCRETIZZARSI" IN MODO FATTIBILE E SODDISFACENTE, AL NUOVO GOVERNO NON RESTA CHE CELEBRARE I “FUNERALI” DELLA COMPAGNIA E CON ESSA ANCHE QUELLI DELLA LOMBARDA MALPENSA, CON BUONA PACE DI TUTTI COLORO CHE AVEVANO RIPOSTO TUTTE LE LORO SPERANZE NELLA SPICCIOLA ED IRRESPONSABILE "DEMAGOGIA" TESA A TENERE FUORI I FRANCESI, FATTA PROPRIA DALLA DESTRA DI BERLUSCONI E DALLA LEGA DI BOSSI.

UNA PARTE DELLE RESPONSABILITÀ CE L'HANNO ANCHE I SINDACATI CONFEDERALI PERCHÈ SPOSANDO LA LINEA CORPORATIVA DELL'ANPAC DELL'AQUILA SELVAGGIA HANNO FINITO PER DARE UNA MANO A QUELLA DEMAGOGIA.
Raffaele B.

REPUBBLICA
Alitalia, Air France abbandona
"Ritiriamo la nostra offerta"
21 aprile 2008

Il vettore franco-olandese rinuncia: "Gli accordi contrattuali non sono più validi"
No comment da Palazzo Chigi. Il Pd: "Effetto di comportamenti irresponsabili"
IntesaSanPaolo potrebbe riesaminare il dossier sulla compagnia

ROMA - Una brusca frenata sulla strada del risanamento e un piccolo spiraglio di luce. Mentre Air France-Klm annuncia il ritiro della sua offerta, IntesaSanPaolo riapre il dossier Alitalia. "Accordi contrattuali non più validi", dice la compagnia franco-olandese. Nessun commento da Palazzo Chigi. Il Pd attacca Berlusconi: "La rottura è conseguenza di comportamenti irresponsabili".

Alitalia, adieu. La lunga, estenuante trattativa con Air France-Klm sembra giunta alla fine. Il vettore franco-olandese, con un comunicato, ha annunciato il ritiro della propria offerta. "A seguito della richiesta di Alitalia di chiarire la situazione legale successiva alla rottura delle negoziazioni fra Air France-Klm e Alitalia - si legge - Air France-Klm ha comunicato ad Alitalia che gli accordi contrattuali annunciati il 14 marzo scorso con l'obiettivo di lanciare un'offerta pubblica di scambio su Alitalia non sono più validi dal momento che non sono state soddisfatte le condizioni preliminari al lancio dell'offerta".

I motivi. La decisione del cda di Air France è stata presa in seguito al "cambiamento del quadro macro-economico": lo precisano fonti vicine alla compagnia, che tra i fattori sottolineano "l'aumento sensibile del greggio, nelle ultime settimane lievitato fino al 22% in più". Insomma, la situazione attuale "non consente di applicare nei tempi previsti il piano industriale". Vale a dire, "il ritorno alla redditività di Alitalia richiederebbe tempi molto più lunghi". Altre fonti vicine al management di Parigi rilevano che è improbabile che vi siano ripensamenti, visto che i vertici della compagnia sono sembrati perentori e decisi.

Palazzo Chigi non commenta. La prima reazione di Palazzo Chigi alla rinuncia di Air France - Klm è un "no comment". Mercoledì mattina si dovrebbe svolgere una riunione del Consiglio dei ministri per decidere quale strada seguire. Prima, secondo fonti del governo, l'esecutivo si attende quella che viene definita come una chiara assunzione di responsabilità politica da parte della nuova maggioranza sulle decisioni da prendere. La riunione del Cdm servirebbe infatti a varare il decreto per il prestito ponte, misura che dovrebbe assicurare la liquidità necessaria per la continuità di esercizio della compagnia aerea in attesa delle decisioni che dovranno essere assunte dal nuovo governo. Per avviare il commissariamento secondo le procedure della legge Marzano, invece, la riunione del Cdm non sarebbe necessaria. L'iniziativa dovrebbe essere presa direttamente dal Cda di Alitalia, che lo chiederebbe al ministero per lo Sviluppo Economico.

