IL CARATTERE “ANTI-NAZIONALE” CONTRARIO AL RISORGIMENTO CHE HA PORTATO ALL’UNITÀ DELL’ITALIA E QUELLO “EVERSIVO” E “SECESSIONISTA” EMERGONO CON GRANDE ED INQUIETANTE CHIAREZZA DALLE PAROLE DI BOSSI CHE IN UN SUO COMIZIO A BRESCIA AFFERMA PERSINO CHE SE NON SI CAMBIERÀ “DEMOCRATICAMENTE” BISOGNERÀ FARLO IN ALTRO MODO.
È LA STESSA (CDL) CHE HA FATTO SCRIVERE LA RIFORMA PROPRIO DA QUESTA LEGA COSI COME LA “PORCATA” DELLA LEGGE ELETTORALE (AMMESSO CANDIDAMENTE DALLO STESSO AUTORE CALDEROLI) CHE AFFERMA ASSURDAMENTE CHE SI POTRÀ MODIFICARE LA RIFORMA SOLO SE VINCERANNO I “SI”. AL CONTRARIO SE SARANNO I “NO” A VINCERE NON LA SI POTRÀ PIÙ MODIFICARE.
GIOVANNI SARTORI NELL’ARTICOLO IN FONDO, PARLA DI “BIDONE MONUMENTALE” PROMETTERE CHE UNA COSTITUZIONE APPROVATA IN PARLAMENTO E POI CONFERMATA DA UN REFERENDUM VERRÀ SUBITO DOPO RITOCCATA È DAVVERO UNA PROMESSA A CREDIBILITÀ ZERO.
LA VITTORIA DEL “NO”, INVECE, NON PRECLUDEREBBE NULLA. CADREBBE IL FEDERALISMO 2 DI BOSSI; E ANCHE SE COSÌ, RESTEREBBE IN VIGORE L’ALTRETTANTO SBAGLIATO FEDERALISMO 1 DELLA SINISTRA, A QUESTO LA SINISTRA HA LARGAMENTE CONVENUTO DA TEMPO, DI AVERE SBAGLIATO.
IL “NO” APRE DUNQUE UNA SPERANZA CREDIBILE DI BUONE RIFORME; IL “SÌ” CI INCHIODEREBBE INVECE SENZA SCAMPO A UNA COSTITUZIONE DISASTROSA.
A PROPOSITO DELLA LA “RIDUZIONE DEI PARLAMENTARI”, TANTO SBANDIERATA DALLA CDL, ESSA È PREVISTA SOLO NEL LONTANO 2016 CIOÈ FRA 10 ANNI.
Raffaele B.
RAINEWS24
Referendum. Bossi: stavamo meglio sotto l'Austria.
Brescia, 15 giugno 2006
"Una grande vittoria del sì al Nord è molto importante: se passa il sì in tutto il Nord e' come avere un passaporto per andare all'Onu a far sentire che la nostra gente ne ha piene le scatole e vuole un cambiamento".
Umberto Bossi al termine del comizio tenuto ieri sera nel Bresciano, a Montichiari, riaccende la miccia del separatismo nella campagna referendaria. Ai microfoni del Tg1 il leader della Lega Nord è ancora più esplicito: se vincono i 'no' non si aprirà un confronto sulle riforme con l'Unione: "No, non ci credo - afferma Bossi - li ho visti in aula, faranno delle regole per non toccare mai piu' la Costituzione, il Paese non cambiera' mai più democraticamente. Bisognerà trovare altre vie, perche' democraticamente non cambierà piu' niente. E questo è un dramma".
Per Bossi "al sud il sì per vincere dovrà lottare contro tutte le balle che sono state raccontate". E ancora, rivolgendosi ai simpatizzanti di Montichiari: "Stavamo meglio quando eravamo sotto l'Austria. Se lo avessero saputo quelli che sono andati a combattere sul Piave, forse giravano i fucili dall'altra parte"...CONTINUA
CORRIERE
Referendum: giudichiamo la riforma. E basta
Le promesse non contano
di Giovanni Sartori
04 giugno 2006
Le costituzioni non sono né di destra né di sinistra. O sono ben fatte (accettabili) o sono malfatte (inaccettabili). Il che sottintende che una costituzione dovrebbe essere giudicata secondo criteri funzionali. Funzionerà bene? Funzionerà male?
La sinistra (da sola) ha votato una riforma federalista nel 2001; dopodichè la destra (da sola) ha modificato la riforma federalista della sinistra e, per di più, ha anche radicalmente modificato la forma di governo.
A questo punto ci casca addosso il 25 giugno un referendum che dovrà approvare o rifiutare la Carta imposta a colpi di maggioranza blindata dalla destra sulla sinistra.
Se sia il No (rifiuto) oppure il Sì (approvazione) a meglio garantire una ripresa costruttiva del processo di riforma costituzionale. Un dibattito che viene subito falsato dall’argomento che la vittoria del No darebbe il potere di bloccare tutto ai conservatori costituzionali a oltranza. E chi sarebbero?
Esiste un volume curato da Bassanini nel quale 63 costituzionalisti dichiarano che la nuova Costituzione è «sbagliata» ma ritengono al tempo stesso che la Costituzione del ’48 debba essere migliorata e corretta. L’altro giorno l’Associazione Italiana dei Costituzionalisti si è espressa nello stesso senso.
Dal che si ricava che gli immobilisti costituzionali sono un’invenzione di comodo che fa comodo—cito per tutti il Tremonti inedito di ieri— per sostenere che bisogna «votare sì al referendum per non interrompere il cammino delle riforme».
A me, confesso, il bidone sembra monumentale. Promettere che una Costituzione approvata in Parlamento e poi confermata da un referendum verrà subito dopo ritoccata è davvero una promessa a credibilità zero.
Sì, è vero che d’un tratto i Berlusconi boys si dichiarano accomodanti e pronti a negoziare. Persino Bossi, figurarsi. D’un tratto perché sinora hanno fatto la faccia feroce. Pertanto, è di tutta evidenza che se ora si trasformano in agnellini è perché temono di perdere il referendum.
Ma se lo vincessero, direbbero subito che la volontà popolare è intoccabile. Come scrivono Bassanini ed Elia, «la priorità assoluta è la vittoria del No. In caso contrario prevarrebbe la conservazione di una riforma sbagliata e ingestibile».
La vittoria del No, invece, non precluderebbe nulla. Cadrebbe il Federalismo 2 di Bossi; e anche se così, resterebbe in vigore l’altrettanto sbagliato Federalismo 1 della sinistra, a questo effetto la sinistra ha largamente convenuto da tempo, di avere sbagliato.
Il No apre dunque una speranza credibile di buone riforme; il Sì ci inchioderebbe invece senza scampo a una Costituzione disastrosa.
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