venerdì, aprile 11, 2008

IL CAVALIERE E LE DISCARICHE FUORI NORMA

LA CORTE DI GIUSTIZIA EUROPEA HA DICHIARATO FUORILEGGE IL DECRETO LEGISLATIVO 36/2003 VARATO DAL GOVERNO BERLUSCONI CHE DOVEVA APPLICARE LA NORMA UE 1999/31/CE.

NON C'È CHE DIRE, È UNA BELLA "BOTTA" PER IL CAVALIERE CHE SI È FATTO "PALADINO" PER LA SOLUZIONE DEL PROBLEMA DELL'IMMONDIZIA A NAPOLI CHE TANTO L'APPASSIONA.

CHI AVESSE AVUTO ANCORA DEI DUBBI SULLA TOTALE INAFFIDABILITÀ DEL EX-PRESIDENTE DEL CONSIGLIO CHE VARÒ QUEL DECRETO "SBAGLIATO" ORA SI DOVRÀ RICREDERE PERFINO SU QUESTO FATTO.

SUCCESSIVAMENTE ALLA SUA ELEZIONE IL GOVERNO PRODI LA "CORRESSE" MA POTREBBE NON ESSERE SUFFICIENTE PER EVITARE UNA GROSSA MULTA A CARICO DELL'ITALIA PERCHÈ NEL FRATTEMPO TRASCORSERO BEN DUE ANNI, FORSE TEMPO SCADUTO.
Raffaele B.

LASTAMPA
Rifiuti tossici, l’Ue condanna l’Italia
Venerdì 11/4/08 14:36
PER LE DISCARICHE FUORILEGGE POTREBBE ARRIVARE UNA MULTA SALATA
D’Alema: ma adesso siamo in regola


MARCO ZATTERIN - CORRISPONDENTE DA BRUXELLES

Discariche fuori norma e, dunque, fuorilegge. La Corte di Giustizia europea accoglie i rilievi della Commissione e semina nuovi veleni nella campagna elettorale. I magistrati di Lussemburgo, con una sentenza pronunciata ieri, hanno condannato l'Italia per la tardiva e non corretta applicazione della direttiva comunitaria mirata a scongiurare le ripercussioni negative sull'ambiente del trattamento dei rifiuti tossici. La norma Ue, varata nel 1999 con obbligo di recepimento entro il 16 luglio 2001, è stata inserita - e in modo inesatto - nel nostro quadro legislativo solo nel 2003. «E' chiara la colpa del governo Berlusconi», attacca il centrosinistra che, comunque, afferma che la situazione è stata sanata con un provvedimento varato il primo aprile.

Niente a che fare con la mondezza napoletana. L'offensiva della Corte di Lussemburgo ha obiettivi strutturali, mette in dubbio l'intero sistema del trattamento dei rifiuti. Ad aprire il procedimento è stata la Commissione, convinta che il decreto legislativo (il 36/2003) di applicazione della norma Ue (la 1999/31/CE) violasse alcuni articoli della direttiva che definisce la nozione di rifiuti e di discariche. Il testo impone fra l'altro agli Stati di elaborare una strategia nazionale per la riduzione dei rifiuti e stabilisce regole sui costi dello smaltimento. Inoltre prevede il rispetto di una procedura di autorizzazione per la costruzione di nuove discariche e sottopone le preesistenti a misure particolari, soprattutto per separare i rifiuti tossici dai «normali».
Bruxelles ci ha accusato di aver applicato la direttiva in modo non conforme. La Corte ha fatto sue le argomentazioni e ha condannato Roma a pagare le spese del procedimento. Il decreto italiano, precisa la Corte, prevede che le Regioni elaborino un programma per la riduzione di rifiuti biodegradabili presenti nelle discariche e fissa le scadenze da rispettare per la riduzione graduale dei rifiuti destinati ai centri di smaltimento. Il governo Berlusconi, precisano i magistrati del Granducato, non ha previsto l'applicazione del quadro Ue alle discariche autorizzate tra il termine di trasposizione della direttiva (luglio 2001) e l'entrata in vigore del decreto stesso, ma si è occupato solo degli impianti preesistenti. La condanna non ha effetti pratici se non quello di dare il via ad una seconda procedura che, se conclusa, potrebbe comminare un multa salata al Bel Paese.

La responsabilità è del centrodestra, attacca il ministro degli Esteri Massimo D'Alema. «Berlusconi si candida a risolvere il problema dei rifiuti - ha detto ieri a Napoli -, ma nel frattempo noi ci siamo beccati la condanna Ue per la sua gestione delle discariche». Si tratta, ha aggiunto, di «provvedimenti sbagliati che il governo Prodi ha corretto». Il presidente dei senatori di An, Altero Matteoli, rimanda la palla agli avversari: «Hanno avuto due anni per modificare la direttiva, ma non hanno fatto nulla».

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