Fonti del ministero del Tesoro, invece, fanno sapere che "quello che Tommaso Padoa-Schioppa poteva dire su Alitalia, lo ha già detto a Brdo, in occasione dell'Ecofin". In quell'occasione, il ministro aveva sollecitato un'iniziativa da parte dei sindacati per riprendere la trattativa con il gruppo franco-olandese. In caso contrario, aveva sottolineato, le conseguenze sarebbero state "estremamente negative" e "irreparabili".

Il Pd: "Effetto di comportamenti irresponsabili". "Come avevamo previsto - scrive in un comunicato il Partito democratico - dichiarazioni avventate e comportamenti non responsabili hanno fatto naufragare la trattativa con Air France, mettendo a repentaglio il destino di Alitalia e di decine di migliaia di lavoratori". "Si è finito col creare una situazione che ora pesa sull'occupazione di decine di migliaia di persone che lavorano nella compagnia italiana, a Fiumicino, a Malpensa e nell'indotto", continua la nota. "Una situazione drammatica - conclude il Pd - che pesa anche sull'immagine dell'Italia, che subisce un colpo consistente. Il governo attuale e quello che verrà devono cercare di operare per garantire la continuazione dell'attività di Alitalia per aprire nuove e reali trattative".

L'apertura di IntesaSanPaolo. Per una porta che sembra chiudersi, un'altra che forse si apre: appena qualche ora prima, IntesaSanPaolo si era mostrata interessata a un intervento per salvare la compagnia di bandiera. "Se l'operazione Alitalia fosse di respiro internazionale saremmo interessati, sotto varie forme". A chiarire la posizione dell'istituto di credito, era stato Enrico Salza, presidente del consiglio di gestione della banca. "Al momento siamo fuori - aveva aggiunto - ma potremmo essere interessati a un'operazione che non sia di piccolo cabotaggio provinciale: non è questione del nuovo governo, ma bisogna che si decidano perché non è accettabile che questa situazione continui così". "Ancora non abbiamo esaminato nessun nuovo piano - aveva concluso Salza - ma siamo pronti a farlo se ci verrà richiesto, con un piano industriale".


REPUBBLICA
Alitalia, i nomi dei colpevoli
22/04/2008 - 07:45
Commento dii Di Massimo Giannini

ORA saranno soddisfatti. I "difensori della nazione" e i "paladini dell'occupazione". Il Pdl che ha appena vinto le elezioni e il sindacato che ha appena perso la faccia. Il ritiro di Air France significa la fine dell'Alitalia e certifica la sconfitta dell'Italia.

Si compie il destino di un'azienda depauperata e depredata da decenni di cattiva gestione finanziaria e di pervasiva "usucapione" politica. Si chiude nel peggiore dei modi un "buco nero" costato alla collettività 15 miliardi in 15 anni, 270 euro per ogni cittadino, neonati compresi.

Solo le false anime belle, adesso, possono far finta di meravigliarsi per la rottura decisa dai francesi. Cosa si aspettavano, dopo che una partita strategica come Alitalia è stata giocata strumentalmente in un'ottusa campagna elettorale, come un derby pecoreccio tra Malpensa e Fiumicino? Cosa speravano, dopo che il futuro industriale del nostro vettore aereo è stato consumato inopinatamente in un assurdo negoziato "peronista", come una banale vertenza sui taxi? In questo sciagurato Paese, purtroppo, funziona così. Ma nel resto d'Europa, evidentemente, il mercato ha ancora le sue regole, i suoi tempi, i suoi effetti.

Ci sono nomi e cognomi, nell'elenco dei colpevoli di questo bruciante fallimento del Sistema-Paese. Sul fronte politico, Berlusconi ha brillato per l'insostenibile leggerezza con la quale ha maneggiato l'affare Ali-France, e per l'insopportabile cinismo con il quale ha sventolato il pretestuoso vessillo dell'"italianità" a fini di marketing elettorale. La sua crociata anti-francese non ha conosciuto confini diplomatici né limiti etici. In un vortice di annunci auto-smentiti, ha posto veti impropri. Ha inventato cordate improbabili, a metà tra il pubblicistico e il familistico. Ha messo in pista concorrenti immaginari, come l'Aeroflot dell'amico Putin, che gentilmente si è prestato al gioco nella ridente cornice sarda di Villa Certosa, dove il luogo della vacanza personale si traveste da sede della rappresentanza istituzionale. Jean-Cyrill Spinetta ha sopportato anche troppo le intemperanze del premier in pectore. Piuttosto che perdere altro tempo e farsi dire no dal nuovo governo, ha preferito giocare d'anticipo.

Sul fronte sindacale le colpe sono anche più gravi. Epifani, Bonanni e Angeletti, e con loro la colorita galassia degli "autonomi", hanno brillato per l'inaccettabile miopia con la quale hanno affrontato la drammatica crisi dell'Alitalia, alla quale hanno dato da sempre il loro fattivo contributo. Per troppi anni, dai tempi di Aquila Selvaggia, le confederazioni e i mille cobas sparsi nei nostri cieli hanno usato la compagnia come una zona franca, nella quale i livelli retributivi e le quote occupazionali erano le sole "variabili indipendenti" da tutti gli altri parametri aziendali: dall'efficienza del servizio alla produttività del lavoro. Cgil, Cisl e Uil si sono distinte per l'intollerabile demagogia con la quale hanno cercato fino all'ultimo di intralciare il piano industriale dell'unico partner di livello mondiale che aveva accettato di sporcarsi le mani nel disastro dell'Alitalia. All'insegna della più insensata difesa corporativa. Dal cargo, da salvare nonostante abbia 5 aerei con un organico di 135 piloti e fatturi 260 milioni con una perdita di 74 milioni. Ad Alitalia Servizi, da salvare grazie a Fintecna in un'operazione impensabile perfino al tempo dell'Efim e degli altri carrozzoni pubblici delle PpSs. Anche in questo caso, Spinetta non poteva continuare con questo indecoroso tira e molla. Ha preferito anticipare i tempi, con tanti saluti alla gloriosa Triplice.

Il governo Prodi non ha gestito al meglio questa privatizzazione. Ma Tommaso Padoa-Schioppa ha avuto almeno il merito di aprire la "pratica", dopo un'intera legislatura nella quale il vecchio governo della Cdl si era ben guardato dal farlo. E di avvisare tutti una settimana prima del voto: "Serve un segnale immediato - aveva detto all'Ecofin in Slovenia - perché se la decisione sull'offerta Air France viene rimandata a dopo le elezioni il commissario sarà inevitabile". Così è stato. Così sarà. Ora l'Alitalia svola verso il baratro. In cassa ci sono soldi per un altro mese, non di più. Il Consiglio dei ministri che si riunirà oggi può fare solo due cose: approvare il prestito-ponte da 100 milioni, e decidere il commissariamento della compagnia. In ogni caso, è una lezione amarissima per tutti. Per il leader del centrodestra che ora dovrà evitare almeno il fallimento, dopo aver dimostrato tutta la sua improvvisazione politica e il suo ritardo di fronte alle sfide del libero mercato. E per i leader confederali, che non sono stati capaci di cogliere "l'ultima chiamata" e hanno mostrato tutto il loro incolmabile deficit culturale rispetto alle logiche della globalizzazione.

In questa fiera delle irresponsabilità, ancora una volta, le due "caste" hanno dato il peggio di sé. Sulle spalle dell'Italia, che vorrebbero "rialzare". E sulla pelle dei lavoratori, che dovrebbero tutelare.

Nessun commento: